Simone Boccanegra: differenze tra le versioni

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|FineIncipit = fuè stato il primo e il quarto [[doge della Repubblica di Genova]]
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== I Boccanegra ==
[[File:Arms of the house of Boccanegra.svg|thumb|upright=0.7|left|Stemma nobiliare dei [[Boccanegra (famiglia)|Boccanegra]]]]
I [[Boccanegra (famiglia)|Boccanegra]] erano di nobiltà recente: il primo di loro ad emergere fu [[Guglielmo Boccanegra]], nominato [[Capitano del popolo]] (dal 1257 al 1262) e che fece erigere, nel 1260, il [[Palazzo San Giorgio (Genova)|palazzo San Giorgio]], sede della massima autorità Comunale. <br>Da fuoruscito in [[Francia]], ad [[Aigues-Mortes]] progettò le mura di quella città per il [[Luigi IX di Francia|re di Francia Luigi IX]].
[[File:Ritratto di Simone Boccanegra, ante 1893 - Accademia delle Scienze di Torino - Ritratti 0097 B.jpg|sinistra|miniatura|Ritratto di Simone Boccanegra<br>litografia, XIX secolo]]
I [[Boccanegra (famiglia)|Boccanegra]] erano di nobiltà recente: il primo di loro ad emergere fu [[Guglielmo Boccanegra]], nominato [[Capitano del popolo]] (dal 1257 al 1262) e che fece erigere, nel 1260, il [[Palazzo San Giorgio (Genova)|palazzo San Giorgio]], sede della massima autorità Comunale. Da fuoruscito in [[Francia]], ad [[Aigues-Mortes]] progettò le mura di quella città per il [[Luigi IX di Francia|re di Francia Luigi IX]].
 
Simone Boccanegra ebbeha avuto a Genova un ruolo analogo, se non ancora più ampio di questo suo antenato.
 
== Biografia ==
 
[[File:Genova grosso2.jpg|thumb|left|upright=0.7|[[Grosso (moneta)|Grosso]] di Simone Boccanegra]]
Nato nel 1301<ref>La sua data di nascita non è del tutto certa.</ref>, Simone era figlio di Iacopo di Lanfranco e di Ginevra Saraceni, figlia di Egidio<ref> Egidio Recenasco, (Genova 1280 ca, Spagna 1350)</ref> Signore di Rezenasco in Toscana. <br>Era fratello di [[Egidio Boccanegra|Egidio]], di [[Bartolomeo Boccanegra|Bartolomeo]] e di [[Niccolò Boccanrgra|Niccolò]].
 
Dedicandosi all'attività familiare della mercatura non si era dedicato all'attività politica prima del [[1339]] quando è stato il primo [[Doge della Repubblica di Genova|doge della Repubblica]], a furor di popolo acclamato a vita (23 dicembre 1339).
<br>Il titolo della [[Repubblica di Genova]] a quel tempo era, in realtà, più propriamente detto - in [[Lingua ligure|lingua genovese]] - ''Duxe'' (''Duce'').
 
Gli anni precedenti la sua elezione erano caratterizzati da grande instabilità politica e sociale per le lotte interne e delle guerre esterne. Dopo il lungo prevalere dei guelfi e di [[Roberto d'Angiò]], nel [[1335]] i ghibellini avevano riconquistato il potere eleggendo due [[Capitano del popolo|Capitani del popolo]]. Questi però, per resistere all'opposizione dei nobili guelfi e alla pressione dei [[Corona d'Aragona|Catalani]] sul mare, assunsero i pieni poteri perdendo l'appoggio popolare.
 
Con la nomina di Boccanegra ebbe inizio l'età dei dogi perpetui e della cosiddetta "egemonia popolare" che avrebbe contraddistinto il governo nella [[Repubblica di Genova]].
[[File:Genova grosso2.jpg|thumb|left|upright=0.7|[[Grosso (moneta)|Grosso]] di Simone Boccanegra]]
 
Genova era in un momento difficile per via delle finanze esauste<ref>Le gabelle quasi tutte ipotecate in favore dei creditori.</ref>, i commerci ostacolati dalle scorrerie [[Saraceni|saracene]] e i territori della Repubblica in mano ai ribelli.
<br>Ma Boccanegra diede subito prova di grande fermezza.
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<br>La sua tendenza ad accentrare il potere nelle proprie mani, distribuendo gli incarichi più importanti tra i suoi congiunti, gli alienò presto molte simpatie anche tra i popolari e provocò già nel [[1339]] le prime congiure, che tuttavia riuscì a dominare facilmente.
 
Consolidato il potere dogale, si preoccupò di allestire una flotta per far fronte alle continue scorrerie dei nobili che si erano dati alla pirateria e ostacolavano i commerci <ref>Soprattutto era importante il libero commmercio con la Provenza da dove arrivava il frumento per Genova, vittima di una grande carestia nel [[1340]].</ref>.
<br>Per questa impresa cercò l'aiuto dell'antica rivale di Genova, la [[Repubblica di Pisa|Pisa]], con la quale il 24 giugno 1341 prolungò la pace già esistente per altri venticinque anni.
 
Anche la sua politica nei confronti degli altri Stati fu improntata a mantenere buoni rapporti.
<br>Con il papato tenne un' atteggiamento di deferenza e subito dopo la sua elezione a doge ne informò con una solenne ambasceria [[Benedetto XII]] ad Avignone e accettò anche la richiesta di [[Clemente VI]] unire navi genovesi a una crociata contro i [[Impero Ottomanoottomano|Turchi]].
<br>Al re di Castiglia [[Alfonso XI]], in guerra con il sultano del Marocco Abū l-Ḥasan, nel [[1341]] inviò venti galee al comando del fratello Egidio il quale, nominato ammiraglio della flotta castigliana, inflisse nel marzo [[1342]] una severa sconfitta a quella marocchina che assediava Algeciras.
 
Ma l'altro suo merito è stato il tentativo di rafforzare la stabilità e la potenza delle colonie genovesi in Oriente<ref>Nel [[1341]] stabilì di emettere un prestito forzoso per sostenere le spese necessarie alla difesa delle colonie in Crimea gravemente minacciate dai Turchi.</ref>.
<br>Con un'abile azione diplomatica stipulò un favorevole accordo con Anna di Savoia, vedova dell'imperatore d'Oriente Andronico III e reggente per il figlio Giovanni V.
<br>Nel [[1342]] unì le forze genovesi a quelle veneziane per combattere i Tartari di Gianibek, imperatore del Kipčak, che già nel 1342 avevano assalito i commercianti genovesi e veneziani di Tana, e nel 1344 avevano posto assedio a Caffa, principale colonia genovese sul Mar Nero. Con l'aiuto dei Veneziani, i Genovesi costrinsero i Tartari a ritirarsi e il Boccanegra poté così ricevere in Genova un inviato dell'imperatore Gianibek venuto a chiedere la pace<ref> A conclusione di questa vicenda fece raccogliere in un unico corpo, conosciuto con il nome di ''Liber Gazariae'', tutte le leggi per la tutela del commercio e della navigazione nel Mar Nero.</ref>.
 
Ultimo brillante episodio della sua politica coloniale è la partecipazione di Genova alla lega del 1344 con Venezia e con [[Clemente VI]], contro Omarbeg, emiro di Aydin, al quale i crociati, al comando del genovese Martino Zaccaria, poterono sottrarre [[Smirne]].
 
Contrastato dai nobili che continuavano ad ostacolarlo e perduto anche l'appoggio del popolo che gli rimproverava il governo assoluto e lo sperpero di denaro pubblico<ref>Gli furono rimproverate le forti spese effettuate per pagare i mercenari assoldati allo scopo di reprimere i frequenti attacchi dei fuorusciti, ma soprattutto per far fronte alle spese della corte fastosa della quale si circondava. Si era visto costretto ad imporre tasse sempre più gravose, colpendo soprattutto i Comuni e le località che gli si erano mostrati ostili. Oltre a uno stipendio annuo superiore a 5.000 lire di genovini, percepiva altre somme per la manutenzione dei due palazzi a sua disposizione, per le spese di rappresentanza, per il mantenimento dei suoi falconi da caccia, di un leopardo e di altri animali, cosicché le spese per il doge rappresentavano una voce assai alta nel bilancio della Repubblica.</ref>, e nel [[1344]], ricordate al popolo le proprie benemerenze, rinunciò volontariamente al dogato riparando a Pisa<ref> Vari motivi spinsero il doge a scegliere Pisa come suo rifugio: l'origine toscana della madre, le buone relazioni da lui tenute con la città e soprattutto la presenza del fratello Niccolò come capitano del popolo in quel Comune.</ref>.
 
A Pisa rimase per vari anni. È probabile che egli abbia continuato a interessarsi alle vicende politiche della sua città natale, ma solo nel 1353, quando Genova, bloccata per mare dai Veneziani e dagli Aragonesi e per terra dai fuorusciti aiutati da [[Giovanni Visconti (arcivescovo)|Giovanni Visconti]], si affidò al dominio dell'arcivescovo milanese, Boccanegra uscì dal suo riserbo.
<br>Nel [[1356]] i successori dell'arcivescovo Giovanni, conoscendo il malcontento genovese nei loro riguardi, inviarono a Genova il Boccanegra, in quel momento tenuto in ostaggio a Milano, nell'estremo tentativo di riconquistarsi il favore della città.
 
Appena rientrato in Genova Boccanegra si unì ai popolari e contribuì ad incoraggiare la rivolta contro il dominio visconteo. Il presidio milanese, fu cacciato dalla città il 14 novembre e il giorno seguente Simone fu acclamato doge per la seconda volta.
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Dovette ridurre all'obbedienza le principali città della Riviera occidentale che, rimaste fedeli ai Visconti, non riconoscevano il nuovo governo instaurato in Genova.
<br>Contro i Visconti alla fine del 1356, si alleò con Giovanni II Paleologo, marchese del Monferrato. Ma con loro, l'8 giugno 1358, sottoscrisse un trattato di pace per volere di Carlo IV <ref>Da Carlo IV, in cambio dell'appoggio dato alla politica italiana dell'imperatore, fu anche nominato vicario imperiale e ammiraglio dell'Impero.</ref>.
 
Altro suo merito è stata la penetrazione genovese in [[Corsica]], sostituendosi ai Pisani ed agli [[Sovrani d'Aragona|Aragonesi]]. Nel 1358 infatti i Corsi, dopo aver organizzato una ribellione antifeudale, chiesero aiuti contro i nobili al doge genovrese. Boccanegra inviò il proprio fratello Giovanni come governatore dell'isola; agli isolani fu permesso di organizzarsi in un governo di tipo comunale, pur rimanendo l'isola sotto la sovranità genovese<ref>Per appianare i contrasti insorti con [[Pietro IV d'Aragona]] a causa dell'occupazione genovese della Corsica, il doge si rimise all'arbitrato del marchese del Monferrato, il quale, nel marzo del 1360, dopo circa un anno di trattative, pose termine alla vertenza tra Genova e l'Aragona.</ref>.
 
Nel 1360 si schierò nuovamente a fianco del papaPapa contro i Visconti.
Nel 1362 affida al genero [[Luchino Novello Visconti|Luchinetto Visconti]] e al fratello Bartolomeo il comando delle forze genovesi inviate nell'Oltregiogo, dove si dovevano unire alla compagnia di ventura dell'inglese Alberto Sterz assoldata dagli avversari dei Visconti, per tentare la conquista di Milano.
 
InteseLa sua politica fu intesa ad evitare divergenze con [[Repubblica di Venezia|Venezia]], rivale commerciale di Genova in Oriente, e cercò anzi di legare le due potenze in una lega antiturca<ref>La morte gli impedì di portare a termine il suo progetto di una lega contro il pericolo turco, che peraltro aveva trovato sostegno sia nel [[Stato Pontificio|Papa]] che nell'[[Impero bizantino|Imperatore d'Oriente]].</ref>.
[[File:Museo di Sant'Agostino (Genova) Monumento sepolcrale di Simone Boccanegra.jpg|thumb|upright=1.22|Monumento sepolcrale di Simone Boccanegra<br>Genova, [[Museo di Sant'Agostino]]]]Per le forti spese ancora una volta dovette ricorrere a prestiti forzosi, inasprendo i rapporti con il popolo, mentre la noboiltà non desisteva dal contrastarlo con ogni mezzo. Nel 1362 scoprì ben due congiure ai suoi danni.
 
Simone Boccanegra morì nel [[1363]]. Forse fu avvelenato<ref>Il Boccanegra morì improvvisamente il 14 marzo 1363 dopo aver partecipato, il giorno precedente, ad un banchetto in onore del re di Cipro, Pietro di Lusignano, in casa del genovese Pietro Marocello. Appare così comprensibile l'ipotesi, avanzata dai contemporanei, che fosse stato avvelenato.</ref> per mano di sicari delle famiglie [[Adorno (famiglia)|Adorno]] e [[Fregoso]] che da quel momento acuirono la loro lotta per contendersi il controllo del dogato.<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/simone-boccanegra_%28Dizionario-Biografico%29/ Biografia di Simone Boccanegra] sul sito dell'[[Enciclopedia Treccani]]</ref>
 
Venne sepolto nella [[chiesa di San Francesco di Castelletto]].<ref>{{cita web|url=http://www.museidigenova.it/it/content/monumento-sepolcrale-di-simone-boccanegra-1363|titolo=Monumento sepolcrale di Simone Boccanegra (1363)|sito=Museidigenova.it|accesso=9 giugno 2016|dataarchivio=4 agosto 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160804071746/http://www.museidigenova.it/it/content/monumento-sepolcrale-di-simone-boccanegra-1363|urlmorto=sì}}</ref>
 
Simone fu il padre di [[Egidio Boccanegra]], sposato a Richetta Riccio, e il nonno di [[Ambrogio Boccanegra]]. Fu padre anche di [[Maddalena Boccanegrra|Maddalena]] sposata a [[Luchino Novello Visconti|Luchinetto Visconti]], figlio di [[Luchino Visconti (signore di Milano)|Luchino]] e di [[Isabella Fieschi]].
 
La casa di Simone era in via della Maddalena, nella piazzetta che ancora oggi porta il suo nome.
 
== Simone Boccanegra nelle arti ==
[[File:Genova-Palazzo San Giorgio-DSCF7709.JPG|thumb|uprigt=0.4|destra|Affresco di palazzo San Giorgio, Genova]]
Un'immagine di Simone Boccanegra sarebbe raffigurata sul prospetto principale di palazzo San Giorgio. Secondo taluni l'immagine potrebbe riferirsi invece a un altro Boccanegra, [[Guglielmo Boccanegra]], Capitano del Popolo e committente del palazzo stesso, ma una lettera "S" davanti al nome Boccanegra rinvenuta fra gli appunti di [[Lodovico Pogliaghi]], restauratore del prospetto del palazzo, fa supporre che l'affresco si riferisca proprio al primo doge genovese.
 
I ritratti noti di Simone Boccanegra sono postumi, molto posteriori e inevitabilmente idealizzati. L'unico ritratto affidabile e ben caratterizzato nei tratti somatici è quello della sua scultura tombale, oggi conservata nel [[Museo di Sant'Agostino]] a Genova.
[[Giuseppe Verdi]] ha musicato<ref>{{Cita web|url=https://www.sempreverdi.eu/bigino/simon-boccanegra/|titolo=Simon Boccanegra|sito=SempreVerdi|lingua=it-IT|accesso=2021-11-25}}</ref> il [[Simon Boccanegra|libretto]] di [[Francesco Maria Piave]], tratto dalla tragedia ''Simón Bocanegra'' di [[Antonio García Gutiérrez]].
[[File:Genova-Palazzo San Giorgio-DSCF7709.JPG|thumb|uprigtupright=0.47|destrasinistra|Affresco di palazzo San Giorgio, Genova<br>XVII secolo]]
[[File:Giuseppe Verdi, Simon Boccanegra first edition libretto for the 1881 revision of the opera - Restoration.jpg|thumb|upright=0.7|destra|G.Verdi<br>''Simon Boccanegra''<br>1857-1881]]
 
Un'immagine di Simone Boccanegra sarebbeè raffigurata sul prospetto principale di palazzo[[Palazzo San Giorgio. (Genova)|Palazzo San Giorgio]] a Genova in un ciclo di affreschi (1606-1608) opera di [[Lazzaro Tavarone]].<br>Secondo taluni l'immagineil dipinto potrebbe riferirsi invece a un altro Boccanegra, [[Guglielmo Boccanegra]], Capitano del Popolo e committente del palazzo stesso, ma una lettera "S" davanti al nome Boccanegra rinvenuta fra gli appunti di [[Lodovico Pogliaghi]], restauratore del prospetto del palazzo, fa supporre che l'affresco si riferisca proprio al primo doge genovese.
 
''Simon Boccanegra'' è un'opera di [[Giuseppe Verdi]], ha musicatomusicata<ref>{{Cita web|url=https://www.sempreverdi.eu/bigino/simon-boccanegra/|titolo=Simon Boccanegra|sito=SempreVerdi|lingua=it-IT|accesso=2021-11-25}}</ref> ilsu [[Simon Boccanegra|libretto]] di [[Francesco Maria Piave]], tratto dalla tragedia ''Simón Bocanegra'' di [[Antonio García Gutiérrez]].
 
== Note ==
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[[Categoria:Dogi della Repubblica di Genova]]
[[Categoria:Boccanegra (famiglia)]]