Permindex: differenze tra le versioni
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Le prime notizie certe sulla Permindex risalgono al [[1956]], quando l'azienda spostò il suo quartier generale a [[Basilea]]. La presidenza della società fu affidata all'ex primo ministro [[Ungheria|ungherese]] [[Ferenc Nagy]] (secondo il giornalista britannico [[Stephen Dorril]], il suo ruolo fu più quello di «un uomo di facciata che potesse apparire interessante a ufficiali governativi e politici»).<ref name="Dorril32" />
Nel [[1959]], Nagy presentò un piano per costituire «il primo [[centro commerciale]] per [[Imprenditore|imprenditori]] d'Europa» aperto tutto l'anno, attraverso la riqualificazione di quattro palazzi e di un'area complessiva di circa {{converti|400000|sqft|m2|2|disp=out|lk = out}} all'interno dell'[[EUR]].<ref name="The Financial Post" /><ref name="Ryan" /><ref name="The Age" /><ref name="Clark" /> Il progetto iniziale, che ricalcava l'[[International Trade Mart]] di [[New Orleans]], prevedeva 126 sale d'esposizione divise in 15 grandi categorie di prodotto.<ref name="The Financial Post" /><ref name="Ryan" /><ref name="The Age" /> Il 20% degli spazi espositivi sarebbe stato riservato ai prodotti di aziende italiane, il 20% a quelli di aziende statunitensi e il restante 60% a quello degli altri Paesi interessati, sulla base della loro produzione.<ref name="Ryan" /> Il costo iniziale dell'operazione fu di 140 milioni di [[Lira italiana|lire]] l'anno per l'affitto dei palazzi<ref name="Ryan" /><ref name="The Age" /> (con un contratto di affitto di nove anni, con opzione di rinnovo per altri nove),<ref name="Clark"/> più i costi per la riqualificazione (inizialmente stimati in circa un miliardo di lire).<ref name="Ryan" /> Il centro aprì ufficialmente il 16 gennaio 1960<ref>{{Cita pubblicazione|lingua = en|titolo = Exhibitions: Trade centre in Rome|rivista = Design|numero = 133|editore = Design Council|data = 1960|p = 73|ISSN =}}</ref> e già nel settembre di quell'anno circa il 60% delle aree espositive risultava occupato.<ref name="Clark" />
Gli scarsi risultati dell'azienda portarono la stampa elvetica a diventare più critica lungo i primi [[Anni 1960|anni sessanta]]. Nel [[1961]], il quotidiano ''Basler Arbeiterzeitung'' arrivò a definire Nagy e gli altri dirigenti della Permindex «un branco di truffatori». Nagy querelò il quotidiano e vinse la causa, ottenendo un rimborso di 3 000 [[Franco svizzero|franchi svizzeri]]. Tuttavia, una delle controllate dell'azienda, la Parkhof, dichiarò [[bancarotta]] poco dopo, rendendo chiaro che «quello che Nagy e la Permindex stavano facendo era sostanzialmente una truffa».<ref name="Dorril32" /> L'azienda decise quindi di spostare nuovamente il proprio quartier generale a [[Roma]] nel [[1962]], ma dopo soli due anni la compagnia spostò nuovamente la propria sede in [[Sudafrica]].<ref name="Dorril3233" />
Il 1º marzo 1967, il rappresentante statunitense nel direttivo della holding e presidente dell'[[International Trade Mart]], [[Clay Shaw]],<ref name="Clark" /> venne arrestato con l'accusa di aver architettato l'[[assassinio di John Fitzgerald Kennedy]] dal procuratore di [[New Orleans]] [[Jim Garrison]].<ref name="Holland" /> Tre giorni dopo, ''[[Paese Sera]]'' pubblicò un articolo nel quale accusava Shaw di essere in realtà legato alla [[CIA]] e che la filiale italiana della Permindex, la "Centro Mondiale Commerciale", fosse in realtà «una creatura della CIA messa su come facciata per il trasferimento in Italia di fondi della CIA e dell'[[
Mentre le accuse del quotidiano furono ripubblicate nei giorni successivi da vari quotidiani legati ai partiti comunisti in [[Italia]] (''[[l'Unità]]'', 5 marzo), [[Unione Sovietica]] (''[[Pravda]]'', 7 marzo) e [[Francia]] (''[[L'Humanité]]'', 8 marzo), così come da alcuni giornali di sinistra in [[Grecia]] e [[Canada]],<ref name="Holland"/> il 6 marzo ''Paese Sera'' coinvolse nella questione anche l'imprenditore canadese [[Louis Bloomfield]], descrivendolo come «un agente americano che finge di essere un imprenditore dal Canada» e che ha «stabilito legami segreti a Roma con deputati della [[Democrazia Cristiana]] e dei partiti neo-fascisti».<ref>{{Cita|Dorril|p. 29}}.</ref> Il 18 marzo, infine, il quotidiano affermò che Shaw in persona organizzò il viaggio del Presidente Kennedy a [[Dallas]] (affermazione che poi si rivelò completamente falsa).<ref>{{Cita|Dorril|p. 30}}.</ref>
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