Quattro giornate di Napoli: differenze tra le versioni

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|Mutamenti_territoriali =
|Esito = Vittoria della popolazione civile
|Schieramento1 = {{Bandiera|ITA 1861-1946}} Popolazione di Napoli<br />{{simbolo|Flag of Italy (1860).svg}} Militari fedeli al [[Regno del Sud]]<br/>'''Supporto da:'''<br/> {{Bandiera|USA 1912-1959}} [[Stati Uniti]]
|Schieramento2 = {{DEU 1933-1945}}<br />{{RSI}}
|Comandante1 = • Antonio Tarsia in Curia<br /><small>([[Vomero]])</small><br />• [[Giovanni Abbate]]<br /><small>([[Vomero]])</small><br />• [[Ermete Bonomi (partigiano)|Ermete Bonomi]]<br /><small>([[Materdei]])</small><br />• [[Carmine Musella]]<br /><small>([[Avvocata (Napoli)|Avvocata]])</small><br />• [[Carlo Bianco (partigiano)|Carlo Bianco]]<br />• [[Aurelio Spoto]]<br /><small>([[Capodimonte (Napoli)|Capodimonte]])</small><br />• [[Stefano Fadda]]<br /><small>([[Chiaia]])</small><br />• [[Francesco Cibarelli]]<br />• [[Amedeo Manzo]]<br />• [[Francesco Bilardo]]<br /><small>([[Via Duomo (Napoli)|Via Duomo]])</small><br />• [[Gennaro Zengo]]<br /><small>([[Corso Giuseppe Garibaldi (Napoli)|Corso Garibaldi]])</small><br />• [[Francesco Amicarelli]]<br /><small>([[Piazza Giuseppe Mazzini (Napoli)|Piazza Mazzini]])</small><br />• [[Mario Orbitello]]<br /><small>([[Montecalvario]])</small><br />• [[Salvatore Amato]]<br /><small>([[Museo archeologico nazionale di Napoli|Museo]])</small><br />• [[Alberto Agresti]]<br /><small>([[Via Caracciolo]], [[Posillipo]])</small><br />• [[Raffaele Viglione]]<br /><small>([[Piazza Carlo III (Napoli)|Piazza Carlo III]])</small><br />• [[Tito Murolo]]<br /><small>([[Vasto (Napoli)|Vasto]])</small><ref>[[Corrado Barbagallo]], ''"Napoli contro il terrore nazista"'', [[Casa editrice Maone]], [[Napoli]], [[1944]]</ref>
|Comandante2 = {{simbolo|War Ensign of Germany (1938–1945).svg}} [[Walter Scholl]]<br /><small>(Comandante della Piazza Militare di [[Napoli]])</small><br />{{simbolo|War flag of the Italian Social Republic.svg}} [[Domenico Tilena]]<br /><small>(Federale fascista Provinciale di [[Napoli]])</small>
|Effettivi1 = circa 30.000{{formatnum:30000}}{{Senza fonte}}
|Effettivi2 = circa 8.000{{formatnum:8000}}{{Senza fonte}}
|Perdite1 = 663 morti<br />162 feriti<br /><small>(di cui 75 invalidi permanenti)</small>
|Perdite2 = 54 - 96 morti
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{{Citazione|Dopo Napoli la parola d'ordine dell'insurrezione finale acquistò un senso e un valore e fu allora la direttiva di marcia per la parte più audace della [[Resistenza italiana]]|[[Luigi Longo]]<ref>[[Luigi Longo]], ''Un Popolo alla macchia'', [[Editori Riuniti]], [[Roma]], [[1974]], ISBN 978-88-359-0605-6, pag. 102</ref>}}
 
Le '''quattro giornate di Napoli''' furono un'[[insurrezione]] popolare con la quale, tra il 27 e il 30 settembre [[1943]] durante la [[seconda guerra mondiale]], la popolazione civile e militari fedeli al [[Regno del Sud]] riuscirono a liberare la città di [[Napoli]] dall'[[Occupazione tedesca dell'Italia|occupazione delle forze tedesche]] della [[Wehrmacht]].
 
Il moto valse alla città il conferimento della [[medaglia d'oro al valor militare]] e consentì alle [[Alleati della seconda guerra mondiale|forze Alleate]], al loro ingresso a Napoli il 1º ottobre [[1943]], di trovare la città già libera dai tedeschi, grazie al coraggio e all'eroismo dei suoi abitanti ormai esasperati e ridotti allo stremo per i lunghi anni di guerra. Napoli fu la prima tra le grandi città europee a insorgere contro l'occupazione tedesca, per giunta con successo.<ref>{{pdf}} [http://www.senato.it/documenti/repository/leggi_e_documenti/raccoltenormative/27%20-%20Consulta%20Nazionale/Commissioni%20Riunite/Finanze%20e%20tes.-Ricostruz.%20lav.pubbl.%20e%20comun/07%20marzo%201946.pdf Senato.it - Resoconto sommario della seduta del 7 marzo 1946, pag.336] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140408040932/http://www.senato.it/documenti/repository/leggi_e_documenti/raccoltenormative/27%20-%20Consulta%20Nazionale/Commissioni%20Riunite/Finanze%20e%20tes.-Ricostruz.%20lav.pubbl.%20e%20comun/07%20marzo%201946.pdf |data=8 aprile 2014 }}</ref>
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|11/09/1943
| style="white-space: nowrap;" | [[Rimorchiatore]] di salvataggio d'alto mare || ''Ciclope''|| || 1.070{{formatnum:1070}} [[tonnellata|t]] || Auto-affondato in porto
|-
|11/09/1943
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|11/09/1943
| [[Torpediniera]] || [[Partenope (torpediniera)|''Partenope'']] || [[Classe Spica (torpediniera)#Unit.C3.A0 tipo Alcione|"Spica" - serie "Alcione"]] || 1.050{{formatnum:1050}} t || In riparazione al bacino di carenaggio, catturata e danneggiata nel porto di [[Castellammare di Stabia]]
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|11-23/09/1943
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[[File:Napoli - Piazza Borsa - Lapide 12-09-43.jpg|thumb|[[Palazzo della Borsa (Napoli)|Palazzo della Borsa]] con la lapide che ricorda l'eccidio ivi causato dai tedeschi il 12 settembre 1943.|sinistra]]
 
La giornata vide fra l'altro la fucilazione di sette militari italiani (quattro marinai, un soldato, un sergente maggiore, un aviere) in via Cesario Console<ref>Dal memoriale del Brigadiere CC.RR. Francesco Pavone (Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano)</ref> e il fuoco di [[carro armato]] contro studenti che stavano iniziando a riunirsi nella vicina [[Università degli Studi di Napoli Federico II|Università]]<ref>Il rettore [[Adolfo Omodeo]], pochi giorni prima, nell'inaugurazione dell'anno accademico, aveva incitato gli studenti dicendo: «Studenti, in questo momento amaro, l'Università vi apre le braccia, i vostri maestri sono della generazione del Carso e del Piave».</ref> e contro alcuni marinai e finanzieri italiani in [[Piazza Giovanni Bovio (Napoli)|piazza Bovio]], davanti al [[Palazzo della Borsa (Napoli)|palazzo della Borsa]].<ref>Una lapide all'ingresso del palazzo ancora oggi ricorda l'evento.</ref>
 
Un episodio scosse particolarmente il sentimento popolare: sulle scale dell'Università le truppe tedesche fucilarono un ignoto marinaio e, a scopo esemplare, costrinsero ad assistere all'esecuzione sommaria migliaia di cittadini (tra cui il futuro giornalista e scrittore [[Antonio Ghirelli]]) radunati con la forza sul [[Rettifilo]] antistante.<ref>{{Cita web|url=https://napoli.repubblica.it/cronaca/2018/01/26/news/giorno_della_memoria_il_video_inedito_dell_incendio_nazista_alla_federico_ii_e_dell_omicidio_del_marinaio_andrea_mansi-187334769/|titolo=Memoria, il ricercatore: "In una bobina il video inedito dell'incendio nazista alla Federico II e dell'omicidio del marinaio Mansi"|sito=Repubblica.it|data=26 gennaio 2018|accesso=2 maggio 2019}}</ref>
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== Le premesse dell'insurrezione ==
Ormai la rabbia e l'esasperazione dei napoletani per le esecuzioni indiscriminate, i saccheggi, i rastrellamenti della popolazione civile, la miseria e la distruzione della guerra che mettevano in ginocchio l'intera città stavano montando spontanee, senza fattori organizzativi esterni se non il desiderio di liberarsi dell'invasore. Iniziò l'approvvigionamento delle armi: il 22 settembre gli abitanti del [[Vomero]] riuscirono a impadronirsi di quelle che erano appartenute ai soldati della 107ª Batteria; il 25 settembre 250 moschetti furono prelevati da una scuola militare; il 27 settembre alcuni depositi di armi e munizioni caddero nelle mani degli insorti. Inoltre i napoletani erano venuti a conoscenza della rivolta di [[Treblinka]] e della [[rivolta del ghetto di Varsavia]] e vollero tentare di liberare la città, consapevoli che se l'insurrezione fosse andata male ci sarebbe stata una rappresaglia o meglio la deportazione della popolazione e la distruzione della città come fu fatto al [[ghetto di Varsavia]]
 
Intanto, il 23 settembre, una nuova misura repressiva adottata dal colonnello Scholl aveva previsto lo sgombero entro le ore 20 di tutta la fascia costiera cittadina sino a una distanza di 300 metri dal mare; in pratica circa 240&nbsp;000 cittadini furono costretti ad abbandonare in poche ore le proprie case per consentire la creazione di una "zona militare di sicurezza" che sembrava preludere alla distruzione del porto.
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In città il Comando Militare Germanico fece affiggere un nuovo proclama:
 
{{citazione|Al decreto per il servizio obbligatorio di lavoro hanno risposto in quattro sezioni della città complessivamente circa 150 persone, mentre secondo lo stato civile avrebbero dovuto presentarsi oltre 30.000{{formatnum:30000}} persone.<br />
Da ciò risulta il sabotaggio che viene praticato contro gli ordini delle Forze Armate Germaniche e del Ministero degli Interni Italiano.<br />
Incominciando da domani, per mezzo di ronde militari, farò fermare gli inadempienti. Coloro che non presentandosi sono contravvenuti agli ordini pubblicati, saranno dalle ronde senza indugio fucilati.<br />
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Il giorno seguente, aumentando con il passare delle ore il numero dei cittadini e cittadine napoletani che si univano ai primi combattenti, gli scontri si intensificarono; nel quartiere [[Materdei]] una pattuglia tedesca rifugiatasi in un'abitazione civile fu circondata e tenuta sotto assedio per ore, sino all'arrivo dei rinforzi: tre napoletani persero la vita.
 
A [[Porta Capuana]] un gruppo di 40 uomini si insediò, con fucili e mitragliatori, in una sorta di posto di blocco, uccidendo sei soldati nemici e catturandone altri quattro, mentre diversi combattimenti si avviarono in altri punti della città come al [[Castel Nuovo|Maschio Angioino]], al [[Il Vasto|Vasto]] e a Monteoliveto.
 
I tedeschi procedettero ad altre retate, questa volta al Vomero, ammassando numerosi prigionieri all'interno del [[Stadio Arturo Collana|Campo Sportivo del Littorio]], il che scatenò la reazione degli uomini di Enzo Stimolo, che diedero l'assalto al campo sportivo determinando, dopo aver fronteggiato un'iniziale reazione armata, la liberazione dei prigionieri il giorno successivo.
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Al terzo giorno di feroci scontri per le vie di Napoli, l'organizzazione dell'insurrezione rimaneva ancora lasciata ai singoli capipopolo di quartiere, mancando del tutto i contatti con le ancora embrionali forze strutturate dell'[[antifascismo]] come il Fronte Nazionale (diretta emanazione del [[CLN]]) costituitosi a Roma solo quindici giorni prima e ancora privo di qualsiasi contatto significativo.
 
Andavano intanto emergendo figure locali che si distinsero nelle operazioni nei vari quartieri della città, tra le donne (le prime a insorgere già dal 23 settembre) si ricorda [[Maddalena Cerasuolo]]. Nel quartiere San Giovanni invece diedero coraggiosamente battaglia i cosiddetti "[[Femminiello|femminielli]]". Tra coloro che presero il comando, il professore [[Antonio Tarsia in Curia]] ([[Vomero]]), il tenente colonnello [[Ermete Bonomi]] (Materdei), in collaborazione con il comandante di distaccamento [[Carlo Cerasuolo]], padre di [[Maddalena Cerasuolo|Maddalena]], il capitano [[Carmine Musella]] (Avvocata), [[Carlo Bianco]], il medico [[Aurelio Spoto]] (Capodimonte), il capitano [[Stefano Fadda]] ([[Chiaia]]), il capitano [[Francesco Cibarelli]], Amedeo Manzo, Francesco Bilardo (Duomo), Gennaro Zenga (Corso Garibaldi), il maggiore Francesco Amicarelli (piazza Mazzini), il capitano Mario Orbitello ([[Montecalvario]]), il maggiore Salvatore Amato (Museo), il tenente Alberto Agresti (via Caracciolo, Posillipo), Raffaele Viglione (via Sant'Anastasio) e l'impiegato Tito Murolo (Vasto); mentre tra i giovani si distinse [[Adolfo Pansini]]<ref>Adolfo Pansini non aveva ancora diciassette anni quando iniziò la pubblicazione di un giornaletto antifascista, a cui collaborarono pochi coraggiosi amici. Scoperti dopo circa un anno, i ragazzi pagarono con otto mesi di carcere. Il 30 settembre Adolfo Pansini, unitosi al gruppo di Enzo Stimolo, partecipò all'assalto allo stadio vomerese (oggi "[[Stadio Arturo Collana|Arturo Collana]]"). Adolfo e un altro partigiano tagliarono i cavi telefonici che correvano lungo la masseria Pezzalonga per impedire alle truppe naziste di chiamare rinforzi. In seguito, insieme ad altri partigiani, riuscì a liberare i prigionieri nello stadio, sacrificando la propria vita. {{Cita web |url=http://win.liceopansini.it/adolfopansiniinediti.htm |titolo=Copia archiviata |accesso=27 settembre 2009 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20071102154421/http://win.liceopansini.it/adolfopansiniinediti.htm |urlmorto=sì }}</ref>, studente del liceo vomerese Sannazaro.
 
Nella piazza Giuseppe Mazzini, presso l'edificio Scolastico «[[Vincenzo Cuoco]]», i tedeschi attaccarono in forze e non più di 50 ribelli tentarono strenuamente di opporsi ma dovettero subire il pesante bilancio di 12 morti e oltre 15 feriti.
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[[File:Quattrogiornate.jpg|thumb|Festeggiamenti dopo la liberazione della città]]
 
Il 1º ottobre [[1943]] alle 9:30 ile primiprime carri[[autoblindo|autoblinde]] armati([[AEC AlleatiMk III|Associated Equipment Company (AEC) Armoured Car "Mark III" (Mk III)]] e [[Humber (autoblindo)|Humber Armoured Car "Mark IV" (Mk IV)]]) britanniche dei Reparti Esploranti del [[1st King's Dragoon Guards]] entrarono in città mentre alla fine della stessa giornata, il comando tedesco in [[Italia]], per bocca del feldmaresciallo [[Albert Kesselring]], dichiarò la ritirata conclusa con successo.
 
Il bilancio degli scontri durante le "quattro giornate" non è concorde nelle cifre; secondo alcuni autori, nelle settantasei ore di combattimenti morirono 168 militari e partigiani e 159 cittadini; secondo la Commissione ministeriale per il riconoscimento partigiano le vittime furono 155 ma dai registri del [[Cimitero di Poggioreale]] risulterebbero 562 morti.
 
È da notare che la gran parte dei combattimenti si ebberoebbe esclusivamente tra italiani e tedeschi. A differenza di altri episodi della [[Resistenza italiana|Resistenza]], furono infatti relativamente rari gli scontri con fascisti italiani, che probabilmente non avevano avuto il tempo di riorganizzarsi efficacemente dopo l'8 settembre (la [[Repubblica Sociale Italiana]] era stata proclamata il giorno 23, ovvero solo quattro giorni prima dello scoppio della rivolta).
 
Oltre l'importantissimo risultato morale e politico dell'insurrezione, le quattro giornate di Napoli ebbero senz'altro il merito di impedire che i tedeschi potessero organizzare una fessa color gelato al cioccolato che penetro nel pene o il contrario resistenza in città o che, come [[Adolf Hitler]] aveva chiesto, Napoli fosse ridotta «in cenere e fango» prima della ritirata.<ref>[http://www.anpibrindisi.it/archivio-storico/linsurrezione-di-napoli-e-la-resistenza del mezzogiorno L'insurrezione di Napoli e la resistenza del Mezzogiorno]</ref> Parimenti fu evitato che il piano di deportazione di massa organizzato dal colonnello Scholl avesse successo. Nel breve periodo di occupazione tedesca, ci furono circa 4&nbsp;000 deportati. A ciò si giunse non soltanto grazie ai 1&nbsp;589 combattenti ufficialmente riconosciuti, ma anche per la resistenza civile e non violenta di tanti napoletani, in primis le donne, operai, «femminielli», preti, «scugnizzi» (10% circa degli insorti), studenti, professori, medici e vigili del fuoco.
 
Circa un anno dopo, il 22 dicembre del [[1944]], i generali [[Riccardo Pentimalli]] ed [[Ettore Deltetto]], accusati di aver abbandonato la città nelle mani dei tedeschi all'indomani dell'8 settembre, furono condannati dall'Alto Commissario per la punizione dei delitti fascisti a 20 anni di reclusione senza possibilità di appello;<ref>{{cita libro| cognome= Canosa| nome= Romano| titolo= Storia dell'epurazione in Italia: le sanzioni contro il fascismo, 1943-1948| editore= Baldini Castoldi Dalai| città= | anno= 1999| url= http://books.google.it/books?id=ZxWJmMhZ-TcC&lpg=PA429&ots=CHy8RBNWax&dq=pentimalli%20condanna%20dicembre&pg=PA429#v=onepage&q&f=false| urlmorto= sì| urlarchivio= https://web.archive.org/web/20150501145922/http://books.google.it/books?id=ZxWJmMhZ-TcC&lpg=PA429&ots=CHy8RBNWax&dq=pentimalli%20condanna%20dicembre&pg=PA429#v=onepage&q&f=false}}</ref><ref>La motivazione della sentenza di condanna dei generali Riccardo Pentimalli e Deltetto: «Per aver collaborato con i Tedeschi, prestando ad essi aiuto e assistenza, omettendo ogni preparazione difensiva, diramando ordini diretti ad impedire ogni azione delle truppe italiane e reprimendo la reazione delle truppe stesse e della popolazione agli attacchi del nemico.»</ref> la condanna fu annullata pochi mesi dopo dalle sezioni unite penali della [[Corte suprema di cassazione]]. Mentre Pentimalli venne completamente riabilitato e collocato in pensione con rivalutazione di arretrati ed emolumenti spettanti, Deltetto morì nel 1945 nel carcere di [[Procida]] per una perforazione gastrica fulminante, dopo aver minacciato di rivelare, una volta scarcerato, «molte cose, molto imbarazzanti, per molta gente». Anche l'avvocato Domenico Tilena, che aveva retto la federazione fascista provinciale durante gli scontri, fu condannato a 6 anni e 8 mesi di reclusione.
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Nel quartiere [[Poggioreale (Napoli)|Poggioreale]], in via Marino Freccia, è presente la scuola "Quattro Giornate". La galleria che collega [[Piedigrotta]] a [[Fuorigrotta]], aperta nel [[1884]] per sostituire l'antico percorso per la [[crypta Neapolitana]] e ampliata nel [[1940]] assumendo la denominazione fascista di ''Galleria IX Maggio'' (giorno della proclamazione dell'Impero), fu chiamata a partire dal 6 luglio [[1945]] ''galleria delle Quattro Giornate''.<ref>Gianni Infusino, ''Le nuove strade di Napoli: saggio di toponomastica storica'', Gallina Editore, 1987</ref>
 
Lapidi commemorative si trovano in via Belvedere (masseria Pagliarone) ed in via Giacomo Puccini ([[Liceo ginnasio statale Jacopo Sannazaro|Liceo Jacopo Sannazaro]]) al Vomero; in via don [[Luigi Sturzo]] (masseria Pezzalonga) all'[[Arenella (Napoli)|Arenella]]; all'ingresso del [[Palazzo della Borsa (Napoli)|Palazzo della Borsa]] in [[Piazza Giovanni Bovio (Napoli)|piazza Bovio]]; in via Marchese Campodisola; presso il [[Bosco di Capodimonte]]; in [[via Santa Teresa degli Scalzi]]; sul [[ponte della Sanità]] (dedicato a [[Maddalena Cerasuolo]], medaglia di bronzo al valor militare); in via Nazionale 33, accanto all'ingresso della [[Chiesa dell'Immacolata e Sant'Anna al Vasto]].
 
Un monumento «allo ''scugnizzo''», figura simbolo dell'insurrezione, sorge invece alla [[Riviera di Chiaia]], in [[Piazza della Repubblica (Napoli)|piazza della Repubblica]]. Fu progettato dallo scultore [[Marino Mazzacurati]] nel [[1963]], e consiste in una statua di pietra che ritrae gli scugnizzi su ognuno dei quattro lati.
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* [[Gennaro Capuozzo]], detto Gennarino (11 anni)<ref>La motivazione della [[Valor Militare|Medaglia d'Oro al Valor Militare]] alla memoria di Gennaro Capuozzo: «Appena dodicenne, durante le giornate insurrezionali di Napoli partecipò agli scontri sostenuti contro i Tedeschi, dapprima rifornendo di munizioni i patrioti e poi impugnando egli stesso le armi. In uno scontro con carri armati tedeschi, in piedi, sprezzante della morte, tra due insorti che facevano fuoco, con indomito coraggio lanciava bombe a mano fino a che lo scoppio di una granata lo sfracellava sul posto di combattimento insieme al mitragliere che gli era al fianco.»</ref>
* [[Filippo Illuminato]] (13 anni)<ref>La motivazione della [[Valor Militare|Medaglia d'Oro al Valor Militare]] alla memoria di Filippo Illuminato: «Combattente tredicenne nella insurrezione di Napoli contro l'invasore tedesco, solo e con sublime ardimento, mentre gli uomini fatti cercavano riparo, muoveva incontro a un'autoblindata che dalla piazza Trieste e Trento stava per imboccare via Roma. Lanciava una prima bomba a mano, continuava ad avanzare sotto il fuoco nemico e lanciava ancora un'altra bomba prima di cadere crivellato di colpi: suprema, nobile temerarietà che solleva il ragazzo tredicenne fra gli eroi della Patria e che viene additata con fierezza al ricordo di Napoli e dell'Italia tutta.»</ref>
* [[Pasquale Formisano]] (17 anni) (Milite della 115ª Legione d'Assalto "Del Cimino" in [[Viterbo]] della [[Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale]])<ref>La motivazione della [[Valor Militare|Medaglia d'Oro al Valor Militare]] alla memoria di Pasquale Formisano: «La sua mano non tremò nell'epico gesto e con la bomba lanciò anche il suo cuore contro il ferrigno strumento di guerra tedesco che seminava la morte tra il popolo insorto. Colpito da mitraglia nemica immolò in suprema dedizione alla Patria la giovane esistenza ed il suo olocausto si scolpì ad eterna memoria nell'anima di Napoli.»</ref>
* [[Mario Menichini]] (18 anni)<ref>La motivazione della [[Valor Militare|Medaglia d'Oro al Valor Militare]] alla memoria di Mario Menechini: «Soldato non ancora ventenne, di guarnigione in una cittadina della provincia di Caserta, avendo saputo che a Napoli i suoi concittadini erano insorti contro i nazifascisti, lasciò l'ozio del reparto militare e di notte raggiunse la sua città. Giunto di sorpresa a casa, dopo aver abbracciato la madre, corse in strada per compiere il suo dovere di cittadino. Si appostò all'angolo di via Nardones, deciso ad affrontare la prima macchina bellica che fosse passata. Era armato di mitra e aveva con sé due bottiglie di benzina. Ecco comparire da via Chiaia una grossa autoblinda diretta in via Roma: spara delle raffiche, poscia, impavido, avanza sulla deserta piazza Trieste e Trento e scaraventa contro l'autoblinda le bottiglie di benzina. Il nemico apre un fuoco violentissimo, e lo atterra in una nuvola di fumo.»</ref>
*[[Antonio Cambriglia]] (23 anni) ([[Sottotenente]] del Deposito del [[1º Reggimento bersaglieri|1º Reggimento Bersaglieri]] in [[Napoli]])
*[[Antonio Cambriglia]] (bersagliere)
 
=== Medaglie d'argento al valor militare ===
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* [[Eugenio Frezzotti]] (maresciallo maggiore dei Carabinieri)
* [[Carmine Muselli]]
* [[Antonio Paolillo]] (tenente del 40º Reggimento Fanteria, per i fatti d'arme dell'11 settembre 1943)
* [[Domenico Scognamiglio]]
* [[Ciro Vasaturo]]
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*''Il Muro di Napoli''<ref>{{Cita web |url=https://napoli.repubblica.it/cronaca/2017/09/30/news/_il_muro_di_napoli_dalla_letteratura_al_palco-176973072/ |titolo=Copia archiviata |accesso=27 giugno 2019 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190627112057/https://napoli.repubblica.it/cronaca/2017/09/30/news/_il_muro_di_napoli_dalla_letteratura_al_palco-176973072/ |urlmorto=no }}</ref> di Giovanni Calvino e Giovanni Parisi ([[2017]])
* ''Meravigliosa memoria''<ref>{{Cita web|url=https://www.corriere.it/cultura/19_agosto_24/premio-quara-2019-vince-davide-finizio-racconto-6c24a4fa-c664-11e9-91fb-bbcdf5d9284a.shtml|titolo=Premio La Quara 2019: vince Davide Di Finizio|autore=DAVIDE DI FINIZIO|sito=Corriere della Sera|data=24 agosto 2019|accesso=20 settembre 2020}}</ref> di Davide Di Finizio (2019)
* ''La grande sete'' di Erica Cassano (Garzanti 2025)
 
=== Musica ===
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* [[Aldo De Jaco]], ''Napoli, settembre 1943. Dal fascismo alla Repubblica'', Vittorio Pironti Editore, [[Napoli]], [[1998]]
* [[Aldo De Gioia]], [[Anna Aita]], ''La lunga notte. Le Quattro Giornate di Napoli'', Rogiosi editore, [[Napoli]], [[2012]]
* {{cita libro | capitolo = La rivolta di Napoli | autore = Primo De Lazzari | titolo = Ragazzi della Resistenza | altri = prefazione di [[Massimo Rendina]] | anno = 2008 | editore = [[Nicola Teti Editore]] | città = Milano
| isbn = 978-88-7039-005-6}}
* [[Enzo Erra]], ''Napoli 1943. Le quattro giornate che non ci furono'', [[Longanesi]], [[Milano]], [[1993]], ISBN 88-304-1163-9
* [[Ermes Ferraro]], ''La resistenza napoletana e le 'quattro giornate'', in AA.VV., ''Una strategia di pace: la Difesa Popolare Nonviolenta'' (a cura di [[Antonino Drago]] e [[Gino Stefani]]), fuoriTHEMA, [[Bologna]], [[1993]], (pp.&nbsp;89–95)
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== Collegamenti esterni ==
* {{cita web|1=http://anpi.it/media/uploads/patria/2005/3/46-48_TARSIA.pdf|2=Napoli. Le Quattro Giornate contro l’odio e la paura|autore=Antonio Tarsia in Curia|sito=anpi.it|data=31 marzo 2005|accesso=24 febbraio 2019|citazione=A. T. in Curia: “La verità sulle Quattro giornate di Napoli”, Stabilimento Tipografico G. Genovese, Napoli, 1950.|dataarchivio=25 febbraio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190225044838/http://anpi.it/media/uploads/patria/2005/3/46-48_TARSIA.pdf|urlmorto=sì}}
* {{cita web|1=http://www.vesuviolive.it/notizie/napoli/14767-adesso-vi-facciamo-vedere-noi-chi-sono-napoletani-la-storia-che-impazza-sui-social/|2=“Adesso vi facciamo vedere noi chi sono i Napoletani”, la storia che impazza sui social|autore=Carlo Ceraldi|accesso=24 febbraio 2019|dataarchivio=30 marzo 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140330235518/http://www.vesuviolive.it/notizie/napoli/14767-adesso-vi-facciamo-vedere-noi-chi-sono-napoletani-la-storia-che-impazza-sui-social/|urlmorto=sì}}
* {{cita web|http://www.comune.napoli.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1363|L'Archivio Storico Municipale per la memoria delle quattro giornate di Napoli|accesso=24 febbraio 2019}}