Grazia Deledda: differenze tra le versioni

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{{nd||Deledda (disambigua)|Deledda}}
'''Grazia Deledda''' ([[Nuoro]], [[27 settembre]] [[1871]] - [[Roma]], [[15 agosto]] [[1936]]), fu una scrittrice [[Sardegna|sarda]], vincitrice del [[premi Nobel per la letteratura|Premio Nobel per la letteratura]] nel [[1926]].
{{Bio
|Nome = Grazia
|Cognome = Deledda
|PostCognomeVirgola = in [[lingua sarda]] '''Gràssia''' o '''Gràtzia Deledda'''<ref name=foisnasc/><ref>{{Cita web|url=http://www.sardegnacultura.it/j/v/258?s=31280&v=2&c=28531&t=7|titolo=Gràtzia Deledda|accesso=17 maggio 2020|lingua=sc|dataarchivio=18 maggio 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210518192445/http://www.sardegnacultura.it/j/v/258?s=31280&v=2&c=28531&t=7|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{Cita web|nome=Sarvadore|cognome=Serra|url=https://salimbasarda.net/grassia-deledda-unu-nobel-sardu-a-sitalia/|titolo=Gràssia Deledda, unu Nobel sardu a s'Itàlia|sito=Limba Sarda 2.0|data=3 settembre 2016|accesso=17 maggio 2020|lingua=sc}}</ref>
|Sesso = F
|LuogoNascita = Nuoro
|GiornoMeseNascita = 27 settembre
|AnnoNascita = 1871
|NoteNascita = <ref>{{cita web|url=http://www.portaleletterario.net/rubriche/grazia-deledda-di-neria-de-giovanni/572/ma-grazia-e-nata-il-27-o-il-28-settembre|titolo=Ma Grazia è nata il 27 o il 28 settembre?}}</ref><ref name=massaiu>in M. Massaiu, ''La Sardegna di Grazia Deledda'', p. 44: quattro sorelle femmine, Giovanna (6 gennaio 1874-17 gennaio 1880), Vincenza (12 dicembre 1868-27 novembre 1896), Giuseppa (19 marzo 1877-Roma 1938), Nicolina (8 maggio 1879-14 ottobre 1972); due fratelli Giovanni Santo o Santus (1864-1914) e Andrea (1866-1922)</ref>
|LuogoMorte = Roma
|GiornoMeseMorte = 15 agosto
|AnnoMorte = 1936
|Epoca = 1900
|Epoca2 = 1800
|Attività = scrittrice
|Nazionalità = italiana
|PostNazionalità = , vincitrice del [[Premio Nobel per la letteratura]] 1926. È ricordata come la seconda donna, dopo la svedese [[Selma Lagerlöf]], a ricevere il premio in questa disciplina, e l'unica donna sarda<ref name=nobel>{{Cita web|url=https://www.nobelprize.org/nobel_prizes/literature/laureates/1926/deledda-article.html|titolo=Grazia Deledda: Voice of Sardinia|accesso=10 dicembre 2017}}</ref> oltre che italiana
|Immagine = Grazia Deledda 1926.jpg
|Didascalia = Grazia Deledda nel 1926
|Didascalia2 = {{Premio|Nobel|letteratura|1926|x}}
}}
[[File:Grazia Deledda signature.jpg|miniatura|226x226px|Firma di Grazia Deledda]]
 
== Biografia ==
Nata da una [[famiglia]] benestante, esordì giovanissima (appena diciassettenne) pubblicando alcuni [[racconto|racconti]] per una [[rivista]] di [[moda]]. L'ambiente sardo non poteva offrirle la possibilità di studi regolari e così l'adolescente Deledda si fece autodidatta, munendosi di una cultura disorganica e poco approfondita.
=== Infanzia e formazione ===
[[File:Nuoro, casa di grazia deledda 01.jpg|thumb|La casa natale di Grazia Deledda a Nuoro|sinistra]]
Secondo i dati ufficiali, Grazia Deledda nacque a [[Nuoro]], il 28 settembre 1871 alle due del mattino,<ref name=foisnasc>{{cita web|url=https://www.lanuovasardegna.it/nuoro/cronaca/2016/09/27/news/fois-rende-omaggio-a-grazia-deledda-1.14165121|titolo=Fois rende omaggio a Grazia Deledda}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.luniversaleditore.it/2021/09/28/150-anni-fa-nasceva-grazia-deledda/|titolo=L'almanacco de “il Caffè”: 150 anni fa nasceva Grazia Deledda}}</ref> quarta di sette tra figli e figlie,<ref name=massaiu /><ref name=massaiu>in M. Massaiu, ''La Sardegna di Grazia Deledda'', p. 44: quattro sorelle femmine, Giovanna (6 gennaio 1874-17 gennaio 1880), Vincenza (12 dicembre 1868-27 novembre 1896), Giuseppa (19 marzo 1877-Roma 1938), Nicolina (8 maggio 1879-14 ottobre 1972); due fratelli Giovanni Santo o Santus (1864-1914) e Andrea (1866-1922)</ref> da famiglia benestante.<ref name=senato /> Sebbene la data riportata nell'atto presso il [[Registro dello stato civile|registro di Stato Civile]]<ref>{{Cita web|url=https://www.antenati-italiani.org/it/registri/nuoro/stato-civile-italiano/26828-nati-1871|titolo=Atto n. 136 del 30 set 1871|sito=www.antenati-italiani.org|accesso=2023-03-16}}</ref> di Nuoro sia il 28 settembre, era allora usanza registrare i bambini diversi giorni dopo la nascita. La stessa scrittrice ne specifica infatti il giorno in diverse lettere indirizzate all'allora fidanzato, Andrea Pirodda: nella prima, datata 10 dicembre 1892, scrive: «Il mio compleanno cade il 27 settembre» e in un'altra dell'11 maggio 1893 ribadisce: «Io non sono certa se ho venti o ventun anni compiuti; neanche mia madre ne è certa, ma è più probabile che ne abbia ventuno che venti. Sono vecchia, non è vero? La nostra vecchia serva, che ho interrogato a proposito, dice che a lei sembra ne abbia venti; ciò che si ricorda bene è che son nata una sera verso le otto, il giorno di San Cosimo, cioè il 27 settembre. Questo lo sapevo già».<ref name=massaiu /><ref>{{cita web|autore=Tribunale dello Stato Civile di Nuoro|via=FamilySearch.com|url=https://familysearch.org/ark:/61903/1:1:Q2M9-TX38|data=1866-1915|titolo=Grazia Deledda, 28 Sep 1871|tipo=FHL microfilm|id=001962087|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20161001162027/https://familysearch.org/ark:/61903/1:1:Q2M9-TX38|}}</ref>
 
Il padre, Giovanni Antonio Deledda, era laureato in legge ma non esercitò la professione. Era un benestante [[imprenditore]] e possidente, si occupava di commercio e agricoltura; si interessava di poesia e componeva egli stesso versi in sardo; aveva fondato una [[tipografia]] e stampava una [[rivista]]. Fu [[Sindaci di Nuoro|sindaco di Nuoro]] nel [[1863]]. La madre era Francesca Cambosu, descritta come donna di severi costumi; dedita alla casa, educò lei la figlia.<ref name=Turchi>{{cita|Turchi|pp. 9-20}}.</ref><ref>{{Cita web | url= http://www.isresardegna.it/index.php?xsl=528&s=63716&v=2&c=4264 | titolo=Biografia | sito=Istituto Superiore Etnografico della Sardegna | accesso= 5 aprile 2023 | urlarchivio= https://web.archive.org/web/20221205034010/http://www.isresardegna.it/index.php?xsl=528&s=63716&v=2&c=4264 | dataarchivio= 5 dicembre 2022 | urlmorto= no }}</ref>
Riuscì a pubblicare il suo primo [[romanzo]], "Fior di Sardegna", nel [[1892]] ed un altro suo scritto, "Le vie del male" (in cui si precisano il suo stile, i suoi limiti regionali ed i suoi interessi morali), fu positivamente recensito da [[Luigi Capuana]].
 
Dopo aver frequentato le scuole elementari fino alla classe quarta, Grazia fu seguita privatamente dal professor Pietro Ganga, docente di lettere italiane, latine e greche che parlava francese, tedesco, portoghese, spagnolo. Ganga le impartì lezioni di base di [[Lingua italiana|italiano]], [[Lingua latina|latino]] e [[Lingua francese|francese]].<ref group="N">I costumi dell'epoca non consentivano alle ragazze un'istruzione oltre quella primaria e, in generale, degli studi regolari.</ref> Quella con Ganga fu anche un'amicizia diretta e profonda, testimoniata da un appassionato epistolario.<ref>Grazia Deledda, Giovanna cerina (a cura di), ''Un'amicizia nuorese. Lettere inedite a Pietro Ganga (1898-1905)'', Rubbettino, 2019 - ISBN 8849858310</ref> Proseguì la sua formazione da [[autoformazione|autodidatta]], e sviluppò un particolare amore per la [[letteratura greca]].<ref name=senato />
Nel [[1899]], in seguito al suo [[matrimonio]] con Palmiro Madesani, modesto funzionario dello Stato, si trasferì a [[Roma]]. La distanza dalla [[Sardegna]] agì positivamente su di lei, smussandone il regionalismo e sublimando il [[folklore]] sardo dei suoi scritti in una certa atmosfera fiabesca, adattissima agli interessi psicologici e morali dell'autrice.
 
Secondo alcune letture, fra cui Collu e Petrignani, Deledda avrebbe affrontato un lungo corpo-a-corpo per dar forma alle aspirazioni profonde e rispondere alla voce interiore che la chiamava irresistibilmente alla scrittura, soprattutto contro la piccola e chiusa società di Nuoro in cui il destino della donna, si è detto, non poteva oltrepassare il limite di «figli e casa, casa e figli». Reagì, Deledda, rivelando così da protagonista il travaglio della crisi epocale del mondo patriarcale contadino e pastorale, incapace ormai di contenere e promuovere le istanze affioranti nelle nuove generazioni. Il bisogno di realizzarsi in spazi sociali aperti e vasti, la progressiva coscienza delle proprie capacità e il confronto con modelli comportamentali diversi da quelli imposti poteva indurla ad assumere altre identità. Ma questo rischio era lontano dai suoi intendimenti. Se l’identità da un lato non può pensarsi stagnante, immobile e senza relazioni nutritive, dall’altro assumere l’identità di un altro significa perdere la propria, dare l’identità a un altro significa sottrargli la sua. La giovane ha seguito una strada esemplare: ha fatto esplodere le contraddizioni di una società ormai in declino (secondo le dette fonti), ma senza tradirne la radice identitaria profonda che la distingue da tutte le altre. La sua ribellione è stata interpretata come un «tradimento». Invece, tutta la sua opera testimonia l’opposto.<ref>{{Cita pubblicazione|autore=Ugo Collu|autore2=|autore3=|titolo=Grazia Deledda, Nobel tragico & meritato|rivista=Studi Cattolici|numero=710}}</ref><ref>Cfr. anche [[Sandra Petrignani]], ''[[La scrittrice abita qui]]'', cap. I, dedicato a Grazia Deledda.</ref>
La vita della Deledda non fu particolarmente ricca di avvenimenti, ma fu molto feconda dal punto di vista letterario, scandita com'era dall'uscita quasi annuale dei suoi romanzi. Nel [[1926]] le fu assegnato il [[premio Nobel]] per la [[letteratura]]. Morì a [[Roma]] dieci anni dopo.
 
Importante per la sua formazione [[Letteratura|letteraria]], nei primi anni della sua carriera da scrittrice, fu l'amicizia con lo scrittore, archivista e storico dilettante [[Sassari|sassarese]] [[Enrico Costa (scrittore)|Enrico Costa]],<ref>{{Cita web | url= https://www.sardegnacultura.it/j/v/253?s=20110&v=2&c=2475&c1=2734&visb=&t=1 | titolo=Enrico Costa | sito= Sardegna Cultura | accesso= 5 aprile 2023 | urlarchivio= https://web.archive.org/web/20230405193706/https://www.sardegnacultura.it/j/v/253?s=20110&v=2&c=2475&c1=2734&visb=&t=1 | dataarchivio= 5 aprile 2023 | urlmorto= no }}</ref> che per primo ne comprese il talento. Per un lungo periodo scambiò delle lettere con lo scrittore calabrese Giovanni De Nava,<ref>{{Cita libro|titolo= La quercia e la rosa. Storia di un amore importante di Grazia Deledda, con lettere|autore= Ludovica De Nava |url=https://www.unilibro.it/libro/de-nava-ludovica/quercia-rosa-storia-amore-importante-grazia-deledda-lettere-autografe/9788864291581|editore= Il Maestrale|anno= 2015|ISBN=9788864291581|accesso= 5 aprile 2023 |urlarchivio=https://archive.is/20230405204331/https://www.unilibro.it/libro/de-nava-ludovica/quercia-rosa-storia-amore-importante-grazia-deledda-lettere-autografe/9788864291581 |dataarchivio= 5 aprile 2023 |urlmorto= no }}</ref> che si complimentava del talento della giovane scrittrice. Queste missive poi si trasformarono in lettere d'amore in cui si scambiavano dolci poesie. Poi, per l'assenza di risposte da parte di Giovanni per un lungo periodo, smisero di scriversi.
Sospese com'erano tra [[Verismo]] e [[Decadentismo]], le opere della Deledda testimoniarono in maniera molto chiara di questo passaggio, sia contenutisticamente che formalmente: dall'interesse per la cultura tradizionale sarda passarono alla vera e propria analisi psicologica, al cospetto della quale l'ambiente isolano veniva trasformato in un puro e semplice sfondo.
 
La famiglia fu colpita da una serie di disgrazie: il fratello maggiore, Santus, abbandonò gli studi e divenne alcolizzato; il più giovane, Andrea, fu arrestato per piccoli furti. Il padre morì per una crisi cardiaca il 5 novembre 1892 e la famiglia dovette affrontare difficoltà economiche. Quattro anni più tardi morì anche la sorella Vincenza.<ref name=Turchi/>
Il figlio della scrittrice, [[Sardus Madesani]], ha tentato con moderato esito di seguire le orme letterarie materne.
 
=== Attività letteraria giovanile ===
È possibile scaricare alcune delle sue opere da qui: [http://www.liberliber.it/biblioteca/d/deledda/index.htm]
[[File:Portrait of Grazia Deledda by Plinio Nomellini, 1914.jpg|miniatura|Ritratto di Grazia Deledda, di [[Plinio Nomellini]], 1914|243x243px]]
Nel 1887 inviò a Roma alcuni racconti (''Sangue sardo'' e ''Remigia Helder''), pubblicati dall'editore [[Edoardo Perino]] sulla [[rivista]] "L'ultima moda", diretta da Epaminonda Provaglio.<ref name=senato /><ref name="marrocu">Luciano Marrocu, ''Deledda: una vita come un romanzo'', Donzelli editore, 2016 - ISBN 886843590X</ref> Sulla stessa rivista venne pubblicato a puntate il romanzo ''Memorie di Fernanda''. Nel 1890 uscì a puntate sul quotidiano di Cagliari ''L'avvenire della Sardegna'', con lo pseudonimo '''Ilia de Saint Ismail''', il romanzo ''Stella d'Oriente'',<ref name=marrocu /> e a Milano, presso l'editore Trevisini, ''Nell'azzurro'', un libro di novelle per l'infanzia.
 
Deledda incontrò l'approvazione di letterati quali [[Angelo De Gubernatis|Angelo de Gubernatis]] e [[Ruggiero Bonghi]], che nel 1895 accompagnò con una sua prefazione l'uscita del romanzo ''Anime oneste''.<ref name="sapegno">{{cita|Sapegno|pp. I-XXVIII}}.</ref> Collaborò inoltre con riviste sarde e continentali, quali ''La Sardegna'', ''Piccola rivista'' e ''[[Nuova Antologia]]''. L'intervento di Bonghi (letterato, deputato e ministro della Pubblica Istruzione) fu notevole in quanto questi considerava il romanzo come inutile, dannoso, anzi uno dei maggiori strumenti del dissolvimento intellettuale e morale che attingevano la società del tempo; eppure delle anime oneste del titolo intravvide una reale onestà che lo spinse a sbilanciarsi favorevolmente.<ref name=marrocu />
[[Categoria:Scrittori italiani]]
 
[[Categoria:Premi Nobel per la letteratura]]
Fra il 1891 e il 1896, sulla ''Rivista delle tradizioni popolari italiane'', diretta da Angelo de Gubernatis, venne pubblicato a puntate il [[saggio]] ''Tradizioni popolari di Nuoro in Sardegna'', introdotto da una citazione di [[Lev Tolstoj|Tolstoi]], prima espressione documentata dell'interesse della scrittrice per la letteratura russa. Seguirono romanzi e racconti di argomento isolano. Nel 1896 il romanzo ''[[La via del male (Deledda)|La via del male]]'' fu recensito in modo favorevole da [[Luigi Capuana]],<ref name=sapegno/> che ne scrisse anche la prefazione.<ref name=senato>[[Senato della Repubblica]], MinervaWeb, ''[https://www.senato.it/4800?newsletter_item=18609&newsletter_numero=1513# Grazia Deledda]'', n. 68 (nuova serie), maggio 2022</ref> Nel 1897 uscì una raccolta di poesie, ''Paesaggi sardi'', edita da Speirani.
[[en:Grazia Deledda]]
 
[[eo:Grazia DELEDDA]]
=== Maturità ===
[[pl:Grazia Deledda]]
[[File:Grazia Deledda.jpg|thumb|Ritratta assieme al marito e al figlio (circa 1905)]]
Conclusa la tesa relazione con il maestro elementare Andrea Pirodda, il 22 ottobre 1899 si trasferì a [[Cagliari]],<ref>{{Cita libro|autore=Maria Elvira Ciusa|titolo=Grazia Deledda. Una vita per il Nobel|annooriginale=2016|editore=Carlo Delfino|p=43}}</ref> in via San Lucifero (strada in cui fece abitare Anania, protagonista di ''[[Cenere (romanzo)|Cenere]]'');<ref name="marrocu" /> in questa città conobbe Palmiro Madesani, un funzionario del [[Ministero dell'economia e delle finanze|Ministero delle finanze]],<ref>{{Cita news|url=http://www.ladonnasarda.it/magazine/chi-siamo/6113/l-eros-tenuto-segreto-di-grazia-deledda.html|titolo=L'eros tenuto segreto di Grazia Deledda - La Donna Sarda|accesso=17 ottobre 2016|urlmorto=sì|pubblicazione=|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20161019011726/http://www.ladonnasarda.it/magazine/chi-siamo/6113/l-eros-tenuto-segreto-di-grazia-deledda.html|dataarchivio=19 ottobre 2016}}</ref> che sposò a Nuoro due mesi dopo, l'11 gennaio [[1900]],<ref>{{Cita web|url=https://www.antenati-italiani.org/it/registri/nuoro/stato-civile-italiano/26829-matrimoni-1900|titolo=Atto n. 1 dell'11 gen 1900}}</ref> portata all'altare dallo zio prete Salvatore Cambosu, essendo il padre morto da tempo.<ref name="marrocu" /> Madesani era originario di Cicognara di [[Viadana]], in [[provincia di Mantova]], dove anche Grazia Deledda visse per un periodo. Dopo il matrimonio, Madesani lasciò il lavoro di funzionario statale per dedicarsi all'attività di agente letterario della moglie.<ref name="senato" /> La coppia si trasferì a Roma nel 1900, dove condusse una vita appartata. Ebbero due figli, Franz e Sardus.<ref name="senato" />
 
Nel [[1903]] la pubblicazione di ''[[Elias Portolu]]'' la confermò come scrittrice e l'avviò a una fortunata serie di [[romanzo|romanzi]] e [[Opera teatrale|opere teatrali]]: ''Cenere'' ([[1904]]), ''[[L'edera (romanzo)|L'edera]]'' ([[1908]]), ''Sino al confine'' ([[1910]]), ''Colombi e sparvieri'' ([[1912]]), ''[[Canne al vento]]'' ([[1913]]), ''L'incendio nell'oliveto'' ([[1918]]), ''Il Dio dei venti'' ([[1922]]). Da ''Cenere'' fu tratto un [[film]] interpretato da [[Eleonora Duse]]. La prima candidatura al Premio Nobel per la letteratura, sul quale si discusse presso l'apposita commissione dell'[[Accademia svedese|Accademia di Svezia]], data al 1913. Uno dei più convinti sostenitori delle ripetute candidature di Deledda fu [[Carl Bildt (1850-1931)|Carl Bildt]], ambasciatore di Svezia a Roma e membro dell'Accademia, ma la prima fu proposta da [[Karl August Hagberg]], che aveva tradotto Deledda in svedese.
{{q|''Sogno un giorno di poter diradare con un mite raggio le foschie ombrose dei nostri boschi, narrare intera la vita e le passioni del mio popolo, così diverso dagli altri, così vilipeso e dimenticato e perciò più misero nella sua fiera primitiva ignoranza.''|Grazia Deledda, lettera a [[Stanis Manca]], ante 1891<ref>Citato in [[Rai Cultura]], "''[https://www.raicultura.it/letteratura/articoli/2018/12/Grazia-Deledda-la-sua-storia-e-la-sua-Sardegna-6380d584-98f4-4b9f-8be3-a2d2947d56cd.html Grazia Deledda, la sua storia e la sua Sardegna]''"</ref>}}[[File:Graziadeledda.jpg|thumb|In una fotografia nei tardi anni]]La sua opera fu apprezzata da [[Giovanni Verga]], oltre che da scrittori più giovani come [[Enrico Thovez]], [[Emilio Cecchi]], [[Pietro Pancrazi]], [[Antonio Baldini]].<ref>Mario Miccinesi, ''Notizie biografiche'', in ''Grazia Deledda'', Edizioni Il Castoro, 1975, p. 118.</ref> Fu riconosciuta e stimata anche all'estero: David Herbert Lawrence scrisse la prefazione della traduzione in inglese de ''La madre''. Deledda fu anche traduttrice: è sua infatti una versione in lingua italiana di [[Eugenia Grandet (romanzo)|''Eugénie Grandet'']] di [[Honoré de Balzac]].
 
Dal 1909 le sue opere furono illustrate da [[Giuseppe Biasi]], con il quale intrattenne anche un carteggio.<ref>Centro di Studi Filologici Sardi, ''[https://www.filologiasarda.eu/files/documenti/pubblicazioni_pdf/cfsbiasi/08appendice.pdf Lettere e cartoline di Grazia Deledda a Giuseppe Biasi]''</ref>
 
Grazia Deledda, fuori dall'isola, era solita stringere amicizia e confrontarsi con personaggi internazionali, anche di piccolo calibro, che solevano frequentare il suo salotto.<ref name=":2">{{Cita web|url=https://ricerca.gelocal.it/lanuovasardegna/archivio/lanuovasardegna/2005/11/04/SN8PO_SN803.html|titolo=Il libro della saggista Angela Guiso riscopre una Deledda internazionale - La Nuova Sardegna|sito=Archivio - La Nuova Sardegna|accesso=14 aprile 2021|dataarchivio=14 aprile 2021|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210414175745/https://ricerca.gelocal.it/lanuovasardegna/archivio/lanuovasardegna/2005/11/04/SN8PO_SN803.html|urlmorto=sì}}</ref><ref name=":0">{{Cita pubblicazione|anno=2006|mese=Agosto|titolo=I temi, i luoghi e i personaggi di Grazia Deledda. Un Saggio di Angela Guiso per riconsiderare il ruolo della scrittrice nella letteratura italiana e Mondiale|rivista=Il Messaggero Sardo|url=http://www.regione.sardegna.it/messaggero/2006_agosto_19.pdf}}</ref><ref name=":1">{{Cita libro|autore=Angela Guiso|titolo=Grazia Deledda. Temi, Luoghi, Personaggi|anno=2005|editore=IRIS|città=Oliena}}</ref>
Fu anche una donna sensibile al sociale, insegnò lettere all'Asilo Lazio,<ref>{{Cita web |url=https://fondazionesslazio.org/2-giugno-1921-2021-nel-centenario-dellelevazione-ad-ente-morale-le-adesioni-alla-fondazione-s-s-lazio-1900-di-tanti-volti-noti/ |titolo=2 giugno 1921 – 2021: nel centenario dell’elevazione ad Ente Morale, le adesioni alla Fondazione S.S. Lazio 1900 di tanti volti noti. |autore= |sito=fondazionesslazio.org |data= |lingua= |accesso=2 novembre 2022 |dataarchivio=29 novembre 2022 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20221129104040/https://fondazionesslazio.org/2-giugno-1921-2021-nel-centenario-dellelevazione-ad-ente-morale-le-adesioni-alla-fondazione-s-s-lazio-1900-di-tanti-volti-noti/ |urlmorto=sì }}</ref> creato dalla Società Podistica Lazio nel 1915.<ref>{{Cita web|url=https://www.romasportspettacolo.it/la-fondazione-lazio-per-il-sociale/ |titolo=LA FONDAZIONE LAZIO PER IL SOCIALE |autore= |sito=romasportspettacolo.it |data= |lingua= |accesso=2 novembre 2022}}</ref>
 
==Prima donna candidata al Parlamento italiano==
Nel marzo del 1909, alla presentazione delle liste per le elezioni alla [[XXIII legislatura del Regno d'Italia]], il nome di Grazia Deledda comparve al collegio di Nuoro della [[Camera dei deputati (Italia)|Camera]] per il [[Partito Radicale Italiano]]. Non solo si trattava della prima volta che una donna veniva candidata,<ref name="togno">[[Messaggero Sardo]], ''[http://www.regione.sardegna.it/messaggero/1988_marzo_25.pdf Grazia Deledda la prima candidata] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20221210105217/https://www.regione.sardegna.it/messaggero/1988_marzo_25.pdf|date=10 dicembre 2022}}'', di Eugenia Tognotti, marzo 1988</ref> ma ancora le donne in Italia non potevano votare, malgrado la questione fosse oggetto di sempre più vivo [[Suffragio femminile in Italia|pubblico dibattito]].<ref>Peraltro, al suffragio universale maschile ci si avvicinerà solo con la successiva [[XXIV legislatura del Regno d'Italia|XXIV legislatura]].</ref> Perciò la candidatura è stata interpretata come una provocazione, per il suffragio femminile e contro il candidato 'ministeriale', l'avvocato di [[Orani (Italia)|Orani]] [[Antonio Luigi Are]],<ref name=senato /> e fu accompagnata da polemiche sulla stampa non solo locale. Su ''[[La Tribuna]]'', ad esempio, Giuseppe Piazza dubitava che la scrittrice potesse avere qualità adatte al ruolo in quanto "''anziché un'adeguata preparazione per presieder domani una qualche Commissione di bilancio ha impiegato la sua vita in due cose, a scriver romanzi e a partorire degli ottimi figliuoli... Due cose delle quali l'ultima soprattutto è troppo grande per darle tempo e volontà di essere femminista e «deputata»''".<ref name=togno /><ref>''[[La Tribuna]]'', "''La prima candidata! Grazia Deledda a Nuoro''", di Giuseppe Piazza, 7 marzo 1909</ref> Il partito l'aveva invece selezionata sulla base di alcuni requisiti fra cui buona cultura, rispettabile posizione sociale, trasversalità nei consensi elettorali, e si ipotizza che fra i sostenitori vi fossero, oltre al poeta [[Sebastiano Satta]], anche ambienti di Roma, città in cui Deledda viveva ormai da 9 anni.<ref name="ortomari">''[[L'Ortobene]]'', ''[https://www.ortobene.net/cronaca-di-una-incomprensione/ Cronaca di una incomprensione]'', di Francesco Mariani, 29 Novembre 2021</ref>
 
Ad esito della consultazione, Deledda ottenne 34 voti, di cui 31 contestati;<ref name=senato /><ref>[[Avanti!]], ''[https://avanti.senato.it/js/pdfjs-dist/web/viewer.html?file=/files/reader.php?f%3DAvanti%201896-1993%20PDF/5.%20Avanti%20Ed.%20Nazionale%201909-1911%20OCR/RAV0037037_1909_0068.PDF I risultati delle elezioni di ieri]'', 8 maggio 1909.</ref> vinse l'avvocato Are, la cui elezione dovette però essere ripetuta.<ref>L'elezione fu annullata su proposta della [[Giunta parlamentare#Giunta delle elezioni|Giunta delle elezioni]] in quanto al giorno del voto non erano ancora trascorsi i richiesti 6 mesi dalla cessazione dalle funzioni di [[Sindaci di Nuoro|sindaco di Nuoro]]; si vedano i relativi [https://storia.camera.it/regno/lavori/PDF/RI_LEG23/unica/01153.pdf Atti Parlamentari]. Are fu rieletto e poté prestare giuramento il successivo 27 giugno 1909 ([https://storia.camera.it/regno/lavori/PDF/RI_LEG23/unica/03121.pdf Atti Parlamentari relativi]).</ref>
 
== Il premio Nobel ==
[[File:GraziaDeledda.ogg|thumb|Discorso in occasione del premio Nobel (1926)]]
[[File:Tomba di Grazia Deledda.JPG|thumb|La tomba della scrittrice nella [[Chiesa della Madonna della Solitudine|chiesa della Solitudine]] a [[Nuoro]]|260x260px]]
Il 10 dicembre [[1927]]<ref>{{Cita web|url=https://www.nobelprize.org/nobel_prizes/literature/laureates/1926/|titolo=The Nobel Prize in Literature 1926}}</ref> le venne conferito il [[premio Nobel per la letteratura]] [[1926]], «per la sua potenza di scrittrice, sostenuta da un alto ideale, che ritrae in forme plastiche la vita quale è nella sua appartata isola natale e che con profondità e con calore tratta problemi di generale interesse umano». Deledda è stata la prima donna italiana a vincere il premio Nobel.<ref name=":3">{{Cita web|url=http://piras-sassari.blogautore.repubblica.it/2016/11/23/la-strada-per-il-nobel-la-soluzione-vincente-di-grazia-deledda/|titolo=La strada per il Nobel, la soluzione vincente di Grazia Deledda|autore=Angela Guiso|sito=La Nuova Sardegna|accesso=14 aprile 2021}}</ref>
 
==La morte==
Un tumore di cui soffriva da tempo la portò alla morte nel [[1936]], quasi dieci anni dopo la vittoria del premio. Sulla data del giorno di morte c'è controversia: alcune fonti riportano il 15 agosto,<ref name=senato /><ref>Fra queste:
*{{cita web|url=http://www.isresardegna.it/index.php?xsl=528&s=63716&v=2&c=4264|titolo=Museo Deleddiano}}
*Maria Tettamanzi,''Deledda'', Editrice La Scola, Brescia 1969,
*{{cita|M. Giacobbe|p. 7 }}.
*Vittorio Spinazzola, ''Cronologia'', in Grazia Deledda, ''Romanzi Sardi'', Mondadori, Milano 1981,
*Anna Dolfi, ''Nota Biobibliografica'' in {{cita testo |autore= Grazia Deledda |titolo=Dieci Romanzi |data=1994 |editore=Newton Compton |città=Roma|SBN=BVE0069091}}
*{{cita|A. Bocelli| Enciclopedia italiana}}</ref>
altre il 16.<ref>
* {{cita|M.Miccinesi|p. 118 }}
* {{cita|Turchi|p. 16}}
* {{cita|A. Pellegrino,Dizionario Biografico degli Italiani}}.</ref>
 
Le spoglie di Deledda trovarono sepoltura nel [[cimitero del Verano]] a [[Roma]], dove rimasero fino al [[1959]] quando, su richiesta dei familiari della scrittrice, furono traslate nella sua città natale. Da allora sono custodite in un sarcofago di granito nero levigato nella [[Chiesa della Madonna della Solitudine|chiesetta della Madonna della Solitudine]], ai piedi del [[monte Ortobene]], che tanto aveva decantato in uno dei suoi ultimi lavori. La sistemazione della tomba fu a carico dello stato italiano, che appositamente promulgò la legge 5 gennaio 1953, n. 2.<ref>Normattiva, ''[https://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:1953-01-05;2!vig=2022-02-02 Legge 5 gennaio 1953, n. 2]''</ref>
 
Lasciò incompiuta la sua ultima opera, ''Cosima, quasi Grazia'', autobiografica, che apparirà in settembre di quello stesso anno sulla rivista ''Nuova Antologia'', a cura di Antonio Baldini, e che poi verrà edita col titolo ''Cosima''.
 
La sua [[casa natale di Grazia Deledda|casa natale]], nel centro storico di Nuoro (nel rione ''Santu Predu''), è adibita a museo.<ref>{{cita web|url=http://www.sardegnacultura.it/j/v/253?s=19511&v=2&c=2487&c1=2124&t=1|titolo=Museo Deleddiano|accesso=20 febbraio 2014|dataarchivio=12 agosto 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200812011443/http://www.sardegnacultura.it/j/v/253?s=19511&v=2&c=2487&c1=2124&t=1|urlmorto=sì}}</ref>
 
== Critica ==
La critica in generale tende a incasellare la sua opera di volta in volta in questo o in quell{{'}}''-ismo'': regionalismo, verismo, decadentismo, oltre che nella [[letteratura della Sardegna]]. Altri [[Critica letteraria|critici]] invece preferiscono riconoscerle l'originalità della sua poetica.
 
Il primo a dedicare a Grazia Deledda una monografia critica a metà degli [[Anni 1930|anni trenta]] fu [[Francesco Bruno (critico letterario)|Francesco Bruno]].<ref>Francesco Bruno, ''Grazia Deledda'', Di Giacomo, Salerno 1935.</ref> Negli [[Anni 1940|anni quaranta]]-[[Anni 1950|cinquanta]], [[Anni 1960|sessanta]], nelle storie e nelle antologie scolastiche della [[letteratura italiana]], la presenza di Deledda ha rilievo critico e numerose pagine antologizzate, specialmente dalle novelle.
 
Tuttavia parecchi critici italiani avanzavano riserve sul valore delle sue opere. I primi a non comprendere Deledda furono i suoi stessi conterranei. Gli intellettuali sardi del suo tempo si sentirono traditi e non accettarono la sua operazione letteraria, con l'eccezione di alcuni: [[Enrico Costa (scrittore)|Costa]], [[Salvator Ruju|Ruju]], [[Giuseppe Biasi|Biasi]]. Le sue opere le procurarono le antipatie degli abitanti di Nuoro, in cui le storie erano ambientate. I suoi concittadini erano infatti dell'opinione che descrivesse la Sardegna come terra rude, rustica e quindi arretrata.<ref>{{cita|Turchi|p. 15}}.</ref>
 
Più recentemente, le opere e i saggi di Deledda sono stati reinterpretati e ristudiati da altri corregionali.<ref name=":2" /> Tra questi si possono citare [[Neria De Giovanni]]<ref>{{cita news|url=https://www.unionesarda.it/articolo/cultura/2019/05/26/premio-susanna-agnelli-a-neria-de-giovanni-8-884894.html|titolo=Il Premio Susanna Agnelli a Neria De Giovanni|pubblicazione=[[L'Unione Sarda]]|data=26 maggio 2019|accesso=14 aprile 2021}}</ref><ref>{{cita video|url=https://www.raiplay.it/video/2017/11/Gli-Speciali-di-Rai-Scuola---Come-il-vento-che-forgia-le-cose-adb85031-4f51-4b19-910f-1731ddd06c11.html|titolo=Come il vento che forgia le cose|editore=[[Rai]]|accesso=14 aprile 2021}}</ref><ref>{{cita news|url=https://www.ansa.it/sardegna/notizie/2017/11/23/a-neria-de-giovanni-premio-italia-donna_2262fcc3-d0e1-4ae9-929d-ff696b13f055.html|titolo=A Neria De Giovanni Premio Italia Donna|pubblicazione=[[ANSA]].it|data=23 novembre 2017|accesso=14 aprile 2021}}</ref> (che pur marcando le radici sarde di Deledda le riconosce una dimensione che va oltre l'ambito geoculturale isolano,<ref>{{cita web|url=http://www.tottusinpari.it/2015/07/10/intervista-a-neria-de-giovanni-presidente-dellassociazione-internazionale-dei-critici-letterari-e-tra-le-massime-esperte-del-premio-nobel-grazia-deledda-a-cui-ha-dedicato-dodici-vo/|titolo=
Intervista a Neria De Giovanni, presidente dell’Associazione Internazionale dei Critici Letterari|data=10 luglio 2015|accesso=14 aprile 2021}}</ref>) Angela Guiso<ref>) {{Cita web|url=http://piras-sassari.blogautore.repubblica.it/2013/10/07/italica-oltre-ogni-mare/|titolo=Italica, oltre ogni mare|autore=Luciano Piras|sito=@ddurudduru|accesso=14 aprile 2021}}</ref> (con una critica lontana dalle precedenti,<ref name=":2" /><ref name=":0" /><ref name=":3" /><ref>{{Cita pubblicazione|anno=2006|mese=Ottobre|titolo=A Magenta una mostra e un convegno su Grazia Deledda|rivista=[[Il Messaggero Sardo]]|url=http://www.regione.sardegna.it/messaggero/2006_ottobre_25.pdf}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.lanuovasardegna.it/regione/2012/11/16/news/grazia-deledda-liberata-dalla-gabbia-del-naturalismo-1.6039044|titolo=Grazia Deledda liberata dalla gabbia del naturalismo|sito=La Nuova Sardegna|data=16 novembre 2012|accesso=14 aprile 2021}}</ref> più internazionale<ref name=":2" />) e Dino Manca.<ref>{{cita news|url=https://www.ansa.it/sardegna/notizie/2019/12/10/deledda-e-pamuk-2-nobel-allo-specchio_f9fadab5-f832-4597-b0e6-07937a7602bb.html|titolo=Deledda e Pamuk, 2 Nobel allo specchio|data=10 dicembre 2019|accesso=14 aprile 2021}}</ref><ref>Dino Manca, ''Grazia Deledda'', Grandangolo Letteratura/[[Corriere della Sera]], vol. 17, Milano, 2018.</ref>
 
=== Verismo ===
Ai primi lettori dei romanzi di Deledda era naturale inquadrarla nell'ambito della scuola [[verismo|verista]].
 
[[Luigi Capuana]] la esortava a proseguire nell'esplorazione del mondo sardo, «una miniera» dove aveva «già trovato un elemento di forte originalità».<ref>Luigi Capuana, ''Gli 'ismi' contemporanei'', Giannotta, Catania 1898; Nuova Edizione a cura di G.Luti, Milano, Fabbri Editori 1973, pp. 96-97.</ref>
 
Anche Borgese la definisce "degna scolara di [[Giovanni Verga]]".<ref>Giuseppe Antonio Borgese, ''Grazia Deledda'', in ''La vita e il libro'', Torino 1911, pp. 104, 97.</ref> Lei stessa scrive nel 1891 al direttore della rivista romana ''La Nuova Antologia'', [[Maggiorino Ferraris]]: «L'indole di questo mio libro a me pare sia tanto drammatica quanto sentimentale e anche un pochino veristica se per 'verismo' intendiamo il ritrarre la vita e gli uomini come sono, o meglio come li conosco io».<ref name=TV2000>{{Cita web | url= https://www.tv2000.it/tgtg/2017/12/10/10-dicembre-1926-grazia-deledda-e-la-prima-donna-italiana-a-ricevere-il-premio-nobel-per-la-letteratura/ | titolo=10 dicembre 1926: Grazia Deledda è la prima donna italiana a ricevere il Premio Nobel per la letteratura | sito= TV2000 | data= 10 dicembre 2017 | accesso= 5 aprile 2023 | urlarchivio= https://web.archive.org/web/20230405183035/https://www.tv2000.it/tgtg/2017/12/10/10-dicembre-1926-grazia-deledda-e-la-prima-donna-italiana-a-ricevere-il-premio-nobel-per-la-letteratura/ | dataarchivio= 5 aprile 2023 | urlmorto= no }}</ref>
 
=== Differenze rispetto al Verismo ===
Ruggero Bonghi, manzoniano, per primo si sforza di sottrarre la scrittrice sarda al clima delle poetiche naturalistiche.<ref>Ruggero Bonghi, ''Prefazione'', in ''Anime oneste'', Milano 1895.</ref> Tuttavia, recentemente, altri critici la ritengono invece completamente estranea al naturalismo.<ref>{{Cita web|url=https://www.lanuovasardegna.it/regione/2012/11/16/news/grazia-deledda-liberata-dalla-gabbia-del-naturalismo-1.6039044|titolo=Grazia Deledda liberata dalla gabbia del naturalismo|sito=La Nuova Sardegna|data=16 novembre 2012|accesso=19 aprile 2021}}</ref>
 
Emilio Cecchi nel 1941 scrive: «Ciò che la Deledda poté trarre dalla vita della provincia sarda, non s'improntò in lei di naturalismo e di verismo... Sia i motivi e gli intrecci, sia il materiale linguistico, in lei presero subito di lirico e di fiabesco...».<ref>Emilio Cecchi, ''Introduzione'' in Grazia Deledda, ''Romanzi e novelle'' , 4 volumi, Milano, Mondadori 1941.</ref>
 
Il critico letterario [[Natalino Sapegno]] definisce i motivi che distolgono Deledda dai canoni del [[Verismo]]: «Da un'adesione profonda ai canoni del verismo troppe cose la distolgono, a iniziare dalla natura intimamente lirica e autobiografica dell'ispirazione, per cui le rappresentazioni ambientali diventano trasfigurazioni di un'assorta memoria e le vicende e i personaggi proiezioni di una vita sognata. A dare alle cose e alle persone un risalto fermo e lucido, un'illusione perentoria di oggettività, le manca proprio quell'atteggiamento di stacco iniziale che è nel [[Giovanni Verga|Verga]], ma anche nel Capuana, nel De Roberto, nel Pratesi e nello Zena.»<ref name=TV2000 /><ref>{{cita|Sapegno|p. XIV}}.</ref>
 
=== Decadentismo ===
[[Vittorio Spinazzola (critico letterario)|Vittorio Spinazzola]] scrive: «Tutta la miglior narrativa deleddiana ha per oggetto la crisi dell'esistenza. Storicamente, tale crisi risulta dalla fine dell'unità culturale ottocentesca, con la sua fiducia nel progresso storico, nelle scienze laiche, nelle garanzie giuridiche poste a difesa delle libertà civili. Per questo aspetto la scrittrice pare pienamente partecipe del clima [[decadentismo|decadentistico]]. I suoi personaggi rappresentano lo smarrimento delle coscienze perplesse e ottenebrate, assalite dall'insorgenza di opposti istinti, disponibili a tutte le esperienze di cui la vita offre occasione e stimolo».<ref>[[Vittorio Spinazzola (critico letterario)|Vittorio Spinazzola]], ''Introduzione'', in Grazia Deledda, ''La madre'', Mondadori, Milano 1980, p. 17.</ref>
 
=== Grazia Deledda e i narratori russi ===
[[File:Deledda3.jpg|thumb|La scrittrice in età giovanile]]
È noto che la giovanissima Grazia Deledda, quando ancora collaborava alle [[Rivista|riviste]] di [[Fashion design|moda]], si rese conto della distanza che esisteva tra la stucchevole prosa in lingua italiana di quei giornali e la sua esigenza di impiegare un registro più vicino alla realtà e alla società dalla quale proveniva.
 
La Sardegna, tra la fine dell'[[XIX secolo|Ottocento]] e il primo Novecento, tenta come l'[[Irlanda]] di [[Oscar Wilde]], di [[James Joyce|Joyce]], di [[William Butler Yeats|Yeats]] o la [[Polonia]] di [[Joseph Conrad|Conrad]], un dialogo alla pari con le grandi letterature europee e soprattutto con la [[letteratura russa]].
 
[[Nicola Tanda]] nel saggio ''La Sardegna di [[Canne al vento]]''<ref>N. Tanda, La Sardegna di Canne al vento
di Grazia Deledda, in Quale Sardegna? Pagine di vita letteraria e civile, Sassari,
Delfino, 2008, pp. 15-16).</ref> scrive che, in quell'opera di Deledda, le parole evocano memorie tolstojane e dostoevskiane, parole che possono essere estese a tutta l'opera narrativa deleddiana: «L'intero romanzo è una celebrazione del libero arbitrio. Della libertà di compiere il male, ma anche di realizzare il bene, soprattutto quando si ha esperienza della grande capacità che il male ha di comunicare angoscia. Il protagonista che ha commesso il male non consente col male, compie un viaggio, doloroso, mortificante, ma anche pieno di gioia nella speranza di realizzare il bene, che resta la sola ragione in grado di rendere accettabile la vita».<ref name="Elvira Fornito" >{{Cita web | url= https://www.900letterario.it/focus-letteratura/bilinguismo-grazia-cosima-deledda/#:~:text=Nicola%20Tanda%20nel%20saggio%20La,male%20ha%20di%20comunicare%20angoscia. | titolo= Il bilinguismo di Grazia Deledda | autore= Elvira Fornito | sito= '900 LETTERARIO | data= 10 novembre 2014 | accesso= 5 aprile 2023 | urlarchivio= https://web.archive.org/web/20200921134210/https://www.900letterario.it/focus-letteratura/bilinguismo-grazia-cosima-deledda/ | dataarchivio= 21 settembre 2020 | urlmorto= no }}</ref>
 
Negli anni a cavallo tra Ottocento e Novecento, quelli in cui la scrittrice si dedica alla ricerca di un proprio stile, concentra la sua attenzione, sull'opera e sul pensiero di [[Lev Tolstoj|Tolstoj]]. Ed è questo incontro che sembra aiutarla a precisare sempre meglio le sue predilezioni letterarie. In una lettera in cui comunicava il progetto di pubblicare una raccolta di novelle da dedicare a Tolstoj, Deledda scriveva: «Ai primi del 1899 uscirà La giustizia: e poi ho combinato con la casa Cogliati di Milano per un volume di novelle che dedicherò a [[Lev Tolstoj|Leone Tolstoi]]: avranno una prefazione scritta in francese da un illustre scrittore russo, che farà un breve studio di comparazione fra i costumi sardi e i costumi russi, così stranamente rassomiglianti». La relazione tra Deledda e i russi è ricca e profonda, e non è legata solo a Tolstoj ma si inoltra nel mondo complesso degli altri contemporanei: [[Maksim Gor'kij|Gor'kij]], [[Anton Čechov]] e quelli del passato più recente, [[Nikolaj Vasil'evič Gogol'|Gogol']], [[Fëdor Dostoevskij|Dostoevskij]] e [[Ivan Sergeevič Turgenev|Turgenev]].<ref>Grazia Deledda. Lettere ad Angelo De Gubernatis (1892-1909) a cura di Roberta Massini. CUEC Cagliari 2007</ref>
Nel giorno di Pasqua [[1912]] la Deledda invia una lettera alla moglie di Dostoevskij confessandole che ''Per me egli è stato il più grande artista moderno''. I contatti fra la Deledda e la famiglia continuano, il 26 ottobre scrive una lettera a Ljubov' Federovna Dostoevskaja, figlia dello scrittore e auspica un nuovo incontro a Roma, a casa sua.<ref>Alessandra Cattani, ''Grazia Deledda e la Russia'', Franco Angeli, 2023 pp.20-21</ref>
 
=== Altre voci di critici ===
[[Attilio Momigliano]] in più scritti<ref>Attilio Momigliano, ''Grazia Deledda'' in Storia della letteratura italiana, Principato, Milano-Messina 1936.</ref><ref>Attilio Momigliano,''Storia della Letteratura Italiana dalle origini ai nostri giorni'', Principato, Milano-Messina 1948.</ref> sostiene la tesi che Deledda sia "un grande poeta del travaglio morale" da paragonare a [[Fëdor Dostoevskij|Dostoevskij]]. È nota la sua affermazione per cui «''Nessuno dopo il [[Alessandro Manzoni|Manzoni]] ha arricchito e approfondito come lei, in una vera opera d’arte, il nostro senso della vita''», tuttavia la sua dettagliata attenzione si soffermò anche sulle singole opere con accenti di vario segno.<ref>[[La Nuova Sardegna]], ''[https://www.lanuovasardegna.it/tempo-libero/2021/11/27/news/grazia-deledda-errori-e-orrori-della-critica-letteraria-1.40970813 Grazia Deledda, errori e orrori della critica letteraria]'', di Alessandro Marongiu, 27 novembre 2021</ref>
 
[[Francesco Flora]]<ref>Francesco Flora, ''Dal romanticismo al futurismo'', Mondadori, Milano 1925.</ref><ref>Francesco Flora, ''Grazia Deledda'' in ''Saggi di poetica moderna''D'Anna, Messina-Firenze 1949.</ref> afferma che «La vera ispirazione di Deledda è come un fondo di ricordi dell'infanzia e dell'adolescenza, e nella trama di quei ricordi quasi figure che vanno e si mutano sul fermo paesaggio, si compongono i sempre nuovi racconti. Anzi, poiché i primi affetti di lei si formano essenzialmente con la sostanza di quel paesaggio che ella disegnava sulla vita della nativa Sardegna, è lecito dire, anche per questa via, che l'arte di Deledda è essenzialmente un'arte del paesaggio».
 
[[Benedetto Croce]] da [[Pescasseroli]], nel 1934, volle invece inferire la sua stroncatura parlando di ripetitività degli schemi narrativi e nella rappresentazione dei personaggi per categorie fisse; per questo "immobilismo", parlando di "solito folklore sardo",<ref name=ortomari/> Croce ritenne di accostare l'opera deleddiana a quella di [[Salvatore Farina]], del quale aveva scritto nel 1921. Di più e di peggio, per Croce (e poco più tardi anche per [[Eurialo De Michelis]], che si insinuò lungo questa linea) l'eccesso di contesti di moralità conduceva l'opera della nuorese sulla via della "non arte"; e De Michelis fu su questo più puntuale, lamentando la inscindibilità del mondo letterario dal mondo morale e religioso. Vi è chi ha posto in pressoché esplicito collegamento l'avversione del critico abruzzese con la marginalizzazione dell'opera deleddiana, di cui poca traccia si ha nella narrazione letteraria e identitaria italiana: nei libri di scuola la scrittrice fu dimenticata e isolata, relegata agli ambiti suppostamente velleitari del regionalismo fors'anche per la resistenza del popolo che narrava contro quell'unitarismo post-risorgimentale oppressivo di cui era vivido e doloroso segno l'[[Editto delle chiudende]].<ref>Piceno, ''[https://www.picenooggi.it/2016/10/18/38003/grazia-deledda-il-nobel-con-la-quarta-elementare-da-leggere-ascoltando-bob-dylan/ Grazia Deledda, il Nobel con la quarta elementare da leggere ascoltando Bob Dylan]'', di Arianna Cameli, 18 ottobre 2016</ref>
=== Testimonianze di scrittori stranieri ===
Su di lei scrisse prima [[Maksim Gor'kij]] e, più tardi, [[David Herbert Lawrence|D. H. Lawrence]].
 
[[Maksim Gor'kij]] raccomanda la lettura delle opere di Grazia Deledda a L. A. Nikiforova, una scrittrice esordiente. In una lettera del 2 giugno del 1910 le scrive: «Mi permetto di indicarle due scrittrici che non hanno rivali né nel passato, né nel presente: [[Selma Lagerlöf|Selma Lagerlof]] e Grazia Deledda. Che penne e che voci forti! In loro c'è qualcosa che può essere d'ammaestramento anche al nostro ''[[mužik]]''».
 
[[David Herbert Lawrence]], nel 1928, dopo che Deledda aveva già vinto il Premio Nobel, scrive nell'Introduzione alla traduzione inglese del romanzo ''La Madre'': «Ci vorrebbe uno scrittore veramente grande per farci superare la repulsione per le emozioni appena passate. Persino le Novelle di [[Gabriele D'Annunzio|D'Annunzio]] sono al presente difficilmente leggibili: [[Matilde Serao]] lo è ancor meno. Ma noi possiamo ancora leggere Grazia Deledda, con interesse genuino». Parlando della popolazione sarda protagonista dei suoi romanzi la paragona a Hardy, e in questa comparazione singolare sottolinea che la [[Sardegna]] è proprio come per [[Thomas Hardy]] l'isolato [[Wessex]]. Solo che subito dopo aggiunge che a differenza di Hardy, «Grazia Deledda ha una isola tutta per sé, la propria isola di Sardegna, che lei ama profondamente: soprattutto la parte della Sardegna che sta più a Nord, quella montuosa». E ancora scrive: «È la Sardegna antica, quella che viene finalmente alla ribalta, che è il vero tema dei libri di Grazia Deledda. Essa sente il fascino della sua isola e della sua gente, più che essere attratta dai problemi della psiche umana. E pertanto questo libro, ''La Madre'', è forse uno dei meno tipici fra i suoi romanzi, uno dei più continentali».
 
Anche il poeta, scrittore e traduttore armeno [[Hrand Nazariantz]] collaborò alla diffusione dell'opera di Deledda in lingua Armenia occidentale traducendone due racconti che furono pubblicati sulla rivista [[Masis (periodico)|Masis]] nel 1907, si tratta di "վԱՆԱԿԱՆԸ" apparso sul numero 12 e "ՍԱՐՏԻՆԻՈՅ ԶԱՏԻԿԸ" pubblicato sul numero 35.<ref>{{cita web|url=https://centrostudihrandnazariantz.blogspot.com/2021/01/%20D2-racconti-Grazia-Deledda-tradotti-Hrand-Nazariantz-1907.html|titolo=Due racconti di Grazia Deledda tradotti da Hrand Nazariantz nel 1907 |lingua= |data= |accesso= }}</ref><ref>[https://www.newitalianbooks.it/it/grazia-deledda-in-armeno/]</ref>
 
===L’avversione di Pirandello===
{{S sezione|letteratura}}
 
[[Luigi Pirandello]] non nascose mai la sua avversione per Grazia Deledda, tanto da ispirarsi a lei e al marito per la composizione del romanzo ''[[Suo marito]]'', come traspare dalla corrispondenza con [[Ugo Ojetti]] e poi dal rifiuto dell'editore [[Fratelli Treves|Treves]] di pubblicarlo.<ref name=ortomari /><ref>[https://www.corriere.it/cronache/uomini-cambiamento/notizie/uomini-pirandello-sarcasmo-marito-moderno-grazia-deledda-ec292288-029f-11e7-b9cd-27dc874c2067.shtml]</ref><ref>{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=ZS2bAAAAQBAJ&pg=PT34&lpg=PT34&dq=treves+pirandello+suo+marito&source=bl&ots=fPpdScZFc3&sig=ACfU3U3KDDizoCpK8OTnW26x4ke-1CaWkw&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwixq5vSufToAhWFtXEKHf6eBTQQ6AEwBnoECAgQAQ#v=onepage&q=treves%20pirandello%20suo%20marito&f=false|autore=Luigi Pirandello|titolo=Suo marito - Giustino Roncella nato Boggiòlo|editore= Rizzoli|collana=Bur| curatore= Fabio Danelon|accesso=19 aprile 2020|ISBN=9788858658499}}</ref><ref>{{cita libro | url = https://books.google.it/books?id=y-jiu5XWeLIC&pg=PT26&dq=%22Giustino+Roncella+nato+Boggiolo%22+deledda&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjMnaml8ornAhXJhqQKHSG6AxgQ6AEIPzAC#v=onepage&q=%22Giustino%20Roncella%20nato%20Boggiolo%22%20deledda&f=false | titolo = Pagine scelte di Luigi Pirandello |nome = Andrea | cognome = Camilleri | wkautore = Andrea Camilleri | editore = Rizzoli | collana = Bur | anno = 2007 | accesso = 17 gennaio 2020 | ISBN = 9788858600368}}</ref>
 
== Poetica ==
{{C|Citazioni che non rispettano gli standard e contenuti non oggettivi o enciclopedici, privi di fonte.|scrittori|maggio 2021}}
 
=== I suoi temi principali ===
I suoi temi principali furono l'etica patriarcale del mondo sardo e le sue atmosfere fatte di affetti intensi e selvaggi.{{Senza fonte}}
 
=== Il fato ===
L'esistenza umana è in preda a forze superiori, "canne al vento" sono le vite degli uomini e la sorte è concepita come "malvagia sfinge".<ref>Luperini-Cataldi-Marchiani-Marchese, ''La scrittura e l'interpretazione'', Dal naturalismo al postmoderno, Palumbo Editore, Firenze 1998, p. 158.</ref>
=== Il peccato e la colpa ===
La [[narrativa]] di Deledda si basa su forti vicende d'[[amore]], di [[dolore]] e di [[morte]] sulle quali aleggia il senso del [[peccato]], della colpa, e la coscienza di una inevitabile fatalitàː<ref>Nota editoriale al volume "L'edera", edizione critica a cura di Dino Manca, Centro di Studi Filologici Sardi/Cuec, 2011</ref>
 
{{Citazione|La coscienza del peccato che si accompagna al tormento della colpa e alla necessità dell'espiazione e del castigo, la pulsione primordiale delle passioni e l'imponderabile portata dei suoi effetti, l'ineluttabilità dell'ingiustizia e la fatalità del suo contrario, segnano l'esperienza del vivere di una umanità primitiva, malfatata e dolente, 'gettata' in un mondo unico, incontaminato, di ancestrale e paradisiaca bellezza, spazio del mistero e dell'esistenza assoluta.}}
 
=== Il bene e il male ===
«Nelle sue pagine si racconta della miserevole condizione dell'uomo e della sua insondabile natura che agisce - lacerata tra bene e male, pulsioni interne e cogenze esterne, predestinazione e libero arbitrio - entro la limitata scacchiera della vita; una vita che è relazione e progetto, affanno e dolore, ma anche provvidenza e mistero. Deledda sa che la natura umana è altresì - in linea con la grande letteratura europea - manifestazione dell'universo psichico abitato da pulsioni e rimozioni, compensazioni e censure. Spesso, infatti, il paesaggio dell'anima è inteso come luogo di un'esperienza interiore dalla quale riaffiorano ansie e inquietudini profonde, impulsi proibiti che recano angoscia: da una parte intervengono i divieti sociali, gli impedimenti, le costrizioni e le resistenze della comunità di appartenenza, dall'altra, come in una sorta di doppio, maturano nell'intimo altri pensieri, altre immagini, altri ricordi che agiscono sugli esistenti. La coscienza dell'Io narrante, che media tra bisogni istintuali dei personaggi e contro-tendenze oppressive e censorie della realtà esterna, sembrerebbe rivestire il ruolo del demiurgo onnisciente, arbitro e osservatore neutrale delle complesse dinamiche di relazione intercorrenti tra identità etiche trasfigurate in figure che recitano il loro dramma in un cupo teatro dell'anima»(da Dino Manca, Introduzione a L'edera cit.).
 
=== Sentimento religioso ===
«In realtà il sentimento di adesione o repulsione autorale rispetto a questo o a quel personaggio, trova nella religiosità professata e vissuta, una delle discriminanti di fondo. Di fronte al dolore, all'ingiustizia, alle forze del male e all'angoscia generata dall'avvertito senso della finitudine, l'uomo può soccombere e giungere allo scacco e al naufragio, ma può altresì decidere di fare il salto, scegliendo il rischio della fede e il mistero di Dio. Altri tormenti vive chi, nel libero arbitrio, ha scelto la via del male, lontano dal timor di Dio e dal senso del limite, e deve sopportare il peso della colpa e l'angoscia del naufrago sospeso sull'abisso del nulla»(da Dino Manca, Introduzione a L'edera cit.).
 
=== Personaggi ===
«Le figure deleddiane vivono sino in fondo, senza sconti, la loro incarnazione in personaggi da tragedia. L'unica ricompensa del dolore, immedicabile, è la sua trasformazione in vissuto, l'esperienza fatta degli uomini in una vita senza pace e senza conforto. Solo chi accetta il limite dell'esistere e conosce la grazia di Dio non teme il proprio destino. Portando alla luce l'errore e la colpa, la scrittrice sembra costringere il lettore a prendere coscienza dell'esistenza del male e nel contempo a fare i conti col proprio profondo, nel quale certi impulsi, anche se repressi, sono sempre presenti. Ma questo processo di immedesimazione non conosce catarsi, nessun liberatorio distacco dalle passioni rappresentate, perché la vicenda tragica in realtà non si scioglie e gli eventi non celano alcuna spiegazione razionale, in una vita che è altresì mistero. Resta la ''pietas'', intesa come partecipazione compassionevole verso tutto ciò che è mortale, come comprensione delle fragilità e delle debolezze umane, come sentimento misericordioso che induce comunque al perdono e alla riabilitazione di una comunità di peccatori con un proprio destino ''sulle spalle''. Anche questo avvertito senso del limite e questo sentimento di pietà cristiana rendono la Deledda una grande donna prima ancora che una grande scrittrice».<ref>Sui paragrafi ''Il peccato e la colpa'', ''Il bene e il male'', ''Sentimento religioso'' e ''Personaggi'' cfr.: Dino Manca, ''Introduzione'' a ''L'edera'', edizione critica, Cagliari, Centro di Studi Filologici Sardi/Cuec, 2010, pp. IX-CXVI.</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.sardegnasoprattutto.com/archives/3193|titolo= Grazia Deledda: la sarda che conquistò l’Europa [di Dino Manca]|sito= Sardegna Soprattutto|data= 30 maggio 2014|accesso= 1º maggio 2023|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20230501210318/http://www.sardegnasoprattutto.com/archives/3193|dataarchivio=1º maggio 2023|urlmorto=no}}</ref>
 
=== Una Sardegna mitica ===
Deledda esprime una scrittura personale che affonda le sue radici nella conoscenza della cultura e della tradizione sarda, in particolare della [[Barbagia]].
«L'isola è intesa come luogo mitico e come archetipo di tutti i luoghi, terra senza tempo e sentimento di un tempo irrimediabilmente perduto, spazio ontologico e universo antropologico in cui si consuma l'eterno dramma dell'esistere.»<ref>Dino Manca, ''Introduzione'' a ''L'edera'' cit., p. XI.</ref>
 
{{citazione|''Intendo ricordare la Sardegna della mia fanciullezza, ma soprattutto la saggezza profonda ed autentica, il modo di pensare e di vivere, quasi religioso di certi vecchi pastori e contadini sardi (...) nonostante la loro assoluta mancanza di cultura, fa credere ad una abitudine atavica di pensiero e di contemplazione superiore della vita e delle cose di là della vita. Da alcuni di questi vecchi ho appreso verità e cognizioni che nessun libro mi ha rivelato più limpide e consolanti. Sono le grandi verità fondamentali che i primi abitatori della terra dovettero scavare da loro stessi, maestri e scolari a un tempo, al cospetto dei grandiosi arcani della natura e del cuore umano...''|Discoteca di Stato: parole registrate nella serie "La Voce dei Grandi", anche in "Il Convegno", ''Omaggio alla Deledda'' (N. Valle), [[1959]].}}
 
== Lingua e stile ==
È stata la stessa Deledda a chiarire più volte, nelle interviste e nelle lettere{{Senza fonte}}, la distanza tra la cultura e la civiltà locali e la cultura e la civiltà nazionali. Ma anche questo suo parlare liberamente del proprio [[stile]] e delle proprie [[Lingua (linguistica)|lingue]] ha suscitato e suscita soprattutto oggi interpretazioni fuorvianti, e tuttavia ripropone senza posa l'intenso rapporto tra civiltà-cultura-lingua come una equazione mal risolta.
 
In una sua lettera scrive:<ref name="Elvira Fornito" />
 
{{Cit|Leggo relativamente poco, ma cose buone e cerco sempre di migliorare il mio stile. Io scrivo ancora male in italiano - ma anche perché ero abituata alla lingua sarda che è per se stesso una lingua diversa dall'italiana.}}
 
La lingua italiana è quindi, per lei sardofona, una lingua non sua, una lingua che deve conquistarsi. La composizione in lingua italiana, per uno scrittore che assuma la materia della narrazione dal proprio vissuto e dal proprio universo antropologico sardo, presenta numerose e sostanziali difficoltà e problemi. Né il dibattito recente sul bilinguismo è riuscito ancora a chiarire questo rapporto di doppia identità. Doppia identità per questa specie particolare di bilinguismo, e di [[diglossia]] che è stata per secoli la "condizione umana degli scrittori italiani non toscani; ma anche dei toscani, quando non componevano in vernacolo".
 
L'attività epistolare e autocorrettoria di Grazia Deledda è ben ponderata, cosa che non le impedì di scrivere in lingua italiana questa lettera del [[1892]] sull'italiano: «Io non riuscirò mai ad avere il dono della buona lingua, ed è vano ogni sforzo della mia volontà». Dall'[[epistolario]] e dal suo [[Biografia|profilo biografico]] si evince un distinto senso di noia per quei manuali di lingua italiana che avrebbero dovuto insegnarle lo stile e che sarebbero dovuti esserle di aiuto nella formazione della sua cultura letteraria di autodidatta, di contro emerge una grande abitudine alla lettura e una grande ammirazione per i maestri narratori attraverso la lettura dei loro romanzi.
 
Quella di Deledda era una scrittura moderna che ben si adattava alla narrazione cinematografica, infatti dai suoi romanzi vennero tratti diversi film già nei primi [[anni 1910|anni dieci]] del XX secolo. Nel 1916 il regista [[Febo Mari]] aveva incominciato a girare ''Cenere'' con l'attrice [[Eleonora Duse]], purtroppo a causa della [[prima guerra mondiale]] il film non fu mai concluso.
 
Nel più recente dibattito sul tema delle identità e culture nel terzo millennio, il [[filologo]] [[Nicola Tanda]] ha scritto: «La Deledda, agli inizi della sua carriera, aveva la coscienza di trovarsi a un bivio: o impiegare la lingua italiana come se questa lingua fosse stata sempre la sua, rinunciando alla propria identità o tentare di stabilire un ponte tra la propria lingua sarda e quella italiana, come in una traduzione. Comprendendo però che molti di quei valori di quel mondo, di cui avvertiva imminente la crisi, non sarebbero passati nella nuova riformulazione. La presa di coscienza, anche linguistica, della importanza e dell'intraducibilità di quei valori, le consente di recuperare termini e procedimenti formali del fraseggio e della colloquialità sarda che non sempre trovano in italiano l'equivalente e che perciò talora vengono introdotti e tradotti in nota. Nei dialoghi domina meglio l'ariosità e la vivacità della comunicazione orale, di cui si sforza di riprodurre l'intonazione, di ricalcare l'andamento ritmico. Accetta e usa ciò che è etnolinguisticamente marcato, imprecazioni, ironie antifrastiche, risposte in rima, il repertorio di tradizioni e di usi, già raccolto come materiale etnografico per la [[Rivista di tradizioni popolari]], che ora impiega non più come reperto documentario o decorativo ma come materiale estetico orientato alla produzione di senso. Un'operazione tendenzialmente espressionistica che la prosa italiana, malata di accademismo con predilezione per la forma aulica, si apprestava a compiere, per ricavarne nuova linfa, tentando sortite in direzione del plurilinguismo o verso il dialetto».<ref>Nicola Tanda, ''Dal mito dell'isola all'isola del mito. Deledda e dintorni'', con un'appendice di lettere, Roma, Bulzoni, Roma, 1992; ''Introduzione'' a ''Canne al vento'', Milano, Mondadori, 1993.</ref>
 
Alcuni studiosi asseriscono che Deledda, benché sardofona, abbia deciso di scrivere in lingua italiana, in risposta al clima di italianizzazione e omogeneizzazione culturale, per raggiungere un più ampio mercato.<ref>[http://www.manifestosardo.org/il-bilinguismo-di-grazia-deledda/ Il bilinguismo di Grazia Deledda - Il Manifesto Sardo]</ref>[[File:Targa citt. onor. Cervia - Grazia Deledda.jpg|thumb|Targa sulla facciata della casa comunale a Cervia che ricorda il conferimento alla scrittrice nel 1928 della cittadinanza onoraria]]
== Riconoscimenti ==
* Le è stato dedicato un [[Cratere meteoritico|cratere]] di 32 [[Chilometro|km]] di diametro sul [[pianeta]] [[Venere (astronomia)|Venere]].
* Un traghetto porta il suo nome, [[Deledda (traghetto)|Deledda]].
* L'artista [[Maria Lai]] di [[Ulassai]] nel [[2012]] le ha dedicato il monumento ''Omaggio a Grazia Deledda'', presso la Chiesa della Solitudine a [[Nuoro]].
* Porta il suo nome la [[centrale termoelettrica]] dell'[[Enel]] di [[Portoscuso]] in [[provincia di Carbonia-Iglesias]], in seguito a un concorso-sondaggio intitolato "Dai un nome alla Centrale Elettrica" bandito per gli studenti delle scuole del Sulcis nel 2004.
* Il comune di [[Galtellì]], nel 1996, ha dedicato alla scrittrice il [[parco letterario]] e ha incominciato un percorso di valorizzazione dei luoghi che ispirarono Deledda a scrivere il romanzo ''Canne al vento'' e ben 5 novelle. Percorrendo questo parco è possibile rivivere le emozioni che l'autrice ha trasmesso nelle sue opere qui ambientate. In questo posto è possibile rivivere le tradizioni, gli usi e costumi del posto che hanno ispirato l'autrice. Questo parco offre lettore i mezzi per essere coinvolto e partecipare alla tutela di quell'ambiente che ha ispirato l'autrice sarda. I siti d'interesse del parco sono: l'[[Chiesa di San Pietro (Galtellì)|ex cattedrale di San Pietro]], di origine medievale, con la sua necropoli; la chiesa di Santa Maria delle Torri (attuale [[Chiesa del Santissimo Crocifisso (Galtellì)|Santissimo Crocifisso]]), dove è custodito un crocifisso ligneo; Vico Cagliari, uno degli angoli più suggestivi del paese. All'interno del parco letterario è ubicato il museo etnografico, che ricostituisce la vita pastorale e contadina che ritroviamo nelle varie opere dell'autrice. Nel corso dell'anno vengono svolti eventi e molte sono le iniziative, che coinvolgono visitatori di varie fasce d'età. Il 21 marzo 2020 doveva svolgersi la ''Giornata della poesia e delle foreste'', evento poi annullato a causa della pandemia da COVID-19. Era prevista una visita "social" del parco immaginata con lo sguardo dell'autore [[Gianni Rodari]]. Nel 2011 è stato conferito al parco il premio cultura [[UNESCO]].
* A [[Cervia]], dove possedeva una villa nella quale soggiornò per molti anni in estate, nel 1928 le fu conferita la cittadinanza onoraria e, nel 1956, sul lungomare che porta il suo nome le è stato dedicato un monumento in bronzo dello scultore [[Angelo Biancini]], rappresentante una pastora sarda.
* A [[Cagliari]], a [[Genova]], [[Trieste]], a [[Lecce]] e a [[Modena]] le sono stati intitolati istituti superiori.
*Nel 2007, il cantautore sardo [[Mariano Deidda]] le ha dedicato un intero album, ''Mariano Deidda canta Grazia Deledda - Rosso Rembrandt'', in cui i testi delle canzoni sono passaggi dell'opera di Grazia Deledda.
* Nel 2018, in occasione dell'anniversario della nascita, la compagnia aerea low cost [[Norwegian Air Shuttle]] ha reso omaggio alla scrittrice fregiando la coda di un Boeing 737 con una sua immagine.
*Nel 2020, ai piedi del [[monte Ortobene]] di Nuoro, è stata posta una statua a lei dedicata, realizzata dall’artista locale Pietro Longu. Un'altra statua a lei dedicata è stata inaugurata sempre a Nuoro nel 2016, in occasione delle celebrazioni per l’ottantesimo anniversario della morte della scrittrice e del novantesimo dal conferimento del Nobel.
 
==Onorificenze==
{{Onorificenze
|immagine=Nobel prize medal.svg
|nome_onorificenza= Premio Nobel per la letteratura
|collegamento_onorificenza= Premio Nobel per la letteratura
|motivazione= Per la sua ispirazione idealistica, scritta con raffigurazioni di plastica chiarezza della vita della sua isola nativa, con profonda comprensione degli umani problemi<ref>{{Cita web | url= https://vitaminevaganti.com/2021/08/14/il-primato-di-grazia/#:~:text=Grazia%20Deledda%20%C3%A8%20stata%20la,profonda%20comprensione%20degli%20umani%20problemi%C2%BB.| titolo= IL PRIMATO DI GRAZIA | autore=Ester Rizzo | data= 14 agosto 2021 | accesso= 5 aprile 2023 | urlarchivio= https://web.archive.org/web/20210923085020/https://vitaminevaganti.com/2021/08/14/il-primato-di-grazia/ | dataarchivio= 23 settembre 2021 | urlmorto= no }}</ref>
|luogo=[[Oslo]], [[1926]]
}}
 
== Opere ==
* ''Memorie di Fernanda'' , Ed. Perino, pubblicato a puntate nella rivista ''Ultima Moda'', 1888.
*''Nell'azzurro!...'', Milano, Trevisini, 1890 ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:Nell'azzurro|Leggi]] su [[Wikisource]], edizione del 1929)
* ''Stella d'oriente'' (con lo pseudonimo di Ilia di Saint-Ismael), Cagliari, Tip. Edit. dell'Avvenire di Sardegna, 1890.
* ''[[s:Fior di Sardegna|Fior di Sardegna]]'', Roma, Perino, 1891 ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:Fior di Sardegna|Leggi]] su [[Wikisource]], edizione del 1917)
* ''[[Racconti sardi]]'', Sassari, Dessì, 1894 ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:Racconti sardi|Leggi]] su [[Wikisource]])
* ''[[Tradizioni popolari di Nuoro]] in Sardegna'', Roma, Forzani e c. tipografi del Senato, 1894({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:Tradizioni popolari di Nuoro in Sardegna|Leggi]] su [[Wikisource]])
* ''[[Anime oneste]]. Romanzo famigliare'', Milano, Cogliati, 1895 ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:Anime oneste|Leggi]] su [[Wikisource]], edizione del 1905)
* ''[[La via del male (Deledda)|La via del male]]'', Torino, Speirani e Figli, 1896 ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:La via del male|Leggi]] su [[Wikisource]], edizione del 1906)
* ''L'ospite'', Rocca S. Casciano, Cappelli, 1897 ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:L'ospite (Deledda)|Leggi]] su [[Wikisource]], edizione del 1906)
* ''Paesaggi sardi'', Torino, Speirani e Figli, 1897.
* ''Il tesoro'', Torino, Speirani e Figli, 1897 ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:Il tesoro|Leggi]] su [[Wikisource]], edizione del 1928)
* ''Le tentazioni. Novella sarda'', "Nuova Antologia", 1898; Milano, Cogliati, 1899 ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:Le tentazioni|Leggi]] su [[Wikisource]], edizione del 1899)
* ''La giustizia'', Torino, Speirani e Figli, 1899 ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:La giustizia|Leggi]] su [[Wikisource]], edizione del 1929)
* ''[[Il vecchio della montagna]]'', Torino, Roux e Viarengo, 1900 ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:Il vecchio della montagna|Leggi]] su [[Wikisource]], edizione del 1920)
* ''[[Elias Portolu]]'', "Nuova Antologia", agosto-ottobre 1900; Torino-Roma, Roux e Viarengo, 1903 ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:Elias Portolu|Leggi]] su [[Wikisource]], edizione del 1928)
* ''La regina delle tenebre'', Milano, Agnelli, 1902 ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:La regina delle tenebre|Leggi]] su [[Wikisource]], edizione del 1903)
* ''[[Dopo il divorzio]]'', Torino, Roux e Viarengo, 1902 ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:Dopo il divorzio|Leggi]] su [[Wikisource]])
* ''[[I giuochi della vita]]'', in "Nuova Antologia", 1902; Milano, Treves, 1905 ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:I giuochi della vita|Leggi]] su [[Wikisource]], edizione del 1920)
* ''[[Cenere (romanzo)|Cenere]]'', Roma, Nuova Antologia, 1904 ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:Cenere|Leggi]] su [[Wikisource]], edizione del 1929)
* ''[[Nostalgie]]'', Roma, Nuova Antologia, 1905 ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:Nostalgie|Leggi]] su [[Wikisource]], edizione del 1914)
* ''L'ombra del passato'', Roma, Nuova Antologia, 1907 ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:L'ombra del passato|Leggi]] su [[Wikisource]])
* ''Amori moderni'', Roma, Voghera, 1907 ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:Amori moderni|Leggi]] su [[Wikisource]], edizione del 1906)
* ''Il nonno. Novelle'', Roma, Nuova Antologia, 1908 ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:Il nonno|Leggi]] su [[Wikisource]])
* ''[[L'edera (romanzo)|L'edera]]'', in "Nuova Antologia", 1908; Milano, Treves, 1921 ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:L'edera (romanzo)|Leggi]] su [[Wikisource]], edizione del 1920)
* ''Il nostro padrone'', Milano, Treves, 1910 ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:Il nostro padrone|Leggi]] su [[Wikisource]], edizione del 1920)
* ''Sino al confine'', Milano, Treves, 1910 ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:Sino al confine|Leggi]] su [[Wikisource]], edizione del 1922)
* ''[[Nel deserto]]'', Milano, Treves, 1911 (già in "Nuova Antologia", nn. 235-236) ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:Nel deserto|Leggi]] su [[Wikisource]])
* ''[[Colombi e sparvieri]]'', Milano, Treves, 1912 ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:Colombi e sparvieri|Leggi]] su [[Wikisource]])
* ''Chiaroscuro. Novelle'', Milano, Treves, 1912 ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:Chiaroscuro|Leggi]] su [[Wikisource]], edizione del 1921)
* ''L'edera. Dramma in tre atti'', con Camillo Antona-Traversi, Milano, Treves, 1912 ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:L'edera (dramma)|Leggi]] su [[Wikisource]], edizione del 1923)
* ''[[Canne al vento]]'', "L'Illustrazione italiana", 12 gennaio-27 aprile 1913; Milano, Treves, 1913 ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:Canne al vento|Leggi]] su [[Wikisource]], edizione del 1913)
* ''[[Le colpe altrui]]'', Milano, Treves, 1914 ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:Le colpe altrui|Leggi]] su [[Wikisource]], edizione del 1920)
* ''[[Marianna Sirca]]'', Milano, Treves, 1915 ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:Marianna Sirca|Leggi]] su [[Wikisource]], edizione del 1915)
* ''Il fanciullo nascosto. Novelle'', Milano, Treves, 1915 ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:Il fanciullo nascosto|Leggi]] su [[Wikisource]], edizione del 1921)
* ''L'incendio nell'oliveto'', Milano, Treves, 1918 ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:L'incendio nell'oliveto|Leggi]] su [[Wikisource]], edizione del 1921)
* ''Il ritorno del figlio - La bambina rubata. Novelle'', Milano, Treves, 1919 ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:Il ritorno del figlio - La bambina rubata|Leggi]] su [[Wikisource]])
* ''[[La madre (Deledda)|La madre]]'', Milano, Treves, 1920 ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:La madre (Deledda)|Leggi]] su [[Wikisource]], edizione del 1920)
* ''[[Cattive compagnie(Deledda)|Cattive compagnie]]'', Milano, Treves, 1921 ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:Cattive compagnie|Leggi]] su [[Wikisource]], edizione del 1921)
* ''[[La Grazia. Dramma pastorale in tre atti]]'', con [[Claudio Guastalla]] e [[Vincenzo Michetti]], Milano, Ricordi, 1921.
* ''[[Il segreto dell'uomo solitario]]'', Milano, Treves, 1921 ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:Il segreto dell'uomo solitario|Leggi]] su [[Wikisource]])
* ''Il Dio dei viventi'', Milano, Treves, 1922 ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:Il Dio dei viventi|Leggi]] su [[Wikisource]], edizione del 1930)
* ''Il flauto nel bosco. Novelle'', Milano, Treves, 1923 ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:Il flauto nel bosco|Leggi]] su [[Wikisource]])
* ''La danza della collana'', Milano, Treves, 1924 ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:La danza della collana|Leggi]] su [[Wikisource]])
* ''[[La fuga in Egitto (Deledda)|La fuga in Egitto]]'', Milano, Treves, 1925 ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:La fuga in Egitto|Leggi]] su [[Wikisource]], edizione del 1926)
* ''[[Il sigillo d'amore]]'', Milano, Treves, 1926 ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:Il sigillo d'amore|Leggi]] su [[Wikisource]])
* ''[[Annalena Bilsini]]'', Milano, Treves, 1927 ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:Annalena Bilsini|Leggi]] su [[Wikisource]])
* ''Il vecchio e i fanciulli'', Milano, Treves, 1928 ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:Il vecchio e i fanciulli|Leggi]] su [[Wikisource]], edizione del 1929)
* ''Il dono di Natale'', Milano, Treves, 1930.
* ''Giaffà. Racconti per ragazzi'', Palermo, R. Sandron, 1931 ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:Giaffà|Leggi]] su [[Wikisource]])
* ''[[Il paese del vento]]'', Milano, Treves, 1931 ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:Il paese del vento|Leggi]] su [[Wikisource]])
* ''La vigna sul mare'', Milano-Roma, Treves-Treccani-Tumminelli, 1932 ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:La vigna sul mare|Leggi]] su [[Wikisource]])
* ''Sole d'estate'', Milano, Treves, 1933 ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:Sole d'estate|Leggi]] su [[Wikisource]])
* ''L'argine'', Milano, Treves, 1934 ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:L'argine|Leggi]] su [[Wikisource]])
* ''[[La chiesa della solitudine]]'', Milano, Treves, 1936 ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:La chiesa della solitudine|Leggi]] su [[Wikisource]])
* ''[[Cosima (romanzo)|Cosima]]'', in "Nuova Antologia", 16 settembre e 16 ottobre 1936; Milano, Treves, 1937 ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:Cosima|Leggi]] su [[Wikisource]])
* ''Versi e prose giovanili'', Milano, Treves, 1938.
* ''[[Il cedro del Libano]]. Novelle'', Milano, Garzanti, 1939 ({{Simbolo|Wikisource-logo.svg|15|Wikisource|link=no}} [[s:Il cedro del Libano|Leggi]] su [[Wikisource]])
* ''Lettere di Grazia Deledda a Marino Moretti (1913-1923)'', Padova, Rebellato, 1959.
* ''Lettere inedite'', Milano, Fabbri, 1966.
* ''Lettere inedite di Grazia Deledda ad Arturo Giordano, direttore della Rivista letteraria'', Alghero, Nemapress, 2004. ISBN 88-7629-023-0.
* ''Lettere ad Angelo De Gubernatis (1892-1909)'', Cagliari, Centro di studi filologici sardi-CUEC, 2007. ISBN 978-88-8467-399-2.
* ''Romanzi'', Volume I, a cura di Silvia Lutzoni, Prefazione di Massimo Onofri, Introduzioni di Alessandro Cadoni, Silvia Lutzoni, Alessandro Marongiu, Giuseppe Mussi, Barbara Pasqualetto, Il Maestrale, Nuoro, 2010.
* ''Amore lontano. Lettere al gigante biondo (1891-1909)'', Milano, Feltrinelli, 2010. ISBN 978-88-07-49102-3.
* ''Racconti di Natale,'' Roma, [[Ecra - Edizioni del Credito Cooperativo|Ecra]], 2015. ISBN 978-88-6558-172-8
* ''Tutte le novelle'', Volume I, 1890-1915, ''Prefazione'' di Marcello Fois, Il Maestrale, Nuoro, 2019.
* ''Tutte le novelle'', Volume II, 1919-1939, ''Prefazione'' di Rossana Dedola, Il Maestrale, Nuoro, 2019.
* ''Giaffà. Racconti per ragazzi'', introduzione di Elisa Ruotolo, Santa Maria Capua Vetere, Edizioni Spartaco, 2024.
 
== Filmografia ==
* ''[[Cenere (film)|Cenere]]'' (1916), regia di [[Febo Mari]], con [[Eleonora Duse]].
* ''[[La grazia (film 1929)|La grazia]]'' (1929), [[film muto]], tratto dalla novella ''Di Notte'', regia di [[Aldo De Benedetti]].
* ''[[Le vie del peccato]]'' di [[Giorgio Pàstina]] (1946), tratto dalla novella ''Dramma'' che era comparsa nella raccolta ''Il fanciullo nascosto'' nel 1928.
* ''[[L'edera (film 1950)|L'edera]]'' regia di [[Augusto Genina]] (1950).
* ''[[Amore rosso - Marianna Sirca]]'' di [[Aldo Vergano]], tratto da ''Marianna Sirca'' (1952).
* ''[[Proibito (film 1954)|Proibito]]'', tratto dal romanzo ''La Madre'', regia di [[Mario Monicelli]] (1954).
* ''[[Canne al vento (miniserie televisiva)|Canne al vento]]'', regia di [[Mario Landi]] (1958).
* ''L'edera'', regia di Giuseppe Fina (1974).
* ''Il peccatore'', regia di Francesco Trudu (2014), tratto dalla novella ''La madre''.
* L'amore e la gloria - La giovane Deledda, regia di Maria Grazia Perria. Un film con Marisa Serra, Angelo Trofa. (2024)
 
== Omaggi ==
La scrittrice sarda è il personaggio protagonista del film ''Viaggio a Stoccolma''.
 
A [[Nuoro]], sua città natale, le è stata intestata una via (dove si trova [[Museo deleddiano|la sua casa natale]], ora diventata un museo), una piazza, un parco, un bar e una scuola media. Inoltre, collocati in vari punti della città, si trovano quattro statue raffiguranti la scrittrice, create da illustri artisti locali.
 
== Note ==
;Annotazioni
<references group="N" />
;Note
<references/>
 
== Bibliografia ==
{{C|Bibliografia sproporzionata in rapporto ai contenuti della voce (siamo sicuri siano tutti libri usati per la redazione della voce?)|scrittori|aprile 2021}}
* [[Luigi Capuana]], ''Gli «ismi» contemporanei: verismo, simbolismo, idealismo, cosmopolitismo ed altri saggi di critica letteraria ed artistica'', Catania, Giannotta, 1898.
* [[Francesco Flora]], ''Dal romanticismo al futurismo'', Mondadori, Milano 1925.
* [[Francesco Bruno (critico letterario)|Francesco Bruno]], ''Grazia Deledda'', Di Giacomo, Salerno 1935.
* [[Eurialo De Michelis]], ''Grazia Deledda e il decadentismo'', Firenze, La Nuova Italia, 1938.
* [[Attilio Momigliano]], ''Storia della Letteratura Italiana dalle origini ai nostri giorni'', Principato, Milano-Messina 1948.
* Attilio Momigliano, ''Intorno a Grazia Deledda'', in ''Ultimi studi'', Firenze, La Nuova Italia, 1954.
* [[Giuseppe Petronio]], ''Grazia Deledda'', in Letteratura italiana. I contemporanei, vol. I, Milano, Marzorati, 1963.
* [[Emilio Cecchi]], ''Grazia Deledda'', in ''Prosatori e narratori'', in ''Storia della letteratura italiana. Il Novecento'', Milano, Garzanti, 1967.
* Mario Massaiu, ''La Sardegna di Grazia Deledda'', Celuc, Milano 1972.
* {{cita libro |autore=Mario Miccinesi|titolo=Grazia Deledda |url =https://books.google.it/books?ei=rYeEVeXcN8WxsAG4jYPwDA&hl=it&id=kWDyAAAAMAAJ&dq=inauthor%3A%22Mario+Miccinesi%22&focus=searchwithinvolume&q=16+agosto| editore= La nuova Italia | città=Firenze | anno=1975|cid=M.Miccinesi|SBN=SBL0570448 }}
* Anna Dolfi, ''Grazia Deledda'', Milano, Mursia, 1979.
* [[Neria De Giovanni]], ''Grazia Deledda'', Nemapress Editrice, Alghero, 1991.
* [[Nicola Tanda]], ''Dal mito dell'isola all'isola del mito. Deledda e dintorni'' [con un'appendice di lettere], Roma, Bulzoni, Roma, 1992.
*{{Cita libro|nome=Angela|cognome=Guiso|titolo=Grazia Deledda. Temi Luoghi Personaggi|data=2005|editore=Iris|città=Oliena}}
*Francesca Chessa, [https://iris.uniss.it/handle/11388/76034?mode=complete Sul Deledda e Tolstoj] "Battelli, diligenze, postali e l’europeizzazione delle letterature nazionali tra la fine dell’Ottocento e il primo Novecento" Capitolo nel ''Isola/Mondo, La Sardegna fra Arcaismi e Modernità (1718-1918) Atti Del Convegno Isola Mondo, Sassari,-Novembre 2006'' pp 7-15. 2007.
* [[Marcello Fois]], ''Formattazione dello scrittore sardo. Deledda'', in Id., ''In Sardegna non c’è il mare'', Laterza, Roma, 2008.
* Rossana Dedola, ''Grazia Deledda. I luoghi, gli amori, le opere'', Avagliano, Napoli 2016.
*Dino Manca, ''Grazia Deledda. Dentro l'intimo segreto del grande sogno'', Cagliari, Arkadia, 2022.
*Alessandra Cattani, ''Grazia Deledda e la Russia'', Milano, [[FrancoAngeli|Franco Angeli]], 2023
 
== Voci correlate ==
* [[Verismo]]
* [[Crepuscolarismo]]
* [[Regionalismo (Italia)|Regionalismo]]
* [[Decadentismo]]
* [[Secessione nell'arte]]
* [[Scrittori veristi]]
* [[La Riviera Ligure]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{collegamenti esterni}}
* {{cita web|url=http://www.isresardegna.it/index.php?xsl=565&s=16&v=9&c=4094&nodesc=1|titolo=Museo Deleddiano}}
* {{cita web|http://www.maldura.unipd.it/italianistica/ALI/deledda.html|Opere e Bibliografia}}
* {{cita web|http://www.italialibri.net/autori/deleddag.html|Autori G. Deledda, Biografie e altro...}}
* {{cita web|http://www.marginatasarda.it/nobel.htm|Quando le tartarughe contribuirono al Nobel, commento a ''La fuga in Egitto''}}
 
{{Premio Nobel per la letteratura}}
{{Deledda}}
{{Controllo di autorità}}
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