Giansenismo: differenze tra le versioni
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{{F|cattolicesimo|luglio 2014|}}[[File:Cornelius Jansen.jpg|thumb|Cornelis Jansen ([[Giansenio]]), [[Diocesi di Ypres|vescovo di Ypres]], autore dell{{'}}''Augustinus'' e padre del giansenismo.]]
Il '''giansenismo''' fu un movimento religioso, filosofico e politico che proponeva un'interpretazione del [[chiesa cattolica|cattolicesimo]] sulla base della [[teologia]] elaborata nel [[XVII secolo]] da [[Giansenio]].
L'impianto di base del giansenismo si fonda sull'idea che l'essere umano nasca essenzialmente [[caduta dell'uomo|corrotto]] e, quindi, inevitabilmente destinato a commettere il [[male]].
Senza la [[grazia (teologia)|grazia divina]], l'uomo non può far altro che [[Peccato|peccare]] e disobbedire alla [[volontà di Dio]]; ciononostante, alcuni esseri umani sono
Con tale teologia, Giansenio intendeva ricondurre il cattolicesimo a quella che egli riteneva la dottrina originaria di [[Agostino d'Ippona]], in contrapposizione al [[molinismo]] (corrente teologica che prende il nome dal [[gesuiti|gesuita]] [[spagna|spagnolo]] [[Luis de Molina]]), allora prevalente, che concepiva la salvezza come sempre possibile per ogni essere umano dotato di buona volontà.
Il giansenismo fu un fenomeno estremamente complesso: partito da un problema eminentemente teologico, entrò ben presto in campo [[teologia morale|etico]], assunse posizioni [[ecclesiologia|ecclesiologiche]] estremiste e si mosse anche come una specie di [[partito politico]]; influenzò, infine, pratiche di religiosità popolare.
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Il movimento giansenista accompagnò la storia della [[Francia]] lungo tutta l'epoca dell'[[ancien Régime]] e conobbe anche un'importante ramificazione [[italia]]na nel [[XVIII secolo|Sette]]-[[XIX secolo|Ottocento]], di impronta [[giurisdizionalismo|giurisdizionalista]] e riformatrice.
La [[Chiesa cattolica|Chiesa cattolico-romana]] condannò il giansenismo come [[eresia|eretico]] e vicino al [[protestantesimo]],
== Sintesi dottrinale ==
Il rigido pensiero [[Agostino d'Ippona|agostiniano]] di [[Giansenio]], il programma di profonda [[spiritualità]] di [[Port-Royal des Champs]], il [[rigorismo]] [[teologia morale|etico]] di [[Jean Duvergier de Hauranne|Saint-Cyran]] e [[Antoine Arnauld (teologo)|Antoine Arnauld]], il [[gallicanesimo]] e [[richerismo]] di [[Pasquier Quesnel]] e la ribellione politica degli "appellanti" contro la ''[[Unigenitus Dei Filius]]'', ci restituiscono il quadro di un giansenismo da vedere come un fenomeno assai complesso.
Tra le varie tendenze e manifestazioni storiche del giansenismo
{{citazione|esiste comunque un ''minimum'' unificante:
*la concezione di un cristianesimo profondamente esigente, che
*una coscienza intensa dei diritti della persona e soprattutto del pensiero
Le idee teologiche principali del giansenismo si possono ricondurre a tre aspetti principali:<ref>{{cita|Martina|pp. 154-156}}.</ref>
# un aspetto [[teologia dogmatica|dogmatico]], il cui maggior rappresentante fu Giansenio,
# un aspetto [[teologia morale|morale]], con il suo maggior esponente in Antoine Arnauld,
# un aspetto [[ecclesiologia|ecclesiologico]]-[[Disciplina della Chiesa|disciplinare]], che si sviluppa già a partire da Saint-Cyran.
=== Aspetto dogmatico ===
Impersonato da Giansenio e sostanzialmente a lui limitato, durerà nella coscienza dei giansenisti fino ad Arnauld (con la distinzione tra "questione di diritto e questione di fatto"), quindi per poco più di dieci anni dopo la pubblicazione dell{{'}}''Augustinus''.
Semplificandone la visione [[Soteriologia|soteriologica]], possiamo dire che il giansenismo ritiene che Dio non intervenga per cambiare questo mondo, dominato dall'ingiustizia e dal peccato, ma prepari piuttosto per il credente un premio nell'aldilà. Come ogni [[cattolicesimo|cattolico]], anche Giansenio crede che la corruzione sia stata originata dal [[peccato originale]] e venga trasmessa ereditariamente, ma nella prospettiva giansenista la [[caduta dell'uomo]] è talmente distruttiva che l'essere umano non ha più alcun [[libero arbitrio]], e senza la [[grazia (teologia)|grazia divina]] non potrebbe far altro che [[peccato|peccare]] e disobbedire alla volontà di Dio: la "grazia sufficiente" di cui Dio aveva dotato l'uomo all'atto della [[creazione (teologia)|creazione]] è ormai completamente perduta. Attraverso la morte in croce di [[Gesù Cristo]], però, Dio concede una "grazia efficace" ad alcuni uomini da lui [[predestinazione|predestinati]], resi giusti dalla loro [[fede]] e dalle opere che la grazia stessa consente loro di realizzare.
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Per [[Jean Duvergier de Hauranne|Saint-Cyran]], l'[[agostinismo]] era stato uno strumento per la riforma della [[Chiesa (comunità)|Chiesa]]. Tuttavia, l'opposizione da parte dei Gesuiti, fortemente centralizzati e appoggiati da Roma, e la persecuzione che il [[assolutismo monarchico|regime assolutistico]] scatenerà - di concerto con il papa - contro il giansenismo spingeranno i giansenisti su una posizione fortemente anti-romana. Quando [[Fénelon]] li attaccherà addirittura in nome dell'[[infallibilità papale|infallibilità pontificia]], l'atteggiamento dei giansenisti si sposterà ancora di più su posizioni antipapali. Con [[Pasquier Quesnel]] e poi nell'opposizione alla [[costituzione apostolica]] ''[[Unigenitus Dei Filius|Unigenitus]]'', infine, l'autorità del papa verrà messa in discussione non più sui fatti, ma anche sui principi di fede.
Questo aspetto ecclesiologico, in senso
=== Altre sfaccettature del giansenismo ===
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* Il giansenismo, come si è detto, si caratterizza anche come ideologia politica. Questa elaborazione teorica inizia con lo stesso Giansenio e il suo ''Mars Gallicus'', un intervento a difesa della purezza della fede compromessa dagli intrighi di [[Armand-Jean du Plessis de Richelieu|Richelieu]]. A poco a poco, questa contrapposizione con l'[[ancien Régime]] da teologica si fa più esplicitamente politica: al di là delle vicissitudini della congiuntura politica esisteva tra teologia giansenista e [[ragion di Stato]] una fondamentale incompatibilità.<ref>{{cita|Delumeau|p. 156}}.</ref>
* Nell'ambito dello sviluppo storico culturale, il giansenismo si pone in una posizione paradossale. Da una parte, in quanto movimento "anti-[[umanesimo|umanista]]",<ref>{{citazione|Attaccandosi allo stretto teocentrismo agostiniano, il gruppo giansenista andava controcorrente rispetto alle tendenze nate nel [[Rinascimento]].|{{cita|Cognet|p. 125}} }}</ref> il giansenismo è una forza decisamente [[conservatorismo|conservatrice]]. Ma proprio per questo, paradossalmente appunto, il giansenismo diventa una forza "[[età moderna|moderna]]", per la sua rivendicazione contro la ragion di Stato e l'argomento di autorità.<ref>{{citazione|Religione del rigore e dell'assoluto [...] il giansenismo contribuisce a preparare la via alla coscienza moderna [...] nel vasto movimento sociologico che doveva provocare l'abbattimento dell'[[ancien Régime]].|{{cita|Cognet|p. 124}} }}</ref>
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La questione ermeneutica venne chiamata "del comma pïano", cioè 'della [[virgola]] di [papa] Pio': se si mette la virgola dopo ''sustineri possent'' ('possano essere sostenute'), il testo significa che le affermazioni di Baio, per quanto ''in sé'' potrebbero anche essere ortodosse, nel senso offerto da Baio sono eretiche; se invece si mette la virgola dopo ''ab assertoribus intento'' ('inteso dai loro assertori'), significherebbe che alcune proposizioni di Baio, proprio nel senso da lui inteso, possono essere ortodosse.</ref>
Alla fine del [[XVI secolo|Cinquecento]] scoppiò un'altra polemica tra [[Domenicani]] e [[Gesuiti]] a proposito del teologo gesuita [[Luis de Molina]] e di un suo testo del [[1588]], ''De concordia liberi arbitrii cum divinae gratiae donis''. Molina proponeva la teoria della "grazia sufficiente" al posto della "grazia efficace": la grazia di Dio dà all'uomo tutto ciò che è necessario per compiere il bene, ma non può produrre effetto se non è accettata dal libero arbitrio. La posizione molinistica era rilevante anche nel contesto della pratica di [[proselitismo]] gesuita, tesa a incoraggiare l'ingresso del maggior numero di persone nel seno della Chiesa.
I Domenicani, che vedevano intaccata l'autorità di Tommaso d'Aquino, reagirono con violenza; ne nacque una pesante disputa, tra questi ultimi, che ponevano l'accento sulla grazia divina (ma si trovarono addirittura accusati di [[calvinismo]]), e i Gesuiti, che accentuavano il libero consenso dell'uomo (ma venivano accusati dai loro avversari di [[semipelagianesimo]]). La Santa Sede avocò a sé la questione: venne insediata la "Commissione ''de auxiliis''" ([[1598]]-[[1607]]), ma sebbene la gran parte dei consultori fosse sulla linea di Agostino e Tommaso (o comunque fosse contraria al [[molinismo]]), per non contrastare i gesuiti si giunse a una soluzione compromissoria: venne proibito ai teologi di trattare la questione del rapporto tra grazia e libero arbitrio. La Compagnia di Gesù, in effetti, si era quasi universalmente compromessa nella difesa di Molina, e una condanna di Molina avrebbe rischiato di indebolire considerevolmente il prestigio dei Gesuiti, che rendevano alla Santa Sede - soprattutto in campo politico - immensi servizi.<ref>{{cita|Cognet|p. 15}}.</ref>. Il decreto di proibizione, emesso da [[papa Paolo V]] nel 1607 e rinnovato nel [[1625]], era peraltro formulato in modo molto vago, senza sanzioni penali,<ref>{{cita|Ceyssens 1957|pp. XVIII-XIX|Ceyssens57}}.</ref> tanto che cadde presto in oblio: di fatto, esso sarebbe stato tirato fuori dai Gesuiti soltanto in occasione della pubblicazione dell{{'}}''Augustinus'' di Giansenio.
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1701 - "Caso di coscienza"<br>
1703 - arresto di Quesnel<br>
1709 - distruzione di Port-
1713 - bolla ''Unigenitus''<br>
1717 - appello ad un concilio contro la ''Unigenitus''<br>
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[[File:Jean Duvergier de Hauranne.jpg|thumb|upright=1.4|Jean-Ambroise Duvergier de Hauranne, abate di Saint-Cyran]]
[[Jean Duvergier de Hauranne|Jean Duvergier de Hauranne, ''abbé de Saint-Cyran'']], era un amico di Giansenio, con il quale aveva studiato per cinque anni, dal [[1611]] al [[1616]]. Convertitosi ad una vita [[presbitero|presbiterale]] più autentica grazie all'incontro con de Bérulle nel [[1618]], alla morte di quest'ultimo divenne il punto di riferimento del [[Compagnia del Santo Sacramento|"partito devoto"]]. Dal punto di vista spirituale, Saint-Cyran
{{citazione|non poteva ammettere che una vita cristiana potesse essere fatta di continue alternanze tra lo stato di grazia e il peccato, e riteneva abusiva la pratica troppo facile dei sacramenti della [[penitenza (sacramento)|penitenza]] e dell'[[eucaristia]], allora corrente. Così egli chiedeva ai suoi [[direttore spirituale|diretti]] di convertirsi autenticamente, di entrare in una vita nuova attraverso un "rinnovamento". Per provocare lo choc psicologico necessario per questa rottura con il passato, il diretto doveva passare attraverso lo stato intermedio di [[Penitenza (sacramento)#Storia|penitente]]: gli si rinviava l'[[assoluzione (religione)|assoluzione]] di alcune settimane, durante le quali egli si privava dell'eucaristia.|{{cita|Cognet|pp. 25-26}} }}
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{{citazione|[Giansenio e Saint-Cyran] sono entrambi discepoli del [[Agostino d'Ippona|vescovo di Ippona]], ma, rappresentanti di due famiglie di spirito opposte, essi non lo leggevano allo stesso modo. Intellettuale, Giansenio vi cerca la soluzione scientifica del problema preciso di cui egli considerava l'attualità accademica. Duvergier, al contrario, ha delle preoccupazioni pratiche; esse restano d'altronde assai vaghe: il ritorno alla spiritualità agostiniana era ai suoi occhi il mezzo per far rifiorire nel XVII secolo la Chiesa primitiva.|{{cita|Orcibal|p. 46}} }}
Saint-Cyran entrò in un rapporto di profonda amicizia con la famiglia Arnauld: madre [[Angélique Arnauld]], riformatrice dell'[[abbazia]] [[Monache cistercensi|cistercense]] di [[Port-Royal des Champs|Port-Royal]], si sottopose alla direzione spirituale di Saint-Cyran, con il quale sperimentò questa tecnica del "rinnovamento".
Port-Royal divenne presto un punto di attrazione anche per il mondo politico (risale al [[1635]], per esempio, la conversione di [[Antoine Le Maistre]], nipote di madre Angélique, giovane e brillante avvocato). Molti convertiti del "bel mondo" si ritiravano a Port-Royal senza diventare né preti né [[religioso (cristianesimo)|religiosi]] (i "solitari di Port-Royal"), e Saint-Cyran venne accusato di sottrarre forze preziose alla vita pubblica. Il clima peggiorò ulteriormente quando Giansenio, notoriamente amico di Saint-Cyran, pubblicò il ''Mars Gallicus'' e attaccò violentemente Richelieu.
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# nel primo, Giansenio riassume le posizioni dei [[pelagiani]] e dei [[Semipelagianesimo|semipelagiani]];
# nel secondo, Giansenio affronta prima di tutto (''Liber proëmialis'') il rapporto tra filosofia e teologia, opponendosi ai metodi [[razionalismo|razionalisti]] della [[teologia scolastica]] e rivendicando l'autorità di Agostino sui problemi relativi alla grazia; Giansenio riflette poi sullo stato della [[caduta dell'uomo|natura decaduta dell'uomo]]: dopo il [[peccato originale]] l'essere umano è stato corrotto intimamente, e non gli è rimasta altra libertà che per il male; per Giansenio, d'altronde, uno stato di "natura pura" non esiste, perché fin dalla [[Creazione (teologia)|creazione]] l'essere umano era stato elevato a una vocazione soprannaturale, perduta la quale ormai non può fare altro che peccare;
# nel terzo, Giansenio espone la sua concezione della grazia di [[Gesù Cristo]] [[redenzione (cristianesimo)|redentore]], l'unica che può guarire la natura decaduta: la grazia è assolutamente necessaria e raggiunge infallibilmente il proprio effetto, ed è ''gratis data'', cioè concessa da Dio in virtù di una sua decisione del tutto libera; se Dio dona la sua grazia, il suo amore trionfa, mentre senza la grazia l'uomo decaduto obbedisce solo all'amore per sé stesso.
Per Giansenio, l'ipotesi teologica della "grazia necessaria ''gratis data''" non comporta, però, un annullamento della [[libertà]] dell'essere umano. Dal punto di vista di Giansenio, infatti, la libertà non suppone assenza di necessità, ma soltanto assenza di costrizione: per meritare o non meritare non è necessario cioè essere liberi da necessità (cioè da una determinazione intrinseca), ma soltanto liberi da costrizione. L'effetto della grazia non dipende dunque dal libero arbitrio, ed ogni grazia ottiene necessariamente il suo effetto.
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=== Il primo intervento della Santa Sede: la bolla ''In eminenti'' ===
La pubblicazione dell{{'}}''Augustinus'' suscitò una ridda di reazioni, soprattutto per opera dei [[Gesuiti]], che già avevano cercato di impedire la pubblicazione del libro.<ref>{{cita|Cognet|p. 31}}.</ref> Essi, infatti, avevano elaborato una concezione della grazia divina antitetica alle conclusioni cui sembrava giungere Giansenio, e si erano impegnati in una difesa ad oltranza di colui che era stato il loro principale teologo su tale argomento, [[Luis de Molina]].
Tra l'[[Nunziatura apostolica#Altri titoli|internunzio]] [[Georgius Pauli-Stravius]] e il cardinal [[Francesco Barberini (cardinale 1623)|Francesco Barberini]] a Roma si escogitò di tirare in ballo il decreto (ormai dimenticato) del 1607-1625, che imponeva ai teologi il silenzio sul tema dei rapporti tra grazia divina e libertà umana. La tattica, tuttavia, non ebbe l'effetto di bloccare la pubblicazione e la distribuzione del libro di Giansenio, perché gli editori professarono la propria ignoranza invincibile (il decreto del 1625 non era stato diffuso nella [[cristianità]], ma esposto soltanto a Roma) e rivendicarono che - in caso di sequestro del materiale - il loro danno economico sarebbe stato sproporzionato, a fronte degli ingenti capitali già impiegati per la pubblicazione.
{{citazione|Non avendo potuto salvare in altro modo l'onore dei loro teologi, i Gesuiti cambiarono tattica: non si posero più come campioni del [[molinismo]], ma come difensori della fede cattolica, e tentarono di presentare Giansenio come un eretico e un eresiarca, peggiore di [[Lutero]] e di [[Giovanni Calvino|Calvino]].|{{cita|Ceyssens 1957|p. XXIX|Ceyssens57}} }}
I Gesuiti decisero di preparare delle liste di proposizioni tratte dal libro di Giansenio, che poi fecero sottoscrivere ad [[anglicanesimo|anglicani]] e [[calvinismo|calvinisti]], per usarle poi contro Giansenio.<ref>
Iniziò quindi un "assedio" a Roma: diversi corrispondenti belgi si rivolsero ai loro riferimenti romani, sviluppando a turno alcuni temi scelti e concordati, con il fine della condanna dottrinale dell{{'}}''Augustinus''.<ref>{{cita|Ceyssens 1957|p. XXIX|Ceyssens57}}.</ref>
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#il rinvio o la rarefazione della comunione anche come pratica per avere più fervore in caso di tiepidezza spirituale.
Arnauld affermava un principio che ebbe larga diffusione fino all'[[XIX secolo|Ottocento]]: la comunione è un sacramento al quale sono invitati i santi, non un rimedio che non smuove i tiepidi dalla loro rilassatezza spirituale; per Arnauld, l'eccessiva frequenza alla comunione era causa di gravi danni spirituali, di cui i Gesuiti - con la loro pastorale [[
La pubblicazione del libro fu un successo, ma sollevò una tempesta di reazioni. Il volume fu portato a Roma, ma inizialmente non ottenne nessuna condanna.
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I Gesuiti, in particolare il padre [[François Annat]] (confessore di [[Luigi XIV di Francia|Luigi XIV]]), cercarono di trarre il massimo dalla vittoria conseguita con la ''Cum occasione'': Annat, in un trattato, sostenne che le cinque proposizioni condannate erano contenute testualmente nell{{'}}''Augustinus''. Arnauld rispose prontamente:
* solo la prima delle cinque proposizioni era riportata quasi testualmente dall'opera di Giansenio, ma lì si trovava in un contesto che la rendeva ortodossa;
* le altre quattro erano delle sintesi generiche del pensiero di Giansenio (anzi, Arnauld trasse dall
* quindi il papa aveva condannato giustamente le cinque proposizioni, perché in sé erano eretiche ("di diritto"), ma esse non erano contenute "di fatto" nell'opera di Giansenio, oppure non lo erano in senso eretico.
Arnauld introduceva così la famosa distinzione tra la ''quaestio juris'' ('questione di diritto') e la ''quaestio facti'' ('questione di fatto'): un conto era dire che le cinque proposizioni fossero eretiche, e un conto era affermare che tale eresia si trovasse nell{{'}}''Augustinus''. In altri termini, la Chiesa può condannare infallibilmente soltanto delle dottrine in astratto, ma non può pretendere di interpretare la dottrina concreta di un individuo. Di fronte alla condanna di dottrine astratte, il fedele deve accettare la decisione della Chiesa, ma nel caso della condanna di un singolo individuo, il fedele è tenuto soltanto a mantenere un rispettoso silenzio (ossia, a non insegnare pubblicamente quelle dottrine).
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[[Papa Alessandro VII]] decise di pubblicare a sua volta la [[costituzione apostolica]] ''Ad sacram Petri sedem'' (ottobre [[1656]]), per confermare la presenza delle cinque proposizioni nell{{'}}''Augustinus''. Il documento pontificio fu approvato dall'assemblea del clero francese e venne accompagnato da un altro formulario di sottomissione.
Papa, re e vescovi sembravano dunque uniti contro il giansenismo; i teologi, tuttavia, continuavano nella loro lotta. Ad ogni modo, la pubblicazione dell{{'}}''Ad sacram'' fu seguita da un periodo di relativa tregua.
=== La "pace clementina" ===
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{{citazione|Assai ostile al giansenismo, sul cui [[lealismo]] monarchico gli sembrava di dover perlomeno dubitare, e in cui vedeva parecchi [[repubblicanesimo|repubblicani]], Luigi XIV credeva che in esso vi fossero i germi di una nuova [[Fronda (movimento)|Fronda]]; senza volerlo, andava imponendo, conformemente alla sua attitudine, la propria visuale quasi unicamente politica del problema. [...] solo [[Port-Royal des Champs|Port-Royal]] resisteva, come ultimo bastione all'[[assolutismo monarchico|assolutismo]] di Luigi XIV, e ormai, sotto l'impulso di Mazzarino che Luigi XIV aveva proseguito fedelmente, la lotta contro il giansenismo e Port-Royal diventerà una direzione fondamentale della politica monarchica, mentre - per un contraccolpo abbastanza prevedibile - i centri tradizionali di opposizione all'assolutismo, la [[Nobiltà di toga|''noblesse de robe'']] e i [[Parlamento francese (Ancien Régime)|Parlamenti]], scivoleranno verso il giansenismo.|{{cita|Cognet|pp. 76.48}} }}
Luigi XIV impose la sottoscrizione del "formulario" antigiansenista a tutti i vescovi, le scuole e i [[religioso (cristianesimo)|religiosi]]. [[Antoine Arnauld (teologo)|Antoine Arnauld]] accettò di firmare, accettando la condanna delle cinque proposizioni ("di diritto"), ma ribadendo che esse non si trovavano nell{{'}}''Augustinus'' ("di fatto").
Non tutti, però, furono d'accordo nel firmare il formulario imposto. Il dramma fu particolarmente acuto a Port-Royal, dove le monache, impossibilitate a fuggire dalla [[
Fra le monache, si ricorda in particolare [[Jacqueline Pascal]], sorella di [[Blaise Pascal]], che scrisse ad [[Antoine Arnauld (teologo)|Antoine Arnauld]] una lettera in cui si trova la famosa frase: ''«Puisque les évêques ont des courages de filles, les filles doivent avoir des courages d’évêques»'' (''«Poiché i vescovi hanno un coraggio da ragazza, le ragazze devono avere un coraggio da vescovo»'')<ref>A. McKenna et J. Lesaulnier (dir.), Dictionnaire de Port-Royal, Paris : H. Champion, 2004, p. 789-791. (art. de Ph. Sellier).</ref>
Il nuovo [[arcidiocesi di Parigi|arcivescovo di Parigi]], [[Hardouin de Péréfixe de Beaumont]] (già precettore di Luigi XIV), dimostrando notevole superficialità in campo teologico, escogitò un'artificiosa soluzione, chiedendo di firmare i formulari con un assenso di "fede divina" per la questione di diritto e un assenso di "fede umana" per la questione di fatto. Pesantemente [[satira|satireggiato]] per questa trovata, Péréfixe reagì in modo violento: fece deportare da Port-Royal dodici religiose non firmatarie e fece imprigionare ''in loco'' le altre, affidando il monastero a sei [[visitandine]] e a ufficiali del re.
Anche quattro vescovi francesi si rifiutarono di sottoscrivere il formulario che proveniva da Parigi e prepararono dei formulari per le loro diocesi, nei quali prevedevano la distinzione tra "diritto" e "fatto". In particolare, il [[diocesi di Alet|vescovo di Alet]], [[Nicolas Pavillon]] (sostenitore del [[gallicanesimo]]) rimproverò al re di lasciarsi ingannare combattendo un'eresia immaginaria. Da Parigi si chiese la deposizione dei quattro vescovi da parte di Roma, ma la Santa Sede evitò di farlo, per non urtare la sensibilità gallicana.
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Nel novembre del [[1711]] il re Luigi XIV, bisognoso di unità politica nel [[regno di Francia]], sollecitò dal papa una nuova bolla (rispettosa però delle [[libertà gallicane]]), che egli stesso si impegnava a far pubblicare. L'8 settembre [[1713]] uscì la bolla ''[[Unigenitus Dei Filius]]'', che condannava 101 proposizioni estratte dalle ''Réflexions'' di Quesnel. La scelta e il raggruppamento di queste proposizioni tendevano visibilmente a farne una sorta di ''summa'' di tutto quello che si considerava come dottrina giansenista, anche se alcune proposizioni condannate manifestavano piuttosto il [[gallicanesimo]] di Quesnel [...] e molte erano formule correntemente ammesse tra gli agostinisti, anche non giansenisti.<ref>{{cita|Cognet|p. 99}}.</ref>
In Francia, tuttavia, le cose non andarono come il re desiderava. L'episcopato rimase diviso; l'arcivescovo Noailles e altri quarantotto prelati si rifiutarono di accettare semplicemente e immediatamente la bolla di [[Clemente XI]], e nemmeno accettarono di partecipare a un sinodo nazionale per confermarla.
La bolla era stata previamente concordata tra la [[Curia romana]] e la corte francese, ed era chiaro che faceva comodo al re [[assolutismo monarchico|assolutista]], desideroso di una maggiore compattezza dello Stato. Per reazione, l'opposizione anche (o soprattutto) politica alla monarchia si concentrò sul rifiuto della bolla papale.
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L'opposizione, anche in conseguenza delle precedenti prese di posizione di Fénelon e sulla scorta di Quesnel, assunse una chiara coloritura richerista, pretendendo che non solo i vescovi, ma anche i preti e il popolo potessero giudicare una posizione dottrinale del papa.
Nel frattempo morì Luigi XIV e il debole periodo di reggenza che ne seguì fu tutto a vantaggio degli oppositori. Nel [[1717]] quattro vescovi, tra i quali Noailles, deposero alla Sorbona un atto notarile nel quale si appellavano, contro la bolla ''Unigenitus'', ad un [[concilio ecumenico|concilio generale]]. Le adesioni all'appello si moltiplicarono, fino a raggiungere circa 3.000 membri del clero (su un totale di 100.000).
Ormai la Francia era divisa in due: gli appellanti e coloro che avevano accettato la bolla ''Unigenitus''. La confusione era giunta al parossismo.
Davanti alla possibilità di uno [[scisma]], nel [[1718]] Clemente XI, con la bolla ''Pastoralis officii'', [[scomunica]]va tutti gli appellanti e confermò tutti i documenti già promulgati contro il giansenismo, ma la scomunica non fu accettata dal parlamento francese. Con la morte di Quesnel nel [[1719]] e di Noailles nel [[1729]], il giansenismo francese perse definitivamente vigore. La fine del giansenismo avvenne dunque per via politica, con la repressione violenta dell'opposizione alla ''Unigenitus'' da parte della monarchia:
* nel [[1723]] il reggente [[Filippo II di Borbone-Orléans]]
* nel [[1730]] il nuovo arcivescovo di Parigi [[Charles-Gaspard-Guillaume de Vintimille du Luc|Vintimille]] fece riconoscere la ''Unigenitus'' come legge dello Stato, facendo escludere dai concorsi ai [[beneficio ecclesiastico|benefici ecclesiastici]] i ribelli: a questo punto il giansenismo era messo ai margini della Chiesa e della società francese,
* nel [[1754]] [[Luigi XV]] impose il silenzio definitivo ai due partiti (''lex de silentio'').
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=== La devozione al Sacro Cuore come strategia antigiansenista ===
La risposta cattolica a tale dottrina e spiritualità venne anche con il [[culto]] del [[Sacro Cuore di Gesù]], il quale riportò l'attenzione dei cristiani sull'importanza dell'umanità di [[Cristo]] e sulla misericordia del Signore. Tale culto giunse alla sua forma attuale grazie a santa [[Margherita Maria Alacoque]], [[Monachesimo|monaca]] di [[Regola di clausura|clausura]] [[Francia|francese]] del convento della [[Ordine della Visitazione di Santa Maria|Visitazione]] di [[Paray-le-Monial]], negli anni a partire dal [[1673]] la quale supportò le proprie indicazioni su questa devozione testimoniando alcune apparizioni di Cristo. Tale culto fu inviso ai giansenisti, i quali si consideravano vicini allo spirito originario del [[cristianesimo]], e in generale ai loro sostenitori, spesso colti ed eruditi, che la ritenevano una stravagante novità. Il [[Compagnia di Gesù|gesuita]] [[
Nel [[1750]], il vescovo napoletano [[Alfonso Maria de' Liguori]] (poi [[canonizzazione|canonizzato]] e proclamato [[dottore della Chiesa]]) pubblicò ''[[Le glorie di Maria]]'': in quest'opera, invece, è la devozione [[Maria madre di Gesù|mariana]] ad essere utilizzata in aperta polemica con il giansenismo.
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{{citazione|Nel campo religioso l'imperatore [[Giuseppe II d'Austria]] trova chi è disposto a seguirlo: i giansenisti, attivi e intraprendenti in Italia ancor più che nella loro patria di origine, la Francia. Se il profondo spirito religioso che anima i giansenisti appare in contrasto con il [[razionalismo]] del secolo, numerosi punti di contatto li spingono ad allearsi all'[[Illuminismo]] nella sua battaglia contro la [[Santa Sede|Chiesa di Roma]]: vogliono un ritorno alla primitiva semplicità cristiana, combattono l'autorità del papa e l'onnipotenza del clero.|{{cita|Valsecchi|p. 210}} }}
=== Ludovico Antonio Muratori (
{{vedi anche|Ludovico Antonio Muratori}}
[[File:Lodovico Antonio Muratori.jpg|thumb|Ludovico Antonio Muratori]]
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Dottore all'[[Biblioteca Ambrosiana|Ambrosiana]] di [[Milano]], Muratori cominciò la propria carriera pubblicando alcuni lavori di erudizione. Richiamato a Modena come archivista del [[Ducato di Modena e Reggio|Duca]], intervenne nella polemica tra [[Sacro Romano Impero]] e [[Santa Sede]] per i diritti sul feudo di [[Comacchio]] (un tipico scontro [[giurisdizionalismo|giurisdizionalista]]), pubblicando la ''Piena esposizione dei diritti imperiali ed [[estensi]]'' e le ''Antichità estensi ed italiche''. Questa ricerca segnò per Muratori un momento fondamentale, perché gli permise di affrontare il problema delle donazioni (vere o, più spesso, presunte) fatte al [[papa]] soprattutto dai [[Franchi]], della formazione dello [[Stato della Chiesa]] e, ancora più a fondo, dello stesso [[potere temporale]] della [[Chiesa cattolica|Chiesa cattolico-romana]]. Naturalmente, tutto questo portava Muratori in un campo quanto mai delicato, e difatti egli fu sospettato e accusato di essere il continuatore di antichi eretici: [[Lutero]], i [[Historia Ecclesiae Christi|Centuriatori di Magdeburgo]], i giansenisti. In realtà, Muratori era in perfetta buona fede, ma soprattutto era un ricercatore libero nelle conclusioni storiche cui giungeva.
Un'altra esperienza importante per Muratori, che segnò tutta la sua vita, fu l'incontro con il [[Compagnia di Gesù|gesuita]] (e questo dimostra che non ci stiamo muovendo in un contesto di giansenismo radicale, che non avrebbe mai mostrato simpatia per un gesuita) [[Paolo Segneri|Paolo Ségneri]]: partecipando alle "[[missioni al popolo]]" predicate dal Ségneri, intrattenendo con lui corrispondenza e amicizia, Muratori si sentì spinto a dedicarsi alla [[cura pastorale]]. Nel [[1716]] ottenne la [[prevosto|prepositura]] di [[Chiesa di Santa Maria della Pomposa|Santa Maria della Pomposa]] a Modena e nel [[1723]], per la fondazione di una "[[Confraternita (Chiesa cattolica)|Confraternita]] della carità cristiana", compose il trattato ''Della carità cristiana''.
In questi testi, Muratori rivela un vago orientamento giansenista, esplicitato per esempio nella sua considerazione circa la «natura dell'uomo sì debole e corrotta e cotanto inclinata sin dalle fasce alla malizia e al male», presente nella lettera autobiografica a Giovanni Artico, [[Porcia (famiglia)|conte di Porcía]].<ref>{{cita libro|nome=Ludovico Antonio|cognome=Muratori|wkautore=Ludovico Antonio Muratori|opera=Dal Muratori al Cesarotti|volume=1|titolo=Opere di Lodovico Antonio Muratori|città=Milano|anno=1964|editore=Istituto dell'Enciclopedia Italiana|p=36}}</ref>
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Tra le proposte di riforma ecclesiastica che Scipione de' Ricci e il sinodo di Pistoia avevano avanzato, si possono ricordare la celebrazione di sinodi diocesani ogni due anni (sulla linea di quanto era stato disposto dal [[concilio di Trento]] e di fatto non era mai stato messo in pratica), la revisione dei [[libro liturgico|libri liturgici]] con l'eliminazione di tutti gli elementi leggendari o legati a superstizioni, l'abolizione di tutti i titoli ecclesiastici oltre a quelli di [[vescovo]], [[canonico]] del [[capitolo (cristianesimo)|capitolo della Cattedrale]] e [[parroco]], l'individuazione di «un metodo uniforme di studi ecclesiastici, tanto nei [[seminario|seminari]], accademie ecclesiastiche ed università che nei [[convento|conventi]] dei [[religioso (cristianesimo)|regolari]], secondo la dottrina di [[Agostino d'Ippona|sant'Agostino]]».
{{citazione|XXVII - Sarebbe opportuno che [...] si proibissero nelle domeniche e feste solenni le feste in onore dei santi. Potrebbero proibirsi le parature, la quantità inutile dei lumi, la musica tanto vocale che istrumentale ad eccezione del canto corale e dell'organo, che in chiesa non si ammettessero le donne in abiti indecenti, che non vi si celebrasse che una sola [[messa]] per volta e che queste siano distribuite in ore fisse per il maggior comodo del popolo.<br>XXVIII - Converrebbe che i vescovi si prendessero cura di rivedere tutte le [[reliquia|reliquie]] delle chiese delle loro diocesi, togliendo tutte quelle la di cui autentica fosse per qualche titolo sospetta. [...] Nell'altar maggiore della chiesa, dove dee conservarsi il [[Santissimo Sacramento]], dovrebbe togliersi ogni quadro di santi, e non lasciarsi che una croce.<br>XXXVIII - Eccettuate le processioni del [[Corpus Domini]] e delle [[rogazioni]], stabilite da un rispettabile uso, fuori dalla chiesa, e di quelle della [[domenica delle Palme]], del [[Altare della reposizione|santo sepolcro]] e della [[Candelora|Purificazione]] in chiesa, sembra che tutte le altre potrebbero abolirsi; ed assolutamente conviene abolire quelle che si fanno per visitare qualche madonna o altre immagini, e che ad altro non portano che a fare dei pranzi o delle adunate indecenti.<br>LIV - Per porre i parroci anco meno dotti in stato di esercitar bene il loro ministero, potrebbe essere utile il far tradurre e stampar libri che più potessero venire ad essi di guida e d'istruzione, e distribuirgliene gratis: [...] un esemplare della [[Bibbia|sacra scrittura]] tradotta in [[lingua italiana|volgare]] dall'arcivescovo di Firenze Martini, o quella tradotta dal francese da [[Louis-Isaac Lemaistre de Sacy|Sacy]], [...] il rituale d'Alet ''(del vescovo giansenista [[Claude Pavillon]])'', le riflessioni sul vecchio e
=== Altre influenze gianseniste nella penisola italiana ===
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All'inizio del [[XVIII secolo]] alcuni giansenisti in fuga dalla Francia si rifugiarono nei [[Paesi Bassi]]. Lì furono accolti dalla Chiesa locale, all'epoca in controversia con [[Roma]] proprio per via delle simpatie gianseniste di alcuni suoi precedenti vescovi; uno di questi vescovi, [[Petrus Codde]], sarà anche processato per giansenismo a Roma (contro i privilegi che la stessa [[Santa Sede]] aveva concesso all'[[Arcivescovo]] di [[Utrecht]]), risultando innocente ma venendo comunque deposto dal [[papa]]. L'aiuto fornito ai giansenisti francesi fece sì che la chiesa nazionale dei Paesi Bassi venisse con essi identificata (pur essendo questa identità destituita di fondamento), e che questo equivoco si trascinasse per secoli.
Nel [[1724]], tuttavia, non si poté evitare lo [[scisma di Utrecht|scisma]]: il [[
{{vedi anche|Vetero-cattolicesimo}}
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* {{cita libro|cognome=Ceyssens|nome=Lucien|autore2=Sylvestre de Munter|titolo=La seconde période du Jansénisme|città=Bruxelles, Rome|editore=Institut historique belge de Rome|anno=1968-1974|lingua=fr}}
* {{cita libro|cognome=Ceyssens|nome=Lucien|titolo=Sources relatives à l'histoire du Jansénisme et de l'Antijansénisme des annés 1661-1672|altri=avec la collabor. de Silvestre de Munter; publié avec le concours du Fonds Albert de Meyer|città=Louvain|editore=Bibliothèque de l'Université|anno=1968|collana=Bibliothèque de la Revue d'histoire ecclésiastique|volume=45|lingua=fr}}
* {{cita libro|titolo=Catechismi giansenisti|curatore=Gianfranco Morra|città=Forlì|editore=Edizioni di Ethica|anno=1968}} <small>Contiene, in trad. italiana: ''Petit catéchisme'', di [[Jean Duvergier de Hauranne]]; ''Catéchisme de la grâce'', di [[Mathieu Feydeau]]; ''Instruction sur la grâce selon l'Ecriture et les Pères'' e ''Instruction par demandes et par réponses touchant l'accord de la grâce avec la liberté'', di [[Antoine Arnauld (teologo)|Antoine Arnauld]].</small>▼
* {{cita libro|cognome=Ceyssens|nome=Lucien|autore2=Sylvestre de Munter|titolo=Sources relatives à l'histoire du Jansénisme et de l'antijansénisme des annes 1677-1679|città=Louvain|editore=Bibliothèque de l'Université|anno=1974|collana=Bibliothèque de la Revue d'histoire ecclésiastique|volume=59|lingua=fr|cid=Ceyssens74}}
▲* {{cita libro|titolo=Catechismi giansenisti|curatore=Gianfranco Morra|città=Forlì|editore=Edizioni di Ethica|anno=1968}} <small>Contiene, in trad. italiana: ''Petit catéchisme'', di [[Jean Duvergier de Hauranne]]; ''Catéchisme de la grâce'', di [[Mathieu Feydeau]]; ''Instruction sur la grâce selon l'Ecriture et les Pères'' e ''Instruction par demandes et par réponses touchant l'accord de la grâce avec la liberté'', di [[Antoine Arnauld (teologo)|Antoine Arnauld]].</small>
=== Studi ===
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* {{cita pubblicazione|cognome=De Giovanni|nome=G.M.|titolo=Il giansenismo a Napoli nel sec. XVIII|rivista=Asprenas|volume=1|anno=1954|pp=35-ss|cid=De Giovanni}}
* {{cita libro|nome=Jean|cognome=Orcibal|titolo=Saint-Cyran et le Jansénisme|città=Paris|editore=Ed. du Seuil|anno=1961|collana=Maîtres spirituels|volume=25|lingua=fr|cid=Orcibal}}
* {{cita libro|cognome=Valsecchi|nome=Franco|wkautore=Franco Valsecchi|capitolo=Dispotismo illuminato|titolo=Nuove questioni di storia del Risorgimento e dell'unità d'Italia|volume=1|città=Milano|editore=Marzorati|anno=1961|pp=189-240|cid=Valsecchi}}
* {{cita libro|nome=Luigi|cognome=Mezzadri|capitolo=Orientamenti per una rilettura delle polemiche giansenistiche nel secolo XVII|pp=585-591|volume=19.1|titolo=Le lotte politiche e dottrinali nei secoli 17. e 18. : 1648-1789|curatore=Edmond Préclin|curatore2=Eugène Jarry|altri=ed. italiana a cura di Luigi Mezzadri, trad. di Remigio Petrecchia|città=Torino|editore=S.A.I.E.|anno=1974|opera=Storia della Chiesa cominciata da Agostino Fliche e Vittorio Martin e continuata da Giovanni Battista Duroselle ed Eugenio Jarry}}
* {{cita libro|nome=Luigi|cognome=Mezzadri|capitolo=Il giansenismo in Italia|pp=408-426|volume=19.1|titolo=Le lotte politiche e dottrinali nei secoli 17. e 18. : 1648-1789|curatore=Edmond Préclin|curatore2=Eugène Jarry|altri=ed. italiana a cura di Luigi Mezzadri, trad. di Remigio Petrecchia|città=Torino|editore=S.A.I.E.|anno=1974|opera=Storia della Chiesa cominciata da Agostino Fliche e Vittorio Martin e continuata da Giovanni Battista Duroselle ed Eugenio Jarry|cid=Mezzadri}}
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* {{cita libro|cognome=Cognet|nome=Louis|titolo=Le Jansénisme|edizione=5|città=Paris|editore=Presses universitaires de France|anno=1985|collana=Que sais-je?|volume=960|lingua=fr|cid=Cognet}}
* {{cita libro|volume=7|titolo=La Chiesa nell'epoca dell'assolutismo e dell'illuminismo: egemonia francese, giansenismo, missioni (17.-18. sec.)|autore=Louis Cognet|altri=prefazione all'ed. italiana di Massimo Marcocchi, traduzione di Giorgio Butterini ... [et al.], aggiornamento bibliografico di Paola Vismara|edizione=2|città=Milano|editore=Jaca book|anno=1987|isbn=88-16-30037-X|opera=Storia della Chiesa|curatore=[[Hubert Jedin]]|pp=28-66|cid=Jedin}}
* {{cita libro|nome=Jean Robert|cognome=Armogathe|capitolo=Il giansenismo prima del 1648|pp=502-512|volume=18.2|titolo=La Chiesa nell'età dell'assolutismo confessionale. Dal Concilio di Trento alla pace di Westfalia (1563-1648)|curatore=Luigi Mezzadri|città=Cinisello Balsamo|editore=Edizioni Paoline|anno=1988|opera=Storia della Chiesa cominciata da Agostino Fliche e Vittorio Martin e continuata da Giovanni Battista Duroselle ed Eugenio Jarry|cid=Armogathe}}
* {{cita libro|cognome=Martina|nome=Giacomo|titolo=L'eta dell'assolutismo|wkautore=Giacomo Martina|edizione=7|volume=2|città=Brescia|editore=Morcelliana|anno=1989|pp=147-185|isbn=88-372-1006-X|opera=La Chiesa nell'età dell'assolutismo, del liberalismo, del totalitarismo|cid=Martina}}
* {{cita libro|autore=Guillaume de Bertier de Sauvigny|autore2=Joseph Hajjar|volume=4|titolo=Secolo dei Lumi, Rivoluzioni, Restaurazioni|edizione=2|editore=Marietti|anno=1989|opera=Nuova storia della Chiesa|pp=98-108}}
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