Impero sasanide: differenze tra le versioni
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|lingua ufficiale = [[Lingua pahlavi|Pahlavi (persiano medio)]]<ref name="dar99100">{{cita|Daryaee (2009)|pp. 99-100}}.</ref>
|lingua = [[Lingua pahlavi|Pahlavi (persiano medio)]], [[Lingua aramaica|aramaico]], [[Lingua greca|greco]]
|capitale principale = [[Istakhr]] <small>(224-226)</small><ref>{{cita web|url=https://www.iranicaonline.org/articles/ctesiphon|lingua=en|titolo=Ctesiphon|sito=Encyclopaedia Iranica|accesso=27 aprile 2022}}</ref><br/>[[Ctesifonte]] <small>(226-637)</small>
|capitaleAbitanti =
|capitaleAbitantiAnno =
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|forma di stato = [[Impero]]
|governo = [[Feudalesimo|monarchia feudale]]<ref>{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=k8mLAgAAQBAJ&pg=PT1091|p=1091|lingua=en|titolo=The World's Religions: Continuities and Transformations|autore=Peter B. Clarke|autore2=Peter Beyer|editore=Routledge|anno=2009|isbn=978-11-35-21099-1}}</ref>
|titolo capi di stato = ''[[Scià|
|elenco capi di stato = [[Sovrani della Persia#Impero sasanide (224 d.C. - 651 d.C.)|vedi elenco]]
|titolo capi di governo =
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|area geografica = [[Vicino Oriente]], [[Medio Oriente]], [[Asia centrale]]
|territorio originale = [[Persia]]
|superficie massima = 4.500.000 km²<ref>{{cita pubblicazione|lingua=en|autore=Peter Turchin|autore2=Jonathan M. Adams|autore3=Thomas D. Hall|titolo=East-West Orientation of Historical Empires|rivista=Journal of World-Systems Research|url=https://peterturchin.com/PDF/Turchin_Adams_Hall_2006.pdf|anno=dicembre 2006|volume=12|numero=2|pp=222-223|issn=1076-156X|accesso=27 aprile 2022|dataarchivio=14 settembre 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210914101602/https://peterturchin.com/PDF/Turchin_Adams_Hall_2006.pdf|urlmorto=sì}}</ref>
|periodo massima espansione = 622 d.C.
|popolazione = Da 90 a 160 milioni
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|altre religioni = [[Nestorianesimo]], [[ebraismo]]
|classi sociali = funzionari, sacerdoti, proprietari terrieri, guerrieri, artigiani, commercianti, contadini, schiavi
|stato precedente = {{simbolo|
|stato successivo = {{simbolo|Flag of Afghanistan (1880–1901).svg}} [[Califfato dei Rashidun|Califfato islamico]]
}}
L{{'}}'''Impero sasanide''', o '''sassanide''', fu un'entità politica istituita da [[Ardashir I]] in seguito alla caduta dell'[[Impero partico]] e alla sconfitta dell'ultimo re della [[Arsacidi di Partia|dinastia arsacide]], [[Vologase VI]].
Governato dalla [[sovrani della Persia|dinastia sasanide]], esso esistette dal 224
Nel corso del tempo, l'impero giunse a conquistare interamente il territorio degli odierni [[Iran]], [[Iraq]], [[Afghanistan]], [[Siria]] orientale, il [[Caucaso]] ([[Armenia]], [[Georgia]], [[Azerbaigian]] e [[Daghestan]]), [[Asia centrale]] sudoccidentale, parte della [[Turchia]], alcune regioni costiere della [[
La parentesi sasanide è considerata una delle più importanti e floride della [[storia della Persia]], in quanto corrispose a un momento di grande splendore per diverse aree di quella regione.<ref>{{cita|Hourani (2013)|p. 87}}.</ref> Più nel dettaglio, il periodo sasanide coincise con il picco dell'antica [[civiltà persiana]], la cui cultura influenzò considerevolmente anche la civiltà romana nella tarda antichità.<ref name="Bury_1923">{{cita|Bury (1923)|p. 109}}.</ref> Nel [[basso Medioevo]], l'influenza culturale dei Sasanidi si estese anche oltre i confini territoriali dell'impero, raggiungendo persino l'Europa occidentale,<ref name="dur158"/> l'[[Africa]],<ref>{{cita web|lingua=en|url=http://www.transoxiana.com.ar/0104/sasanians.html|autore=Matteo Compareti|numero=4|anno=luglio 2002|rivista=Transoxiana|titolo=Sasanians in Africa}}</ref> la [[Cina]] e l'[[India]].<ref>{{cita|Sarfaraz e Firuzmandi (1996)|pp. 329-330}}.</ref> È noto che [[Ctesifonte]], capitale dell'entità politica in esame, intrattenne rapporti pacifici con la [[dinastia Tang]] in Cina e con l'impero indiano; inoltre, giocò un ruolo fondamentale nella formazione dell'arte medievale sia europea sia asiatica.<ref name="saga">{{cita web|lingua=en|accesso=24 aprile 2022|url=http://www.artarena.force9.co.uk/sass2.htm|titolo=Iransaga: The art of Sassanians}}</ref> La cultura persiana gettò infine le basi per molti elementi della [[cultura islamica]], influenzando campi quali l'arte, l'architettura, la musica, la letteratura e la filosofia.<ref>{{cita|Zarinkoob (1999)|p. 305}}.</ref>
== Origine ed evoluzione del nome ==
Ufficialmente, l'entità politica in esame era conosciuta come
In ambito storico e accademico, resta comunque più comune la denominazione "Impero sasanide", che si deve al nome
▲Ufficialmente, l'entità politica in esame era conosciuta come impero degli iranici (in [[Lingua pahlavi|medio persiano]]: ''ērānšahr''; in [[lingua partica|partico]]: ''aryānšahr''); il termine è attestato per la prima volta nella [[Res Gestae Divi Saporis|Grande iscrizione di Sapore I]], dove il re che ne ordinò la costruzione afferma «Io sono il sovrano dell'Impero degli Iranici» (in medio persiano: ''ērānšahr xwadāy hēm'', in partico: ''aryānšahr xwadāy ahēm'').<ref>{{cita web|url=https://www.iranicaonline.org/articles/eran-eransah|titolo=Ērān, Ērānšahr|sito=Encyclopaedia Iranica|accesso=27 aprile 2022}}</ref>
▲In ambito storico e accademico, resta comunque più comune la denominazione "Impero sasanide", che si deve al nome a cui la dinastia regnante si rifaceva, ovvero Sasan, sacerdote del [[tempio di Anahita]], signore di Stakhr, governatore di Fars e padre di Papak (o Babak), al governo su una piccola città della Persia. Alcuni storici si sono riferiti all'impero sasanide anche come impero neo-persiano, rimarcando il fatto che fu il secondo impero iranico, dopo [[Impero achemenide|quello achemenide]], sviluppatosi partendo dalla regione di [[Provincia di Fars|Pars]] (''Persis''),<ref name="cor61">{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=83bnlWGrPdQC&pg=PA61|autore=Georges Corm|titolo=Storia del Medio Oriente: dall'antichità ai nostri giorni|editore=Editoriale Jaca Book|anno=2009|isbn=978-88-16-40876-0|p=61}}</ref> mentre altri storici si sono riferiti come terzo impero, in considerazione del fatto che dopo l'Impero achemenide, nella regione vi fu anche il dominio dei Parti, talvolta definito come regno ma altre come [[Impero partico]].<ref>{{Cita pubblicazione |url=https://www.fordham.edu/download/downloads/id/9673/fall_2017_lecture.pdf |autore=Patrick J. Ryan, S.J |titolo=Reformation: Jewish, Christian and Muslim experiences |capitolo=Introduction: when worlds collide |citazione=The third empire was that of the Sasanian Persians, predominantly Zoroastrian and monotheistic in their religious orientation... |p=4 |anno=2018}}</ref>
== Storia ==
La [[storia della Persia]] sasanide incominciò con [[Ardashir I]] che, dopo avere deposto l'ultimo [[Arsacidi di Partia|arsacide]] [[Vologase VI]], diventò [[Scià|
Alle porte del [[III secolo]], le province dell'Impero partico costituivano dei regni quasi autonomi dal potere degli [[Arsacidi di Partia|Arsacidi]] e la Persia, su cui regnava Gocir, era uno di questi.
Ardašir proclamò la sua dinastia erede di quella [[dinastia achemenide|achemenide]] e operò per annullare le influenze culturali [[Ellenismo|ellenistiche]] e ristabilire le antiche tradizioni della cultura persiana. Lo [[zoroastrismo]] divenne religione di Stato e i [[Magi (zoroastrismo)|
=== Origini (205-309) ===
==== Ardashir I ====
[[File:Ghal'eh Dokhtar2.jpg|miniatura|sinistra|upright=1.6|[[Dezh Dokhtar|
I resoconti che narrano la caduta dei Parti e l'ascesa dei Sasanidi sono discordanti,
Una volta diventato ''[[shahanshah|shāhanshāh]]'' (re),
[[File:AhuraMazda Ardeshir.jpg|miniatura|upright=1.4|sinistra|Fregio sasanide a [[Naqsh-e Rostam]] ([[Iran]]), raffigurante [[Ardashir I|Ardashīr I]] incoronato da [[Ahura Mazdā]] (a destra); la figura in piedi alle sue spalle è probabilmente il successore, suo figlio [[Sapore I]].]]
I fattori che contribuirono all'ascesa dei Sasanidi furono la lotta dinastica tra Artabano e [[Vologase VI]] per il trono dei Parti, che probabilmente permise ad
Negli anni successivi, nonostante delle rivolte che sconvolsero l'impero,
==== Sapore I ====
[[File:Bas relief nagsh-e-rostam al.jpg|miniatura|[[Bassorilievo]] sasanide a [[Naqsh-e Rostam]] raffigurante [[Sapore I]] (a cavallo) mentre fa prigioniero l'imperatore romano [[Valeriano]] (in piedi) e [[Filippo l'Arabo]] (
Il figlio di
[[File:HumiliationValerianusHolbein.jpg|miniatura|sinistra|L'umiliazione di Valeriano per opera di Sapore ([[Hans Holbein il Giovane]], 1521, [[Kunstmuseum Basel]]).]]
Sapore riprese presto la guerra, sconfiggendo i Romani a [[battaglia di Barbalisso|Barbalisso]] (252), ed espugnando e saccheggiando [[Antiochia di Siria|Antiochia]].<ref name="fry125"/><ref>{{cita|Southern (2001)|pp. 235-236}}.</ref> Le controffensive romane per opera dell'imperatore [[Valeriano]] si risolsero in una disfatta quando l'esercito romano fu sconfitto e assediato a [[Battaglia di Edessa|Edessa]] e Valeriano fu catturato da Sapore, rimanendo suo prigioniero per il resto dei suoi giorni. Sapore celebrò il suo trionfo facendo realizzare dei bassorilievi sulla roccia a [[Naqsh-e Rostam]] e [[Bishapur]], come anche un'iscrizione monumentale in persiano e greco nei pressi di [[Persepoli]]. Invase poi l'Anatolia (260), ma fu costretto al ritiro dopo avere subito delle sconfitte per mano dei Romani e del loro alleato palmireno [[Odenato]], perdendo il suo harem, catturato dai Romani, e tutti i territori romani che aveva occupato.<ref>{{cita|Frye (1993)|p. 126}}.</ref><ref>{{cita|Southern (2001)|p. 238}}.</ref>
Sapore promosse il commercio con l'[[India]] e l'[[penisola arabica|Arabia]] e fondò diverse città nei territori spopolati della [[Persia]], dove insediò immigranti dai territori romani, per lo più [[cristiani]] perseguitati in patria, ai quali lo scià garantiva la completa tolleranza religiosa.<ref name="zar207"/> Fu inoltre comprensivo nei confronti dei cristiani, anche se favorì particolarmente il [[manicheismo]], proteggendo [[Mani (teologo)|Mani]] (che in cambio gli dedicò uno dei suoi libri, lo ''Shabuhragan'') e inviando all'estero molti missionari manichei. Fece anche amicizia con un [[rabbino]] di Babilonia, [[Samuel di Nehardea|Samuel]]. Tale rapporto arrecò dei vantaggi alla comunità ebraica e permise loro un attimo di respiro dopo le leggi oppressive che erano state emanate contro di essi.<ref name="zar207"/>
==== Da Bahram I a Ormisda II ====
I successori di Sapore abbandonarono la precedente politica di tolleranza religiosa. Sotto la pressione dei [[Magi (zoroastrismo)|
Succedendo a [[Bahram III]] (che regnò brevemente nel 293) [[Narseh]] si imbarcò in un'altra guerra con i Romani. Dopo avere ottenuto un primo successo sul Cesare [[Galerio]] presso [[Callinicum]] nel 296, Narseh fu sconfitto decisamente. Infatti Galerio aveva ricevuto dei rinforzi provenienti dai Balcani, probabilmente nella primavera del 298.<ref name="bar18"/> Narseh non avanzò dall'Armenia e Mesopotamia, lasciando che fosse Galerio a condurre l'offensiva nel 298 con un attacco alla Mesopotamia orientale tramite l'Armenia. Narseh si ritirò in Armenia per scontrarsi con l'esercito di Galerio in condizioni per lui sfavorevoli: il terreno scosceso armeno era favorevole alla fanteria romana e sfavorevole alla cavalleria sasanide. Galerio vinse due battaglie consecutive contro Narseh.<ref name="bar18">{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=LGDjJK-JeSwC&pg=PA18|autore=Timothy David Barnes|titolo=Constantine and Eusebius|editore=Harvard University Press|anno=1981|isbn=978-06-74-16531-1|lingua=en|p=18}}</ref><ref name="pot293">{{cita libro|lingua=en|titolo=The Roman Empire at Bay, AD 180-395|autore=David S. Potter|edizione=2|editore=Routledge|anno=2014|isbn=978-11-34-69484-6|url=https://books.google.it/books?id=hGuGAgAAQBAJ&printsec=frontcover&vq=By+tire+is+perhaps&hl=it|p=293}}</ref>
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[[File:Caucasus 300 map alt de.png|miniatura|upright=1.5|Roma e l'Armenia suo vassallo intorno al 300, dopo la sconfitta di [[Narseh]].]]
Durante il secondo scontro le truppe romane catturarono l'accampamento di Narseh, il suo tesoro, il suo [[harem]] e sua moglie.<ref name="bar18"/><ref name="pot293"/> Galerio avanzò in [[Media (regione storica)|Media]]
Narseh aveva in precedenza inviato un ambasciatore a Galerio pregandolo che gli fosse restituita la moglie e i figli. I negoziati di pace cominciarono nella primavera del 299 e le condizioni di pace furono pesanti: la Persia avrebbe ceduto territori a Roma, rendendo il Tigri il confine tra i due imperi. Le altre condizioni furono che l'Armenia tornasse sotto dominazione romana, con il forte di Ziatha come suo confine; l'[[Regno di Iberia|Iberia caucasica]] ([[Arran (Azerbaigian)|Arran]]) sarebbe caduta sotto l'orbita di Roma; Nisibis, ora sotto dominio romano, sarebbe diventato l'unico centro di commercio tra la Persia e Roma; e Roma avrebbe esercitato il controllo sulle cinque satrapie tra il Tigri e l'Armenia: Ingilene, Sophanene ([[Regno di Sofene|Sofene]]), Arzanene ([[Aghdznik]]), [[Corduene]] e Zabdicene (vicino alla moderna [[Hakkâri]], Turchia).<ref>{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=e-GEDwAAQBAJ&pg=PT68|lingua=en|p=68|titolo=The Syriac World|autore=Daniel King|editore=Routledge|anno=2018|isbn=978-13-17-48211-6}}</ref>
Nel trattato che concluse la guerra, i Sasanidi cedettero cinque province a occidente del Tigri e accettarono di non interferire negli affari dell'Armenia e della Georgia.<ref>{{cita|Zarinkoob (1999)|p. 200}}.</ref> In seguito a questa sconfitta, Narseh abdicò e perì l'anno successivo, lasciando il trono sasanide a suo figlio, [[Ormisda II]]. Scoppiarono numerose rivolte e, se Ormisda II riuscì a sedare le ribellioni in Sistan e Kushan, non riuscì a porre sotto controllo i nobili e fu di conseguenza ucciso dai [[beduini]] nel 309.<ref>{{cita web|url=https://www.iranicaonline.org/articles/hormozd-ii|sito=Encyclopaedia Iranica|titolo=Hormozd II|accesso=26 aprile 2022}}</ref>
=== Espansione sotto Sapore II (309-379) ===
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[[File:Head of king Met 65.126.jpg|miniatura|Busto di [[Sapore II]] (al potere dal 309 al 379)]]
Come prima cosa, Sapore II condusse il suo piccolo ma disciplinato esercito a sud per respingere gli Arabi; li sconfisse e li cacciò dall'impero,
Sapore II marciò poi a est, ancora verso la Transoxiana, per combattere contro le tribù nomadi dell'Asia centrale: una volta surclassata la resistenza, annesse l'area conquistata all'impero sasanide.<ref name="blo421">{{cita|Blockley (1998)|p. 421}}.</ref> Completò inoltre la conquista dell'[[Afghanistan]], strappandolo ai [[Kushan]]a e si espanse a sud verso l'[[Penisola arabica|Arabia]].
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Sapore II, insieme al re nomade Grumbate, attaccò i Romani nel 359 ed espugnò in poco tempo gli insediamenti di confine di Singara e Amida. L'imperatore latino [[Flavio Claudio Giuliano|Giuliano]] (361-363) rispose penetrando in territorio sasanide e sconfiggendo l'esercito di Sapore a [[Battaglia di Ctesifonte|Ctesifonte]], ma si ritirò di fronte all'impossibilità di porre sotto assedio la capitale sasanide. La morte dell'imperatore in uno scontro di poca importanza determinò la fine del conflitto con un sostanziale nulla di fatto e il suo successore [[Gioviano]] (363-364) dovette cedere tutte le province che Roma aveva ottenuto nel 298, assieme a Nisibis e Singara.<ref name="Frye137-138">{{cita|Frye (1967)|pp. 137-138}}.</ref>
In politica religiosa Sapore II perseguitò i cristiani, una risposta questa alla cristianizzazione dell'impero romano che aveva invece inaugurato [[Costantino I]], ma anche gli eretici e gli apostati. Durante il suo dominio, fu inoltre completata la redazione dell'[[Avestā]], i testi sacri
=== Periodo intermedio (379-498) ===
[[File:Folio from a Khamsa-c.jpg|miniatura|[[Bahram V]] favorì la fioritura della poesia e nella [[letteratura persiana]]. "Bahram e la principessa indiana nel padiglione nero", dipinto di una ''
Dalla morte di Sapore II fino alla prima incoronazione di [[Kavad I]] (488-531) la Persia conobbe un periodo di stabilità con un periodo di pace quasi ininterrotta con l'Impero romano d'oriente (meglio conosciuto come [[
Alla sua morte, nel 379, Sapore II lasciò un potente impero al fratellastro [[
Il figlio di Bahram IV, [[Yazdgard I]] (399-421), andò spesso paragonato a [[Costantino I]]. Come lui era forte sia nel fisico sia nella diplomazia. Come la sua controparte romana Yazdgard I era opportunista. Come Costantino il Grande, Yazdgard I fu tollerante verso tutte le religioni, anche quelle in passato perseguitate dai suoi predecessori. Fermò le persecuzioni contro i cristiani e punì i nobili e i sacerdoti che li perseguitavano. Il suo regno fu un periodo di pace relativa ed ebbe buoni rapporti con Roma, avendo sposato inoltre una principessa ebrea che gli diede un figlio, Narsi.<ref>{{cita web|url=https://www.britannica.com/biography/Yazdegerd-I|lingua=en|titolo=Yazdegerd I|sito=[[Encyclopedia Britannica]]|accesso=27 aprile 2022}}</ref>
[[File:HormizdI.jpg|miniatura|sinistra|Moneta di [[Ormisda I]], coniata nel [[Khorasan]].]]
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Durante questa guerra Yazdgard II divenne sospettoso dei cristiani presenti nelle sue strutture militari e li espulse dall'esercito e dalla politica. Perseguitò poi i cristiani e, seppur di meno, gli [[ebrei]].<ref name="zar219">{{cita|Zarinkoob (1999)|p. 219}}.</ref> Per ristabilire lo zoroastrismo in Armenia sconfisse i cristiani armeni ribelli nella [[Battaglia di Avarayr|battaglia di Vartanantz]] del 451. Gli Armeni rimasero, nonostante tutto, per la maggior parte cristiani. In seguito combatté nuovamente i Kidariti fino alla sua morte nel 457.
Salì al trono [[Ormisda III]] (457-459), il figlio più giovane di Yazdgard II. Durante il suo breve regno dovette combattere il fratello maggiore [[Peroz]], che godeva dell'appoggio della nobiltà e degli Eftaliti in [[Battria]].<ref name="zar219"/> Venne ucciso da suo fratello Peroz nel 459.
All'inizio del [[V secolo]] gli [[Eftaliti]] (Unni bianchi), insieme con altre tribù nomadi, attaccarono la Persia. In un primo momento [[Bahram V]] e [[Yazdgard II]] inflissero loro decisive sconfitte e riuscirono a cacciarli dall'impero, ma alla fine del V secolo gli Unni ripresero le ostilità e sconfissero Peroz I (457-484) nel 483. In seguito a questa vittoria gli Unni invasero e saccheggiarono parti della Persia orientale per due anni. I Sasanidi per alcuni anni dovettero pagare pesanti tributi agli Eftaliti. Questi attacchi resero instabile il regno. [[Peroz I]] provò di nuovo a scacciare gli invasori, ma lungo la via per Herat egli e il suo esercito furono colti in un'imboscata nel deserto dagli Unni, che uccisero presumibilmente in battaglia Peroz I (il suo corpo non fu mai trovato) e annientarono l'esercito persiano.<ref name="mcd305">{{cita|McDonough (2011)|p. 305}}.</ref><ref name="sch136141">{{cita web|lingua=en|autore=Nikolaus Schindel|anno=2013|url=https://www.iranicaonline.org/articles/kawad-i|titolo=Kawād I ii. Coinage|sito=Encyclopaedia Iranica|volume=XVI, fasc. 2|pp=141-143}}</ref><ref name="pay287">{{cita libro|lingua=en|autore=Richard Payne|anno=2015|capitolo=The Reinvention of Iran: The Sasanian Empire and the Huns|titolo=The Cambridge Companion to the Age of Attila|editore=Cambridge University Press|url=https://www.academia.edu/8586255/The_Reinvention_of_Iran_The_Sasanian_Empire_and_the_Huns|pp=287-288|isbn=978-1-107-63388-9}}</ref><ref name="pot295">{{cita libro|url=https://www.cambridge.org/core/books/abs/empires-and-exchanges-in-eurasian-late-antiquity/sasanian-iran-and-its-northeastern-frontier/4CF2034B2D0847B90BD7C559A24B0247|autore=Daniel T. Potts|lingua=en|anno=2018|capitolo=Sasanian Iran and its northeastern frontier|titolo=Empires and Exchanges in Eurasian Late Antiquity|editore=Cambridge University Press|p=295|isbn=978-13-16-14604-0}}</ref> In seguito a questo successo, gli Eftaliti avanzarono fino alla città di [[Herat]], gettando temporaneamente l'impero nel caos, prima che un persiano della famiglia di Karen, Zarmihr (o Sokhra), restaurasse qualche parvenza di ordine.<ref name="mcd305"/><ref name="sch136141"/><ref name="pay287"/><ref name="pot295"/> Elevò al trono [[Balash]], uno dei fratelli di Peroz I, ma la minaccia unna persistette fino al regno di [[Cosroe I]]. Balash (484-488) era un monarca mite e generoso, tollerante con i cristiani; tuttavia non condusse nessuna campagna contro i nemici dell'impero, in particolare gli Unni bianchi. Balash, dopo un regno di quattro anni, fu accecato e deposto dai magnati, e al trono fu elevato suo nipote Kavad I.<ref name="mcd305"/><ref name="sch136141"/><ref name="pay287"/><ref name="pot295"/>
[[Kavad I]] (488-531) fu un energico riformista; ''in primis'', diede l'appoggio alla setta fondata da [[Mazdak]], figlio di Bamdad, che pretendeva che i ricchi dovessero dividere le proprie mogli e la propria fortuna con i poveri. La sua intenzione era evidentemente, tramite l'adozione della dottrina di Mazdak, di minare il potere dei magnati e dell'aristocrazia in ascesa. Tali riforme gli costarono però caro a causa della risultante impopolarità tra i ceti danneggiati: fu deposto e imprigionato nel "Castello dell'Oblio" a [[Susa (città antica)|Susa]], e suo fratello minore Jāmāsp (Zamaspes) fu elevato al trono nel 496. Kavad I, tuttavia, riuscì a fuggire nel 498, rifugiandosi presso il re degli Unni bianchi.<ref>{{cita|Daryaee (2009)|p. 27}}.</ref>
[[Jāmāsp]] (496-498) fu posto sul trono sasanide dai membri della nobiltà che avevano deposto il fratello. Egli fu un re buono e mite, che ridusse le tasse per migliorare le condizioni di vita di contadini e indigenti. Aderiva inoltre alla religione zoroastriana ufficiale, al contrario di Kavad I, il quale, abbracciando la fede di una setta eretica dello zoroastrismo, perse il trono e la libertà. Il suo regno, però, fu breve e terminò quando Kavad I, alla testa di un grande esercito messogli a disposizione dal re degli Eftaliti, ritornò alla capitale dell'impero. Jāmāsp si rassegnò di fronte alla forza dell'esercito di Kavad I e restituì il trono al fratello. Nessun'altra menzione di Jāmāsp è fatta nelle fonti dopo la restaurazione di Kavad I, ma, secondo diversi studiosi, è possibile che sia stato perdonato e quindi trattato con riguardo alla corte di suo fratello.<ref name="iranologie">{{cita web|url=http://www.iranologie.com/history/history5.html|titolo=Iranologie History of Iran, Chapter V: Sasanians|accesso=24 accesso 2022|lingua=en|sito=Iranologie.com|autore=Khodadad Rezakhani|dataarchivio=6 febbraio 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140206060011/http://www.iranologie.com/history/history5.html|urlmorto=sì}}</ref>
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[[File:Asia 500ad.jpg|miniatura|sinistra|upright=1.4|L'Impero sasanide nel 500. La mappa mostra anche i confini del Khanato degli [[Eftaliti]] e l'[[Impero bizantino]].]]
Il secondo periodo d'oro cominciò con il secondo regno di Kavad I. Per pagare i tributi agli [[Eftaliti]] l'imperatore Kavad I chiese un prestito ai [[Bizantini]]. Al rifiuto dell'imperatore bizantino, [[Kavad I]] decise di incominciare una nuova guerra contro i Bizantini (o Romani d'Oriente). Con il supporto dei Eftaliti, nel 502 l'[[esercito sasanide]] prese Teodosiopoli ([[Erzurum]]) nella moderna Turchia, ma la riperse subito dopo. Nel 503 prese [[Diyarbakır|Amida]] (attuale Diyarbakır) sul Tigri. Nel 504 un'invasione dell'Armenia da parte degli
Nel 521 o 522 Kavad perse il controllo della [[Lazica]], che era diventata fedele ai Romani d'Oriente; un tentativo da parte degli [[Regno di Iberia|Iberiani]] nel 524-525 di fare lo stesso fece scoppiare una guerra tra l'impero romano d'Oriente e la Persia. Nel 527 un'offensiva bizantina contro [[Nisibis]] venne respinta e i tentativi di fortificare le posizioni vicino alla frontiera vennero ostacolati. Nel 530 Kavad mandò un esercito comandato da Firouz il Mirrane ad attaccare l'importante città bizantina di confine di [[Dara]].<ref name="zar229"/> L'esercito sasanide si scontrò con l'esercito bizantino condotto dal generale [[Belisario]], e sebbene fosse superiore in numero, fu sconfitto nella [[battaglia di Dara]]. Nello stesso anno, un secondo esercito persiano condotto da Mihr-Mihroe venne sconfitto a Satala dai Bizantini comandati da [[Sitta (generale bizantino)|Sitta]] e [[Doroteo (magister militum)|Doroteo]], ma nel 531 un esercito persiano, appoggiato da un contingente [[Lakhmidi|lakhmide]] condotto da [[Al-Mundhir III ibn Imru' al-Qays|al-Mundhir III]], sconfisse Belisario nella [[battaglia di Callinicum]] e nel 532 fu concluso un trattato di pace "eterna".<ref name="zar229">{{cita|Zarinkoob (1999)|p. 229}}.</ref> Sebbene non fosse riuscito a liberarsi dal giogo degli Eftaliti, Kavad riuscì a riportare l'ordine nello Stato con alcuni provvedimenti di politica interna, combatté con successo i Romani d'Oriente e fondò alcune città.
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[[File:ChosroesHuntingScene.JPG|miniatura|Scena di caccia su un piatto d'argento dorato raffigurante l'imperatore [[Cosroe I]].]]
Alla morte di [[Kavad I]] salì al trono il figlio [[Cosroe I]] (Kusraw), anche conosciuto come Anushirvan ("anima immortale"), che regnò tra il 531 e il 579. È il più celebrato dei re sasanidi. Cosroe I è meglio noto per le sue riforme del governo sasanide. Introdusse un sistema di tassazione razionale e cercò di incrementare il gettito fiscale dell'impero. Mentre in precedenza i grandi signori feudali provvedevano da sé per l'equipaggiamento del proprio esercito, Cosroe I introdusse un nuovo tipo di soldati, i ''dehkan'' o "cavalieri", <!--"Cavaliere" si dice ''Asvar'' e "dehkan" è forse confuso con il "dehqan" sotto descritto ''dehkan''<--> pagati ed equipaggiati dal governo centrale<ref name="hai">{{cita web|url=http://www.fordham.edu/halsall/med/fryehst.html|accesso=24 aprile 2022|lingua=en|autore=Richard Frye|titolo=The History of Ancient Iran|dataarchivio=2 settembre 2006|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20060902025020/http://www.fordham.edu/halsall/med/fryehst.html|urlmorto=sì}}</ref> e dalla burocrazia, legando l'esercito e la burocrazia più saldamente al governo centrale che non verso i signori locali.<ref>{{cita web|url=http://www.iranchamber.com/history/articles/reforms_of_anushirvan.php|accesso=24 aprile 2022|titolo=History of Iran|lingua=en|capitolo=The Reforms of Khosrow Anushirvan (The Immortal Soul)|autore=Richard Frye}}</ref>
Sebbene l'[[imperatore bizantino]] [[Giustiniano I|Giustiniano]] (527-565) avesse pagato 440.000 pezzi d'oro per mantenere la pace nel 540, Cosroe I ruppe la "pace eterna" del 532 e invase la Siria, dove saccheggiò la città di Antiochia deportandone la popolazione in Persia. A questo seguirono altri successi: nel 541 [[Lazica]] ritornò in mano persiana, e nel 542 un'offensiva bizantina in [[Armenia]] fu sconfitta ad Anglon. Una tregua di cinque anni firmata nel 545 venne interrotta nel 547 quando Lazica ritornò in mano bizantina; la guerra venne ripresa, ma rimase limitata alla zona di Lazica, che venne conservata dai Bizantini quando la pace fu conclusa nel 562.<ref>{{cita|Daryaee (2009)|pp. 30-31}}.</ref>
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[[File:Justinian Byzanz.png|miniatura|upright=1.4|sinistra|Gli imperi bizantino e sasanide nel 500, un secolo prima della conquista islamica.]]
Intorno al 570, Ma'
Il regno di Cosroe I è caratterizzato dall'ascesa dei [[dehqan]] (letteralmente, "signori dei villaggi"), la nobiltà di proprietari terrieri che costituivano l'ossatura della tarda amministrazione provinciale sasanide e del sistema di raccolta delle imposte.<ref name="Chamber">{{cita web|url=https://www.iranchamber.com/history/sassanids/sassanids.php|titolo=Iran Chamber Society: ''The Sassanid Empire, 224-642 CE''|lingua=en|accesso=22 aprile 2022}}</ref> Cosroe I in politica edilizia abbellì la sua capitale di nuovi fastosi monumenti, fondò nuove città, e costruì nuovi edifici. Ricostruì i canali e rifornì le fattorie distrutte nel corso delle guerre. Costruì forti fortificazioni presso i passi e collocò tribù suddite in città scelte con attenzione sulla frontiera in modo che agissero come guardiani contro gli invasori. Fu tollerante con tutte le religioni, anche se decretò che il [[zoroastrismo]] sarebbe stata la religione di Stato ufficiale, e non se la prese quando uno dei suoi figli si convertì al cristianesimo.
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[[File:Sassanid Empire 620.png|miniatura|L'Impero sasanide al suo apogeo.]]
Alla morte di Cosroe I, salì al trono [[Ormisda IV]] (579-590). La guerra con i Bizantini continuò fino a quando il generale [[Bahram Chobin]], messo da parte e umiliato da Ormisda, organizzò una rivolta nel 589.<ref name="dar3133">{{cita|Daryaee (2009)|pp. 31-33}}.</ref> L'anno successivo Ormisda venne assassinato e gli successe al trono il figlio [[Cosroe II]] (590-628), ma il cambio di re non riuscì a placare l'ira di Bahram, che sconfisse Cosroe, costringendolo a rifugiarsi in territorio bizantino e salendo al trono come Bahram VI. Con l'aiuto di truppe fornitegli dall'imperatore bizantino [[Maurizio (imperatore)|Maurizio]] (582-602) Cosroe II riuscì a ottenere una vittoria decisiva sull'esercito di Bahram a [[Gazaca|Ganzak]] (591), riuscendo così a ritornare al potere.<ref name="dar3133"/> In cambio dell'aiuto di Maurizio, Cosroe dovette cedere ai Bizantini tutti i territori occupati dai persiani durante la guerra, l'[[Armenia]] e l'[[Regno di Iberia|Iberia orientale]]. La nuova pace permise a entrambi gli imperi di occuparsi degli altri fronti: Cosroe espanse la frontiera orientale dell'Impero sasanide, mentre Maurizio ripristinò il controllo bizantino, minacciato da [[Slavi]] ed [[Avari]] nei [[Penisola balcanica|Balcani]].<ref name="dar3133"/>
Quando Maurizio venne deposto e ucciso dall'usurpatore [[Foca (imperatore)|Foca]] (602-610) nel 602 Cosroe II usò l'omicidio del suo benefattore come pretesto per incominciare una nuova invasione. Approfittando della guerra civile a Bisanzio, Cosroe II conquistò la [[Siria]] e [[Antiochia di Siria|Antiochia]] nel 611.<ref name="dar33">{{cita|Daryaee (2009)|p. 33}}.</ref> Nel 613 i Bizantini, guidati dall'imperatore Eraclio (610-641), contrattaccarono ma furono sconfitti presso Antiochia dai generali sasanidi [[Shahvaraz]] e [[Shahin]]. [[Gerusalemme]] cadde nel 614, [[Alessandria d'Egitto|Alessandria]] nel 619 e il resto dell'[[Egitto]] nel 621. Il sogno sasanide di restaurare l'[[Impero achemenide]] stava quasi per realizzarsi, mentre l'[[Impero bizantino]] appariva sull'orlo del collasso.<ref name="dar33"/>
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[[File:E3 7 1 2c oriental coins.jpg|miniatura|La regina [[Boran]], figlia di [[Cosroe II]], l'ultima donna e una degli ultimi sovrani della dinastia sasanide, 630.]]
All'espansione sotto Cosroe II seguì però il declino. L'imperatore bizantino [[Eraclio I|Eraclio]] (610-641) aveva infatti riorganizzato il suo esercito e aveva contrattaccato. Tra il 622 e il 627 Eraclio combatté i Persiani in [[Anatolia]] e nel [[Caucaso]], infliggendo una serie di sconfitte all'esercito sasanide comandato da Cosroe, [[Shahvaraz]], [[Shahin]] e Shahraplakan, saccheggiando il grande tempio [[
L'impatto delle vittorie di Eraclio, della devastazione dei territori più ricchi dell'Impero sasanide e le umilianti distruzioni di Ganzak e Dastagerd aveva fatalmente fatto perdere a Cosroe il suo prestigio e il supporto datogli dall'aristocrazia sasanide, e nei primi mesi del 628 venne deposto e assassinato da suo figlio [[Kavad II]] (628), che pose immediatamente fine alla guerra, accettando di ritirarsi da tutti i territori occupati. Nel 629, Eraclio riportò la [[Vera Croce]] a [[Gerusalemme]] nel corso di una sontuosa cerimonia.<ref>{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=WmlwDwAAQBAJ&pg=PT231|p=231|titolo=Gerusalemme|autore=Simon Sebag Montefiore|editore=Edizioni Mondadori|anno=2018|isbn=978-88-52-09050-9}}</ref> Kavad morì in pochi mesi e alla sua morte seguì il caos ed una guerra civile. Nei quattro anni successivi si succedettero ben cinque re, incluse due figlie di Cosroe II e [[Shahvaraz]], e l'impero sasanide si indebolì considerevolmente. Il potere, prima detenuto dalle autorità centrali, passò nelle mani dei generali.<ref name="Chamber"/>
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Nella primavera del 632 salì al trono un nipote di Cosroe I, [[Yazdgard III]]. Nello stesso anno gli [[Arabi]], uniti dall'[[Islam]], fecero le prime incursioni nel territorio sasanide. Anni di guerra continua avevano indebolito sia i Bizantini sia i Sasanidi. I Sasanidi vennero indeboliti anche da una crisi economica, da tasse elevate, malcontento religioso, rigida [[stratificazione sociale]], ascesa dei proprietari terrieri provinciali e un rapido susseguirsi di re. Questi fattori facilitarono la [[conquista islamica della Persia]].<ref>{{cita libro|lingua=en|url=https://books.google.it/books?id=TT7xBQAAQBAJ&pg=PA26|p=26|titolo=Chain Reaction and Chaos: Toward Modern Persia|autore=Sadegh Shajari|editore=University Press of America|anno=2014|isbn=978-07-61-86522-3}}</ref>
Yazdgard era un ragazzo alla mercé dei suoi consiglieri ed era incapace di unire un paese vasto sbriciolatosi in piccoli regni feudali, nonostante i Bizantini, impegnati a respingere gli attacchi arabi, non fossero più una minaccia.<ref name="dar3638">{{cita|Daryaee (2009)|pp. 36-38}}.</ref> Il primo scontro tra Sasanidi ed Arabi avvenne nella [[battaglia del Ponte]] nel 634 e venne vinto dai Sasanidi; tuttavia gli Arabi non si arresero e poco dopo le truppe disciplinate di [[Khalid ibn al-Walid]], generale dell'esercito arabo, sconfissero l'esercito persiano comandati dal generale [[Rostam Farrokhzād]] nelle pianure di [[Battaglia di al-Qadisiyya|al-
In cinque anni la maggior parte del territorio sasanide venne annesso al [[Califfato dei Rashidun|Califfato islamico]]. Con l'assassinio di [[Yazdgard III]] a [[Merv]] nel 651 si concludeva la storia dei Sasanidi e incominciava quella della Persia islamica.<ref name="dar3638"/>
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== Politica ==
=== Ordinamento dello Stato ===
====
{{vedi anche|Sovrani sasanidi}}
[[File:Sasanid Plate, Azerbaijan Museum, Tabriz, Iran.jpg|upright=0.9|miniatura|Piatto raffigurante un re sasanide è conservato nel Museo dell'Azerbaigian di [[Tabriz]], in [[Iran]].]]
I Sasanidi stabilirono un impero all'incirca all'interno le frontiere del precedente impero dei [[impero partico|Parti Arsacidi]], con capitale [[Ctesifonte]], città della provincia di
shāhanshāh
Quando il re usciva in pubblico, restava all'interno di una tenda e aveva davanti a sé alcuni dei suoi uomini, il cui compito era quello di tenere le masse lontane da lui e per spianare la strada.<ref name="dar41"/><ref name="mor92">{{cita|Morony (2005)|p. 92}}.</ref> Quando qualcuno giungeva al cospetto del re, si soleva prostrarsi dinanzi a lui (''[[proskýnesis]]''). Le guardie reali erano conosciute con il nome di ''pushtigban''. In altre occasioni, la massima autorità era protetta da un gruppo numericamente consistente di guardie del palazzo, i ''darigan''.<ref name="mor92"/> Entrambi questi gruppi erano arruolati dalle famiglie reali dell'impero sasanide ed erano sottoposte al comando dell{{'}}''hazarbed'', direttamente responsabile della sicurezza del re, dell'ingresso del palazzo reale, della presentazione dei visitatori e infine destinatario di comandi militari o all'occorrenza negoziatore.<ref name="mor92"/> L{{'}}''hazarbed'' venne autorizzato in alcuni casi a operare come boia reale.<ref name="mor92"/> Durante il [[Nawrūz]] (Capodanno iraniano) e il Mihragan (giorno dedicato alla festività della divinità zoroastriana Mihr), il re soleva tenere un discorso.<ref name="dar42"/>
Le regine sasanidi detenevano il titolo di ''Banebshenan banebshen'' ("regina delle regine"). In condizioni ordinarie, la successione al trono era ereditaria, ma poteva essere trasferita dal re a un figlio più giovane piuttosto che al primogenito; in due casi estremi il potere supremo passò alle regine. Quando non vi era un erede diretto, i nobili e i prelati si preoccupavano di scegliere la nuova massima autorità, ma la loro scelta era ristretta ai membri della famiglia regale.<ref>{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=o9WLDwAAQBAJ&pg=PT66|p=66|lingua=en|titolo=Decline and Fall of the Sasanian Empire: The Sasanian-Parthian Confederacy and the Arab Conquest of Iran|autore=Parvaneh Pourshariati|editore=Bloomsbury Publishing|anno=2017|isbn=978-17-86-72981-1}}</ref>
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[[File:"Khusrau Parviz before his Father Hurmuzd (?)", Folio from a Shahnama (Book of Kings) MET DP215844.jpg|miniatura|sinistra|Miniatura del [[XV secolo]] tratta dallo ''[[Shāh-Nāmeh]]'' che raffigura [[Ormisda IV]] sul trono assieme alla sua corte]]
I re tenevano sempre in grande considerazione i consigli dei loro ministri, i quali lo affiancavano nella politica interna ed estera. Lo storico musulmano [[Mas'udi|Masʿūdī]] lodò l'impero parlando di un'«eccellente amministrazione dei re
La nobiltà sasanide, unico ceto che accedeva alla corte, si componeva di un misto di vecchi clan partici, famiglie aristocratiche persiane e dei territori sottomessi. Dopo la dissoluzione della dinastia dei Parti, emersero tante nuove famiglie nobili, malgrado alcuni membri degli allora dominanti [[Sette grandi casati partici|sette casati partici]] conservarono comunque il loro spessore sociale. Alla corte di Ardashir I, le storiche famiglie arsacidi del [[casato di Karen]] e del [[Surena|casato di Suren]] detenevano posizioni di grande prestigio, analogamente ad alcune famiglie persiane, i
==== Pubblica amministrazione ====
A livello locale, il territorio risultava gestito da diversi governatori più o meno affiliati alla corona noti come ''shahrdaran'' (sing. ''shahr''), direttamente sotto il controllo dello ''
In generale, i ''[[wuzurgan]]'' legati alle famiglie di origini persiane detenevano le posizioni più potenti nell'amministrazione imperiale, incluso il governo delle province di frontiera (''[[marzban]]''). La maggior parte di queste posizioni aveva un suo valore patrimoniale, con il risultato che poteva essere comprata, ma altri incarichi rimasero inaccessibili e destinati a essere ricoperti da una singola famiglia per generazioni. A questa classe di marchesi di rango più elevato si concedeva il possesso di un trono d'argento, mentre a quelli delle province di frontiera più strategiche, come il [[Caucaso]], se ne assegnava uno d'oro.<ref>{{cita|Nicolle (1996)|p. 10}}.</ref> Nelle campagne militari, i ''marzban'' regionali potevano essere considerati marescialli di campo, mentre gli ''[[spahbod]]'' minori potevano impartire ordini a un esercito in via supplementare.<ref>{{cita|Nicolle (1996)|p. 14}}.</ref>
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{{Div col|dim=350px}}
* [[Asuristan]], [[Ctesifonte]]
* [[Maishan]], [[Babilonia (città antica)|Babilonia]]
* Mada, [[Hamadan]]
* [[Atropatene]] (Armenia, Erivan)
* [[Balasagan]], [[Salmas]]
* [[Adiabene]] (Alta Mesopotamia, [[Nusaybin|Nisibi]])
*
* Dailem,
* [[Padishkhwargar]]
* Anzan o [[Susiana]], Tushter
* [[Provincia di Fars|Fars]], [[Shiraz]]
* Elimais, Istakr
* Gerrha
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* Gandara
* Jusgian o Bakhtr, Balkh
* [[Kushanshahr]], Kashgar
*
* Khwarezvn
* Parthia
* Khorassan, [[Merv]]
*
{{Div col end}}
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I ''paygan'' costituivano la maggior parte della fanteria sassanide e venivano spesso reclutati dalla popolazione contadina. Ogni unità era guidata da un ufficiale chiamato ''paygan-salar'', ovvero "comandante di fanteria", e questi perseguivano essenzialmente il compito di sorvegliare il convoglio degli approvvigionamenti, obbedire all'occorrenza agli ordini dell{{'}}''asvaran'', un militare di grado superiore, rinforzare le mura, le fortificazioni e supervisionare la realizzazione di trincee.<ref name="far23">{{cita|Farrokh e Frye (2009)|p. 23}}.</ref>
[[File:Sassanid army helmet by Nickmard Khoey.jpg|miniatura|Elmo
Coloro che prestavano servizio nella fanteria erano dotati di scudi e lance. Per rinfoltire le proprie armate, i sassanidi si avvalsero degli uomini che giungevano dalla Media (nord-ovest dell'odierno Iran) e dal [[Daylam]]. I Medi fornivano all'esercito sassanide giavellotti, frombolieri e fanteria pesante di alta qualità. La fanteria iraniana è descritta da [[Ammiano Marcellino]] come «equipaggiata allo stesso modo dei gladiatori» e «obbedisce agli ordini con tanto ardore».<ref>{{cita libro|lingua=en|titolo=History of Civilizations of Central Asia: The crossroads of civilizations, A.D. 250 to 750|autore=Ahmad Hasan Dani|autore2=B.A. Litvinsky|editore=UNESCO|isbn=978-92-31-03211-0|anno=1996|url=https://books.google.it/books?id=883OZBe2sMYC&pg=PA52|p=52}}</ref> I
==== Marina ====
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A differenza dei Parti, i Sasanidi concepirono delle macchine d'assedio abbastanza avanzate. Lo sviluppo delle armi d'assedio fu un'arma utile durante i conflitti con Roma, in cui il successo dipendeva dalla capacità di impadronirsi di città e di altri siti fortificati; al contrario, i Sasanidi svilupparono anche una serie di tecniche per difendere le proprie roccaforti dagli attacchi.<ref name="far4"/> Benché la cavalleria dei Parti aveva numerose analogie con quelle dei Sasanidi, questi ultimi si munivano di lance anziché di archi.<ref name="far4">{{cita libro|lingua=en|url=https://books.google.it/books?id=nJ0eDAAAQBAJ&pg=PA4|titolo=Sassanian Elite Cavalry AD 224-642|autore=Kaveh Farrokh|editore=Bloomsbury Publishing|anno=2012|isbn=978-17-82-00908-5}}</ref> La descrizione dello storico romano Ammiano Marcellino della cavalleria dei clibanari di Sapore II mostra chiaramente quanto fosse pesantemente equipaggiata e come solo una parte si munisse delle lance:
{{citazione|
I cavalieri non impiegavano una staffa, preferendo al suo posto una sella da guerra che aveva una paletta sul retro e due morsetti di protezione che si curvavano sulla parte superiore delle cosce del cavaliere. Ciò consentiva ai guerrieri di rimanere in sella in ogni momento durante la battaglia, specialmente durante gli scontri violenti.<ref name="shasa">{{cita web|autore=A. Shapur Shahbazi|lingua=en|titolo=History of Iran: Sassanian Army|url=http://www.iranchamber.com/history/sassanids/sassanian_army.php|accesso=24 aprile 2022}}</ref>
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==== Ruolo dei sacerdoti ====
Il rapporto tra sacerdoti e guerrieri rivestiva una grande importanza, perché il concetto di Ērānshahr era ampiamente ripreso anche dai chierici. Senza questo legame, alcuni storici immaginano che l'
== Diplomazia ==
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=== Tribù nomadi ===
Nell'Arabia meridionale e centrale, le tribù dei [[Beduini]] effettuarono incursioni saltuarie in territorio sasanide. Il [[Lakhmidi|regno di
[[File:Derbent winter.jpg|miniatura|sinistra|La fortezza sasanide di [[Derbent]], nel [[Daghestan]], in [[Russia]]. Dal 2003 rientra nell'elenco dei patrimoni mondiali redatto dall'[[UNESCO]].]]
Nel nord, i [[Cazari]] e il [[Khaganato turco occidentale]] assaltavano frequentemente le province settentrionali dell'
Sul lato orientale del Mar Caspio, i Sasanidi eressero la [[grande muraglia di Gorgan]], una struttura difensiva lunga 200
=== Axum ===
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Nel 522, prima del regno di Cosroe, un gruppo di [[Regno di Axum|Axumiti]] monofisiti guidò un attacco contro [[Himyar]], la potenza dominante dell'Arabia meridionale. Il capo arabo locale riuscì a resistere all'attacco ma chiese aiuto ai Sasanidi, mentre gli Axumiti si rivolsero successivamente ai Bizantini per chiedere aiuto. Gli Axumiti inviarono un'altra forza attraverso il [[Mar Rosso]] e questa volta uccisero con successo il capo arabo e lo rimpiazzarono con un loro fantoccio nella regione.<ref name="lea119120">{{cita libro|lingua=en|pp=119-120|url=https://books.google.it/books?id=Ak5JAgAAQBAJ&pg=PA119|titolo=Arabia Before Muhammad|autore=De Lacy O'Leary|editore=Routledge|anno=2013|isbn=978-11-36-37573-6}}</ref>
Nel 531, l'imperatore [[Giustiniano]] suggerì agli Axumiti in [[Yemen]] che avrebbero dovuto escludere i
Compiendo un'analisi completa del contesto, Giustiniano fu in via diretta responsabile della presenza marittima sassanide nello Yemen. Non avendo fornito supporto agli arabi yemeniti, Cosroe poté aiutare Ma'
=== Cina ===
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Allo stesso modo dei Parti, anche l'impero sasanide intrattenne relazioni estere frequenti con la [[Cina]], in quanto gli ambasciatori persiani si recavano spesso in quell'area. Alcuni documenti cinesi riferiscono di sedici ambasciate sassanidi attive in Cina dal 455 al 555.<ref>{{cita libro|autore=S. Kuwayakama|lingua=en|titolo=Across the Hindukush of the First Millennium|anno=2002 |editore=Università di Kyoto|p=129|accesso=25 aprile 2022|url=https://core.ac.uk/download/pdf/39251127.pdf}}</ref> In termini di scambi, il commercio terrestre e marittimo con la Cina appariva importante tanto per l'impero sasanide che per la controparte. La scoperta di un gran numero di monete sassanidi nella Cina meridionale conferma l'affollamento delle rotte commerciali marittime.<ref name="cir">{{cita web|url=https://www.iranicaonline.org/articles/china-xv-the-last-sasanians-in-china|sito=Encyclopædia Iranica|lingua=en|titolo=Chinese-Iranian relations|accesso=27 aprile 2022}}</ref>
[[File:Zhigongtu (Persia).jpg|verticale|miniatura|sinistra|Ambasciatore persiano presso la corte cinese dell'imperatore Yuan di Liang nella sua capitale [[Jingzhou]] nel 526-539 d.C., con testo
In diverse occasioni, i monarchi sassanidi inviarono i loro più talentuosi musici e ballerini persiani alla corte imperiale di [[Luoyang]] quando al potere vi erano le dinastie [[Dinastia Jìn|Jìn]] e [[Wei del nord]], così come a [[Chang'an]] durante la parentesi dei [[Dinastia Sui|Sui]] e dei [[Dinastia Tang|Tang]]. Entrambi gli imperi trassero beneficio dagli scambi avvenuti tramite la [[via della seta]] e condividevano un interesse comune nel preservare e proteggere quella fondamentale rotta. Collaborando per la protezione delle rotte commerciali attraverso l'Asia centrale, le due controparti costruirono degli avamposti nelle aree di confine per proteggere le carovane dalle tribù nomadi e dai banditi.<ref name="cir"/>
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[[File:Foreigner on ceiling of Cave 1at Ajanta Caves photograph and drawing.jpg|miniatura|Dignitario straniero che beve vino sul soffitto della grotta 1, [[grotte di Ajanta]]. L'opera ritrae forse l'ambasciata sasanide presso il re indiano Pulakesi II (610-642).<ref>{{cita libro|lingua=en|titolo=The Buddhist Caves at Aurangabad: Transformations in Art and Religion|autore=Pia Brancaccio|editore=BRILL|anno=2010|url=https://books.google.it/books?id=m_4pXm7dD78C&pg=PA82|p=82}}</ref>]]
Dopo la conquista dell'Iran e delle regioni vicine, Sapore I estese la sua autorità a nord-ovest del [[subcontinente indiano]]. I [[Impero Kusana|Kusana]], in passato autonomi, furono costretti ad accettare la sovranità di una potenza straniera.<ref name="fry298">{{cita libro|lingua=en|autore=Richard N. Frye|titolo=The History of Ancient Iran|url=https://archive.org/details/ost-history-frye1983thehistoryofancientiran|editore=C.H. Beck'sche Verlagbuchhandlung|anno=1984|p=[https://archive.org/details/ost-history-frye1983thehistoryofancientiran/page/n321 298]}}</ref> Nello specifico, tale situazione riguardò i Kusana occidentali, che controllavano l'Afghanistan, mentre quelli orientali erano attivi in [[India]].<ref name="fry298"/> Sebbene l'impero Kusana declinò alla fine del III secolo, realtà a cui subentrò l'[[impero Gupta]] indiano nel IV secolo, i Sasanidi continuarono comunque a lasciare delle tracce importanti nel nord-ovest dell'India per tutto questo arco temporale.<ref name="fry298"/>
La Persia e l'India nord-occidentale, con quest'ultima che in precedenza faceva parte dei territori Kusana, si impegnarono in rapporti culturali e politici durante questo periodo, poiché alcune pratiche sasanidi si diffusero anche a est. In particolare, i Kusana furono influenzati dalla concezione sassanide della regalità, che si diffuse attraverso il commercio di argenteria e tessuti sasanidi raffiguranti imperatori che cacciavano o dispensavano giustizia.<ref name="sir">{{cita web|url=https://iranicaonline.org/articles/india-iv-relations|sito=Encyclopaedia Iranica|titolo=India iv. relations: Seleucid, Parthian, Sasanian periods|lingua=en|accesso=27 aprile 2022}}</ref>
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=== Lingue ===
==== Ufficiali ====
Agli albori della parentesi sasanide, il medio persiano si affiancava alla [[koinè|koinè greca]] e il [[lingua partica|partico]] nelle iscrizioni dei primi re sasanidi. Tuttavia, quando al potere vi fu Narseh (293-302), il greco appariva in disuso, forse a causa della scomparsa degli ellenici o degli sforzi del clero zoroastriano anti-ellenico di esautorarlo una volta per tutte. Probabilmente si trattò altresì di un rigetto dovuto all'associazione dell'idioma ai romani o ai bizantini, rivali dei sasanidi.<ref name="dar99100"/> Il partico scomparve presto anche come lingua amministrativa, ma continuò ad essere parlato e scritto nella parte orientale dell'impero sasanide, la patria dei Parti.<ref>{{cita|Daryaee (2009)|pp. 116-117}}.</ref> Inoltre, molti degli aristocratici del vecchio impero entrati nel servizio sasanide dopo la caduta dell'antico regime si esprimevano ancora in partico, come i sette clan dei Parti, che gestivano molto potere all'interno dell'impero.<ref>{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=GqONDAAAQBAJ&pg=PA43|p=43|lingua=en|titolo=The Parthian and Early Sasanian Empires: adaptation and expansion|autore=Vesta Sarkhosh Curtis|autore2=Michael Alram|autore3=Touraj Daryaee|autore4=Elizabeth Pendleton|editore=Oxbow Books|anno=2016|isbn=978-17-85-70210-5}}</ref>
L'[[Lingua aramaica|aramaico]], come nell'impero achemenide, sia pure nella forma media, era ampiamente usato nell'impero sasanide e fornì l'[[Alfabeto aramaico|alfabeto]] per il medio persiano e altre lingue.<ref>{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=GK1QEAAAQBAJ&pg=PA284|p=284|lingua=en|titolo=Humanism, Culture, and Language in the Near East: Studies in Honor of Georg Krotkoff|autore=Asma Afsaruddin|autore2=A.H. Mathias Zahniser|editore=PSU Department of English|anno=1997|isbn=978-15-75-06508-3}}</ref>
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Nei territori sasanidi nel Caucaso si parlavano numerose lingue tra cui il [[Lingua georgiana|georgiano antico]], varie [[lingue cartveliche]] (in particolare in lazica), il persiano medio, l'[[Lingua armena classica|armeno classico]], l'albanese caucasico, lo [[lingue scitiche|scitico]], il greco koinè e altri.<ref>{{cita libro|lingua=en|url=https://books.google.it/books?id=MGl35Q3W5twC&pg=PA1913|p=1913|titolo=Sociolinguistics/Soziolinguistik|volume=3|autore=Ulrich Ammon|autore2=Norbert Dittmar|autore3=Klaus J. Mattheier|autore4=Peter Trudgill|edizione=2|editore=Walter de Gruyter|anno=2008|isbn=978-31-10-19987-1}}</ref>
In [[Khūzestān]] si parlavano diversi idiomi, ovvero il persiano nel nord e nell'est, mentre l'[[lingua aramaica|aramaico medio orientale]] nel resto della regione.<ref>{{cita|Brunner (1983)|p. 773}}.</ref> Inoltre, anche
A causa delle invasioni degli [[Sciti]] e del loro sottogruppo, gli [[Alani]], ad Atropatene, in Armenia e in altri luoghi del Caucaso, in tali aree aumentò il totale di iranici presenti, sebbene in bassa percentuale.<ref>{{cita|Brunner (1983)|p. 763}}.</ref> Il partico era parlato in [[Grande Khorasan|Khorasan]] insieme ad altre sottovarianti e idiomi iranici, mentre il [[lingua sogdiana|sogdiano]], il [[lingua battriana|battriano]] e il [[lingua corasmia|corasmio]] erano parlati più a est in luoghi che non erano sempre controllati dai sasanidi. Più a sud, nel [[Sistan]], si assistette a migrazioni di massa degli Sciti in epoca partica e molto più tardi centro dei persiani sistani, si ricorreva a una sconosciuta [[Lingue iraniche occidentali|lingua iranica centro-sudoccidentale]] oppure, più semplicemente, al medio persiano.<ref name="dar101"/><ref name="bru772773">{{cita|Brunner (1983)|pp. 772-773}}.</ref> Il [[Provincia di Kerman|Kerman]] era popolato da un gruppo iraniano che somigliava molto ai persiani mentre, più a est in [[Paratan]], Turan e [[Makran]], proliferavano le lingue non iraniche e una sconosciuta [[Lingue iraniche occidentali|lingua iranica occidentale]].<ref name="bru772773"/> Nelle principali città come Jundishapur e Ctesifonte, i prigionieri di guerra romani/bizantini si esprimevano in [[Lingua latina|latino]], greco e siriaco. Inoltre, lo [[lingue slave|slavo]] e il [[lingue germaniche|germanico]] erano parlate anche nell'impero sasanide, ancora una volta a causa della cattura dei soldati romani, ma la percentuale deve essere risultata assolutamente trascurabile.<ref>{{cita|Daryaee (2009)|p. 102}}.</ref> Le lingue semitiche, tra cui l'himyarita e il sabeo, erano comuni nella provincia dello Yemen.
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# ''Hutukhshan'' (artigiani)
La [[casta]] principale del sistema sasanide vedeva lo ''shahanshah'' regnare su tutti i nobili.<ref name="zar201">{{cita|Zarinkoob (1999)|p. 201}}.</ref> I principi più vicini alla corte, i piccoli governanti, i grandi proprietari terrieri e i sacerdoti costituivano tutti insieme una privilegiata élite nella gerarchia sociale, venendo identificati come ''[[wuzurgan]]'', o grandi.<ref name="Chamber"/>
A un livello inferiore, la società sasanide vedeva gli ''Azatan'' (uomini liberi), una vasta aristocrazia di basso livello e amministratori di rango non alto che vivevano principalmente in piccole proprietà. Da tale ceto proveniva la spina dorsale di cavalleria dell'esercito sasanide.<ref name="nic11"/>
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=== Altre religioni ===
Alcuni dei recenti scavi hanno scoperto i siti religiosi [[buddisti]], [[indù]] ed ebrei nel territorio dell'impero.<ref>{{cita libro|lingua=en|titolo=Conflict and Cooperation: Zoroastrian Subalterns and Muslim Elites in Medieval Iranian Society|url=https://archive.org/details/conflictcooperat0000chok|autore=Jamsheed Kairshasp Choksy|editore=Columbia University Press|anno=1997|isbn=978-02-31-10684-9|p=[https://archive.org/details/conflictcooperat0000chok/page/5 5]}}</ref> Buddismo e induismo si affiancavano allo zoroastrismo in [[Battriana]] e [[Margiana]],<ref>{{cita libro|lingua=en|titolo=History of Civilizations of Central Asia: The crossroads of civilizations, A.D. 250 to 750|anno=1994|url=https://archive.org/details/historycivilizat750litv/page/n410|editore=UNESCO|autore=Ahmad Hasan Dani|autore2=B.A. Litvinsky|p=410}}</ref> nei territori dell'estremo oriente. Una comunità ebraica molto ampia fiorì sotto il dominio sasanide, con i gruppi più prosperi situati a [[Esfahan]], [[Babilonia (città antica)|Babilonia]] e [[Khorasan]], e con il proprio comando semiautonomo rappresentato dall{{'}}''Esilarcato'' con sede in Mesopotamia. Le comunità semite subirono soltanto occasionali persecuzioni, potendo godere di una relativa libertà di credo e privilegi negati ad altre minoranze religiose.<ref>{{cita|Zarinkoob (1999)|p. 272}}.</ref> Sapore I (Shabur Malka in aramaico) si dimostrò particolarmente tollerante nei confronti degli ebrei, perlopiù per via della sua amicizia con il rabbino [[Samuel di Nehardea|Samuel]].<ref name="zar207">{{cita|Zarinkoob (1999)|p. 207}}.</ref> Sapore II, la cui madre era ebrea, intrattenne un'amicizia simile con un rabbino babilonese di nome Rabbah. Il loro rapporto consentì al sovrano di assicurarsi un allentamento delle leggi oppressive emanate contro i semiti nell'impero persiano. Inoltre, nella parte orientale dell'impero, vari luoghi di culto buddisti, in particolare situati a [[Bamiyan]], si diffusero a mano a mano che il buddismo cominciò ad attirare proseliti nella regione.<ref>{{cita|Zarinkoob (1999)|pp. 207-208}}.</ref>
== Economia ==
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[[File:Indo-Sassanid.jpg|miniatura|sinistra|Rotte commerciali marittime in epoca sasanide.]]
L'industria persiana sotto i Sasanidi si sviluppò sia nei piccoli centri che nelle grandi metropoli. Le [[Gilda (storia)|gilde]] prosperarono, perseguendo tra gli altri compiti quello di sollecitare la manutenzione delle strade e dei ponti, invero ben pattugliati dalle sentinelle, ed efficaci collegamenti postali e mercantili da Ctesifonte a tutte le province. La costruzione di porti sul Golfo Persico servì a incrementare i commerci con l'India.<ref name="dar123149"/> I mercanti sasanidi si spostavano in lungo e in largo e soppiantarono gradualmente i romani dalle redditizie rotte commerciali dell'[[Oceano Indiano]].<ref name="nic6">{{cita|Nicolle (1996)|p. 6}}.</ref> Le recenti scoperte archeologiche hanno rivelato la sorprendente esistenza di una sorta di etichette applicate dai sasanidi sulle proprie merci, al fine di promuovere i loro prodotti e risaltare nei mercati di ogni longitudine.<ref>{{cita web|lingua=en|url=http://www.payvand.com/news/04/aug/1199.html|titolo=Sassanids Used Commercial Labels: Iranian Archeologists|data=21 agosto 2009|sito=Payvand|accesso=26 aprile 2022|dataarchivio=29 settembre 2007|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070929120428/http://www.payvand.com/news/04/aug/1199.html|urlmorto=sì}}</ref>
=== Commercio ===
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In termini artistici, la parentesi sasanide coincise con uno degli archi temporali durante i quali la [[Cultura dell'Iran|civiltà iraniana]] poté maggiormente fiorire. Gran parte di quella che in seguito divenne nota come cultura musulmana, inclusa l'architettura e la scrittura, attingevano in origine al mondo persiano.<ref name="saga"/> Al suo apice, l'impero sasanide si estendeva dall'Anatolia occidentale all'India nord-occidentale (l'attuale [[Pakistan]]), ma la sua influenza si faceva sentire ben oltre questi confini politici. I motivi sasanidi fecero breccia nell'arte dell'[[Asia centrale]] e della Cina, dell'impero bizantino e persino della [[Merovingia]], in Francia. L'[[arte islamica]], tuttavia, vero erede dell'arte sasanide, conservò sì alcuni concetti del passato cercando però al contempo di proporre dei canoni nuovi, che sopprimessero quelli vecchi.<ref name="saga"/> Secondo [[Will Durant]]:
{{citazione|L'arte sasanide esportò le sue forme e motivi verso est in India, [[Turkestan]] e Cina, verso ovest in Siria, Asia Minore, Costantinopoli, [[Penisola balcanica|Balcani]], Egitto e [[Spagna]]. Probabilmente, la sua influenza contribuì a cambiare l'enfasi nell'arte greca dalla rappresentazione classica di epoca bizantina, mentre nell'arte cristiana latina dai soffitti in legno alle volte in mattoni o pietra, passando per le cupole e le pareti contrafforti.<ref name="dur158">{{cita|Durant (2011)|p. 158}}.</ref>}}
Le opere sasanidi a [[Taq-e Bostan]] e [[Naqsh-e Rostam]] presentano vari colori, allo stesso modo degli edifici riportati alla luce dagli archeologi, malgrado di tale pittura rimangono solo tracce. Le fonti coeve confermano che l'arte pittorica fiorì in epoca sasanide, tanto che si ipotizza che il profeta [[Mani (teologo)|Mani]] abbia fondato una sua scuola.<ref name="saga"/> [[Firdusi]] parlava dei magnati persiani che adornavano le loro dimore con immagini di eroi iraniani, mentre il poeta al-Buhturi descriveva gli affreschi nel palazzo di Ctesifonte. Alla morte di un re sasanide, il miglior pittore dell'epoca veniva chiamato per realizzare un ritratto che sarebbe poi confluito in una collezione conservata nel tesoro reale.<ref name="saga"/>
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[[File:Sassanid silver plate by Nickmard Khoey.jpg|miniatura|Un piatto d'argento sasanide che ritrae un [[simurg]]. La creatura mitologica venne impiegata come emblema reale nel periodo sasanide.<ref>{{cita libro|autore=Boris Zhivkov|lingua=en|titolo=Khazaria in the Ninth and Tenth Centuries|anno=2015|editore=BRILL|isbn=978-90-04-29448-6|p=78|url=https://books.google.it/books?id=7Du2CAAAQBAJ&pg=PA78}}</ref>]]
Pittura, scultura, ceramica e altre forme di decorazione condividevano i loro disegni con l'arte tessile sasanide. I prodotti in seta, i ricami, i [[broccato|broccati]], i [[damasco (tessuto)|damaschi]], gli [[Arazzo|arazzi]], gli accessori per le sedie, i baldacchini, le tende e i tappeti venivano realizzati con pazienza e abilità certosina e andavano tinti con vivide tonalità di giallo, blu e verde.<ref name="dur158"/> Ogni persiano, tranne i contadini e i sacerdoti, aspirava a indossare gli abiti tipici del ceto sociale superiore a quello a cui apparteneva, con i membri della corte che solitamente calzavano vesti assai eleganti. I grandi tappeti colorati si rivelarono una costante presente nei mercati dell'Oriente dall'inizio alla fine dell'epoca sasanide, sulla scia dell'antichissima tradizione nata in [[Assiria]].<ref name="dur158"/> I circa 25 tessuti sasanidi sopravvissuti risultano particolarmente apprezzati sia dagli studiosi che dagli esperti del settore.<ref name="dur158"/> Già nel momento in cui furono realizzato, i tessuti sasanidi godevano di grande ammirazione e venivano imitati dall'Egitto all'Estremo Oriente; durante il Medioevo, si soleva adoperarli nel mondo cristiano per rivestire le reliquie dei santi.<ref name="dur158"/> Quando [[Eraclio I]] espugnò il palazzo di Cosroe II a Dastagird, i ricami delicati e un immenso tappeto confluirono nel bottino riportato in territorio bizantino. Particolarmente famoso era il "Tappeto d'Inverno" di
Gli studi sui resti sasanidi hanno ricostruito oltre 100 tipi di corone indossate dai sovrani sasanidi. Le varie corone testimoniano la situazione culturale, economica, sociale e storica di ogni periodo, rimarcando inoltre le preferenze di ogni re nell'epoca in cui esercitò il suo dominio. Tra i diversi simboli e segni rintracciabili si individuano sovente la luna, le stelle, l'aquila e la palma, con ciascuno di essi che espone la fede e le credenze religiose di chi indossava il copricapo reale.<ref>{{cita web|lingua=en|pp=65-77|url=https://books.google.it/books?id=Qi2TgAAazZwC&pg=PA70|capitolo=Sasanian royal emblems and their reemergence in the 14th-Century Deccan|titolo=Muqarnas: An Annual on Islamic Art and Architecture|autore=Gülru Necipoğlu|editore=BRILL|anno=1994|isbn=978-90-04-10070-1}}</ref><ref>{{cita libro|lingua=en|p=70|url=https://books.google.it/books?id=z3ZywMar4P0C&pg=PA70|titolo=Studies in Josephus And the Varieties of Ancient Judaism|autore=Louis H. Feldman|autore2=Shaye J. D. Cohen|autore3=Joshua J. Schwartz|editore=BRILL|anno=2007|isbn=978-90-04-15389-9}}</ref>
La dinastia sasanide, come quella [[Impero achemenide|achemenide]], era originaria della provincia di Pars. Esclusi l'intermezzo ellenistico e l'epoca dei Parti, i Sasanidi si ritenevano successori degli Achemenidi e credevano che
{{citazione|Con l'ascesa dei [Sasanidi], la Persia riguadagnò gran parte di quel potere e della stabilità a cui era stata così a lungo estranea [...] Il miglioramento delle belle arti a casa indica il ritorno della prosperità e un certo grado di sicurezza sconosciuta dalla caduta degli Achemenidi.<ref>{{cita libro|lingua=en|url=https://books.google.it/books?id=7KQ5AAAAcAAJ&pg=PA371|titolo=Illustrated Handbook of Architecture, Being a Concise Account of the Different Styles of Architecture Prevailing in All Ages and Countries|autore=James Fergusson|edizione=2|editore=John Murray|anno=1859|p=371}}</ref>}}
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[[File:Persians (Parsees) in Bombay 1873.jpg|sinistra|miniatura|"[[Parsi]] di [[Bombay]]" su un'incisione su legno, 1873 circa.]]
Il crollo dell'impero sasanide portò l'islam a soppiantare lentamente lo zoroastrismo come religione principale dell'Iran. Un gran numero di zoroastriani scelse di emigrare per sfuggire alla persecuzione islamica. Secondo il ''[[Qissa-i Sanjan]]'', un gruppo di quei rifugiati sbarcò nell'attuale [[Gujarat]], dove fu loro concessa una maggiore libertà di osservare le loro antiche usanze e di preservare la loro fede. I discendenti di quegli zoroastriani avrebbero svolto un ruolo piccolo ma significativo nello sviluppo dell'India. Attualmente si contano oltre 70.000 zoroastriani in India, malgrado il loro numero sia in declino.<ref>{{cita web|lingua=en|titolo=Farsi population in India declines|url=http://www.payvand.com/news/04/sep/1055.html|data=7 settembre 2004|sito=Payvand|accesso=26 aprile 2022|dataarchivio=16 febbraio 2007|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070216232217/http://www.payvand.com/news/04/sep/1055.html|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{cita web|url=https://www.ilpost.it/2011/09/15/lestinzione-dei-parsi-in-india/?amp=1|sito=[[il Post]]|data=15 settembre 2011|titolo=L'estinzione dei parsi in India|autore=Matteo Miele|accesso=26 aprile 2022}}</ref>
Gli zoroastriani impiegano ancora una variante del calendario religioso istituito sotto i Sasanidi. Quel calendario segna ancora il numero di anni dall'adesione di Yazdgard III, proprio come avvenne nel 632.<ref>{{cita web|sito=Encyclopaedia Iranica|url=https://iranicaonline.org/articles/calendars|lingua=en|titolo=Calendars|accesso=26 aprile 2022}}</ref>
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* {{cita libro|lingua=en|autore=Touraj Daryaee|cid=Daryaee (2009)|anno=2009|titolo=Sasanian Persia: The Rise and Fall of an Empire|isbn=978-1-85043-898-4|città=Londra|editore=I.B. Tauris}}
* {{cita libro|lingua=en|autore=[[Will Durant]]|url=https://books.google.it/books?id=cusRoE1OJvEC&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false|titolo=The Age of Faith: The Story of Civilization|volume=4|editore=Simon and Schuster|anno=2011|isbn=978-14-51-64761-7|cid=Durant (2011)}}
* {{cita libro|cid=Farrokh e Frye (2009)|lingua=en|titolo=Shadows in the Desert: Ancient Persia at War|url=https://archive.org/details/shadowsindeserta0000kave|autore=Kaveh Farrokh|autore2=Richard Nelson Frye|editore=Bloomsbury USA|anno=2009|isbn=978-18-46-03473-2}}
* {{cita libro|autore=[[Richard Nelson Frye]]|cid=Frye (1967)|titolo=La Persia preislamica|capitolo=Cap. VI e VII|editore=Il Saggiatore|città=Milano|anno=1967|edizione=2}}
* {{cita libro|lingua=en|autore=Richard Nelson Frye|cid=Frye (1993)|anno=1993|capitolo=The Political History of Iran under the Sassanians|titolo=The Cambridge History of Iran|editore=Cambridge University Press|url=https://books.google.it/books?id=Ko_RafMSGLkC&pg=PA124|volume=3|edizione=1|isbn=0-521-20092-X}}
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* {{cita libro|autore=[[Antonio Panaino]]|capitolo=Greci e Iranici: confronto e conflitti|curatore=[[Salvatore Settis]]|titolo=I Greci: storia, cultura, arte, società|editore=Einaudi|città=Torino|anno=2001|volume=3}}
* {{cita libro|autore=George Rawlinson|lingua=en|titolo=The Seven Great Monarchies of the Ancient Eastern World: The Seventh Monarchy: History of the Sassanian or New Persian Empire|editore=Gorgias Press|isbn=978-15-93-33171-9|edizione=2|anno=2004}}
* {{cita libro|autore=[[Pio Filippani Ronconi]]|titolo=
* {{cita libro|cid=Sarfaraz e Firuzmandi (1996)|autore=Ali Akbar Sarfaraz|autore2=Bahman Firuzmandi|titolo=Mad, Hakhamanishi, Ashkani, Sasani|lingua=tr|editore=Marlik|anno=1996|isbn=964-90495-1-7}}
* {{cita web|lingua=en|url=https://www.iranicaonline.org/articles/sasanian-dynasty|accesso=24 aprile 2022|autore=A. Shapur Shahbazi|sito=Encyclopaedia Iranica|cid=Shapur Shahbazi (2005)|anno=2005|titolo=Sasanian dinasty}}
* {{cita libro|lingua=en|cid=Southern (2001)|autore=Pat Southern|anno=2001|capitolo=Beyond the Eastern Frontiers|titolo=The Roman Empire from Severus to Constantine|url=https://archive.org/details/romanempirefroms0000sout_v9s2|editore=Routledge|isbn=0-415-23943-5}}
* {{cita libro|autore=Henri Stierlin|titolo=Splendori dell'antica Persia|editore=White Star|città=Vercelli|anno=2006|isbn=978-88-54-00501-3}}
* {{cita pubblicazione|url=https://books.google.com/?id=RV8-AAAAcAAJ&printsec=frontcover#v=onepage&q&f=false|titolo=Early Sassanian inscriptions, seals and coins|autore=[[Edward Thomas (antiquario)|Edward Thomas]]|anno=1868|editore=Trübner|città=Londra|lingua=en|p=137|accesso=5 luglio 2011}}(Original from the Bavarian State Library)
* {{cita libro|autore=Josef Wiesehöfer|titolo=La Persia antica|editore=Il Mulino|città=Bologna|anno=2003|cid=Wiesehöfer (2003)|volume=volume introduttivo}}
* {{cita libro|autore=Abdolhossein Zarinkoob|cid=Zarinkoob (1999)|titolo=Ruzgaran: tarikh-i Iran az aghz ta saqut saltnat Pahlvi|url=https://archive.org/details/AAlexandrina-306865|lingua=fa|editore=Sukhan|anno=1999|isbn=964-6961-11-8}}
* {{cita libro|autore=Parviz Marzban|titolo=Kholaseh Tarikhe Honar|lingua=fa|editore=Elmiv Farhangi|anno=2001|isbn=964-445-177-5}}
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* {{cita web|lingua=en|url=http://www.humanities.uci.edu/sasanika/|titolo=Sasanika: the History and Culture of Sasanians|accesso=27 aprile 2022|dataarchivio=29 maggio 2012|urlarchivio=https://archive.is/20120529001916/http://www.humanities.uci.edu/sasanika/|urlmorto=sì}}
* {{cita web|url=https://www.storicang.it/a/limpero-sasanide-il-regno-dei-re-dei-re-delliran_14904/amp|accesso=27 aprile 2022|titolo=L'impero sasanide, il regno dei Re dei Re dell'Iran|data=27 agosto 2020|sito=[[National Geographic]]}}
* {{cita web|url=https://dizionaripiu.zanichelli.it/storiadigitale/p/mappastorica/74/lo-scontro-tra-limpero-bizantino-e-limpero-persiano-sasanide|sito=[[Zanichelli]]|titolo=Lo scontro tra l'Impero bizantino e l'Impero persiano sasanide|accesso=27 aprile 2022|dataarchivio=27 aprile 2022|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20220427143533/https://dizionaripiu.zanichelli.it/storiadigitale/p/mappastorica/74/lo-scontro-tra-limpero-bizantino-e-limpero-persiano-sasanide|urlmorto=sì}}
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