Armistizio di Cassibile: differenze tra le versioni

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{{Campagnabox Campagna d'Italia (Seconda guerra mondiale)}}
{{Campagnabox Armistizio con l'Italia 1943}}
L{{'}}'''armistizio di Cassibile''', detto anche '''armistizio corto''' o '''armistizio breve''', fu un atto della [[seconda guerra mondiale]] che prevedeva la cessazione delle ostilità tra [[resaAlleati incondizionatadella seconda guerra mondiale|Alleati]] dele [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] aglicon la [[Alleatiresa dellaincondizionata]] secondadi guerra mondiale|Alleati]]quest'ultima.<ref>{{Treccani|https://www.treccani.it/enciclopedia/armistizio-di-cassibile_(Dizionario-di-Storia)/|Armistizio di Cassibile}}</ref>. Venne firmatafirmato il 3 settembre 1943 dai generali [[Giuseppe Castellano]] e [[Walter Bedell Smith]] e divenne pubblico l'8 settembre del 1943. L'annuncio dell'armistizio ebbe per conseguenza [[operazione Achse|l'invasione dei territori italiani]] da parte delle forze armate tedesche e l'inizio della [[Resistenza italiana|Resistenza]] e della [[guerra di liberazione italiana]] contro il [[nazifascismo]].
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L{{'}}'''armistizio di Cassibile''', detto anche '''armistizio corto''' o '''armistizio breve''', fu un atto della [[seconda guerra mondiale]] che prevedeva la [[resa incondizionata]] del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]] agli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]]<ref>{{Treccani|https://www.treccani.it/enciclopedia/armistizio-di-cassibile_(Dizionario-di-Storia)/|Armistizio di Cassibile}}</ref>. Venne firmata il 3 settembre 1943 dai generali [[Giuseppe Castellano]] e [[Walter Bedell Smith]] e divenne pubblico l'8 settembre del 1943. L'annuncio dell'armistizio ebbe per conseguenza [[operazione Achse|l'invasione dei territori italiani]] da parte delle forze armate tedesche e l'inizio della [[Resistenza italiana|Resistenza]] e della [[guerra di liberazione italiana]] contro il [[nazifascismo]].
La stipula ebbe luogo in [[Sicilia]] nella frazione [[siracusa]]na di [[Cassibile]], in contrada Santa Teresa Longarini<ref>{{Cita|Vitali:1980|p. 97}}.</ref><ref>{{Cita|Chiodo:1990|p. 283}}.</ref><ref>{{Cita|Mayda:1992|p. 201}}.</ref> e [[proclama Badoglio dell'8 settembre 1943|rimase segreta per cinque giorni]], nel rispetto di una clausola del patto che prevedeva che esso entrasse in vigore dal momento del suo annuncio pubblico.
 
La stipula ebbe luogo in [[Sicilia]] nella frazione [[siracusa]]na di [[Cassibile]], in contrada Santa Teresa Longarini<ref>{{Cita|Vitali:1980|p. 97}}.</ref><ref>{{Cita|Chiodo:1990|p. 283}}.</ref><ref>{{Cita|Mayda:1992|p. 201}}.</ref> e [[proclama Badoglio dell'8 settembre 1943|rimase segreta per cinque giorni]], nel rispetto di una clausola del patto che prevedeva che esso entrasse in vigore dal momento del suo annuncio pubblico. Il pomeriggio dell'{{Data|08|09|1943}}, alle ore 17:30 (18:30 per l'Italia)<ref name="Annuncio BBC">{{Cita web | url = http://news.bbc.co.uk/onthisday/hi/dates/stories/september/8/newsid_3612000/3612037.stm | titolo = 1943: Italy's surrender announced | editore = [[BBC]] | accesso = 29 luglio 2024|lingua= en|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20230102115910/http://news.bbc.co.uk/onthisday/hi/dates/stories/september/8/newsid_3612000/3612037.stm|urlmorto= no }}</ref>, Radio Algeri trasmise il proclama in [[lingua inglese]] per bocca del generale statunitense [[Dwight D. Eisenhower|Dwight Eisenhower]]. Solo alle 19:42 il popolo italiano venne informato della firma grazie al [[proclama Badoglio dell'8 settembre 1943|proclama]] del primo ministro [[Pietro Badoglio]] trasmesso dai microfoni dell'[[Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche|EIAR]]:<ref>{{Cita news | url = http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,1/articleid,1609_02_1943_0216_0001_22308291/ | titolo = La comunicazione di Badoglio | pubblicazione = [[Stampa Sera]] | data = 1943-09-09 | accesso = 2020-02-29 }}</ref> l'[[Proclama Badoglio dell'8 settembre 1943|annuncio dell'armistizio]] ebbe per conseguenza [[operazione Achse|l'invasione dei territori italiani]] da parte delle forze armate tedesche e l'inizio della [[Resistenza italiana|Resistenza]] e della [[guerra di liberazione italiana]] contro il [[nazifascismo]].
 
== La caduta del fascismo ==
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Nella prima metà del 1943, in una situazione generale di grave preoccupazione, indotta dall'opinione, sempre più condivisa, che la [[guerra]] fosse ormai perduta e che stesse apportando insopportabili e gravissimi danni al Paese, [[Benito Mussolini]], capo del governo, operò una serie di avvicendamenti, che investirono alcuni dei più significativi centri di potere e delle alte cariche dello [[Stato]], rimuovendo, tra l'altro, alcuni personaggi che reputava ostili alla prosecuzione del conflitto accanto alla Germania, o comunque più fedeli al Re che non al regime fascista. Tra gli altri, furono rimossi [[Giuseppe Volpi]], Presidente della [[Confindustria]] e membro del [[Gran consiglio del fascismo|Gran Consiglio del Fascismo]], [[Galeazzo Ciano]], Ministro degli Esteri e genero del Duce, relegato a servire quale ambasciatore presso la [[Città del Vaticano|Santa Sede]], e il Ministro della Cultura Popolare [[Alessandro Pavolini]]<ref>Indro Montanelli, Mario Cervi, ''L'Italia della disfatta'', Rizzoli, Milano, 1983, pp. 270-272.</ref>.
 
A corte, la principessa [[Maria José del Belgio|Maria Josè di Savoia]], moglie del principe ereditario [[Umberto II di Savoia|Umberto]], già ai primi di settembre del [[1942]] - un anno prima dell'armistizio dell'[[Proclama Badoglio dell'8 settembre 1943|8 settembre 1943]] - aveva avviato, tramite [[Guido Gonella]], contatti con il [[Città del Vaticano|Vaticano]], nella persona di monsignor [[Papa Paolo VI|Giovanni Battista Montini]]<ref name=jose2>Renzo De Felice, ''Introduzione'', in: Dino Grandi, ''25 luglio 40 anni dopo'', Milano, 1983, p. 36</ref>, auspicando di potersi avvalere della diplomazia pontificia, e quindi dell'Incaricato d'Affari dell'Ambasciata d'Italia presso la Santa Sede, l'ambasciatore Babuscio Rizzo, per fare da tramite e aprire un canale di comunicazione con gli Alleati anglo-americani (in particolare con l'Ambasciatore degli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] presso la [[Santa Sede]], [[Myron Charles Taylor|Myron C. Taylor]]) al fine di far uscire l'Italia dalla [[seconda guerra mondiale]]. Di tale incontro la principessa informò il [[ministro della Real Casa]] [[Pietro d'Acquarone]], che però le comunicò la contrarietà del re nei confronti di qualsiasi mediazione da parte della [[Santa Sede]]<ref name=jose2>< /ref>.
 
Ancora nel marzo 1943, nella [[Giardino di Ninfa|Villa Caetani di Ninfa]], fece incontrare Badoglio con l'altro maresciallo d'Italia [[Enrico Caviglia]], presente [[Umberto Zanotti Bianco]], liberale fortemente contrario al regime, per sensibilizzarli alla drammaticità del momento. Infine nell'aprile successivo la principessa organizzò un incontro "politico" tra l'esponente democristiano [[Giuseppe Spataro]] e lo stesso Badoglio che, però, dichiarò che si sarebbe mosso solo per ordine del re<ref name=jose1>Renzo De Felice, ''Introduzione'', in: Dino Grandi, 1983, p. 33</ref>. Incurante dei rischi che correva, la Principessa di Piemonte si rivolse all'ambasciatore portoghese presso la Santa Sede per sondare se il primo ministro portoghese [[António de Oliveira Salazar]] si prestasse a far da tramite per conoscere le condizioni degli alleati in caso di uscita dell'Italia dal conflitto<ref name=jose2>< /ref>. La risposta positiva del dittatore portoghese [[António de Oliveira Salazar|Salazar]] circa la sua disponibilità a fare da intermediario per la conclusione della pace tra gli alleati e l'Italia giunse alla principessa nel giugno 1943. Il 19 luglio, quindi, il diplomatico individuato dalla stessa, Alvise Emo Capodilista, poté partire per [[Lisbona]] per prendere contatto con gli inglesi ma il succedersi degli avvenimenti resero infruttuoso tale tentativo<ref name=jose2>< /ref>
 
Contemporaneamente, in ambito militare, era sorta un'iniziativa finalizzata principalmente allo sganciamento dell'Italia dall'alleanza con i tedeschi e al suo passaggio in campo alleato<ref name=rdf46>Renzo De Felice, ''Introduzione'', in: Dino Grandi, 1983, pp. 46-51</ref>. Ne furono protagonisti il [[Capo di stato maggiore della difesa|Capo di Stato maggiore generale]] [[Vittorio Ambrosio]], insieme al suo braccio destro, generale [[Giuseppe Castellano]] e il generale di corpo d'armata [[Giacomo Carboni]]. Tale azione fu autonoma rispetto a quella interna al Partito fascista, guidata da Dino Grandi, che si concretizzò con l'ordine del giorno presentato al [[Gran consiglio del fascismo]] e messo ai voti nella notte tra il 24 e il 25 luglio del [[1943]]<ref>Renzo De Felice, ''Introduzione'', in: Dino Grandi, 1983, p. 21</ref>. Entrambe le iniziative contavano sull'intervento decisivo del sovrano.
 
[[Dino Grandi]], in quei giorni, fu il solo gerarca che aveva un chiaro piano per uscire dall'impasse. A suo parere bisognava deporre Mussolini, poi lasciare al re il compito di formare un governo senza fascisti e contemporaneamente attaccare l'esercito tedesco in Italia. Solo così si sarebbe potuto sperare di mitigare le dure condizioni decise dagli Alleati alla [[Conferenza di Casablanca]] per i paesi nemici<ref>Dino Grandi, ''25 luglio. Quarant'anni dopo'' (a cura di Renzo De Felice), con introd. di R. De Felice, Bologna, Il Mulino, 1983, ISBN 978-88-150-0331-7</ref>.
 
Grandi riuscì a coinvolgere prima [[Luigi Federzoni]], già leader [[Associazione Nazionalista Italiana|nazionalista]], poi [[Giuseppe Bottai]], e infine [[Galeazzo Ciano]], che era pure genero del [[Benito Mussolini|Duce]]. Con essi si diede vita all'Ordine del giorno che avrebbe presentato alla riunione del [[Gran consiglio del fascismo|Gran Consiglio del Fascismo]] la sera del 24 luglio 1943 e che conteneva l'invito rivolto al re a riprendere le redini della situazione politica<ref>[[Emilio Gentile]], ''25 Luglio 1943'', Bari-Roma, Laterza, 2018.</ref>. L'Ordine del giorno fu approvato a notte fonda con 19 voti a favore, 8 contrari e un astenuto. Nella mattinata del 25 luglio il Maresciallo d'Italia Pietro Badoglio fu nominato nuovo capo del governo. Intorno alle 17:20 dello stesso giorno, Mussolini fu arrestato in base al piano ideato dai militari che aveva ottenuto l'assenso del re<ref>Indro Montanelli, Mario Cervi, ''cit.'', pp. 329-331.</ref>.
 
La nomina di Badoglio non significava una tregua, sebbene fosse un tassello della manovra [[Casa Savoia|sabauda]] per giungere alla [[pace]]. Attraverso un gran numero di espedienti, si cercò un produttivo contatto con le potenze alleate, cercando di ricostruire quei passaggi delle trattative (sempre indicate come spontanee e indipendenti) già intessute dalla principessa [[Maria José del Belgio|Maria José]]<ref name=jose2>< /ref>, che potevano stavolta meritare l'avallo del Re.
 
== Primi contatti con gli Alleati ==
Il nuovo esecutivo tentò dopo alcuni giorni dall'insediamento a prendere contatto con gli Alleati per porre fine alla partecipazione dell'Italia alla [[seconda guerra mondiale]]. Il compito venne affidato ad [[Alberto Pirelli (imprenditore 1882)|Alberto Pirelli]] che chiese la mediazione della [[Svizzera]], la quale però – in nome del principio di [[neutralità]] – e nel timore di scatenare rappresaglie tedesche, declinò.
 
Dopo un infruttuoso contatto con gli ambasciatori anglo-americani presso il [[Vaticano]]<ref>Indro Montanelli, Mario Cervi, ''cit.'', p. 344.</ref>, Badoglio e [[Raffaele Guariglia]] (ex ambasciatore d'Italia in [[Turchia]] poi nominato ministro degli Esteri) decisero allora di trasferire all'Ambasciata italiana a [[Lisbona]] un diplomatico con l'incarico di prendere contatto con l’omologo britannico accreditato sul posto. Per questa missione fu scelto il marchese [[Blasco Lanza D'Ajeta|Blasco Lanza d'Ajeta]], che parlava bene l'[[lingua inglese|inglese]]. Il diplomatico ricevette una lettera di presentazione da parte dell'ambasciatore britannico presso la Santa Sede sir [[D'Arcy Osborne|Francis d'Arcy Osborne]] per sir [[Ronald Campbell]], ambasciatore britannico in [[Portogallo]] e cugino di Osborne.
 
L'invio di questo funzionario di grado non elevato indicava che Badoglio voleva soprattutto tastare il terreno e guadagnare tempo: Lanza d'Ajeta, infatti, non ricevette credenziali che lo autorizzassero a negoziare ma solo istruzioni generiche. Arrivato a [[Lisbona]] il 4 agosto, nel colloquio che ebbe con sir Campbell chiese che le radio anglo-americane smettessero di attaccare Vittorio Emanuele III e Badoglio paventando il rischio di un'insurrezione comunista.<ref>{{cita|Ivone|p. 169}}.</ref> Consigliò inoltre una manovra diversiva degli Alleati nei [[Penisola balcanica|Balcani]] per alleggerire la pressione della [[Wehrmacht]] in Italia. Avvisò infine che entro pochi giorni Guariglia avrebbe incontrato il ministro degli Esteri tedesco [[Joachim von Ribbentrop]] ma solamente per guadagnare tempo.<ref>Dino Grandi, ''cit.'', p. 428</ref> Nel complesso, la missione di Lanza d'Ajeta non ebbe altro risultato se non quello di alimentare sospetti sull'effettiva volontà dell'Italia di sganciarsi dal [[Terzo Reich]], rafforzando le posizioni - che sarebbero poi emerse nella [[conferenza di Québec (1943)|conferenza di Québec]] dell'agosto 1943 - di chi voleva imporre all'Italia una pace punitiva.
 
== La missione del generale Castellano ==
Il generale [[Giuseppe Castellano]] fu allora inviato a [[Lisbona]] per incontrare gli inviati alleati. Non poté tuttavia attuare la missione con la speditezza che la drammaticità della situazione esigeva. Castellano, infatti, fu autorizzato a raggiungere il territorio neutrale soltanto in treno, e impiegò tre giorni per raggiungere [[Madrid]] e in seguito Lisbona. Castellano non parlava inglese e poté avvalersi come traduttore e assistente del console [[Franco Montanari (ambasciatore)|Franco Montanari]] (che lo accompagnò in seguito fino a Cassibile). Solo il 19 agosto conferì con i rappresentanti del Comando Alleato. Ripartì il giorno 23, giungendo finalmente a [[Roma]] il 27 agosto.
 
La missione era durata quindici giorni. Nel frattempo, per affiancare l'inviato italiano, furono mandati a Lisbona in aereo il generale Rossi e il generale Zanussi, che si presentarono ai rappresentanti alleati appena ripartito Castellano per Roma. Questa scelta generò anche una certa perplessità tra gli Alleati; in particolare il generale [[Giacomo Zanussi|Zanussi]], già addetto militare a [[Berlino]], non era ben visto dagli Alleati, peraltro confusi dall'invio di delegazioni così ravvicinate e senza coordinamento<ref>{{Cita|Boano e Varvelli:1995|p. 30}}.</ref>.
 
L'Ambasciatore britannico Ronald Campbell e i due generali inviati nella [[Lisbona|capitale portoghese]] dal generale [[Dwight D. Eisenhower|Dwight David Eisenhower]], lo statunitense [[Walter Bedell Smith]] e il britannico Kenneth Strong, acquisirono comunque la disponibilità di [[Roma]] alla resa.<ref>{{cita web
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Il 30 agosto, Badoglio convocò Castellano, rientrato il 27 da Lisbona con qualche prospettiva. Il generale comunicò la richiesta di un incontro in [[Sicilia]], che era già stata conquistata. La proposta fu avanzata dagli Alleati per il tramite dell'Ambasciatore britannico in [[Città del Vaticano|Vaticano]], [[Francis D'Arcy Osborne|D'Arcy Osborne]] che collaborava a stretto contatto con il collega [[Stati Uniti d'America|statunitense]] [[Myron Charles Taylor]]. Si è congetturato che la scelta proprio di quel diplomatico non fosse stata casuale, a significare che il Vaticano, già attraverso [[Papa Paolo VI|monsignor Montini]] ben immerso in trattative diplomatiche per il futuro post-bellico, e sospettato dal [[Palazzo del Quirinale|Quirinale]] di aver osteggiato la pace in trattative precedenti, stavolta avallasse, o almeno non intendesse ostacolare, il perseguimento di un simile obiettivo.
 
== La scelta delle condizioni e la "Memoria OP 44" ==
{{Vedi anche|Memoria OP 44}}
Badoglio, che era convinto di poter negoziare la resa, quantunque si trattasse in realtà di una richiesta di cessazione delle ostilità, inviò Castellano come ambasciatore presso gli Alleati. Castellano fu incaricato di specificare una condizione: l'intervento alleato nella penisola. Badoglio decise addirittura di chiedere agli Alleati di conoscere quali fossero i loro piani, sebbene il conflitto fosse ancora in corso.
 
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Castellano chiese garanzie agli Alleati riguardo alla reazione tedesca contro l'Italia alla notizia della firma dell'armistizio e, in particolare, uno sbarco alleato a nord di Roma precedente all'annuncio; da parte alleata si ribatté che uno sbarco in forze e l'azione di una divisione di paracadutisti sulla capitale (un'altra richiesta su cui Castellano insistette) sarebbero stati in ogni caso contemporanei e non precedenti alla proclamazione dell'armistizio. In serata Castellano rientrò a Roma per riferire.
 
Il giorno successivo Castellano fu ricevuto da Badoglio; all'incontro parteciparono il Ministro degli Esteri [[Raffaele Guariglia]] e i generali [[Vittorio Ambrosio]] e [[Giacomo Carboni]]. Emersero posizioni non coincidenti: Guariglia e Ambrosio ritenevano che le condizioni alleate dovessero a quel punto essere accettate; Carboni dichiarò invece che il [[Corpo d'armata|Corpo d'Armata]] da lui dipendente, schierato a difesa di Roma, non avrebbe potuto difendere la città dai tedeschi per mancanza di munizioni e [[carburante]]. Badoglio, che nella riunione non si pronunciò, fu ricevuto nel pomeriggio dal re Vittorio Emanuele, che decise di accettare le condizioni. Il 2 settembre il comando militare supremo italiano emanó un documento - la ''[[Memoria OP 44]]'' - che dava disposizioni circa l'atteggiamento delle truppe italiane con i tedeschi subito dopo la firma dell'[[armistizio]].
 
== L'arrivo di Castellano a Cassibile e la stipula ==
Un [[telegramma]] di conferma fu inviato agli Alleati; in esso si preannunciava anche l'imminente invio del generale Castellano. Il telegramma fu intercettato dalle forze tedesche in Italia che, già in sospetto di una simile possibile soluzione, presero a mettere sotto pressione, attraverso il comandante della piazza di Roma, Badoglio: questi enfaticamente {{CitazioneSenza necessariafonte|spese molte volte la propria parola d'[[onore]] per smentire}} qualsiasi rapporto con gli americani, ma in [[Germania]] cominciarono a organizzare delle contromisure.
 
Il 2 settembre Castellano ripartì per Cassibile, per dichiarare l'accettazione da parte italiana del testo dell'armistizio; non aveva tuttavia con sé alcuna autorizzazione scritta a firmare. Badoglio, {{CitazioneSenza necessariafonte|che non gradiva che il suo nome fosse in qualche modo legato alla sconfitta}}, cercava di apparire il meno possibile e non gli aveva fornito deleghe per la firma, auspicando evidentemente che gli Alleati non pretendessero altri impegni scritti oltre al telegramma spedito il giorno precedente.
 
Castellano sottoscrisse il testo di un telegramma da inviare a Roma, redatto dal generale [[Walter Bedell Smith|Bedell Smith]], in cui si richiedevano le credenziali del generale, cioè l'autorizzazione a firmare l'armistizio per conto di Badoglio, che non avrebbe più potuto evitare il coinvolgimento del suo nome; si precisò che, senza tale firma, si sarebbe prodotta l'immediata rottura delle trattative. Ciò, naturalmente, perché in assenza di un accredito ufficiale, la firma di Castellano avrebbe impegnato solo lo stesso generale, certo non il governo italiano. Nessuna risposta pervenne tuttavia da Roma. Al che, nella prima mattinata del 3 settembre, per sollecitare la delega, Castellano inviò un secondo telegramma a Badoglio, che questa volta rispose quasi subito con un [[Telegrafo|radiogramma]] in cui chiariva che il testo del telegramma del 1º settembre era già un'implicita accettazione delle condizioni di armistizio poste dagli Alleati.
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Ma di fatto continuava comunque a mancare una delega a firmare e si dovette attendere un ulteriore telegramma di Badoglio, pervenuto solo alle 16:30: oltre all'esplicita autorizzazione a firmare l'armistizio per conto di Badoglio, il telegramma informava che la dichiarazione di autorizzazione era stata depositata presso l'ambasciatore britannico in Vaticano [[Francis D'Arcy Osborne|D'Arcy Osborne]]. A quel punto si procedette alla firma del testo dell'armistizio 'breve'.
 
=== Le firme ===
[[File:Il generale Castellano firma l'armistizio per conto di Badoglio.jpg|thumb|Il generale [[Giuseppe Castellano]] firma l'armistizio a [[Cassibile]] per conto di [[Pietro Badoglio|Badoglio]]. In piedi [[Walter Bedell Smith]] (a destra) e il funzionario del [[ministero degli esteri]] [[Franco Montanari (ambasciatore)|Franco Montanari]] (a sinistra).|sinistra]]
L'operazione ebbe inizio intorno alle 17. Apposero la loro firma Castellano, a nome di Badoglio, e [[Walter Bedell Smith]] (futuro direttore della [[CIA]]) a nome di Eisenhower. Alle 17:30 il testo risultava firmato. Fu allora bloccata ''[[in extremis]]'' dal generale Eisenhower la partenza di cinquecento aerei già in procinto di decollare per una missione di bombardamento su Roma, minaccia che aveva corroborato lo sveltimento dei dubbi di Badoglio e che probabilmente sarebbe stata attuata se la firma fosse saltata.
 
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Intanto Hitler, il 7 settembre, aveva chiesto al suo comando di formalizzare in un ultimatum le pressanti richieste che i comandi militari tedeschi facevano al comando supremo italiano.<ref name="History">{{Cita libro|autore=Defense Department, Army, Center of Military History|titolo=United States Army in World War 2, Mediterranean Theater of Operations, Salerno to Cassino|url=http://books.google.com/books?id=gBxIC56kblYC&pg=PA35|accesso=27 novembre 2011|editore=Government Printing Office|p=66|id=GGKEY:JBAL1LXK41A}}</ref>
Le richieste comprendevano la libertà di movimento delle truppe tedesche in ogni parte del territorio italiano, in particolare le installazioni della Marina militare. Con insistenza, i tedeschi avevano chiesto più volte di stabilire quartiere alla Spezia, per difendere il locale grande Arsenale della Marina, sede della Flotta Navale da Battaglia e base delle principali navi della Marina: (da questo porto, la notte fra l'8 e il 9 settembre, uscirà la Flotta per andare a consegnarsi agli Alleati in ottemperanza delle condizioni d'armistizio, inclusa la [[Roma (nave da battaglia 1940)|"Roma"]], poi affondata al largo dell'[[Asinara]] dall'[[Luftwaffe (Wehrmacht)|aviazione tedesca]]), il ritiro delle truppe italiane dalle zone di confine con il Reich, la sottomissione di tutte le truppe italiane presenti nella Valle del Po alle direttive del ''[[Heeresgruppe B]]'', creazione di un grande contingente di truppe italiane per la difesa dell'Italia del Sud dall'invasione alleata e modifica della catena di comando in favore di un controllo tedesco delle forze armate italiane. L'ultimatum doveva essere firmato da Hitler il 9 settembre, ma l'annuncio dell'armistizio lo rese inutile.<ref name="History" />
 
L'ultimatum doveva essere firmato da Hitler il 9 settembre, ma l'annuncio dell'armistizio lo rese inutile.<ref name="History" />
=== Le ricerche storiche sul luogo della stipula ===
{{Doppia immagine||Pietra della Pace - Armistizio di Cassibile - 1943.JPG||Cippo armistizio crop.jpg||La stele originale del 1943|Il nuovo cippo dell'armistizio inaugurato il 3 settembre 2016}}
 
Il luogo esatto della firma è stato per diversi anni oggetto di controversia. Subito dopo la firma, avvenuta, come già detto, in una tenda presso un uliveto di proprietà della baronessa Liliana Sinatra Grande a pochi chilometri a nord di Cassibile,<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Katia Assenza|titolo=L’Armistizio di Cassibile nella memoria locale|p=7|accesso=4 settembre 2016|url=http://www.insmli.it/pubblicazioni/83/saggio[1].pdf|urlmorto=sì|dataarchivio=23 dicembre 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151223182845/http://www.insmli.it/pubblicazioni/83/saggio&#91;1&#93;.pdf|dataarchivio=23 dicembre 2015|urlmorto=sì}}</ref> venne lasciata, nel punto esatto della firma, una lapide. Questa lapide (ribattezzata ''Pietra della pace'') venne però trafugata il 4 giugno 1955 dal giornalista [[Enrico de Boccard]], che per questa ragione venne processato per danneggiamento,<ref>{{cita web|url=http://www.insmli.it/pubblicazioni/83/saggio%5B1%5D.pdf|titolo=L'Armistizio di Cassibile nella memoria locale, p. 8|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151223182845/http://www.insmli.it/pubblicazioni/83/saggio%5B1%5D.pdf|dataarchivio=23 dicembre 2015}}</ref> ma da allora si persero le tracce del punto esatto.
 
Negli anni successivi venne posta erroneamente una lapide presso il mulino nella proprietà della marchesa di Cassibile, ma essa venne più volte distrutta perché considerata un ricordo "infame".{{Senza fonte}} Anche i tentativi di creare un [[museo]] dell'armistizio a Cassibile sono stati a lungo vani.
 
Negli anni successivi venne posta erroneamente una lapide presso il mulino nella proprietà della marchesa di Cassibile, ma essa venne più volte distrutta perché considerata "un ricordo infame". Anche i tentativi di creare un museo dell'armistizio a Cassibile sono stati vani fino a oggi. Il 3 settembre 2016, grazie al sostegno dell'associazione Lamba Doria e il favore dell'erede dell'antica proprietaria, è stata riposizionata una nuova lapide, (seppur non nel punto esatto dove vi era ladella precedente).<ref>{{Cita web|url=http://www.cassibile.com/arte-e-cultura/eventi/armistizio-cassibile-la-celebrazione-del-73esimo-anniversario-dalla-firma/|titolo=Armistizio Cassibile, la celebrazione del 73º anniversario dalla firma|data=2 settembre 2016|accesso=4 settembre 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160915135849/http://www.cassibile.com/arte-e-cultura/eventi/armistizio-cassibile-la-celebrazione-del-73esimo-anniversario-dalla-firma/|dataarchivio=15 settembre 2016|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{Cita web|lingua=it|url=https://www.donnacoralyhotel.it/it/donna-coraly-tenuta-siciliana-storica.html|titolo=Donna Coraly: l'antica tenuta siciliana in cui fu firmato l'armistizio di Cassibile|sito=Donna Coraly|editore=Boma Studio|data=19 luglio 2016-07-19|lingua=it|accesso=2019-02-04|dataarchivio=74 febbraio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190207015700/https://www.donnacoralyhotel.it/it/donna-coraly-tenuta-siciliana-storica.html|dataarchivio=7 febbraio 2019|urlmorto=sì}}</ref>.
 
== Gli eventi correlati e la divulgazione ==
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== Le conseguenze ==
{{vedi anche|Consegna della flotta italiana agli Alleati|Fuga di Vittorio Emanuele III|Internati Militari Italiani|Operazione Achse}}
[[File:Armistizio 1943 corriere della sera.JPG|thumb|upright=1.1|Prima pagina del [[Corriere della Sera]] con l'annuncio dell'armistizio]]
{{vedi anche|Fuga di Vittorio Emanuele III|Internati Militari Italiani}}
L'annuncio dell'armistizio da parte degli alleati colse del tutto impreparate e lasciò quasi prive di direttive le forze armate italiane che si trovavano impegnate in compiti di occupazione all'estero, e quelle addette alla protezione del territorio metropolitano: non vi erano ordini né piani, né ve ne sarebbero stati nei giorni a seguire.
 
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[[File:Dopo la firma dell'armistizio 3 settembre 1943.jpg|sinistra|miniatura|350x350px|[[Cassibile]] ([[Siracusa]]), 3 settembre [[1943]].
Dopo la firma dell'armistizio fra l'Italia e le potenze alleate, posano per una foto nell'oliveto presso la tenda dove si è svolta la cerimonia. Da sinistra, il [[Brigadier Generale|brigadiere generale]] inglese Kenneth Strong, il generale italiano [[Giuseppe Castellano]], il generale statunitense [[Walter Bedell Smith]] (futuro direttore della [[CIA]]) e il diplomatico [[Franco Montanari (ambasciatore)|Franco Montanari]], che aveva svolto le funzioni di traduttore e interprete per Castellano.]]
Nonostante alcuni straordinari episodi di valore in patria e su fronti esteri da parte del [[Regio Esercito|regio esercito italiano]] (tra i più celebri si ricordano quelli che si conclusero con l'[[eccidio di Cefalonia]] e con l'[[eccidio di Coo]], avvenuto dopo la [[battaglia di Coo]]), quasi tutta la penisola cadde sotto la prontarapida occupazione tedesca, ela l'esercitomaggior parte delle forze armate venne disarmato, mentre l'intera impalcatura dello Stato caddeera inallo sfacelosbando. Le forze cobelligeranti italiane ([[Forzeesercito Armatecobelligerante italianeitaliano|esercito]], [[Marina Cobelligerante Italiana|marina]] e [[Aeronautica Cobelligerante Italiana|aeronautica]]) riuscirono a sconfiggere e mettere in fuga il nemico tedesco solo a [[Bari]], grazie al deciso e fermo atteggiamento del generale [[Nicola Bellomo]], in [[Sardegna]] e in [[Corsica]] (che era stata [[Operazione Anton|occupata dall'Italia]]). A [[Napoli]], invece, fu la popolazione a mettere in fuga le truppe nazifasciste dopo una battaglia durata quattro giorni (episodio che sarebbe poi passato alla storiaricordato come le cosiddette ''[[quattro giornate di Napoli]]''). Una questione a parte si originò circa la [[mancata difesa di Roma]], che poté essere espugnata dai tedeschi malgrado la ferma opposizione fra gli altri reparti militari italiani, di alcuni reggimenti dell'Arma di Cavalleria del Regio Esercito come "Genova Cavalleria" (4°) "Lancieri di Montebello" (8°), "Lancieri di Vittorio Emanuele II°" (10°), questi ultimi due montati anche su semoventi da 75/18 su scafo M42.
 
La [[Regia Marina]], che era ancorata nei porti da circa un anno per penuria di carburante, dovette [[Consegna della flotta italiana agli Alleati|consegnarsi nelle mani degli Alleati]] a [[Malta]] come prescritto nelle condizioni di armistizio. Successivamente, dopo la consegna, le navi maggiori furono internate nei [[Laghi Amari]] mentre il naviglio minore si unì alle flotte alleate per combattere contro il nuovo nemico. In seguito buona parte della flotta, in ottemperanza del [[Trattati di Parigi (1947)|trattato di Parigi]] del [[1947]], venne ceduta alle potenze vincitrici o demolita.
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Gli aviatori italiani rimasti fedeli al governo [[Pietro Badoglio|Badoglio]], continuarono a far parte della Regia Aeronautica: alcuni reparti della stessa infatti si rischieravano o erano già presenti da prima dell'armistizio, per lo più nelle basi salentine di Galatina, Leverano, Brindisi, Grottaglie, Manduria ancora non raggiunte degli anglo-americani e lasciate dai tedeschi in ritirata.<ref>{{Cita web |url=http://roma.corriere.it/foto-gallery/cronaca/15_gennaio_27/top-gun-alitalia-che-combatte-luftwaffe-volo-concorde-11dadafe-a63a-11e4-96ea-4beaab57491a.shtml|titolo=Il top gun Alitalia che combatté la Luftwaffe e volò sul Concorde}}</ref>
 
== Le ricercheAnalisi storiche sul luogo della stipula ==
[[File:Cippo armistizio 1943 2.jpg|sinistra|miniatura|133x133px|Il nuovo cippo dell'armistizio inaugurato il 3 settembre 2016]]
 
=== L'8 settembre come "morte della patria" ===
Il luogo esatto della firma è stato per diversi anni oggetto di controversia. Subito dopo la firma, avvenuta, come già detto, in una tenda presso un uliveto di proprietà della baronessa Liliana Sinatra Grande a pochi chilometri a nord di Cassibile,<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Katia Assenza|titolo=L’Armistizio di Cassibile nella memoria locale|p=7|accesso=4 settembre 2016|url=http://www.insmli.it/pubblicazioni/83/saggio[1].pdf|urlmorto=sì|dataarchivio=23 dicembre 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151223182845/http://www.insmli.it/pubblicazioni/83/saggio&#91;1&#93;.pdf}}</ref> venne lasciata, nel punto esatto della firma, una lapide. Questa lapide (ribattezzata ''Pietra della pace'') venne però trafugata il 4 giugno 1955 dal giornalista [[Enrico de Boccard]], che per questa ragione venne processato per danneggiamento, ma da allora si persero le tracce del punto esatto.
[[File:7885 - Pallanza - Scritta fascista RSI - Foto Giovanni Dall'Orto - 1-Apr-2007.jpg|thumb|upright=1.3|Scritta antibadogliana riapparsa a [[Verbania]]-[[Pallanza]] (piazza del Municipio) allo sbiadire di una mano di calce data per cancellarla. Testo: "Abbasso [[Badoglio]], abbasso i traditori del [[Partito Nazionale Fascista|PNF]]".]]
Il giurista e scrittore [[Salvatore Satta]], nel suo libro di riflessioni ''De profundis'' del 1948, definì l'8 settembre la "morte della patria", con riferimento all'implosione dell'intero apparato statale costruito dopo il [[Risorgimento]], aggiungendo che «la morte della patria è certamente l'avvenimento più grandioso che possa occorrere nella vita dell'individuo».<ref name=Ciarla>{{Cita web |url=https://pistolato.wordpress.com/2015/05/17/la-morte-della-patria-ernesto-galli-della-loggia/ |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20231122023703/https://pistolato.wordpress.com/2015/05/17/la-morte-della-patria-ernesto-galli-della-loggia/|autore=Giovanni Pistolato |titolo="La morte della patria", Ernesto Galli della Loggia}}</ref>
 
L'espressione fu riscoperta da [[Ernesto Galli della Loggia]] in un convegno del 1993<ref name=Galli>{{Cita news |url=http://www.corriere.it/speciali/8settembre/loggia.shtml?refresh_ce-cp |autore=Ernesto Galli della Loggia |titolo=La morte delle patrie: così entrò in crisi lo stato-nazione |rivista=Corriere della sera |data=8 settembre 2003}}</ref> e ripresa da [[Renzo De Felice]] nel libro-intervista ''[[Rosso e Nero (De Felice)|Rosso e Nero]]'' del 1995:<ref name=Rinaldi>{{Cita libro |url=http://www.italia-liberazione.it/novecento/rinaldi3.htm |autore=Giuseppe Rinaldi |titolo=L'8 settembre e la "morte della patria"}}</ref> entrambi questi storici hanno sostenuto che il Risorgimento avesse creato un sentimento nazionale italiano che, crollato l'8 settembre, non è più rinato. Galli della Loggia ha poi addirittura intitolato ''[[La morte della patria]]'' un suo libro del 1996,<ref name="Rinaldi" /> facendo di questa tesi l'argomento dell'intero libro; ha in particolare approfondito come la [[Resistenza italiana|Resistenza]] non abbia potuto creare un nuovo sentimento nazionale perché era divisa fra più "anime", alcune delle quali di sentimenti più internazionalisti, se non addirittura contrari agli interessi nazionali (con riferimento al fatto che il [[Partito Comunista Italiano|PCI]] sostenesse le rivendicazioni [[Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia|jugoslave]] in [[Venezia Giulia]]).<ref name="Ciarla" />
Negli anni successivi venne posta erroneamente una lapide presso il mulino nella proprietà della marchesa di Cassibile, ma essa venne più volte distrutta perché considerata "un ricordo infame". Anche i tentativi di creare un museo dell'armistizio a Cassibile sono stati vani fino a oggi. Il 3 settembre 2016, grazie al sostegno dell'associazione Lamba Doria e il favore dell'erede dell'antica proprietaria, è stata riposizionata una nuova lapide (seppur non nel punto esatto dove vi era la precedente)<ref>{{Cita web|url=http://www.cassibile.com/arte-e-cultura/eventi/armistizio-cassibile-la-celebrazione-del-73esimo-anniversario-dalla-firma/|titolo=Armistizio Cassibile, la celebrazione del 73º anniversario dalla firma|data=2 settembre 2016|accesso=4 settembre 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160915135849/http://www.cassibile.com/arte-e-cultura/eventi/armistizio-cassibile-la-celebrazione-del-73esimo-anniversario-dalla-firma/|dataarchivio=15 settembre 2016|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.donnacoralyhotel.it/it/donna-coraly-tenuta-siciliana-storica.html|titolo=Donna Coraly: l'antica tenuta siciliana in cui fu firmato l'armistizio di Cassibile|sito=Donna Coraly|editore=Boma Studio|data=2016-07-19|lingua=it|accesso=2019-02-04|dataarchivio=7 febbraio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190207015700/https://www.donnacoralyhotel.it/it/donna-coraly-tenuta-siciliana-storica.html|urlmorto=sì}}</ref>.
 
Le tesi di Galli della Loggia, riproposte in più occasioni, hanno scatenato una prolungata discussione,<ref name=":0" /> in cui storici e politici vicini alla Resistenza criticarono la tesi della "morte della patria"; fra gli storici si possono citare [[Claudio Pavone]] (''[[Una guerra civile]]'', 1991) e [[Nicola Tranfaglia]],<ref>{{Cita web |url=http://www.eticapa.it/eticapa/wp-content/uploads/2013/10/Recensione-di-Nicola-TRANFAGLIA-a-LA-MORTE-DELLA-PATRIA.pdf |titolo=Recensione di Nicola Tranfaglia all'edizione del 1996 del volume: LA MORTE DELLA PATRIA di Ernesto Galli della Loggia}}</ref> e sulla questione prese la parola anche il [[Presidente della Repubblica italiana|Presidente della Repubblica]] [[Carlo Azeglio Ciampi]], nel 2001, al ritorno da [[Cefalonia]], dove aveva commemorato il [[Eccidio di Cefalonia|massacro]] della [[33ª Divisione fanteria "Acqui"|Divisione "Acqui"]]. Tutti costoro hanno sostenuto che la Resistenza e la [[Costituzione della Repubblica Italiana|Costituzione]] hanno efficacemente fatto rinascere un sentimento nazionale italiano.<ref name=":0">{{Cita news |url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/03/05/ciampi-la-patria-polemica.html |autore=Stefano Caviglia |titolo=Ciampi e la Patria, è polemica |rivista=La Repubblica |data=5 marzo 2001}}</ref>
== Filmografia ==
 
== Nella cultura di massa ==
{{C|elenzo parziale, privo di fonti, potenzialmente infinito|storia|agosto 2025|argomento2=intrattenimento}}
=== Filmografia ===
* ''[[Tutti a casa]]'', con [[Alberto Sordi]] regia di [[Luigi Comencini]], [[Italia]], [[1960]].
* ''[[Io e il re]]'', con [[Laura Morante]], [[Franco Nero]], [[Carlo Delle Piane]] regia di [[Lucio Gaudino]], [[Italia]], [[1995]].
 
== Opere sull'argomentoNote ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* {{Cita libro | autore = [[Federico Chabod]] | titolo = [[L'Italia contemporanea|L'Italia contemporanea (1918-1948)]] | editore = [[Giulio Einaudi Editore|Einaudi]] | città = [[Torino]] | annooriginale = 1950 | anno = 1961 | cid = Chabod:1950 }}
* {{cita libro | autore = Giorgio Vitali | cid = Vitali:1980 | titolo = Una città nella bufera. Milano, 25 luglio 1943 - 25 aprile 1945 | anno = 1980 | editore = [[Ugo Mursia Editore|Mursia]] | città = Milano }}
* {{Cita libro | autore = [[Gianni Rocca]] | titolo = [[Fucilate gli ammiragli]] | città = Milano | editore = [[arnoldo Mondadori Editore|Mondadori]] | anno = 1987 | isbn = 8804284544 | cid = Rocca:1987 }}
* {{Cita libro | autore = Marco Picone Chiodo | cid = Chiodo:1990 | titolo = In nome della resa. L'Italia nella seconda guerra mondiale (1940-1945) | anno = 1990 | editore = Mursia | città = Milano | isbn = 88-425-0654-0 }}
* {{Cita libro | autore = Giuseppe Mayda | cid = Mayda:1992 | titolo = Graziani l'africano. Da Neghelli a Salò | anno = 1992 | editore = [[La Nuova Italia]] | città = [[Firenze]] | isbn = 8822110625 }}
* {{Cita libro | autore = Giovanni Boano | autore2 = Miranda Varvelli | titolo = Franco Montanari. Biografia | url = http://www.provincia.asti.it/hosting/moncalvo/franco%20montanari/Franco%20Montanari_Boano_ocr.pdf | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20150717220900/http://www.provincia.asti.it/hosting/moncalvo/franco%20montanari/Franco%20Montanari_Boano_ocr.pdf | città = Asti | editore = Espansione Grafica | anno = 1995 | curatore = Comune di Moncalvo | cid = Boano e Varvelli:1995 | id = IT\ICCU\TO0\0634724}}
* {{Cita libro | autore = Piero Baroni | titolo = 8 settembre 1943: il tradimento! | cid = Baroni:2005 | editore = Greco & Greco | città = Milano | anno = 2005 | isbn = 88-7980-391-3 | url = http://books.google.it/books?id=ru0_lxsVHAsC&pg=PA37&dq=&hl=it&ei=bUOjTPenJo_vOY-ImboD&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CCsQ6AEwAA#v=onepage&q&f=false }}
* {{cita testo|url=https://history.army.mil/html/books/006/6-2-1/CMH_Pub_6-2-1.pdf|titolo=Sicily and the surrender of Italy|autore=Albert N. Garland|autore2=Howard McGaw Smyth|editore=Center of Military History|città=Washington D.C.|anno=1993}}
* [[Elena Aga-Rossi]], ''Una nazione allo sbando. L'armistizio italiano del settembre 1943 e le sue conseguenze''. Bologna, Il Mulino, 2003
Riga 194 ⟶ 219:
* Ruggero Zangrandi, ''Il lungo viaggio attraverso il fascismo'', Milano, Feltrinelli, 1976
* [[Giacomo Zanussi]], ''Guerra e catastrofe d'Italia'', Roma, Corso, 1945-1946.
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* {{Cita libro | autore = [[Federico Chabod]] | titolo = [[L'Italia contemporanea|L'Italia contemporanea (1918-1948)]] | editore = [[Giulio Einaudi Editore|Einaudi]] | città = [[Torino]] | annooriginale = 1950 | anno = 1961 | cid = Chabod:1950 }}
* {{cita libro | autore = Giorgio Vitali | cid = Vitali:1980 | titolo = Una città nella bufera. Milano, 25 luglio 1943 - 25 aprile 1945 | anno = 1980 | editore = [[Ugo Mursia Editore|Mursia]] | città = Milano }}
* {{Cita libro | autore = [[Gianni Rocca]] | titolo = [[Fucilate gli ammiragli]] | città = Milano | editore = [[arnoldo Mondadori Editore|Mondadori]] | anno = 1987 | isbn = 8804284544 | cid = Rocca:1987 }}
* {{Cita libro | autore = Marco Picone Chiodo | cid = Chiodo:1990 | titolo = In nome della resa. L'Italia nella seconda guerra mondiale (1940-1945) | anno = 1990 | editore = Mursia | città = Milano | isbn = 88-425-0654-0 }}
* {{Cita libro | autore = Giuseppe Mayda | cid = Mayda:1992 | titolo = Graziani l'africano. Da Neghelli a Salò | anno = 1992 | editore = [[La Nuova Italia]] | città = [[Firenze]] | isbn = 8822110625 }}
* {{Cita libro | autore = Giovanni Boano | autore2 = Miranda Varvelli | titolo = Franco Montanari. Biografia | url = http://www.provincia.asti.it/hosting/moncalvo/franco%20montanari/Franco%20Montanari_Boano_ocr.pdf | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20150717220900/http://www.provincia.asti.it/hosting/moncalvo/franco%20montanari/Franco%20Montanari_Boano_ocr.pdf | città = Asti | editore = Espansione Grafica | anno = 1995 | curatore = Comune di Moncalvo | cid = Boano e Varvelli:1995 | id = IT\ICCU\TO0\0634724
}}
* {{Cita libro | autore = Piero Baroni | titolo = 8 settembre 1943: il tradimento! | cid = Baroni:2005 | editore = Greco & Greco | città = Milano | anno = 2005 | isbn = 88-7980-391-3 | url = http://books.google.it/books?id=ru0_lxsVHAsC&pg=PA37&dq=&hl=it&ei=bUOjTPenJo_vOY-ImboD&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CCsQ6AEwAA#v=onepage&q&f=false }}
 
== Voci correlate ==
* [[Armistizio]]
* [[Armistizio lungo]]
* [[Cassibile]]
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* [[Internati Militari Italiani]]
* [[Mancata difesa di Roma]]
* [[Memoria OP 44]]
* [[Proclama Badoglio dell'8 settembre 1943]]
* [[Resa incondizionata]]
Riga 228 ⟶ 240:
* {{cita web|http://www.cassibilenelmondo.it/Corto_armistizio.htm|Il testo dell'armistizio corto siglato a Cassibile dal generale Castellano il 3 settembre 1943}}
* {{cita web|http://www.cassibilenelmondo.it/Lungo_armistizio.htm|Il testo dell'armistizio lungo siglato a Malta dal Presidente del Consiglio, maresciallo d'Italia Pietro Badoglio il 29 settembre 1943}}
* {{cita news|autore=Stefano Caviglia|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/03/05/ciampi-la-patria-polemica.html|titolo=Ciampi e la Patria, è polemica|pubblicazione=[[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data=5 marzo 2001|accesso=7 ottobre 2024|}}
* {{cita web|http://www.italia-liberazione.it/novecento/rinaldi3.htm| Giuseppe Rinaldi, ''L'8 settembre e la "morte della patria"''}}
* {{Cita news |url=http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2013-09-08/mori-stato-patria-083946.shtml?uuid=Ab0PlSUI&refresh_ce=1 |autore=Emilio Gentile |titolo=Morì lo stato, non la patria |rivista=Il Sole 24 Ore |data=8 settembre 2013}}
* {{cita web|https://www.8settembre1943.it|''8 settembre 1943. Il giorno che cambiò la storia d'Italia. Tutto sull'8 settembre 1943''}}
 
{{Alleati in Sicilia}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|fascismo|seconda guerra mondiale|Siracusa}}
 
{{coord|36.997133|N|15.238463|E|display=title}}
 
[[Categoria:Campagna d'Italia|Cassibile]]