Amedeo Guillet: differenze tra le versioni
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{{nota disambigua|
{{NN|militari|arg2=seconda guerra mondiale|febbraio 2020|
▲{{NN|militari|arg2=seconda guerra mondiale|febbraio 2020|Pochissime note. Intere sezioni non ne hanno affatto}}
{{militare
|Nome = Amedeo Guillet
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|Reparto =
|Anni_di_servizio = 1931 - 1946
|Grado = [[
|Ferite =
|Comandanti =
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|Nome = Amedeo
|Cognome = Guillet
|PostCognomeVirgola = detto '''Comandante Diavolo
|Pseudonimo = Ahmed Abdallah Al Redai
|PreData = {{Arabo|أحمد عبد الله الرضاعي}}
|Sesso = M
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|AnnoMorte = 2010
|Epoca = 1900
|Attività =
|Attività2 =
|Attività3 =
|Nazionalità = italiano
}}
== Biografia ==
Nato da una nobile famiglia [[piemonte]]se e [[capua]]na di origine [[Savoia (regione storica)|
Frequentò l'[[Accademia militare di Modena]], da cui uscì con il grado di sottotenente di Cavalleria del [[Regio Esercito Italiano]] nel
=== Carriera militare ===
==== Campagna d'Abissinia (1935-1936) ====
{{vedi anche|Guerra d'Etiopia}}
L'inizio della [[Guerra d'Etiopia|campagna d'Abissinia]] impedì al tenente Guillet di giungere a [[Berlino]] per i [[Giochi della XI Olimpiade]], per via del trasferimento in [[Libia]] presso un reparto di [[Spahis]] e da lì il reparto fu trasferito in Eritrea, dove nell'ottobre del
==== In Libia ====
Al termine delle ostilità, il 5 maggio
Sempre a Tripoli, nel marzo
==== Guerra civile spagnola ====
Nell'agosto del
==== Africa Orientale ====
{{vedi anche
[[File:Gruppo Squadroni dell'amhara.jpg|thumb|left|Cartolina rappresentante il gruppo squadroni dell'Amara]]
Poco prima dell'ingresso dell'Italia nella [[
[[File:Guillet - Squadroni Amhara 1940.jpg|thumb|Amedeo Guillet alla guida del [[Gruppo Bande Amhara]] nel [[1940]]]]▼
Nel [[1939]], durante un combattimento contro la guerriglia nella regione di [[Dougur Dubà]], il tenente Guillet costrinse il nemico ad uno scontro in campo aperto. Durante una delle cariche, il suo [[Equus caballus|cavallo]] venne colpito ed ucciso. Immediatamente, Guillet ordinò al suo [[attendente]] di dargliene un altro. Quando anche il secondo quadrupede fu colpito, trovandosi appiedato, si mise ai comandi di una [[mitragliatrice]] e sparò agli ultimi nemici rimasti sul campo di battaglia.▼
▲Nel
Per questa azione, "alto esempio di eroismo e sprezzo del pericolo", gli venne conferita la [[Medaglia d'argento al Valor Militare]] dalle autorità italiane. I suoi soldati indigeni, invece, lo soprannominarono ''Commundàr es Sciaitan'' (Comandante Diavolo) convinti che godesse di una sorta di immortalità e colpiti dalla sua capacità di immedesimarsi appieno nei costumi bellici delle popolazioni dell'Africa orientale.<ref>Andrea Muratore, [https://www.ilgiornale.it/news/cultura/tutte-battaglie-comandante-diavolo-amedeo-guillet-1911864.html ''L'incubo italiano degli inglesi: chi era Amedeo Guillet, il "comandante Diavolo"''], [[Il Giornale]], 30 dicembre 2020</ref> Ben presto le gesta belliche di Guillet divennero oggetto di discussione negli esclusivi circoli di occidentali di [[Asmara]] e [[Adua]], mentre la fama del ''Comandante Diavolo'' si diffondeva rapidamente in tutta l'[[Africa]] Orientale. In particolare, si fantasticava sullo stile di comando "democratico" (per l'epoca) del giovane tenente, che trattava i soldati indigeni con dignità e rispetto, dando loro massima responsabilità e la possibilità di mantenere e curare i rispettivi usi e costumi. Molti colleghi di Guillet, invidiosi dei suoi risultati sul campo, di gran lunga migliori di quelli ottenuti da reparti regolari di italiani, "malignarono" non poco sul tipo di azione di comando adottata.▼
▲[[File:Guillet - Squadroni Amhara 1940.jpg|thumb|Amedeo Guillet alla guida del [[Gruppo Bande Amhara]] nel
▲Per questa azione, "alto esempio di eroismo e sprezzo del pericolo", gli venne conferita la [[Medaglia d'argento al Valor Militare]] dalle autorità italiane. I suoi soldati indigeni, invece, lo soprannominarono ''Commundàr es Sciaitan'' (Comandante Diavolo) convinti che godesse di una sorta di immortalità e colpiti dalla sua capacità di immedesimarsi appieno nei costumi bellici delle popolazioni dell'Africa orientale.<ref>Andrea Muratore, [https://www.ilgiornale.it/news/cultura/tutte-battaglie-comandante-diavolo-amedeo-guillet-1911864.html ''L'incubo italiano degli inglesi: chi era Amedeo Guillet, il "comandante Diavolo"''], [[Il Giornale]], 30 dicembre 2020.</ref> Ben presto le gesta belliche di Guillet divennero oggetto di discussione negli esclusivi circoli di occidentali di [[Asmara]] e [[Adua]], mentre la fama del ''Comandante Diavolo'' si diffondeva rapidamente in tutta l'[[Africa orientale]]
Bisogna, invece, ammettere che l'illuminato stile di comando di Guillet diede i suoi frutti: nella sua unità non si verificò mai un caso di diserzione, né di contrasto tra i soldati indigeni, nonostante la loro appartenenza a differenti etnie e fedi religiose. Permise, ad esempio, ai suoi uomini, di portare sempre al seguito i nuclei familiari (come da tradizione locale) ed egli stesso ebbe una concubina [[eritrea]], Kadija (o Khadija), figlia di un importante capo [[tribù]], che lo seguì durante tutto il suo periodo di servizio in [[Eritrea]] (in barba alle disposizioni del Governatore italiano volte
==== Battaglia di Agordat ====
{{vedi anche|battaglia di Agordat}}
La sera del 20 gennaio
Dopo essere passato illeso tra le sbalordite truppe avversarie, il Gruppo tornò sulle posizioni iniziali per caricare nuovamente. Questo diede tempo ai britannici di riorganizzarsi e di sparare ad alzo zero verso i cavalieri di nuovo all'attacco. In particolare, alcune pattuglie blindate britanniche iniziarono a dirigersi verso il fianco e alle spalle dello schieramento di Guillet, minacciando di accerchiare il manipolo di soldati a cavallo. Il tenente [[Renato Togni]], Vicecomandante del Gruppo, effettuò allora una mortale "carica di alleggerimento" con il suo plotone di trenta indigeni, per consentire al grosso del Gruppo di sganciarsi indenne. All'ordine di "''Caricat!''" il plotone, con Togni in testa, si gettò su una colonna di carri "Matilda", che aprirono il fuoco falciando mortalmente tutti gli uomini e i cavalli. Quel sacrificio permise, tuttavia, al resto delle truppe di Guillet di sganciarsi conseguendo appieno l'obiettivo: le truppe italiane in ritirata erano al sicuro dentro le fortificazioni di Agordat.
Guillet pagò un alto prezzo per questa battaglia: 800 tra morti e feriti e la perdita del suo grande amico Togni. Fu quella l'ultima carica di cavalleria nella storia militare dell'[[Africa]]. L'ufficiale britannico che subì l'assalto in seguito così descrisse l'avvenimento: {{citazione|''Quando la nostra batteria prese posizione, un gruppo di cavalleria indigena, guidata da un ufficiale su un cavallo bianco, la caricò dal Nord, piombando giù dalle colline. Con coraggio eccezionale questi soldati galopparono fino a trenta metri dai nostri cannoni, sparando di sella e lanciando bombe a mano, mentre i nostri cannoni, voltati a 180 gradi sparavano a zero. Le granate scivolavano sul terreno senza esplodere, mentre alcune squarciavano addirittura il petto dei cavalli. Ma prima che quella carica di pazzi potesse essere fermata, i nostri dovettero ricorrere alle mitragliatrici''<ref>Arrigo Petacco, ''Faccetta nera'', Edizioni Mondadori (Le scie) 2003 pag. 218</ref>}}
Guillet partecipò, alla testa di quello che rimaneva del suo Gruppo ormai appiedato, anche alle battaglie di [[Cochen]] e [[Teclesan]], prima della caduta di [[Asmara]] avvenuta il 1º aprile
==== La leggenda del
{{Vedi anche|Guerriglia italiana in Africa Orientale}}
Persa [[Asmara]], Guillet capì che l'unico modo per aiutare le truppe [[italia]]ne operanti sul fronte nord-africano era quello di tenere impegnati quanti più britannici possibile in [[Eritrea]]. Il 3 aprile
La guerriglia dell'ormai capitano Guillet costò cara ai britannici: per quasi otto mesi egli assaltò e depredò depositi, convogli ferroviari
==== La fuga ====
Si installò alla periferia di [[Massaua]] dove assunse la falsa identità di Ahmed Abdallah al Redai, lavoratore di origini [[yemen]]ite. Si trasformò in un autentico arabo, grazie anche alla perfetta conoscenza della lingua, studiò il [[
Dopo essere stato selvaggiamente picchiato da un gruppo di pastori nomadi, fu salvato da un cammelliere che lo ospitò per lungo tempo nella sua capanna e che gli offrì di restare a vivere con lui prendendo per moglie sua figlia. Ma Guillet, desideroso di rientrare in [[Italia]], riuscì a beffare i sudditi di Sua Maestà britannica ancora una volta: spacciandosi come parente del cammelliere, si fece rilasciare un lasciapassare per lo [[Yemen]] dal Governatore britannico. La traversata fu semplice, ma giunto nel porto di [[Hodeida]], venne arrestato e rinchiuso in prigione perché sospettato di essere una spia al soldo dei britannici. Quando costoro riuscirono a rintracciarlo chiesero all'imam yemenita di estradarlo, egli si incuriosì e invitò nella sua reggia Amedeo, e dopo aver ascoltato tutte le sue esperienze e avventure provò un tale rispetto e desiderio di onorare il valoroso che lo nominò palafreniere presso la guardia dell'[[Imam]] [[Yahya Muhammad Hamid ed-Din|Yahya]], sovrano [[yemen]]ita; le sue capacità ippiche gli salvarono ancora una volta la vita: l'Imam lo prese a ben volere, lo elevò al rango di "Gran Maniscalco di Corte", gli fu amico sincero e lo nominò precettore dei propri figli. Guillet divenne anche responsabile
==== Rientro in Italia e il servizio al
Nel giugno del
Attraversò prontamente e rocambolescamente la [[linea Gustav]] e giunse a [[Brindisi]], dove si mise a disposizione del Re. Continuò
Nel frattempo, nel settembre del
==== Dimissioni dall'esercito ====
Alla [[secondo dopoguerra|fine delle ostilità]], dopo la sconfitta della [[Regno d'Italia|monarchia]] e la vittoria della [[Repubblica Italiana|Repubblica]] nel [[Referendum istituzionale del 1946|
Presentandosi al
[[File:Amedeo e Bice Guillet 1953.jpg|thumb|Amedeo Guillet con sua moglie Bice
=== Carriera diplomatica ===
Laureatosi in [[
[[File:Stemma della famiglia Guillet.jpg|thumb|Stemma concesso da Umberto II di Savoia nel 1964 a Giuseppe Guillet, con il titolo di barone, trasmissibile anche al fratello Amedeo, tratto dall'Annuario della Nobiltà italiana, XXXIII edizione (2015-2020).]]
[[Umberto II di Savoia]] con
Nel
=== Ultimi anni ===
Nella risposta a un lettore dedicata all'avventurosa esistenza di Amedeo Guillet, il celebre giornalista [[Indro Montanelli]] scrisse: «Se, invece dell'Italia, Guillet avesse avuto alle spalle l'[[Impero britannico|
Nel
Il 20 giugno
Il 2 novembre
In occasione del compimento del suo centesimo compleanno nel
Il ''comandante Diavolo'' è morto a Roma il 16 giugno 2010, alla veneranda età di 101 anni.<ref>[http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cultura/201006articoli/56022girata.asp La Stampa: Addio al Lawrence d'Arabia italiano, Amedeo Guillet] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20100620234452/http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cultura/201006articoli/56022girata.asp |data=20 giugno 2010 }}</ref>. Il 26 giugno 2010 è stato officiato il rito funebre nel duomo di Capua, dall'arcivescovo [[Bruno Schettino]], con la presenza delle "Guide" di Salerno, in qualità di picchetto d'onore. Le sue ceneri riposano nella tomba di famiglia al fianco della moglie Bice
== Amedeo Guillet nella musica ==
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== Intitolazioni ==
Nel 2013 fu inaugurata la [[Base militare italiana di supporto "Amedeo Guillet"]] a [[Gibuti]] la prima base militare italiana aperta all'estero dalla [[seconda guerra mondiale]]<ref name="italiacoloniale.wordpress.com">https://italiacoloniale.wordpress.com/2016/12/16/a-gibuti-una-base-militare-intitolata-agli-italiani-caduti-in-africa-orientale-e-al-ten-m-o-v-m-amedeo-guillet/.</ref>. La base ospita prevalentemente [[fucilieri dell'aria]] e fanteria di marina della [[Brigata marina "San Marco"]]<ref name="italiacoloniale.wordpress.com"/>.
== Onorificenze ==
[[File:Saragat Guillet 1971.jpg|miniatura|Amedeo Guillet ricevuto al palazzo del Quirinale dal presidente della Repubblica Italiana, [[Giuseppe Saragat]], 1971]]
=== Onorificenze italiane ===
{{Onorificenze
|immagine = Cavaliere di gran Croce BAR.svg
|nome_onorificenza = Cavaliere di gran croce dell'Ordine militare d'Italia
|collegamento_onorificenza = Ordine militare d'Italia
|motivazione = Combattente della Seconda Guerra Mondiale, già più volte decorato per il coraggio e l’abnegazione dimostrati in numerose azioni belliche, si distingueva in maniera particolare per la straordinaria capacità organizzativa, l’eccezionale ardimento e l’altissimo valore quale Comandante di formazioni irregolari in Africa Orientale. Nel periodo successivo alla guerra, per circa 40 anni, ha continuato a servire la Repubblica esprimendo eccelse doti di ideatore e di organizzatore, fino ad assumere elevate responsabilità istituzionali, sempre dimostrando profondo amore per la Patria. Luminoso esempio di cittadino e di soldato, fedele servitore dello Stato e benemerito della Nazione, da additare alle attuali e future generazioni
|luogo = 2 novembre
}}
{{Onorificenze
|immagine = Cordone di gran Croce OMRI BAR.svg
|nome_onorificenza = Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana
|collegamento_onorificenza = Ordine al merito della Repubblica Italiana
|motivazione =
|luogo = 2 giugno
}}
{{Onorificenze
|immagine = Cavaliere BAR.svg
|nome_onorificenza = Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia
|collegamento_onorificenza = Ordine militare di Savoia
|motivazione = Combattente d'Africa e Spagna, ferito e mutilato di guerra, sei volte decorato al V.M., nell'imminenza del conflitto con l'Inghilterra, costituiva ed approntava in A.O.I. il gruppo bande a cavallo dell'Amhara forte di 1500 uomini, forgiandone un completo e magnifico strumento di guerra. Partecipava ininterrottamente a tutto il ciclo operativo dello scacchiere nord, da Cassala a Teclessau, e guidava con perizia e valore personale il proprio reparto in numerosi duri combattimenti contro un nemico preponderante, imponendosi all'ammirazione dello stesso avversario. Dopo la caduta di Asmara, benché ammalato e ferito, col reparto ridotto a 168 uomini si apriva la strada attraverso le linee nemiche in un violento corpo a corpo ed organizzava un'efficiente guerriglia sulle linee di rifornimento dell'avversario. Esaurita ogni possibilità di azione, fatto segno ad un'accanita ricerca da parte dell'avversario, riparava in paese neutrale dal quale attraverso peripezie e difficoltà di ogni genere riusciva a rimpatriare al solo scopo di chiedere mezzi per la continuazione della lotta. Magnifico esempio di combattente e di trascinatore che al grande valore personale ed all'alta capacità professionale unisce profonda fede nei destini della Patria. Africa Orientale, 10 giugno 1940-30 agosto 1943.
|luogo = Regio Decreto 8 marzo
}}
{{Onorificenze
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}}
{{Onorificenze
|immagine=VAT Order of Saint Gregory the Great GCross BAR.svg
|nome_onorificenza=Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine di San Gregorio Magno (Città del Vaticano)
|collegamento_onorificenza=Ordine di San Gregorio Magno
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*[[Vittorio Dan Segre]], ''La guerra privata del tenente Guillet'', Corbaccio Editore, 1993. ISBN 88-7972-026-0.
* Sebastian O'Kelly, ''AMEDEO - Vita, avventure e amori di Amedeo Guillet, un eroe italiano in Africa Orientale'', Rizzoli, 2002. ISBN 88-17-87029-3.
* Sabrina De Canio, da Angelo Umiltà "Gli Italiani in Africa", T&M Associati Editore 2004. ISBN 88-901220-5-6.
== Voci correlate ==
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* {{cita web|https://saladeguerra.blogspot.com/2007/09/amedeo-guillet.html|Articolo di Pietro Montagna - Le MUSE, Pignataro Maggiore (CE) Italy, Ass Edition. Amici della Musica 2001 tradotto per Sala de guerra}}
* {{cita web|url=https://saladeguerra.blogspot.com/2010/06/nota-de-falecimento-amedeo-guillet.html|titolo=}}
{{Controllo di autorità}}
{{portale|biografie|fascismo|guerra}}
[[Categoria:Ambasciatori d'Italia in Marocco]]
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[[Categoria:Medaglie d'argento al valor militare]]
[[Categoria:Medaglie d'oro al valor militare]]
[[Categoria:
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