Pitigrilli: differenze tra le versioni

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|Immagine = Pitigrilli.jpg
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Ebbe un grande successo in [[Italia]] nel [[primo dopoguerra|periodo tra le due guerre mondiali]]. Fu autore di romanzi, racconti e articoli di varia intonazione, dal [[Farsa (genere teatrale)|grottesco]] all'[[Letteratura erotica|erotico]] e all'[[Umorismo|umoristico]]-[[Satira|satirico]].
 
Fu autore di romanzi, racconti e articoli di varia intonazione, dal [[Farsa (genere teatrale)|grottesco]] all'[[Letteratura erotica|erotico]] e all'[[Umorismo|umoristico]]-[[Satira|satirico]]. <br/>
Il suo nome è legato anche all'[[OVRA]], la polizia politica fascista, di cui fu informatore e delatore nonostante le sue origini [[Ebrei|ebraiche]]; benché professasse la sua innocenza (come sostenuto anche dalla sua famiglia,) e di essere stato incastrato con documenti falsi come già in precedenza,<ref name=dubbi/>), il suo coinvolgimento fu riconosciuto dopo la scoperta del suo nome negli elenchi degli informatori del regime, anche dalla commissione per l'esame dei ricorsi, cosa che gli costò l'ostracismo della cultura italiana [[antifascista]] nel [[secondo dopoguerra]].
 
== Biografia ==
Nacque a [[Torino]], figlio di David Segre, ex ufficiale dell'esercito, immobiliarista, membro di una benestante famiglia [[religione ebraica|ebraica]] ma [[ateo]], e di Lucia Ellena, discendente di una famiglia di contadini piemontesi, di [[religione cattolica]]. All'insaputa del padre, alla nascita la madre lo fece battezzare.<ref name="morto">{{cita news|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,9/articleid,1107_01_1975_0106_0009_15851565/|titolo=È morto Pitigrilli|pubblicazione=[[La Stampa]]|data=9 maggio 1975|accesso=5 agosto 2013|pagina=9}}</ref>. Intraprese gli studi classici e nel 1916 si laureò in giurisprudenza a [[Torino]]. Secondo lo stesso Segre, l'origine del suo nome d'arte, già utilizzato nei primi scritti, rimontarimanda aad un episodio didella quando erasua bambinoinfanzia: un giorno chiese alla madre a quale animale appartenesse la pelliccia di cui era foderato il cappotto che indossava e questa gli rispose col termine francese «''[http://www.treccani.it/vocabolario/petit-gris/ petit-gris]''» (pronuncia <''pëtì ġri''>, letteralmente “piccolo grigio”), nome vernacolare dello [[Pteromys volans|scoiattolo siberiano]], pelliccia in italiano nota anche come [http://www.treccani.it/vocabolario/vaio2/ "vaio"]. Il suono di quella parola gli piacque ecosì tanto che, italianizzandola in "Pitigrilli", ne fece il proprio ''[[pseudonimo|nom de plume]].''.<ref>Enzo Magrì, ''Un italiano vero: Pitigrilli'', Baldini&Castoldi, Milano 1999, p. 13.</ref><ref name=":0">{{Cita web|url=http://www.treccani.it//enciclopedia/dino-segre_(Dizionario-Biografico)|titolo=SEGRE, Dino in "Dizionario Biografico"|lingua=it-IT|accesso=2019-12-16|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20191220150629/http://www.treccani.it/enciclopedia/dino-segre_(Dizionario-Biografico)/|dataarchivio=20 dicembre 2019|urlmorto=sì}}</ref>
 
Appassionato di lettere, Dino Segre intraprese molto presto l'attività [[giornalismo|giornalistica]], campo in cui ebbe una fortunata carriera. Esonerato dall'arruolamento militare per un difetto cardiaco, iniziò a lavorare come [[critico letterario]].: Lolo stile polemico e irriverente dei suoi articoli sul settimanale ''Il Mondo'', edito da [[Sonzogno (editore)|Sonzogno]], lo fece notare daa [[Tullio Giordana]], che lo chiamò al quotidiano ''[[L'Epoca (1917)|L'Epoca]]''. eCostui, alla fine del 1918, lo inviò a [[Trieste]], per scrivere articoli di "alleggerimento" dal drammatico fronte di guerra del confine orientale italiano. Il 24 novembre dello stesso anno Pitigrilli inviò da [[Fiume (Croazia)|Fiume]], allora fulcro dell'[[irredentismo]], un articolo-[[reportage]] intitolato ''Fiume, città asiatica'',<ref>{{Cita libro|autore=Pitigrilli|titolo=Pitigrilli parla di Pitigrilli|annooriginale=1949|editore=Sonzogno|città=Milano|pp=20-21|citazione=L'articolo “Fiume, città asiatica” è stato pubblicato dal quotidiano “L'Epoca” il 24 novembre 1918}}</ref>, il cui tono irriverente e anti-nazionalista provocò molto scalpore e irritò le autorità di governo (e in seguito i [[Impresa di Fiume|legionari]] [[Gabriele D'Annunzio|dannunziani]]), che ordinarono l'immediato sequestro delle copie del giornale.<ref>{{Cita web|url=http://www.italialibri.net/autori/segred.html|titolo=Pitigrilli, alias Dino Segre|sito=www.italialibri.net|accesso=2023-03-13}}</ref><ref name=":1">{{Cita web|url=http://www.storiainrete.com/7106/xx-secolo/italiani-irregolari-ecco-chi-era-pitigrilli/|titolo=Italiani irregolari. Ecco chi era Pitigrilli – Storia In Rete|lingua=it-IT|accesso=2019-12-16|dataarchivio=15 agosto 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200815134420/http://www.storiainrete.com/7106/xx-secolo/italiani-irregolari-ecco-chi-era-pitigrilli/|urlmorto=sì}}</ref>. Pitigrilli continuò comunque a lavorare per ''L'Epoca'', dapprima come inviato a [[Napoli]] e successivamente, nel 1919-20, come corrispondente estero da [[Parigi]].<ref>Enzo Magrì, ''op.cit.'' p. 39.</ref>.<br/>Nel luglio del [[1924]] fondò a [[Torino]] la rivista ''[[Le Grandi Firme]]'', che raggiunse presto una larga diffusione grazie alla collaborazione dei maggiori esponenti della giovane letteratura e dei più quotati [[disegnatore|disegnatori]] e [[umorista|umoristi]] italiani, fra cui [[Giacinto Mondaini]], [[Vittorio Guerriero]] e un giovane [[Achille Campanile]]. Successivamente lanciò altri periodici, quali ''[[Il dramma]]'' (1925), ''Le grandi novelle'' (1926), ''La Vispa Teresa'', ''Crimen'' (primo periodico italiano interamente dedicato alla [[Giallo (genere)|giallistica]]), ''I vivi'' e i romanzetti ''àÀ frisson'' ''Ciondoli d'amore''.<ref>{{Cita libro|nome=Marziano|cognome=Guglielminetti|titolo=La musa subalpina: Amalia e Guido, Pastonchi e Pitigrilli|url=https://books.google.it/books?id=3XtlAAAAMAAJ&q=frisson+ciondoli+di+amore&dq=frisson+ciondoli+di+amore&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiI7tvO2MPmAhUQzqQKHSHuBegQ6AEILzAB|accesso=2019-12-20|data=2007|editore=L.S. Olschki|lingua=it|ISBN=978-88-222-5642-3}}</ref><ref name=":1" />. Nel 1926 cedette le riviste alla tipografia che ne curava la stampa; riprese poi la proprietà delle ''Grandi Firme'' dal 1929 al 1937, anno in cui la cedette alla [[Arnoldo Mondadori Editore|Mondadori]].<ref>{{cita web|url=https://www.lfb.it/fff/editoria/test/g/grandifirme2.htm|accesso=1 luglio 2024|editore=Fondazione Franco Fossati|titolo=Le Grandi Firme
seconda parte}}</ref>
[[File:Amalia Guglielminetti 04.jpg|miniatura|destra|Amalia Guglielminetti]]
Nei primi anni di attività giornalistica entrò nelle grazie della [[poeta|poetessa]] [[Amalia Guglielminetti]], animatrice di un [[salotto letterario]] ed ex compagna di [[Guido Gozzano]]. La Guglielminetti (di dodici anni più anziana) introdusse Segre negli ambienti letterari; in seguito i due divennero anche amanti; per conoscerla fece arrivare a lei, tramite un professore, una propria dichiarazione in cui la Guglielminetti veniva definita una voce poetica migliore di [[Dante]]<ref>{{Cita libro|nome=Cinzia|cognome=Giorgio|titolo=Storia erotica d'Italia|url=https://books.google.it/books?id=0nhNBQAAQBAJ&pg=PT263&dq=pitigrilli+erotismo&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwiy7Z-Fp5XyAhUFtKQKHalhDKsQuwUwAnoECAMQBw#v=onepage&q=pitigrilli%20erotismo&f=false|accesso=2023-03-13|data=2014-11-20|editore=Newton Compton Editori|lingua=it|ISBN=978-88-541-7367-5}}</ref>. Dino e Amalia fecero coppia fissa dal 1918 al 1920; dopo una prima interruzione la relazione si trascinò poi fino al 1926, quando finì burrascosamente per mano di avvocati<ref name=segrebruno>{{cita news|[[Bruno Segre]]|https://www.lastampa.it/2016/12/21/cultura/pitigrilli-la-corsa-verso-labisso-di-un-ebreo-antisemita-b559nAdj80o3CG3vrq2qbM/pagina.html| Pitigrilli, la corsa verso l'abisso di un ebreo antisemita |21 dicembre 2016}}</ref>.
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Nel 1936, ancora ufficialmente coniugato per la legge italiana con Riri, sposò in Svizzera, con rito civile e in seguito cattolico (tecnicamente bigamo per la legge italiana fino a quando rimase vedovo della prima moglie), la torinese [[Lina Furlan]] (1903-2000), la prima donna avvocato penalista d'Italia, che era il suo legale quando Pitigrilli aveva intentato causa affinché il figlio Gianni fosse esentato dalle [[leggi razziali fasciste]]. Rimase con lei fino alla morte. Il matrimonio religioso fu officiato per procura nel 1940 da monsignor Montini, il futuro [[Paolo VI]]. [[Bruno Segre]] descrisse la Furlan come una "fervente cattolica e [[antisemita]]".<ref name=segrebruno/> Già allieva di [[Luigi Einaudi]], era un avvocato dall'oratoria molto accesa, con diverse cause vinte in favore di donne accusate di vari crimini<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/08/26/la-signora-grandi-firme.html|titolo=La Signora Grandi Firme - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2023-03-13}}</ref> e per questo molto ammirata<ref>{{Cita web|url=https://www.ildubbio.news/cultura/il-senso-per-la-giustizia-di-lina-furlan-prima-penalista-italiana-pfmj2l4e|titolo=Il senso per la giustizia di Lina Furlan, prima penalista italiana|autore=Giulia Merlo|sito=www.ildubbio.news|lingua=it|accesso=2023-03-13}}</ref>, ma le sue idee, sempre secondo Bruno Segre, forse influenzarono anche Pitigrilli, l'ex "gaudente e [[Libertino (sociologia)|libertino]]" che divenne più conservatore.<ref name=segrebruno/>
 
Da quell'unione nacque, nel 1943, il figlio Pier Maria Furlan<ref>Enzo Magrì, ''op.cit.''</ref> (orapoi Pier Maria Furlan Pitigrilli - Torino, 15 aprile 1943 - Torino, 19 gennaio 2022 <ref name="cognome"> {{Citacita webnews|autore=|url=https://www.lastampa.it/cultura/2016/12/05/news/prendo-il-cognome-di-mio-padre-pitigrilli-1.34751210|titolo="Prendo il cognome di mio padre Pitigrilli"|sitopubblicazione=La Stampa|data=5 dicembre 2016-12-05|accesso=20 dicembre 2019}}</ref><ref>
{{cita news|autore=|url=https://torino.repubblica.it/cronaca/2021/03/06/news/intervista_pier_maria_furlan_psichiatra-12-20290600346/|titolo=Lo psichiatra Pier Maria Furlan: «Su una nave per New York ho capito la mia vocazione»|pubblicazione=la Repubblica|data=6 marzo 2021|accesso=11 agosto 2025}}</ref>), divenutoche undivenne noto psichiatra, docente di Psichiatria all'Università di Torino e poi preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia nello stesso ateneo<ref>https://www.lastampa.it/torino/2022/01/21/news/morto_lo_psichiatra_pier_maria_furlan_figlio_di_pitigrilli_diede_una_spallata_al_manicomio_di_collegno-2837165/ </ref>.

Nel [[1940]] Pitigrilli rischiò, in quanto ebreo, di finire [[campi per l'internamento civile nell'Italia fascista|internato]]<ref>«Spia dell'OVRA e provocatore. Nella proposta di internamento (provvedimento adottato per non scoprirne l'attività) si raccomanda di tenere conto che si tratta di un noto scrittore e che perciò va internato in una località di suo gradimento. Liberato il 14/9/1940». In Simonetta Carolini (a cura di), ''"Pericolosi nelle contingenze belliche". Gli internati dal 1940 al 1943'', Roma, 1987, (ANPPIA), p. 260.</ref> al[[l'Aquila]], se non fosse stato per l'interessamento di [[Edvige Mussolini]] che gli valse la liberazione. Terminò poco dopo il suo ruolo nell'OVRA. Dopo l'[[8 settembre 1943]] e l'occupazione nazista dell'Italia, decise di riparare in [[Svizzera]], cominciando a scrivere articoli di tono antifascista; il parroco di [[Voldomino]], don [[Piero Folli]], lo aiutò a valicare il confine tra [[Dumenza]] e [[Astano]] e lì rimase, con la famiglia, fino al [[1947]].
[[File:Dino-segre-maturo.jpg|miniatura|Pitigrilli in età matura.]]
Negli anni dell'immediato dopoguerra la sua popolarità diminuì radicalmente a causa delle rivelazioni sul suo ruolo di confidente dell'[[OVRA]], anche dopo le [[Leggi razziali fasciste|leggi razziali]] (tentò inutilmente anche di essere "[[Leggi_razziali_fasciste#Applicazione_delle_leggi_razziali|arianizzato]]" dal [[Tribunale della razza]]), che gli fecero guadagnare la riprovazione e il disprezzo dell'opinione pubblica<ref>{{cita news|[[Nello Ajello]]|http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1999/11/13/pitigrilli-pentimenti-di-una-spia.html|Pitigrilli i pentimenti di una spia|la Repubblica|13 novembre 1999}}</ref>. Nel primo elenco di 620 informatori segreti dell'OVRA pubblicato sulla ''[[Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana|Gazzetta Ufficiale]]'' il 2 luglio [[1946]]<ref>Enzo Magrì, ''op.cit.'', p. 206.</ref> vi era infatti il nome di Dino Segre, con un compenso di 5.000 lire al mese, cifra decisamente considerevole per l'epoca.<ref name=":2">{{Cita libro|nome=Domenico|cognome=Vecchioni|titolo=Le spie del fascismo|url=https://books.google.it/books?id=hjgECwAAQBAJ&pg=PT83&dq=%22agente+373%22&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiqltzapMTmAhVH4qQKHe0fCToQ6AEIODAC#v=onepage&q=%22agente%20373%22&f=false|accesso=2019-12-20|data=2015-11-25|editore=Youcanprint|lingua=it|ISBN=978-88-9321-679-1}}</ref> Nel saggio che [[Umberto Eco]] gli ha dedicato, intitolato ''L'uomo che fece arrossire la mamma'' (oggi raccolto ne ''Il superuomo di massa''<ref>{{Cita libro|cognome=Eco, Umberto.|titolo=Il superuomo di massa|url=http://worldcat.org/oclc/443701691|accesso=2019-12-20|data=1978|editore=Tascabili Bompiani|OCLC=443701691}}</ref>), l'autore sottolinea come, nel giudizio su Pitigrilli, l'influenza negativa della sua vicenda politica e umana sia tale da aver offuscato, mettendola in secondo piano, l'innegabile originalità e validità della sua opera letteraria<ref>Umberto Eco, "Pitigrilli: l'uomo che fece arrossire la mamma", in ''Il superuomo di massa. Retorica e ideologia del romanzo popolare'', Bompiani, Milano, 2001, pp. 115-143.</ref>. Sia Pitigrilli che la moglie e il figlio hanno sempre sostenuto la falsità delle accuse, secondo loro dovute alla poca simpatia come intellettuale e come persona che riscuoteva dagli ambienti antifascisti, che lo avevano subito sospettato anche prima che li frequentasse.<ref name=":0" /><ref name=":3"/>
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Il 15 maggio [[1935]], a seguito delle dichiarazioni di Pitigrilli secondo cui la redazione de ''La Cultura'' sarebbe stata «un ago calamitato sul quale si raduna tutta la limatura di ferro dell'antifascismo torinese», in casa di [[Gioele Solari]] vennero arrestati altri appartenenti al gruppo di Giustizia e Libertà e alla redazione della rivista ''[[La Cultura (rivista)|La Cultura]]'', tra cui [[Vittorio Foa]], [[Cesare Pavese]], [[Leone Ginzburg]], [[Franco Antonicelli]], [[Carlo Levi]], [[Massimo Mila]], [[Michele Giua]] e [[Vindice Cavallera]]<ref>{{cita|Fucci, Le polizie di Mussolini|p. 177}}.</ref>, [[Giulio Einaudi]], [[Augusto Monti]] e [[Piero Martinetti]]. Fu allontanato come "sospetto" da [[Emilio Lussu]], che lo minacciò intimandogli di "levarsi dai piedi" e lo definì "artista nato spia".<ref name=segrebruno/>
 
Nel giugno [[2016]], in un'intervista andata in onda su ''[[Rai 1]]'', il figlio dello scrittore, Pier Maria Furlan Pitigrilli, ha affermato che il coinvolgimento del padre nell'OVRA fu il frutto dell'invenzione di un programma radiofonico di [[Radio Bari]]<ref>{{cita TV|trasmissione=In viaggio con la zia|canale=Rai 1|wkcanale=Rai 1|url=http://www.raiplay.it/video/2016/06/In-viaggio-con-la-zia---Torino-del-25062016-7ae19a26-5864-4ac0-9dba-d65fd0080e7d.html|titolo=Torino|accesso=26 giugno 2016|data=25 giugno 2016|ora=0|minuto=5|secondo=30|dataarchivio=6 aprile 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170406010049/http://www.raiplay.it/video/2016/06/In-viaggio-con-la-zia---Torino-del-25062016-7ae19a26-5864-4ac0-9dba-d65fd0080e7d.html|urlmorto=sì}}</ref>. Probabilmente il riferimento è ad un annuncio diffuso da Radio Bari del 1943, ripreso dal ''Giornale d'Italia'' nel gennaio del 1944, che ebbe però risonanza soprattutto dopo la [[Guerra di liberazione italiana|Liberazione]], che ammoniva a prestare attenzione a Pitigrilli, definito «scrittore [[Pornografia|pornografico]]»,<ref name=":0" /> (riprendendo un'espressione del [[Partito Socialista Italiano|socialista]] [[Michele Giua]] che avrebbe poi fatto arrestare<ref name=":3"/>) come «un delatore che ha già denunciato alle autorità fasciste una cinquantina di persone».<ref name=":3" />
Secondo Furlan Pitigrilli, la colpevolezza dello scrittore sarebbe una calunnia diffamatoria:
{{citazione|Le colpe che gli sono state attribuite non sono mai state realmente provate. E mi permetto di ricordare la pubblica difesa di mio padre da parte di [[Indro Montanelli]], così come la rassicurazione che mi diedero personalmente [[Giulio Andreotti]] e [[Papa Paolo VI|monsignor Montini]]. [[Natalia Ginzburg]], che faceva leggere le sue prime novelle a Pitigrilli, in "[[Lessico famigliare]]" ne parla bene, e con [[Rita Levi Montalcini]] – che lo cita affettuosamente nel suo libro - passammo una piacevole serata, smentendo quelle infamanti accuse. [...] Le dicerie che le vere spie fossero personaggi insospettabili sono ora per me stimolo a improvvisarmi storico, a confrontare le non poche contraddizioni tra gli accusatori nella convinzione che fosse diventato un comodo capro espiatorio. Sarà mia cura non trascurare nessuna notizia utile a scagionarlo [...] uno scettico conservatore come lui non sapeva difendersi. Le cito un suo aforisma: "Se ti accusano di aver rubato la Tour Eiffel, prima scappa". Non credeva nella giustizia degli uomini, e anche per questo il suo ritorno alla Chiesa cattolica, pur non praticante, fu autentico.<ref name="cognome" />}}
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Le figlie di [[Vittorio Foa]], intervistate nel dicembre 2016 per il canale televisivo ''[[Rai Storia]]'' dal giornalista [[Paolo Mieli]], hanno replicato accusando Pitigrilli di essere effettivamente membro dell'OVRA: secondo Foa più per forte avversione personale agli antifascisti di GL che per denaro<ref name=":3"/>, secondo Anna Foa per "[[Ebreo che odia sé stesso|odio di sé]]" come ebreo («per la sua attività come informatore, Pitigrilli guadagnava ben 5000 lire al mese. Ma nostro padre diceva che Pitigrilli più che per soldi lo faceva per divertimento»), pur non professandosi nemmeno però un convinto fascista<ref name=segrebruno/>.
 
Nel luglio 1946, fra i collaboratori dell'OVRA pubblicati sulla [[Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana|Gazzetta Ufficiale]] compare il nome Dino Segre,<ref>{{Cita pubblicazione |titolo=Elenco nominativo dei confidenti dell'O.V.R.A. |rivista=[[Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana]] |numero=S.O. n° 145 |data=02 luglio 1946 |url=https://www.gazzettaufficiale.it/do/gazzetta/downloadPdf?dataPubblicazioneGazzetta=19460702&numeroGazzetta=145&tipoSerie=FO&tipoSupplemento=SO&numeroSupplemento=0&progressivo=0&estensione=pdf&edizione=0&rangeAnni= |formato=pdf |accesso=25 giugno 2024 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20240625193926/https://www.gazzettaufficiale.it/do/gazzetta/downloadPdf?dataPubblicazioneGazzetta=19460702&numeroGazzetta=145&tipoSerie=FO&tipoSupplemento=SO&numeroSupplemento=0&progressivo=0&estensione=pdf&edizione=0&rangeAnni= |dataarchivio=25 giugno 2024 |urlmorto=no}}</ref> informatore numero 373<ref name=":2" />. Pitigrilli fece ricorso, con l'appoggio di [[Giulio Andreotti]]<ref name="cognome" />, ma la Commissione incaricata decretò che la colpevolezza di "Segre detto Pitigrilli" era dimostrata "irrefutabilmente"<ref name=":3">{{cita web|url=http://www.lastampa.it/2016/12/13/cultura/pitigrilli-ci-spiace-per-suo-figlio-ma-era-una-spia-dellovra-huEsLwaJePfSfvR94uGalM/pagina.html|titolo=Pitigrilli? Ci spiace per suo figlio ma era una spia dell'Ovra|data=dicembre 2016|editore=[[La Stampa]]}}</ref>.
 
Esistono e sono state tramandate, infatti, le relazioni su celebri esponenti dell'antifascismo torinese che Dino Segre aveva inviato all'OVRA<ref>Si veda il libro ''Lettere di una spia'', a cura di Domenico Zucaro.</ref>, sebbene il figlio sostenga trattarsi di falsi come nel caso delle lettere antifasciste del caso Guglielminetti, ad opera di persone già coinvolte all'epoca.<ref name="dubbi">[{{Cita web|lingua=it|url=https://www.romadailynews.it/attualita/dubbi-pitigrilli-spia-dellovra-parla-figlio-0336969/ |titolo=Dubbi su Pitigrilli spia dell'OVRA]dell’Ovra. Parla il figlio|sito=RomaDailyNews|data=2017-12-20|accesso=2025-07-18}}</ref>
 
== Opere ==
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* ''Nostra signora di miss tiff'', Napoli, Marotta, 1974.
{{div col end}}
A seguito della sua conversione al Cattolicesimocattolicesimo, Pitigrilli rinnegò le sue prime opere, e ne vietò la ristampa<ref name="siloe1">Pitigrilli, ''La piscina di Siloe'', Mlano, Sonzogno 1948, pag. 31</ref> dal 1948 in poi; inoltre, ritirò dal commercio tutte le copie residue dei libri indicati con l'asterisco: (*)<ref>Pitigrilli, ''La piscina di Siloe'', pag. 4</ref><ref>Pitigrilli, ''Mosè e il cavalier Levi'', Milano, Sonzogno 1948, pag. 2</ref> Tuttavia ''Cocaina'' e ''Mammiferi di lusso'' sono stati in seguito riediti da [[Bompiani]] nel [[1999]] e nel [[2000]].
 
== Note ==
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* Enrico Tiozzo, ''Pitigrilli narratore,'' Aracne editrice, Roma 2020, 756 pp.
* {{Cita libro|autore=Franco Fucci|titolo=Le polizie di Mussolini, la repressione dell'antifascismo nel Ventennio|editore=Mursia|anno=1985|città=Milano}}
* ''Parlami d'amore Mariù'', a cura di [[Roberto Gervaso]] volume 1 Rizzoli Milano 1983.
*Domenico Zucaro, ''Lettere all'O.V.R.A. di Pitigrilli'', Firenze, Parenti, 1961
* {{Cita libro | autore = Domenico Zucaro | titolo = Lettere di una spia. Pitigrilli e l'OVRA | editore = Sugarco | anno = 1977 | città = Milano}}
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[[Categoria:Scrittori ebrei italiani]]
[[Categoria:Scrittori cattolici]]
[[Categoria:Ebrei italianinel movimento e nel regime fascista]]
[[Categoria:Italiani emigrati in Francia]]