Luigi Giuliano: differenze tra le versioni
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|Epoca2 = 2000
|PreAttività = è un ex
|Attività = mafioso
|Attività2 = collaboratore di giustizia
|Nazionalità = italiano
}}
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Fa parte della famiglia [[clan Giuliano|Giuliano]] di Forcella, il cui capostipite, ''Pio Vittorio Giuliano'', padre dei fratelli Luigi, [[Salvatore Giuliano (camorrista)|Salvatore]], Carmine, Raffaele, [[Guglielmo Giuliano|Guglielmo]], Erminia, Anna, Silvana e Nunzio Giuliano (dissociato), era un noto contrabbandiere. Luigi era il secondo di undici figli: sei maschi e cinque femmine.
Luigi Giuliano sostituì il padre Pio Vittorio ([[
Nel frattempo Luigi dovette portare avanti gli "affari" di famiglia mentre il padre era detenuto, ma la sua abilità nel fare soldi con le sigarette non passò inosservata alla Guardia di Finanza che sequestrò interi carichi. Oltre alla Finanza dovette guardarsi dalla concorrenza di [[Michele Zaza]], che faceva leva sull'affiliazione a [[Cosa nostra]]: nel [[1979]] il clan di Forcella gli manderà un segnale gambizzando un suo nipote.<ref>{{cita libro| autore-capitolo-nome=Bruno | autore-capitolo-cognome=De Stefano | capitolo=Tutto in famiglia| titolo=I boss che hanno cambiato la storia della malavita| curatore= | anno=2018 | editore=[[Newton & Compton]] | città=Roma | ed=1 | p=217| ISBN=9788822720573 }}</ref> Nel [[1978]] fondò la Fratellanza Napoletana (la futura [[Nuova Famiglia]]), per [[Faida tra Nuova Camorra Organizzata e Nuova Famiglia|contrastare]] la [[Nuova Camorra Organizzata]] di [[Raffaele Cutolo]], che una sera di dicembre gli aveva mandato due [[Picciotto|picciotti]] di [[sgarro]] (Mario Savio detto Marittiello ‘o Bellillo e Raffaele Adorasi, detto ‘o Nonno), con un messaggio: «Don Raffaele ha detto che gli dovete la sua parte: vuole 500 milioni subito e 50 mila lire ogni cassa di sigarette che sbarca a [[Napoli]]. Vi conviene accettare, perché altrimenti non campate tranquilli». La Fratellanza Napoletana, nata in un [[Basso (Napoli)|basso napoletano]], riuniva i Giuliano di Forcella, i [[Clan Mallardo|Mallardo]] di [[Giugliano in Campania]] e [[Clan Vollaro|Luigi Vollaro]] di [[Portici]].
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Una volta uno dei due figli più piccoli della famiglia andò a scommettere. Era la prima volta che il ragazzo metteva piede in una bisca e non essendo abituato a certe regole si agitò troppo. Il proprietario lo cacciò in malo modo. Quando Giuliano seppe della cosa, mandò a chiamare il proprietario, e con un coltello da pane gli fece tagliare il dito indice con cui aveva mostrato la porta al ragazzo.
Il 15 luglio [[1982]], un mese e mezzo dopo che era finito in carcere Pio Vittorio, Luigi venne arrestato da latitante per associazione a delinquere e concorso in omicidio; al momento dell'arresto, dopo aver tentato la fuga sui tetti, disse "non mi mandate a Poggioreale se no mi ammazzano", ed è quello che in effetti stava per accadere il 14 novembre dello stesso anno quando tentarono di ucciderlo nel [[carcere di Poggioreale]], accoltellandolo durante l'ora d'aria. Il 15 aprile [[1983]] ottenne la libertà provvisoria per motivi di salute perché avrebbe sofferto di problemi cardiaci incompatibili con la detenzione. Che non fosse in splendida forma lo confermò il fatto che gli fu sospeso l'obbligo di residenza a [[Calice Ligure|Calice]], in provincia di [[Savona]], e gli fu annullato l'obbligo di firma dai Carabinieri. Gli fu concesso un mese di tempo per decidere dove farsi operare al cuore e così scelse una clinica vicino a [[Ravenna]].
Benché fisicamente non al meglio, partecipò a una rissa con un gruppo di arabi in un ristorante di [[Bologna]]. Poco dopo si diede alla latitanza. Gli investigatori sospettavano che fosse tornato a Forcella e gli fecero terra bruciata attorno arrestando in poco tempo i fratelli Raffaele, Nunzio e Salvatore.
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Restò in carcere fino agli inizi del [[1989]], quando, caduta l’ultima accusa (per l’omicidio di un affiliato alla [[Nuova Famiglia]] passato con i cutoliani, di cui era accusato da un pentito), fu rimesso in libertà. Giusto in tempo per organizzare il ricevimento per il matrimonio della figlia Gemma, passato alla storia come uno dei più sfarzosi di [[Napoli]], ma il matrimonio dovrà essere rimandato a data da destinarsi, perché la mattina del 3 marzo 1989 gli agenti bussarono alla porta. Erano lì per arrestare Luigi Giuliano, accusato di omicidio, assieme a Giuseppe Misso. Giuliano, da sempre ammalato di cuore, era allora agli arresti domiciliari per motivi di salute. Gemma Giuliano buttò via l'abito bianco e versò molte lacrime. La carcerazione di Giuliano durò un anno. Fu rimesso in libertà agli inizi del [[1990]] perché ritenuto estraneo a quel delitto. Passata la bufera, 'o Re di Forcella per prima cosa ha voluto che quel matrimonio si facesse. Nel 1990 si sposò la figlia Gemma, con Ciro Masi, 21 anni all'epoca, mentre lei ne aveva 18.
Il 4 gennaio [[1991]] morì il suo luogotenente Antonio Capuano, ammazzato dal fratello Raffaele (in quanto sospettato di avere fatto delle avances a sua moglie Elvira Daniele); da allora Luigi Giuliano portò al collo la sua medaglietta. Nella primavera del [[1993]] Giuliano esordì nel mondo della poesia con ''Le ciliegie del dolore'', una raccolta di versi venduto a 22.000 lire e impreziosita da un'introduzione del figlio di [[Salvatore Quasimodo]]. La notizia suscitò scalpore, ma alla presentazione alla libreria Feltrinelli di Napoli Giuliano non si presentò a causa di un provvedimento di soggiorno obbligato che gli imponeva di trovarsi entro sera a [[Palata]], in [[provincia di
Nel gennaio del [[1996]], al termine di
Il 17 settembre [[2002]] a sorpresa Giuliano annunciò di volersi pentire collegato in videoconferenza durante un'udienza al Tribunale di Napoli. Tra le prime rivelazioni, gli espedienti usati nelle sezioni speciali delle carceri per eludere il divieto di comunicare tra detenuti e portare messaggi all’esterno: cordicelle per calare bigliettini nelle celle, messaggi nascosti nei termosifoni (per esempio nel settore docce del carcere di [[Parma]]), la partecipazione dei detenuti alle videoconferenze nello stesso sito, una potente colla per chiudere le lettere (realizzata artigianalmente attraverso la manipolazione di un medicinale [[lassativo]], impediva di aprirle senza distruggerle), segnali per comunicare con persone che si affacciavano dalle finestre di edifici di fronte al carcere. Inoltre Giuliano svelò il patto tra Cosa nostra, camorra e 'ndrangheta per disinnescare le restrizioni del 41bis grazie al sostegno di alcuni politici con l'obiettivo di controllare il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria e insediare proprie conoscenze nei tribunali di sorveglianza.<ref>{{cita libro| autore-capitolo-nome=Bruno | autore-capitolo-cognome=De Stefano | capitolo=Il pentimento d'O rre| curatore= | anno=2018 | editore=[[Newton & Compton]] | città=Roma | ed=1 | pp=230-231| ISBN=9788822720573 }}</ref>
Giuliano ha raccontato segreti, storie vecchie di camorra e nuovi dettagli da cui hanno preso vita diversi filoni di indagine, alcuni dei quali ancora in corso. Ha raccontato di poliziotti e giudici corrotti, case d'asta truccate, tribunali compiacenti; ha fatto diverse dichiarazioni (che hanno coinvolto anche l'ex-amico [[Giuseppe Misso]]) sull'omicidio del banchiere [[Roberto Calvi]], trovato impiccato sotto il [[Ponte dei Frati Neri]] sul [[Tamigi]], a [[Londra]].
Il 21 marzo [[2005]] suo fratello Nunzio venne
=== Figli ===
Da Carmela Marzano (a cui è legato sentimentalmente da quando lei aveva tredici anni) ha avuto 6 figli:
* Gemma (1972), sposata dal [[1990]] con Ciro Masi.
* Pio Vittorio, morto in tenera età all'ospedale Pausilipon, nella zona di Posillipo di [[Napoli]].
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* Marianna (Napoli, 4 ottobre 1979), sposata con Michele Mazzarella (Napoli, 14 luglio 1978), dal 30 settembre 1996.
* Salvatore (29 gennaio [[1982]]), ultimogenito del boss. Protagonista del podcast la tigre dove racconta la sua storia
== Note ==
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