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|Panorama = Vista_di_Arcevia_-_1.JPG
|Didascalia =
|Gonfalone =
|Bandiera = Arcevia-Gonfalone.png
|Voce bandiera =
|Stemma =
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|Data istituzione =
|Note superficie =
|Abitanti = 4230
|Note abitanti = {{Istat|042|3|2022}}
|Aggiornamento abitanti = 31-8-2022
|Sottodivisioni = [[Avacelli]], Castiglioni, Caudino, Colle Aprico, Costa, [[Castello di Loretello|Loretello]], Magnadorsa, Montale, [[Montefortino (Arcevia)|Montefortino]], [[Nidastore]], Palazzo, [[Piticchio]], Prosano, Ripalta, Rotiglio, [[San Ginesio di Arcevia]], San Giovanni Battista, San Pietro in Musio, [[Sant'Apollinare (Arcevia)|Sant'Apollinare]], Santo Stefano.
|Divisioni confinanti = [[Barbara (Italia)|Barbara]], [[Castelleone di Suasa]], [[Genga]], [[Mergo]], [[Montecarotto]], [[Pergola (Italia)|Pergola]] ([[Provincia di Pesaro e Urbino|PU]]), [[Rosora]], [[San Lorenzo in Campo]] (PU), [[Sassoferrato]], [[Serra de' Conti]], [[Serra San Quirico]]
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}}
 
'''Arcèvia''' {{IPA|[ar'ʧɛvjaarˈt͡ʃɛvja]}}<ref>{{cita web|url=http://www.dizionario.rai.it/poplemma.aspx?lid=87487&r=83219|titolo=DOP|accesso=6 marzo 2012|dataarchivio=5 marzo 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160305013003/http://www.dizionario.rai.it/poplemma.aspx?lid=87487&r=83219|urlmorto=sì}}</ref> è un [[Comune (ordinamento italianoItalia)|comune italiano]] di {{formatnum:4230Popolazione|ITA}} abitanti<ref name="template divisione amministrativa-abitanti" /> della [[provincia di Ancona]] nelle [[Marche]].
 
== Geografia fisica ==
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Durante la [[Regno longobardo|dominazione longobarda]] questo abitato, per la sua posizione di controllo di importanti vie di comunicazione poste ai margini dei [[Esarcato d'Italia|territori bizantini]], può aver svolto funzioni di presidio militare. Nel suo territorio infatti confinava l'estremo nord del [[Ducato di Spoleto]] con il [[gastaldato]] longobardo di [[Nocera Umbra]] che comprendeva il [[Monte Sant'Angelo (Marche)|Monte Sant'Angelo]], Caudino, Costa e Civitalba. E forse proprio per questa sua posizione strategica Arcevia fu occupata dai [[Franchi]] e donata nel 754 da [[Pipino il Breve]] a [[papa Stefano II]], insieme ad altre località. Ai Franchi viene inoltre attribuita, per antica tradizione, l'intitolazione della chiesa arceviese di San Medardo, [[Medardo di Noyon|santo venerato dal quel popolo]], di cui è conservata una reliquia.
 
=== IlL'origine nuovodel vecchio nome ed il cambiamento ===
Rocca Contrada, fucosì il comune era inizialmente chiamato, poiché erano presenti due fortificazioni nel centro storico: "Rock Contrade"(che diede il nome) ed il "Cassero" (i resti ancora visibili al giardino G.Leopardi), posizionati rispettivamente a est e ovest dell'attuale palazzo comunale. Fu chiamata ufficialmente Arcevia (pronuncia arcèvia), con il titolo di [[città]], con [[lettera apostolica]] del 16 settembre 1817 da [[papa Pio VII]]. Il nome trae origine dai termini latini di ''arces'' e ''via'', col significato di "luogo fortificato".
 
=== Simboli ===
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|nome_onorificenza = Medaglia di bronzo al valor militare
|collegamento_onorificenza = valor militare
|motivazione =
}}
{{Onorificenze
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=== Architetture civili ===
* ''Palazzo Comunale''. Già del podestà, venne eretto nel XIII<ref name="Tripadvidor.it">[https://www.tripadvisor.it/ShowUserReviews-g580226-d12669084-r514443798-Palazzo_Comunale-Arcevia_Province_of_Ancona_Marche.html Tripadvisor.it]</ref> secolo in stile [[Architettura gotica|gotico]]. Lo affianca la torre civica, alta 36 metri<ref name="Tripadvidor.it"/>.
 
* Nelle frazioni sono presenti nove castelli: [[Nidastore]], [[Castello di Loretello|Loretello]], San Pietro in Musio, Palazzo, [[Piticchio]], Montale, Castiglioni e Avacelli.
 
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Il territorio di Arcevia è ricco di testimonianze archeologiche, in particolare per la preistoria e protostoria, dal [[Paleolitico]] all'[[età del bronzo]] e all'[[età del ferro]].<ref>Gianfranco Paci ''et alii'', pp. 241-243; Gaia Pignocchi, Mara Silvestrini, pp. 11-13</ref>
 
* Per il [[Paleolitico superiore]] ([[Gravettiano]] – circa {{formatnum:20000}}-{{formatnum:18500}} anni da oggi) si segnala il '''giacimento di Ponte di Pietra''', una stazione officina per la lavorazione della [[selce]] frequentata periodicamente da gruppi di cacciatori che erano soliti fabbricare qui i loro strumenti. Il ritrovamento di tracce di focolari e di buche di palo fa pensare a capanne di tipo leggero sostenute da piccoli pali di legno e con probabile copertura di pelli che costituivano accampamenti temporanei finalizzati all'approvvigionamento e alla lavorazione della selce. Le attività erano essenzialmente legate alla [[scheggiatura]] della selce e al [[ritocco]] dei manufatti per ricavarne strumenti utilizzati per la [[caccia]] e altri impieghi ad essa connessi.<ref>Gaia Pignocchi, Mara Silvestrini, pp. 15-25</ref>
'''[[Paleolitico]]'''
* A partire dal [[Neolitico]] si assiste alla nascita di villaggi stabili di agricoltori e allevatori, come il caso di '''Cava Giacometti''', un sito che ha conosciuto tre fasi insediative e culturali distinte risalenti al [[Neolitico finale]], all'[[età del rame]] e all'[[età del bronzo]]. La prima fase di occupazione risale al Neolitico finale ed è caratterizzata soprattutto dalla produzione di recipienti in ceramica di uso domestico (pentole, contenitori, scodelle) e da un gran numero di manufatti in selce scheggiata per usi pratici e per la caccia.<ref>Gaia Pignocchi, Mara Silvestrini, pp. 37-40</ref>
 
* Rappresentativo di un aspetto dell'[[età del rame]] nelle Marche è l''''insediamento di Conelle''' (circa III millennio a.C.), difeso da un fossato artificiale che ne sbarrava l'unico lato non protetto naturalmente. La presenza del fossato creato con finalità difensive e il rinvenimento dei primi esemplari di armi in selce scheggiata (pugnali e punte di lancia) rivelano la rottura delle relazioni pacifiche con le comunità vicine e l'insorgere di crescenti antagonismi generati dall'aumento dei beni da salvaguardare e dalla crescita del potere economico e sociale di alcuni individui o classi di individui. L'economia del villaggio era legata all'agricoltura e all'allevamento, anche se la caccia era ancora notevolmente praticata. Le attività artigianali erano assai diversificate. Ricca la produzione di recipienti in ceramica utilizzati per cuocere e contenere i cibi. La fabbricazione di strumenti in selce scheggiata era indirizzata a diversi scopi, non più esclusivamente pacifici, sia in ambito domestico sia per la caccia e per la guerra. Abbondante anche la produzione di strumenti in pietra levigata specifici per la lavorazione del legno (asce-martello forate) e di manufatti in osso e in corno di cervo che, come i pochi reperti metallici, presuppongono una [[specializzazione del lavoro]] non più confinato all'ambito strettamente domestico, ma ormai di tipo artigianale e specializzato.<ref>Gaia Pignocchi, Mara Silvestrini, pp. 27-35</ref>
Per il [[Paleolitico superiore]] ([[Gravettiano]] – circa {{formatnum:20000}}-{{formatnum:18500}} anni da oggi) si segnala il giacimento di Ponte di Pietra, una stazione officina per la lavorazione della [[selce]] frequentata periodicamente da gruppi di cacciatori che erano soliti fabbricare qui i loro strumenti. Il ritrovamento di tracce di focolari e di buche di palo fa pensare a capanne di tipo leggero sostenute da piccoli pali di legno e con probabile copertura di pelli che costituivano accampamenti temporanei finalizzati all'approvvigionamento e alla lavorazione della selce. Le attività erano essenzialmente legate alla [[scheggiatura]] della selce e al [[ritocco]] dei manufatti per ricavarne strumenti utilizzati per la [[caccia]] e altri impieghi ad essa connessi.<ref>Gaia Pignocchi, Mara Silvestrini, pp. 15-25</ref>
* Numerosi i rinvenimenti archeologici relativi all'[[età del Bronzo]] (II millennio a.C.) che mostrano una più intensa occupazione del territorio. All'[[Età del bronzo|età del bronzo finale]] è riferibile '''l'abitato d'altura di Monte Croce Guardia''' (XII-X secolo a.C.) composto da capanne con il fondo scavato nel terreno roccioso, la cui posizione elevata rivela una scelta strategica dovuta ad esigenze difensive.<br />All'interno del villaggio si svolgevano attività produttive e artigianali specializzate. Oltre alla produzione della ceramica si assiste ad uno sviluppo dei manufatti in osso e corno di cervo e alla comparsa di oggetti in bronzo.<ref>Gaia Pignocchi, Mara Silvestrini, pp. 40-45</ref>
 
* Per l'[[età del ferro]] risulta particolarmente rappresentata la fase finale della civiltà picena grazie alla ricca "'''necropoli gallica" di Montefortino d'Arcevia''' (metà del IV-inizi del II secolo a.C.) che segna il trapasso alla fase di occupazione romana del territorio. Le tombe, contrassegnate da grosse pietre, erano del tipo a fossa rettangolare scavata nel terreno e contenevano la cassa lignea (della quale si sono conservati solo i chiodi di ferro) con il corpo del defunto. La tipologia e composizione dei corredi consente di definire il sesso e il ruolo sociale dei defunti. Numerosi sono i guerrieri con armi da offesa (spade, lance, giavellotti) e da difesa (elmi) di ferro e di bronzo di tipo celtico. Particolarmente ricche anche le tombe femminili appartenute a donne di rango elevato che si distinguono per la preziosità degli ornamenti in oro. Tra gli elementi di corredo molti sono gli oggetti di importazione dall'Etruria, dall'Italia meridionale e dalla Grecia che confermano la ricchezza di queste comunità celtiche. A breve distanza dalla necropoli sorgeva un luogo di culto in uso dal V secolo a.C. fino all'età romana che ha restituito oggetti votivi.<ref>Gaia Pignocchi, Mara Silvestrini, pp. 45-57</ref>
'''[[Neolitico]]'''
 
A partire dal Neolitico si assiste alla nascita di villaggi stabili di agricoltori e allevatori, come il caso di Cava Giacometti, un sito che ha conosciuto tre fasi insediative e culturali distinte risalenti al [[Neolitico finale]], all'[[età del rame]] e all'[[età del bronzo]]. La prima fase di occupazione risale al Neolitico finale ed è caratterizzata soprattutto dalla produzione di recipienti in ceramica di uso domestico (pentole, contenitori, scodelle) e da un gran numero di manufatti in selce scheggiata per usi pratici e per la caccia.<ref>Gaia Pignocchi, Mara Silvestrini, pp. 37-40</ref>
 
'''[[Età del rame]]'''
 
Rappresentativo di un aspetto dell'età del rame nelle Marche è l'insediamento di Conelle (circa III millennio a.C.), difeso da un fossato artificiale che ne sbarrava l'unico lato non protetto naturalmente. La presenza del fossato creato con finalità difensive e il rinvenimento dei primi esemplari di armi in selce scheggiata (pugnali e punte di lancia) rivelano la rottura delle relazioni pacifiche con le comunità vicine e l'insorgere di crescenti antagonismi generati dall'aumento dei beni da salvaguardare e dalla crescita del potere economico e sociale di alcuni individui o classi di individui. L'economia del villaggio era legata all'agricoltura e all'allevamento, anche se la caccia era ancora notevolmente praticata. Le attività artigianali erano assai diversificate. Ricca la produzione di recipienti in ceramica utilizzati per cuocere e contenere i cibi. La fabbricazione di strumenti in selce scheggiata era indirizzata a diversi scopi, non più esclusivamente pacifici, sia in ambito domestico sia per la caccia e per la guerra.
Abbondante anche la produzione di strumenti in pietra levigata specifici per la lavorazione del legno (asce-martello forate) e di manufatti in osso e in corno di cervo che, come i pochi reperti metallici, presuppongono una [[specializzazione del lavoro]] non più confinato all'ambito strettamente domestico, ma ormai di tipo artigianale e specializzato.<ref>Gaia Pignocchi, Mara Silvestrini, pp. 27-35</ref>
 
'''[[Età del bronzo]]'''
 
Numerosi i rinvenimenti archeologici relativi all'età del Bronzo (II millennio a.C.) che mostrano una più intensa occupazione del territorio. All'[[Età del bronzo|età del bronzo finale]] è riferibile l'abitato d'altura di Monte Croce Guardia (XII-X secolo a.C.) composto da capanne con il fondo scavato nel terreno roccioso, la cui posizione elevata rivela una scelta strategica dovuta ad esigenze difensive.<br />
All'interno del villaggio si svolgevano attività produttive e artigianali specializzate. Oltre alla produzione della ceramica si assiste ad uno sviluppo dei manufatti in osso e corno di cervo e alla comparsa di oggetti in bronzo.<ref>Gaia Pignocchi, Mara Silvestrini, pp. 40-45</ref>
 
'''[[Età del ferro]]'''
 
Per l'età del ferro risulta particolarmente rappresentata la fase finale della civiltà picena grazie alla ricca "necropoli gallica" di Montefortino d'Arcevia (metà del IV-inizi del II secolo a.C.) che segna il trapasso alla fase di occupazione romana del territorio. Le tombe, contrassegnate da grosse pietre, erano del tipo a fossa rettangolare scavata nel terreno e contenevano la cassa lignea (della quale si sono conservati solo i chiodi di ferro) con il corpo del defunto. La tipologia e composizione dei corredi consente di definire il sesso e il ruolo sociale dei defunti. Numerosi sono i guerrieri con armi da offesa (spade, lance, giavellotti) e da difesa (elmi) di ferro e di bronzo di tipo celtico. Particolarmente ricche anche le tombe femminili appartenute a donne di rango elevato che si distinguono per la preziosità degli ornamenti in oro. Tra gli elementi di corredo molti sono gli oggetti di importazione dall'Etruria, dall'Italia meridionale e dalla Grecia che confermano la ricchezza di queste comunità celtiche. A breve distanza dalla necropoli sorgeva un luogo di culto in uso dal V secolo a.C. fino all'età romana che ha restituito oggetti votivi.<ref>Gaia Pignocchi, Mara Silvestrini, pp. 45-57</ref>
 
==Società==
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=== Gemellaggi ===
* {{Gemellaggio|SloveniaSVN|Ribnica}} dal 10 marzo 1972
* {{Gemellaggio|ItaliaITA|Tredozio}}
 
==Sport==
===Calcio===
La squadra di calcio è l'Avis Arcevia 1964 dai colori sociali biancorossi che milita in [[Seconda Categoria]]. L'Avis Arcevia di calcio a 5 invece gioca in Serie C2 e disputa le proprie partite casalinghe presso la palestra di [[Castelleone di Suasa]].
 
È presente un vasto campo calcistico, situato sotto al campo di [[bowling]].
 
== Note ==