Impero sasanide: differenze tra le versioni
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|lingua ufficiale = [[Lingua pahlavi|Pahlavi (persiano medio)]]<ref name="dar99100">{{cita|Daryaee (2009)|pp. 99-100}}.</ref>
|lingua = [[Lingua pahlavi|Pahlavi (persiano medio)]], [[Lingua aramaica|aramaico]], [[Lingua greca|greco]]
|capitale principale = [[Istakhr]] <small>(224-226)</small><ref>{{cita web|url=https://www.iranicaonline.org/articles/ctesiphon|lingua=en|titolo=Ctesiphon|sito=Encyclopaedia Iranica|accesso=27 aprile 2022}}</ref><br/>[[Ctesifonte]] <small>(226-637)</small>
|capitaleAbitanti =
|capitaleAbitantiAnno =
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}}
L{{'}}'''Impero sasanide''', o '''sassanide''', fu un'entità politica istituita da [[Ardashir I]] in seguito alla caduta dell'[[Impero partico]] e alla sconfitta dell'ultimo re della [[Arsacidi di Partia|dinastia arsacide]], [[Vologase VI]].
Governato dalla [[sovrani della Persia|dinastia sasanide]], esso esistette dal 224 al 651 d.C. ed era noto ai suoi abitanti con il nome '''Ērānshahr''' (letteralmente "Impero ariano") e '''Ērān''' in
Nel corso del tempo, l'impero giunse a conquistare interamente il territorio degli odierni [[Iran]], [[Iraq]], [[Afghanistan]], [[Siria]] orientale, il [[Caucaso]] ([[Armenia]], [[Georgia]], [[Azerbaigian]] e [[Daghestan]]), [[Asia centrale]] sudoccidentale, parte della [[Turchia]], alcune regioni costiere della [[
La parentesi sasanide è considerata una delle più importanti e floride della [[storia della Persia]], in quanto corrispose a un momento di grande splendore per diverse aree di quella regione.<ref>{{cita|Hourani (2013)|p. 87}}.</ref> Più nel dettaglio, il periodo sasanide coincise con il picco dell'antica [[civiltà persiana]], la cui cultura influenzò considerevolmente anche la civiltà romana nella tarda antichità.<ref name="Bury_1923">{{cita|Bury (1923)|p. 109}}.</ref> Nel [[basso Medioevo]], l'influenza culturale dei Sasanidi si estese anche oltre i confini territoriali dell'impero, raggiungendo persino l'Europa occidentale,<ref name="dur158"/> l'[[Africa]],<ref>{{cita web|lingua=en|url=http://www.transoxiana.com.ar/0104/sasanians.html|autore=Matteo Compareti|numero=4|anno=luglio 2002|rivista=Transoxiana|titolo=Sasanians in Africa}}</ref> la [[Cina]] e l'[[India]].<ref>{{cita|Sarfaraz e Firuzmandi (1996)|pp. 329-330}}.</ref> È noto che [[Ctesifonte]], capitale dell'entità politica in esame, intrattenne rapporti pacifici con la [[dinastia Tang]] in Cina e con l'impero indiano; inoltre, giocò un ruolo fondamentale nella formazione dell'arte medievale sia europea sia asiatica.<ref name="saga">{{cita web|lingua=en|accesso=24 aprile 2022|url=http://www.artarena.force9.co.uk/sass2.htm|titolo=Iransaga: The art of Sassanians}}</ref> La cultura persiana gettò infine le basi per molti elementi della [[cultura islamica]], influenzando campi quali l'arte, l'architettura, la musica, la letteratura e la filosofia.<ref>{{cita|Zarinkoob (1999)|p. 305}}.</ref>
== Origine ed evoluzione del nome ==
Ufficialmente, l'entità politica in esame era conosciuta come
In ambito storico e accademico, resta comunque più comune la denominazione "Impero sasanide", che si deve al nome del fondatore della dinastia, ovvero di Sāsān, sacerdote del [[tempio di Anahita]], signore di Ṣṭakhr, governatore del Fārs e padre di Pāpak (o [[Babak Khorramdin|Bābak]]), al governo su una piccola città della Persia. Alcuni storici si sono riferiti all'Impero sasanide anche come impero neo-persiano, rimarcando il fatto che fu il secondo impero iranico, dopo [[Impero achemenide|quello achemenide]], sviluppatosi partendo dalla regione di [[Provincia di Fars|Pars]] (''Persis''),<ref name="cor61">{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=83bnlWGrPdQC&pg=PA61|autore=Georges Corm|titolo=Storia del Medio Oriente: dall'antichità ai nostri giorni|editore=Editoriale Jaca Book|anno=2009|isbn=978-88-16-40876-0|p=61}}</ref> mentre altri storici si sono riferiti come terzo impero, in considerazione del fatto che dopo l'Impero achemenide, nella regione vi fu anche il dominio dei Parti, talvolta definito come regno ma altre considerati come fondatori dell'[[Impero partico]].<ref>{{Cita pubblicazione |url=https://www.fordham.edu/download/downloads/id/9673/fall_2017_lecture.pdf |autore=Patrick J. Ryan, S.J |titolo=Reformation: Jewish, Christian and Muslim experiences |capitolo=Introduction: when worlds collide |citazione=The third empire was that of the Sasanian Persians, predominantly Zoroastrian and monotheistic in their religious orientation... |p=4 |anno=2018}}</ref>
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[[File:Ghal'eh Dokhtar2.jpg|miniatura|sinistra|upright=1.6|[[Dezh Dokhtar|Qalʿe Dokhtar]] nell'odierna [[provincia di Fars]] in [[Iran]], costruito da [[Ardashir I]] nel 209, prima di sconfiggere l'[[Impero dei Parti]].]]
I resoconti che narrano la caduta dei Parti e l'ascesa dei Sasanidi sono discordanti,
Bābak era in origine il sovrano della regione di Kheir, tuttavia, a partire dall'anno 200, riuscì a rovesciare Gocihr e ad autoproclamarsi nuovo re dei Bazrangidi. Sua madre, Rodhagh, era la figlia del governatore provinciale di Persia. Bābak e suo figlio maggiore Sapore riuscirono a espandere la propria potenza su tutta la Persia.<ref name="far180"/><ref name="zar194198"/> Gli avvenimenti successivi non sono chiari, a causa dell'insufficienza delle fonti. È certo tuttavia che, deceduto Babak, il governatore di [[Darab
Una volta diventato ''[[shahanshah|shāhanshāh]]'' (re),
[[File:AhuraMazda Ardeshir.jpg|miniatura|upright=1.4|sinistra|Fregio sasanide a [[Naqsh-e Rostam]] ([[Iran]]), raffigurante [[Ardashir I|Ardashīr I]] incoronato da [[Ahura Mazdā]] (a destra); la figura in piedi alle sue spalle è probabilmente il successore, suo figlio [[Sapore I]].]]
I fattori che contribuirono all'ascesa dei Sasanidi furono la lotta dinastica tra Artabano e [[Vologase VI]] per il trono dei Parti, che probabilmente permise ad
Negli anni successivi, nonostante delle rivolte che sconvolsero l'impero,
==== Sapore I ====
[[File:Bas relief nagsh-e-rostam al.jpg|miniatura|[[Bassorilievo]] sasanide a [[Naqsh-e Rostam]] raffigurante [[Sapore I]] (a cavallo) mentre fa prigioniero l'imperatore romano [[Valeriano]] (in piedi) e [[Filippo l'Arabo]] (genuflesso).]]
Il figlio di
[[File:HumiliationValerianusHolbein.jpg|miniatura|sinistra|L'umiliazione di Valeriano per opera di Sapore ([[Hans Holbein il Giovane]], 1521, [[Kunstmuseum Basel]]).]]
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==== Da Bahram I a Ormisda II ====
I successori di Sapore abbandonarono la precedente politica di tolleranza religiosa. Sotto la pressione dei [[Magi (zoroastrismo)|
Succedendo a [[Bahram III]] (che regnò brevemente nel 293) [[Narseh]] si imbarcò in un'altra guerra con i Romani. Dopo avere ottenuto un primo successo sul Cesare [[Galerio]] presso [[Callinicum]] nel 296, Narseh fu sconfitto decisamente. Infatti Galerio aveva ricevuto dei rinforzi provenienti dai Balcani, probabilmente nella primavera del 298.<ref name="bar18"/> Narseh non avanzò dall'Armenia e Mesopotamia, lasciando che fosse Galerio a condurre l'offensiva nel 298 con un attacco alla Mesopotamia orientale tramite l'Armenia. Narseh si ritirò in Armenia per scontrarsi con l'esercito di Galerio in condizioni per lui sfavorevoli: il terreno scosceso armeno era favorevole alla fanteria romana e sfavorevole alla cavalleria sasanide. Galerio vinse due battaglie consecutive contro Narseh.<ref name="bar18">{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=LGDjJK-JeSwC&pg=PA18|autore=Timothy David Barnes|titolo=Constantine and Eusebius|editore=Harvard University Press|anno=1981|isbn=978-06-74-16531-1|lingua=en|p=18}}</ref><ref name="pot293">{{cita libro|lingua=en|titolo=The Roman Empire at Bay, AD 180-395|autore=David S. Potter|edizione=2|editore=Routledge|anno=2014|isbn=978-11-34-69484-6|url=https://books.google.it/books?id=hGuGAgAAQBAJ&printsec=frontcover&vq=By+tire+is+perhaps&hl=it|p=293}}</ref>
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[[File:Caucasus 300 map alt de.png|miniatura|upright=1.5|Roma e l'Armenia suo vassallo intorno al 300, dopo la sconfitta di [[Narseh]].]]
Durante il secondo scontro le truppe romane catturarono l'accampamento di Narseh, il suo tesoro, il suo [[harem]] e sua moglie.<ref name="bar18"/><ref name="pot293"/> Galerio avanzò in [[Media (regione storica)|Media]]
Narseh aveva in precedenza inviato un ambasciatore a Galerio pregandolo che gli fosse restituita la moglie e i figli. I negoziati di pace cominciarono nella primavera del 299 e le condizioni di pace furono pesanti: la Persia avrebbe ceduto territori a Roma, rendendo il Tigri il confine tra i due imperi. Le altre condizioni furono che l'Armenia tornasse sotto dominazione romana, con il forte di Ziatha come suo confine; l'[[Regno di Iberia|Iberia caucasica]] ([[Arran (Azerbaigian)|Arran]]) sarebbe caduta sotto l'orbita di Roma; Nisibis, ora sotto dominio romano, sarebbe diventato l'unico centro di commercio tra la Persia e Roma; e Roma avrebbe esercitato il controllo sulle cinque satrapie tra il Tigri e l'Armenia: Ingilene, Sophanene ([[Regno di Sofene|Sofene]]), Arzanene ([[Aghdznik]]), [[Corduene]] e Zabdicene (vicino alla moderna [[Hakkâri]], Turchia).<ref>{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=e-GEDwAAQBAJ&pg=PT68|lingua=en|p=68|titolo=The Syriac World|autore=Daniel King|editore=Routledge|anno=2018|isbn=978-13-17-48211-6}}</ref>
Nel trattato che concluse la guerra, i Sasanidi cedettero cinque province a occidente del Tigri e accettarono di non interferire negli affari dell'Armenia e della Georgia.<ref>{{cita|Zarinkoob (1999)|p. 200}}.</ref> In seguito a questa sconfitta, Narseh abdicò e perì l'anno successivo, lasciando il trono sasanide a suo figlio, [[Ormisda II]]. Scoppiarono numerose rivolte e, se Ormisda II riuscì a sedare le ribellioni in Sistan e Kushan, non riuscì a porre sotto controllo i nobili e fu di conseguenza ucciso dai [[beduini]] nel 309.<ref>{{cita web|url=https://www.iranicaonline.org/articles/hormozd-ii|sito=Encyclopaedia Iranica|titolo=Hormozd II|accesso=26 aprile 2022}}</ref>
=== Espansione sotto Sapore II (309-379) ===
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Sapore II, insieme al re nomade Grumbate, attaccò i Romani nel 359 ed espugnò in poco tempo gli insediamenti di confine di Singara e Amida. L'imperatore latino [[Flavio Claudio Giuliano|Giuliano]] (361-363) rispose penetrando in territorio sasanide e sconfiggendo l'esercito di Sapore a [[Battaglia di Ctesifonte|Ctesifonte]], ma si ritirò di fronte all'impossibilità di porre sotto assedio la capitale sasanide. La morte dell'imperatore in uno scontro di poca importanza determinò la fine del conflitto con un sostanziale nulla di fatto e il suo successore [[Gioviano]] (363-364) dovette cedere tutte le province che Roma aveva ottenuto nel 298, assieme a Nisibis e Singara.<ref name="Frye137-138">{{cita|Frye (1967)|pp. 137-138}}.</ref>
In politica religiosa Sapore II perseguitò i cristiani, una risposta questa alla cristianizzazione dell'impero romano che aveva invece inaugurato [[Costantino I]], ma anche gli eretici e gli apostati. Durante il suo dominio, fu inoltre completata la redazione dell'[[Avestā]], i testi sacri
=== Periodo intermedio (379-498) ===
[[File:Folio from a Khamsa-c.jpg|miniatura|[[Bahram V]] favorì la fioritura della poesia e nella [[letteratura persiana]]. "Bahram e la principessa indiana nel padiglione nero", dipinto di una ''Khamsé'' (Quintetto) del grande poeta di lingua persiana [[Nizami Ganjavi|Niẓāmī]], metà [[XVI secolo]], epoca [[Safavidi|safavide]].]]
Dalla morte di Sapore II fino alla prima incoronazione di [[Kavad I]] (488-531) la Persia conobbe un periodo di stabilità con un periodo di pace quasi ininterrotta con l'Impero romano d'oriente (meglio conosciuto come [[
Alla sua morte, nel 379, Sapore II lasciò un potente impero al fratellastro [[
Il figlio di Bahram IV, [[Yazdgard I]] (399-421), andò spesso paragonato a [[Costantino I]]. Come lui era forte sia nel fisico sia nella diplomazia. Come la sua controparte romana Yazdgard I era opportunista. Come Costantino il Grande, Yazdgard I fu tollerante verso tutte le religioni, anche quelle in passato perseguitate dai suoi predecessori. Fermò le persecuzioni contro i cristiani e punì i nobili e i sacerdoti che li perseguitavano. Il suo regno fu un periodo di pace relativa ed ebbe buoni rapporti con Roma, avendo sposato inoltre una principessa ebrea che gli diede un figlio, Narsi.<ref>{{cita web|url=https://www.britannica.com/biography/Yazdegerd-I|lingua=en|titolo=Yazdegerd I|sito=[[Encyclopedia Britannica]]|accesso=27 aprile 2022}}</ref>
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Durante questa guerra Yazdgard II divenne sospettoso dei cristiani presenti nelle sue strutture militari e li espulse dall'esercito e dalla politica. Perseguitò poi i cristiani e, seppur di meno, gli [[ebrei]].<ref name="zar219">{{cita|Zarinkoob (1999)|p. 219}}.</ref> Per ristabilire lo zoroastrismo in Armenia sconfisse i cristiani armeni ribelli nella [[Battaglia di Avarayr|battaglia di Vartanantz]] del 451. Gli Armeni rimasero, nonostante tutto, per la maggior parte cristiani. In seguito combatté nuovamente i Kidariti fino alla sua morte nel 457.
Salì al trono [[Ormisda III]] (457-459), il figlio più giovane di Yazdgard II. Durante il suo breve regno dovette combattere il fratello maggiore [[Peroz]], che godeva dell'appoggio della nobiltà e degli Eftaliti in [[Battria]].<ref name="zar219"/> Venne ucciso da suo fratello Peroz nel 459.
All'inizio del [[V secolo]] gli [[Eftaliti]] (Unni bianchi), insieme con altre tribù nomadi, attaccarono la Persia. In un primo momento [[Bahram V]] e [[Yazdgard II]] inflissero loro decisive sconfitte e riuscirono a cacciarli dall'impero, ma alla fine del V secolo gli Unni ripresero le ostilità e sconfissero Peroz I (457-484) nel 483. In seguito a questa vittoria gli Unni invasero e saccheggiarono parti della Persia orientale per due anni. I Sasanidi per alcuni anni dovettero pagare pesanti tributi agli Eftaliti. Questi attacchi resero instabile il regno. [[Peroz I]] provò di nuovo a scacciare gli invasori, ma lungo la via per Herat egli e il suo esercito furono colti in un'imboscata nel deserto dagli Unni, che uccisero presumibilmente in battaglia Peroz I (il suo corpo non fu mai trovato) e annientarono l'esercito persiano.<ref name="mcd305">{{cita|McDonough (2011)|p. 305}}.</ref><ref name="sch136141">{{cita web|lingua=en|autore=Nikolaus Schindel|anno=2013|url=https://www.iranicaonline.org/articles/kawad-i|titolo=Kawād I ii. Coinage|sito=Encyclopaedia Iranica|volume=XVI, fasc. 2|pp=141-143}}</ref><ref name="pay287">{{cita libro|lingua=en|autore=Richard Payne|anno=2015|capitolo=The Reinvention of Iran: The Sasanian Empire and the Huns|titolo=The Cambridge Companion to the Age of Attila|editore=Cambridge University Press|url=https://www.academia.edu/8586255/The_Reinvention_of_Iran_The_Sasanian_Empire_and_the_Huns|pp=287-288|isbn=978-1-107-63388-9}}</ref><ref name="pot295">{{cita libro|url=https://www.cambridge.org/core/books/abs/empires-and-exchanges-in-eurasian-late-antiquity/sasanian-iran-and-its-northeastern-frontier/4CF2034B2D0847B90BD7C559A24B0247|autore=Daniel T. Potts|lingua=en|anno=2018|capitolo=Sasanian Iran and its northeastern frontier|titolo=Empires and Exchanges in Eurasian Late Antiquity|editore=Cambridge University Press|p=295|isbn=978-13-16-14604-0}}</ref> In seguito a questo successo, gli Eftaliti avanzarono fino alla città di [[Herat]], gettando temporaneamente l'impero nel caos, prima che un persiano della famiglia di Karen, Zarmihr (o Sokhra), restaurasse qualche parvenza di ordine.<ref name="mcd305"/><ref name="sch136141"/><ref name="pay287"/><ref name="pot295"/> Elevò al trono [[Balash]], uno dei fratelli di Peroz I, ma la minaccia unna persistette fino al regno di [[Cosroe I]]. Balash (484-488) era un monarca mite e generoso, tollerante con i cristiani; tuttavia non condusse nessuna campagna contro i nemici dell'impero, in particolare gli Unni bianchi. Balash, dopo un regno di quattro anni, fu accecato e deposto dai magnati, e al trono fu elevato suo nipote Kavad I.<ref name="mcd305"/><ref name="sch136141"/><ref name="pay287"/><ref name="pot295"/>
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[[File:E3 7 1 2c oriental coins.jpg|miniatura|La regina [[Boran]], figlia di [[Cosroe II]], l'ultima donna e una degli ultimi sovrani della dinastia sasanide, 630.]]
All'espansione sotto Cosroe II seguì però il declino. L'imperatore bizantino [[Eraclio I|Eraclio]] (610-641) aveva infatti riorganizzato il suo esercito e aveva contrattaccato. Tra il 622 e il 627 Eraclio combatté i Persiani in [[Anatolia]] e nel [[Caucaso]], infliggendo una serie di sconfitte all'esercito sasanide comandato da Cosroe, [[Shahvaraz]], [[Shahin]] e Shahraplakan, saccheggiando il grande tempio [[
L'impatto delle vittorie di Eraclio, della devastazione dei territori più ricchi dell'Impero sasanide e le umilianti distruzioni di Ganzak e Dastagerd aveva fatalmente fatto perdere a Cosroe il suo prestigio e il supporto datogli dall'aristocrazia sasanide, e nei primi mesi del 628 venne deposto e assassinato da suo figlio [[Kavad II]] (628), che pose immediatamente fine alla guerra, accettando di ritirarsi da tutti i territori occupati. Nel 629, Eraclio riportò la [[Vera Croce]] a [[Gerusalemme]] nel corso di una sontuosa cerimonia.<ref>{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=WmlwDwAAQBAJ&pg=PT231|p=231|titolo=Gerusalemme|autore=Simon Sebag Montefiore|editore=Edizioni Mondadori|anno=2018|isbn=978-88-52-09050-9}}</ref> Kavad morì in pochi mesi e alla sua morte seguì il caos ed una guerra civile. Nei quattro anni successivi si succedettero ben cinque re, incluse due figlie di Cosroe II e [[Shahvaraz]], e l'impero sasanide si indebolì considerevolmente. Il potere, prima detenuto dalle autorità centrali, passò nelle mani dei generali.<ref name="Chamber"/>
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I Sasanidi stabilirono un impero all'incirca all'interno le frontiere del precedente impero dei [[impero partico|Parti Arsacidi]], con capitale [[Ctesifonte]], città della provincia di [[Asuristan]]. Nell'amministrare il loro territorio, i re sasanidi assunsero il titolo di ''[[shahanshah|shāhanshāh]]'' ("re dei re", noto anche semplicemente come ''shāa'' e traslitterato in italiano in scià), divennero l'autorità centrale e assunsero il dovere di custodire il fuoco sacro (''atar''), il simbolo della religione nazionale. Questo simbolo è presente sulle monete sasanidi dove il monarca regnante, con corona e regalia, appare sull'obverso, con il fuoco sacro, il simbolo della religione in cui credeva, sull'altro lato della moneta.<ref>{{cita web|accesso=24 aprile 2022|url=http://ecai.org/sasanianweb/|capitolo=Sasanian Seals Collection and Sasanian Empire Project|lingua=en|autore=Guitty Azarpay|titolo=The Near East in Late Antiquity The Sasanian Empire|dataarchivio=14 dicembre 2006|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20061214083059/http://ecai.org/sasanianweb/|urlmorto=sì}}</ref> La sua salute e il suo benessere rivestivano grande importanza: a titolo di esempio, si pensi che nel rispondergli si diceva «Possa tu essere immortale».<ref name="dar41"/> Le monete sasanide emesse dal VI secolo in poi raffigurano una luna e un sole, che, nelle parole dello storico iraniano Touraj Daryaee, «suggeriscono che il sovrano fosse al centro del mondo e il sole e la luna gli giravano intorno». Ad avvalorare tale ipotesi si deve considerare di un'antica formula mesopotamica con cui si designava il monarca, ovvero «re dei quattro angoli del mondo».<ref name="dar41">{{cita|Daryaee (2009)|p. 41}}.</ref> Il re considerava tutti gli altri sovrani, siano essi romani, turchi o cinesi inferiori a lui. Vestiva abiti colorati, si truccava, indossava una corona pesante e la sua barba era decorata d'oro. I primi re sasanidi si consideravano di discendenza divina, definendosi "baia" (appunto divino).<ref name="dar42">{{cita|Daryaee (2009)|p. 42}}.</ref>
shāhanshāh
Quando il re usciva in pubblico, restava all'interno di una tenda e aveva davanti a sé alcuni dei suoi uomini, il cui compito era quello di tenere le masse lontane da lui e per spianare la strada.<ref name="dar41"/><ref name="mor92">{{cita|Morony (2005)|p. 92}}.</ref> Quando qualcuno giungeva al cospetto del re, si soleva prostrarsi dinanzi a lui (''[[proskýnesis]]''). Le guardie reali erano conosciute con il nome di ''pushtigban''. In altre occasioni, la massima autorità era protetta da un gruppo numericamente consistente di guardie del palazzo, i ''darigan''.<ref name="mor92"/> Entrambi questi gruppi erano arruolati dalle famiglie reali dell'impero sasanide ed erano sottoposte al comando dell{{'}}''hazarbed'', direttamente responsabile della sicurezza del re, dell'ingresso del palazzo reale, della presentazione dei visitatori e infine destinatario di comandi militari o all'occorrenza negoziatore.<ref name="mor92"/> L{{'}}''hazarbed'' venne autorizzato in alcuni casi a operare come boia reale.<ref name="mor92"/> Durante il [[Nawrūz]] (Capodanno iraniano) e il Mihragan (giorno dedicato alla festività della divinità zoroastriana Mihr), il re soleva tenere un discorso.<ref name="dar42"/>
Le regine sasanidi detenevano il titolo di ''Banebshenan banebshen'' ("regina delle regine"). In condizioni ordinarie, la successione al trono era ereditaria, ma poteva essere trasferita dal re a un figlio più giovane piuttosto che al primogenito; in due casi estremi il potere supremo passò alle regine. Quando non vi era un erede diretto, i nobili e i prelati si preoccupavano di scegliere la nuova massima autorità, ma la loro scelta era ristretta ai membri della famiglia regale.<ref>{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=o9WLDwAAQBAJ&pg=PT66|p=66|lingua=en|titolo=Decline and Fall of the Sasanian Empire: The Sasanian-Parthian Confederacy and the Arab Conquest of Iran|autore=Parvaneh Pourshariati|editore=Bloomsbury Publishing|anno=2017|isbn=978-17-86-72981-1}}</ref>
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Nel nord, i [[Cazari]] e il [[Khaganato turco occidentale]] assaltavano frequentemente le province settentrionali dell'Impero. Uno dei più maggiori saccheggi avvenne in Media, nell'odierno Iran nord-orientale, nel 634. Poco dopo, l'esercito persiano riuscì a sconfiggerli e li scacciò dalla zona. I Sasanidi costruirono numerose fortificazioni nella regione del Caucaso per arrestare queste aggressioni, tra cui le imponenti fortificazioni costruite a [[Derbent]] ([[Daghestan]], [[Russia]]) che in larga misura sono rimaste intatte fino ad oggi.<ref name="whe"/>
Sul lato orientale del Mar Caspio, i Sasanidi eressero la [[grande muraglia di Gorgan]], una struttura difensiva lunga 200
=== Axum ===
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[[File:Foreigner on ceiling of Cave 1at Ajanta Caves photograph and drawing.jpg|miniatura|Dignitario straniero che beve vino sul soffitto della grotta 1, [[grotte di Ajanta]]. L'opera ritrae forse l'ambasciata sasanide presso il re indiano Pulakesi II (610-642).<ref>{{cita libro|lingua=en|titolo=The Buddhist Caves at Aurangabad: Transformations in Art and Religion|autore=Pia Brancaccio|editore=BRILL|anno=2010|url=https://books.google.it/books?id=m_4pXm7dD78C&pg=PA82|p=82}}</ref>]]
Dopo la conquista dell'Iran e delle regioni vicine, Sapore I estese la sua autorità a nord-ovest del [[subcontinente indiano]]. I [[Impero Kusana|Kusana]], in passato autonomi, furono costretti ad accettare la sovranità di una potenza straniera.<ref name="fry298">{{cita libro|lingua=en|autore=Richard N. Frye|titolo=The History of Ancient Iran|url=https://archive.org/details/ost-history-frye1983thehistoryofancientiran|editore=C.H. Beck'sche Verlagbuchhandlung|anno=1984|p=[https://archive.org/details/ost-history-frye1983thehistoryofancientiran/page/n321 298]}}</ref> Nello specifico, tale situazione riguardò i Kusana occidentali, che controllavano l'Afghanistan, mentre quelli orientali erano attivi in [[India]].<ref name="fry298"/> Sebbene l'impero Kusana declinò alla fine del III secolo, realtà a cui subentrò l'[[impero Gupta]] indiano nel IV secolo, i Sasanidi continuarono comunque a lasciare delle tracce importanti nel nord-ovest dell'India per tutto questo arco temporale.<ref name="fry298"/>
La Persia e l'India nord-occidentale, con quest'ultima che in precedenza faceva parte dei territori Kusana, si impegnarono in rapporti culturali e politici durante questo periodo, poiché alcune pratiche sasanidi si diffusero anche a est. In particolare, i Kusana furono influenzati dalla concezione sassanide della regalità, che si diffuse attraverso il commercio di argenteria e tessuti sasanidi raffiguranti imperatori che cacciavano o dispensavano giustizia.<ref name="sir">{{cita web|url=https://iranicaonline.org/articles/india-iv-relations|sito=Encyclopaedia Iranica|titolo=India iv. relations: Seleucid, Parthian, Sasanian periods|lingua=en|accesso=27 aprile 2022}}</ref>
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=== Lingue ===
==== Ufficiali ====
Agli albori della parentesi sasanide, il medio persiano si affiancava alla [[koinè|koinè greca]] e il [[lingua partica|partico]] nelle iscrizioni dei primi re sasanidi. Tuttavia, quando al potere vi fu Narseh (293-302), il greco appariva in disuso, forse a causa della scomparsa degli ellenici o degli sforzi del clero zoroastriano anti-ellenico di esautorarlo una volta per tutte. Probabilmente si trattò altresì di un rigetto dovuto all'associazione dell'idioma ai romani o ai bizantini, rivali dei sasanidi.<ref name="dar99100"/> Il partico scomparve presto anche come lingua amministrativa, ma continuò ad essere parlato e scritto nella parte orientale dell'impero sasanide, la patria dei Parti.<ref>{{cita|Daryaee (2009)|pp. 116-117}}.</ref> Inoltre, molti degli aristocratici del vecchio impero entrati nel servizio sasanide dopo la caduta dell'antico regime si esprimevano ancora in partico, come i sette clan dei Parti, che gestivano molto potere all'interno dell'impero.<ref>{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=GqONDAAAQBAJ&pg=PA43|p=43|lingua=en|titolo=The Parthian and Early Sasanian Empires: adaptation and expansion|autore=Vesta Sarkhosh Curtis|autore2=Michael Alram|autore3=Touraj Daryaee|autore4=Elizabeth Pendleton|editore=Oxbow Books|anno=2016|isbn=978-17-85-70210-5}}</ref>
L'[[Lingua aramaica|aramaico]], come nell'impero achemenide, sia pure nella forma media, era ampiamente usato nell'impero sasanide e fornì l'[[Alfabeto aramaico|alfabeto]] per il medio persiano e altre lingue.<ref>{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=GK1QEAAAQBAJ&pg=PA284|p=284|lingua=en|titolo=Humanism, Culture, and Language in the Near East: Studies in Honor of Georg Krotkoff|autore=Asma Afsaruddin|autore2=A.H. Mathias Zahniser|editore=PSU Department of English|anno=1997|isbn=978-15-75-06508-3}}</ref>
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# ''Hutukhshan'' (artigiani)
La [[casta]] principale del sistema sasanide vedeva lo ''shahanshah'' regnare su tutti i nobili.<ref name="zar201">{{cita|Zarinkoob (1999)|p. 201}}.</ref> I principi più vicini alla corte, i piccoli governanti, i grandi proprietari terrieri e i sacerdoti costituivano tutti insieme una privilegiata élite nella gerarchia sociale, venendo identificati come ''[[wuzurgan]]'', o grandi.<ref name="Chamber"/>
A un livello inferiore, la società sasanide vedeva gli ''Azatan'' (uomini liberi), una vasta aristocrazia di basso livello e amministratori di rango non alto che vivevano principalmente in piccole proprietà. Da tale ceto proveniva la spina dorsale di cavalleria dell'esercito sasanide.<ref name="nic11"/>
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* {{cita libro|autore=[[Antonio Panaino]]|capitolo=Greci e Iranici: confronto e conflitti|curatore=[[Salvatore Settis]]|titolo=I Greci: storia, cultura, arte, società|editore=Einaudi|città=Torino|anno=2001|volume=3}}
* {{cita libro|autore=George Rawlinson|lingua=en|titolo=The Seven Great Monarchies of the Ancient Eastern World: The Seventh Monarchy: History of the Sassanian or New Persian Empire|editore=Gorgias Press|isbn=978-15-93-33171-9|edizione=2|anno=2004}}
* {{cita libro|autore=[[Pio Filippani Ronconi]]|titolo=
* {{cita libro|cid=Sarfaraz e Firuzmandi (1996)|autore=Ali Akbar Sarfaraz|autore2=Bahman Firuzmandi|titolo=Mad, Hakhamanishi, Ashkani, Sasani|lingua=tr|editore=Marlik|anno=1996|isbn=964-90495-1-7}}
* {{cita web|lingua=en|url=https://www.iranicaonline.org/articles/sasanian-dynasty|accesso=24 aprile 2022|autore=A. Shapur Shahbazi|sito=Encyclopaedia Iranica|cid=Shapur Shahbazi (2005)|anno=2005|titolo=Sasanian dinasty}}
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