Pitigrilli: differenze tra le versioni
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{{Bio
|Nome = Dino
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|Pseudonimo = Pitigrilli
|Sesso = M
|LuogoNascita =
|GiornoMeseNascita = 9 maggio
|AnnoNascita = 1893
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|Immagine = Pitigrilli.jpg
}}
Ebbe un grande successo in [[Italia]] nel [[primo dopoguerra|periodo tra le due guerre mondiali]].
Il suo nome è legato anche all'[[OVRA]], la polizia politica fascista, di cui fu informatore e delatore nonostante le sue origini [[Ebrei|ebraiche]]; benché professasse la sua innocenza (come sostenuto anche dalla sua famiglia) e di essere stato incastrato con documenti falsi,<ref name=dubbi/> il suo coinvolgimento fu riconosciuto dopo la scoperta del suo nome negli elenchi degli informatori del regime, anche dalla commissione per l'esame dei ricorsi, cosa che gli costò l'ostracismo della cultura italiana [[antifascista]] nel [[secondo dopoguerra]].
== Biografia ==
Nacque a [[
Appassionato di lettere, Dino Segre intraprese molto presto l'attività [[giornalismo|giornalistica]], campo in cui ebbe una fortunata carriera. Esonerato dall'arruolamento militare per un difetto cardiaco, iniziò a lavorare come [[critico letterario]]
seconda parte}}</ref>
[[File:Amalia Guglielminetti 04.jpg|miniatura|destra|Amalia Guglielminetti]]
Nei primi anni di attività giornalistica entrò nelle grazie della [[poeta|poetessa]] [[Amalia Guglielminetti]], animatrice di un [[salotto letterario]] ed ex compagna di [[Guido Gozzano]]. La Guglielminetti (di dodici anni più anziana) introdusse Segre negli ambienti letterari; in seguito i due divennero anche amanti; per conoscerla fece arrivare a lei, tramite un professore, una propria dichiarazione in cui la Guglielminetti veniva definita una voce poetica migliore di [[Dante]]<ref>
Sulle «Grandi firme», Pitigrilli teneva due rubriche in cui attaccava pesantemente chi non aveva in simpatia "con quella spregiudicatezza e quel [[Cinismo (contemporaneità)|cinismo]] che avevano fatto la fortuna dei suoi romanzi". Dopo la rottura, la Guglielminetti fondò una rivista simile a «Le Grandi firme» con il titolo ''Le grazie''. Pitigrilli commentò sul suo giornale con una sarcastica battuta: «Amalia Guglielminetti vende le sue Grazie a lire 2,50» (cioè il prezzo di copertina).<ref name=segrebruno/> La poetessa si vendicò denunciandolo per "attività antifascista e offese al Duce". Pitigrilli fu arrestato sulla base di scritti privati contenenti attacchi al duce - principalmente lettere -, in realtà manoscritti falsi redatti dalla Guglielminetti stessa e dal suo amante, un console della [[Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale|MVSN]], il militare ed ex [[Squadrismo|squadrista]] [[Piero Brandimarte]], che lo aggredì anche fisicamente per le sue battute a mezzo stampa sulla poetessa. Pitigrilli fu poi liberato quasi subito e divenne parte offesa nel processo; alla fine Brandimarte ebbe una pena bassa (poi annullata). Dopo un lungo processo la Guglielminetti fu dapprima condannata a due mesi e infine assolta dall'accusa di diffamazione e falso, per temporanea [[infermità mentale]] all'epoca dei fatti.<ref name=segrebruno/> Fu probabilmente in questo periodo (maggio 1930) che, per una supposta fama di blando oppositore al regime che l'arresto gli aveva fruttato, e in quanto ritenuto "un ebreo che a causa delle sue vicende personali non aveva in simpatia gli altri israeliti"<ref name=battezzato/> antifascisti, Segre fu reclutato come spia a pagamento dall'[[OVRA]], la polizia politica segreta del [[regime fascista]].<ref name=segrebruno/>
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Dal [[1930]] Pitigrilli iniziò a viaggiare a lungo in [[Europa]], soggiornando prevalentemente a [[Parigi]] e tornando in Italia per brevi periodi. Nel [[1931]] sposò, presso il Consolato italiano di Parigi, con rito civile, Deborah (Riri) Senigallia (o Sinigaglia), figlia di un abbiente industriale tessile, ebrea praticante, da cui l'anno successivo ebbe il figlio Gianni Segre ([[1932]]), divenuto scrittore in lingua francese.<ref>{{Cita web|url=https://torino.corriere.it/cultura/18_aprile_14/ormezzano-miei-tre-pitigrilli-c52dd934-4007-11e8-b74e-8ed1421730a4.shtml|titolo=Ormezzano: «I miei tre Pitigrilli»|autore=Gian Paolo Ormezzano|sito=Corriere della Sera|data=2018-04-14|lingua=it|accesso=2019-12-20}}</ref>
Nel 1936, ancora ufficialmente coniugato per la legge italiana con Riri, sposò in Svizzera, con rito civile e in seguito cattolico (tecnicamente bigamo per la legge italiana fino a quando rimase vedovo della prima moglie), la torinese [[Lina Furlan]] (1903-2000), la prima donna avvocato penalista d'Italia, che era il suo legale quando Pitigrilli aveva intentato causa affinché il figlio Gianni fosse esentato dalle [[leggi razziali fasciste]]. Rimase con lei fino alla morte. Il matrimonio religioso fu officiato per procura nel 1940 da monsignor Montini, il futuro [[Paolo VI]]. [[Bruno Segre]] descrisse la Furlan come una "fervente cattolica e [[antisemita]]".<ref name=segrebruno/> Già allieva di [[Luigi Einaudi]], era un avvocato dall'oratoria molto accesa, con diverse cause vinte in favore di donne accusate di vari crimini<ref>
Da quell'unione nacque, nel 1943, il figlio Pier Maria Furlan<ref>Enzo Magrì, ''op.cit.''</ref> (
{{cita news|autore=|url=https://torino.repubblica.it/cronaca/2021/03/06/news/intervista_pier_maria_furlan_psichiatra-290600346/|titolo=Lo psichiatra Pier Maria Furlan: «Su una nave per New York ho capito la mia vocazione»|pubblicazione=la Repubblica|data=6 marzo 2021|accesso=11 agosto 2025}}</ref>), che divenne noto psichiatra, docente di Psichiatria all'Università di Torino e poi preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia nello stesso ateneo<ref>https://www.lastampa.it/torino/2022/01/21/news/morto_lo_psichiatra_pier_maria_furlan_figlio_di_pitigrilli_diede_una_spallata_al_manicomio_di_collegno-2837165/ </ref>.
Nel [[1940]] Pitigrilli rischiò, in quanto ebreo, di finire [[campi per l'internamento civile nell'Italia fascista|internato]]<ref>«Spia dell'OVRA e provocatore. Nella proposta di internamento (provvedimento adottato per non scoprirne l'attività) si raccomanda di tenere conto che si tratta di un noto scrittore e che perciò va internato in una località di suo gradimento. Liberato il 14/9/1940». In Simonetta Carolini (a cura di), ''"Pericolosi nelle contingenze belliche". Gli internati dal 1940 al 1943'', Roma, 1987, (ANPPIA), p. 260.</ref> al[[l'Aquila]], se non fosse stato per l'interessamento di [[Edvige Mussolini]] che gli valse la liberazione. Terminò poco dopo il suo ruolo nell'OVRA. Dopo l'[[8 settembre 1943]] e l'occupazione nazista dell'Italia, decise di riparare in [[Svizzera]], cominciando a scrivere articoli di tono antifascista; il parroco di [[Voldomino]], don [[Piero Folli]], lo aiutò a valicare il confine tra [[Dumenza]] e [[Astano]] e lì rimase, con la famiglia, fino al [[1947]].
Negli anni dell'immediato dopoguerra la sua popolarità diminuì radicalmente a causa delle rivelazioni sul suo ruolo di confidente dell'[[OVRA]], anche dopo le [[Leggi razziali fasciste|leggi razziali]] (tentò inutilmente anche di essere "[[Leggi_razziali_fasciste#Applicazione_delle_leggi_razziali|arianizzato]]" dal [[Tribunale della razza]]), che gli fecero guadagnare la riprovazione e il disprezzo dell'opinione pubblica<ref>{{cita news|[[Nello Ajello]]|http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1999/11/13/pitigrilli-pentimenti-di-una-spia.html|Pitigrilli i pentimenti di una spia|la Repubblica|13 novembre 1999}}</ref>. Nel primo elenco di 620 informatori segreti dell'OVRA pubblicato sulla ''[[Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana|Gazzetta Ufficiale]]'' il 2 luglio [[1946]]<ref>Enzo Magrì, ''op.cit.'', p. 206.</ref> vi era infatti il nome di Dino Segre, con un compenso di 5.000 lire al mese, cifra decisamente considerevole per l'epoca.<ref name=":2">{{Cita libro|nome=Domenico|cognome=Vecchioni|titolo=Le spie del fascismo|url=https://books.google.it/books?id=hjgECwAAQBAJ&pg=PT83&dq=%22agente+373%22&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiqltzapMTmAhVH4qQKHe0fCToQ6AEIODAC#v=onepage&q=%22agente%20373%22&f=false|accesso=2019-12-20|data=2015-11-25|editore=Youcanprint|lingua=it|ISBN=978-88-9321-679-1}}</ref> Nel saggio che [[Umberto Eco]] gli ha dedicato, intitolato ''L'uomo che fece arrossire la mamma'' (oggi raccolto ne ''[http://www.lanavediteseo.eu/item/il-superuomo-di-massa/ Il superuomo di massa]''<ref>{{Cita libro|cognome=Eco, Umberto.|titolo=Il superuomo di massa|url=http://worldcat.org/oclc/443701691|accesso=2019-12-20|data=1978|editore=Tascabili Bompiani|OCLC=443701691}}</ref>), l'autore sottolinea come, nel giudizio su Pitigrilli, l'influenza negativa della sua vicenda politica e umana sia tale da aver offuscato, mettendola in secondo piano, l'innegabile originalità e validità della sua opera letteraria<ref>Umberto Eco, "Pitigrilli: l'uomo che fece arrossire la mamma", in ''Il superuomo di massa. Retorica e ideologia del romanzo popolare'', Bompiani, Milano, 2001, pp. 115-143.</ref>. Sia Pitigrilli che la moglie e il figlio hanno sempre sostenuto la falsità delle accuse, secondo loro dovute alla poca simpatia come intellettuale e come persona che riscuoteva dagli ambienti antifascisti, che lo avevano subito sospettato anche prima che li frequentasse.<ref name=":0" /><ref name=":3"/>▼
[[File:Dino-segre-maturo.jpg|miniatura|Pitigrilli in età matura.]]
▲Negli anni dell'immediato dopoguerra la sua popolarità diminuì radicalmente a causa delle rivelazioni sul suo ruolo di confidente dell'[[OVRA]], anche dopo le [[Leggi razziali fasciste|leggi razziali]] (tentò inutilmente anche di essere "[[Leggi_razziali_fasciste#Applicazione_delle_leggi_razziali|arianizzato]]" dal [[Tribunale della razza]]), che gli fecero guadagnare la riprovazione e il disprezzo dell'opinione pubblica<ref>{{cita news|[[Nello Ajello]]|http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1999/11/13/pitigrilli-pentimenti-di-una-spia.html|Pitigrilli i pentimenti di una spia|la Repubblica|13 novembre 1999}}</ref>. Nel primo elenco di 620 informatori segreti dell'OVRA pubblicato sulla ''[[Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana|Gazzetta Ufficiale]]'' il 2 luglio [[1946]]<ref>Enzo Magrì, ''op.cit.'', p. 206.</ref> vi era infatti il nome di Dino Segre, con un compenso di 5.000 lire al mese, cifra decisamente considerevole per l'epoca.<ref name=":2">{{Cita libro|nome=Domenico|cognome=Vecchioni|titolo=Le spie del fascismo|url=https://books.google.it/books?id=hjgECwAAQBAJ&pg=PT83&dq=%22agente+373%22&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiqltzapMTmAhVH4qQKHe0fCToQ6AEIODAC#v=onepage&q=%22agente%20373%22&f=false|accesso=2019-12-20|data=2015-11-25|editore=Youcanprint|lingua=it|ISBN=978-88-9321-679-1}}</ref> Nel saggio che [[Umberto Eco]] gli ha dedicato, intitolato ''L'uomo che fece arrossire la mamma'' (oggi raccolto ne ''
Di grande rilevanza, a detta dello stesso Pitigrilli, fu il suo tardivo avvicinamento alla [[Chiesa cattolica|fede cattolica]], evento di cui parla nel volumetto ''La Piscina di Siloe'', edito nel [[1948]],<ref name="morto" /> ripercorrendo le tappe del proprio percorso culturale e raccontando di come, passo dopo passo, partendo dall'[[ateismo]] e dall'indifferenza, attraverso varie esperienze in ambito [[Spiritismo|spiritico]] e [[Medium (paranormale)|medianico]]<ref name="morto" />, frequentando anche il noto [[sensitivo]] torinese [[Gustavo Rol]], sia giunto ad una svolta nella propria vita e nei propri convincimenti, che l'hanno portato a convertirsi abbracciando infine il [[Chiesa cattolica|credo cattolico]]. A seguito della conversione, Pitigrilli rinnegò le sue prime opere, ritirando dal commercio le copie residue e vietandone la ristampa.<ref name="siloe1"></ref>
Nel [[1948]] si trasferì in [[Argentina]]<ref name="morto" />, rimanendovi per dieci anni, forse aiutando [[Evita Perón]] nella redazione finale del suo celebre testo ''La razón de mi vida'', e scrivendo sul giornale [[Peronismo|peronista]] ''La Razón''.<ref name=segrebruno/> Rientrato in Europa, si stabilì a Parigi, tornando di tanto in tanto in Italia per trovare la famiglia, che era rimasta a Torino. Fu proprio nella sua casa torinese che, l'8 maggio [[1975]] (giorno antecedente il suo ottantaduesimo compleanno), lo colse la morte<ref name="morto" />.
Nei suoi ultimi anni scrisse perlopiù libri a sfondo religioso e articoli nel periodico [[Famiglia francescana|francescano]] per corrispondenza ''[[Messaggero di Sant'Antonio]]'', edito dai frati [[Basilica di Sant'Antonio di Padova|antoniani]] di [[Padova]].<ref name="battezzato">
== La collaborazione con l'OVRA ==
Oltre alla notorietà per la sua produzione letteraria, Pitigrilli è stato identificato come informatore dell'[[OVRA]], la [[polizia segreta]] dell'[[regime fascista|Italia fascista]].<ref name="morto" />
La sua azione di spionaggio e di delazione portò all'arresto di numerose personalità dell'[[antifascismo]], per lo più torinesi e appartenenti al movimento [[Giustizia e Libertà]].<ref>Ada Treves, [https://medium.com/@atrevesmoked/qui-torino-1934-2014-ebrei-e-antifascisti-tra-storia-e-memoria-823587c62770#.bqlatzanz Qui Torino — 1934–2014 Ebrei e antifascisti tra storia e memoria], 10 dicembre 2014, accesso 27 giugno 2016.</ref> Nel marzo del [[1934]] Pitigrilli causò l'arresto e l'incarcerazione di [[Leone Ginzburg]], [[Giuseppe Levi]] e [[Gino Levi Martinoli]] (rispettivamente marito, padre e fratello di [[Natalia Ginzburg]]), [[Carlo Levi]] e suo fratello Riccardo, [[Carlo Mussa Ivaldi Vercelli|Carlo Mussa Ivaldi]], [[Barbara Allason]], [[Sion Segre Amar]] (suo cugino; tuttavia il figlio di questi nega che fu Pitigrilli a farlo arrestare, ma che lo scrittore al contrario, benché non fossero in buoni rapporti «avrebbe operato per far giungere una mazzetta, preparata da mio zio Nello, ai giudici, tramite l’allora capo della polizia [[Arturo Bocchini|Bocchini]], affinché fossero clementi nella loro sentenza»<ref>[https://moked.it/blog/2013/09/25/pitigrilli-e-la-mazzetta/ Pitigrilli e la mazzetta]</ref>), e altri sette antifascisti<ref>{{Cita web|url=http://www.doppiozero.com/materiali/lettura/quegli-arresti-del-1934-torino|titolo=Quegli arresti del 1934 a Torino|autore=Chiara Colombini, Carlo Ginzburg|cognome=|accesso=29 giugno 2018|dataarchivio=29 giugno 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180629131124/http://www.doppiozero.com/materiali/lettura/quegli-arresti-del-1934-torino|urlmorto=sì}}</ref>.
Il 15 maggio [[1935]], a seguito delle dichiarazioni di Pitigrilli secondo cui la redazione de ''La Cultura'' sarebbe stata «un ago calamitato sul quale si raduna tutta la limatura di ferro dell'antifascismo torinese», in casa di [[Gioele Solari]] vennero arrestati altri appartenenti al gruppo di Giustizia e Libertà e alla redazione della rivista ''[[La Cultura (rivista)|La Cultura]]'', tra cui [[Vittorio Foa]], [[Cesare Pavese]], [[Leone Ginzburg]], [[Franco Antonicelli]], [[Carlo Levi]], [[Massimo Mila]], [[Michele Giua]] e [[Vindice Cavallera]]<ref>{{cita|Fucci, Le polizie di Mussolini|p. 177}}.</ref>, [[Giulio Einaudi]], [[Augusto Monti]] e [[Piero Martinetti]]. Fu allontanato come "sospetto" da [[Emilio Lussu]], che lo minacciò intimandogli di "levarsi dai piedi" e lo definì "artista nato spia".<ref name=segrebruno/>
Nel giugno [[2016]], in un'intervista andata in onda su ''[[Rai 1]]'', il figlio dello scrittore, Pier Maria Furlan Pitigrilli, ha affermato che il coinvolgimento del padre nell'OVRA fu il frutto dell'invenzione di un programma radiofonico di [[Radio Bari]]<ref>{{cita TV|trasmissione=In viaggio con la zia|canale=Rai 1|wkcanale=Rai 1|url=http://www.raiplay.it/video/2016/06/In-viaggio-con-la-zia---Torino-del-25062016-7ae19a26-5864-4ac0-9dba-d65fd0080e7d.html|titolo=Torino|accesso=26 giugno 2016|data=25 giugno 2016|ora=0|minuto=5|secondo=30|dataarchivio=6 aprile 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170406010049/http://www.raiplay.it/video/2016/06/In-viaggio-con-la-zia---Torino-del-25062016-7ae19a26-5864-4ac0-9dba-d65fd0080e7d.html|urlmorto=sì}}</ref>. Probabilmente il riferimento è ad un annuncio diffuso da Radio Bari del 1943, ripreso dal ''Giornale d'Italia'' nel gennaio del 1944, che ebbe però risonanza soprattutto dopo la [[Guerra di liberazione italiana|Liberazione]], che ammoniva a prestare attenzione a Pitigrilli, definito «scrittore [[Pornografia|pornografico]]»,<ref name=":0" /> (riprendendo un'espressione del [[Partito Socialista Italiano|socialista]] [[Michele Giua]] che avrebbe poi fatto arrestare<ref name=":3"/>) come «un delatore che ha già denunciato alle autorità fasciste una cinquantina di persone».<ref name=":3" />
Secondo Furlan Pitigrilli, la colpevolezza dello scrittore sarebbe una calunnia diffamatoria:
{{citazione|Le colpe che gli sono state attribuite non sono mai state realmente provate. E mi permetto di ricordare la pubblica difesa di mio padre da parte di [[Indro Montanelli]], così come la rassicurazione che mi diedero personalmente [[Giulio Andreotti]] e [[Papa Paolo VI|monsignor Montini]]. [[Natalia Ginzburg]], che faceva leggere le sue prime novelle a Pitigrilli, in "[[Lessico famigliare]]" ne parla bene, e con [[Rita Levi Montalcini]] – che lo cita affettuosamente nel suo libro - passammo una piacevole serata, smentendo quelle infamanti accuse. [...] Le dicerie che le vere spie fossero personaggi insospettabili sono ora per me stimolo a improvvisarmi storico, a confrontare le non poche contraddizioni tra gli accusatori nella convinzione che fosse diventato un comodo capro espiatorio. Sarà mia cura non trascurare nessuna notizia utile a scagionarlo [...] uno scettico conservatore come lui non sapeva difendersi. Le cito un suo aforisma: "Se ti accusano di aver rubato la Tour Eiffel, prima scappa". Non credeva nella giustizia degli uomini, e anche per questo il suo ritorno alla Chiesa cattolica, pur non praticante, fu autentico.<ref name="cognome" />}}
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Le figlie di [[Vittorio Foa]], intervistate nel dicembre 2016 per il canale televisivo ''[[Rai Storia]]'' dal giornalista [[Paolo Mieli]], hanno replicato accusando Pitigrilli di essere effettivamente membro dell'OVRA: secondo Foa più per forte avversione personale agli antifascisti di GL che per denaro<ref name=":3"/>, secondo Anna Foa per "[[Ebreo che odia sé stesso|odio di sé]]" come ebreo («per la sua attività come informatore, Pitigrilli guadagnava ben 5000 lire al mese. Ma nostro padre diceva che Pitigrilli più che per soldi lo faceva per divertimento»), pur non professandosi nemmeno però un convinto fascista<ref name=segrebruno/>.
Nel luglio 1946, fra i collaboratori dell'OVRA pubblicati sulla [[Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana|Gazzetta Ufficiale]] compare il nome Dino Segre,<ref>{{Cita pubblicazione |titolo=Elenco nominativo dei confidenti dell'O.V.R.A. |rivista=[[Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana]] |numero=S.O. n° 145 |data=02 luglio 1946 |url=https://www.gazzettaufficiale.it/do/gazzetta/downloadPdf?dataPubblicazioneGazzetta=19460702&numeroGazzetta=145&tipoSerie=FO&tipoSupplemento=SO&numeroSupplemento=0&progressivo=0&estensione=pdf&edizione=0&rangeAnni= |formato=pdf |accesso=25 giugno 2024 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20240625193926/https://www.gazzettaufficiale.it/do/gazzetta/downloadPdf?dataPubblicazioneGazzetta=19460702&numeroGazzetta=145&tipoSerie=FO&tipoSupplemento=SO&numeroSupplemento=0&progressivo=0&estensione=pdf&edizione=0&rangeAnni= |dataarchivio=25 giugno 2024 |urlmorto=no}}</ref> informatore numero 373<ref name=":2" />. Pitigrilli fece ricorso, con l'appoggio di [[Giulio Andreotti]]<ref name="cognome" />, ma la Commissione incaricata decretò che la colpevolezza di "Segre detto Pitigrilli" era dimostrata "irrefutabilmente"<ref name=":3">{{cita web|url=http://www.lastampa.it/2016/12/13/cultura/pitigrilli-ci-spiace-per-suo-figlio-ma-era-una-spia-dellovra-huEsLwaJePfSfvR94uGalM/pagina.html|titolo=Pitigrilli? Ci spiace per suo figlio ma era una spia dell'Ovra|data=dicembre 2016|editore=[[La Stampa]]}}</ref>.
Esistono e sono state tramandate, infatti, le relazioni su celebri esponenti dell'antifascismo torinese che Dino Segre aveva inviato all'OVRA<ref>Si veda il libro ''Lettere di una spia'', a cura di Domenico Zucaro.</ref>, sebbene il figlio sostenga trattarsi di falsi come nel caso delle lettere antifasciste del caso Guglielminetti, ad opera di persone già coinvolte all'epoca.<ref name="dubbi">
== Opere ==
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* ''Nostra signora di miss tiff'', Napoli, Marotta, 1974.
{{div col end}}
A seguito della sua conversione al
== Note ==
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== Bibliografia ==
* Enrico Tiozzo, ''Pitigrilli narratore,'' Aracne editrice, Roma 2020, 756 pp.
* {{Cita libro
*
*Domenico Zucaro, ''Lettere all'O.V.R.A. di Pitigrilli'', Firenze, Parenti, 1961
* {{Cita libro | autore = Domenico Zucaro | titolo = Lettere di una spia. Pitigrilli e l'OVRA | editore = Sugarco | anno = 1977 | città = Milano}}
== Voci correlate ==
* [[OVRA]].
== Altri progetti ==
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[[Categoria:Scrittori ebrei italiani]]
[[Categoria:Scrittori cattolici]]
[[Categoria:
[[Categoria:Italiani emigrati in Francia]]
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