Apocope: differenze tra le versioni

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In [[linguistica]], l{{'}}'''apocope''', detta anche '''troncamento''', indica la caduta di un [[fono]] o di una [[sillaba]] nella parte finale di [[parola]].
{{L|linguistica|agosto 2014}}
In [[linguistica]], l''''apocope''', detta anche '''troncamento''', indica la caduta di un [[fono]] o di una [[sillaba]] nella parte finale di [[parola]].
 
Il fenomeno può essere sia l'esito finale di un processo di [[diacroniaDiacronia|diacronico]] di mutazionetrasformazione della parola nel corso dei secoli]], che si attesta, in questo caso, sotto una nuova forma d'uso corrente (''città''([''de'']) e ''libertà''([''de'')]), dove il "troncamento" è permanente e del tutto indipendente dal contesto [[Fonologia|fonologico]] circostante, sia l'effetto di un'esigenza [[eufoniaEufonia|eufonica]] che porta alla soppressione della parte finale della parola per evitare incontri o fenomeni fonetici, come la [[rimaRima (linguistica)|rima]], avvertiti talvolta come [[Cacofonia|cacofonici]].
 
Benché quest'ultimo caso assomigli molto al fenomeno dell'[[elisione]], anch'esso di natura eufonica, l'apocope si differenzia per la capacità della parola "tronca" di conservare e comunicare il suo significato, anche se pronunciata isolatamente<ref>{{Citazione|Chiunque si accorge che una parola "troncata" si può pronunciare da sola conservando il suo significato; si può dire: ''signor, cavalier, nobil, castel, fiorir, fuggir, buon, cantiam, insiem''; mentre non si può dire: ''l', dell', sant', senz<nowiki>{{'</nowiki>}}'', eccetera.|[[Aldo Gabrielli]] in ''Come parlare e scrivere meglio'' ([{{cita testo|url=http://forum.accademiadellacrusca.it/forum_5/interventi/1646.shtml |titolo=trascrizione parziale]}} sul forum dell<nowiki>{{'</nowiki>}}''[[Accademia della Crusca]]'')}}</ref>, cioè in assenza di un contesto frasale; la distinzione tra i due fenomeni ha importanti conseguenze ortografiche, poiché l'elisione è sempre accompagnata dall'[[apostrofo]], mentre il troncamento solo in pochi casi.
 
== L'apocope nell'italiano ==
Nell'[[linguaLingua italiana|italiano]] moderno esistono diverse [[ossitoniaOssitonia|ossitone]], originate dal troncamento di vecchie forme [[Parossitonia|parossitone]] per effetto di un'[[aplologia]]; è il caso di parole di derivazione latina come: ''città(de)'', ''libertà(de)'', ''virtù(te)'', tutte parole che col tempo hanno perso la sillaba finale "-''de''" o "-''te''"<ref>In realtà le stesse forme in -''de'' derivano da una forma ancora più arcaica terminante in -''te'' per [[Sonorizzazione (fonologia)|sonorizzazione]] della [[/t/]] in [[/d/]], forma che a sua volta deriva dall'[[accusativo]] della [[terza declinazione latina]].</ref>, e che oggi vengono considerate vere e proprie forme "piene" e non "tronche", come invece erano considerate in passato, quando ancora si avvertiva la loro derivazione dalle forme allora avvertite come piene. Dette forme oggi resistono soltanto come varianti letterarie o poetiche, ma sono obsolete nell'uso quotidiano<ref>Elenco approssimativo delle forme ancora presenti nell'italiano terminanti ''[{{cita testo|url=http://old.demauroparavia.it/@*tade |titolo=-tade]}}'', ''[{{cita testo|url=http://old.demauroparavia.it/@*tate |titolo=-tate]}}'', ''[{{cita testo|url=http://old.demauroparavia.it/@*tute |titolo=-tute]}}'' ''[{{cita testo|url=http://old.demauroparavia.it/@*tade |titolo=-tude]}}'' dal ''DeMauro online''</ref>.
 
Parallela alla presenza di parole del cui processo di troncamento non si ha ormai più coscienza, esistono forme attuali di parole apocopate il cui status di forma "tronca" è invece avvertito del parlante, in opposizione alla forma intera del vocabolo originario che viene sentito come "pieno". È questo il caso di parole come ''fior(e)'', ''man(o)'', ''bel(lo)'', il cui uso è spesso guidato nella lingua da esigenze [[eufoniaEufonia|eufoniche]], ma anche in vere e proprie locuzioni fisse che si sono nel tempo consolidate:
* il ''fior fiore'' della società;
* ''man mano'' che.
Frequente è la presenza delle forme tronche, infatti, quando si ha la ripetizione della stessa parola (come nell'esempio di sopra), ood anche quando si ha la vicinanza di parole col medesimo suffisso: nei verbi con la stessa desinenza, se espressi all'[[infinitoInfinito (modo)|infinito]], si assiste spesso alla caduta dell'ultima vocale; l'effetto che sovente si cerca di evitare in questi casi è la presenza di una [[rimaRima (linguistica)|rima]], che viene considerata stilisticamente sconveniente nella prosa, se non motivata da specifiche esigenze di richiamo dell'attenzione del lettore o da necessità espressive.
 
L'apocope nell'italiano è possibile solo a determinate condizioni:
# Lasciando una forma "tronca" che finisca per vocale (''Frafra(te)'', ''po(co)'', ''a mo(do) di'') oppure con una consonante che faccia tipicamente parte della [[coda sillabica]] nella lingua italiana:[[lL|-l]], [[lR|-nr]], [[rN|-rn]], raramente [[mM|-m]] (si tratta di lettere che normalmente possono trovarsi dentro una parola prima di un'altra consonante, anche senza [[Geminazione consonantica|raddoppiamento consonantico]]).
 
# La parola che segue non deve cominciare per [[sS impura|''s'' impura]], ''[[z]]'', ''[[x]]'', ''[[gnGn (digramma)|gn]]'', ''ps''.
# Lasciando una forma "tronca" che finisca per vocale (''Fra(te)'', ''po(co)'', ''a mo(do) di'') oppure con una consonante che faccia tipicamente parte della [[coda sillabica]] nella lingua italiana:[[l|-l]], [[l|-n]], [[r|-r]], raramente [[m|-m]] (si tratta di lettere che normalmente possono trovarsi dentro una parola prima di un'altra consonante, anche senza [[Geminazione consonantica|raddoppiamento consonantico]]).
# La parola che segue non deve cominciare per [[s impura|''s'' impura]], ''[[z]]'', ''[[x]]'', ''[[gn (digramma)|gn]]'', ''ps''.
 
=== Apocope vocalica ed elisione ===
L'apocope vocalica può facilmente essere confusa con l'[[elisione]]. Tuttavia vi sono due preciseprecisi motivazionimotivi per non confondere i due fenomeni:
# L'apocope non richiede maigeneralmente la presenza dell'[[apostrofo]] (tranne unil numero limitato di casi codificati è facilmente rintracciabile nei dizionari), l'elisione sempre; inoltre, in quei casi in cui l'apostrofo indica un'apocope, esso deve essere graficamente separato dalla parola che segue da uno [[spazioSpazio (punteggiatura)|spazio]] grafico; nell'elisione, invece, la parola che segue è attaccata all'apostrofo.
# L'apocope può avvenire anche davanti a [[consonante]], mentre l'elisione avviene soltanto davanti aad una [[vocale]]. Pertanto, una parola apocopata può essere usata in qualsiasi contesto fonetico, mentre una parola elisa è sempre seguita da parole inizianti per vocale.
Tuttavia vi sono eccezioni e casistiche in cui rintracciare tale confine non è così agevole, specie se vi è un comportamento grammaticale della parola particolarmente complesso, e non è infrequente in alcuni casi anche incappare in dubbi interpretativi. Si pensi, perad esempio, al caso di ''un autista'' o ''un'autista'': nel primo caso il conducente è un uomo, nel secondo una donna.
 
* ''Uno'' eed i suoi derivati (alcuno, ciascuno) e ''buono'' si troncano in ''un'' e ''buon'' davanti a parole di [[Genere dei sostantivi nella lingua italiana|genere maschile]], mentre si elidono in ''un<nowiki>{{'</nowiki>}}'' e ''buon<nowiki>{{'</nowiki>}}'' davanti a parole di genere femminile, che incominciano per vocale; in questo caso la presenza dell'apostrofo può essere distintiva per capire il [[genereGenere (scienze sociali)|genere]] del soggetto indicato.
Tuttavia vi sono eccezioni e casistiche in cui rintracciare tale confine non è così agevole, specie se vi è un comportamento grammaticale della parola particolarmente complesso, e non è infrequente in alcuni casi anche incappare in dubbi interpretativi. Si pensi, per esempio, al caso di ''un autista'' o ''un'autista'': nel primo caso il conducente è un uomo, nel secondo una donna.
* ''Tale'' non si elide e così pure, solitamente, ''quale''; essi si troncano in ''qual'' e ''tal''. Nondimeno vedi più sotto per il caso di ''qual è'' o ''qual'è''.
 
* ''Quello'', ''bello'' eed altre parole in ''-ello'' (es.ad esempio ''castello'') davanti alle parole maschili che iniziano per consonante si troncano in ''-el''; davanti invece a parole, sia femminili che maschili, che iniziano per vocale si elidono in ''-ell’ell{{'}}'' (es.ad esempio ''bell’bell{{'}}'' e ''quell’quell{{'}}'').
* ''Uno'' e i suoi derivati (alcuno, ciascuno) e ''buono'' si troncano in ''un'' e ''buon'' davanti a parole di [[Genere dei sostantivi nella lingua italiana|genere maschile]], mentre si elidono in ''un<nowiki>'</nowiki>'' e ''buon<nowiki>'</nowiki>'' davanti a parole di genere femminile, che incominciano per vocale; in questo caso la presenza dell'apostrofo può essere distintiva per capire il [[genere (scienze sociali)|genere]] del soggetto indicato.
* ''TaleGrande'' none si''santo'' elidedavanti ea cosìsostantivi pure,maschili solitamente(grande anche davanti a quelle femminili, ad esempio ''qualein gran parte'';) che iniziano per essiconsonante si troncano in ''qualgran'' e ''talsan''.; davanti invece a Nondimenonomi, vedisia piùfemminili sottoche maschili, che iniziano per ilvocale casosi dielidono in ''qual ègrand{{'}}'' oe ''qualsant{{'è}}''.
* ''Quello'', ''bello'' e altre parole in ''-ello'' (es. ''castello'') davanti alle parole maschili che iniziano per consonante si troncano in ''-el''; davanti invece a parole, sia femminili che maschili, che iniziano per vocale si elidono in ''-ell’'' (es. ''bell’'' e ''quell’'').
* ''Grande'' e ''santo'' davanti a sostantivi maschili (grande anche davanti a quelle femminili, es. '' in gran parte'') che iniziano per consonante si troncano in ''gran'' e ''san'' ; davanti invece a nomi, sia femminili che maschili, che iniziano per vocale si elidono in ''grand’'' e ''sant’''.
 
=== Troncamenti con apostrofo ===
Nell'evoluzione grafematica della lingua italiana dell'ultimo secolo, si è attestata la regola grammaticale per cui di norma l'apocope non va mai segnalata con l'apostrofo, tranne nei casi di apocope sillabica in cui si verifichino entrambe le seguenti condizioni:
# la forma tronca risulta uscente in [[vocale]];
# la vocale finale non richiede il [[raddoppiamento fonosintattico]] con la parola seguente<ref>''[{{cita testo|url=http://forum.accademiadellacrusca.it/forum_7/interventi/2395.shtml |titolo=...Che vuol dire «troncamento»!] {{Webarchive|urlurlarchivio=https://web.archive.org/web/20070323114437/http://forum.accademiadellacrusca.it/forum_7/interventi/2395.shtml |date=23 marzo 2007 }}'' sul forum dell{{'}}''Accademia della Crusca''</ref>
 
Quest'ultima parte sull'apostrofo non sarebbe comunque strettamente normativa, come invece avviene per l'elisione, e non mancano infatti eccezioni, né pareri discordanti fra i principali linguisti e grammatici italiani contemporanei.
 
In italiano l'apostrofo è sempre usato in:
* '''po{{'}}''' per ''poco'';
* e ''a'' '''mo{{'}}''' ''di'' per ''modo''.
Fatti salvi i casi più rari riportati sotto, si tratta degli unici due casi di apocope in cui tutti i grammatici concordano nell'obbligatorietà dell'apostrofo; tuttavia non vi sarebbero reali necessità linguistiche in quanto non esistono nella lingua italiana altre parole omografe in grado di generare eventualmente confusione: le parole ''po'' e ''mo'' infatti non esistono se non come [[siglaSigla (linguistica)|sigle]] o [[abbreviazioneAbbreviazione|abbreviazioni]]<ref>Le parole ''{{collegamento interrotto|1=[http://www.demauroparavia.it/@po po] |date=aprile 2018 |bot=InternetArchiveBot }}'' e ''{{collegamento interrotto|1=[http://www.demauroparavia.it/@mo mo] |date=aprile 2018 |bot=InternetArchiveBot }}'' sul De Mauro online</ref>, e l'unica occorrenza omografa di senso compiuto di ''[[Po]]'' indica chiaramente il suo statuto di [[nome proprio]] dalla maiuscola.<br />
Più che un troncamento, '''ca'''', presente nella [[toponomastica]] e nei nomi dei palazzi storici dell'[[Italia settentrionale]], è una trascrizione scorretta di '''cà''', cioè ''casa'' nelle [[lingue gallo-italiche]] e [[Lingua veneta|veneta]]: l'accento impropriamente sostituisce l'apostrofo che dovrebbe sormontare la A maiuscola.
 
Più che un troncamento, '''ca{{'}}''', presente nella [[toponomastica]] e nei nomi dei palazzi storici dell'[[Italia settentrionale]], è una trascrizione scorretta di '''cà''', cioè ''casa'' nelle [[lingue gallo-italiche]] e [[Lingua veneta|veneta]]: l'accentoapostrofo impropriamente sostituisce l'apostrofoaccento che dovrebbe sormontare la A maiuscola.
Nel contesto famigliare, invece, sono diffusi i troncamenti degli appellativi famigliari: '''ma'''' (''mamma''), '''pa'''' (''papà''), '''zi'''' (''zio''), che solitamente hanno un uso solo orale, ma che, se devono essere scritti, vengono riportati con l'apostrofo e non con l'accento. Diffuso nell'uso colloquiale è anche il regionalismo toscano '''mi'''' in luogo dell'[[aggettivo possessivo]] ''mio/mia miei/mie'', usato sempre però solo in posizione [[proclitico|proclitica]].
 
Nel contesto famigliare, invece, sono diffusi i troncamenti degli appellativi famigliari: '''ma{{'}}''' (''mamma''), '''pa{{'}}''' (''papà''), '''zi{{'}}''' (''zio''), che solitamente hanno un uso solo orale, ma che, se devono essere scritti, vengono riportati con l'apostrofo e non con l'accento. Diffuso nell'uso colloquiale è anche il regionalismo toscano '''mi{{'}}''' in luogo dell'[[aggettivo possessivo]] ''mio/mia miei/mie'', usato sempre però solo in posizione [[procliticoProclitico|proclitica]].
L'apostrofo è invece talvolta usato sulle forme verbali dell'[[imperativo]], alla seconda persona singolare, dei verbi: andare, dare, dire, fare, stare, per distinguerli da una forma, altrimenti omografa, dell'[[indicativo presente]], che però si rifà alla terza e non alla seconda persona singolare.
 
L'apostrofo è invece talvolta usato sulle forme verbali dell'[[imperativo]], alla seconda persona singolare, dei verbi: ''andare'', ''dare'', dire, ''fare'', ''stare'', per distinguerli da una forma, altrimenti omografa, dell'[[indicativo presente]], che però si rifà alla terza e non alla seconda persona singolare.
:'''va'''' per ''vai'' eventualmente confondibile con ''(egli) va''
:'''dava{{'}}''' per ''daivai (tu)'' eventualmente confondibile con ''(eglilui/lei) va''
:'''dida{{'}}''' per ''dicidai (imperativotu)'' eventualmente confondibile con ''dì'' (giornolui/lei) dà''
:'''fa{{'}}''' per ''fai (tu)'' eventualmente confondibile con ''(eglilui/lei) fa''
:'''sta{{'}}''' per ''stai (tu)'' eventualmente confondibile con ''(eglilui/lei) sta''
Su questo uso dell'apostrofo non vi è unanime consenso tra i linguisti<ref name="crusca">[{{cita testo|url=http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/guida-alluso-accenti-apostrofi-nellitaliano |titolo=Guida all'uso di accenti eed apostrofi nell'italiano]|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180403174227/http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/guida-alluso-accenti-apostrofi-nellitaliano}} [[Accademia della Crusca]]</ref>, tranne, ovviamente, nei casi di possibile ambiguità che generalmente vengono fugati dal contesto. Unici casi più a rischio di confusione sono per il verbo dare e fare:
 
Su questo uso dell'apostrofo non vi è unanime consenso tra i linguisti<ref name="crusca">[http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/guida-alluso-accenti-apostrofi-nellitaliano Guida all'uso di accenti e apostrofi nell'italiano] [[Accademia della Crusca]]</ref>, tranne, ovviamente, nei casi di possibile ambiguità che generalmente vengono fugati dal contesto. Unici casi più a rischio di confusione sono per il verbo dare e fare:
* nel verbo ''dare'' per l'indicativo ''dà'' sopperisce di fatto già la presenza dell'[[accento grafico]], tuttavia l'imperativo apocopato, senza apostrofo, potrebbe essere confuso con ''da'' [[preposizione]];
* per il verbo ''dire'' l'imperativo ammette entrambe le forme ''dì'' e ''di{{'}}'' (diretta evoluzione dell’imperativo latino ''dic''), tuttavia la prima è confondibile con ''dì'' indicante ''[[giorno]]'', e l'imperativo apocopato, senza apostrofo, sarebbe facilmente confondibile con ''di'' preposizione.
Altri casi di ammissibilità dell'apostrofo nell'apocope sono le [[interiezioneInteriezione|interiezioni]] derivate da troncamento di parole, specialmente in [[imperativoImperativo|imperativi]] alla seconda persona; il significato era già fissato nell'uso interiettivo:
 
* '''vebe{{'}}''' per ''vedi!bene'' usato sempre nel significato di «guarda!bene/ebbene»;
Altri casi di ammissibilità dell'apostrofo nell'apocope sono le [[interiezione|interiezioni]] derivate da troncamento di parole, specialmente in [[imperativo|imperativi]] alla seconda persona; il significato era già fissato nell'uso interiettivo:
* '''bet(i)e{{'}}''' per ''benet(i)eni!'' usato nel significato di «bene/ebbene»;
* '''teto{{'}}''' per ''t(i) enitogli!'' inteso nell'antico significato di «prendi!»;
* '''marsc{{'}}''' ({{IPA|/marʃ/|it}}) (più che altro un tentativo di scrivere con ortografia italiana il francese ''marche'' da cui deriva)<ref> Dizionario Garzanti Italiano, ed. Garzanti</ref> o '''marc'''' ({{IPA|/marʧ/|it}}) per ''marcia!'' tipico nella forma «avanti, marsc'!»;
* '''to'''' per ''togli!'' inteso nell'antico significato di «prendi!»
* '''va{{'}}''' per ''varda!'' forma arcaica di «guarda!»;
* '''marsc'''' ({{IPA|/marʃ/|it}}) (più che altro un tentativo di scrivere con ortografia italiana il francese ''marche'' da cui deriva)<ref> Dizionario Garzanti Italiano, ed.Garzanti</ref> o '''marc'''' ({{IPA|/marʧ/|it}}) per ''marcia!'' tipico nella forma «avanti marsc'!»
* '''vave{{'}}''' per ''vardavedi!'' formausato arcaicasempre nel significato di «guarda!».
Di tali apocopi, però, è frequente trovare forme derivate con l'aggiunta dell{{'}}''[[hH|acca]]'': ''beh'', ''teh'', ''toh'', ''marsch''/''march'', ''vah'', ''veh'', forme che spesso vengono usate in contesti in cui tali interiezioni hanno perso nell'uso comune la loro sostituibilità con le forme originarie. In queste forme l'acca si incontra talora prima della vocale (''bhe'', ''mhathe'', ecc.): questo uso è considerato errato<ref name=":0">{{Citacita web|url = https://mobile.twitter.com/accademiacrusca/status/383484258095878144|titolo = "vabbè", "va be'" o "va beh", tutte corrette. Non "vabbé" o "va bhe".|accesso =27 ottobre 2015-10-27|sito = twitter.com|autore = Accademia della crusca}}</ref>. Da notare inoltre la forma ''vabbè'', usata al pari di ''va be<nowiki>{{'</nowiki>}}'' e ''va beh''<ref name=":0" />.
* '''ve'''' per ''vedi!'' usato sempre nel significato di «guarda!»
 
Di tali apocopi, però, è frequente trovare forme derivate con l'aggiunta dell'''[[h|acca]]'': ''beh'', ''teh'', ''toh'', ''march'', ''vah'', ''veh'', forme che spesso vengono usate in contesti in cui tali interiezioni hanno perso nell'uso comune la loro sostituibilità con le forme originarie. In queste forme l'acca si incontra talora prima della vocale (''bhe'', ''mha'' ecc.): questo uso è considerato errato<ref name=":0">{{Cita web|url = https://mobile.twitter.com/accademiacrusca/status/383484258095878144|titolo = "vabbè", "va be'" o "va beh", tutte corrette. Non "vabbé" o "va bhe".|accesso = 2015-10-27|sito = twitter.com|autore = Accademia della crusca}}</ref>. Da notare inoltre la forma ''vabbè'', usata al pari di ''va be<nowiki>'</nowiki>'' e ''va beh''<ref name=":0" />.
 
==== Forme letterarie ====
In ambito letterario erano presenti forme tronche, ormai desuete, di quasi tutte [[preposizionePreposizione articolata|preposizioni articolate]] al maschile plurale, derivate dalla fusione con l'[[articoloArticolo (grammatica)|articolo]] "i":
 
:'''da{{'}}''' (dai); '''a{{'}}''' (ai); '''de{{'}}''' (dei); '''ne{{'}}''' (nei); '''co{{'}}''' (coi); '''su{{'}}''' (sui); '''pe{{'}}''' (pei); '''fra{{'}}'''<ref>''Fra'' è l'apocope della preposizione articolata «frai», oggi obsoleta. Esiste però anche la forma troncata ''Frafra'' per [[Frate]], fatta precedere al [[nome proprio]], sia dinanzi a consonante che a vocale, per la quale sono comunque accolte nella [[lingua italiana]] le forme meno comuni ''fra{{'}}'' e ''frà'' (cfr. {{collegamento interrotto|1=[http://77.238.3.64/Portale/elements/categoriesItems.jsp?pathFile=/sites/default/BancaDati/Vocabolario_online/F/VIT_III_F_045975.xml fra<sup>2</sup>] |date=febbraio 2018 |bot=InternetArchiveBot }}, vocabolario online Treccani, dal sito dell'[[Enciclopedia Italiana]]).</ref> (frai).
In ambito letterario erano presenti forme tronche, ormai desuete, di quasi tutte [[preposizione articolata|preposizioni articolate]] al maschile plurale, derivate dalla fusione con l'[[articolo (grammatica)|articolo]] "i":
Su tale solco possiamo anche riportare le forme di ''quei'' e ''bei'': '''que{{'}}''' e '''be{{'}}'''.
:'''da'''' (dai); '''a'''' (ai); '''de'''' (dei); '''ne'''' (nei); '''co'''' (coi); '''su'''' (sui); '''pe'''' (pei); '''fra''''<ref>''Fra''è l'apocope della preposizione articolata «frai», oggi obsoleta. Esiste però anche la forma troncata ''Fra'' per [[Frate]], fatta precedere al [[nome proprio]], sia dinanzi a consonante che a vocale, per la quale sono comunque accolte nella [[lingua italiana]] le forme meno comuni ''fra'' e ''frà'' (cfr. {{collegamento interrotto|1=[http://77.238.3.64/Portale/elements/categoriesItems.jsp?pathFile=/sites/default/BancaDati/Vocabolario_online/F/VIT_III_F_045975.xml fra<sup>2</sup>] |date=febbraio 2018 |bot=InternetArchiveBot }}, vocabolario online Treccani, dal sito dell'[[Enciclopedia Italiana]]).</ref> (frai).
 
Su tale solco possiamo anche riportare le forme di ''quei'' e ''bei'': '''que'''' e '''be''''.
 
Antiche forme letterarie che invece potrebbero portare alcuni problemi interpretativi invece sono:
* '''e{{'}}''' come troncamento di due [[pronomePronome|pronomi]]: la parola ''eo'' (che vuol dire «io» dal [[linguaLingua latina|latino]] ''ego'') prima persona; ''ei'' dà ''egli'' terza persona singolare.<ref>'''"e''''" sta pure aad indicare la contrazione di "''e i''", ma in questo caso si tratta di una contrazione fonetica: ''ch'i' vedrò secco il mare, e' laghi, eed i fiumi.'' ([[Petrarca]] ''Canzoniere'' "''[[:s:Canzoniere (Rerum vulgarium fragmenta)/L'aere gravato, et l'importuna nebbia|L'aere gravato, et l'importuna nebbia]]''", 24)</ref>
* '''i{{'}}''' per ''io'';
* '''me{{'}}''' con diversi significati:
: - ''meglio''
{{Citazione|Ond'io per lo tuo ''me<nowiki>{{'</nowiki>}}'' penso e discerno / che tu mi segui| [[Dante]] [[:s:Divina Commedia/Inferno/Canto I#111|''Inf.'' I]], 112-113}}
{{Citazione|Se' savio; intendi me' ch'i' non ragiono|[[Dante]] [[:s:Divina Commedia/Inferno/Canto II#111|''Inf.'' II]], 36}}
: - ''meo'', poeticamenteforma poetica per ''mio''
{{Citazione|quando l'augel pia, allor disïa - 'l ''me<nowiki>'</nowiki>'' cor drudo avere -|[[Guido Cavalcanti|Cavalcanti]], ''Rime'' "''[[:s:Rime (Cavalcanti)/In un boschetto trova' pasturella#14|In un boschetto trova' pasturella]]''", 13-14}}
{{Citazione|e disse: "Sacci, quando l'augel pia, / allor disïa – 'l ''me{{'}}'' cor drudo avere".|[[Guido Cavalcanti]], ''Rime'', XLVIa "In un boschetto trova' pasturella", 13-14<ref>Nella [[Lezione (filologia)|lezione]] accolta in {{cita libro|autore=[[Guido Cavalcanti]]|titolo=Rime|curatore=[[Domenico De Robertis]]|città=Torino|editore=Giulio Einaudi editore|anno=1986|p=180|isbn=88-06-59683-7|anteposizione-curatore=no}}</ref>}}
: - ''mezzo'' nel senso di «la metà»
{{Citazione|e così andando s'avvenne per ''me<nowiki>{{'</nowiki>}}'' la cesta sotto la quale era il giovinetto|Boccaccio [[:s:Decameron/5a giornata/Novella Decima|''Dec.'' V, 10]]}}
* '''po'''' per ''poi''<ref>[{{cita testo|url=http://old.demauroparavia.it/84110 |titolo=po'²]}} sul ''DeMauro''</ref>
* '''pro'''' per ''prode''
{{Citazione|io so che voi siete divenuto un ''pro<nowiki>{{'</nowiki>}}'' cavaliere|[[Boccaccio]], ''[[Decameron|Dec]]''. [[:s:Decameron/2a giornata/Novella Decima|II.10]]}}
 
==== Errori comuni ====
In alcuni casi di monosillabi tronchi viene talvolta fatta confusione tra l'[[accento grafico]] e l'apostrofo, dando così origine a forme diffuse che generalmente non sono accettate; le principali sono:
* ''pò'' (grafia corretta: ''po<nowiki>{{'</nowiki>}}'') "poco"
* ''a mò di'' (grafia corretta: ''a mo' di'')
* ''fe{{'}}'' (grafia corretta: ''fé'') "fede"<ref name="crusca"/>
* ''pie{{'}}'' (grafia corretta: ''piè'') "piede"<ref name="crusca"/>
La grafia ''qual'è'' (per ''qual è'') è considerata errata dalla maggior parte delle fonti sulla base del fatto che ''quale'' non richiede l'elisione, in quanto esiste la forma apocopata ''qual''; non mancano però i pareri contrari, che fanno notare come detta forma ''qual'' sia antiquata o rara. Unanime è invece il consenso sulla non accettabilità di ''tal'è'' (per ''tal è'').<ref name="qual">[{{cita testo|url=http://www.accademiadellacrusca.it/faq/faq_risp.php?id=3779&ctg_id=44 |titolo=Esatta grafia di ''qual è''] {{webarchive|urlurlarchivio=https://web.archive.org/web/20080102111100/http://www.accademiadellacrusca.it/faq/faq_risp.php?id=3779&ctg_id=44 |data=2 gennaio 2008 }} sull'[[Accademia della crusca]]; [{{cita testo|url=http://www.mauriziopistone.it/testi/discussioni/gramm01_qual.html |titolo=''Si scrive'' qual è ''o'' qual'è?]}} trascrizione di un intervento di [[Luciano Satta]]</ref> <ref> Le grafie ''qual'è'' e ''qual'era'' risultano comunque attestate in vari scrittori fino agli anni '60 del Novecento. L'uso di non adoperare l'apostrofo si è uniformato in questi casi solo dopo la pubblicazione, nel 1963, di un dell'articolo di Alfonso Leone, dal titolo ''Elisione e troncamento'', nella rivista ''[[Lingua Nostra]]'' del 1963, (pp. 24-27), che stabiliva la regola generale che si insegna nelle grammatiche e nelle scuole da quel momento in poi.</ref>
 
== Esempi di apocope in arabo, cinese e yoruba ==
La grafia ''qual'è'' (per ''qual è'') è considerata errata dalla maggior parte delle fonti sulla base del fatto che ''quale'' non richiede l'elisione, in quanto esiste la forma apocopata ''qual''; non mancano però i pareri contrari, che fanno notare come detta forma ''qual'' sia antiquata o rara. Unanime è invece il consenso sulla non accettabilità di ''tal'è'' (per ''tal è'').<ref name="qual">[http://www.accademiadellacrusca.it/faq/faq_risp.php?id=3779&ctg_id=44 Esatta grafia di ''qual è''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20080102111100/http://www.accademiadellacrusca.it/faq/faq_risp.php?id=3779&ctg_id=44 |data=2 gennaio 2008 }} sull'[[Accademia della crusca]]; [http://www.mauriziopistone.it/testi/discussioni/gramm01_qual.html ''Si scrive'' qual è ''o'' qual'è?] trascrizione di un intervento di [[Luciano Satta]]</ref> <ref> Le grafie ''qual'è'' e ''qual'era'' risultano comunque attestate in vari scrittori fino agli anni '60 del Novecento. L'uso di adoperare l'apostrofo si è uniformato in questi casi solo dopo la pubblicazione dell'articolo di Alfonso Leone ''Elisione e troncamento'' nella rivista ''Lingua Nostra'' del 1963, pp. 24-27 che stabiliva la regola generale che si insegna nelle grammatiche e nelle scuole da quel momento in poi.</ref>
La caduta di foni a fine parola, cioè l'apocope, si ritrova anche in [[Lingua araba|arabo]] prima di una pausa: durante la lettura del Corano o nella parlata colloquiale infatti le vocali che indicano il caso grammaticale cadono. Inoltre, nella desinenza femminile ''-at'' la consonante finale t non si pronuncia lasciando solo una /a/ breve; dal punto di vista grafico questa t muta è inoltre rappresentata da un grafema particolare, la [[Tāʾ marbūṭa|tā’ marbūṭa ة]], invece che dalla normale [[Tāʾ|tā’ ت]].
 
Nel cinese moderno standard o nella parlata mandarina slang (e quindi settentrionale), possono cadere alcune vocali a fine vocabolo, ad esempio in ''舒服'' ''shūfu'' ("comodo; sentirsi bene"), che può ridursi in ''shūf''.
 
Infine nella [[lingua yoruba]], in cui le parole finiscono spesso in vocale, si assiste spesso, nella parlata corrente, a fenomeni di apocope (o, in base al parlante, di aferesi).
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
zxcbnm
* {{Cita pubblicazione|autore=Alfonso Leone|titolo=Elisione e troncamento|rivista=[[Lingua nostra]]|volume=24|anno=1963|pp=24-27|issn=0024-3868}}
* {{Cita libro|autore-capitolo=[[Luca Serianni]]|capitolo=Fonologia e grafematica|titolo=Grammatica italiana|editore=UTET|anno=1991|isbn=978-88-7750-033-5|cid=Serianni}}
 
== Voci correlate ==
* [[Accidente (linguistica)]]
* [[Accorciamento]]
* [[Aferesi (linguistica)]]
* [[Elisione]]
* [[Epentesi]]
* [[Epitesi]]
* [[Aferesi (linguistica)]]
* [[Prostesi]]
* [[Sinalefe]]
* [[Sincope (linguistica)]]
* [[Sinalefe]]
* [[Epentesi]]
* [[Accorciamento]]
* [[Accidente (linguistica)]]
 
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{cita webTreccani|http://www.treccani.it/enciclopedia/troncamento/|Voce "troncamento" nell'Enciclopedia Treccani}}
* {{cita web | url = http://www.metrica-italiana.it/figure-fonetiche/ | titolo = Figure fonetiche in Breviario di metrica italiana | accesso = 2 luglio 2013 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20140107052536/http://www.metrica-italiana.it/figure-fonetiche/ | urlmorto = sì }}
 
{{portale|linguistica}}
 
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[[Categoria:FonologiaFonotassi]]