Gayatri Chakravorty Spivak: differenze tra le versioni

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Gayatri Chakravorty Spivak ottiene la laurea in letteratura inglese all'[[Università di Calcutta]] nel [[1959]]. Negli anni sessanta si sposta negli [[Stati Uniti d'America|USA]], laureandosi nel [[1962]] alla Cornell University, dove prosegue la sua preparazione con un dottorato sul poeta [[William Butler Yeats]] ([[1967]]). Particolarmente interessata alla filosofia europea, nel [[1976]] traduce in inglese il fondamentale testo ''De la grammatologie'' (Sulla grammatologia) di [[Jacques Derrida]], partecipando in questo modo all'introduzione del [[decostruzionismo]] nel dibattito accademico americano. In quel periodo si sposa con l'americano Talbot Spivak, dal quale divorzia alcuni anni dopo. Attualmente insegna alla Columbia University.
 
Utilizzando una personale rielaborazione delle prospettive e delle metodologie [[Post-strutturalismo|poststrutturalista]] e [[marxismo|marxista]], il pensiero di Chakravorty Spivak si incentra su due punti fondamentali. Innanzitutto critica l'universalismo e l'eurocentrismo culturale che caratterizza tanto un certo filone del femminismo, quanto la teoria letteraria e la comparatistica. La studiosa affronta da un punto di vista locale e situato le questioni relative ai soggetti [[Subalterno (postcolonialismo)|subalterni]], mettendo in luce gli atteggiamenti e i discorsi [[imperialismo|imperialistici]] dell'ambiente universitario occidentale a partire da ''Can the Subaltern Speak?'', un saggio presentato nel 1985 e pubblicato nel 1988 che avrebbe poi esercitato un considerevole influsso sugli studi postcoloniali.<ref>{{cita libro| cognome=Spivak |nome=Gayatri Chakravorty |data=1988 |titolo= "Can the subaltern speak?" in ''Marxism and the interpretation of culture'' |curatore=C. Nelson |pp=271–313271-313 |città=Urbana, IL |editore=University of Illinois Press |url=https://doi.org/10.1007/978-1-349-19059-1_20 }}</ref> In secondo luogo, insofferente verso la netta demarcazione dei campi del sapere, la studiosa cerca di superare queste barriere in direzione di un progetto interdisciplinare e multidisciplinare.
 
In ''The Post-Colonial Critic'' ([[1990]]), Spivak introduce il concetto di ''essenzialismo strategico'' come tentativo di conciliazione tra pratiche politiche e riflessioni identitarie in chiave [[postmodernismo|postmodernista]]. La nozione di essenzialismo, oggetto di revisione e critica feroce negli ultimi decenni, è la convinzione che gruppi di individui possiedano caratteristiche proprie e uniche, in base alle quali è possibile parlare di precise [[identità (scienze sociali)|identità]] collettive (ad es. la categoria "[[donna|donne]]" e "[[uomo|uomini]]" imperniate su una supposta ''essenza'' femminile e maschile). Le conseguenze principali di questo atteggiamento sono la creazione di contrapposizioni binarie (le donne sono ciò che non sono gli uomini, e viceversa) e la nascita di identità collettive come categorie univoche, fisse, compiute (le Donne, gli Uomini).
 
Queste sono però delle semplificazioni, delle generalizzazioni ingiustificabili a livello concettuale/teorico, perché non rappresentative nei confronti dei soggetti che dovrebbero rappresentare, fondate solo su un certo gruppo elevato a fondamento di tutta una categoria (ad es. alla base del concetto di "donne" è uno specifico insieme di donne che viene esteso a tutti i soggetti "donna"). D'altro canto, difficile è attuare lotte politiche per ottenere cambiamenti nel sociale se viene proposto un soggetto complesso e frammentato piuttosto che un gruppo compatto, definito e definibile. Spivak parla dell'essenzialismo come di un "errore necessario": per ottenere concreti scopi sociali dovremmo utilizzare una immagine semplificata dei soggetti per cui si lotta, rimandando il dibattito teorico alle discussioni interne ai singoli gruppi minoritari. L'essenzialismo può quindi essere utilizzato come [[strategia]] [[politica]], essendo però sempre consapevoli dei suoi limiti in ambito concettuale. Inoltre, è una soluzione temporanea e mirata, e non una risposta finale al problema identitario.<ref>Fiorenzo Iuliano, ''Altri mondi, altre parole. Gayatri Chakravorty Spivak tra decostruzione e impegno militante'', Verona, OmbreCorte, 2012. ISBN 978-88-97522-36-2</ref>
 
In ''Death of a Discipline'' (2003) riflette sulla [[letteratura comparata]] in un mondo [[Globalizzazione|globalizzato]]. La globalizzazione, secondo la studiosa, nonostante il suo nome è un sistema economico limitato ad una parte del mondo. La globalizzazione ha imposto lo stesso metodo di scambio ovunque. La comparazione delle letterature ha da sempre fatto i conti con l'[[eurocentrismo]], è per questo che Spivak auspica che le sue lezioni vengano viste come "l'ultimo respiro di una disciplina morente".<ref>{{Cita libro|cognome=Internet Archive|titolo=Comparative literature in an age of globalization|url=http://archive.org/details/comparativeliter0000unse_g7w2|accesso=2025-07-26|data=2006|editore=Baltimore, Md.: Johns Hopkins University Press|ISBN=978-0-8018-8379-8}}</ref>
 
== Opere ==