Papa Gregorio VII: differenze tra le versioni

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{{Papa della Chiesa cattolica
|nome = Papa Gregorio VII
|immagine = Gregorius VII (VitaSaint GregoriiPaul VIIOutside the Walls).jpgpng
|didascalia =
|didascalia = Gregorio VII in una [[miniatura]] contenuta nel ''Vita Gregorii VII'' (prima metà del [[XII secolo]]).
|stemma =
|titolo = 157º papa della Chiesa cattolica
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{{Santo
|nome = San Gregorio VII
|immagine = Gregorius (Vita Gregorii VII).jpg
|didascalia = Gregorio VII in una [[miniatura]] contenuta nel ''Vita Gregorii VII'' (prima metà del [[XII secolo]]).
|didascalia =
|note = Papa
|nato = [[Sovana]], [[1015]] circa<ref group=N name=nascita/>
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}}
{{Bio
|Titolo = '''Papa'''
|Nome = Gregorio VII
|Cognome =
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|Nazionalità = italiano
|FineIncipit = è stato il 157º [[papa]] della [[Chiesa cattolica]] dal 22 aprile [[1073]] alla sua morte
}}
 
Inviato giovanissimo a studiare a Roma, entrò in contatto con i valori della [[riforma cluniacense]] probabilmente grazie agli insegnamenti di [[Lorenzo d'Amalfi]] e [[Giovanni Graziano]], futuro papa Gregorio VI. Divenuto, sotto [[Papa Leone IX]], consigliere papale, iniziò a esercitare una fortissima influenza, tanto che si è spesso arrivati a parlare di "[[riforma gregoriana]]" per indicare quella trasformazione in atto nella chiesa del tempo. Il 22 aprile 1073 venne eletto papa per [[acclamazione]], senza seguire le [[diritto canonico|norme canoniche]] previste, suscitando critiche riguardo alla legittimità che perdureranno per tutto il suo pontificato.
 
Durante il suo pontificato, Gregorio VII si spese energicamente per combattere la [[simonia]], il [[nicolaismo]] e, soprattutto, nell'affermare il [[primato papale]] sul potere laico. ProbabilmenteScrisse, probabilmente nel 1075, scrisse il celebre ''[[Dictatus papae]]'', una serie di 27 affermazioni riguardanti diritti e prerogative che nelle sue intenzioni dovevano essere attribuite al papa. La sua ferma intenzione a sottrarre al potere laico il diritto di [[investitura]] lo condusse a uno scontro, passato alla storia come "[[lotta per le investiture]]", che lo vide contrapposto al re (e futuro [[imperatore del Sacro Romano Impero|imperatore]]) [[Enrico IV di Franconia]], quest'ultimo desideroso, invece, di ripristinare l'autorità imperiale. La lotta sfociò in eventi drammatici e inediti, con Enrico che arrivò a destituire Gregorio e quest'ultimo a rispondere [[scomunica|scomunicandolo]]ndolo. Emblematica la cosiddetta "[[umiliazione di Canossa]]" con la quale il giovane imperatore intendeva chiedere il perdono del papa.
 
La lotta si concluse negativamente per Gregorio che fu costretto nel 1080 a fuggire da [[Roma]] e a mettersi in salvo a [[Salerno]] grazie alla protezione del [[normanni|normanno]] [[Roberto il Guiscardo]]. Gregorio sarebbe morto in esilio nel 1085, tuttavia la sua azione caparbia aveva oramai impattato profondamente sulla Chiesa e cambiato i rapporti di forza con il potere temporale. Considerato uno dei papi più importanti della storia, contribuì indiscutibilmente al formare l'assetto della Chiesa che, sostanzialmente, permane tutt'oggi, favorendo quel processo di trasformazione che la portò a configurarsi come una [[monarchia]] [[teocrazia|teocratica]] dal potere centralizzato. Il culto tributatogli sin dalla morte venne ratificato nel 1606 da [[papa Paolo V]], che ne proclamò la [[santità]]. La sua [[Memoria (liturgia)|memoria liturgica]] è il 25 maggio.
 
== Contesto storico ==
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[[File:Casa natale Gregorio VII.JPG|miniatura|sinistra|verticale|Casa natale di Ildebrando a [[Sovana]].]]
 
Pochi e incerti sono i dati sulle origini e sulla condizione sociale della famiglia del futuro papa Gregorio VII. Si sa per certo che nacque in [[ToscanaMaremma]], a [[Sovana]], in una data imprecisata ma probabilmente da collocarsi tra il 1015 e il 1020.<ref group=N name=nascita/><ref name=Treccani/> Il suo nome di battesimo, [[Ildebrando (nome)|Ildebrando]], testimonia l'la probabile origine germanica della sua famiglia chee sembrasuo padre si chiamava Bonizone (o Bonizo). Sembra fosse di modesta estrazione<ref group=N>Per la tradizione popolare locale appartenne alla famiglia degli [[Aldobrandeschi]], o secondo taluni, agli [[Aldobrandini]], ma non esistono fonti storiche a sostegno di questa tesi. In {{cita|Trama, 1887|pp. 1-2}}.</ref> e, secondo alcune fonti, indubbiamente intenzionate a mostrare un certo parallelismo con [[Gesù]], suo padre, talesarebbe Bonizonestato (o Bonizo), avrebbe esercitato la professione diun [[falegname]].<ref name=Treccani/><ref name="milza209">{{cita|Milza, 2005|p. 209}}.</ref><ref name="encygreg">{{cita web|titolo=Le pape Grégoire VII|opera=La Grande encyclopédie : inventaire raisonné des sciences, des lettres et des arts par une société de savants et de gens de lettres|città=Parigi|editore=Société anonyme de La Grande encyclopédie, 1885-1902|url=http://www.encyclopedie-universelle.net/reforme-gregorienne2.html|lingua=fr | accesso = 20 settembre 2022 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20220314071830/https://www.encyclopedie-universelle.net/reforme-gregorienne2.html | dataarchivio = 14 marzo 2022 | urlmorto = no}}</ref><ref name=Treccani/><ref>{{cita|Trama, 1887|pp. 1-2}}.</ref>
 
=== Formazione ===
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Nel frattempo, a Roma si erano verificati alcuni eventi controversi: in rapida successione, i due papi designati dall'imperatore, [[Clemente II]] e [[Damaso II]], erano morti. Quando, nel 1048, Brunone di Toul venne proclamato papa, Ildebrando lo convinse a togliersi le vesti episcopali per recarsi nella capitale della cristianità come un semplice [[pellegrinaggio|pellegrino]], chiedendo il rinnovo e la conferma della sua nomina al clero e al popolo. I romani accolsero positivamente tale dimostrazione di umiltà e Brunone poté essere elevato, il 1º febbraio 1049, al soglio pontificio con il beneplacito di tutti assumendo il [[nome pontificale]] di [[papa Leone IX|Leone IX]].<ref>{{cita|D'Acunto, 2020|pp. 47-48}}.</ref> Su esplicita richiesta del nuovo pontefice, Ildebrando venne invitato a ritornare a Roma, cosa che fece nel 1049 seppur controvoglia, iniziando una carriera che lo porterà a essere uno dei più influenti ecclesiasti.<ref name=Blum163/>
 
Infatti, poco dopo l'elezione, venne nominato [[suddiacono]] ricevendo l'incarico di amministrare le finanze della Santa Sede, in quel momento cadute in una situazione disastrosa.<ref name=Balard176>{{cita|Balard, Genet e Rouche, 2003|p. 176}}.</ref> Grazie a questo incarico, egli poté esercitare un notevole influsso sul papa, tanto che gli storici hanno spesso sottolineato come gli atti più importanti del pontificato di Leone IX furono compiuti solo a seguito del suo parere.<ref name=Treccani/> L'influenza di Ildebrando non terminò con la morte di Leone ma egli continuò a essere un autorevole consigliere anche dei successori;. inIn questo modo egli poté essere uno dei protagonisti della riforma in atto, tanto che in seguito alcuni storici la chiameranno "[[riforma gregoriana]]", venticinque anni prima che diventasse egli stesso papa. Grazie ai suoi consigli, gli organi di governo pontificio vennero riorganizzati sul modello imperiale e ai cardinali vennero affidati numerosi e importanti incarichi; inoltre, il [[collegio cardinalizio]], una volta riservato esclusivamente agli appartenenti alle famiglie nobiliari romane, venne aperto anche agli "stranieri" a dimostrazione del carattere universale della Chiesa e, nel contempo, sottraendo tali nomine a possibili compravendite.<ref name=Treccani/><ref name=Duffy151>{{cita|Duffy, 2001|p. 151}}.</ref>
 
Nel 1054 Ildebrando venne inviato come [[legato papale]] in Francia per indagare sull'[[eresia]] di [[Berengario di Tours]] il quale affermava che vi fosse solamente una presenza spirituale di [[Cristo]] nell'[[Eucaristia]]. Berengario venne deferito al [[Concilio di Tours (1055)|Concilio di Tours del 1055]], presieduto dallo stesso Ildebrando, in occasione del quale decise di compiere una [[professione di fede]] dove riconobbe la [[transustanziazione]] del pane e del vino nel corpo e il sangue di Cristo.<ref>{{cita|Chélin, 1991|pp. 253-254}}.</ref>
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Morto Vittore II, nel 1057 venne eletto papa [[Papa Stefano IX|Federico dei duchi di Lorena]] (Stefano IX) senza previa consultazione della corte imperiale tedesca. Ildebrando e il [[Arcidiocesi di Lucca|vescovo di Lucca]], [[Papa Alessandro II|Anselmo]], vennero inviati in Germania per assicurargli un, seppur tardivo, riconoscimento. Il pontificato di Stefano IX fu comunque breve: morì prima del ritorno di Ildebrando e, con la frettolosa elezione di [[Antipapa Benedetto X|Giovanni Mincio]] ([[antipapa]] Benedetto X), vescovo di [[sede suburbicaria di Velletri-Segni|Velletri]], l'aristocrazia romana fece un ultimo tentativo per recuperare l'influenza perduta. Il superamento della crisi fu essenzialmente opera di Ildebrando che riuscì a ottenere il sostegno da parte del potente nobile [[Goffredo il Barbuto]] che permise l'entrata a Roma di un papa legittimamente eletto nella persona di [[Gerardo di Borgogna]], [[Arcidiocesi di Firenze|vescovo di Firenze]], con il nome di [[papa Niccolò II]]. All'influenza di Ildebrando si devono attribuire anche due importanti indirizzi politici, che caratterizzarono il pontificato di Niccolò II e guidarono l'operato della Santa Sede nel corso dei decenni successivi: il riavvicinamento con i [[Normanni]] nell'Italia meridionale e l'alleanza con il movimento pauperistico, e di conseguenza anti-germanico, dei [[Patarini]] nell'Italia settentrionale.<ref name="Blumenthal, 1990">{{cita|Blumenthal, 1990|p. 164}}.</ref>
 
[[File:155-Nicholas II.jpg|miniatura|sinistra|verticale|[[Papa Niccolò II]], sotto di lui venne promulgata la [[bolla pontificia|bolla]] ''[[In nomine Domini]]'' con cui si stabilì che l'elezione del papa fosse esclusiva del [[collegio cardinalizio]].]]
 
Tra i suoi primi atti, il nuovo papa fece promulgare la [[bolla pontificia]] ''[[In nomine Domini]]'' che trasferiva l'elezione del papa al [[Collegio dei cardinali]], sottraendola quindi ai nobili e al popolo di Roma.<ref>{{cita|D'Acunto, 2020|pp. 81-82}}.</ref> Gli storici ipotizzano che l'effettivo autore di tale decreto fosse in realtà stato lo stesso Ildebrando.<ref>{{cita|Congar, 1997|p. 98}}.</ref><ref>{{cita|D'Acunto, 2020|p. 82}}.</ref> Sempre in questo periodo, Ildebrando fu nominato [[abate]] di [[Abbazia di San Paolo fuori le mura|San Paolo fuori le mura]], titolo che manterrà anche dopo l'elezione a papa.<ref name=Blum163/> Gli storici concordano sulla forte personalità di Ildebrando, descritto come uno per cui «non esistevano sfumature, ma solo degli ''aut-aut'', bianco o nero, e il suo carattere brusco gli procurò pochi amici» ma senza dimenticare il suo fervore e passione verso la religione e la sua piena adesione alla riforma a cui dedicò la sua vita.<ref name="Blumenthal, 1990" /> Le sue capacità di influenzare l'ambiente circostante furono ben riconosciute anche dai suoi contemporanei, il [[teologo]] [[Pier Damiani]] per esempio lo descrisse come «un ferro senza valore, però, come un magnete, in grado di trascinare dietro di sé tutto ciò che incontra» o, ancora come «una tigre che si appresta a spiccare un salto, o a un rigido vento del nord».<ref>{{cita|Blumenthal, 1990|pp. 164-165}}.</ref>
 
Quando Niccolò II morì e gli successe [[Papa Alessandro II|Alessandro II]] (1061-1073), Ildebrando appariva sempre più come l'anima della politica della curia agli occhi dei suoi contemporanei.<ref>{{cita|Rapp, 2011|p. 131}}.</ref>
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{{Vedi anche|Elezione papale del 1073}}
 
Il giorno successivo alla morte di [[Papa Alessandro II|Alessandro II]], avvenuta il 21 aprile 1073, mentre aveva luogo il funerale, il popolo romano [[acclamazione|acclamò]] Ildebrando come nuovo papa e, lo stesso giorno, egli venne condotto a [[Basilica di San Pietro in Vincoli|San Pietro in Vincoli]] e legalmente elevato dai cardinali presenti alla dignità pontificia, col [[nome pontificale]] di Gregorio VII.<ref name=Balard176/><ref>{{cita|Fliche, 1950|pp. 75-77}}.</ref><ref name=Balard176/><ref>{{cita|Duffy, 2001|pp. 151-152}}.</ref> Tale modalità di elezione, non prevista dal ''[[Decretum in electione papae]]'' emanato pochi anni prima, verrà aspramente contestata dagli avversari di Ildebrando, in particolare da [[Guiberto di Ravenna]] (futuro [[antipapa]]).<ref>{{cita|Montanari, 2006|p. 139}}.</ref> Gregorio, inoltre, non scrisse al [[re dei Romani]] [[Enrico IV di Franconia|Enrico IV]] per notificargli la sua elezione non volendo, quindi, riconoscere al potere temporale il diritto di controllare l'elezione pontificia. Il 22 maggio successivo il nuovo papa ricevette l'[[ordine sacro|ordinazione sacerdotale]] e il 30 giugno la [[consacrazione]] episcopale.<ref>G. B. Borino, ''Perché Gregorio VII non annunciò la sua elezione a Enrico IV e non ne richiese il consenso'', in "Studi Gregoriani" 5, 1956, pp. 319-320.</ref>
 
== Il pontificato ==
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{{Citazione|Capirai quanto per noi sia pericoloso agire contro costoro [i vescovi] e quanto sia difficile resister loro e frenare la loro malvagità|Lettera al vescovo Lanfranco di Canterbury, fine giugno 1073}}
 
=== LottaImposizione per ildel celibato ecclesiastico ===
{{Vedi anche|Celibato ecclesiastico|Nicolaismo}}
[[File:Gregorius VII jindra4.jpg|miniatura|verticale|sinistra|Papa Gregorio VII scomunica l'imperatore [[Enrico IV di Franconia|Enrico IV]].]]
 
Tra le sue prime iniziative vi fu la lotta contro il [[nicolaismo]], ovvero la frequente pratica del clero di sposarsi o di praticare il [[concubinato]]. Ildebrando considerava il [[celibato ecclesiastico]] indissolubilmente parte dell'ideale sacerdotale, ritenendolo essenziale affinché il clero si dedicasse unicamente al ministero della chiesaChiesa, senza le distrazioni di una famiglia e dei legami sociali.<ref name="fargues">{{cita|Fargues, 1934|Tomo III}}.</ref> Nel sinodo quaresimale del 1075, Gregorio VII arrivò a stabilire che un [[presbitero]], sia che fosse regolarmente sposato che concubinario, dovesse essere sollevato dallo svolgimento deldal suo ministero e privato di qualsiasi beneficio ecclesiastico fino a quando non avesse fatto penitenza e cambiato stile di vita accettando il celibato.<ref>{{cita|D'Acunto, 2020|pp. 72-73}}.</ref>
 
Tali disposizioni ricevettero contestazioni da parte di molti preti tedeschi e i vescovi imbarazzati, soprattutto in Germania, non mostrarono alcuna tempestività a mettere in pratica le decisioni conciliari. Pertanto, il papa, dubitando del loro zelo, ordinò ai duchi di [[Svevia]] e [[Carinzia]] di impedire con la forza ai sacerdoti ribelli di officiare. Fu poi rimproverato dai vescovi Teodorico di Verdun ed Enrico di Spira di aver indebolito con tale decisione l'autorità episcopale davanti al potere secolare. In un primo momento, l'imperatore Enrico IV, già occupato a fronteggiare la rivolta dei suoi grandi feudatari, cercò di placare il conflitto proponendosi di fare il conciliatore tra i legati pontifici e i vescovi tedeschi.<ref>{{cita|Mayeur et al., 1995|p. 70}}.</ref>
 
Tali disposizioni ricevetterofurono contestazionicontestate da parte di molti pretisacerdoti tedeschi. e iI vescovi imbarazzati, soprattutto in [[Germania]], non mostrarono alcuna tempestività anel mettere in pratica le decisioni conciliari. Pertanto, il papa, dubitando del loro zelo, ordinò ai duchi di [[Svevia]] e di [[Carinzia]] di impedire con la forza ai sacerdoti ribelli di officiare. Fu poi rimproverato daiI vescovi Teodorico di Verdun ed Enrico di Spira disostennero aver indebolitoche con tale decisione il pontefice aveva indebolito l'autorità episcopale davanti al potere secolare. In un primo momento, l'imperatore Enrico IV, già occupato a fronteggiare la rivolta dei suoi grandi feudatari, cercò di placare il conflitto proponendosi di fare ilcome conciliatore tra i legati pontifici e i vescovi tedeschi.<ref>{{cita|Mayeur et al., 1995|p. 70}}.</ref>
[[File:Gregorius VII. podoba.jpg|miniatura|Gregorio VII con la sua [[Arma (araldica)|arma]].]]
 
In [[Spagna]], sotto la pressione del legato papale, il concilio di Burgos del 1080 ordinò che i sacerdoti sposati rinunciassero alle loro mogli, ma tale disposizione sarebbe stata messa in pratica solamente nel [[XIII secolo]] durante il regno di [[Alfonso X di Castiglia]], in cui si procedette a punire severamente il matrimonio sacerdotale.<ref name="fargues"/>
 
In [[Francia]] e in [[Inghilterra]] le cose si rivelarono ancora più difficili. Il sinodo di Parigi del 1074 dichiarò i decreti romani intollerabili e irragionevoli ("''importabilia ideoque irrationabilia''") e, anche se il concilio di Poitiers del 1078 accettò le disposizioni di papadel Gregoriopontefice, i vescovi difficilmente le poterono mettere in pratica, in quanto non poterono disporre dell'indispensabile supporto delle autorità secolari, e così i matrimoni tra ecclesiastici continuarono.<ref name="fargues"/> Dall'altra parte della Manica, [[Guglielmo il Conquistatore]] non fece nulla per applicare la riforma e [[Lanfranco di Canterbury]] non poté impedire al [[concilio di Winchester]] di autorizzare nel 1076 i preti sposati a mantenere le loro mogli. Il [[concilio di Londra]] del 1102, sotto l'ispirazione di [[Anselmo d'Aosta]], ordinò l'annullamento dei matrimoni ma senza prescriverneprescrivere alcuna sanzionisanzione. Il secondo concilio di Londra, tenutosi sei anni più tardi, non ebbe altro risultato se non quello di aggravare il {{chiarire|disordine morale nel clero}}.<ref name="fargues"/>
 
=== Lotta per le investiture ===
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[[File:Heinrich 4 g.jpg|miniatura|verticale|sinistra|L'imperatore [[Enrico IV di Franconia]] in una miniatura nel vangelo dell'[[abbazia di Sant'Emmerano]].]]
 
Nei rapporti con i sovrani e i grandi feudatari, Gregorio VII intese tutelare l'indipendenza della Chiesa dal potere laico e per perseguire questo obiettivo intraprese trattative sostenute anche da alcuni vescovi dell'Impero. L'obiettivo di Gregorio fu quello di «imporre alla chiesa un modello organizzativo di stampo monarchico e sullala desacralizzazione della carica imperiale».<ref name=Montanari-140>{{cita|Montanari, 2006|p. 140}}.</ref> Quanto alle relazioni con il [[Sacro romano impero]], dopo la morte di [[Enrico III di Franconia|Enrico III]] la monarchia tedesca si era seriamente indebolita e il figlio [[Enrico IV di Franconia|Enrico IV]] aveva dovuto affrontare grandi difficoltà interne. Questa situazione era certamente favorevole al papa.<ref>{{Treccani|/enrico-iv-imperatore/|Enrico IV imperatore}}</ref>
 
Gregorio decise di regolare subito una questione di diritto canonico con Enrico prima di procedere alla sua incoronazione a imperatore: cinque consiglieri reali erano scomunicati, ma continuavano a frequentare la corte. Enrico, quindi, acconsentì a sciogliere i rapporti con essi e, nel maggio 1074, fece atto di penitenza a [[Norimberga]] alla presenza dei [[legato pontificio|legati papali]],<ref>{{cita|Salvatorelli, 1940|p. 89}}.</ref> giurando obbedienza al papa e promettendo l'appoggio alla riforma della Chiesa. Tale conciliante atteggiamento fu, tuttavia, ben presto abbandonato da Enrico per perseguire l’obiettivo di riaffermare il suo potere.<ref>{{cita|Cantarella, 2005|p. 144}}.</ref>
 
Nel 1075, in occasione del tradizionale sinodo quaresimale che si teneva a Roma, Gregorio VII lanciò un [[anatema]] contro l'investitura degli ecclesiastici da parte dei laici indicandola come peccaminosa. Comunemente si ritiene che tale forte condanna abbia rappresentato il punto di svolta tra inei rapporti tra il pontefice e la corte tedesca.<ref name=Duffy154/> Noncurante di tali dichiarazioni pontificie e venendo meno agli impegni presi, nel settembre dello stesso anno, Enrico IV investì il chierico [[Tedaldo (arcivescovo di Milano)|Tedaldo]] come [[Arcidiocesi di Milano|arcivescovo di Milano]]; nominò inoltre i vescovi di [[Arcidiocesi di Fermo|Fermo]] e di [[Arcidiocesi di Spoleto-Norcia|Spoleto]]. Tali atti, intrapresi dall'imperatore con l'obiettivo di crearsi una rete di alti ecclesiastici fedeli, in aperto contrasto con Gregorio, è considerato come l'inizio di quella che passerà alla storia come la "[[lotta per le investiture]]".<ref>{{cita|Cantarella, 2005|pp. 147-148}}.</ref><ref>{{cita|Rovan, 1994|p. 119}}.</ref><ref>{{cita|Azzara, 2006|pp. 56, 58-59}}.</ref>
 
In risposta all'insubordinazione di Enrico, nel dicembre dello stesso anno Gregorio gli inviò una dura lettera con la quale lo esortava a obbedire:
 
{{quote|Il vescovo Gregorio, servo dei servi di Dio, al re Enrico, manda il saluto e la benedizione apostolica, a patto tuttavia che obbedisca, come si conviene a un re cristiano, alla Sede Apostolica.<ref>{{cita|Stiegemann e Wemhoff, 2006|p. 72}}.</ref><ref name="Cantarella, 2005">{{cita|Cantarella, 2005|p. 148}}.</ref>}}
 
Gregorio riteneva Enrico colpevole di mancata obbedienza alla Chiesa, in quanto reo di aver investito le diocesi di Milano, Fermo e Spoleto, «ammesso che una chiesa possa essere attribuita o donata da un uomo» a degli sconosciuti senza averne il diritto e, quindi, essendo venuto meno al suo impegno di astenersi dalle investiture ecclesiastiche.<ref name="Cantarella, 2005" /> Ma la situazione andava ben al di là della mera questione della investiture, la posta in gioco era il destino del ''dominium mundi'', la lotta tra potere sacerdotale e potere imperiale. Già gli storici del XII secolo si accorsero della portata di tali eventi e chiamarono questa controversia ''Discidium inter sacerdotium et regnum''.<ref>{{cita|Mayeur et al., 1995|p. 121}}.</ref>
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[[File:Dictatus Papae complete.jpg|verticale|miniatura|''[[Dictatus Papae]].'']]
 
Si ritiene che nel 1075 Gregorio VII scrisse il celebre ''[[Dictatus Papae]]'' ("Affermazioni di principio del papa"), una raccolta di ventisette proposizioni numerate, forse un documento programmatico o un indice di un'opera più ampia mai completata, ciascuna delle quali enuncia uno specifico potere o diritto del pontefice romano.<ref>{{cita|Barbero e Frugoni, 2001|p. 99}}.</ref><ref>{{cita|Fink, 1987|pp. 41-42}}.</ref> In realtà la data esatta di questo lavoro non è certa: la tradizionale collocazione nel 1075 deriva dal fatto che fu inserita fra due missive datate a marzo di quell'anno ma, sebbene non vi siano certezze in tal proposito, non vi sono nemmeno motivi che possano far ritenere tale datazione errata. Questo controverso documento esprime la visione teocratica di Gregorio VII: la superiorità dell'istituto pontificio su tutti i sovrani laici, imperatore incluso, è indiscussa, contrastando così il [[cesaropapismo]], ossia l'interferenza del potere politico nel governo della Chiesa. Secondo tale dettato, l'autorità del pontefice deriva direttamente da Dio «per grazia del principe degli apostoli» ([[San Pietro]]), ed è in virtù di questa grazia che il papa esercita il potere assoluto di legare e di sciogliere.<ref>{{cita|Barbero e Frugoni, 2001|p. 100}}.</ref><ref>{{cita|Ascheri, 2007|pp. 84-85}}.</ref><ref name="ReferenceB">{{cita|Salvatorelli, 1940|p. 94}}.</ref>
 
Secondo quanto emerge dal ''Dictatus'', il rapporto tra Stato e Chiesa doveva essere completamente capovolto rispetto allo ''status quo'': non era più l'imperatore ad approvare la nomina del papa, ma era il papa che aveva il diritto di conferire all'imperatore il suo potere ed, eventualmente, a revocarlo.<ref name="Rendina">{{cita|Rendina, 1983|pp. 316-322}}.</ref><ref group=N>«Egli comprese ch'era giunto il momento di portare a fondo l'attacco. Nel 1075 vietò a tutti i laici, pena la scomunica, d'investire un qualunque ecclesiastico. Poi formulò, in 27 proposizioni stringate, il ''Dictatus papae'', la sua concezione secondo la quale il pontefice aveva in terra potere assoluto ed era in grado di deporre gli stessi sovrani laici». In {{cita|Cardini e Montesano, 2006|p. 195}}.</ref> Sempre secondo le dichiarazioni espresse, l'obbedienza alla Chiesa deve essere assoluta, chi non si attiene a ciò viene praticamente considerato un [[eresia|eretico]] e quindi passibile di [[scomunica]].<ref>{{cita|Cantarella, 2005|pp. 143-144}}.</ref> Alcuni storici hanno evidenziato come lo spirito di questa legislazione sia un tentativo di recupero della dottrina delle due potenze istituita da [[papa Gelasio I]] nel [[V secolo]], secondo la quale tutta la cristianità, ecclesiastica e laica, doveva essere soggetta alla magistratura morale del Romano Pontefice;<ref group=N>In una lettera all'imperatore, [[papa Gelasio I]], affermò che «due sono, o imperatore augusto, i princìpi dai quali il mondo è retto, la sacra ''auctoritatis'' dei pontefici e la pubblica ''potestas'' regale.» In {{cita|Cantarella, 2005|p. 11}}.</ref> per Gregorio «[[teoria del Sole e della Luna|la dignità apostolica era il sole, quella regia la luna]]».<ref>{{cita|Cantarella, 2005|p. 11}}.</ref><ref>{{cita|Azzara, 2006|p. 58}}.</ref> Il ''Dictatus papae'', qualunque fosse la sua natura (documento programmatico o indice di un'opera più ampia), ben riassumeva i caratteri del processo già in atto, accelerato dalla politica di Gregorio VII, che tendeva alla trasformazione della Chiesa in una [[monarchia]] [[teocrazia|teocratica]] di fatto, con un forte potere centralizzato, a scapito dell'indipendenza delle diocesi.<ref>{{cita|Barbero e Frugoni, 2001|pp. 212-213}}.</ref><ref>{{cita|Duffy, 2001|pp. 152-153}}.</ref>
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Sul finire del 1075, Gregorio VII subì un attentato: mentre stava celebrando messa nella chiesa ''ad nivem'', l'odierna [[Basilica di Santa Maria Maggiore|Santa Maria Maggiore]], venne rapito da tale Cencio ma subito dopo liberato grazie all'aiuto dei fedeli.<ref>{{cita|Cantarella, 2005|pp. 150-151}}.</ref> Da ciò, Enrico IV dedusse che il pontefice non avesse più il favore dei romani e che attraversasse un periodo di debolezza. Convinzione rafforzata dalla certezza che il potente [[Roberto d'Altavilla]], scomunicato, non sarebbe intervenuto in difesa del papa in caso di attacco a Roma. Il re tedesco progettò, dunque, di sferrare il colpo decisivo convocando [[Sinodo di Worms|un concilio dei vescovi della Germania a Worms]] per il 24 gennaio 1076. Gregorio aveva molti nemici tra gli ecclesiastici tedeschi, tra i quali vi era il [[cardinale]] [[Ugo di Remiremont]], detto Candido,<ref name="candido">{{treccani|ugo-di-remiremont-detto-candido-o-de-caldario|Ugo di Remiremont, detto Candido o de Caldario}}</ref> un tempo dalla sua parte ma ora suo avversario. Al concilio Ugo formulò una serie di accuse nei confronti del papa, accolte favorevolmente dall'assemblea. Nella dichiarazione conclusiva si andò ad affermare che Gregorio non poteva essere considerato papa legittimo e che i vescovi tedeschi non accettavano più il dovere di obbedienza a lui. La sentenza di deposizione gli venne resa nota da una lettera Enrico in cui veniva invitato a dimettersi:<ref>{{cita|Cantarella, 2005|pp. 138-139}}.</ref>
 
{{quote|Enrico, re, non per usurpazione, ma per giusta ordinanza di Dio, a Ildebrando, che non è più il papa, ma ora è un falso monaco [...] Tu che tutti i vescovi ed io colpiamo con la nostra maledizione e la nostra condanna, dimettetevi, lasciate questa sede apostolica che vi siete arrogati. […] Io, Enrico, re per grazia di Dio, vi dichiaro con tutti i miei vescovi: discendi, discendi!<ref name=Cantarella139/><ref name=Duffy154>{{cita|Duffy, 2001|p. 154}}.</ref><ref name=Cantarella139/>}}
 
Nella sentenza si faceva riferimento ad un passo della [[lettera ai Galati]] di [[San Paolo]], «se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema!», insinuando così che Gregorio potesse essere perfino equiparato ai falsi profeti.<ref name=Cantarella139>{{cita|Cantarella, 2005|p. 139}}.</ref> Il concilio inviò due vescovi in Italia che ottennero un atto di deposizione da parte dei vescovi lombardi riuniti in un sinodo di [[Piacenza]].<ref>{{cita|Salvatorelli, 1940|p. 92}}.</ref><ref>{{cita|Azzara, 2006|p. 59}}.</ref> I vescovi tedeschi giustificarono la deposizione di Gregorio sostenendo la presunta irregolarità della sua elezione, avvenuta per [[acclamazione]] popolare e non secondo i canoni. Si sostenne anche che Gregorio avesse precedentemente giurato che non avrebbe mai accettato l'ufficio papale e che frequentasse intimamente alcune donne, forse un riferimento ai suoi rapporti con la contessa [[Matilde di Canossa]].<ref>{{cita|Blumenthal, 1990|p. 169}}.</ref><ref>{{cita|Cantarella, 2005|pp. 156-157}}.</ref>
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[[File:Hugo-v-cluny heinrich-iv mathilde-v-tuszien cod-vat-lat-4922 1115ad.jpg|miniatura|sinistra|verticale|Enrico IV penitente di fronte alla contessa [[Matilde di Canossa]] e ad [[Ugo di Cluny]].]]
 
Il 16 ottobre si riunì a [[Trebur]], cittadina sul [[Reno]] in [[Assia]], una [[Dieta (storia)|dieta]] di principi e vescovi per esaminare la posizione del re a cui presenziò anche il [[legato pontificio]] [[Altmann di Passavia]]. I principi dichiararono che Enrico doveva chiedere perdono al papa e impegnarsi all'obbedienza; decisero inoltre che, se entro un anno e un giorno dalla sua scomunica (ovvero entro il 2 febbraio dell'anno seguente) la condanna fosse rimasta ancora in vigore, il trono sarebbe stato considerato vacante. Preoccupato, Enrico IV rilasciò promessa scritta di obbedire alla Santa Sede e di conformarsi alla sua volontà. I principi stabilirono che si sarebbe tenuta nel febbraio 1077 ad [[Augusta (Germania)|Augusta]], in [[Baviera]], una dieta generale del regno presieduta del pontefice in persona. In quell'occasione sarebbe stata pronunciata la sentenza definitiva su Enrico.<ref name=Blumenthal170-171"ReferenceC"/><ref name="ReferenceC"Blumenthal170-171/><ref name="Cantarella=167-168" />
 
Gregorio VII ratificò l'accordo e progettò il viaggio in Germania. Enrico, necessitando dell'assoluzione papale, decise di recarsi incontro a Ildebrando e partì in dicembre attraverso le Alpi innevate. Poiché i suoi avversari, [[Rodolfo di Svevia]] e [[Bertoldo I di Zähringen]], gli impedivano l'accesso ai passi tedeschi, l'imperatore fu costretto a passare attraverso il [[passo del Moncenisio]].<ref name=Blumenthal170-171>{{cita|Blumenthal, 1990|pp. 170-171}}.</ref>
 
Il papa era nel frattempo già partito da Roma e l'8 gennaio 1077 giunse a [[Mantova]], nei possedimenti della contessa [[Matilde di Canossa|Matilde]]. Da qui la contessa lo avrebbe dovuto accompagnare fino alle [[Chiusa di Ceraino|Chiuse di Verona]], dove avrebbe trovato la scorta dei principi tedeschi sino ad Augusta, ma il gelo di quell'anno rallentò il suo viaggio. Gregorio apprese che Enrico era in marcia per incontrarlo e che era stato accolto con entusiasmo dai lombardi, che gli fornirono anche una scorta armata. Il papa, invece privo di protezione armata, non si sentiva al sicuro in Lombardia e quindi decise di arretrare e tornare sui suoi passi fermandosi a [[Canossa]], nel Reggiano, ospite di Matilde.<ref name=Blumenthal171>{{cita|Blumenthal, 1990|p. 171}}.</ref><ref name="Cantarella=167-168">{{cita|Cantarella, 2005|pp. 167-168}}.</ref>
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[[File:Canossa-three.jpg|miniatura|Enrico IV in penitenza di fronte a Gregorio VII a Canossa, in presenza di Matilde, in un dipinto di Carlo Emanuelle.]]
L'assoluzione dalla scomunica fu comunque l'esito di un negoziato prolungato e avvenne solo dietro l'assunzione di precisi impegni da parte del re. Gregorio VII affermò la suprema autorità papale sul potere laico, attribuendosi l'autorità di stabilire le condizioni in cui esso poteva esercitare il potere e in cui i sudditi erano chiamati a obbedirgli.<ref>{{cita|Salvatorelli, 1940|p. 97}}.</ref> Fu con riluttanza che Gregorio accettò il pentimento perché, concedendo l'assoluzione, la dieta dei principi di Augusta, nella quale aveva ragionevoli speranze di agire da arbitro, sarebbe diventata inutile o, se fosse riuscita a riunirsi, avrebbe cambiato completamente il suo carattere. Fu comunque impossibile negare il rientro nella Chiesa al penitente, e gli obblighi religiosi di Gregorio scavalcarono gli interessi politici.<ref name=Cantarella-170-173>{{cita|Cantarella, 2005|pp. 170-173}}.</ref><ref>{{cita|Duffy, 2001|p. 156}}.</ref>
 
La rimozione della condanna non implicò una vera riconciliazione e non vi furono basi per la risoluzione della grande questione in gioco: quella dell'investitura. Un nuovo conflitto era inevitabile per il semplice fatto che Enrico IV, naturalmente, considerava la sentenza di deposizione annullata assieme a quella di scomunica; mentre Gregorio, da parte sua, era intento a riservarsi la propria libertà di azione e non diede nessuno spunto sulla questione a Canossa.<ref name=Cantarella-170-173/>
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[[File:Rudolf von Schwaben.jpg|miniatura|verticale|Rodolfo di Svevia ferito a morte.]]
 
A giugno, Enrico escluse Rodolfo dall'Impero e iniziò a fronteggiarlo in quella che è comunemente conosciuta come la [[grande rivolta dei Sassoni]] subendo fin da subito due sconfitte: il 7 agosto 1078 nella [[battaglia di Mellrichstadt]] e il 27 gennaio 1080 in [[Battaglia di Flarchheim|quella di Flarchheim]].<ref>{{cita|Cantarella, 2005|pp. 201, 213-214}}.</ref> Di conseguenza, Gregorio scelse di schierarsi con il vincitore, l'anti-re Rodolfo, abbandonando la politica attendista. Il 7 marzo 1080 si pronunciò di nuovo per la deposizione e scomunica di Enrico.<ref>{{cita|Cantarella, 2005|pp. 216-218}}.</ref>
 
La seconda condanna papale non ebbe però le stesse conseguenze della precedente. Il re, più esperto, affrontò lo scontro con il pontefice con grande vigore rifiutando di riconoscere la condanna sostenendone l'illegalità. Convocò a [[Bressanone]] un concilio dell'episcopato tedesco; Ugo Candido fu nuovamente protagonista<ref name="candido"/> accusando il pontefice di essere un assassino e un [[eresia|eretico]].<ref>{{cita|Cantarella, 2005|pp. 226-228}}.</ref> Il 26 giugno 1080 Enrico IV dichiarò Gregorio deposto e nominò l'arcivescovo [[Guiberto di Ravenna]] come nuovo pontefice. Nella [[battaglia sull'Elster]] del 14 ottobre successivo, Rodolfo venne colpito a morte.<ref>{{cita|Duffy, 2001|p. 157}}.</ref><ref>{{cita|Blumenthal, 1990|pp. 173-174}}.</ref>
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[[File:Investiturstreit.jpg|miniatura|L'[[antipapa Clemente III]] (al centro) con l'imperatore Enrico IV. Morte di Gregorio VII.]]
 
Dopo alcuni mesi di assedio e di trattative infruttuose, Gregorio VII mandò a chiamare in soccorso [[Roberto d'Altavilla]], [[Conti e duchi di Puglia e Calabria|Duca di Puglia e Calabria]]. Avutane notizia, l'antipapa Clemente III ed Enrico IV si allontanarono da Roma.<ref name=":7">{{cita|Salvatorelli, 1940|p. 107}}.</ref><ref>{{cita|Cantarella, 2005|p. 283}}.</ref> Giunti a Roma, i Normanni, dopo un breve assedio, liberarono papa Gregorio per poi darsi ad una [[Sacco di Roma (1084)|devastazione dell'Urbe]] rendendosi responsabili di saccheggi e distruzioni peggiori di quelle del [[Sacco di Roma (410)|sacco goto]] del 410 e di [[Sacco di Roma (1527)|quello lanzichenecco]] del 1527.<ref>{{cita|Cantarella, 2005|pp. 280-284}}.</ref> [[Ugo di Flavigny]], raccontando quegli eventi, parlò di grandi misfatti, stupri e violenze, compiuti nei confronti di colpevoli ed innocenti.<ref>{{cita|Cantarella, 2005|p. 284}}.</ref>
 
La catastrofe che si era abbattuta sulla Città eterna fu il colpo definitivo che affossò definitivamente il legame tra Gregorio VII e Roma.<ref name=":7" /> Agli occhi dei romani egli non rappresentava altro se non l'uomo che aveva attirato una serie di sventure su di loro. Gregorio capì che quando le truppe normanne fossero ritornate nei loro territori, i romani avrebbero ordito la loro vendetta contro di lui.<ref group="N">[[Guido da Ferrara]] scrisse: «Offeso da questi oltraggi, il popolo romano concepì un odio inesorabile nei confronti di Ildebrando, e riversò tutto il proprio favore su Enrico, legandosi a lui con tali vincoli d'affetto che per il sovrano l'offesa subita dai Romani divenne più importante di centomila monete d'oro». In {{cita|Cantarella, 2005|p. 285}}.</ref><ref>{{cita|Cantarella, 2005|p. 285}}.</ref> Decise quindi, nel giugno del 1084, di lasciare Roma al seguito delle truppe dell'Altavilla e di partire verso il Mezzogiorno. Roma era stata lasciata sguarnita: fu facile per Clemente III, in attesa dello sviluppo degli eventi, riprendere possesso della città.<ref name=Duffy157-158>{{cita|Duffy, 2001|pp. 157-158}}.</ref><ref name=TreccaniPapi/>
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== Morte e sepoltura ==
Il 25 maggio 1085 Gregorio morì a seguito di una malattia che lo aveva colpito all'inizio dell'anno.<ref group =N>Forse l'aggravamento di un disturbo agli arti inferiori che accusava da anni che, grazie alla ricognizione cadaverica effettuata nel 1985, si può supporre che fosse di origine vascolare con [[flebite|flebiti]] acute. In {{cita|Cantarella, 2005|p. 288}}.</ref> Fu sepolto in abito pontificale in un [[sarcofago romano]] del III secolo. I Romani e diversi dei suoi più fidati sostenitori lo avevano abbandonato e i suoi fedeli in Germania si erano ridotti a un piccolo numero. Sulla sua tomba fu scolpita la frase ''Dilexi justitiam et odivi iniquitatem propterea morior in exilio'' («Ho amato la giustizia e ho odiato l'iniquità: perciò muoio in esilio») che la tradizione vuole che egli stesso avesse pronunciato in punto di morte.<ref name=Duffy157-158/><ref>{{cita|Cantarella, 2005|pp. 288-289}}.</ref><ref name=Duffy157-158/>
 
== Culto ==
[[File:Ritratto di Papa San Gregorio VII.png|miniatura|Ritratto di San Gregorio VII (XVII secolo).]]
Fu [[canonizzazione|canonizzato]] nel 1606 da [[papa Paolo V]] mentre la [[memoria liturgica]] venne fissata da [[papa Benedetto XIII]] il 25 maggio.<ref name=Treccani/>
 
Nel 1954, per volere di [[papa Pio XII]] il suo corpo fu dapprima trasportato per pochi giorni a Roma per essere esposto al pubblico e poi fu risistemato nella [[Cattedrale di Salerno|Cattedrale salernitana]] in una teca d'argento, dove si trova tuttora. Nel 1985 il suo corpo è stato oggetto di una ricognizione canonica, con esame dei suoi resti ossei, che ha anticipato la sua nascita al 1010-1015<ref>{{cita pubblicazione|autore1=Gino Fornaciari|wkautore1=Gino Fornaciari|autore2=Francesco Mallegni|titolo=La Ricognizione canonica dei resti scheletrici di S. Gregorio VII|opera=Studi Gregoriani|volume=XIII|anno=1989|pagine=402-403}}</ref> e che ha permesso uno studio [[antropologia|antropologico]] e [[paleontologia|paleopatologico]] completo effettuato dal paleopatologo [[Gino Fornaciari]] dell'Università di Pisa.<ref>{{Cita pubblicazione|autore1=Gino Fornaciari|autore2=Francesco Mallegni|autore3=Claudia Vultaggio|titolo=Il regime di vita e il quadro fisio-clinico di Gregorio VII|rivista=Rassegna Storica Salernitana, 1985|volume=II|numero=1, pp. 31-90}}</ref>
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Nonostante la sconfitta finale di Gregorio, la cosiddetta "[[riforma gregoriana]]" e la lotta per le investiture accrebbero notevolmente il potere del papato che non fu più assoggettato all'imperatore arrivando a conquistare quella "''libertas ecclesiae''" rivendicata da tempo. Durante il suo pontificato «si affermò con un'evidenza senza precedenti il concetto dell'assoluto primato del papa di Roma nell'ambito della chiesa» tanto che la struttura organizzativa ecclesiastica mutò da un modello orizzontale ad un modello piramidale con il pontefice «unico e indiscusso vertice».<ref>{{cita|Azzara, 2006|p. 57}}.</ref><ref>{{cita|Fink, 1987|pp. 43-44}}.</ref> Inoltre, la Santa Sede si trovò a capo di stati vassalli, debitori di un tributo annuale, composti principalmente dai principati [[normanni]] dell'Italia meridionale, della [[marca di Spagna]] nel sud della Francia e dai principati situati a est nelle regioni delle coste [[dalmazia|dalmate]], in [[Ungheria]] e in [[Polonia]].<ref>{{cita|Congar, 1997|p. 107}}.</ref> Anche il potente [[ordine cluniacense]] si rafforzò ulteriormente e, nel contempo, nacquero nuovi ordini come i [[camaldolesi]], i [[certosini]] e i [[cistercensi]], tutti sostenitori della riforma e del papato.<ref>{{cita|D'Acunto, 2020|pp. 169-171}}.</ref>
 
Il potere politico ed economico di questi ordini monastici, in particolare quello cluniacense prima e [[cistercensi|cistercense]] poi, fu tale che finirà per influenzare direttamente le decisioni dei principi. Al suo apice, la chiesa arrivò a dirigere la politica sociale dell'Occidente cristiano, di cui l'inizio delle [[crociate]] è un chiaro esempio. Tuttavia, nel rispetto della tradizionale divisione cristiana tra Cesare e Dio, si arrivò alla condivisione del potere tra papato e autorità secolari. D'altra parte, la sostenuta crescita economica di cui l'occidente fu protagonista non tardò a far emergere una [[borghesia|classe borghese]] che andò gradualmente ad affermarsi come una nuova forza all'interno del sistema tripartitico tipico della [[Ordini sociali feudali|società feudale]], prima composto solo da clero, nobiltà e popolo. La crisi del potere imperiale, che perdurò a lungo fino all'avvento di imperatori autoritari come [[Federico Barbarossa]], contribuì, secondo molti storici, alla nascita degli [[stati nazionali]] e, nell'Italia settentrionale, dei [[comuni medievali]]. Infine, è stato sottolineato anche come la riforma gregoriana, e in più in generale la [[riforma dell'XI secolo]], abbia dato un apporto al fenomeno noto come il "[[rinascimento del XII secolo]]".<ref name=Dacuto-12>{{cita|D'Acunto, 2020|pp. 12, 76}}.</ref><ref>{{cita|Verger, 1997|pp. 52-56}}.</ref><ref>{{Cita|Montanari, 2006|pp. 138-141}}.</ref>
 
== Gregorio e la sua "crociata" ==
Dalla metà dell'XI secolo, prese forma un pensiero gregoriano di riconquista e liberazione cristiana della Chiesa cattolica. Già nel 1074 Gregorio VII aveva concepito un progetto di [[crociata]], articolato come una risposta all'[[espansione islamica]]. Infatti, in seguito alla disfatta delle truppe bizantine nella [[battaglia di Manzicerta]] del 1071 ad opera dei [[turchi selgiuchidi]], l'[[Impero bizantino]] aveva perso gran parte della [[Siria (regione storica)|Siria]] lasciando una porta aperta al popolo musulmano verso l'[[Anatolia]].<ref>{{cita|Flori, 2002|p. 231}}.</ref><ref name=CantarellaB34>{{cita|Cantarella, 2005|p. 34}}.</ref>
 
Di fronte a questa situazione, Gregorio vide questo progresso dei turchi a discapito della [[cristianità orientale]] «il segno dell'azione del diavolo» deciso a distruggere la cristianità, devastandola dall'interno con l'eresia e la corruzione degli ecclesiastici.<ref>{{cita|Flori, 2002|p. 232}}.</ref> Questa demonizzazione dei "[[saraceni]]" da parte degli ecclesiastici cristiani fu il frutto di una costruzione retorica avversa all'[[Islam]] esistente fin dai suoi inizi e di cui [[Isidoro di Siviglia]] e l'[[Apocalisse di Pseudo-Metodio]] sono considerati i precursori.<ref>{{cita|Tolan, 2003|p. 54}}.</ref>
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== Relazioni con i regni cristiani ==
Sebbene già dalla metà del [[IX secolo]] l'orizzonte geografico del papato si fosse allargato a ben oltre Roma, il pontificato di Gregorio VII è ricordato anche per gli intensi e complessi rapporti intrapresi con i regnanti d'Europa; la sua corrispondenza giunse in [[PoloniaBoemia]], in [[BoemiaPolonia]] e innella [[RussiaRus' di Kiev]]. Scrisse in termini amichevoli al re musulmano della [[Mauritania]] e cercò senza successo di portare la [[Chiesa apostolica armena|Chiesa armena]] in comunione con Roma. Gregorio VII, tuttavia, non viaggiò molto durante il suo pontificato, preferendo affidarsi a [[legati pontifici]] di sua fiducia, quali [[Ugo di Cluny]], [[Ugo di Die]] e Amato d'Oleron, a cui conferì ampissime deleghe nelle loro missioni.<ref name=TreccaniPapi>{{Treccani|santo-gregorio-vii_(Enciclopedia-dei-Papi)/|Gregorio VII, santo}}</ref>
 
Gregorio fu particolarmente interessato alle [[Chiesa ortodossa|Chiese ortodosse orientali]]. Lo [[Grande Scisma|scisma tra Roma e la Chiesa bizantina]] fu per lui un duro colpo e lavorò lungamente per ripristinare le precedenti relazioni fraterne mantenendo i contatti con l'imperatore [[Michele VII Ducas|Michele VII]]. Quando la notizia dell'attacco arabo ai cristiani d'oriente giunse a Roma e l'imbarazzo politico dell'imperatore bizantino aumentò, Gregorio concepì il progetto di una grande spedizione militare ed esortò i fedeli a partecipare alla riconquista della [[Basilica del Santo Sepolcro]].<ref name=TreccaniPapi/>
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== Bibliografia ==
* {{cita libro|autore=Mario Ascheri|wkautore=Mario Ascheri|titolo=Introduzione storica al diritto medievale|editore=Giappichelli|anno=2007|città=Torino|isbn= 978-8834877234|cid=Ascheri, 2007|sbn=IT\ICCU\URB\0655939URB0655939}}
* {{cita libro|autore=Claudio Azzara|titolo=Il papato nel Medioevo|città=Bologna|editore=Il mulino|anno=2006|isbn=88-15-11367-3|sbn=IT\ICCU\UBO\3090966UBO3090966|cid=Azzara, 2006}}
* {{cita libro|autore=Michel Balard|autore2=Jean-Philippe Genet|autore3=Michel Rouche|titolo=Le Moyen-Age en Occident|url=https://archive.org/details/lemoyenageenocci0000bala_v1g9|anno=2003|cid=Balard, Genet e Rouche, 2003|isbn=2011455405|lingua=fr}}
* {{cita libro|autore1=[[Alessandro Barbero]]|autore2=[[Chiara Frugoni]]|titolo=Dizionario del medioevo|isbn=9788842063742|editore=Laterza|anno=2001|cid=Barbero e Frugoni, 2001|annooriginale=1994}}
* {{cita libro|autore=Ute-Renate Blumenthal|titolo=La lotta per le investiture|città=Napoli|editore=Liguori|anno=1990|isbn=88-207-1775-1|sbn=IT\ICCU\LO1\0035890LO10035890|cid=Blumenthal, 1990}}
* {{cita libro|autore=Glauco Maria Cantarella|wkautore=Glauco Maria Cantarella|titolo=Il sole e la luna : la rivoluzione di Gregorio VII|città=Roma|editore=GLF editori Laterza|anno=2005|isbn=88-420-7604-X|cid=Cantarella, 2005|sbn=IT\ICCU\RAV\1334824RAV1334824}}
* {{cita libro|autore=Glauco Maria Cantarella|titolo=Gregorio VII|città=Roma|editore=Salerni editrice||anno=2018|isbn=978-88-6973-306-2|sbn=IT\ICCU\MOD\1683122MOD1683122|cid=Catarella, 2018}}
* {{cita libro|autore=Glauco Maria Cantarella|autore2=Valeria Polonio|autore3=Roberto Rusconi|titolo=Chiesa, chiese, movimenti religiosi|edizione=4ª edizione|città=Bari-Roma|editore=GLF editori Laterza|anno=2022|isbn=978-88-581-4676-7|sbn=IT\ICCU\PBE\0187330PBE0187330|cid=Cantarella, Polonio e Rusconi, 2022}}
* {{cita libro|autore=[[Franco Cardini]]|autore2=Marina Montesano|titolo=Storia medievale|città=Firenze|editore=[[Le Monnier]] Università|anno=2006|isbn=88-00-20474-0|sbn=IT\ICCU\LIG\0029620LIG0029620|cid=Cardini e Montesano, 2006}}
* {{cita libro|autore=Jean Chélin|titolo=Histoire religieuse de l'Occident médiéval|editore=Fayard|anno=1991|isbn=9782010178177|lingua=fr|cid=Chélin, 1991}}
* {{cita libro|autore=Yves Congar|titolo=L'église de saint augustin à l'époque moderne|città=Parigi|editore=Les Éditions du Cerf|anno=1997|isbn=978-2-204-05470-6|lingua=fr|cid=Congar, 1997}}
* {{cita libro|autore=Nicolangelo D'Acunto|wkautore=Nicolangelo D'Acunto|titolo=La lotta per le investiture|editore=Carocci|anno=2020|isbn=978-88-290-0070-8|sbn=IT\ICCU\USM\2025006USM2025006|cid=D'Acunto, 2020}}
* {{cita libro|autore=Eamon Duffy|titolo=La grande storia dei papi : santi, peccatori, vicari di Cristo|url=https://archive.org/details/lagrandestoriade0000duff|città=Milano|editore=Mondadori|anno=2001|cid=Duffy, 2001|isbn=88-04-49052-7|sbn=IT\ICCU\TO0\0956146TO00956146}}
* {{cita libro|autore=Paul Fargues|titolo=Histoire du Christianisme|editore=Fischbacher|anno=1934|lingua=fr|cid=Fargues, 1934|sbn=IT\ICCU\TO0\1733685TO01733685}}
* {{cita libro|autore=[[Karl August Fink]]|titolo=Chiesa e papato nel Medioevo|città=Bologna|editore=Il mulino|anno=1987|isbn=88-15-01481-0|sbn=IT\ICCU\UMC\1000550UMC1000550|cid=Fink, 1987}}
* {{cita libro|autore=Augustin Fliche|titolo=La Réforme grégorienne et la Reconquete chrétienne (1057-1123)|editore=Bloud & Gay|anno=1950|cid=Fliche, 1950|sbn=IT\ICCU\RMS\0087299RMS0087299|lingua=fr}}
* {{cita libro|autore=[[Jean Flori]]|titolo=Guerre sainte, jihad, croisade|url=https://archive.org/details/guerresaintejiha0000flor|città=Parigi|editore=Editions du seuil|anno=2002|isbn=9782020516327|cid=Flori, 2002|lingua=fr}}
* {{cita libro|autore=Paolo Golinelli|wkautore=Paolo Golinelli|titolo=Breve storia dell'Europa medievale: uomini, istituzioni, civiltà|edizione=2ª edizione|editore=Pàtron|anno=2004|isbn=978-88-555-2749-1|sbn=IT\ICCU\MOD\0891995MOD0891995|cid=Golinelli, 2004}}
* {{cita libro|autore=Paolo Golinelli|titolo=L'ancella di san Pietro. Matilde di Canossa e la Chiesa|città=Milano|editore=Jaca Book|anno=2015|isbn=978-88-16-41308-5|sbn=IT\ICCU\PBE\0066474PBE0066474|cid=GOlinelli, 2015}}
* {{cita libro|autore=Jean-Marie Mayeur |autore2=Luce Pietri|autore3=André Vauchez|autore4=Marc Venard|autore5=Charles Pietri|opera=Histoire du christianisme|volume=tomo 5|titolo=Apogée de la papauté|anno=1995|editore=Mame|isbn=978-2718905730|lingua=fr|Mayeur et al., 1995}}
* {{cita libro|autore=Pierre Milza|titolo=Histoire de l'Italie|editore=Fayard|anno=2005|isbn=2213623910|cid=Milza, 2005|lingua=fr}}
* {{Cita libro|autore=[[Massimo Montanari]]|titolo=Storia medievale|editore=Laterza|anno=2006|ed=7|isbn=978-88-420-6540-1|cid=Montanari, 2006|sbn=IT\ICCU\AQ1\0081962AQ10081962}}
* {{cita libro|autore=Francis Rapp|titolo=Le Saint Empire romain germanique. D'Otton le Grand à Charles Quint|lingua=fr|anno=2000|editore=Tallandier|isbn=978-2235022705|cid=Rapp, 2000}}
* {{cita libro|autore=Claudio Rendina|wkautore=Claudio Rendina|titolo=I papi. Storia e segreti|editore=Newton Compton|anno=1983|isbn=8879836943|cid=Rendina, 1983}}
* {{cita libro|autore=Joseph Rovan|titolo=Histoire de l'Allemagne|editore=Seuil|anno=1994|lingua=fr|isbn=978-2020182966|cid=Rovan, 1994}}
* {{cita libro| autore= Luigi Salvatorelli|wkautore=Luigi Salvatorelli|titolo= L'Italia dei comuni| anno= 1940| editore= Mondadori| città= |cid=Salvatorelli, 1940|isbn=no|sbn=IT\ICCU\RAV\0215072RAV0215072}}
* {{cita libro|autore=Christoph Stiegemann|autore2=Matthias Wemhoff|titolo=Canossa 1077 - Erschütterung der Welt|lingua=de|anno=2006|isbn= 978-3777428659|editore=Hirmer|cid=Stiegemann e Wemhoff, 2006}}
* {{cita libro|autore=John Tolan|titolo=Les Sarrasins: L’islam dans l’imagination européenne au Moyen Âge |città=Parigi|editore=Flammarion|anno=2003|cid=Tolan, 2003|isbn=2-08-080165-1|lingua=fr }}
* {{cita libro|autore=Antonio Trama|titolo=Storia di S. Gregorio VII. scritta su documenti anche inediti|editore=Tipografia Vaticana|anno=1887|isbn=no|cid=Trama, 1887}}
* {{cita libro|autore=Jacques Verger|wkautore=Jacques Verger|titolo=Il rinascimento del XII secolo|editore=Jaca Book|collana=Eredità medievale|anno=1997|isbn=88-16-43307-8|cid=Verger, 1997|sbn=IT\ICCU\RAV\0289684RAV0289684}}
* {{cita libro|autore=Peter Wilson|titolo=Il Sacro romano impero : storia di un millennio europeo|città=Milano|anno=2018|isbn=978-88-428-2404-6|sbn=IT\ICCU\IEI\0665711IEI0665711|cid=Wilson, 2018}}
 
== Voci correlate ==
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[[Categoria:Lotta per le investiture]]
[[Categoria:Matilde di Canossa]]