Papa Gregorio VII: differenze tra le versioni

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{{Papa della Chiesa cattolica
|nome = Papa Gregorio VII
|immagine = Papa GregorioGregorius VII (2Saint Paul Outside the Walls).png
|didascalia =
|stemma =
|titolo = 157º papa della Chiesa cattolica
|elezione = [[22 aprile]] [[1073]]
|insediamento = [[30 giugno]] [[1073]]
|fine pontificato = [[25 maggio]] [[1085]]<br /><small>({{Età e giorni|1073|4|22|1085|5|25}})</small>
|motto =
|cardinali = vedi [[:Categoria:CardinaliConcistori nominatidi dapapa Gregorio VII|vedi categoria]]
|predecessore = [[Papapapa Alessandro II|Alessandro II]]
|successore = [[Papapapa Vittore III|Vittore III]]
|nome nascita = Ildebrando di Soana
|data di nascita = [[1015]] circa<ref group=N name=nascita/>
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|consacrato = 30 giugno [[1073]]
|creato = 6 marzo [[1059]] da [[papa Niccolò II]]
|data di morte = [[25 maggio]] [[1085]]
|luogo di morte = [[Salerno]]
|sepoltura = [[Cattedrale di Salerno]]
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{{Santo
|nome = San Gregorio VII
|immagine = PapaGregorius Gregorio(Vita Gregorii VII).jpg
|didascalia = Gregorio VII in una [[miniatura]] contenuta nel ''Vita Gregorii VII'' (prima metà del [[XII secolo]]).
|didascalia =
|note = Papa
|nato = [[Sovana]], [[1015]] circa<ref group=N name=nascita/>
|morto = [[Salerno]], [[25 maggio]] [[1085]]
|venerato da = Chiesa cattolica
|beatificazione =
|canonizzazione = [[1606]] da [[papa Paolo V]]
|santuario principale = [[Cattedrale di Salerno]]
|ricorrenza = [[25 maggio]]
|attributi = [[triregno]], [[mitria]], [[casula]]
|patrono di =
}}
{{Bio
|Titolo = '''Papa'''
|Nome = Gregorio VII
|Cognome =
|PostCognomeVirgola = nato '''IlebrandoIldebrando di Soana'''<ref name=Treccani>{{Treccani|gregorio-vii-papa-santo_(Enciclopedia-Italiana)/|Gregorio VII papa, santo}}</ref>
|ForzaOrdinamento = Gregorio 07
|Sesso = M
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|Attività3 = santo
|Nazionalità = italiano
|FineIncipit = è stato il 157º [[papa]] della [[Chiesa cattolica]] dal 22 aprile [[1073]] alla sua morte
}}
 
Inviato giovanissimo a studiare a Roma, entrò in contatto con i valori della [[riforma cluniacense]] probabilmente grazie agli insegnamenti di [[Lorenzo d'Amalfi]] e [[Giovanni Graziano]], futuro papa Gregorio VI. Divenuto, sotto [[Papa Leone IX]], consigliere papale, iniziò a esercitare una fortissima influenza, tanto che si è spesso arrivati a parlare di "[[riforma gregoriana]]" per indicare quella trasformazione in atto nella chiesa del tempo. Il 22 aprile 1073 venne eletto papa per [[acclamazione]], senza seguire le [[diritto canonico|norme canoniche]] previste, suscitando critiche riguardo alla legittimità che perdureranno per tutto il suo pontificato.
 
Durante il suo pontificato, Gregorio VII si spese energicamente per combattere la [[simonia]], il [[nicolaismo]] e, soprattutto, nell'affermare il [[primato papale]] sul potere laico. ProbabilmenteScrisse, probabilmente nel 1075, scrisse il celebre ''[[Dictatus papae]]'', una serie di 27 affermazioni riguardanti diritti e prerogative che nelle sue intenzioni dovevano essere attribuite al papa. La sua ferma intenzione a sottrarre al potere laico il diritto di [[investitura]] lo condusse a uno scontro, passato alla storia come "[[lotta per le investiture]]", che lo vide contrapposto al re (e futuro [[imperatore del Sacro Romano Impero|imperatore]]) [[Enrico IV di Franconia]], quest'ultimo desideroso, invece, di ripristinare l'autorità imperiale. La lotta sfociò in eventi drammatici e inediti, con Enrico che arrivò a destituire Gregorio e quest'ultimo a rispondere [[scomunica|scomunicandolo]]ndolo. Emblematica la cosiddetta "[[umiliazione di Canossa]]" con la quale il giovane imperatore intendeva chiedere il perdono del papa.
 
La lotta si concluse negativamente per Gregorio che fu costretto nel 1080 a fuggire da [[Roma]] e a mettersi in salvo a [[Salerno]] grazie alla protezione del [[normanni|normanno]] [[Roberto il Guiscardo]]. Gregorio sarebbe morto in esilio nel 1085, tuttavia la sua azione caparbia aveva oramai impattato profondamente sulla Chiesa e cambiato i rapporti di forza con il potere temporale. Considerato uno dei papi più importanti della storia, contribuì indiscutibilmente al formare l'assetto della Chiesa che, sostanzialmente, permane tutt'oggi, favorendo quel processo di trasformazione che la portò a configurarsi come una [[monarchia]] [[teocrazia|teocratica]] dal potere centralizzato. Il culto tributatogli sin dalla morte venne ratificato nel 1606 da [[papa Paolo V]], che ne proclamò la [[santità]]. La sua [[Memoria (liturgia)|memoria liturgica]] è il 25 maggio.
 
== Contesto storico ==
[[File:1030 CE, Europe-IT.svg|miniatura|sinistra|L'Europa intorno al 1030, l'epoca in cui crebbe Ildebrando.]]
 
Papa Gregorio VII nacque all'inizio dell'[[XI secolo]],<ref group=N name=nascita/> quando il mondo cristiano occidentale stava raggiungendo il culmine di un periodo di relativa stabilità politica e crescita culturale, conosciuto come "[[rinascimento ottoniano]]", e di sviluppo economico inquadrato nella cosiddetta "[[rinascita dell'anno Mille]]".<ref>{{cita|Golinelli, 2004|pp. 129-130}}.</ref> L'affermazione della [[dinastia ottoniana]] con [[Ottone I di Sassonia]], incoronato [[imperatore]] nel 962, aveva rafforzato il potere centralizzato andato in crisi con la disgregazione dell'[[impero carolingio]] a seguito del [[trattato di Verdun]] dell'843. I successori di Ottone I, [[Ottone II]] e [[Ottone III]], avevano perseguito l'ideale della ''[[renovatio Imperii]]'' senza tuttavia avere pienamente successo.<ref>{{cita|Golinelli, 2004|p. 112}}.</ref> Nonostante l'autorità che gli ottoniani seppero imporre, la società europea rimaneva ancora fortemente basata sul [[feudalesimo|sistema feudale]], caratterizzato da una frammentazione dei centri di potere. La situazione politica non era cambiata molto nemmeno con l'avvento della [[dinastia salica]], salita al trono imperiale nel 1027 con [[Corrado II il Salico]].<ref>{{cita|Golinelli, 2004|p. 122}}.</ref> Se in Germania il re governava dovendo talvolta fronteggiare i diversi principi locali, spesso molto potenti, nel frattempo l'Italia meridionale era stata [[Conquista normanna dell'Italia meridionale|da poco conquistata]] dal popolo dei [[Normanni]], mentre nel [[regno di Francia]] dal 987 si era affermata la [[dinastia capetingia]], che al tempo di Gregorio governava su di un territorio molto più piccolo rispetto alla [[Francia]] attuale. In [[Inghilterra]], nel 1066, [[Guglielmo il Conquistatore]] aveva invece [[Conquista normanna dell'Inghilterra|strappato l'isola]] agli [[Anglosassoni]].<ref>{{cita|Golinelli, 2004|pp. 113, 125-126, 183-185}}.</ref>
 
== Dalla nascita al pontificato ==
=== Origini famigliarifamiliari ===
[[File:Casa natale Gregorio VII.JPG|miniatura|sinistra|verticale|Casa natale di Ildebrando a [[Sovana]].]]
 
Pochi e incerti sono i dati sulle origini e sulla condizione sociale della famiglia del futuro papa Gregorio VII. Si sa per certo che nacque in [[ToscanaMaremma]], a [[Sovana]], in una data imprecisata ma probabilmente da collocarsi tra il 1015 e il 1020.<ref group=N name=nascita/><ref name=Treccani/> Il suo nome di battesimo, [[Ildebrando (nome)|Ildebrando]], testimonia l'la probabile origine germanica della sua famiglia chee sembrasuo padre si chiamava Bonizone (o Bonizo). Sembra fosse di modesta estrazione<ref group=N>Per la tradizione popolare locale appartenne alla famiglia degli [[Aldobrandeschi]], o secondo taluni, agli [[Aldobrandini]], ma non esistono fonti storiche a sostegno di questa tesi. In {{cita|Trama, 1887|pp. 1-2}}.</ref> e, secondo alcune fonti, indubbiamente intenzionate a mostrare un certo parallelismo con [[Gesù]], suo padre, talesarebbe Bonizonestato (o Bonizo), avrebbe esercitato la professione diun [[falegname]].<ref name=Treccani/><ref name="milza209">{{cita|Milza, 2005|p. 209}}.</ref><ref name="encygreg">{{cita web|titolo=Le pape Grégoire VII|opera=La Grande encyclopédie : inventaire raisonné des sciences, des lettres et des arts par une société de savants et de gens de lettres|città=Parigi|editore=Société anonyme de La Grande encyclopédie, 1885-1902|url=http://www.encyclopedie-universelle.net/reforme-gregorienne2.html|lingua=fr | accesso =15 20 settembre 20202022 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20220314071830/https://www.encyclopedie-universelle.net/reforme-gregorienne2.html | dataarchivio = 14 marzo 2022 | urlmorto = no}}</ref><ref name=Treccani/><ref>{{cita|Trama, 1887|pp. 1-2}}.</ref>
 
=== Formazione ===
[[File:Gregor7 g.jpg|miniatura|verticale|Immagine di Gregorio VII in posizione benedicente (pagina miniata dell'[[XI secolo]]).]]
 
Il contesto in cui Ildebrando crebbe fu caratterizzato da una vera e propria crisi morale della chiesa (un periodo conosciuto come ''[[saeculum obscurum]]''), da tempo screditata dalla pratica dalla compravendita delle cariche ecclesiastiche (detta [[simonia]]) e dalla diffusione del [[concubinato]] o del matrimonio per gli appartenenti al clero ([[nicolaismo]]), situazioni frequenti in particolare in Italia, Germania e Francia. In risposta a tale situazione fin dalla fine del X secolo aveva avuto inizio [[riforma dell'XI secolo|una profonda riforma]] della chiesa, partita in particolare dal mondo monastico, che mirava a ottenere una maggiore autonomia rispetto al potere laicale e a imporre una moralizzazione della condotta, sia del clero che del ceto [[cavalleria medievale|della cavalleria]], grazie alle iniziative della [[pace di Dio]] e, successivamente, della [[tregua di Dio]]. Il movimento riformatore venne largamente sostenuto dalla [[congregazione cluniacense]] (originario dell'[[abbazia di Cluny]]) ma non solo: protagoniste delle riforma furono anche le abbazie [[benedettini|benedettine]] [[Abbazia di Brogne|di Brogne]], in [[Belgio]], e [[Abbazia di Gorze|di Gorze]] in [[Lorena (regione francese)|Lorena]] (celebre per la [[Riforma di Gorze]]).<ref>{{cita|Blumenthal, 1990|pp. 23-30}}.</ref><ref>{{cita|D'Acunto, 2020|pp. 31-41}}.</ref>
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Ildebrando venne inviato giovanissimo a studiare a [[Roma]] dove suo zio era [[priore]] dell'abbazia [[cluniacense]] di [[Chiesa di Santa Maria del Priorato (Roma)|Santa Maria sull'Aventino]], riformata nel X secolo da [[Oddone da Cluny]] per volontà di [[Alberico II di Spoleto]]. Qui Ildebrando iniziò la sua formazione ecclesiastica diventando, quasi certamente, monaco. Tra i suoi maestri vi fu [[Lorenzo d'Amalfi]] e molto probabilmente anche [[Giovanni Graziano]], futuro papa Gregorio VI, un fervente sostenitore della riforma.<ref>{{cita|Blumenthal, 1990|p. 162}}.</ref> L'istruzione impartita al giovane fu per lo più mistica piuttosto che filosofica; egli attinse maggiormente ai [[salmi]] o agli scritti di [[papa Gregorio Magno]] (il cui nome assumeranno lui e il suo maestro una volta divenuti pontefici) rispetto a quelli, ad esempio, di [[Sant'Agostino]].<ref name="milza209"/>
 
=== Cappellano di Gregorio VI ===
 
Quando Gregorio VI salì al trono di San Pietro, al giovane Ildebrando venne affidato l'incarico di [[cappellano]] del papa. Il pontificato che ne seguì fu particolarmente turbolento e terminò con l'intervento militare dell'[[imperatore del Sacro Romano Impero|imperatore]] [[Enrico III il Nero|Enrico III di Franconia]] in Italia che, il 20 dicembre 1046, in occasione del [[sinodo di Sutri]] rimosse il pontefice, accusato di simonia, per imporre al suo posto [[papa Clemente II]].<ref name=Blum163>{{cita|Blumenthal, 1990|p. 163}}.</ref><ref>{{Treccani|sutri|Sutri}}.</ref> L'anno seguente Ildebrando seguì l'oramai deposto Gregorio VI nel suo esilio in [[Germania]] e con lui rimase fino alla sua morte avvenuta nel 1048. Nonostante non fosse stato pienamente convinto di lasciare Roma, la permanenza in Germania si dimostrò per Ildebrando di grande valore formativo, risultando fondamentale per la sua successiva attività ecclesiastica.<ref name=Duffy151/>
 
=== Consigliere dei papi ===
[[File:Leon_IX.jpg|miniatura|sinistra|verticale|[[Papa Leone IX]].]]
 
Nel frattempo, a Roma si erano verificati alcuni eventi controversi: in rapida successione, i due papi designati dall'imperatore, [[Clemente II]] e [[Damaso II]], erano morti. Quando, nel 1048, Brunone di Toul venne proclamato papa, Ildebrando lo convinse a togliersi le vesti episcopali per recarsi nella capitale della cristianità come un semplice [[pellegrinaggio|pellegrino]], chiedendo il rinnovo e la conferma della sua nomina al clero e al popolo. I romani accolsero positivamente tale dimostrazione di umiltà e Brunone poté essere elevato, il 1º febbraio 1049, al soglio pontificio con il beneplacito di tutti assumendo il [[nome pontificale]] di [[papa Leone IX|Leone IX]].<ref>{{cita|D'Acunto, 2020|pp. 47-48}}.</ref> Su esplicita richiesta del nuovo pontefice, Ildebrando venne invitato a ritornare a Roma, cosa che fece nel 1049 seppur controvoglia, iniziando una carriera che lo porterà a essere uno dei più influenti ecclesiasti.<ref name=Blum163/>
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Infatti, poco dopo l'elezione, venne nominato [[suddiacono]] ricevendo l'incarico di amministrare le finanze della Santa Sede, in quel momento cadute in una situazione disastrosa.<ref name=Balard176>{{cita|Balard, Genet e Rouche, 2003|p. 176}}.</ref> Grazie a questo incarico, egli poté esercitare un notevole influsso sul papa, tanto che gli storici hanno spesso sottolineato come gli atti più importanti del pontificato di Leone IX furono compiuti solo a seguito del suo parere.<ref name=Treccani/> L'influenza di Ildebrando non terminò con la morte di Leone ma continuò a essere un autorevole consigliere anche dei successori. In questo modo egli poté essere uno dei protagonisti della riforma in atto, tanto che in seguito alcuni storici la chiameranno "[[riforma gregoriana]]", venticinque anni prima che diventasse egli stesso papa. Grazie ai suoi consigli, gli organi di governo pontificio vennero riorganizzati sul modello imperiale e ai cardinali vennero affidati numerosi e importanti incarichi; inoltre, il [[collegio cardinalizio]], una volta riservato esclusivamente agli appartenenti alle famiglie nobiliari romane, venne aperto anche agli "stranieri" a dimostrazione del carattere universale della Chiesa e, nel contempo, sottraendo tali nomine a possibili compravendite.<ref name=Treccani/><ref name=Duffy151>{{cita|Duffy, 2001|p. 151}}.</ref>
 
Nel 1054 Ildebrando venne inviato come [[legato papale]] in Francia per indagare sull'[[eresia]] di [[Berengario di Tours]] il quale affermava che vi fosse solamente una presenza spirituale di [[Cristo]] nell'[[EucarestiaEucaristia]]. Berengario venne deferito al [[Concilio di Tours (1055)|Concilio di Tours del 1055]], presieduto dallo stesso Ildebrando, in occasione del quale decise di compiere una [[professione di fede]] dove riconobbe la [[transustanziazione]] del pane e del vino nel corpo e il sangue di Cristo.<ref>{{cita|Chélin, 1991|pp. 253-254}}.</ref>
 
[[File:Heinrich_III_und_Agnes_Speyer.jpg|miniatura|[[Enrico III del Sacro Romano Impero|Enrico III]] e [[Agnese di Poitou]].]]
 
Leone IX morì nel 1054 e una delegazione romana a cui appartenne anche Ildebrando si recò alla corte imperiale tedesca per condurre i negoziati per la successione riuscendo, stante il ''[[Privilegium Othonis]]'', a convincere [[Enrico III del Sacro Romano Impero]] a scegliere Gebhard dei Conti di Calw, poi conosciuto come [[papa Vittore II]], come successore. In questo modo il partito riformatore rimase quindi al potere nella Santa Sede, sebbene il papa continuasse a essere nominato dall'imperatore. A seguito della morte di Enrico, venne eletto imperatore il giovane figlio di 6 anni con il nome di [[Enrico IV di Franconia]], tuttavia fu imposta la reggenza temporanea di [[Agnese di Poitou]], vedova del defunto.<ref>{{cita|Rapp, 2000|p. 134}}.</ref> Nonostante quest'ultima fosse vicina al movimento cluniacense, la sua debolezza causò delle difficoltà alla causa riformista dovendo ella subire l'influenza dei nobili che la costrinsero a nominare come prelati persone da loro indicate.<ref>{{cita|D'Acunto, 2020|pp. 79-80}}.</ref>
 
Morto Vittore II, nel 1057 venne eletto papa [[Papa Stefano IX|Federico dei duchi di Lorena]] (Stefano IX) senza previa consultazione della corte imperiale tedesca. Ildebrando e il [[Arcidiocesi di Lucca|vescovo di Lucca]], [[Papa Alessandro II|Anselmo]], vennero inviati in Germania per assicurargli un, seppur tardivo, riconoscimento. Il pontificato di Stefano IX fu comunque breve: morì prima del ritorno di Ildebrando e, con la frettolosa elezione di [[Antipapa Benedetto X|Giovanni Mincio]] ([[antipapa]] Benedetto X), vescovo di [[sede suburbicaria di Velletri-Segni|Velletri]], l'aristocrazia romana fece un ultimo tentativo per recuperare l'influenza perduta. Il superamento della crisi fu essenzialmente opera di Ildebrando che riuscì a ottenere il sostegno da parte del potente nobile [[Goffredo il Barbuto]] che permise l'entrata a Roma di un papa legittimamente eletto nella persona di [[Gerardo di Borgogna]], [[Arcidiocesi di Firenze|vescovo di Firenze]], con il nome di [[papa Niccolò II]]. All'influenza di Ildebrando si devono attribuire anche due importanti indirizzi politici, che caratterizzarono il pontificato di Niccolò II e guidarono l'operato della Santa Sede nel corso dei decenni successivi: il riavvicinamento con i [[Normanni]] nell'Italia meridionale e l'alleanza con il movimento pauperistico, e di conseguenza anti-germanico, dei [[Patarini]] nell'Italia settentrionale.<ref name="Blumenthal, 1990">{{cita|Blumenthal, 1990|p. 164}}.</ref>
 
[[File:155-Nicholas II.jpg|miniatura|sinistra|verticale|[[Papa Niccolò II]], sotto di lui venne promulgata la [[bolla pontificia|bolla]] ''[[In nomine Domini]]'' con cui si stabilì che l'elezione del papa fosse esclusiva del [[collegio cardinalizio]].]]
 
Tra i suoi primi atti, il nuovo papa fece promulgare la [[bolla pontificia]] ''[[In nomine Domini]]'' che trasferiva l'elezione del papa al [[Collegio dei cardinali]], sottraendola quindi ai nobili e al popolo di Roma.<ref>{{cita|D'Acunto, 2020|pp. 81-82}}.</ref> Gli storici ipotizzano che l'effettivo autore di tale decreto fosse in realtà stato lo stesso Ildebrando.<ref>{{cita|Congar, 1997|p. 98}}.</ref><ref>{{cita|D'Acunto, 2020|p. 82}}.</ref> Sempre in questo periodo, Ildebrando fu nominato [[abate]] di [[Abbazia di San Paolo fuori le mura|San Paolo fuori le mura]], titolo che manterrà anche dopo l'elezione a papa.<ref name=Blum163/> Gli storici concordano sulla forte personalità di Ildebrando, descritto come uno per cui «non esistevano sfumature, ma solo degli ''aut-aut'', bianco o nero, e il suo carattere brusco gli procurò pochi amici» ma senza dimenticare il suo fervore e passione verso la religione e la sua piena adesione alla riforma a cui dedicò la sua vita.<ref>{{cita| name="Blumenthal, 1990|p." 164}}.</ref> Le sue capacità di influenzare l'ambiente circostante furono ben riconosciute anche dai suoi contemporanei, il [[teologo]] [[Pier Damiani]] per esempio lo descrisse come «un ferro senza valore, però, come un magnete, in grado di trascinare dietro di sé tutto ciò che incontra» o, ancora come «una tigre che si appresta a spiccare un salto, o a un rigido vento del nord».<ref>{{cita|Blumenthal, 1990|pp. 164-165}}.</ref>
 
Quando Niccolò II morì e gli successe [[Papa Alessandro II|Alessandro II]] (1061-1073), Ildebrando appariva sempre più come l'anima della politica della curia agli occhi dei suoi contemporanei.<ref>{{cita|Rapp, 2011|p. 131}}.</ref>
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{{Vedi anche|Elezione papale del 1073}}
 
Il giorno successivo alla morte di [[Papa Alessandro II|Alessandro II]], avvenuta il 21 aprile 1073, mentre aveva luogo il funerale, il popolo romano [[acclamazione|acclamò]] Ildebrando come nuovo papa e, lo stesso giorno, egli venne condotto a [[Basilica di San Pietro in Vincoli|San Pietro in Vincoli]] e legalmente elevato dai cardinali presenti alla dignità pontificia, col [[nome pontificale]] di Gregorio VII.<ref name=Balard176/><ref>{{cita|Fliche, 1950|pp. 75-77}}.</ref><ref name=Balard176/><ref>{{cita|Duffy, 2001|pp. 151-152}}.</ref> Tale modalità di elezione, non prevista dal ''[[Decretum in electione papae]]'' emanato pochi anni prima, verrà aspramente contestata dagli avversari di Ildebrando, in particolare da [[Guiberto di Ravenna]] (futuro [[antipapa]]).<ref>{{cita|Montanari, 2006|p. 139}}.</ref> Gregorio, inoltre, non scrisse al [[re dei Romani]] [[Enrico IV di Franconia|Enrico IV]] per notificargli la sua elezione non volendo, quindi, riconoscere al potere temporale il diritto di controllare l'elezione pontificia. Il 22 maggio successivo il nuovo papa ricevette l'[[ordine sacro|ordinazione sacerdotale]] e il 30 giugno la [[consacrazione]] episcopale.<ref>G. B. Borino, ''Perché Gregorio VII non annunciò la sua elezione a Enrico IV e non ne richiese il consenso'', in "Studi Gregoriani" 5, 1956, pp. 319-320.</ref>
 
== Il pontificato ==
[[File:Corrispondenza di Papa Gregorio VII.gif|miniatura|Durante il suo pontificato, Gregorio VII, inviò ben 438 lettere. In questa mappa sono riportate le destinazioni divise per anni.]]
 
Per tutto il suo pontificato, Gregorio si spese per proseguire con la [[riforma dell'XI secolo|riforma della chiesa]], combattendo quelle che riteneva le grandi problematiche che la affliggevano, vale a dire la diffusa abitudine del clero di sposarsi o praticare il concubinaggio ("[[nicolaismo]]"), la compravendita delle cariche religiose ("[[simonia]]") e la consuetudine dell'investitura episcopale (la scelta e nomina dei vescovi e abati) da parte del potere laico; la [[lotta per le investiture|lotta contro quest'ultima]] lo porterà a un feroce scontro con l'imperatore [[Enrico IV di Franconia]].<ref>{{cita|Duffy, 2001|pp. 151-153}}.</ref> Il vastissimo epistolario lasciato da Gregorio VII (438 lettere) illustra quali principii guidarono sin dall'inizio la sua azione riformatrice e sono le fonti storiche fondamentali per ricostruire il suo pontificato. Gran parte di queste lettere, inviate da Gregorio ai potenti del tempo, alle comunità religiose e monastiche e alle comunità civili, sono conservate nel ''Registrum'' a cui si devono aggiungere quelle chiamate ''Epistolae vagantes''.<ref name=Treccani/> Di seguito qualche estratto:
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{{Citazione|Capirai quanto per noi sia pericoloso agire contro costoro [i vescovi] e quanto sia difficile resister loro e frenare la loro malvagità|Lettera al vescovo Lanfranco di Canterbury, fine giugno 1073}}
 
=== LottaImposizione per ildel celibato ecclesiastico ===
{{Vedi anche|Celibato ecclesiastico|Nicolaismo}}
[[File:Gregorius (VitaVII Gregorii VII)jindra4.jpg|miniatura|verticale|sinistra|Papa Gregorio VII inscomunica unal'imperatore [[miniatura]]Enrico contenutaIV neldi ''VitaFranconia|Enrico Gregorii VII''IV]].]]
 
Tra le sue prime iniziative, Gregoriovi VII,fu la lottòlotta contro il [[nicolaismo]], ovvero la frequente pratica del clero di sposarsi o di praticare il [[concubinato]]. Ildebrando considerava il [[celibato ecclesiastico]] indissolubilmente parte dell'ideale sacerdotale, ritenendolo essenziale affinché il clero si dedicasse unicamente al ministero della chiesaChiesa, senza le distrazioni di una famiglia e dei legami sociali.<ref name="fargues">{{cita|Fargues, 1934|Tomo III}}.</ref> Nel sinodo quaresimale del 1075, Gregorio VII arrivò a stabilire che un [[presbitero]], sia che fosse regolarmente sposato che concubinario, dovesse essere sollevato dallo svolgimento deldal suo ministero e privato di qualsiasi beneficio ecclesiastico fino a quando non avesse fatto penitenza e cambiato stile di vita accettando il celibato.<ref>{{cita|D'Acunto, 2020|pp. 72-73}}.</ref>
 
Tali disposizionedisposizioni ricevetterofurono contestazionicontestate da parte di molti pretisacerdoti tedeschi. e iI vescovi imbarazzati, soprattutto in [[Germania]], non mostrarono alcuna tempestività anel mettere in pratica le decisioni conciliari. Pertanto, il papa, dubitando del loro zelo, ordinò ai duchi di [[Svevia]] e di [[Carinzia]] di impedire con la forza ai sacerdoti ribelli di officiare. Fu poi rimproverato daiI vescovi Teodorico di Verdun ed Enrico di Spira disostennero aver indebolitoche con tale decisione il pontefice aveva indebolito l'autorità episcopale davanti al potere secolare. In un primo momento, l'imperatore Enrico IV, già occupato a fronteggiare la rivolta dei suoi grandi feudatari, cercò di placare il conflitto proponendosi di fare ilcome conciliatore tra i legati pontifici e i vescovi tedeschi.<ref>{{cita|Mayeur et al., 1995|p. 70}}.</ref>
[[File:Gregorius VII. podoba.jpg|miniatura|Gregorio VII con la sua [[Arma (araldica)|arma]].]]
 
In [[Spagna]], sotto la pressione del legato papale, il concilio di Burgos del 1080 ordinò che i sacerdoti sposati rinunciassero alle loro mogli, ma tale disposizione sarebbe stata messa in pratica solamente nel [[XIII secolo]] durante il regno di [[Alfonso X di Castiglia]], in cui si procedette a punire severamente il matrimonio sacerdotale.<ref name="fargues"/>
[[File:Gregorius VII. podoba.jpg|miniatura|Gregorio VII con la sua [[Arma (araldica)|arma]]]]
 
In [[Francia]] e in [[Inghilterra]] le cose si rivelarono ancora più difficili. Il sinodo di Parigi del 1074 dichiarò i decreti romani intollerabili e irragionevoli ("''importabilia ideoque irrationabilia''") e, anche se il concilio di Poitiers del 1078 accettò le disposizionedisposizioni di papadel Gregoriopontefice, i vescovi difficilmente le poterono mettere in pratica, in quanto non poterono disporre dell'indispensabile supporto delle autorità secolari, e così i matrimoni tra ecclesiastici continuarono.<ref name="fargues"/> Dall'altra parte della Manica, [[Guglielmo il Conquistatore]] non fece nulla per applicare la riforma e [[Lanfranco di Canterbury]] non poté impedire al [[concilio di Winchester]] di autorizzare nel 1076 i preti sposati a mantenere le loro mogli. Il [[concilio di Londra]] del 1102, sotto l'ispirazione di [[Anselmo d'Aosta]], ordinò l'annullamento dei matrimoni ma senza prescriverneprescrivere alcuna sanzionisanzione. Il secondo concilio di Londra, tenutosi sei anni più tardi, non ebbe altro risultato se non quello di aggravare il {{chiarire|disordine morale nel clero}}.<ref name="fargues"/>
In Spagna, sotto la pressione del legato papale, il concilio di Burgos del 1080 ordinò che i sacerdoti sposati rinunciassero alle loro mogli, ma tale disposizione sarebbe stata messa in pratica solamente nel [[XIII secolo]] durante il regno di [[Alfonso X di Castiglia]] in cui si procedette a punire severamente il matrimonio sacerdotale.<ref name="fargues"/>
 
In Francia e in Inghilterra le cose si rivelarono ancora più difficili. Il sinodo di Parigi del 1074 dichiarò i decreti romani intollerabili e irragionevoli ("''importabilia ideoque irrationabilia''") e, anche se il concilio di Poitiers del 1078 accettò le disposizione di papa Gregorio, i vescovi difficilmente le poterono mettere in pratica, in quanto non poterono disporre dell'indispensabile supporto delle autorità secolari, e così i matrimoni tra ecclesiastici continuarono.<ref name="fargues"/> Dall'altra parte della Manica, [[Guglielmo il Conquistatore]] non fece nulla per applicare la riforma e [[Lanfranco di Canterbury]] non poté impedire al [[concilio di Winchester]] di autorizzare nel 1076 i preti sposati a mantenere le loro mogli. Il [[concilio di Londra]] del 1102, sotto l'ispirazione di [[Anselmo]], ordinò l'annullamento dei matrimoni ma senza prescriverne sanzioni. Il secondo concilio di Londra, tenutosi sei anni più tardi, non ebbe altro risultato se non quello di aggravare il disordine morale nel clero.<ref name="fargues"/>
 
=== Lotta per le investiture ===
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==== Il confronto con Enrico IV e il sinodo del 1075 ====
[[File:Heinrich 4 g.jpg|miniatura|verticale|sinistra|L'imperatore [[Enrico IV di Franconia]] in una miniatura nel vangelo dell'[[abbazia di Sant'Emmerano]].]]
 
Nei rapporti con i sovrani e i grandi feudatari, Gregorio VII intese tutelare l'indipendenza della Chiesa dal potere laico e per perseguire questo obiettivo intraprese trattative sostenute anche da alcuni vescovi dell'Impero. L'obiettivo di Gregorio fu quello di «imporre alla chiesa un modello organizzativo di stampo monarchico e sullala desacralizzazione della carica imperiale».<ref name=Montanari-140>{{cita|Montanari, 2006|p. 140}}.</ref> Quanto alle relazioni con il [[Sacro romano impero]], dopo la morte di [[Enrico III di Franconia|Enrico III]] la monarchia tedesca si era seriamente indebolita e il figlio [[Enrico IV di Franconia|Enrico IV]] aveva dovuto affrontare grandi difficoltà interne. Questa situazione era certamente favorevole al papa.<ref>{{Treccani|/enrico-iv-imperatore/|Enrico IV imperatore}}</ref>
 
Gregorio decise di regolare subito una questione di diritto canonico con Enrico prima di procedere alla sua incoronazione a imperatore: cinque consiglieri reali erano scomunicati, ma continuavano a frequentare la corte. Enrico, quindi, acconsentì a sciogliere i rapporti con essi e, nel maggio 1074, fece atto di penitenza a [[Norimberga]] alla presenza dei [[legato pontificio|legati papali]],<ref>{{cita|Salvatorelli, 1940|p. 89}}.</ref> giurando obbedienza al papa e promettendo l'appoggio alla riforma della Chiesa. Tale conciliante atteggiamento fu, tuttavia, ben presto abbandonato da Enrico per perseguire l’obiettivo di riaffermare il suo potere.<ref>{{cita|Cantarella, 2005|p. 144}}.</ref>
 
Nel 1075, in occasione del tradizionale sinodo quaresimale che si teneva a Roma, Gregorio VII lanciò un [[anatema]] contro l'investitura degli ecclesiastici da parte dei laici indicandola come peccaminosa. Comunemente si ritiene che tale forte condanna abbia rappresentato il punto di svolta tra inei rapporti tra il pontefice e la corte tedesca.<ref name=Duffy154/> Noncurante di tali dichiarazioni pontificie e venendo meno agli impegni presi, nel settembre dello stesso anno, Enrico IV investì il chierico [[Tedaldo (arcivescovo di Milano)|Tedaldo]] come [[Arcidiocesi di Milano|arcivescovo di Milano]]; nominò inoltre i vescovi di [[Arcidiocesi di Fermo|Fermo]] e di [[Arcidiocesi di Spoleto-Norcia|Spoleto]]. Tali atti, intrapresi dall'imperatore con l'obiettivo di crearsi una rete di alti ecclesiastici fedeli, in aperto contrasto con Gregorio, è considerato come l'inizio di quella che passerà alla storia come la "[[lotta per le investiture]]".<ref>{{cita|Cantarella, 2005|pp. 147-148}}.</ref><ref>{{cita|Rovan, 1994|p. 119}}.</ref><ref>{{cita|Azzara, 2006|pp. 56, 58-59}}.</ref>
 
In risposta all'insubordinazione di Enrico, nel dicembre dello stesso anno Gregorio gli inviò una dura lettera con la quale lo esortava a obbedire:
 
{{quote|Il vescovo Gregorio, servo dei servi di Dio, al re Enrico, manda il saluto e la benedizione apostolica, a patto tuttavia che obbedisca, come si conviene a un re cristiano, alla Sede Apostolica.<ref>{{cita|Stiegemann e Wemhoff, 2006|p. 72}}.</ref><ref name="Cantarella, 2005">{{cita|Cantarella, 2005|p. 148}}.</ref>}}
 
Gregorio riteneva Enrico colpevole di mancata obbedienza alla Chiesa, in quanto reo di aver investito le diocesi di Milano, Fermo e Spoleto, «ammesso che una chiesa possa essere attribuita o donata da un uomo» a degli sconosciuti senza averne il diritto e, quindi, essendo venuto meno al suo impegno di astenersi dalle investiture ecclesiastiche.<ref>{{cita| name="Cantarella, 2005|p." 148}}.</ref> Ma la situazione andava ben al di là della mera questione della investiture, la posta in gioco era il destino del ''dominium mundi'', la lotta tra potere sacerdotale e potere imperiale. Già gli storici del XII secolo si accorsero della portata di tali eventi e chiamarono questa controversia ''Discidium inter sacerdotium et regnum''.<ref>{{cita|Mayeur et al., 1995|p. 121}}.</ref>
 
==== Il ''Dictatus Papae'' ====
{{vedi anche|Dictatus Papae}}
[[File:Dictatus Papae complete.jpg|verticale|miniatura|''[[Dictatus Papae]].'']]
 
Si ritiene che nel 1075 Gregorio VII scrisse il celebre ''[[Dictatus Papae]]'' ("Affermazioni di principio del papa"), una raccolta di ventisette proposizioni numerate, forse un documento programmatico o un indice di un'opera più ampia mai completata, ciascuna delle quali enuncia uno specifico potere o diritto del pontefice romano.<ref>{{cita|Barbero e Frugoni, 2001|p. 99}}.</ref><ref>{{cita|Fink, 1987|pp. 41-42}}.</ref> In realtà la data esatta di questo lavoro non è certa,: la tradizionale collocazione nel 1075 deriva dal fatto che fu inserita fra due missive datate a marzo di quell'anno ma, sebbene non vi siano certezze in tal proposito, non vi sono nemmeno motivi che possano far ritenere tale datazione errata. Questo controverso documento esprime la visione teocratica di Gregorio VII: la superiorità dell'istituto pontificio su tutti i sovrani laici, imperatore incluso, è indiscussa, contrastando così il [[cesaropapismo]], ossia l'interferenza del potere politico nel governo della Chiesa. Secondo tale dettato, l'autorità del pontefice deriva direttamente da Dio «per grazia del principe degli apostoli» ([[San Pietro]]), ed è in virtù di questa grazia che il papa esercita il potere assoluto di legare e di sciogliere.<ref>{{cita|Barbero e Frugoni, 2001|p. 100}}.</ref><ref>{{cita|Ascheri, 2007|pp. 84-85}}.</ref><ref name="ReferenceB">{{cita|Salvatorelli, 1940|p. 94}}.</ref>
 
Secondo quanto emerge dal ''Dictatus'', il rapporto tra Stato e Chiesa doveva essere completamente capovolto rispetto allo ''status quo'': non era più l'imperatore ad approvare la nomina del papa, ma era il papa che aveva il diritto di conferire all'imperatore il suo potere ed, eventualmente, a revocarlo.<ref name="Rendina">{{cita|Rendina, 1983|pp. 316-322}}.</ref><ref group=N>«Egli comprese ch'era giunto il momento di portare a fondo l'attacco. Nel 1075 vietò a tutti i laici, pena la scomunica, d'investire un qualunque ecclesiastico. Poi formulò, in 27 proposizioni stringate, il ''Dictatus papae'', la sua concezione secondo la quale il pontefice aveva in terra potere assoluto ed era in grado di deporre gli stessi sovrani laici». In {{cita|Cardini e Montesano, 2006|p. 195}}.</ref> Sempre secondo le dichiarazioni espresse, l'obbedienza alla Chiesa deve essere assoluta, chi non si attiene a ciò viene praticamente considerato un [[eresia|eretico]] e quindi passibile di [[scomunica]].<ref>{{cita|Cantarella, 2005|pp. 143-144}}.</ref> Alcuni storici hanno evidenziato come lo spirito di questa legislazione sia un tentativo di recupero della dottrina delle due potenze istituita da [[papa Gelasio I]] nel [[V secolo]], secondo la quale tutta la cristianità, ecclesiastica e laica, doveva essere soggetta alla magistratura morale del Romano Pontefice;<ref group=N>In una lettera all'imperatore, [[papa Gelasio I]], affermò che «due sono, o imperatore augusto, i princìpi dai quali il mondo è retto, la sacra ''auctoritatis'' dei pontefici e la pubblica ''potestas'' regale.» In {{cita|Cantarella, 2005|p. 11}}.</ref> per Gregorio «[[teoria del Sole e della Luna|la dignità apostolica era il sole, quella regia la luna]]».<ref>{{cita|Cantarella, 2005|p. 11}}.</ref><ref>{{cita|Azzara, 2006|p. 58}}.</ref> Il ''Dictatus papae'', qualunque fosse la sua natura (documento programmatico o indice di un'opera più ampia), ben riassumeva i caratteri del processo già in atto, accelerato dalla politica di Gregorio VII, che tendeva alla trasformazione della Chiesa in una [[monarchia]] [[teocrazia|teocratica]] di fatto, con un forte potere centralizzato, a scapito dell'indipendenza delle diocesi.<ref>{{cita|Barbero e Frugoni, 2001|pp. 212-213}}.</ref><ref>{{cita|Duffy, 2001|pp. 152-153}}.</ref>
 
Nel 1076, Gregorio VII, nella sentenza di sospensione dei poteri di Enrico IV come re dei Romani e re d'Italia, applicherà gli articoli XII e XXVII del documento.<ref name="ReferenceB"/>
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[[File:Gregory VII saying Mass.JPG|miniatura|sinistra|Gregorio VII dice messa, illustrazione del 1878.]]
 
Per tutto il 1075, Enrico IV continuò ad impartire le investiture dei vescovi tedeschi, pur non accettando più offerte in denaro.<ref>{{cita|Salvatorelli, 1940|p. 90}}.</ref> Come detto, lo scontro tra le due istituzioni scaturì dalla nomina dell'[[arcidiocesi di Milano|arcivescovo di Milano]], una sede molto importante per le relazioni tra Chiesa e impero. Essendo la città lombarda tradizionalmente vicina all'imperatore, l'arcivescovo svolgeva spesso un ruolo di mediazione tra papa e re dei Romani. Nel 1074 sia il papa, sia Enrico IV, avevano approvato la nomina di [[Attone di Milano|Attone]], un ecclesiastico vicino alla [[pataria]]. L'anno dopo, approfittando della debolezza dei patariani, Enrico aveva nominato [[Tedaldo (arcivescovo di Milano)|Tedaldo di Castiglione]]. Gregorio VII protestò con una dura lettera, datata 8 dicembre 1075, accusando Enrico di aver continuato ad ascoltare i cinque consiglieri scomunicati.<ref>{{cita|Salvatorelli, 1940|p. 91}}.</ref>
 
Sul finire del 1075, Gregorio VII subì un attentato: mentre stava celebrando messa nella chiesa ''ad nivem'', l'odierna [[Basilica di Santa Maria Maggiore|Santa Maria Maggiore]], venne rapito da tale Cencio ma subito dopo liberato grazie all'aiuto dei fedeli.<ref>{{cita|Cantarella, 2005|pp. 150-151}}.</ref> Da ciò, Enrico IV dedusse che il pontefice non avesse più il favore dei romani e che attraversasse un periodo di debolezza. Convinzione rafforzata dalla certezza che il potente [[Roberto d'Altavilla]], scomunicato, non sarebbe intervenuto in difesa del papa in caso di attacco a Roma. Il re tedesco progettò, dunque, di sferrare il colpo decisivo convocando [[Sinodo di Worms|un concilio dei vescovi della Germania a Worms]] per il 24 gennaio 1076. Gregorio aveva molti nemici tra gli ecclesiastici tedeschi, tra i quali vi era il [[cardinale]] [[Ugo di Remiremont]], detto Candido,<ref name="candido">{{treccani|ugo-di-remiremont-detto-candido-o-de-caldario|Ugo di Remiremont, detto Candido o de Caldario}}</ref> un tempo dalla sua parte ma ora suo avversario. Al concilio Ugo formulò una serie di accuse nei confronti del papa, accolte favorevolmente dall'assemblea. Nella dichiarazione conclusiva si andò ad affermare che Gregorio non poteva essere considerato papa legittimo e che i vescovi tedeschi non accettavano più il dovere di obbedienza a lui. La sentenza di deposizione gli venne resa nota da una lettera Enrico in cui veniva invitato a dimettersi:<ref>{{cita|Cantarella, 2005|pp. 138-139}}.</ref>
 
{{quote|Enrico, re, non per usurpazione, ma per giusta ordinanza di Dio, a Ildebrando, che non è più il papa, ma ora è un falso monaco [...] Tu che tutti i vescovi ed io colpiamo con la nostra maledizione e la nostra condanna, dimettetevi, lasciate questa sede apostolica che vi siete arrogati. […] Io, Enrico, re per grazia di Dio, vi dichiaro con tutti i miei vescovi: discendi, discendi!<ref name=Cantarella139/><ref name=Duffy154>{{cita|Duffy, 2001|p. 154}}.</ref><ref name=Cantarella139/>}}
 
Nella sentenza si faceva riferimento ad un passo della [[lettera ai Galati]] di [[San Paolo]], «se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema!», insinuando così che Gregorio potesse essere perfino equiparato ai falsi profeti.<ref name=Cantarella139>{{cita|Cantarella, 2005|p. 139}}.</ref> Il concilio inviò due vescovi in Italia che ottennero un atto di deposizione da parte dei vescovi lombardi riuniti in un sinodo di [[Piacenza]].<ref>{{cita|Salvatorelli, 1940|p. 92}}.</ref><ref>{{cita|Azzara, 2006|p. 59}}.</ref> I vescovi tedeschi giustificarono la deposizione di Gregorio sostenendo la presunta irregolarità della sua elezione, avvenuta per [[acclamazione]] popolare e non secondo i canoni. Si sostenne anche che Gregorio avesse precedentemente giurato che non avrebbe mai accettato l'ufficio papale e che frequentasse intimamente alcune donne, forse un riferimento ai suoi rapporti con la contessa [[Matilde di Canossa]].<ref>{{cita|Blumenthal, 1990|p. 169}}.</ref><ref>{{cita|Cantarella, 2005|pp. 156-157}}.</ref>
 
==== Sinodo quaresimale del 1076 e la scomunica di Enrico IV ====
[[File:Siegfried_I._von_Mainz.jpg|miniatura|verticale|L'arcivescovo [[Sigfrido I di Magonza]], alleato di Enrico IV durante il sinodo di Worms, venne scomunicato da Gregorio VII.]]
 
Un chierico della chiesa di Parma, Rolando, informò il papa di queste decisioni durante il tradizionale sinodo quaresimale riunito nella [[Basilica del Laterano]] tra il 14 e il 20 febbraio del 1076.<ref name="ReferenceB"/> La risposta di Gregorio non si fece attendere e il giorno seguente disconobbe i concili scismatici di Worms e Piacenza, scomunicando l'[[arcivescovo di Magonza]] [[Sigfrido I di Magonza|Sigfrido I]], quale presidente del primo. Rivendicata la legittimità del suo pontificato, pronunciò una sentenza di [[scomunica]] contro Enrico IV, spogliandolo della dignità reale e, nel contempo, sciogliendo i suoi sudditi dai giuramenti di fedeltà prestati a suo favore.<ref name=DAcunto134>{{cita|D'Acunto, 2020|p. 134}}.</ref>
 
Per la prima volta un papa, non solo scomunicava un sovrano, ma lo inibiva dall'esercizio del suo potere. A differenza di quanto aveva fatto Enrico, peraltro, Gregorio non sancì formalmente la deposizione del monarca, bensì lo considerò sospeso fino a quando non si fosse pentito.<ref name="ReferenceB"/><ref name=DAcunto134/> Che ciò producesse realmente effetti o che rimanesse una vana minaccia, non dipendeva tanto da Gregorio, quanto dai sudditi di Enrico e, soprattutto, dai principi tedeschi. I documenti dell'epoca suggeriscono che la scomunica del re creò una profonda impressione e divisione tra i cristiani, in quanto si era abituati ad una concezione teocratica e sacra del re.<ref>{{cita|Cantarella, 2005|pp. 164-166}}.</ref>
 
Il decreto raggiunse Enrico a [[Utrecht]] alla vigilia di Pasqua, il 26 marzo. La sua reazione fu immediata: in quello stesso giorno gli rispose con una lettera durissima. Definì Gregorio «non papa, ma falso frate», lo dichiarò deposto e, rivolgendosi ai romani nella sua qualità di patrizio, chiese loro di abbandonarlo ed eleggere un nuovo pontefice.<ref>{{cita web |url= https://sourcebooks.fordham.edu/source/henry4-to-g7a.asp|titolo=Medieval Sourcebook: Henry IV: Letter to Gregory VII, 24 gennaio 1076|accesso=28 febbraio 2021|lingua=en|editore=Fordham University | accesso = 20 settembre 2022 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20220707092236/https://sourcebooks.fordham.edu/source/henry4-to-g7a.asp | dataarchivio = 7 luglio 2022 | urlmorto = no}}</ref>
 
Trent'anni prima, [[Enrico III il Nero|Enrico III]] aveva deposto, nel [[concilio di Sutri]], tre papi in conflitto tra loro; il figlio Enrico IV aveva imitato questa procedura, ma non ebbe lo stesso successo. Al contrario, la scomunica di Gregorio produsse in Germania un effetto clamoroso: tra i vescovi tedeschi si assistette a un rapido e generale cambiamento di sentimenti in favore di Gregorio, mentre i principi laici colsero l'opportunità per portare avanti le loro rivendicazioni anti-regali sotto l'aura di rispettabilità fornita dalla decisione papale. Quando il giorno di [[Pentecoste]] il re propose di discutere le misure da adottare contro Gregorio in un concilio con i suoi nobili, solo in pochi si presentarono. Una seconda convocazione a Magonza, il 15 giugno, andò deserta. I [[Sassoni]] ne approfittarono [[Grande rivolta dei Sassoni|per risollevarsi]] e il partito anti-realista accrebbe vieppiù la sua forza.<ref>{{cita|Cantarella, 2005|pp. 160-161}}.</ref> Solo la [[Lombardia]] rimase fedele a Enrico.<ref name="ReferenceC">{{cita|Salvatorelli, 1940|p. 95}}.</ref>
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==== L'incontro di Canossa ====
{{Vedi anche|Umiliazione di Canossa}}
[[File:Hugo-v-cluny heinrich-iv mathilde-v-tuszien cod-vat-lat-4922 1115ad.jpg|miniatura|sinistra|verticale|Enrico IV penitente di fronte alla contessa [[Matilde di Canossa]] e ad [[Ugo di Cluny]].]]
 
Il 16 ottobre si riunì a [[Trebur]], cittadina sul [[Reno]] in [[Assia]], una [[Dieta (storia)|dieta]] di principi e vescovi per esaminare la posizione del re a cui presenziò anche il [[legato pontificio]] [[Altmann di Passavia]]. I principi dichiararono che Enrico doveva chiedere perdono al papa e impegnarsi all'obbedienza; decisero inoltre che, se entro un anno e un giorno dalla sua scomunica (ovvero entro il 2 febbraio dell'anno seguente) la condanna fosse rimasta ancora in vigore, il trono sarebbe stato considerato vacante. Preoccupato, Enrico IV rilasciò promessa scritta di obbedire alla Santa Sede e di conformarsi alla sua volontà. I principi stabilirono che si sarebbe tenuta nel febbraio 1077 ad [[Augusta (Germania)|Augusta]], in [[Baviera]], una dieta generale del regno presieduta del pontefice in persona. In quell'occasione sarebbe stata pronunciata la sentenza definitiva su Enrico.<ref name=Blumenthal170-171"ReferenceC"/><ref name="ReferenceC"Blumenthal170-171/><ref>{{cita|Cantarella, 2005|pp. name="Cantarella=167-168}}.<" /ref>
 
Gregorio VII ratificò l'accordo e progettò il viaggio in Germania. Enrico, necessitando dell'assoluzione papale, decise di recarsi incontro a Ildebrando e partì in dicembre attraverso le Alpi innevate. Poiché i suoi avversari, [[Rodolfo di Svevia]] e [[Bertoldo I di Zähringen]], gli impedivano l'accesso ai passi tedeschi, l'imperatore fu costretto a passare attraverso il [[passo del Moncenisio]].<ref name=Blumenthal170-171>{{cita|Blumenthal, 1990|pp. 170-171}}.</ref>
 
Il papa era nel frattempo già partito da Roma e l'8 gennaio 1077 giunse a [[Mantova]], nei possedimenti della contessa [[Matilde di Canossa|Matilde]]. Da qui la contessa lo avrebbe dovuto accompagnare fino alle [[Chiusa di Ceraino|Chiuse di Verona]], dove avrebbe trovato la scorta dei principi tedeschi sino ad Augusta, ma il gelo di quell'anno rallentò il suo viaggio. Gregorio apprese che Enrico era in marcia per incontrarlo e che era stato accolto con entusiasmo dai lombardi, che gli fornirono anche una scorta armata. Il papa, invece privo di protezione armata, non si sentiva al sicuro in Lombardia e quindi decise di arretrare e tornare sui suoi passi fermandosi a [[Canossa]], nel Reggiano, ospite di Matilde.<ref name=Blumenthal171>{{cita|Blumenthal, 1990|p. 171}}.</ref><ref name="Cantarella=167-168">{{cita|Cantarella, 2005|pp. 167-168}}.</ref>
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[[File:Canossa-three.jpg|miniatura|Enrico IV in penitenza di fronte a Gregorio VII a Canossa, in presenza di Matilde, in un dipinto di Carlo Emanuelle.]]
L'assoluzione dalla scomunica fu comunque l'esito di un negoziato prolungato e avvenne solo dietro l'assunzione di precisi impegni da parte del re. Gregorio VII affermò la suprema autorità papale sul potere laico, attribuendosi l'autorità di stabilire le condizioni in cui esso poteva esercitare il potere e in cui i sudditi erano chiamati a obbedirgli.<ref>{{cita|Salvatorelli, 1940|p. 97}}.</ref> Fu con riluttanza che Gregorio accettò il pentimento perché, concedendo l'assoluzione, la dieta dei principi di Augusta, nella quale aveva ragionevoli speranze di agire da arbitro, sarebbe diventata inutile o, se fosse riuscita a riunirsi, avrebbe cambiato completamente il suo carattere. Fu comunque impossibile negare il rientro nella Chiesa al penitente, e gli obblighi religiosi di Gregorio scavalcarono gli interessi politici.<ref name=Cantarella-170-173>{{cita|Cantarella, 2005|pp. 170-173}}.</ref><ref>{{cita|Duffy, 2001|p. 156}}.</ref>
 
La rimozione della condanna non implicò una vera riconciliazione e non vi furono basi per la risoluzione della grande questione in gioco: quella dell'investitura. Un nuovo conflitto era inevitabile per il semplice fatto che Enrico IV, naturalmente, considerava la sentenza di deposizione annullata assieme a quella di scomunica; mentre Gregorio, da parte sua, era intento a riservarsi la propria libertà di azione e non diede nessuno spunto sulla questione a Canossa.<ref name=Cantarella-170-173/>
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==== L'anti-re e la seconda scomunica dell'Imperatore ====
{{Per approfondire|Grande rivolta dei Sassoni}}
[[File:Grabplatte Rudolf von Rheinfelden Detail.JPG|miniatura|sinistra|verticale|L'[[anti-re]] [[Rodolfo di Svevia]].]]
 
Mentre Enrico IV era ancora in Italia e stava trattando l'assoluzione dalla scomunica, i nobili tedeschi che gli si opponevano si coalizzarono contro di lui. Non solo essi perseverarono nella loro politica anche dopo l'assoluzione ma arrivarono a insediare, il 15 marzo 1077, un re rivale nella persona del duca [[Rodolfo di Svevia]].<ref name="rap141">{{cita|Rapp, 2000|p. 141}}.</ref><ref>{{cita|Cantarella, 2005|p. 185}}.</ref> I legati papali presenti all'elezione si mostrarono in apparenza neutrali e Gregorio stesso cercò di mantenere questo atteggiamento negli anni seguenti. Tale posizione era facilitata dall'equivalenza che le due fazioni mostravano in quel momento, ognuna alla ricerca di un vantaggio decisivo che portasse il papa dalla propria parte. Tuttavia, tale neutralità gli costò ben presto la perdita di gran parte della fiducia da entrambi i contendenti.<ref>{{cita|Cantarella, 2005|pp. 189-192}}.</ref>
 
[[File:Rudolf von Schwaben.jpg|miniatura|verticale|Rodolfo di Svevia ferito a morte.]]
 
A giugno, Enrico escluse Rodolfo dall'Impero e iniziò a fronteggiarlo in quella che è comunemente conosciuta come la [[grande rivolta dei Sassoni]] subendo fin da subito due sconfitte: il 7 agosto 1078 nella [[battaglia di Mellrichstadt]] e il 27 gennaio 1080 in [[Battaglia di Flarchheim|quella di Flarchheim]].<ref>{{cita|Cantarella, 2005|pp. 201, 213-214}}.</ref> Di conseguenza, Gregorio scelse di schierarsi con il vincitore, l'anti-re Rodolfo, abbandonando la politica attendista. Il 7 marzo 1080 si pronunciò di nuovo per la deposizione e scomunica di Enrico.<ref>{{cita|Cantarella, 2005|pp. 216-218}}.</ref>
 
La seconda condanna papale non ebbe però le stesse conseguenze della precedente. Il re, più esperto, affrontò lo scontro con il pontefice con grande vigore rifiutando di riconoscere la condanna sostenendone l'illegalità. Convocò a [[Bressanone]] un concilio dell'episcopato tedesco; Ugo Candido fu nuovamente protagonista<ref name="candido"/> accusando il pontefice di essere un assassino e un [[eresia|eretico]].<ref>{{cita|Cantarella, 2005|pp. 226-228}}.</ref> Il 26 giugno 1080 Enrico IV dichiarò Gregorio deposto e nominò l'arcivescovo [[Guiberto di Ravenna]] come nuovo pontefice. Nella [[battaglia sull'Elster]] del 14 ottobre successivo, Rodolfo venne colpito a morte.<ref>{{cita|Duffy, 2001|p. 157}}.</ref><ref>{{cita|Blumenthal, 1990|pp. 173-174}}.</ref>
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==== L'imperatore in Italia e il sacco di Roma ====
{{Vedi anche|Sacco di Roma (1084)}}
[[File:Robert guiscard.jpg|miniatura|sinistra|[[Roberto d'Altavilla]], detto "il Guiscardo".]]
 
Nel 1081 Enrico, forte della vittoria colta l'anno precedente su Rodolfo, aprì il conflitto contro Gregorio in Italia. Attraversò, quindi, le Alpi e nel febbraio 1082 giunse fino alle porte di Roma dove intavolò trattative infruttuose. Enrico allora tentò di usare la forza appiccando il fuoco alla basilica vaticana, ma non riuscendo nel tentativo decise di ripiegare in [[Sabina]].<ref>{{cita|Salvatorelli, 1940|p. 103}}.</ref> Con l'anno nuovo, il 1083, Enrico tornò all'attacco e riuscì a varcare le mura della [[Città leonina]] costringendo Gregorio VII a rifugiarsi nel [[Castel Sant'Angelo]]. Il re rimase a Roma fino all'autunno inoltrato, per poi far ritorno in patria sicuro di avere la capitale della cristianità occidentale nelle proprie mani. Nei mesi successivi, Gregorio VII convocò un sinodo di vescovi in cui non venne scomunicato esplicitamente Enrico, bensì «tutti coloro» che avevano impedito ai vescovi vicini alla Santa Sede di prendervi parte.<ref>{{cita|Salvatorelli, 1940|p. 104}}.</ref>
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Saputo ciò, Enrico entrò nuovamente in Roma il 21 marzo 1084. Tutta la città era in mano sua tranne Castel Sant'Angelo dove continuava a resistere papa Gregorio. Gran parte dei cardinali, tuttavia, avevano voltato le spalle al pontefice e in un concilio in San Pietro, convocato per il 24 marzo per giudicare il papa, Gregorio VII venne scomunicato e deposto. Quindi, a [[Basilica di San Giovanni in Laterano|San Giovanni in Laterano]] Guiberto di Ravenna venne eletto come successore, prendendo il nome di [[Antipapa Clemente III|Clemente III]].<ref>{{cita|Salvatorelli, 1940|p. 105}}.</ref> Il 31 marzo Clemente incoronò Enrico IV come imperatore.<ref>{{Treccani|enrico-iv-imperatore_(Enciclopedia-Italiana)/|Enrico IV imperatore}}</ref>
 
[[File:Investiturstreit.jpg|miniatura|L'[[antipapa Clemente III]] (al centro) con l'imperatore Enrico IV. Morte di Gregorio VII.]]
 
Dopo alcuni mesi di assedio e di trattative infruttuose, Gregorio VII mandò a chiamare in soccorso [[Roberto d'Altavilla]], [[Conti e duchi di Puglia e Calabria|Duca di Puglia e Calabria]]. Avutane notizia, l'antipapa Clemente III ed Enrico IV si allontanarono da Roma.<ref name=":7">{{cita|Salvatorelli, 1940|p. 107}}.</ref><ref>{{cita|Cantarella, 2005|p. 283}}.</ref> Giunti a Roma, i Normanni, dopo un breve assedio, liberarono papa Gregorio per poi darsi ad una [[Sacco di Roma (1084)|devastazione dell'Urbe]] rendendosi responsabili di saccheggi e distruzioni peggiori di quelle del [[Sacco di Roma (410)|sacco goto]] del 410 e di [[Sacco di Roma (1527)|quello lanzichenecco]] del 1527.<ref>{{cita|Cantarella, 2005|pp. 280-284}}.</ref> [[Ugo di Flavigny]], raccontando quegli eventi, parlò di grandi misfatti, stupri e violenze, compiuti nei confronti di colpevoli ed innocenti.<ref>{{cita|Cantarella, 2005|p. 284}}.</ref>
 
La catastrofe che si era abbattuta sulla Città eterna fu il colpo definitivo che affossò definitivamente il legame tra Gregorio VII e Roma.<ref name=":7" /> Agli occhi dei romani egli non rappresentava altro se non l'uomo che aveva attirato una serie di sventure su di loro. Gregorio capì che quando le truppe normanne fossero ritornate nei loro territori, i romani avrebbero ordito la loro vendetta contro di lui.<ref group="N">[[Guido da Ferrara]] scrisse: «Offeso da questi oltraggi, il popolo romano concepì un odio inesorabile nei confronti di Ildebrando, e riversò tutto il proprio favore su Enrico, legandosi a lui con tali vincoli d'affetto che per il sovrano l'offesa subita dai Romani divenne più importante di centomila monete d'oro». In {{cita|Cantarella, 2005|p. 285}}.</ref><ref>{{cita|Cantarella, 2005|p. 285}}.</ref> Decise quindi, nel giugno del 1084, di lasciare Roma al seguito delle truppe dell'Altavilla e di partire verso il Mezzogiorno. Roma era stata lasciata sguarnita: fu facile per Clemente III, in attesa dello sviluppo degli eventi, riprendere possesso della città.<ref name=Duffy157-158>{{cita|Duffy, 2001|pp. 157-158}}.</ref><ref name=TreccaniPapi/>
 
== Esilio a Salerno e gli ultimi anni ==
{{citazione|E la sua morte fu come un temporale violento, accompagnato da grandine, a tal punto che tutti quanti aspettavano di morire a causa di questa terribile tempesta.|[[Lupo Protospata|Lupo]], ''Annales Lupi Protospatharii'', 215<ref>{{cita web|autore=W. J. Churchill |url= http://www.billchurchill.com/Dissertation/ChurchillDissertation.html|titolo=The "Annales barenses" and the "Annales Lupi Protospatharii": Critical Edition and Commentary|editore=University of Toronto|anno=|pagina=374|lingua=en | accesso =28 febbraio20 settembre 2022 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20211024153326/http://www.billchurchill.com/Dissertation/ChurchillDissertation.html | dataarchivio = 24 ottobre 2021 | urlmorto = no}}</ref>}}
 
Gregorio VII trascorse gli ultimi anni della sua vita a [[Salerno]], città facente parte dei dominii di Roberto d'Altavilla. Consacrò la [[Cattedrale di Salerno|Cattedrale]] e verso la fine dell'anno convocò il suo ultimo concilio, in cui rinnovò la scomunica contro Enrico IV e Clemente III.<ref>{{cita|Salvatorelli, 1940|p. 108}}.</ref>
[[File:Salerno PopeGregoriousVIITomb.JPG|miniatura|sinistra|Urna di Gregorio VII nella [[Cattedrale di Salerno]]; il sarcofago originario romanico è stato sostituito con una moderna teca d'argento, con l'epitaffio latino inciso nella fascia inferiore.]]
 
== Morte e sepoltura ==
Il 25 maggio 1085 Gregorio morì a seguito di una malattia che lo aveva colpito all'inizio dell'anno.<ref group =N>Forse l'aggravamento di un disturbo agli arti inferiori che accusava da anni che, grazie alla ricognizione cadaverica effettuata nel 1985, si può supporre che fosse di origine vascolare con [[flebite|flebiti]] acute. In {{cita|Cantarella, 2005|p. 288}}.</ref> Fu sepolto in abito pontificale in un [[sarcofago romano]] del III secolo. I Romani e diversi dei suoi più fidati sostenitori lo avevano abbandonato e i suoi fedeli in Germania si erano ridotti a un piccolo numero. Sulla sua tomba fu scolpita la frase ''Dilexi justitiam et odivi iniquitatem propterea morior in exilio'' («Ho amato la giustizia e ho odiato l'iniquità: perciò muoio in esilio») che la tradizione vuole che egli stesso avesse pronunciato in punto di morte.<ref name=Duffy157-158/><ref>{{cita|Cantarella, 2005|pp. 288-289}}.</ref><ref name=Duffy157-158/>
 
== Culto ==
[[File:Ritratto di Papa San Gregorio VII.png|miniatura|Ritratto di San Gregorio VII (XVII secolo).]]
Fu [[canonizzazione|canonizzato]] nel 1606 da [[papa Paolo V]] mentre la [[memoria liturgica]] venne fissata da [[papa Benedetto XIII]] il 25 maggio.<ref name=Treccani/>
 
Nel 1954, per volere di [[papa Pio XII]] il suo corpo fu dapprima trasportato per pochi giorni a Roma per essere esposto al pubblico e poi fu risistemato nella [[Cattedrale di Salerno|Cattedrale salernitana]] in una teca d'argento, dove si trova tuttora. Nel 1985 il suo corpo è stato oggetto di una ricognizione canonica, con esame dei suoi resti ossei, che ha anticipato la sua nascita al 1010-1015<ref>{{cita pubblicazione|autore1=Gino Fornaciari|wkautore1=Gino Fornaciari|autore2=Francesco Mallegni|titolo=La Ricognizione canonica dei resti scheletrici di S. Gregorio VII|opera=Studi Gregoriani|volume=XIII|anno=1989|pagine=402-403}}</ref> e che ha permesso uno studio [[antropologia|antropologico]] e [[paleontologia|paleopatologico]] completo effettuato dal paleopatologo [[Gino Fornaciari]] dell'Università di Pisa.<ref>{{Cita pubblicazione|autore1=Gino Fornaciari|autore2=Francesco Mallegni|autore3=Claudia Vultaggio|titolo=Il regime di vita e il quadro fisio-clinico di Gregorio VII|rivista=Rassegna Storica Salernitana, 1985|volume=II|numero=1, pp. 31-90}}</ref>
 
== Impatto della "riforma gregoriana" ==
[[File:CouncilofClermont.jpg|thumb|[[Papa Urbano II]] predica la [[prima crociata]] durante il [[concilio di Clermont]]. Alla fine dell'XI secolo la potenza della Chiesa era cresciuta tanto che arrivò a dirigere la politica occidentale come quando dette impulso al fenomeno delle [[crociate]].]]
 
Nonostante la sconfitta finale di Gregorio, la cosiddetta "[[riforma gregoriana]]" e la lotta per le investiture accrebbero notevolmente il potere del papato che non fu più assoggettato all'imperatore arrivando a conquistare quella "''libertas ecclesiae''" rivendicata da tempo. Durante il suo pontificato «si affermò con un'evidenza senza precedenti il concetto dell'assoluto primato del papa di Roma nell'ambito della chiesa» tanto che la struttura organizzativa ecclesiastica mutò da un modello orizzontale ad un modello piramidale con il pontefice «unico e indiscusso vertice».<ref>{{cita|Azzara, 2006|p. 57}}.</ref><ref>{{cita|Fink, 1987|pp. 43-44}}.</ref> Inoltre, la Santa Sede si trovò a capo di stati vassalli, debitori di un tributo annuale, composti principalmente dai principati [[normanni]] dell'Italia meridionale, della [[marca di Spagna]] nel sud della Francia e dai principati situati a est nelle regioni delle coste [[dalmazia|dalmate]], in [[Ungheria]] e in [[Polonia]].<ref>{{cita|Congar, 1997|p. 107}}.</ref> Anche il potente [[ordine cluniacense]] si rafforzò ulteriormente e, nel contempo, nacquero nuovi ordini come i [[camaldolesi]], i [[certosini]] e i [[cistercensi]], tutti sostenitori della riforma e del papato.<ref>{{cita|D'Acunto, 2020|pp. 169-171}}.</ref>
 
Il potere politico ed economico di questi ordini monastici, in particolare quello cluniacense prima e [[cistercensi|cistercense]] poi, fu tale che finirà per influenzare direttamente le decisioni dei principi. Al suo apice, la chiesa arrivò a dirigere la politica sociale dell'Occidente cristiano, di cui l'inizio delle [[crociate]] è un chiaro esempio. Tuttavia, nel rispetto della tradizionale divisione cristiana tra Cesare e Dio, si arrivò alla condivisione del potere tra papato e autorità secolari. D'altra parte, la sostenuta crescita economica di cui l'occidente fu protagonista non tardò a far emergere una [[borghesia|classe borghese]] che andò gradualmente ad affermarsi come una nuova forza all'interno del sistema tripartitico tipico della [[Ordini sociali feudali|società feudale]], prima composto solo da clero, nobiltà e popolo. La crisi del potere imperiale, che perdurò a lungo fino all'avvento di imperatori autoritari come [[Federico Barbarossa]], contribuì, secondo molti storici, alla nascita degli [[stati nazionali]] e, nell'Italia settentrionale, dei [[comuni medievali]]. Infine, è stato sottolineato anche come la riforma gregoriana, e in più in generale la [[riforma dell'XI secolo]], abbia dato un apporto al fenomeno noto come il "[[rinascimento del XII secolo]]".<ref name=Dacuto-12>{{cita|D'Acunto, 2020|pp. 12, 76}}.</ref><ref>{{cita|Verger, 1997|pp. 52-56}}.</ref><ref>{{Cita|Montanari, 2006|pp. 138-141}}.</ref>
 
== Gregorio e la sua "crociata" ==
Dalla metà dell'XI secolo, prese forma un pensiero gregoriano di riconquista e liberazione cristiana della Chiesa cattolica. Già nel 1074 Gregorio VII aveva concepito un progetto di [[crociata]], articolato come una risposta all'[[espansione islamica]]. Infatti, in seguito alla disfatta delle truppe bizantine nella [[battaglia di Manzicerta]] del 1071 ad opera dei [[turchi selgiuchidi]], l'[[Impero bizantino]] aveva perso gran parte della [[Siria (regione storica)|Siria]] lasciando una porta aperta al popolo musulmano verso l'[[Anatolia]].<ref>{{cita|Flori, 2002|p. 231}}.</ref><ref name=CantarellaB34>{{cita|Cantarella, 2005|p. 34}}.</ref>
 
Dalla metà dell'XI secolo, prese forma un pensiero gregoriano di riconquista e liberazione cristiana della Chiesa cattolica. Già nel 1074 Gregorio VII aveva concepito un progetto di [[crociata]], articolato come una risposta all'[[espansione islamica]]. Infatti, in seguito alla disfatta delle truppe bizantine nella [[battaglia di Manzicerta]] del 1071 ad opera dei [[turchi selgiuchidi]], l'[[Impero bizantino]] aveva perso gran parte della [[Siria]] lasciando una porta aperta al popolo musulmano verso l'[[Anatolia]].<ref>{{cita|Flori, 2002|p. 231}}.</ref><ref name=CantarellaB34>{{cita|Cantarella, 2005|p. 34}}.</ref>
 
Di fronte a questa situazione, Gregorio vide questo progresso dei turchi a discapito della [[cristianità orientale]] «il segno dell'azione del diavolo» deciso a distruggere la cristianità, devastandola dall'interno con l'eresia e la corruzione degli ecclesiastici.<ref>{{cita|Flori, 2002|p. 232}}.</ref> Questa demonizzazione dei "[[saraceni]]" da parte degli ecclesiastici cristiani fu il frutto di una costruzione retorica avversa all'[[Islam]] esistente fin dai suoi inizi e di cui [[Isidoro di Siviglia]] e l'[[Apocalisse di Pseudo-Metodio]] sono considerati i precursori.<ref>{{cita|Tolan, 2003|p. 54}}.</ref>
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In reazione a questi fatti, papa Gregorio arrivò al punto di considerare di condurre di persona a [[Gerusalemme]] un esercito in aiuto dei cristiani d'Oriente. In questa prospettiva egli scrisse, il 12 febbraio 1074, a più principi affinché si mettessero «al servizio di San Pietro» offrendogli l'assistenza militare che gli dovevano e che gli avevano promesso. Il 1º marzo successivo tornò su questo progetto con una lettera destinata a «tutti coloro che vogliono difendere la fede cristiana». Il 7 dicembre dello stesso anno, Gregorio ribadì le sue intenzioni in una lettera a Enrico IV, in cui rievocò le sofferenze dei cristiani informando l'imperatore che era pronto a recarsi di persona al [[Santo Sepolcro]] a Gerusalemme alla testa di un esercito di {{formatnum:50000}} uomini.<ref name=CantarellaB34/> Una settimana dopo, si rivolse nuovamente a tutti i suoi fedeli per esortarli a recarsi in aiuto dei cristiani d'Oriente a combattere gli infedeli. Infine, in una lettera del 22 gennaio 1075, Gregorio espresse il suo profondo scoraggiamento a [[Ugo di Cluny]] deplorando tutte le "disgrazie" che stavano travolgendo la Chiesa: lo [[Grande Scisma|scisma greco in Oriente]], l'eresia e la simonia in Occidente, l'ondata turca nel [[Vicino Oriente]] e, infine, l'inerzia dei principi europei davanti a tutto questo.<ref>{{cita|Flori, 2002|pp. 233-234}}.</ref>
 
Questo progetto di "crociata" non fu mai realizzato quando Gregorio VII era unin vita; infatti le idee della guerra santa non avevano ancora convinto unanimemente i cristiani d'Occidente, ma furono poi riprese più tardi da [[papa Urbano II]] che, in occasione del [[concilio di Clermont]] del 1095, dette impulso a quella che sarà conosciuta come la [[prima crociata]].<ref>{{cita|Golinelli, 2004|p. 150}}.</ref>
 
== Relazioni con i regni cristiani ==
Sebbene già dalla metà del [[IX secolo]] l'orizzonte geografico del papato si fosse allargato a ben oltre Roma, il pontificato di Gregorio VII è ricordato anche per gli intensi e complessi rapporti intrapresi con i regnanti d'Europa; la sua corrispondenza giunse in [[PoloniaBoemia]], in [[BoemiaPolonia]] e innella [[RussiaRus' di Kiev]]. Scrisse in termini amichevoli al re musulmano della [[Mauritania]] e cercò senza successo di portare la [[Chiesa apostolica armena|Chiesa armena]] in comunione con Roma. Gregorio VII, tuttavia, non viaggiò molto durante il suo pontificato, preferendo affidarsi a [[legati pontifici]] di sua fiducia, quali [[Ugo di Cluny]], [[Ugo di Die]] e Amato d'Oleron, a cui conferì ampissime deleghe nelle loro missioni.<ref name=TreccaniPapi>{{Treccani|santo-gregorio-vii_(Enciclopedia-dei-Papi)/|Gregorio VII, santo}}</ref>
 
Sebbene già dalla metà del [[IX secolo]] l'orizzonte geografico del papato si fosse allargato a ben oltre Roma, il pontificato di Gregorio VII è ricordato anche per gli intensi e complessi rapporti intrapresi con i regnanti d'Europa; la sua corrispondenza giunse in [[Polonia]], in [[Boemia]] e in [[Russia]]. Scrisse in termini amichevoli al re musulmano della [[Mauritania]] e cercò senza successo di portare la [[Chiesa apostolica armena|Chiesa armena]] in comunione con Roma. Gregorio VII, tuttavia, non viaggiò molto durante il suo pontificato, preferendo affidarsi a [[legati pontifici]] di sua fiducia, quali [[Ugo di Cluny]], [[Ugo di Die]] e Amato d'Oleron, a cui conferì ampissime deleghe nelle loro missioni.<ref name=TreccaniPapi>{{Treccani|santo-gregorio-vii_(Enciclopedia-dei-Papi)/|Gregorio VII, santo}}</ref>
 
Gregorio fu particolarmente interessato alle [[Chiesa ortodossa|Chiese ortodosse orientali]]. Lo [[Grande Scisma|scisma tra Roma e la Chiesa bizantina]] fu per lui un duro colpo e lavorò lungamente per ripristinare le precedenti relazioni fraterne mantenendo i contatti con l'imperatore [[Michele VII Ducas|Michele VII]]. Quando la notizia dell'attacco arabo ai cristiani d'oriente giunse a Roma e l'imbarazzo politico dell'imperatore bizantino aumentò, Gregorio concepì il progetto di una grande spedizione militare ed esortò i fedeli a partecipare alla riconquista della [[Basilica del Santo Sepolcro]].<ref name=TreccaniPapi/>
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== Successione apostolica ==
La [[successione apostolica]] di Gregorio VII è:<ref>{{cita web | url = https://www.catholic-hierarchy.org/bishop/bildeb.html|titolo=Pope Gregory VII |editore=Catholic hierarchy |lingua=en | accesso =17 marzo20 settembre 2022 2021|lingua urlarchivio =en https://web.archive.org/web/20220602172800/https://www.catholic-hierarchy.org/bishop/bildeb.html | dataarchivio = 2 giugno 2022 | urlmorto = no}}</ref>
 
* Cardinale [[Anselmo di Lucca]] (1073)
* Arcivescovo [[Ugo di Die]] (1074)
* Vescovo [[Bernardo Guillén]] (1076)
* VescovoCardinale [[Bruno di Segni]], [[Congregazione cassinese|O.S.B.Cas.]] (1080)
* Vescovo [[Ugo di Grenoble]] (1080)
* Vescovo [[Didier (vescovo di Cavaillon)|Didier]] (1082)
* Vescovo [[Bernardo (vescovo di Bologna)|Bernardo]] (1083)
 
== Note ==
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=== Bibliografiche ===
 
{{note strette}}
 
== Bibliografia ==
* {{cita libro|autore=Mario Ascheri|wkautore=Mario Ascheri|titolo=Introduzione storica al diritto medievale|editore=Giappichelli|anno=2007|città=Torino|isbn= 978-8834877234|cid=Ascheri, 2007|sbn=IT\ICCU\URB\0655939URB0655939}}
* {{cita libro|autore=Claudio Azzara|titolo=Il papato nel Medioevo|città=Bologna|editore=Il mulino|anno=2006|isbn=88-15-11367-3|sbn=IT\ICCU\UBO\3090966UBO3090966|cid=Azzara, 2006}}
* {{cita libro|autore=Michel Balard|autore2=Jean-Philippe Genet|autore3=Michel Rouche|titolo=Le Moyen-Age en Occident|url=https://archive.org/details/lemoyenageenocci0000bala_v1g9|anno=2003|cid=Balard, Genet e Rouche, 2003|isbn=2011455405|lingua=fr}}
* {{cita libro|autore1=[[Alessandro Barbero]]|autore2=[[Chiara Frugoni]]|titolo=Dizionario del medioevo|isbn=9788842063742|editore=Laterza|anno=2001|cid=Barbero e Frugoni, 2001|annooriginale=1994}}
* {{cita libro|autore=Ute-Renate Blumenthal|titolo=La lotta per le investiture|città=Napoli|editore=Liguori|anno=1990|isbn=88-207-1775-1|sbn=IT\ICCU\LO1\0035890LO10035890|cid=Blumenthal, 1990}}
* {{cita libro|autore=Glauco Maria Cantarella|wkautore=Glauco Maria Cantarella|titolo=Il sole e la luna : la rivoluzione di Gregorio VII|città=Roma|editore=GLF editori Laterza|anno=2005|isbn=88-420-7604-X|cid=Cantarella, 2005|sbn=IT\ICCU\RAV\1334824RAV1334824}}
* {{cita libro|autore=Glauco Maria Cantarella|titolo=Gregorio VII|wkautore=Glauco Maria Cantarella|città=Roma|editore=Salerni editrice||anno=2018|isbn=978-88-6973-306-2|sbn=IT\ICCU\MOD\1683122MOD1683122|cid=Catarella, 2018}}
* {{cita libro|autore=[[FrancoGlauco Cardini]]Maria Cantarella|autore2=MarinaValeria MontesanoPolonio|autore3=Roberto Rusconi|titolo=StoriaChiesa, medievalechiese, movimenti religiosi|edizione=4ª edizione|città=FirenzeBari-Roma|editore=[[LeGLF Monnier]]editori UniversitàLaterza|anno=20062022|isbn=978-88-00581-204744676-07|sbn=IT\ICCU\LIG\0029620PBE0187330|cid=CardiniCantarella, Polonio e MontesanoRusconi, 20062022}}
* {{cita libro|autore=[[Franco Cardini]]|autore2=Marina Montesano|titolo=Storia medievale|città=Firenze|editore=[[Le Monnier]] Università|anno=2006|isbn=88-00-20474-0|sbn=LIG0029620|cid=Cardini e Montesano, 2006}}
* {{cita libro|autore=Jean Chélin|titolo=Histoire religieuse de l'Occident médiéval|editore=Fayard|anno=1991|isbn=9782010178177|lingua=fr|cid=Chélin, 1991}}
* {{cita libro|autore=Yves Congar|titolo=L'église de saint augustin à l'époque moderne|città=Parigi|editore=Les Éditions du Cerf|anno=1997|isbn=978-2-204-05470-6|lingua=fr|cid=Congar, 1997}}
* {{cita libro|autore=Nicolangelo D'Acunto|wkautore=Nicolangelo D'Acunto|titolo=La lotta per le investiture|editore=Carocci|anno=2020|isbn=978-88-290-0070-8|sbn=IT\ICCU\USM\2025006USM2025006|cid=D'Acunto, 2020}}
* {{cita libro|autore=Eamon Duffy|titolo=La grande storia dei papi : santi, peccatori, vicari di Cristo|url=https://archive.org/details/lagrandestoriade0000duff|città=Milano|editore=Mondadori|anno=2001|cid=Duffy, 2001|isbn=88-04-49052-7|sbn=IT\ICCU\TO0\0956146TO00956146}}
* {{cita libro|autore=Paul Fargues|titolo=Histoire du Christianisme|editore=Fischbacher|anno=1934|lingua=fr|cid=Fargues, 1934|sbn=IT\ICCU\TO0\1733685TO01733685}}
* {{cita libro|autore=[[Karl August Fink]]|titolo=Chiesa e papato nel Medioevo|città=Bologna|editore=Il mulino|anno=1987|isbn=88-15-01481-0|sbn=IT\ICCU\UMC\1000550UMC1000550|cid=Fink, 1987}}
* {{cita libro|autore=Augustin Fliche|titolo=La Réforme grégorienne et la Reconquete chrétienne (1057-1123)|editore=Bloud & Gay|anno=1950|cid=Fliche, 1950|sbn=IT\ICCU\RMS\0087299RMS0087299|lingua=fr}}
* {{cita libro|autore=[[Jean Flori]]|titolo=Guerre sainte, jihad, croisade|url=https://archive.org/details/guerresaintejiha0000flor|città=Parigi|editore=Editions du seuil|anno=2002|isbn=9782020516327|cid=Flori, 2002|lingua=fr}}
* {{cita libro|autore=Paolo Golinelli|wkautore=Paolo Golinelli|titolo=Breve storia dell'Europa medievale: uomini, istituzioni, civiltà|edizione=2ª edizione|editore=Pàtron|anno=2004|isbn=978-88-555-2749-1|sbn=IT\ICCU\MOD\0891995MOD0891995|cid=Golinelli, 2004}}
* {{cita libro|autore=Paolo Golinelli|titolo=L'ancella di san Pietro. Matilde di Canossa e la Chiesa|città=Milano|editore=Jaca Book|anno=2015|isbn=978-88-16-41308-5|sbn=IT\ICCU\PBE\0066474PBE0066474|cid=GOlinelli, 2015}}
* {{cita libro|autore=Jean-Marie Mayeur |autore2=Luce Pietri|autore3=André Vauchez|autore4=Marc Venard|autore5=Charles Pietri|opera=Histoire du christianisme|volume=tomo 5|titolo=Apogée de la papauté|anno=1995|editore=Mame|isbn=978-2718905730|lingua=fr|Mayeur et al., 1995}}
* {{cita libro|autore=Pierre Milza|titolo=Histoire de l'Italie|editore=Fayard|anno=2005|isbn=2213623910|cid=Milza, 2005|lingua=fr}}
* {{Cita libro|autore=[[Massimo Montanari]]|titolo=Storia medievale|editore=Laterza|anno=2006|ed=7|isbn=978-88-420-6540-1|cid=Montanari, 2006|sbn=IT\ICCU\AQ1\0081962AQ10081962}}
* {{cita libro|autore=Francis Rapp|titolo=Le Saint Empire romain germanique. D'Otton le Grand à Charles Quint|lingua=fr|anno=2000|editore=Tallandier|isbn=978-2235022705|cid=Rapp, 2000}}
* {{cita libro|autore=Claudio Rendina|wkautore=Claudio Rendina|titolo=I papi. Storia e segreti|editore=Newton Compton|anno=1983|isbn=8879836943|cid=Rendina, 1983}}
* {{cita libro|autore=Joseph Rovan|titolo=Histoire de l'Allemagne|editore=Seuil|anno=1994|lingua=fr|isbn=978-2020182966|cid=Rovan, 1994}}
* {{cita libro| autore= Luigi Salvatorelli|wkautore=Luigi Salvatorelli|titolo= L'Italia dei comuni| anno= 1940| editore= Mondadori| città= |cid=Salvatorelli, 1940|isbn=no|sbn=IT\ICCU\RAV\0215072RAV0215072}}
* {{cita libro|autore=Christoph Stiegemann|autore2=Matthias Wemhoff|titolo=Canossa 1077 - Erschütterung der Welt|lingua=de|anno=2006|isbn= 978-3777428659|editore=Hirmer|cid=Stiegemann e Wemhoff, 2006}}
* {{cita libro|autore=John Tolan|titolo=Les Sarrasins: L’islam dans l’imagination européenne au Moyen Âge |città=Parigi|editore=Flammarion|anno=2003|cid=Tolan, 2003|isbn=2-08-080165-1|lingua=fr }}
* {{cita libro|autore=Antonio Trama|titolo=Storia di S. Gregorio VII. scritta su documenti anche inediti|editore=Tipografia Vaticana|anno=1887|isbn=no|cid=Trama, 1887}}
* {{cita libro|autore=Jacques Verger|wkautore=Jacques Verger|titolo=Il rinascimento del XII secolo|editore=Jaca Book|collana=Eredità medievale|anno=1997|isbn=88-16-43307-8|cid=Verger, 1997|sbn=IT\ICCU\RAV\0289684RAV0289684}}
* {{cita libro|autore=Peter Wilson|titolo=Il Sacro romano impero : storia di un millennio europeo|città=Milano|anno=2018|isbn=978-88-428-2404-6|sbn=IT\ICCU\IEI\0665711IEI0665711|cid=Wilson, 2018}}
 
== Voci correlate ==
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{{Box successione
|tipologia = regnante
|precedentecarica = [[Papa]] Alessandrodella [[Chiesa IIcattolica]]
|immagine = Emblem of the Papacy SE.svg
|successivo=[[Papa Vittore III]]
|periodo = 22 aprile [[1073]] - 25 maggio [[1085]]
|carica=[[Papa]] della [[Chiesa cattolica]]
|precedente = [[Papa Alessandro II]]
|periodo=22 aprile [[1073]] - 25 maggio [[1085]]
|successivo = [[Papa Vittore III]]
|immagine=Emblem of the Papacy SE.svg
}}
{{boxBox successione
|tipologia = cardinale
|precedente = [[papa Stefano IX|Federico di Lorena]]<br />[[1049]] - [[1057]]
|successivo = ''vacante''<br />fino al [[1088]]
|carica = [[Santa Maria in Domnica (diaconia)|Cardinale diacono di Santa Maria in Domnica]]
|periodoimmagine = [[1059]] - [[1073]]|immagine=CardinalCoA PioM.svg
|periodo = 6 marzo [[1059]] – 22 aprile [[1073]]
|precedente = [[Papa Stefano IX|Friedrich Gozzelon von Lothringen]], [[Congregazione cassinese|O.S.B.Cas.]]
|successivo = [[Giovanni di Subiaco]], [[Ordine di San Benedetto|O.S.B.]]
}}
{{Papi|precedente = [[papa Alessandro II]]|successivo = [[papa Vittore III]]}}
{{Ordine di San Benedetto}}
{{Storia del cristianesimo}}
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{{Portale|biografie|cattolicesimo}}
{{voce di qualità|giorno=19|mese=4|anno=2021|valutazione=Wikipedia:Riconoscimenti di qualità/Segnalazioni/Papa Gregorio VII|arg=biografie|arg2=storia}}
 
[[Categoria:Lotta per le investiture]]
[[Categoria:Matilde di Canossa]]
[[Categoria:Papi della Chiesa cattolica]]
[[Categoria:Papi canonizzati]]