Presbitero: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
fix link
m clean up, replaced: Impero Romano → Impero romano
 
(42 versioni intermedie di 29 utenti non mostrate)
Riga 2:
{{nota disambigua||Preti (disambigua)|Preti}}
{{nota disambigua|il ministero dell'"anziano" nelle chiese evangeliche, soprattutto in quelle "presbiteriane"|Anziano (religione)}}
{{F|gerarchia cattolica|febbraio 2013}}
[[File:San Filippo Neri.jpg|thumb|[[Filippo Neri|San Filippo Neri]], presbitero cattolico]]
 
IlNella '''presbitero'''[[Chiesa (dalcattolica]] e in [[LinguaChiesa grecaortodossa|grecoquella ortodossa]] πρεσβύτερoς, il ''presbýteros'presbitero''', "({{lang-grc|πρεσβύτερoς|presbýteros|più anziano"|da=si|p=si|parentesi=si}}; dalla stessa parola greca, attraverso il [[Lingua latina|latino]] ''presbyter'', deriva anche il termine italiano '''prete''') è nella [[Chiesa cattolica]], nella [[Chiesa ortodossa]] e in altre [[Cristianesimo|Chiese cristiane]], quello tra i [[Ministro di culto|ministri del culto]] che ha ricevuto, in una specifica [[Rito dell'ordinazione sacerdotale|ordinazione]], il mandato di presiedere il [[culto]], guidare la comunità cristiana e annunciare la [[parola di Dio]]. Un termine usato in modo equivalente, ma più generico, è [[sacerdote (cattolicesimo)|sacerdote]].<ref group="N">Secondo una terminologia utilizzata almeno dal [[V secolo]], anche il [[vescovo]] è "ordinato al sacerdozio (''ad sacerdotium'')", mentre il [[diacono]] è "ordinato al servizio (''ad ministerium'')".</ref>.
 
Nella gerarchia cattolica il ''presbiterato'' è il secondo grado del sacramento dell'[[ordine sacro|Ordine]] (che si articola, appunto, nei tre gradi del ''[[diacono|diaconato]]'', del ''presbiterato'' e dell{{'}}''[[vescovo|episcopato]]'').<ref name="lg28">[[Lumen{{Cita Gentium]] [httpweb|url=https://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19641121_lumen-gentium_it.html|titolo=Lumen 28]gentium|accesso=2022-04-03}}</ref>.
 
== Chiese primitive ==
In alcuni testi del [[Nuovo Testamento]] si usa il termine "anziani" (''presbýteroi'') per riferirsi ai membri di una sorta di consiglio che, sul modello delle [[comunità ebraica|comunità ebraiche]] della [[diaspora ebraica|diaspora]], amministrava una singola [[Chiesa (Bibbia)|chiesa locale]]. Il sostantivo ''presbýteros'', tuttavia, non compare mai con questo significato nei [[vangeli canonici]], né nelle [[Lettere di Paolo#Lettere autentiche|lettere sicuramente autentiche]] del [[Lettere di Paolo|''corpus'' paolino]].
 
Si parla invece di "anziani" negli [[Atti degli Apostoli]], dove compaiono dei ''presbýteroi'' designati alla guida delle Chiese locali ({{passo biblico|Atti|At 14,23|14,23|libro=no}}; {{passo biblico|Atti|20,17|libro=no}}; {{passo biblico|Atti|21,18|libro=no}}). Interessante è il caso della [[Chiesa di Gerusalemme]], per la quale si parla sempre di una presidenza esercitata dagli "apostoli e anziani" ({{passo biblico|Atti|15,2.4.6.22.23|libro=no}}; {{passo biblico|Atti|16,4|libro=no}}).
 
La [[lettera a Tito]] ({{passo biblico|Tito|1,5-9|libro=no}}) parla dell'organizzazione della Chiesa locale, citando "anziani (''presbýteroi'') e sovrintendenti (''[[vescovo|epískopoi]]'')". Nel definire le qualità richieste a questi responsabili, viene messa in rilievo la necessità che siano buoni mariti e padri di famiglia (non si fa dunque nessun riferimento a un obbligo di [[celibato]], che fu introdotto per i vescovi - e nelle [[Chiesa latina|chiese d'occidente]] anche per i presbiteri - soltanto dopo alcuni secoli).
 
Nella [[prima lettera a Timoteo]] ({{passo biblico|1Timoteo|3,1-12|libro=no}}), là dove viene delineata la struttura della chiesa locale non si parla di "anziani" (''presbýteroi''), ma soltanto di "sovrintendenti-vescovi (''epískopoi'') e [[diacono|diaconi]]". Sono invece citate delle "donne" (''gynâikes''), richiedendo che esse siano «dignitose, non maldicenti (''me [[diavolo|diabòlous]]'', 'non divisive'), sobrie, fedeli in ogni cosa»: probabilmente si tratta delle mogli dei "vescovi" e dei "diaconi", oppure di [[diaconessa|diaconesse]] che avevano il mandato di esercitare opere di [[carità]] e assistenza all'interno della comunità. Gli "anziani-presbiteri" compaiono invece ai versetti {{passo biblico|1Timoteo|4,14|libro=no}}, dove si parla di un "collegio di anziani" che pratica la [[imposizione delle mani (liturgia)|cheirotonia]] per confermare un [[carisma (cristianesimo)|carisma]] di [[profezia]], e {{passo biblico|1Timoteo|5,17|libro=no}}, dove si dice che gli anziani "tengono la presidenza" (in greco semplicemente con il participio perfetto ''proestôtes'') e che alcuni di loro "si affaticano nella predicazione e nell'insegnamento".
 
Sempre nel Nuovo Testamento, l'autore della [[Prima lettera di Pietro]] scrive:
{{citazione|Esorto gli anziani (''presbytèrous'') che sono tra voi, quale anziano come loro (''sympresbýteros''), testimone delle sofferenze di [[Gesù|Cristo]] e partecipe della [[gloria (religione)|gloria]] che deve manifestarsi: pascete il gregge di [[Dio]] che vi è affidato, sorvegliandolo non per forza ma volentieri secondo Dio; non per vile interesse, ma di buon animo; non spadroneggiando sulle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge. E quando apparirà il pastore supremo, riceverete la corona della gloria che non appassisce.|''Prima lettera di Pietro'' {{passo biblico|1Pietro|5,1-4|libro=no}}|Πρεσβυτέρους οὖν ἐν ὑμῖν παρακαλῶ ὁ συνπρεσβύτερος καὶ μάρτυς τῶν τοῦ Χριστοῦ παθημάτων, ὁ καὶ τῆς μελλούσης ἀποκαλύπτεσθαι δόξης κοινωνός, ποιμάνατε τὸ ἐν ὑμῖν ποίμνιον τοῦ θεοῦ, μὴ ἀναγκαστῶς ἀλλὰ ἑκουσίως, μηδὲ αἰσχροκερδῶς ἀλλὰ προθύμως, μηδ᾽ ὡς κατακυριεύοντες τῶν κλήρων ἀλλὰ τύποι γινόμενοι τοῦ ποιμνίου, καὶ φανερωθέντος τοῦ ἀρχιποίμενος κομιεῖσθε τὸν ἀμαράντινον τῆς δόξης στέφανον.|lingua=el}}
 
Il testo esprime dunque la coscienza che il servizio del presbitero sia una funzione assimilabile a quella del [[pastore (religione)|pastore]], cioè di guida del [[popolo di Dio]]. Al tempo stesso il testo ci fa intuire che, alla fine del [[I secolo]] o inizio del [[II secolo|II]], quando veniva scritta l'epistola, il termine non aveva l'odierno significato tecnico cattolico-romano che indica il secondo grado del sacramento dell'Ordine, ma si riferiva in forma più ampia a un ministero di guida della Chiesa: di fatto l'autore dell'epistola scriveva immedesimandosi in [[Pietro apostolo]], che nella visione odierna chiameremmo vescovo o [[papa]], eppure si riferiva a sé stesso come "presbitero come gli altri presbiteri".
Riga 30 ⟶ 29:
== Tarda antichità ==
[[File:ET Axum asv2018-01 img03 Abba Pentalewon.jpg|thumb|upright=1.0|Prete della [[Chiesa ortodossa etiope]]]]
Terminata l'epoca della [[persecuzione dei cristiani nell'Impero romano]], quando non era più in atto uno scontro dei cristiani né con il mondo [[paganesimo|pagano]] [[impero romano|romano]] né con l'[[ebraismo]] (ormai estremamente marginalizzato dopo le [[guerre giudaiche]]), si cominciòpoté ausare usarecorrentemente anche la parola "[[sacerdote|sacerdoti]]" per indicare dapprima i vescovi (in [[Ambrogio di Milano]] "sacerdote" è solo il vescovo), e poi i presbiteri. Fino a quell'epoca, invece, la parola "sacerdote" era stata usata in ambito cristiano soloprincipalmente per parlare di Cristo o del popolo dei fedeli nel suo complesso (quello che oggi verrebbe chiamato "sacerdozio comune dei fedeli" o sacerdozio [[battesimo|battesimale]]).
 
A partire dal III-IV secolo si diffuse nelle chiese la prassi di riscoprire tipi e figure dell'[[Antico Testamento]]. Fu solo in quest'epoca, dunque, che si cominciò a vedere nei sacerdoti dell'Antico Testamento una prefigurazione dei ministri cristiani. Una prima testimonianza di questa corrispondenza fra ministeri veterotestamentari e neotestamentari è rintracciabile già nelle preghiere di ordinazione riportate nella [[Tradizione Apostolica]], tradizionalmente attribuita a [[Ippolito di Roma]] ma di fatto posteriore: qui si chiede a Dio che l'episcopato sia conferito «in virtù dello Spirito del sommo sacerdozio», il presbiterato sia dato «come volgesti lo sguardo sul popolo da te eletto e ordinasti a Mosè di scegliere dei presbiteri che riempisti dello stesso spirito che avevi donato al tuo servo». In questo stesso testo appare già evidente anche il ruolo del diacono, perché questi «viene ordinato non per il sacerdozio, ma al servizio del vescovo con il compito di eseguirne gli ordini [...] né riceve lo spirito comune di cui tutti i presbiteri partecipano».
Quando, più tardi, l'uso della parola "sacerdote" si estese fino a indicare i membri del collegio dei presbiteri, si cominciò a usare anche l'espressione [[sommo sacerdote]] per riferirsi al vescovo.
 
Ciò corrispondeva a un processo che era generale nella chiesa di quel periodo, e che consisteva nel riscoprire tipi e figure dell'[[Antico Testamento]]. Fu solo in quest'epoca, dunque, che si cominciò a vedere nei sacerdoti dell'Antico Testamento una prefigurazione dei ministri cristiani.
 
Dopo l'[[editto di Milano]], la vita religiosa dei cristiani aveva cominciato a perdere il suo primitivo entusiasmo, dal momento che il cristianesimo era sempre più religione istituzionalizzata. Come reazione, molti laici, inseguendo l'ideale di vivere il cristianesimo in maniera totalizzante, cominciarono a vendere i propri beni e a ritirarsi in solitudine: nasceva il [[monachesimo]], inizialmente soprattutto in forma [[eremita|eremitica]], poi [[cenobitismo|cenobitica]]. Questo fenomeno produsse un certo influsso anche sugli altri cristiani che continuavano a vivere nei centri urbani, compresi i presbiteri:
* ad [[Alessandria d'Egitto]] il [[Atanasio di Alessandria|vescovo Atanasio]] (morto nel [[373]]) cominciò a proporre una forma di vita comune dei preti proprio sul modello dei monaci cenobiti;
* a [[Costantinopoli]] [[Giovanni Crisostomo]] (morto nel [[407]]) parlava già di ''presbyteri monastice viventes'' ("preti che vivono alla maniera dei monaci”);{{cn}}
* a [[Ippona]] il [[Agostino d'Ippona|vescovo Agostino]] abitava con i suoi presbiteri ispirandosi alla ''apostolica vivendi forma'' ("il modo di vivere degli [[apostoli]]")<ref group="N">L'espressione è stata tradizionalmente utilizzata lungo i secoli in riferimento alla ''[[Regola di sant'Agostino|Regula Augustini]]'', sia nella versione adottata dai [[Ordine di Sant'Agostino|monaci agostiniani]], sia in quella dei [[canonici regolari]]. Alla lettera, tuttavia, questa formulazione non è presente in nessuno scritto di Agostino; si ritrova, però, un cenno simile nel Sermone 356, ''De moribus clericorum secum habitantium'':
{{citazione|Il nostro modello di riferimento e la pratica che già realizziamo, con l'aiuto di Dio, sono indicati nei brani degli [[Atti degli Apostoli]] di cui sarà data lettura ora. [...] Così vi sarà davanti agli occhi il modello che desideriamo realizzare.|''Aurelii Augustini opera omnia. Editio latina'' > [[Patrologia Latina|PL]] 38 > Sermones|Quomodo autem vivere velimus, et quomodo Deo propitio iam vivimus, [...] de libro Actuum Apostolorum vobis lectio recitabitur, ut videatis ubi descripta sit forma, quam desideramus implere.|lingua=la}}
{{-}}</ref>;
* anche a [[Vercelli]] [[Eusebio di Vercelli|Eusebio]] tentò di unire vita clericale e vita monastica.
 
Riga 48 ⟶ 45:
Nei secoli successivi, con la diffusione del cristianesimo nei centri rurali, si accentuò la funzione liturgica dei presbiteri: da collegio di collaboratori del vescovo, i presbiteri diventavano suoi rappresentanti e sostituti nelle comunità lontane dalla sede episcopale.
 
Dopo il crollo dell'Impero Romanoromano e un primo periodo di smarrimento, la chiesa cristiana in Occidente rinforzò la propria autoconsapevolezza di garante della civiltà terrena, oltre che della predicazione evangelica. Da questa visione globale di "spirituale" e "materiale" sarebbe nato il concetto tipicamente [[medioevo|medievale]] di ''[[cristianità]]'', intesa come tentativo di creare una società coercitivamente cristiana.
 
== Alto Medioevo ==
{{Vedi anche|Alto medioevo}}
Soprattutto nell'[[Alto Medioevo]] la ''Regola pastorale'' di [[Gregorio Magno]] fu in Occidente il principale documento normativo per il clero, esattamente come la [[Regola benedettina]] lo era per il monachesimo. L'influsso della ''Regola pastorale'' sarebbe continuato lungo tutto il Medioevo: al momento di emettere leggi che riguardavano i preti, la citarono esplicitamente i [[concilio|concili]] di [[Magonza]] ([[813]]), [[Concilio di Tours (813)|Tours]] (813), [[Reims]] (813), [[Concilio di Aquisgrana|Aquisgrana]] ([[816]]).
Riga 60 ⟶ 57:
Nonostante i tentativi di riforma dell'epoca carolingia, nei secoli centrali del Medioevo la qualità morale e culturale della vita del clero decadde rapidamente. In questo contesto, alcuni monaci (dapprima [[cluniacensi]], poi [[cisterciensi]] e [[camaldolesi]]), che giunsero anche a ricoprire posizioni di autorità nella chiesa, tentarono di imporre una riforma del clero che si ispirava sempre di più a modelli monastici ([[Pier Damiani]], [[papa Gregorio VII]]).
 
Non è un caso che proprio in questo periodo il [[celibato sacerdotale|celibato]] venne imposto ai preti di tutta la cristianità occidentale, comprese quelle "sacche di resistenza" ([[Arcidiocesi di Milano|Milano]], Italia meridionale) dove, per diverse ragioni, i preti continuavano ada essere scelti anche tra gli uomini sposati.
 
Il [[XIII secolo]] si segnalò per la nascita degli [[Ordini mendicanti]] e per l'apogeo della [[Scolastica (filosofia)|filosofia scolastica]]. Gli Ordini, in questo periodo, non si dedicarono direttamente alla formazione del clero secolare, ma il loro stile di vita e le loro campagne di predicazione ebbero una ricaduta anche sul clero, che talvolta si scontrò violentemente con i frati per la [[cura pastorale]] dei fedeli e la raccolta delle offerte, ma cominciò anche a ispirarsi proprio ai frati in alcuni aspetti del proprio ministero (per esempio si riscoprì la [[omelia|predicazione]] al popolo sul modello francescano e domenicano, mentre fino ad allora normalmente l'[[omelia]] liturgica non era altro che un brano di autori del passato letto in latino durante il culto). D'altronde, molto presto diversi vescovi e papi cominciarono ada essere eletti proprio dalle file degli ordini mendicanti, e inevitabilmente nelle loro direttive tendevano a uniformare sempre più la vita del clero sul modello di quella dei frati.
 
== Nella Chiesa cattolico-romana dalla controriforma aiin giorni nostripoi ==
=== Controriforma cattolica ===
{{Vedi anche|Riforma protestante|Controriforma}}
Riga 71 ⟶ 68:
In effetti, l'accusa dei primi riformatori toccava un nervo scoperto della chiesa cattolico-romana, tanto che con il [[Concilio di Trento]] si istituzionalizzò e si uniformò un modello di formazione dei preti: il [[seminario]].
 
Ancora una volta, tuttavia, veniva scelto per i preti un percorso formativo preso in "prestito" da altri tipi di esperienze religiose: dopo quello dei monaci (nella [[riforma dell'XI secolo]]) e quello dei frati (nel basso Medioevo), con la [[Controriforma]] si ritenne che il modello migliore per il clero fosse quello delle [[congregazione religiosa|congregazioni]] recentemente fondate, in particolare quella dei [[gesuiti]]. Il seminario [[Milano|milanese]] di [[Carlo Borromeo]], per esempio, affidato direttamente ai gesuiti che vi imposero uno stile di vita tutto improntato sulla [[spiritualità]] [[Ignazio di Loyola|ignaziana]], diventò ben presto un modello cui molte altre [[diocesi]] si ispiravanoispirarono.
 
Il seminario [[Concilio di Trento|tridentino]] si caratterizzava per il fatto di essere vicino alla [[cattedrale]] (in modo che il vescovo potesse partecipare alla vita dei seminaristi ed esercitare un controllo diretto) e per essere ancora abbastanza aperto alla città (gli alunni potevano essere interni ma anche esterni se abitavano nelle vicinanze, e continuavano a partecipare alla vita religiosa e sociale della città).
Riga 78 ⟶ 75:
 
=== Riforme illuministiche ===
{{Vedi anche|Illuminismo}}
 
Nella logica di uniformazione e di razionalizzazione tipica dello Stato moderno, e in particolare del [[dispotismo illuminato]], vanno collocate le politiche di riorganizzazione ecclesiastica del [[XVIII secolo]] (in particolare nell'[[Sacro Romano Impero|impero austriaco]]).
 
Soprattutto [[Maria Teresa d'Austria]] e suo figlio [[Giuseppe II d'Asburgo-Lorena|Giuseppe II]] promossero una serie di riforme volte a sollecitare una più regolare e organica gestione amministrativa degli enti ecclesiastici e in particolare delle parrocchie. In particolare, vennero attivati nuovi ruoli per i [[parroco|parroci]]: si demandò al parroco, per esempio, la certificazione di indigenza per le persone che avrebbero potuto godere di cure ospedaliere gratuite; la parrocchia, inoltre, diventava il centro unico di raccolta delle elemosine, da ridistribuire - da parte del parroco - una volta alla settimana ai poveri registrati.
 
In questo modo, la parrocchia divenne una sorta di struttura amministrativa locale, in cui al parroco era riconosciuto un ruolo di vero e proprio funzionario pubblico; un ruolo che continuerà ada essere riconosciuto ai preti anche nella prima fase della [[Rivoluzione francese]] (fase della [[Assemblea nazionale costituente|Costituente]] e della [[Assemblea legislativa (Rivoluzione francese)|Legislativa]]) e sotto l'[[Primo Impero francese|Impero napoleonico]].
 
=== Secoli XIX e [[XX secolo|XX]] ===
[[File:Priests rome.jpg|thumb|Preti cattolici a [[Roma]]]]
La formazione e la vita concreta del clero furono influenzate, ovviamente, dalle vicende storiche, che a partire dalla fine del [[XVIII secolo|Settecento]] cominciarono a marcare una divisione tra religione e vita civile (si spezzava definitivamente l'ideale della [[Cristianità#La cosiddetta .22cristianit.C3.A0 medievale.22|cristianità medievale]], già messo in forte crisi dalla Riforma e dalle successive [[guerre di religione]]). Di fronte alla [[soppressione della Compagnia di Gesù]] ([[1773]]), alla [[Rivoluzione francese]], ai tentativi [[Napoleone Bonaparte|napoleonici]] di regolare e razionalizzare i rapporti tra Stato e Chiesa (arresto di [[papa Pio VII]], stipula dei [[Concordato|concordati]]), alle rivoluzioni [[liberalismo|liberali]] con la conseguente caduta dello [[Stato Pontificio]] ([[1870]]), la chiesa cattolica si arroccò sempre più in un sistema difensivo, per salvare almeno la purezza della fede (si pensi agli atteggiamenti dei papi [[Pio IX]] e [[Pio X]]).
 
Anche il seminario, da luogo "aperto" sulla città quale era originariamente, si chiuse bruscamente, appartandosi dalla vita sociale, puntando a divenire un luogo che preservasse i candidati al presbiterato dagli influssi negativi del mondo. Il seminario finiva così per separarsi dalla vita della città, spesso anche geograficamente (nella diocesi di Milano, per esempio, venne costruito un nuovo seminario, non più nei pressi di [[Porta Venezia (Milano)|Porta Venezia]], ma immerso nelle campagne di [[Venegono Inferiore]], a 50 chilometri da Milano). In questi ambienti ritirati, gli studenti venivano formati in una solida disciplina che raramente valorizzava l'iniziativa personale, mentre lo studio procedeva secondo i criteri di una [[teologia]] [[neotomismo|neoscolastica]] che trovava sempre più difficile il dialogo con la cultura contemporanea.
 
I seminari entrarono ben presto in una fase di staticità, di fronte alla storia che si evolveva sempre più rapidamente. Oltretutto, questi seminari normalmente preparavano i futuri preti a svolgere la loro attività in un contesto culturale ben delineato (normalmente, quello della parrocchia rurale): con l'avanzare dell'[[Rivoluzione industriale|industrializzazione]], dell'[[urbanesimo|urbanizzazione]] e della [[secolarizzazione]], la figura del prete diventò spesso testimone di una tradizione passata, magari anche gloriosa e difesa con passione o nostalgia, ma pur sempre marginale, soprattutto nei contesti delle periferie urbane e in generale nei luoghi in cui le lotte operaie si facevano via via più intense. Quando si giunse al [[concilio Vaticano II]], la crisi nei seminari e nel clero era già in atto (il numero di studenti nei seminari era crollato verticalmente già dagli [[anni 1950|anni cinquanta]], decine di migliaia di preti domandavano e ottenevano la [[deroga|dispensa]] papale per potersi sposare, dopo di che generalmente abbandonavano il ministero o continuavano ada esercitarlo in clandestinità o nelle [[Comunità cristiana di base|comunità di base]]).
 
Con il proprio rinnovamento [[ecclesiologia|ecclesiologico]], il concilio Vaticano II tentò di imprimere un nuovo impulso anche al clero cattolico. Si sottolineò molto più che in precedenza l'aspetto della comunione ecclesiale: il presbitero non era più visto come figura individuale, ma spiccatamente comunitaria (agente principale della [[cura pastorale]] non è più il singolo, ma un soggetto comunitario: tutto il presbiterio diocesano insieme con il vescovo).
 
Ugualmente, nei decenni tra la fine del XX e l'inizio del [[XXI secolo]] si è cercato di elaborare nuovi modelli nel rapporto tra presbiteri e [[laicato|laici]], mentre nuove istanze sono state avanzate alle autorità cattoliche da parte di correnti di [[contestazione]]: valorizzazione dell'esperienza dei [[preti operai]] e abolizione di uno stipendio versato al ministro da parte dello Stato o della diocesi, abolizione dell'obbligo del celibato, [[Critiche alla Chiesa cattolica#Sacerdozio femminile|ammissione delle donne]] al ministero presbiterale, accettazione e valorizzazione di una presenza ormai massiccia di uomini [[gay]] all'interno del clero<ref group="N">Redigere statistiche a questo proposito resta evidentemente difficile. Monsignor Donald Cozzens, già rettore di seminario maggiore negli [[Stati Uniti d'America]] e [[vicario episcopale]], nel suo libro ''The Changing Face of the Priesthood'' (edizione italiana: {{cita libro|autore=Donald Cozzens|titolo=Verso un nuovo volto del sacerdozio|città=Brescia|editore=Queriniana|anno=2002|ISBN=978-88-399-2379-0}}), ritiene che la percentuale di omosessuali nel clero cattolico possa stimarsi tra il 23 e il 58%, e afferma esplicitamente che «il sacerdozio è già, o almeno sta diventando, una professione gay».</ref>, apertura all'impegno politico e progressiva de-clericalizzazione del ministero.
 
Bisogna registrare che, di fronte a queste richieste, la reazione delle autorità centrali o periferiche della Chiesa cattolico-romana è sempre stata di chiusura pressoché totale. [[Giovanni Paolo II]] nella [[lettera apostolica]] "''Ordinatio sacerdotalis''" del [[1994]] ha tra l'altro dichiarato che la Chiesa cattolica non ha facoltà di conferire alle donne l'ordinazione sacerdotale, con una sentenza da ritenere definitiva da tutti i fedeli<ref>[http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/apost_letters/documents/hf_jp-ii_apl_22051994_ordinatio-sacerdotalis_it.html ORDINATIO SACERDOTALIS]</ref>. Anche il valore di quest'atto, tuttavia, rimane controverso, visto che alcuni i teologi cattolico-romani non riconoscono in esso una dichiarazione ''[[ex cathedra]]'' secondo le norme del [[Concilio Vaticano I]] e quindi con prerogative di [[infallibilità papale|infallibilità]].
 
Nonostante ripetuti pronunciamenti del magistero, continua dunque ada essere presente un dissenso, sia teologico chesia di base, nei confronti del rifiuto della Chiesa cattolico-romana di [[Sacerdozio femminile|ordinare donne al presbiterato]].
 
===Inquadramento giuridico nella Chiesa cattolico-romana contemporanea===
[[File:Template-Priest.svg|thumb|[[Araldica ecclesiastica|Stemma araldico]] di un presbitero cattolico]]
[[File:Priests rome.jpg|thumb|Preti cattolici a [[Roma]]]]
Lo statuto teologico del presbitero è quello della partecipazione al [[Ministero (cristianesimo)|ministero]] del vescovo, come collaborazione al servizio del [[Vangelo]]. Il presbiterato è il secondo grado del [[sacramento]] dell'[[Ordine sacro]], che secondo la dottrina della [[Chiesa cattolica]] fu istituito dallo stesso [[Gesù]]<ref name="lg28" />.
 
Riga 112 ⟶ 108:
 
==== Terminologia e paramenti liturgici ====
{{Doppia immagine|destra|Hábito piano sacerdotal simple.svg|110|Hábito piano sacerdotal completo.svg|118|Abiti talari sacerdotali semplice (a sinistra) e completo (a destra)}}
[[File:Template-Priest.svg|thumb|[[Araldica ecclesiastica|Stemma araldico]] di un presbitero cattolico]]
Con il [[Concilio Vaticano II]] (soprattutto nel decreto ''[[Presbyterorum Ordinis]]'') si è confermato l'uso antico della parola "presbitero", e i documenti dello stesso [[Concilio ecumenico|Concilio]] preferiscono abitualmente questa parola a quella più "ambigua" di ''sacerdote'' (ambigua perché nella Chiesa cattolica la parola ''sacerdote'' designa anche, e soprattutto, il vescovo<ref group="N">La costituzione ''[[Lumen gentium]]'', per esempio, utilizza ''sacerdotes'' soltanto in riferimento ai vescovi e non ai presbiteri: {{citazione|I vescovi, dunque, con l'aiuto dei presbiteri e dei diaconi si son fatti carico del servizio della comunità, presiedendo in luogo di Dio il gregge, del quale sono pastori, come maestri di dottrina, ''sacerdoti del sacro culto'', ministri di governo.|[[Lumen gentium]], num. 20|Episcopi igitur communitatis ministerium cum adiutoribus presbyteris et diaconis susceperunt, loco Dei praesidentes gregi, cuius sunt pastores, ut doctrinae magistri, '''sacri cultus sacerdotes,''' gubernationis ministri.|lingua=la}}</ref>). D'altronde, l'italiano "prete" non è altro che una corruzione, per la precisione una [[sincope (linguistica)|sincope]] tipica della lingua parlata, del termine "presbitero", che invece è resistito in ambiti più specialistici quali la liturgia o il diritto canonico.
 
Nel [[rito romano]] e negli altri riti occidentali, i [[paramento liturgico|paramenti liturgici]] propri del presbitero sono la ''[[stola (liturgia)|stola]]'', indossata con i capi pendenti sul davanti, e la ''[[casula]]'' o la ''[[Pianeta (liturgia)|pianeta]]'' (indossate sopra la stola durante la celebrazione della [[messa]]). Invece, il ''[[piviale]]'' è una sorta di mantello indossato nelle celebrazioni diverse dalla messa, ma non solo dal prete (per esempio è utilizzato dal diacono che presieda la celebrazione di un [[sacramento]] o la [[liturgia delle ore]]).
 
== Note ==
;Annotazioni
<References group="N"/>
;Fonti
<references />
 
Riga 134 ⟶ 133:
== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* [http://it.cathopedia.org/wiki/Presbitero Voce ''Presbitero''] su [http://it.cathopedia.org it.cathopedia.org] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20120729145856/http://www.it.cathopedia.org/ |data=29 luglio 2012 }}
 
{{Clero cattolico}}