Banda Tom: differenze tra le versioni

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[[File:Banda Tom.jpg|miniatura|Alcuni partigiani della Banda Tom<ref>{{Cita web|url=https://www.vitacasalese.it/banda-tom-venerdi-15-alle-9-messa-nella-chiesa-di-san-paolo|titolo=Banda Tom: venerdì 15, alle 9, Messa nella chiesa di San Paolo|sito=La Vita Casalese|data=2021-01-14|lingua=it-IT|accesso=2024-02-12}}</ref>]]
La '''Banda Tom''' fu una [[brigata partigiana]] comandata da [[Antonio Olearo]], detto Tom ([[Medaglia d'oro al Valor Militare]] alla memoria), attiva durante la [[seconda guerra mondiale]] nella [[guerra di liberazione italiana]].
 
Operò tra il [[Monferrato|Monferrato Casalese]] e l'[[Asti]]giano, le cui efficaci azioni<ref name="ISRAL">{{cita web|url=http://www.isral.it/web/web/storiedel900/_bandatom.htm|titolo=I luoghi della banda Tom (Casale Monferrato e Ottiglio)|accesso=22.11.2011|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090925234647/http://www.isral.it/web/web/storiedel900/_bandatom.htm|dataarchivio=25 settembre 2009}}</ref> furono uno dei principali eventi della [[Resistenza italiana|resistenza]] nella [[Provinciaprovincia di Alessandria]], insieme alla [[Banda Lenti]] ede alla [[Stragestrage della Benedicta]].
 
==Storia==
Antonio Olearo, figlio di Pietro e di Emma Deregibus, faceva il garzone di un fornaio nel quartiere Borgo Ala di [[Casale Monferrato]]. All'inizio della [[Seconda guerra mondiale]] si arruolò nella Guardia di Frontiera e dopo l'8 settembre si unì ai partigiani in [[Val di Susa]]. Nell'inverno del [[1943]] tornò nel Monferrato casalese, raccolse un gruppo di giovani e fondò una banda da lui stesso capeggiata che si integrò nella [[Divisione Matteotti]] e diventò la Settima Brigata, tra le più attive della zona.
 
Il 14 gennaio [[1945]] la banda ede il suo comandante si rifugiarono a [[Casorzo]] (in [[provincia di Asti]]), dove avvenne la cattura.<ref name="ISRAL"/> Incatenati l'un con l'altro, seminudi e scalzi, i prigionieri vennero obbligati a marciare nella neve sino al Mulino della Ghenza. Trasportati poi a [[Casale Monferrato]], vennero incarcerati ede interrogati con crudeltà.<ref name="ISRAL"/> Processati e condannati, il 15 gennaio vennero obbligati a sfilare per le vie cittadine a piedi nudi nella neve tra le percosse e poi condotti alla Cittadella militare, dove vennero trucidati e dove ora una lapide li ricorda. A "Tom" venne anche negato l'abbraccio della madre, rinchiusa in una cella vicina con l'accusa di aver dato sostegno e rifugio alla banda partigiana.
 
I prigionieri vennero scortati per le vie della città il pomeriggio della domenica, 14 gennaio<ref name=":0">{{Cita libro|nome=Giuseppe|cognome=Angrisani|titolo=La croce sul Monferrato durante la bufera|anno=2015|editore=Editrice Fondazione Sant'Evasio|città=Cilavegna (PV)|pp=69-77}}</ref> e poi condotti alla Cittadella militare, dove ora una lapide li ricorda. Dalla mezzanotte alle sei del mattino vennero poi sottoposti a un processo sommario e tutti, eccetto tre, condannati alla fucilazione<ref name=":0" />.
Sul selciato del poligono di tiro, all'interno della Cittadella di Casale, i loro cadaveri rimasero due giorni insepolti nella neve,<ref name="ISRAL"/> sorvegliati dai soldati come monito per chi si fosse voluto unire ai partigiani. Le salme mai reclamate (c'era il pericolo che chiunque venisse a reclamare le salme fosse accusato di collaborazionismo coi partigiani) furono poi sotterrate in un luogo anonimo nel cimitero, individuato presto e cosparso di fiori. Il funerale solenne avvenne solo nell'ottobre 1945, dopo la [[Caduta della Repubblica Sociale Italiana|Liberazione]], quando i corpi furono riesumati e nuovamente sepolti.
 
P. Angelo Allara, Superiore della Casa della Missione, raggiunse i partigiani in attesa dell’esecuzione, per portar loro i conforti religiosi. Scrive: “Me li vedo ancora tutti davanti agli occhi quei cari giovani: tremanti per il freddo e forse per le battiture avute nella notte”<ref name=":0" />. Secondo la testimonianza di padre Allara “tutti si confessarono con le migliori disposizioni”<ref name=":0" /> e ricevettero dal sacerdote la [[Medaglia miracolosa|Medaglia Miracolosa]]<ref name=":0" />, che indossarono al collo. Quindi, dopo aver baciato il Crocifisso, si dimostrarono disposti a perdonare i loro carnefici<ref name=":0" />.
 
Separato dagli altri condannati, anche Tom ricevette il [[Penitenza (sacramento)|sacramento della riconciliazione]] e “con tanto amore”<ref name=":0" /> baciò il Crocifisso, tanto che non voleva più lasciarlo<ref name=":0" />. Tom chiese a padre Angelo di poter vedere sua madre prima di morire, anch’essa in prigione come ostaggio e il sacerdote gli promise di aiutarlo in questo suo desiderio<ref name=":0" />.
 
Alcuni esponenti del clero casalese, tra cui il vescovo, Mons. [[Giuseppe Angrisani]], su richiesta di padre Allara, si mobilitarono per ottenere una mitigazione della sentenza da parte del Comando tedesco, invano<ref name=":0" />. Quando Padre Allara tornò alle prigioni per portare il [[viatico]] ai condannati, il plotone di esecuzione era già in attesa delle vittime. Al sacerdote venne negata dall’ufficiale della polizia tedesca la possibilità di portare l'ultimo conforto religioso ai condannati<ref name=":0" />. A "Tom" venne anche negato l'abbraccio della madre, rinchiusa in una cella vicina con l'accusa di aver dato sostegno e rifugio alla banda partigiana.
 
Così conclude la sua testimonianza padre Angelo Allara:<blockquote>Triste, mi ritiro in disparte e vedo passare davanti a me le vittime: tutti hanno al collo la [[Medaglia miracolosa|Medaglia Miracolosa]], in mano il foglietto che loro avevo dato: mi salutano con lo sguardo come per dirmi: grazie, Padre; l’unico conforto avuto in questo momento ci viene dal sacerdote. Quel corteo andava verso la morte e io pensavo: dopo la morte, vi sarà per essi il Paradiso<ref name=":0" />.</blockquote>Sul selciato del poligono di tiro, all'interno della [[Cittadella di Casale Monferrato|Cittadella di Casale]], i loro cadaveri rimasero due giorni insepolti nella neve,<ref name="ISRAL"/> sorvegliati dai soldati come monito per chi si fosse voluto unire ai partigiani. Le salme mai reclamate (c'era il pericolo che chiunque venisse a reclamare le salme fosse accusato di collaborazionismo coi partigiani) furono poi sotterrate in un luogo anonimo nel cimitero, individuato presto e cosparso di fiori. Il funerale solenne avvenne solo nell'ottobre 1945, dopo la [[Caduta della Repubblica Sociale Italiana|Liberazione]], quando i corpi furono riesumati e nuovamente sepolti.
 
== I membri ==
* Antonio Olearo detto Tom, 24 anni, di Ozzano Monferrato
* Giuseppe Augino, 22 anni, di EnnaValguarnera Carropepe
* Alessio Boccalatte, 20 anni, partigiano della Brigata Garibaldi Piacibello
* Aldo Cantarello, 19 anni, di San Michele Alessandria
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Ogni anno la città di [[Casale Monferrato]] e i Comuni del Monferrato ricordano quell'avvenimento con una cerimonia ufficiale nella seconda metà del mese di gennaio. Hanno partecipato come oratori ufficiali:
 
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* [[1966]]: on. [[Antonio Giolitti]]
* [[1967]]: on. [[Arrigo Boldrini]] (comandante Bulow)
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* [[1982]]: on. [[Nilde Iotti]]
* [[1983]]: on. [[Aldo Aniasi]]
* [[1984]]: [[Nando Dalladalla Chiesa]]
* [[1985]]: [[Aldo Viglione]] (Presidente della Giunta Regionale del Piemonte), on. [[Eraldo Gastone]]
* [[1986]]: on. [[Leonetto Amadei]]
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* [[2013]]: Monica Ponzani
* [[2014]]: prof. [[Gianni Oliva]]
*2015: sen [[Carlo Smuraglia]]
*2017: prof.ssa Chiara Colombini
*2019: prof. Davide Conti
*2024: [[Gad Lerner]] (giornalista)
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==Riconoscimenti==
Il gruppo musicale [[Yo Yo Mundi]] ha dedicato a lui e alla sua "Banda" un cd[[compact disc]] live e un [[DVD-Video]] dal titolo ''Resistenza'', tratto dallo spettacolo ''La Banda Tom e altre storie partigiane''. La canzone "''Tredici''" è anche cantata dai [[The Gang|Gang]] ede incisa nel loro album ''[[La rossa primavera]]''.
 
==Note==
<references />
 
==Voci correlate==