Conventio ad excludendum: differenze tra le versioni
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'''Conventio ad excludendum''' è una [[locuzione latina]] con la quale
== In Italia ==
L'espressione, molto usata nel linguaggio politico italiano, venne coniata negli [[anni 1970|anni '70]] da [[Enrico Berlinguer]], segretario del [[Partito Comunista Italiano]], per denunciare il persistente rifiuto di molte forze politiche, sostanzialmente del [[pentapartito]] [[Democrazia Cristiana|DC]]-[[Partito Socialista Italiano (1892-1994)|PSI]]-[[PSDI]]-[[Partito Liberale Italiano (1943-1994)|PLI]]-[[Partito Repubblicano Italiano|PRI]], a considerare il [[Partito Comunista Italiano|partito comunista]] quale possibile forza democratica di governo. ▼
=== Il caso del PCI ===
{{Doppia immagine|2=DC Party Logo (1968-1992).svg|3=150|4=Logo Partito Comunista Italiano.svg|5=177|6=Simboli della [[Democrazia Cristiana]] (a sinistra) e del [[Partito Comunista Italiano]] (a destra)}}
▲L'espressione,
Tale periodo di "[[quarantena]]" si concluse parzialmente con il [[compromesso storico]], in particolare dopo le elezioni amministrative del [[1975]] e le successive elezioni politiche del [[1976]], col [[Governo Andreotti III]] (noto come "governo della non-sfiducia"), salvo poi riprendere dopo la morte di [[Aldo Moro]]. Per tutta la durata della [[Prima Repubblica (Italia)|prima repubblica]] a partire dal [[Governo De Gasperi III]] nessun governo ebbe ministri o sottosegretari del PCI, i cui rappresentanti entrarono per la prima volta ufficialmente in un governo col [[Governo Prodi I]] nel 1996, quando il PCI si era già trasformato nel [[Partito Democratico della Sinistra]].
Commentando l'[[autobiografia]] di [[Giorgio Napolitano]], la giornalista [[Barbara Spinelli]] sostiene che la "conventio ad excludendum" sarebbe stata, in buona parte, una "conventio ad auto-excludendum", in quanto sarebbe stato il P.C.I. a non voler scegliere una strada [[Riformismo|riformista]] e a non volersi separare dall'[[Unione Sovietica]].<ref>''[http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/grubrica.asp?ID_blog=40&ID_articolo=23&ID_sezione=55&sezione= La questione comunista]'', articolo di [[Barbara Spinelli]] su [[La Stampa]].it del [[14 maggio]] [[2006]]. La frase di Napolitano da cui la giornalista prende spunto è la seguente: ''"«Naturalmente era facile denunciare come causa della "democrazia bloccata" il permanere di una ''conventio ad excludendum'' nei confronti del Pci. Ma per quanto si potesse bollare questa preclusione come arbitraria, (...) sarebbe stato ormai necessario riconoscerne il fondamento nel persistente ancoraggio (...) al campo ideologico e internazionale guidato dall'Unione Sovietica»"''</ref> ▼
Di fatto dunque i governi della prima repubblica ebbero come perno la Democrazia Cristiana, risultante sempre il partito di maggioranza relativa in tutte le elezioni politiche nazionali, e che ebbe sempre un suo esponente come presidente del consiglio fino al [[Governo Spadolini I]] nel giugno 1981. Questo peculiare assetto politico è stato definito ''[[Prima Repubblica (Italia)#La democrazia "bloccata"|democrazia bloccata]]''.<ref>{{Cita web|url=https://www.laleggepertutti.it/dizionario-giuridico/conventio-ad-excludendum|titolo=Conventio ad excludendum|sito=La Legge per Tutti|accesso=2023-10-20}}</ref>
Un altro tipo di ''conventio ad excludendum'', di segno opposto, nella politica nazionale italiana fu quello che escluse per decenni il [[Movimento Sociale Italiano-Destra Nazionale|M.S.I.]] non solo dall'accesso al governo, ma spesso anche da qualunque tipo di collaborazione o dialogo con le altre forze politiche, a causa del legame troppo stretto tra questo partito e il disciolto [[Partito Nazionale Fascista|Partito Fascista]]. In questo caso, il tacito accordo di esclusione era formalizzato dall'espressione [[arco costituzionale]], che includeva tutte le forze (P.C.I. compreso) che avevano partecipato alla [[Resistenza italiana|Resistenza]] [[antifascismo|antifascista]] ed alla stesura della [[Costituzione]], e teneva fuori i [[neofascismo|neofascisti]].▼
▲Commentando l'[[autobiografia]] di [[Giorgio Napolitano]], la giornalista [[Barbara Spinelli]] sostiene che la
=== Il caso del MSI ===
▲Un altro
In questo caso, il tacito accordo di esclusione era formalizzato nell'espressione ''[[arco costituzionale]]'', che includeva tutte le forze (PCI compreso) che avevano partecipato alla [[Resistenza italiana|Resistenza]] [[antifascismo|antifascista]] e alla stesura della [[Costituzione della Repubblica Italiana|Costituzione]], e teneva fuori i [[neofascismo|neofascisti]].
==''Conventio ad tacendum''==
Molto simile al precedente è il caso indicato da un'altra formula latina: ''conventio ad tacendum''. La locuzione indica un accordo esplicito o una tacita intesa tra alcune parti sociali, economiche o politiche, che abbia come fine il tacere su una particolare circostanza, dato o realtà.
Assume spesso funzioni di autodifesa: una minoranza, per esempio, evita di sottolineare o decide di tacere gli aspetti di diversità rispetto alla maggioranza, allo scopo di non suscitare sospetti o risentimenti. Può essere il caso di [[Ebraismo|ebrei]] in Paesi [[Cristianesimo|cristiani]] oppure di ebrei e cristiani in Paesi [[Islam|musulmani]] o il caso di [[Islam|musulmani]] in Paesi [[Cristianesimo|cristiani]] e Israele o nei casi di [[Ateismo|atei]] in paesi non pienamente secolarizzati.
Nella storia, si trovano anche esempi in campo politico: nella [[Spagna franchista|Spagna]] di [[Francisco Franco]], per esempio, era un titolo di merito per una persona o un'azienda il fatto di essere italiana, almeno fino al [[1943]]; dopo, era più opportuno evitare di citare questa circostanza, che sarebbe risultata più di svantaggio che di vantaggio. In Italia, invece, dopo la [[seconda guerra mondiale]], per alcuni decenni fu particolarmente colpita da questa "esclusione di menzione" la città di [[Forlì]], che, essendo stata la "città del Duce", era percepita come uno dei simboli del passato regime [[fascismo|fascista]]: in sostanza, tutte le volte che non fosse proprio inevitabile citarla, Forlì non doveva essere nemmeno nominata<ref>{{cita web|http://digilander.libero.it/idea.ap/landi.htm|autore=M. Landi|Propaganda e antipropaganda. Il caso Forlì}}</ref>. [[Giorgio Bocca]], negli anni sessanta, riferendosi al caso di Forlì, usò anche l'espressione ''complesso del Duce''<ref>{{cita web|url=http://www.informaforli.it/2011/la-forli-di-giorgio-bocca/|titolo=La Forlì di Giorgio Bocca|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20121101083537/http://www.informaforli.it/2011/la-forli-di-giorgio-bocca/ |dataarchivio=2012-11-01|autore=[[Roberto Balzani]]|data=2011-12-27}}</ref>.
La ''conventio ad tacendum'', come si vede, può presentare, ma solo per alcuni aspetti, qualche somiglianza con la ''[[damnatio memoriae]]'', ma se ne distingue per il fatto che può essere spesso volontariamente accettata, o perfino voluta, da coloro stessi a cui si applica.
=== Differenza con l'[[omertà]] ===
Sebbene la conventio ad tacendum e l’omertà condividano l’elemento del silenzio, esse si distinguono sia per contesto che per finalità. La conventio ad tacendum è una prassi informale – ma consapevole e funzionale – che si attua principalmente nelle dinamiche istituzionali, politiche o mediatiche, allo scopo di evitare l’esposizione di fatti politicamente scomodi o destabilizzanti. Al contrario, l’omertà è una regola di comportamento tipica delle organizzazioni mafiose o para-mafiose, che impone il silenzio per proteggere il sistema criminale e i suoi membri da indagini, sanzioni o vendette, anche con minacce o violenza.
La conventio ad tacendum si configura dunque come una forma di autocensura collettiva o sistemica, spesso per motivi di opportunità politica o istituzionale, mentre l’omertà è una forma di complicità attiva nel crimine, sostenuta da meccanismi coercitivi. Entrambe possono assumere una dimensione culturale o strutturale, ma l’omertà ha quasi sempre una componente intimidatoria, che manca nella conventio, la quale opera su base consensuale o per convenienza.
{{cn|Pratiche simili alla conventio ad tacendum sono state osservate anche in altri ambiti, come nel giornalismo politico e nell'ambiente giudiziario, laddove si preferisce tacere su condotte di colleghi per preservare l'immagine dell’istituzione, senza arrivare alle soglie della complicità penale.}}
==Note==
<references />
{{Portale|lingua latina|politica}}
[[Categoria:Politica
[[Categoria:
[[Categoria:Partito Comunista Italiano]]
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