Simone Boccanegra: differenze tra le versioni
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== Biografia ==
Nato nel 1301<ref>La sua data di nascita non è del tutto certa.</ref>, Simone era figlio di Iacopo di Lanfranco e di Ginevra Saraceni, figlia di Egidio<ref>
Dedicandosi all'attività familiare della mercatura non si era dedicato all'attività politica prima del [[1339]] quando è stato il primo [[Doge della Repubblica di Genova|doge della Repubblica]], a furor di popolo acclamato a vita (23 dicembre 1339).
<br>Il titolo della [[Repubblica di Genova]] a quel tempo era, in realtà, più propriamente detto - in [[Lingua ligure|lingua genovese]] - ''Duxe'' (''Duce'').
Gli anni precedenti la sua elezione erano caratterizzati da grande instabilità politica e sociale per le lotte interne e delle guerre esterne. Dopo il lungo prevalere dei guelfi e di [[Roberto d'Angiò]], nel [[1335]] i ghibellini avevano riconquistato il potere eleggendo due [[Capitano del popolo|Capitani del popolo]]. Questi però, per resistere all'opposizione dei nobili guelfi e alla pressione dei [[Corona d'Aragona|Catalani]] sul mare, assunsero i pieni poteri perdendo l'appoggio popolare.
Con la nomina di Boccanegra ebbe inizio l'età dei dogi perpetui e della cosiddetta "egemonia popolare" che avrebbe contraddistinto il governo nella [[Repubblica di Genova]].
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<br>La sua tendenza ad accentrare il potere nelle proprie mani, distribuendo gli incarichi più importanti tra i suoi congiunti, gli alienò presto molte simpatie anche tra i popolari e provocò già nel [[1339]] le prime congiure, che tuttavia riuscì a dominare facilmente.
Consolidato il potere dogale, si preoccupò di allestire una flotta per far fronte alle continue scorrerie dei nobili che si erano dati alla pirateria e ostacolavano i commerci
<br>Per questa impresa cercò l'aiuto dell'antica rivale di Genova, la [[Repubblica di Pisa|Pisa]], con la quale il 24 giugno 1341 prolungò la pace già esistente per altri venticinque anni.
Anche la sua politica nei confronti degli altri Stati fu improntata a mantenere buoni rapporti.
<br>Con il papato tenne un
<br>Al re di Castiglia [[Alfonso XI]], in guerra con il sultano del Marocco Abū l-Ḥasan, nel [[1341]] inviò venti galee al comando del fratello Egidio il quale, nominato ammiraglio della flotta castigliana, inflisse nel marzo [[1342]] una severa sconfitta a quella marocchina che assediava Algeciras.
Ma l'altro suo
<br>Con un'abile azione diplomatica stipulò un favorevole accordo con Anna di Savoia, vedova dell'imperatore d'Oriente Andronico III e reggente per il figlio Giovanni V.
<br>Nel [[1342]] unì le forze genovesi a quelle veneziane per combattere i Tartari di Gianibek, imperatore del Kipčak, che già nel 1342 avevano assalito i commercianti genovesi e veneziani di Tana, e nel 1344 avevano posto assedio a Caffa, principale colonia genovese sul Mar Nero. Con l'aiuto dei Veneziani, i Genovesi costrinsero i Tartari a ritirarsi e il Boccanegra poté così ricevere in Genova un inviato dell'imperatore Gianibek venuto a chiedere la pace<ref>
Ultimo brillante episodio della sua politica coloniale è la partecipazione di Genova alla lega del 1344 con Venezia e con [[Clemente VI]], contro Omarbeg, emiro di Aydin, al quale i crociati, al comando del genovese Martino Zaccaria, poterono sottrarre [[Smirne]].
Contrastato dai nobili che continuavano ad ostacolarlo e perduto anche l'appoggio del popolo che gli rimproverava il governo assoluto e lo sperpero di denaro pubblico<ref>Gli furono rimproverate le forti spese effettuate per pagare i mercenari assoldati allo scopo di reprimere i frequenti attacchi dei fuorusciti, ma soprattutto per far fronte alle spese della corte fastosa della quale si circondava. Si era visto costretto ad imporre tasse sempre più gravose, colpendo soprattutto i Comuni e le località che gli si erano mostrati ostili. Oltre a uno stipendio annuo superiore a 5.000 lire di genovini, percepiva altre somme per la manutenzione dei due palazzi a sua disposizione, per le spese di rappresentanza, per il mantenimento dei suoi falconi da caccia, di un leopardo e di altri animali, cosicché le spese per il doge rappresentavano una voce assai alta nel bilancio della Repubblica.</ref>, e nel [[1344]], ricordate al popolo le proprie benemerenze, rinunciò volontariamente al dogato riparando a Pisa<ref>
A Pisa rimase per vari anni. È probabile che egli abbia continuato a interessarsi alle vicende politiche della sua città natale, ma solo nel 1353, quando Genova, bloccata per mare dai Veneziani e dagli Aragonesi e per terra dai fuorusciti aiutati da [[Giovanni Visconti (arcivescovo)|Giovanni Visconti]], si affidò al dominio dell'arcivescovo milanese, Boccanegra uscì dal suo riserbo.
<br>Nel [[1356]] i successori dell'arcivescovo Giovanni, conoscendo il malcontento genovese nei loro riguardi, inviarono a Genova il Boccanegra, in quel momento tenuto in ostaggio a Milano, nell'estremo tentativo di riconquistarsi il favore della città.
Appena rientrato in Genova Boccanegra si unì ai popolari e contribuì ad incoraggiare la rivolta contro il dominio visconteo. Il presidio milanese, fu cacciato dalla città il 14 novembre e il giorno seguente Simone fu acclamato doge per la seconda volta.
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Dovette ridurre all'obbedienza le principali città della Riviera occidentale che, rimaste fedeli ai Visconti, non riconoscevano il nuovo governo instaurato in Genova.
<br>Contro i Visconti alla fine del 1356, si alleò con Giovanni II Paleologo, marchese del Monferrato. Ma con loro, l'8 giugno 1358, sottoscrisse un trattato di pace per volere di Carlo IV
Altro suo merito è stata la penetrazione genovese in [[Corsica]], sostituendosi ai Pisani ed agli [[Sovrani d'Aragona|Aragonesi]]. Nel 1358 infatti i Corsi, dopo aver organizzato una ribellione antifeudale, chiesero aiuti contro i nobili al doge genovrese. Boccanegra
Nel 1360 si schierò nuovamente a fianco del Papa contro i Visconti.
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[[File:Museo di Sant'Agostino (Genova) Monumento sepolcrale di Simone Boccanegra.jpg|thumb|upright=1.22|Monumento sepolcrale di Simone Boccanegra<br>Genova, [[Museo di Sant'Agostino]]]]Per le forti spese ancora una volta dovette ricorrere a prestiti forzosi, inasprendo i rapporti con il popolo, mentre la noboiltà non desisteva dal contrastarlo con ogni mezzo. Nel 1362 scoprì ben due congiure ai suoi danni.
Simone Boccanegra morì nel [[1363]]. Forse fu avvelenato<ref>Il Boccanegra
Venne sepolto nella [[chiesa di San Francesco di Castelletto]].<ref>{{cita web|url=http://www.museidigenova.it/it/content/monumento-sepolcrale-di-simone-boccanegra-1363|titolo=Monumento sepolcrale di Simone Boccanegra (1363)|sito=Museidigenova.it|accesso=9 giugno 2016|dataarchivio=4 agosto 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160804071746/http://www.museidigenova.it/it/content/monumento-sepolcrale-di-simone-boccanegra-1363|urlmorto=sì}}</ref>
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Un'immagine di Simone Boccanegra è raffigurata sul prospetto principale di [[Palazzo San Giorgio (Genova)|Palazzo San Giorgio]] a Genova in un ciclo di affreschi (1606-1608) opera di [[Lazzaro Tavarone]].<br>Secondo taluni il dipinto potrebbe riferirsi invece a un altro Boccanegra, [[Guglielmo Boccanegra]], Capitano del Popolo e committente del palazzo stesso, ma una lettera "S" davanti al nome Boccanegra rinvenuta fra gli appunti di [[Lodovico Pogliaghi]], restauratore del prospetto del palazzo, fa supporre che l'affresco si riferisca proprio al primo doge genovese.
''Simon Boccanegra'' è un'opera di [[Giuseppe Verdi]], musicata
== Note ==
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[[Categoria:Dogi della Repubblica di Genova]]
[[Categoria:Boccanegra (famiglia)]]
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