Enrico Galassi: differenze tra le versioni
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== Gli anni romani e l'attività da architetto dilettante ==
Dopo un altro viaggio a Parigi, inizia a soggiornare stabilmente a Roma, e a inserirsi nell'ambiente artistico culturale della capitale, stringendo amicizia, in particolare, con [[Renato Marino Mazzacurati]], suo vicino di studio in via Margutta 48, e con l'amico di una vita [[Alberto Savinio]]. È in questo periodo che progetta altre quattro case al mare in Versilia: il corpo su pilotis della casa di [[Irene De Guttry]] (1936-1937); la casa di [[Alberto Savinio|Savinio]], negli stessi anni (1936-1937 o 1937-1938), che lo scrittore amerà a tal punto da citarla in numerosi suoi scritti<ref>Alberto Savinio, ''[Tommaso Campanella]'', prefazione a Tomaso Campanella, ''La Città del Sole'', Roma, Colombo, 1944, pp. 5-18, in Id., ''Scritti dispersi 1943-1952'', A cura di Paola Italia, Con un saggio di Alessandro Tinterri, Milano, Adelphi, 2004, pp. 57-67: 66; ''L'orologio'', in «Corriere d'informazione», 15-16 dicembre 1948, ''ibid''., pp. 979-982: 980; Un'ora a Catania, in «L'illustrazione del Medico», n° 93, marzo 1949, pp. 9-11, ''ibid''., pp. 1043-1048:1043-1044; ''Senza mare davanti l'intelligenza non cammina'', 1949, ''ibid''., p. 1171-1176:1171; ''La batisfera nella vasca da bagno'', in «Corriere della Sera», 6 ottobre 1949, in ''ibid''., pp. 1198-1202.</ref>;
== La riscoperta del mosaico come espressione artistica moderna ==
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A distanza di un ventennio dagli studi alla Scuola del Mosaico ravennate e dalle sue riflessioni scritte in articolo sul «Corriere Padano», Galassi intuisce le potenzialità di un mosaico che si rinnovi sulla base dell'arte del suo tempo, un mosaico, dunque, «concepito non come decoro architettonico ma come opera artistica indipendente»<ref name="ruscio-cit"/><ref name="cassani-28"/>. Il frutto di due anni di ricerche confluiscono in una mostra di ventidue mosaici<ref name="ruscio-cit"/><ref>Su cartoni di [[Mino Maccari]], [[Giuseppe Capogrossi]] e [[Marino Mazzacurati]].</ref> alla Galleria Ferruccio Asta & C. di Milano, nel maggio 1942<ref name="ruscio-cit"/><ref name="cassani-28"/>. Nel foglio di presentazione scritto dall'amico [[Alberto Savinio|Savinio]] si legge: come da bambino, a [[Sant'Apollinare Nuovo]] a [[Ravenna]] il piccolo Enrico «estraeva le tessere colorate e brillanti dei musaici feriti, le appiccicava nella creta e componeva per gioco delle figurazioni secondo la sua fantasia», così adesso «questo mosaico-gioco, Enrico Galassi lo continua ancora e sempre lo continuerà, lui che essendo artista-nato, sa che l'arte è un gioco da dei, timorosi di lasciarsi prendere dalla noia di quaggiù»<ref>Alberto Savinio, ''Enrico Galassi'', Milano, Galleria Ferruccio Asta & C., 6-20 maggio 1942, s.n.p.</ref>. L'amore – e la nostalgia – per l'infanzia, uniscono Galassi e Savinio, come si può vedere da una riflessione più tarda dello stesso Galassi, parlando di canzoni popolari: «Nell'abbandonarvi al sentimento puro che queste opere [...] emanano, avvertirete freschezza, pace, dolcezza che vi faranno ancora una volta sentire felici e spensierati come fanciulli o, se preferite, come poeti»<ref>Enrico Galassi, in ''Un secolo di canzoni. Fogli volanti'', a cura di Francesco Rocchi e con la collaborazione di Libero Bigiaretti ''et alii'', s.l., Parenti Editore, 1961, pp. IX-X: X.</ref>. Come intuisce sempre [[Alberto Savinio|Savinio]], nei suoi mosaico Galassi rifà, da vero piccolo demiurgo, ogni volta il mondo: «Di quest'arte, Enrico Galassi ha riscoperto il carattere favoloso; e col gioco delle tessere, come un coboldo, come un paziente alchimista, egli ricompone sulla superficie della terra e alla luce del sole, il "tesoro" fatto di immagini strane, bellissime e sciolte dalla logica e dagli umani "perché", che la Terra nasconde nel suo tenebroso cuore»<ref>A. Savinio, ''Enrico Galassi'', cit., s.n.p.</ref>. Gli anni precedenti la liberazione di Roma sono intensissimi per Galassi. Nel 1943 espone due opere in una collettiva alla Galleria Minima Il Babuino, a Roma, assieme a [[Giorgio De Chirico]], [[Giorgio Morandi]], [[Alberto Savinio|Savinio]], [[Gino Severini]] e [[Mario Sironi]]<ref name="ruscio-cit"/>.
Dopo la liberazione della Capitale, il [[4 giugno]] [[1944]], da artista Galassi si fa imprenditore, allestendo il cosiddetto Studio di Villa Giulia a Roma (in un'ala di villa [[Poniatowski]]), che diventa un vero e proprio laboratorio di arti applicate: vi chiamerà a collaborare, oltre ad artisti già celebri come [[Carlo Carrà]], [[De Chirico]], [[Marino Mazzacurati]], [[Alberto Savinio|Savinio]], [[Gino Severini]], [[Mino Maccari]], [[Giacomo Manzù]], [[Giuseppe Capogrossi]], [[Mirko Basaldella]], [[Orfeo Tamburi]], [[Franco Gentilini]], [[Luigi Montanarini]], anche giovani come [[Fabrizio Clerici]], [[Pietro Consagra]], [[Leoncillo Leonardi]], [[Giulio Salvadori]], [[Angelo Savelli]], [[Antonio Scordia]]<ref name="ruscio-cit"/>. Vi si effettueranno le più diverse tecniche artistiche e materiali: mosaico, intarsio di marmo e di legno, marmo, pietre dure, ceramiche, ricamo, progettazione di libri<ref name="ruscio-cit"/>. I risultati di questa eccezionale e forse unica nella storia dell'arte italiana collaborazione fra artisti confluiranno nella Mostra dei capidopera alla Galleria Palma di Roma dell'amico [[Pietro Maria Bardi|Bardi]]. Nonostante il successo di critica<ref>F. Bellonzi, in ''Capidopera nello studio di Villa Giulia alla galleria "Palma"'', in «Domenica», 17 marzo 1946, parlerà di evento «eccezionale».</ref>, le opere non furono vendute per una serie di motivi e lo studio dovette chiudere. La mostra ebbe echi internazionali, grazie due articoli di [[Marya Mannes]]: ''Talent in Italy'', in «Vogue», ottobre 1946<!-- Quale edizione di Vogue? Nei due numeri di ottobre di Vogue US (Vol. 108, Fasc. 6, Oct 1, 1946; Vol. 108, Fasc. 7, Oct 15, 1946) non è presente nessun articolo di Marya Mannes con questo titolo. --> e ''Italy looks ahead'' in «House & Garden», giugno 1947. «L'autrice nomina solo due artisti che stanno risollevando le sorti di un'Italia uscita distrutta dalla guerra: Enrico Galassi e Gio Ponti»<ref name="cassani-29">{{cita libro|autore=A.G. Cassani|titolo=Enrico Galassi. L'artista "fuorilegge", cit.|p=29|lingua=italiano}}</ref>.
== Il secondo dopoguerra e il soggiorno siciliano ==
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== Gli ultimi anni ==
Deve trascorrere un intero decennio prima che si risenta parlare di lui come artista, sotto l'emblematica insegna di "pittore dimenticato", in due mostre analoghe tenute, significativamente in Versilia, nel luogo della sua formazione di pittore, nel [[1960]] alla Galleria La Bolena di Forte dei Marmi e alla Bottega de Vàgeri di Viareggio. Nel catalogo una presentazione dell'amico [[De Libero]] e alcune testimonianze di amici artisti<ref name="ruscio-cit"/><ref name="cassani-29"/><ref>Tra queste quella di [[Marino Mazzacurati]] a cui lo stesso Galassi chiederà di scrivere in una delle poche lettere sopravvissute dell'artista ravennate: «Caro Mazzacurati ora sono di nuovo a letto, da circa un mese, per una ricaduta del mio solito male, ma è deciso di "resuscitare" cioè di rimettermi e dipingere e lavorare. Ho trovato una cinquantina di miei quadri dipinti fra il 1927 e il 1940 e tutto sommato mi sono piaciuti (specie confrontabili con quelli dei nuovi geni) farò ora una prima mostra, poi quest'inverno organizzerò a Milano una rassegna più completa. Per il catalogo, non voglio presentazioni critiche ecc. Ma è chiesto a tutti gli amici di "allora" e di Villa Giulia di scrivermi poche parole. Conto in maniera particolare su di te che da Via Margutta a Via Giulia mi sei stato accanto come amico e collaboratore. Ti contraccambio Mi raccomando l'urgenza: 12 luglio si inaugura. Ti saluto e ti ringrazio sperando di vederti presto Tuo Enrico Galassi Via Ugo Bignami – 40 Roma».</ref>.
In questo periodo, e fino alla fine degli anni Settanta, Galassi lavora presso il fratello Ettore, proprietario dell'[[Hotel Metropole]] di Roma, in via
Soltanto nel 1970 la sua città natale lo ricorderà con una mostra alla Galleria Mariani<ref>Libero De Libero, ''Mostra personale di Enrico Galassi, dal 15 febbraio al 2 marzo 1970 alla Galleria Mariani'', Ravenna, Roma, Studio tipografico, s.n.p.</ref>, mentre, nel 1974, esporrà alla Galleria Trimarchi di Bologna e alla Galleria del Grifo di Roma<ref>Con identico catalogo: ''Enrico Galassi. Disegni 1928-1940'', cit., s.n.p. Cfr. R. Ruscio, voce ''Galassi, Enrico'', cit., p. 348 e A.G. Cassani, ''Enrico Galassi. L'artista "fuorilegge"'', cit., p. 31.</ref>.
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* ''Musica da camera'' (1935), olio su tela, cm 59,5 x 74, collezione privata.
* ''Musica metafisica'' (1935 ca.), olio su tavola, cm 72 x 50, collezione privata.
*''Pesci e
* ''Paesaggio con statua'' (1936 ca.), cm 80 x 62, collezione privata.
*''L'idolo'', 1936, cm 55 x 50, olio su tavola, collezione privata.
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