|Epoca2 = 2000
|PreAttività = è un ex
|Attività = mafioso
|Attività2 = collaboratore di giustizia
|Nazionalità = italiano
}}
== Biografia ==
Fa parte della famiglia [[clan Giuliano|Giuliano]] di Forcella, il cui capostipite, ''Pio Vittorio Giuliano'', padre dei fratelli Luigi, [[Salvatore Giuliano (camorrista)|Salvatore]], Carmine, Raffaele, [[Guglielmo Giuliano|Guglielmo]], Erminia, Anna, Silvana, e Nunzio Giuliano (dissociato), era un noto contrabbandiere. Luigi era il secondo di undici figli: sei maschi e cinque femmine.
Luigi Giuliano sostituì il padre Pio Vittorio ([[19281927]]-[[2009]]<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/09/29/morto-pio-vittorio-primo-boss-dei.html|titolo=È morto Pio Vittorio primo boss dei Giuliano - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=2009-09-29|lingua=it|accesso=2024-08-18}}</ref>) alla guida della [[Clan Giuliano|famiglia]] verso la metà degli [[Anni 1970|anni settanta]]. Lo chiamavano ''Lovigino'', una storpiatura di "Luigi" e di "''love''", come lo chiamano gli americani nel [[Secondo dopoguerra in Italia|dopoguerra]], ancora stanziati tra la marina e i vicoli del [[Centro storico di Napoli|centroCentro storicoStorico]]. A 14 anni, il futuro capo, insieme a [[Giuseppe Misso]] (futuro capoclan della [[Rione Sanità|Sanità]]), rubò l'auto di uno [[Stati Uniti d'America|statunitense]]. Poco prima, al padre Pio Vittorio era stata sequestrata una [[nave]] piena di [[sigaretta|sigarette]] di [[contrabbando]]. Ma nel furto di suo figlio, Pio Vittorio trovò il giusto conforto, in quanto nell'auto venne rinvenuto un ingente quantitativo di denaro, che il ragazzino donò al padre per compensare il danno subito dal sequestro. Negli anni settanta entrò in contatto con la [[bandaBanda della Magliana]] e con [[Roberto Calvi]], per conto del quale tenterà una rapina alla [[Banca Antonveneta]] di [[Padova]] ([[1975]]), fallita per l’intervento della poliziaPolizia, nella quale, per conto di Calvi, doveva recuperare dei documenti compromettenti.
Nel frattempo Luigi dovette portare avanti gli "affari" di famiglia mentre il padre era detenuto, ma la sua abilità nel fare soldi con le sigarette non passò inosservata alla Guardia di Finanza che sequestrò interi carichi. Oltre alla Finanza dovette guardarsi dalla concorrenza di [[Michele Zaza]], che faceva leva sull'affiliazione a [[Cosa nostra]]: nel [[1979]] il clan di Forcella gli manderà un segnale gambizzando un suo nipote.<ref>{{cita libro| autore-capitolo-nome=Bruno | autore-capitolo-cognome=De Stefano | capitolo=Tutto in famiglia| titolo=I boss che hanno cambiato la storia della malavita| curatore= | anno=2018 | editore=[[Newton & Compton]] | città=Roma | ed=1 | p=217| ISBN=9788822720573 }}</ref> Nel [[1978]] fondò la Fratellanza Napoletana (la futura [[Nuova Famiglia]]), per [[Faida tra Nuova Camorra Organizzata e Nuova Famiglia|contrastare]] la [[Nuova Camorra Organizzata]] di [[Raffaele Cutolo]], che una sera di dicembre gli aveva mandato due [[Picciotto|picciotti]] di [[sgarro]] (Mario Savio detto Marittiello ‘o bellilloBellillo e Raffaele Adorasi, detto ‘O‘o nonnoNonno), con un messaggio: «Don Raffaele ha detto che gli dovete la sua parte: vuole 500 milioni subito e 50 mila lire ogni cassa di sigarette che sbarca a [[Napoli]]. Vi conviene accettare, perché altrimenti non campate tranquilli». La Fratellanza Napoletana, nata in un [[Basso (Napoli)|basso napoletano]], riuniva i Giuliano di Forcella, i [[Clan Mallardo|Mallardo]] di [[Giugliano in Campania]], e [[Clan Vollaro|Luigi Vollaro]] di [[Portici]].
Intanto Lovigino rafforzò la posizione del suo clan intrattenendo relazioni collusive con lo Stato, guadagnando una specie di extra territorialità per Forcella, dove monopolizzò, indisturbato dalle indagini, lotto e totonero (che rendevano 700 milioni alla settimana, fino anche a 6 miliardi al mese), estorsioni, pizzo, ma anche la contraffazione di abiti. Luigi Giuliano è sempre stata una figura ingombrante con una visione manageriale: grazie a lui il clan, appunto, fece il salto di qualità. Come spiegato dal PM Giuseppe Narducci, ha curato la sua immagine più di altri camorristi, dimostrando nelle situazioni difficili di avere un carisma particolare; non aveva né ville né auto di lusso, era un vero capo perché abitava in mezzo alla gente nel suo quartiere.
Una volta uno dei due figli più piccoli della famiglia andò a scommettere. Era la prima volta che il ragazzo metteva piede in una bisca, e non essendo abituato a certe regole si agitò troppo. Il proprietario lo cacciò in malo modo. Quando Giuliano seppe della cosa, mandò a chiamare il proprietario, e con un coltello da pane gli fece tagliare il dito indice con cui aveva mostrato la porta al ragazzo.
Il 15 luglio [[1982]], un mese e mezzo dopo che era finito in carcere Pio Vittorio, Luigi venne arrestato da latitante per associazione a delinquere e concorso in omicidio; al momento dell'arresto, dopo aver tentato la fuga sui tetti, disse "non mi mandate a Poggioreale se no mi ammazzano", ed è quello che in effetti stava per accadere il 14 novembre dello stesso anno quando tentarono di ucciderlo nel [[carcere di Poggioreale]], accoltellandolo durante l'ora d'aria. Il 15 aprile [[1983]] ottenne la libertà provvisoria per motivi di salute perché avrebbe sofferto di problemi cardiaci incompatibili con la detenzione. Che non fosse in splendida forma lo confermò il fatto che gli fu sospeso l'obbligo di residenza a [[Calice Ligure|Calice]], in provincia di [[Savona]], e gli fu annullato l'obbligo di firma dai Carabinieri. Gli fu concesso un mese di tempo per decidere dove farsi operare al cuore e così scelse una clinica vicino a [[Ravenna]].
Benché fisicamente non al meglio, partecipò a una rissa con un gruppo di arabi in un ristorante di [[Bologna]]. Poco dopo si diede alla latitanza. Gli investigatori sospettavano che fosse tornato a Forcella e gli fecero terra bruciata attorno arrestando in poco tempo i fratelli Raffaele, Nunzio e Salvatore.
Tornò in carcere il 19 luglio [[1985]], essendo latitante dal 6 luglio, quando decine di [[Volante (Polizia di Stato)|volanti]] e un elicottero avevano circondato il quartier generale del clan, ma Giuliano, già all'apparire in [[Via Duomo (Napoli)|via Duomo]] della prima auto della poliziaPolizia, era stato inghiottito da uno dei suoi tanti rifugi alternativi con 50 persone che si scagliarono contro i poliziottiPoliziotti per impedire l'arresto. Il blocco di tutte le stradine che conducevano a Forcella costrinse Giuliano alla resa. Nel maggio del [[1986]] iniziò uno sciopero della fame che in una settimana lo portò a perdere 10 chili; la protesta scattò quando gli fu negato il trasferimento in una clinica di [[Firenze]] per un'operazione al cuore e anche il tentativo dei suoi legali di rivolgersi al Consiglio superioreSuperiore dei diritti dell'uomo si rivelò inutile. Sei mesi dopo ingoiò un tagliaunghie ma il tempestivo intervento dei medici scongiurò il peggio. Le sue condizioni però precipitarono vedi il mancamento in aula durante l'udienza del novembre [[1987]] riguardante l'omicidio di un agente di custodia per cui verrà assolto per insufficienza di prove (il PM chiedeva l'ergastolo) con successivi festeggiamenti con fuochi d'artificio a Forcella. A dicembre il figlio di Nunzio morì per una overdose di eroina e perciò l'uomo decise di dissociarsi e di cambiare vita mettendo in difficoltà la famiglia.<ref>{{cita libro| autore-capitolo-nome=Bruno | autore-capitolo-cognome=De Stefano | capitolo=Droga, contrabbando e griffe false| titolo=I boss che hanno cambiato la storia della malavita| curatore= | anno=2018 | editore=[[Newton & Compton]] | città=Roma | ed=1 | pp=218-222| ISBN=9788822720573 }}</ref>
Restò in carcere fino agli inizi del [[1989]], quando, caduta l’ultima accusa (per l’omicidio di un affiliato alla [[Nuova Famiglia]] passato con i cutoliani, di cui era accusato da un pentito), fu rimesso in libertà. Giusto in tempo per organizzare il ricevimento per il matrimonio della figlia Gemma, passato alla storia come uno dei più sfarzosi di [[Napoli]], ma il matrimonio dovrà essere rimandato a data da destinarsi, perché la mattina del 3 marzo 1989 gli agenti bussarono alla porta. Erano lì per arrestare Luigi Giuliano, accusato di omicidio, assieme a Giuseppe Misso. Giuliano, da sempre ammalato di cuore, era allora agli arresti domiciliari per motivi di salute. Gemma Giuliano buttò via l'abito bianco e versò molte lacrime. La carcerazione di Giuliano durò un anno. Fu rimesso in libertà agli inizi del [[1990]] perché ritenuto estraneo a quel delitto. Passata la bufera, 'o reRe di Forcella per prima cosa ha voluto che quel matrimonio si facesse. Nel 1990 si sposò la figlia Gemma, con Ciro Masi, 21 anni all'epoca, mentre lei ne aveva 18.
Il 4 gennaio [[1991]], morì il suo luogotenente Antonio Capuano, ammazzato dal fratello Raffaele (in quanto sospettato di avere fatto delle avances a sua moglie Elvira Daniele); da allora Luigi Giuliano portò al collo la sua medaglietta. Nella primavera del [[1993]] Giuliano esordì nel mondo della poesia con ''Le ciliegie del dolore'', una raccolta di versi venduto a 22.000 lire e impreziosita da un'introduzione del figlio di [[Salvatore Quasimodo]]. La notizia suscitò scalpore, ma alla presentazione alla libreria Feltrinelli di Napoli Giuliano non si presentò a causa di un provvedimento di soggiorno obbligato che gli imponeva di trovarsi entro sera a [[Palata]], in [[provincia di [[Campobasso]]; il Tribunale delle Misure di prevenzione non concedette nessuna proroga ignorando la nota della casa editrice secondo la quale il boss era protagonista di ''"una catarsi umana e civile dopo aver vissuto ai margini della legalità"''. Giuliano fu anche autore di canzoni e si iscrisse alla [[SIAE]] e con l'aiuto del cognato Luigi Ponticelli, titolare di un'agenzia che gestiva diversi artisti, nelle feste di piazza molti neomelodici canteranno i suoi versi.
Nel gennaio del [[1996]], al termine di una indagineun’indagine della Squadra mobileMobile di Napoli, gli vennero sequestrati beni per 8 miliardi di lire. In quel periodo Giuliano era ricoverato per problemi cardiaci quando, per bocca anche della moglie e del suo avvocato e anche con una lettera aperte, dovette smentire le voci secondo le quali sarebbe stato intenzionato a collaborare con la giustizia sostenendo di aver rinnegato per sempre il suo passato di camorrista.<ref>{{cita libro| autore-capitolo-nome=Bruno | autore-capitolo-cognome=De Stefano | capitolo=Le poesie del boss| curatore= | anno=2018 | editore=[[Newton & Compton]] | città=Roma | ed=1 | pp=224-226| ISBN=9788822720573 }}</ref> Il 30 settembre dello stesso anno, la figlia di Luigi Giuliano e di sua moglie Carmela Marzano, Marianna, sposò il figlio primogenito di Vincenzo Mazzarella, Michele (classe [[1978]]), lui appena maggiorenne, lei non ancora diciassettenne (all'epoca era incinta di sei mesi). L’unione pose fine allo scontro con i [[clan Mazzarella|Mazzarella]], imparentati con [[Michele Zaza]], che durava da quindici anni, e consentì il controllo dei quartieri che vanno da [[Portici]] a [[San Giovanni a Teduccio]]. Luigi Giuliano fu il grande assente, si era reso latitante per riflettere, sul suggerimento del suo avvocato Anyo Arcella, di consegnarsi alla giustizia in modo da saldare i conti col passato. Il 20 novembre 'Oo Re si presentò in Questura accompagnato dal suo avvocato perché doveva scontare un residuo di pena di un anno e due mesi. I fratelli di Giuliano e qualche esponente della vecchia guardia sospettavano che l'avvocato stesse traghettando il boss verso la collaborazione con i magistrati e che ci fosse il suo zampino dietro alla progressiva presa di distanze dalla camorra. Così il 16 dicembre successivo, dopo aver cenato con la moglie di Giuliano insieme a un suo collaboratore di studio, Arcella, al volante della propria auto a due passi dal Museo Nazionale, venne affiancato da due motorini e crivellato di colpi.<ref>{{cita libro| autore-capitolo-nome=Bruno | autore-capitolo-cognome=De Stefano | capitolo=L'assassinio dell'avvocato| curatore= | anno=2018 | editore=[[Newton & Compton]] | città=Roma | ed=1 | pp=228-229| ISBN=9788822720573 }}</ref> Pochi giorni dopo vennero arrestati i fratelli di Lovigino, Guglielmo 'o Stuort, e Raffaele che decisero di collaborare (Guglielmo però a un certo punto ritrattò)
Il 17 settembre [[2002]] a sorpresa Giuliano annunciò di volersi pentire collegato in videoconferenza durante un'udienza al tribunaleTribunale di Napoli. Tra le prime rivelazioni, gli espedienti usati nelle sezioni speciali delle carceri per eludere il divieto di comunicare tra detenuti e portare messaggi all’esterno: cordicelle per calare bigliettini nelle celle, messaggi nascosti nei termosifoni (per esempio nel settore docce del carcere di [[Parma]]), la partecipazione dei detenuti alle videoconferenze nello stesso sito, una potente colla per chiudere le lettere (realizzata artigianalmente attraverso la manipolazione di un medicinale [[lassativo]], impediva di aprirle senza distruggerle), segnali per comunicare con persone che si affacciavano dalle finestre di edifici di fronte al carcere. Inoltre Giuliano svelò il patto tra Cosa nostra, camorra e 'ndrangheta per disinnescare le restrizioni del 41bis grazie al sostegno di alcuni politici con l'obiettivo di controllare il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria e insediare proprie conoscenze nei tribunali di sorveglianza.<ref>{{cita libro| autore-capitolo-nome=Bruno | autore-capitolo-cognome=De Stefano | capitolo=Il pentimento d'O rre| curatore= | anno=2018 | editore=[[Newton & Compton]] | città=Roma | ed=1 | pp=230-231| ISBN=9788822720573 }}</ref>
Giuliano ha raccontato segreti, storie vecchie di camorra e nuovi dettagli da cui hanno preso vita diversi filoni di indagine, alcuni dei quali ancora in corso. Ha raccontato di poliziotti e giudici corrotti, case d'asta truccate, tribunali compiacenti; ha fatto diverse dichiarazioni (che hanno coinvolto anche l'ex-amico [[Giuseppe Misso]]) sull'omicidio del banchiere [[Roberto Calvi]], trovato impiccato sotto il [[Ponte dei Frati Neri]] sul [[Tamigi]], a [[Londra]].
Il 21 marzo [[2005]] suo fratello Nunzio venne abbattutoucciso in un agguato di chiara matrice camorristica mentre era in sella alla propria moto con la compagna; mandanti ed esecutori non sono mai stati individuati. Il 7 dicembre [[2006]] in un circolo ricreativo di [[Baiano]] due killer fecero irruzione uccidendo Giovanni Giuliano, uno dei figli di Luigi, mentre giocava alle slot machine; il ragazzo aveva rifiutato la protezione garantita ai familiari dei pentiti e, dopo un periodo trascorso altrove, era tornato a Forcella. Tuttavia l'allora procuratoreProcuratore nazionaleNazionale antimafiaAntimafia [[Pietro Grasso]] lasciò intendere che il movente non era da ricondurre al pentimento di Luigi. Nei primi mesi del [[2007]] finirono in manette Marianna ed Erminia Giuliano, figlia e sorella di Luigi nel corso di un'operazione che smantellò un'organizzazione che smerciava droga; doveva essere arrestato anche Ciro Giuliano, cugino del capoclan, ma fu ucciso pochi giorni prima.<ref>{{cita libro| autore-capitolo-nome=Bruno | autore-capitolo-cognome=De Stefano | capitolo=La morte di Nunzio| curatore= | anno=2018 | editore=[[Newton & Compton]] | città=Roma | ed=1 | pp=233-234| ISBN=9788822720573 }}</ref>
=== Figli ===
Da Carmela Marzano (a cui è legato sentimentalmente da quando lei aveva tredici anni) ha avuto 6 figli:
* Gemma (1972), sposata dal [[1990]] con Ciro Masi.
* Pio Vittorio, morto in tenera età all'ospedale Pausilipon, nella zona di Posillipo di [[Napoli]].
* iI gemelli Nunzio (5 gennaio 1975) e Giovanni (gennaio 1975 - 7 dicembre 2006).
* Marianna (Napoli, 4 ottobre 1979), sposata con Michele Mazzarella (Napoli, 14 luglio 1978), dal 30 settembre 1996.
* Salvatore (29 gennaio [[1982]]), ultimogenito del boss. Protagonista del podcast la tigre dove racconta la sua storia
== Curiosità ==
Alla figura di Luigi Giuliano è liberamente ispirata quella del personaggio Edoardo Arenella, detto ''O' Sciarmante'', nella serie televisiva [[Gomorra - La serie|Gomorra]].<ref>{{cita web|url=https://www.youtube.com/watch?v=9ZsXXNSGns4|titolo=Paolo Di Lauro, boss di Camorra - Kings of Crime CANALE NOVE|accesso 10 gennaio 2021}}</ref>
== Note ==
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