Raffaele Cutolo: differenze tra le versioni
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|Nome = Raffaele
|Cognome = Cutolo
|Pseudonimo = ‘O Professore
|PostPseudonimo = <ref>{{Cita web|url=https://www.fanpage.it/napoli/soprannomi-camorristi/|titolo=Soprannomi di Camorra, quando il “contronome” è il destino di un boss|sito=[[Fanpage.it]]|autore=Nico Falco|accesso=27 luglio 2024|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20230522195139/https://www.fanpage.it/napoli/soprannomi-camorristi/|dataarchivio=22 maggio 2023|urlmorto=no}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://gds.it/articoli/cronaca/2021/02/20/funerale-blindato-per-raffaele-cutolo-niente-messa-e-pochissime-persone-ammesse-alla-cerimonia-ed728d7d-47b4-4572-a8be-15b7e21a42f7/|titolo=Funerale blindato per Raffaele Cutolo, niente messa e pochissime persone ammesse|sito=[[Giornale di Sicilia]].it|data=20 febbraio 2021|accesso=27 luglio 2024|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20230404223125/https://gds.it/articoli/cronaca/2021/02/20/funerale-blindato-per-raffaele-cutolo-niente-messa-e-pochissime-persone-ammesse-alla-cerimonia-ed728d7d-47b4-4572-a8be-15b7e21a42f7/|dataarchivio=4 aprile 2023|urlmorto=no}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.fanpage.it/napoli/raffaele-cutolo-il-boss-che-con-omicidi-soldi-e-lavoro-ha-cambiato-la-camorra/|titolo=La vita di Raffaele Cutolo. Il boss che con omicidi, soldi e lavoro ha cambiato la camorra|autore=Nico Falco|sito=[[Fanpage.it]]|data= 17 febbraio 2021|accesso=27 luglio 2024|urlmorto=no}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/cronaca/22_febbraio_18/raffaele-cutolo-un-anno-morte-manifesti-lutto-ottaviano-per-sua-anima-benedetta-2f60a01a-90b4-11ec-94c9-0f14d7665fdf.shtml#:~:text=%C2%ABIn%20suffragio%20dell'anima%20benedetta,%C2%AB'o%20Monaco%C2%BB%20appunto|titolo=Raffaele Cutolo, a un anno dalla morte manifesti a lutto a Ottaviano «per la sua anima benedetta»|sito=[[Corriere del Mezzogiorno]]|data= 18 febbraio 2022|accesso=27 luglio 2024|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20220301092127/https://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/cronaca/22_febbraio_18/raffaele-cutolo-un-anno-morte-manifesti-lutto-ottaviano-per-sua-anima-benedetta-2f60a01a-90b4-11ec-94c9-0f14d7665fdf.shtml|dataarchivio=1 marzo 2022|urlmorto=sì}}</ref>
|Sesso = M
|LuogoNascita = Ottaviano
|LuogoNascitaLink = Ottaviano (Italia)
|GiornoMeseNascita = 4 novembre
|NoteNascita = <ref>
|AnnoNascita = 1941
|LuogoMorte = Parma
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|Attività = mafioso
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , fondatore
|Immagine = Raffaele Cutolo.jpg
|Didascalia = Raffaele Cutolo nel 1986
}}
Sebbene abbia trascorso complessivamente oltre 50 anni in carcere, mantenne sempre stretti legami con le altre mafie, oltre che oscuri collegamenti
== Biografia ==
=== Vita privata ===
Ha riconosciuto due figli, Roberto (1962-1990) – nato dalla breve relazione di 8 mesi con Filomena Liguori (denunciata più volte per sfruttamento della prostituzione) – e Denise. Aveva due nipoti: Raffaele (1987), suo omonimo, e Roberta (1991), entrambi figli di Roberto Cutolo e di Assunta Setaro (1962). Il figlio Roberto, pregiudicato, è stato ucciso a [[Tradate]], in [[Lombardia]], da affiliati della '[[ndrangheta]] il 19 dicembre 1990, per volontà di uno dei maggiori antagonisti di Cutolo, il boss vesuviano [[Mario Fabbrocino]].<ref>{{
Nel corso della latitanza, ha avuto una relazione con Lidarsa Bent Brahim Radhia, una donna tunisina a cui dedicherà una poesia. Dalla relazione nascerà Yosra.<ref>G.Marrazzo, ''op.cit''., pp. 106-107.</ref> Nel 1980 Cutolo acquistò da Maria Capece Minutolo, vedova del principe Lancellotti di [[Lauro (Italia)|Lauro]], il [[Castello Mediceo]], dove i suoi genitori avevano lavorato come guardiani,<ref>{{Cita web |url=https://www.cronachedellacampania.it/2021/01/castello-di-ottaviano-cutolo-lo-voleva-regalare-ai-genitori
Il 26 maggio [[1983]] sposò Immacolata Jacone, figlia di Salvatore (1934-1988),<ref>{{cita testo|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/10/05/un-delitto-per-avvertire-cutolo.html|titolo=Un delitto per 'avvertire' Cutolo - la Repubblica.it}}</ref>
=== L'omicidio Viscito e il carcere ===
[[File:Articolo omicidio viscito.jpg|thumb|Articolo di un giornale locale che tratta dell'omicidio Viscito commesso da Raffaele Cutolo]]
Il 24 febbraio [[1963]] commette l'[[omicidio]] di un ragazzo di Ottaviano, Mario Viscito. Cutolo percorre il viale principale di Ottaviano con una [[Fiat 1100]] della sorella [[Rosetta Cutolo|Rosetta]], a velocità elevata, in compagnia dell'amico [[Armando Visone]]. Accelera per attirare l'attenzione di alcune ragazze che passeggiavano lungo la strada, ma nella sua manovra rischia di investirle, urtandole; una ragazzina di soli 12 anni, che aveva appena rischiato di essere da lui investita, gli dà del cretino. Cutolo la schiaffeggia in malo modo; il fratello della ragazza e un amico intervengono per difenderla, dando così iniziò ad una rissa. Un uomo di 31 anni, padre di tre figli che passa di lì insieme a suo cognato di ritorno dal lavoro, decide di intervenire per dividere i ragazzi e mettere fine alla lite. Cutolo torna verso l'auto e, dopo aver preso una pistola, si volta e spara otto colpi, cinque
In carcere si dedica alle letture e alla poesia, guadagnandosi il soprannome di
{{Citazione|Nel 1970, quando Raffaele Cutolo, mio compagno d'infanzia, era tornato momentaneamente libero, andammo con Vincenzo Alfieri nel Gargano per uno "scarico" di sigarette di contrabbando; in quell'occasione, ci incontrammo con alcuni esponenti della 'ndrangheta calabrese, tra cui i Mammoliti, i
Rimase in attesa di giudizio, ma quando la [[Corte suprema di cassazione]] confermò la condanna, si dette alla latitanza fino al 25 marzo [[1971]], quando venne nuovamente arrestato dopo una cruenta sparatoria e condotto nel carcere di Poggioreale.
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{{Vedi anche|Nuova Camorra Organizzata}}
Durante la detenzione riprende quindi in mano il suo progetto di dare vita a un'organizzazione su larga scala come la mafia siciliana e quella calabrese; i primi passi li muove proprio con le famiglie calabresi [['Ndrina De Stefano|De Stefano]], [['Ndrina Piromalli|Piromalli]] e [['Ndrina Mammoliti|Mammoliti]]. Dopo aver coinvolto decine e decine di malavitosi, fonda la [[Nuova Camorra Organizzata]] (NCO) il 24 ottobre [[1974]], il giorno dei festeggiamenti dell'[[arcangelo Raffaele]].
Si tratta di un'organizzazione piramidale e paramilitare, basata sul culto di una sola personalità. Questi sono i ruoli assunti dagli affiliati: il picciotto, il camorrista, lo sgarrista, il capozona e infine il santista. Al vertice c'è solo Raffaele Cutolo detto "Vangelo".<ref>Luigi di Fiore ''L'impero'' Rizzoli Editore, 2011.</ref>
L'organizzazione si ispira alla ''Bella Società Riformata:'' il suo progetto criminale è ispirato ad un'ideologia pseudo-ribellista di impronta meridionalistica, che però attinge in parte alla propaganda delle organizzazioni terroristiche.<ref>in V. Ceruso, ''Il libro che la mafia non ti farebbe mai leggere, Newton Compton'', p.10.</ref> In carcere Cutolo crea le basi per una organizzazione criminale cui saranno affiliati, in primo luogo, i detenuti di cui Cutolo conosce le esigenze, i bisogni e le aspettative. Un ruolo particolare spetta a Alfonso Rosanova, mente economica della NCO, e a [[Rosetta Cutolo]]. Ma soprattutto, Cutolo conta su un esercito di giovani - la cosiddetta manovalanza cutoliana - reclutati tra le file del sottoproletariato. L'affiliazione prevede l'adesione totale alla volontà del capo. Questa è simbolicamente rappresentata da un rituale di [[iniziazione]] per il quale i nuovi adepti giurano fedeltà ripetendo un testo ispirato ai cerimoniali di stampo [[massoneria|massonico]]. Il testo è stato ritrovato grazie all'arresto di Giuseppe Palillo, e proprio per questo è detto ''giuramento di Palillo''; alcuni storiografi invece ritengono che si tratti di un rituale mutuato da quello della [['ndrangheta]] alla quale Cutolo si affiliò tramite i [[Piromalli ('ndrina)|Piromalli]] e [[Paolo De Stefano]], dopo aver fatto uccidere in carcere il loro rivale [[Mico Tripodo]].<ref>{{cita libro | autore = [[Nicola Gratteri]] |coautori= [[Antonio Nicaso]] | titolo = [[Fratelli di sangue (saggio)|Fratelli di sangue]] | anno = 2006 | editore = [[Luigi Pellegrini Editore]] | città = Cosenza | pp= 60-61}}</ref>
=== La latitanza e i rapporti con la Banda della Magliana ===
{{Vedi anche|Banda della Magliana}}
Cutolo evade dall'[[OPG|ospedale psichiatrico giudiziario]] di Aversa il pomeriggio (dopo pranzo) della domenica del 5 febbraio [[1978]] in modo violento, grazie all'aiuto di [[Giuseppe Puca]]: una carica di [[nitroglicerina]] piazzata all'esterno dell'edificio squarciò le mura di cinta permettendo la fuga del ''boss''. Nel corso della latitanza avvia rapporti con la malavita pugliese (in particolare delle province di [[provincia di Lecce|Lecce]] e [[Provincia di Foggia|Foggia]]), con la [['ndrangheta]], con le bande lombarde di [[Renato Vallanzasca]] e di [[Francis Turatello]] per il commercio della [[cocaina]] rifiutando, come confermato da [[Tommaso Buscetta]], ''"con modi irriguardosi"'' l'invito delle cosche siciliane di entrare a far parte di [[Cosa nostra]] poiché così avrebbe dovuto spartire fette di affari e potere con i rivali [[Umberto Ammaturo]],[[Michele Zaza]] e [[Lorenzo Nuvoletta]].
Con il falso nome di ''Prisco Califano'', Cutolo gira l'Italia, si reca ad Ottaviano dal sindaco [[Salvatore La Marca (sindaco di Ottaviano)|Salvatore La Marca]], il [[Partito Socialista Democratico Italiano|socialdemocratico]] più votato d'Italia che verrà poi arrestato e
In poco tempo, la NCO penetra tutti i settori dell'economia campana e, anche grazie alla connivenza e l'assenso dei politici locali, riesce ad usufruire dei fondi della CEE destinati ai produttori di conserve.
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=== La nuova detenzione a Poggioreale e il terremoto in Irpinia ===
{{Vedi anche|Terremoto dell'Irpinia del 1980}}
Il 23 novembre [[1980]] un [[terremoto]] colpisce l'[[Irpinia]] ed altre zone dell'[[Italia meridionale]]; quella notte, il carcere di Poggioreale è teatro di una resa dei conti tra detenuti (appartenenti e non alla NCO): il bilancio è di tre morti tra gli anticutoliani, più otto feriti. Un episodio simile avverrà il 14 febbraio [[1981]], quando i cutoliani, approfittando di un'altra scossa, nel fuggi fuggi seviziano e uccidono un detenuto schiacciandogli la testa, mentre altri due vengono ammazzati a coltellate.<ref>{{cita libro| autore-capitolo-nome=Bruno | autore-capitolo-cognome=De Stefano | capitolo=Lo scontro con i napoletani| titolo=Sangue a Poggioreale
Le due carneficine avvenute rappresentano l'apice del dominio raggiunto dal boss dentro le mura di Poggioreale ma non tutti sono proni ai suoi ordini: il vicedirettore [[Giuseppe Salvia]] nega in più di un'occasione alcune concessioni (come quella di poter fare da testimone di nozze al suo luogotenente [[Carlo Biino]]) e, regolamento alla mano, fa perquisire più volte al giorno la cella di Cutolo come se fosse un detenuto qualunque. Il fondatore della NCO non tollera lo zelo del funzionario e un giorno, al termine di uno screzio, tira uno schiaffo a Salvia che decide di denunciarlo. Il vicedirettore verrà poi ucciso a colpi di arma da fuoco il 14 aprile 1981 sulla tangenziale. Raffaele e sua sorella Rosetta Cutolo vengono accusati di essere i mandanti mentre il figlio Roberto e altri quattro camorristi sono indicati come gli esecutori dell'agguato. Nel dicembre del [[1988]] in via definitiva la prima sezione penale della Cassazione, presieduta da [[Corrado Carnevale]], confermerà il carcere a vita per Cutolo scagionando tutti gli altri imputati.<ref>{{cita libro| autore-capitolo-nome=Bruno | autore-capitolo-cognome=De Stefano | capitolo=Quel vicedirettore integerrimo| titolo=Sangue a Poggioreale| curatore= | anno=2018 | editore=[[Newton & Compton]] | città=Roma | ed=1 | pp=178-180| ISBN=9788822720573 }}</ref>
La criminalità organizzata si insinua per intercettare il denaro stanziato per la ricostruzione (stimato in 50.000 miliardi di lire) anche grazie alla grande discrezionalità conferita alle amministrazioni locali nella gestione degli aiuti. Nel dicembre dello stesso anno, Cutolo commissiona l'assassinio di [[Marcello Torre]], sindaco di [[Pagani (Italia)|Pagani]], per aver bloccato l'assegnazione di un [[appalto]] per la rimozione delle macerie ad un'impresa collegata alla NCO.<ref>F. Geremicca, “Non voleva stare al gioco”, L'Unità, 12/12/1980, p. 1.</ref>
Nel corso degli anni, Cutolo acquisisce grande popolarità ed importanza, presentando la sua nuova organizzazione come mossa da scopi di riscatto e della difesa dei più deboli. In tal senso, è utile ricordare una dichiarazione di Cutolo riportata da [[Isaia Sales]]:
{{citazione|Dicono che ho organizzato la nuova Camorra. Se fare del bene, aiutare i deboli, far rispettare i più elementari valori e diritti umani che vengono quotidianamente calpestati dai potenti e ricchi e se riscattare la dignità di un popolo e desiderare interamente un senso vero di giustizia, rischiando la propria vita per tutto questo, per la società vuol dire camorra, allora ben mi sta quest'ennesima etichetta.<ref>I. Sales, ''La camorra le camorre'', Editori Riuniti, Roma 1993, p. 184.</ref>}}
La stessa ideologia traspare in una intervista rilasciata a [[Enzo Biagi]] nel 1986.<ref>{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1986/03/11/cutolo-la-camorra-una-scelta-di.html|titolo=Cutolo: ''La camorra è una scelta di vita e io volevo aiutare la povertà''|editore=[[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]]|data=11 marzo 1986|accesso=10 agosto 2013}}</ref> Durante questo periodo Cutolo riceve alcune personalità politiche, come Francesco Mirtiello, ed ottiene il trasferimento nel [[carcere di Marino del Tronto]], diretto all'epoca da Cosimo Giordano, dove può gestire la sua organizzazione in tranquillità, in una camera elegantemente arredata e con alle sue dipendenze [[Giovanni Pandico]] e Giuseppe Palillo.
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=== La guerra tra NCO e ''Nuova Famiglia'' ===
{{Vedi anche|Faida tra Nuova Camorra Organizzata e Nuova Famiglia}}
La graduale crescita del potere della NCO non può che disturbare le famiglie della vecchia [[camorra]] campana, come gli Zaza (affiliati alla mafia siciliana) e i [[Clan Giuliano|Giuliano]] di [[Forcella (Napoli)|Forcella]] che si riuniscono in un'associazione provvisoria detta ''Onorata Fratellanza''. In principio [[Michele Zaza]], [[Luigi Giuliano]], [[Antonio Bardellino]] e [[Luigi Vollaro]] sottoscrivono con Cutolo un patto nella convinzione di poter scongiurare qualsiasi divergenza: il boss di Ottaviano potrà fare ciò che vuole in provincia di Napoli mentre nel capoluogo dovranno comandare loro. Dopo poco però Cutolo torna a chiedere tangenti sugli incassi delle bische clandestine e una percentuale su ogni cassa di sigarette spingendo gli altri gruppi ad allearsi contro di lui e a chiedere la mediazione di [[Alfonso Rosanova]]. In questo momento, a [[San Cipriano d'Aversa]] nasce la [[Nuova Famiglia]] o NF rappresentata da [[Lorenzo Nuvoletta]], [[Carmine Alfieri]] (che si era rifiutato di aderire alla NCO), [[Michele Zaza]], [[Umberto Ammaturo]] ed infine [[Antonio Bardellino]], ritenuto fondatore dell'omonima organizzazione e del [[clan dei Casalesi]]. La lotta tra le fazioni fu alquanto sanguinosa: le vittime furono 85 nel [[1979]], 148 nel [[1980]], 295 nel [[1981]], 264 nel [[1982]], 290 nel [[1983]]. Tra gli episodi, si ricorda il 30 maggio 1981 l'esplosione di un [[ordigno]] nei pressi della villa di Raffaele Cutolo, per ordine di [[Antonio Bardellino]] e [[Umberto Ammaturo]].
Nell'estate del [[1981]], presso la [[masseria]] dei Nuvoletta di Poggio Vallesana - presente, per [[Cosa Nostra]] siciliana, anche il capo dei Corleonesi [[Totò Riina]] - i boss si riuniscono per porre fine alla mattanza, una tregua che Cutolo non sembra volere accettare.<ref>{{cita libro| autore-capitolo-nome=Bruno | autore-capitolo-cognome=De Stefano | capitolo=Lo scontro con i napoletani| titolo=L'esercito del Professore| curatore= | anno=2018 | editore=[[Newton & Compton]] | città=Roma | ed=1 | pp=176-177| ISBN=9788822720573 }}</ref> Infatti, dopo poco tempo i cutoliani uccidono Salvatore Alfieri, fratello di Carmine, e la guerra riprende, a tutti i livelli ed in tutti gli ambienti. A tal fine, le carceri sono suddivise in due sezioni separate, una per i cutoliani (in numero maggiore) e l'altra per gli affiliati alla [[Nuova Famiglia]], ritenuti militarmente meglio organizzati; ma tuttavia alcuni sostengono che il fattore decisivo per
=== Il trasferimento ad Ascoli, il ruolo nel sequestro Cirillo e i rapporti con le istituzioni ===
All'inizio del 1981 Cutolo ottiene il trasferimento nel [[carcere di Marino del Tronto]] ad [[Ascoli Piceno]] dove gode di un trattamento di favore e di ampia possibilità di movimento.<ref>{{cita libro| autore-capitolo-nome=Bruno | autore-capitolo-cognome=De Stefano | capitolo=Quel vicedirettore integerrimo| titolo=Il caso Cirillo
Il 27 aprile di quell'anno l'assessore [[democristiano]] [[Ciro Cirillo]]{{Ln}}responsabile amministrativo della ricostruzione postsismica{{Ln}}viene rapito a [[Torre del Greco]] dalla "colonna napoletana" delle [[Brigate Rosse]], nell'occasione diretta da [[Giovanni Senzani]]. La figura di Cutolo viene evocata durante una riunione del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica quando il sottosegretario [[Angelo Sanza]] evidenzia che nell'area in cui è avvenuto il sequestro c'è una forte presenza della criminalità organizzata e ''"questo contesto potrebbe favorire le indagini"''; nel verbale della riunione si legge anche che: ''"L'on. ministro [ [[Vincenzo Scotti]] ] condivide l'opinione dell'on. Sanza: la camorra potrebbe avere interesse ad agevolare la liberazione dell'assessore Cirillo. I rapporti tra delinquenza organizzata e terrorismo a volte si intrecciano, a volte divaricano. Debbono quindi essere attivati tutti i possibili canali"''<ref>Relazione della commissione antimafia, 21 dicembre 1993.</ref><ref>{{cita libro| autore-capitolo-nome=Bruno | autore-capitolo-cognome=De Stefano | capitolo=Quel vicedirettore integerrimo| titolo=Il caso Cirillo| curatore= | anno=2018 | editore=[[Newton & Compton]] | città=Roma | ed=1 | pp=180-181| ISBN=9788822720573 }}</ref> In quel periodo, il boss incontra alcuni esponenti della DC e rappresentanti dei [[servizi segreti italiani]] che chiedono la sua collaborazione; in particolare, le richieste sarebbero pervenute da Giuliano Granata (all'epoca sindaco di [[Giugliano in Campania]]), [[Silvio Gava]], [[Francesco Pazienza]], [[Flaminio Piccoli]], [[Francesco Patriarca]], [[Vincenzo Scotti]] ed [[Antonio Gava]]. Testimoni degli incontri ad Ascoli Piceno, il direttore e il cappellano del carcere, il luogotenente di Cutolo Vincenzo Casillo e Alfonso Rosanova.
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Attraverso le informazioni dei brigatisti Luigi Bosso e [[Sante Notarnicola]], Cutolo riesce a conoscere i nomi dei carcerieri di Cirillo: Pasquale Aprea e Rosaria Perna, guidati da Senzani. Cutolo riesce a stabilire una cifra per la liberazione dell'assessore napoletano che avviene il 24 luglio. Tutto si risolve in un reciproco scambio di favori tra uomini della DC, servizi segreti, NCO e Brigate Rosse. Tra i favori delle BR a Cutolo, è possibile annoverare l'[[omicidio]] del vicequestore [[Antonio Ammaturo]], avvenuto il 15 luglio [[1982]]. In seguito il fondatore della NCO avanzerà alcune richieste che non saranno mai accolte, come la [[Seminfermità di mente|seminfermità mentale]] e alcuni trattamenti di favore per sé e per gli affiliati dell'organizzazione.
Da subito ''[[l'Unità]]'' e il settimanale ''[[Oggi (
Nel [[1989]], nel processo di primo grado scaturito dalle indagini di Alemi, il Tribunale di Napoli condannerà Cutolo a 2 anni e 10 mesi di carcere per [[Falso (ordinamento penale italiano)|falso]] e [[Estorsione|tentata estorsione]] perché usò il falso documento pubblicato su ''[[l'Unità]]'' per estorcere favori allo Stato; l'ex direttore del [[Carcere di Marino del Tronto|carcere di Ascoli Piceno]], Cosimo Giordano, viene invece condannato a 10 mesi mentre 8 mesi vengono inflitti a tre guardie carcerarie; tutti gli altri imputati (compresi Luigi Rotondi e la giornalista Marina Maresca) vengono assolti o prescritti.<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/10/26/cutolo-unico-colpevole.html|titolo=È CUTOLO L'UNICO COLPEVOLE
Come ricostruirà quindi la sentenza della Corte di Appello presieduta dal giudice Valanzuolo, Cutolo è stato davvero chiamato in causa per intervenire sulle BR; al boss sono state fatte molte promesse ma chi doveva mantenerle si è spaventato e ha fatto marcia indietro. Sentitosi tradito da chi aveva stretto accordi con lui, il capo della NCO ha voluto mandare un messaggio ai suoi interlocutori attraverso la diffusione del finto documento pubblicato su ''l'Unità''. L'allora procuratore aggiunto [[Franco Roberti]] spiegherà qualche anno dopo in una trasmissione di [[Carlo Lucarelli]] che "''
Nel febbraio del [[2006]] in un'intervista a ''[[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]]'' spiegherà il ruolo che ha avuto nella vicenda Cirillo: "''
=== L'esilio all'Asinara e la fine della NCO ===
{{Vedi anche|Maxiprocesso alla Nuova Camorra Organizzata}}
Le notizie circolate sulla blanda detenzione ad Ascoli impongono allo Stato di intervenire. Il 25 febbraio [[1982]] il ministro dell'Interno [[Virginio Rognoni]] invia una lettera al ministro di Grazia e Giustizia [[Clelio Darida]] suggerendo il trasferimento del boss nel [[carcere dell'Asinara]]. Darida non prende alcuna iniziativa bloccando per "''
Il penitenziario di massima sicurezza viene riaperto esclusivamente per lui trascorrendovi un paio di anni come unico carcerato, determinando un duro colpo all'influenza del boss. Qui sarà completamente isolato; gli affiliati cominciano a dissociarsi o a pentirsi: in particolare le rivelazioni di [[Giovanni Pandico]] e [[Pasquale Barra]] (cui si aggiungono quelle di tanti altri pentiti) consentono il maxi-blitz del 17 giugno [[1983]] (definito dalla stampa "''il venerdì nero della camorra''")<ref name=":0">{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/04/24/evadono-tre-pentiti-che-hanno-permesso-blitz.html|titolo=EVADONO I TRE PENTITI CHE HANNO PERMESSO I BLITZ ANTICAMORRA - La Repubblica}}</ref> che prevede più di 856 mandati di cattura per i cutoliani, eseguiti in tutta Italia; fra gli altri destinatari più o meno noti degli ordini di cattura, dal presidente dell'[[Unione Sportiva Avellino 1912|Avellino calcio]] [[Antonio Sibilia]], ai terroristi di opposte fazioni [[Pierluigi Concutelli]] e [[Sante Notarnicola]], dal bandito settentrionale [[Renato Vallanzasca]] a politici meridionali come [[Giuseppe D'Antuono]] e Salvatore La Marca, sino al cantante [[Franco Califano]] e al conduttore televisivo [[Enzo Tortora]], tutti accusati di essere affiliati o fiancheggiatori della NCO di Cutolo.<ref name=":0" /><ref name=villoresi>La Repubblica, ''Un blitz da record, 856 in carcere'', di Luca Villoresi, 18 giugno 1983</ref>
Il Procuratore Capo di Napoli, Francesco Cedrangolo, insieme agli investigatori, comunica che le indagini avevano richiesto la redazione di un rapporto di
Grazie alle testimonianze dei membri della NCO, vengono inoltre scoperti i mandanti di alcuni omicidi eccellenti come quello eseguito ai danni del vicedirettore del carcere di Poggioreale [[Giuseppe Salvia]].<ref>{{cita testo|url=http://www.vittimemafia.it/index.php?option=com_content&view=article&id=361:14-aprile-1981-napoli-ucciso-giuseppe-salvia-vicedirettore-al-carcere-di-poggioreale&catid=35:scheda&Itemid=67|titolo=''14 Aprile 1981 Napoli. Ucciso Giuseppe Salvia, vicedirettore al carcere di Poggioreale.'' da vittimemafia.it}}</ref>
Nel frattempo, con Cutolo "esiliato" all'Asinara, la Nuova Famiglia guidata da [[Carmine Alfieri]] e [[Pasquale Galasso]] decide di intensificare lo scontro e di indebolirlo ulteriormente eliminando in un ospedale di [[Salerno]] il 16 aprile 1982 il suo fedelissimo [[Alfonso Rosanova]], l'anello di congiunzione della NCO con gli ambienti politico-istituzionali. Ad agosto invece la Cassazione conferma la sentenza della Corte di Appello che lo aveva assolto dall'accusa di evasione dal manicomio di Aversa giudicandolo seminfermo di mente; secondo una perizia era totalmente incapace di intendere e di volere per "''
=== Il ruolo negli omicidi Cuomo e Casillo ===
[[Vincenzo Casillo]] e [[Mario Cuomo (criminale)|Mario Cuomo]] sono vittime di un attentato a Roma il 29 gennaio [[1983]] grazie a una [[autobomba|bomba]] nascosta in un'[[automobile]]. Casillo muore sul colpo, Mario Cuomo invece sopravvive ma rimane mutilato degli arti inferiori. Anni dopo [[Carmine Alfieri]] confesserà di essere stato lui a dare l'ordine di ammazzare il numero due della cosca rivale.<ref>{{cita libro| autore-capitolo-nome=Bruno | autore-capitolo-cognome=De Stefano | capitolo=L'omicidio di Casillo e il maxiblitz| titolo=I boss che hanno cambiato la storia della malavita
* Secondo [[Giovanni Pandico]] e [[Pasquale Barra]], due personaggi ricchi di risentimento verso Cutolo (pur essendo ancora affiliati alla NCO), la morte di Casillo fu decisa dallo stesso Cutolo e messa in atto da un suo fedelissimo, [[Giuseppe Puca]], boss di [[Sant'Antimo (Italia)|Sant'Antimo]]. Il movente andrebbe rintracciato nel presunto tradimento di Vincenzo Casillo, reo di aver stretto legami col clan Nuvoletta, legato a [[Cosa Nostra]] e storico nemico della NCO.
* Secondo Mauro Marra, gli stessi vertici dell'organizzazione ignoravano chi fossero i responsabili della morte di Casillo. Ragion per cui il direttivo della NCO fece circolare la voce secondo cui si fosse trattato di un incidente, di cui né Cutolo né i suoi nemici erano responsabili. Cuomo e Casillo non sarebbero rimasti vittime di una autobomba piazzata da qualcuno ma di una bomba che essi stessi trasportavano in auto, e che avrebbero dovuto utilizzare nei giorni successivi per commettere una ritorsione. Ma la bomba sarebbe esplosa accidentalmente. Tale strategia criminale servì ad evitare che i restanti cutoliani venissero colti da una doppia spirale di terrore, se difatti avessero ritenuto Cutolo il vero responsabile della morte di Enzo Casillo, che definiva il suo "amico più caro", gli affiliati avrebbero perso ogni sorta di stima e fiducia verso il loro boss; se viceversa avessero creduto che Casillo fosse morto per mano dei nemici di Cutolo, quelli della [[Nuova Famiglia]], i restanti affiliati alla NCO avrebbero nutrito forte scoraggio nel sentirsi tanto vulnerabili, essendo i clan rivali riusciti nell'impresa di eliminare il boss Vincenzo Casillo, infliggendo così uno smacco finale a ciò che restava della NCO.
* Secondo [[Claudio Sicilia]], ex boss della [[Banda della Magliana]], il Casillo sarebbe stato assassinato per volontà di Cutolo da Corrado Iacolare. In sintesi Casillo e Cuomo si sarebbero recati a Salerno per ritirare alcune bombe con cui commettere delle ritorsioni sugli imprenditori restii a pagare le tangenti alla NCO. In quell'occasione Iacolare avrebbe imbottito di esplosivo l'auto del Casillo per poi farlo saltare in aria a Roma. Anche secondo Claudio Sicilia l'omicidio sarebbe avvenuto con la collaborazione di Giuseppe Puca. Il Sicilia racconta inoltre che alcuni affiliati alla NCO erano preoccupati per un'agendina che Enzo Casillo aveva sempre con sé, e l'unico uomo in grado di svelare ogni dettaglio sulla vita di Casillo era il suo braccio destro, [[Mario Cuomo (criminale)|Mario Cuomo]], il sopravvissuto, colui che a bordo della stessa auto di Casillo era scampato alla morte pur mutilato delle gambe. Ma Mario Cuomo non sarebbe stato facilmente raggiungibile poiché ricoverato all'ospedale [[Policlinico Agostino Gemelli|Gemelli]] di Roma e continuamente piantonato dalla polizia. Così i cutoliani avrebbero chiesto allo stesso Claudio Sicilia, personaggio ben addentrato nel contesto della mala romana, di infiltrare un uomo del personale ospedaliero nella stanza di Mario Cuomo. Claudio Sicilia avrebbe eseguito l'ordine, ma la persona da lui incaricata non sarebbe stata in grado di arrivare al Cuomo poiché questi versava ancora in stato di incoscienza ed era in effetti piantonato strettamente.
* Secondo Pasquale D'Amico la tesi dell'incidente sarebbe vera. La bomba a bordo dell'auto sarebbe esplosa accidentalmente, mentre veniva trasportata
* Secondo quanto raccontato invece da [[Antonio Mancini (criminale)|Antonio Mancini]], altro pentito della Banda della Magliana, alcuni affiliati alla [[Nuova Famiglia]] avevano brindato davanti a lui in carcere per la “saltata” di Casillo, ma lui rimase “convinto, per com’era controllato il territorio romano dalla Banda, che non avrebbero potuto prescindere, per fare l’attentato, dal gruppo di [[Salvatore Nicitra]], operante a [[Primavalle]] alle dirette dipendenze di [[Enrico De Pedis]]“.<ref>{{cita libro|nome=Raffaella | cognome=Fanelli | capitolo=Giudici troppi scomodi e sentenze da aggiustare| titolo=La verità del Freddo| anno=2018 | editore=[[Chiarelettere]] | città=Milano |edizione=1 | p=176|isbn=978-88-329-6038-9 }}</ref>
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«Lo so, è paradossale che io possa parlare solo dei morti e quindi qualcuno potrebbe anche accusarmi di mentire visto che dall'altra parte nessuno può replicare».
(Raffaele Cutolo al processo per l'omicidio di [[Mino Pecorelli]] del 09/10/1998).
La verità giungerà anni dopo, nei giorni del pentimento dei boss [[Pasquale Galasso]] e [[Carmine Alfieri]], i capi indiscussi della cosiddetta [[Nuova Famiglia]], i famigerati nemici di Cutolo. Entrambi riportano la medesima versione degli eventi ed entrambi sono ritenuti attendibili poiché si autoaccusano dell'omicidio. Galasso ed Alfieri confermano che l'omicidio Casillo ha posto la parola fine alla NCO di Raffaele Cutolo, benché in principio tale omicidio è stato partorito dalla loro stessa collera, essendo entrambi assetati di vendetta per l'assassinio dei rispettivi fratelli, commissionato mesi prima da Cutolo per punire il rifiuto di Galasso ed Alfieri di associarsi alla NCO.
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=== Gli ergastoli e la morte ===
* Nel [[1986]], Cutolo, fu condannato a due ergastoli nel processo per gli omicidi del boss Antonio Cuomo e della moglie Carla Ciampi.<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1986/11/06/don-raffaele-doppio-ergastolo-per-due.html|titolo= A 'Don Raffaele' doppio ergastolo per due delitti|autore=Ermanno Corsi|sito=[[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data=6 novembre 1986|accesso=27 luglio 2024|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20230314032648/https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1986/11/06/don-raffaele-doppio-ergastolo-per-due.html|dataarchivio=14 marzo 2023|urlmorto=no}}</ref>
* Nel [[1987]], a Cutolo
* Nel [[2001]], per l'omicidio del politico [[Marcello Torre]] la Corte di Assise di Appello di Salerno condannò all'ergastolo Cutolo, sentenza che si conferma nel giugno [[2002]] dalla [[Corte di cassazione]].
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La perizia favorevole ha permesso a Cutolo di trascorrere molto tempo in due manicomi, il manicomio napoletano di Sant'Eframo e l'[[ospedale psichiatrico giudiziario]] di [[Aversa]] i cui direttori{{Ln}}[[Giacomo Rosapepe]] e Domenico Ragozzino{{Ln}}si sono tolti la vita. Nel [[1980]], dopo il suicidio dello stesso Rosapepe, il medico legale professor Antonio Rizzi, fu designato a valutare con perizia psichiatrica collegiale Raffaele Cutolo. Avendogli riconosciuto la totale sanità mentale, il suddetto perito fu gambizzato da un sottoposto di Cutolo nella cittadina di Barra, davanti all’ambulatorio. Solo nel 1984 quindi, i professori Battista Marineddu, Giancarlo Nivoli e Adriano Senini riuscirono a dichiarare Cutolo perfettamente lucido, anche senza escludere tratti paranoidi.
Nell'agosto del [[1987]] Cutolo collassa durante uno sciopero della fame proclamato per protestare contro l'isolamento nel carcere dell'Asinara. In una lettera indirizzata all'avvocato Marazzita scrive: "''
Il 4 ottobre [[1988]] viene ucciso suo suocero Salvatore Iacone, freddato da un killer mentre era dal barbiere, mentre alcuni mesi prima suo cognato Luigi Iacone veniva gravemente ferito in un agguato.<ref>{{cita libro| autore-capitolo-nome=Bruno | autore-capitolo-cognome=De Stefano | capitolo=Fiori d'arancio| titolo=I boss che hanno cambiato la storia della malavita| curatore= | anno=2018 | editore=[[Newton & Compton]] | città=Roma | ed=1 | pp=190-191| ISBN=9788822720573 }}</ref>
La sera del 19 dicembre [[1990]] verrà ucciso suo figlio Roberto, ventottenne, in provincia di [[Varese]] dove era in soggiorno obbligato. Il 13 aprile [[2005]] verrà riconosciuto come mandante il boss [[Mario Fabbrocino]], uno dei più agguerriti nemici di Cutolo. La morte del figlio segna la definitiva resa di Cutolo. Nel frattempo anche la Nuova Famiglia è stata decimata dagli arresti provocati dalla collaborazione di chi l'aveva fondata come [[Carmine Alfieri]] e [[Pasquale Galasso]].<ref>{{cita libro| autore-capitolo-nome=Bruno | autore-capitolo-cognome=De Stefano | capitolo=La morte del figlio| titolo=I boss che hanno cambiato la storia della malavita
Rifiutando la collaborazione con la giustizia ancora nel [[1994]] su offerta del procuratore Francesco Greco, continuerà a restare rinchiuso in diverse carceri italiane: nel 1988 era stato trasferito al carcere di [[Belluno]] finendo al [[41 bis]] quando sarà introdotto, poi nel [[2000]] in quello di [[Novara]]. Nel luglio del [[2005]] dalle colonne de ''[[Il Mattino (quotidiano)|Il Mattino]]'' annuncia che scriverà al Presidente della Repubblica [[Carlo Azeglio Ciampi]] per chiedere la grazia: "''
Dal [[2007]] al [[2011]] è rinchiuso nel carcere di massima sicurezza di [[Terni]], nella cella che era stata di [[Bernardo Provenzano]].<ref>{{cita web|url=http://www.ternitoday.it/cronaca/boss-dietro-sbarre-detenuti-eccellenti-carcere-terni.html|titolo=Il carcere dei boss, detenuti eccellenti dietro le sbarre di Sabbione|autore=Christian Cinti|data17 ottobre 2018}}</ref> Successivamente viene trasferito nel [[Casa circondariale dell'Aquila|carcere di massima sicurezza dell'Aquila]] e infine in quello di [[Parma]].<ref>{{cita testo|url=https://sites.google.com/site/progettolegalitagferraris/le-terre-confiscate/il-castello-di-ottaviano/cutolo-e-la-sua-storia|titolo=''Cutolo e la sua storia'' da sites.google.com}}</ref>
Nel [[2010]] l'ex PM e all'epoca procuratore capo della Repubblica di Salerno [[Franco Roberti]] rivela che nel [[1994]] Cutolo aveva accettato di pentirsi e così erano state riempite numerose pagine di verbali con le prime confessioni raccolte dall'altro PM [[Alfredo Greco]] nel carcere di [[Carinola]] ma aveva fatto marcia indietro al momento del suo trasferimento in una struttura protetta in provincia di Salerno giustificandosi così: "''
Nel [[2017]] in un'intervista la Iacone sostiene che il marito avrebbe potuto salvare Moro: "''
Il 19 febbraio [[2020]] Cutolo viene ricoverato all'ospedale civile di Parma per una crisi respiratoria dopo lo scoppio della [[pandemia di COVID-19 del 2020 in Italia]]<ref>{{Cita web|url=https://www.ilmattino.it/napoli/cronaca/raffaele_cutolo_ospedale_parma_incontro_moglie-5070527.html|titolo=Raffaele Cutolo in ospedale a Parma: filmato l’incontro del capo dei capi con la moglie|accesso=26 febbraio 2020}}</ref> e nelle settimane a seguire rifiuta le cure e la tac.<ref>{{cita testo|url=http://www.campanianotizie.com/cronaca/napoli/154590-camorra-cutolo-ospedale-parma-rifiuta-cure-tac.html|titolo=L'ex capo della camorra napoletana in ospedale a Parma, Cutolo rifiuta le cure e la tac|accesso=4 aprile 2020|dataarchivio=9 marzo 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20200309163851/http://campanianotizie.com/cronaca/napoli/154590-camorra-cutolo-ospedale-parma-rifiuta-cure-tac.html|urlmorto=sì}}</ref>
Viene dimesso a inizio aprile, facendo così ritorno nel carcere di Parma; subito dopo, il suo avvocato chiede la concessione degli arresti domiciliari a causa delle sue precarie condizioni di salute, ma l'istanza viene respinta poiché può essere curato in cella e le sue patologie non vengono ritenute ''"esposte a rischio aggiuntivo"'' (il regime di 41 bis gli permette "''
Il 30 luglio viene trasferito dal carcere di Parma in ospedale per un aggravamento delle condizioni di salute e problemi respiratori. Secondo il suo legale "''
Cutolo muore nel reparto sanitario detentivo dell'[[ospedale Maggiore di Parma]] il 17 febbraio [[2021]], a 79 anni, a causa di una [[setticemia]] del [[cavo orale]], conseguenza di una [[polmonite|polmonite bilaterale]];<ref>{{Cita web|url=https://www.ilmattino.it/napoli/cronaca/raffaele_cutolo_morto_motivo_polmonite-5773637.html|titolo=Raffaele Cutolo, la morte per i postumi di una polmonite: «Fortemente debilitato, pesava 40 chili»|sito=ilmattino.it|data=17 febbraio 2021}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.agi.it/cronaca/news/2021-02-17/cutolo-lucido-delirio-sangue-professore-che-non-volle-mai-pentirsi-11452764/|titolo=Il lucido delirio di sangue del "professore" che non volle mai pentirsi|sito=Agi.it|data=18 febbraio 2021}}</ref> la salma viene tumulata dopo quattro giorni dal decesso nel cimitero di [[Ottaviano (Italia)|Ottaviano]] senza cerimonia funebre per ordine delle autorità.<ref>{{Cita web|url=https://www.ilmessaggero.it/italia/funerali_raffaele_cutolo_bara_cimitero_napoli_boss_mafia_ultime_notizie-5781866.html|titolo=Funerali Raffaele Cutolo, bara scortata e cerimonia lampo: nello stesso cimitero il figlio e il rivale del boss|sito=www.ilmessaggero.it|data=21 febbraio 2021
== Nella cultura di massa ==
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[[File:camorrista.jpg|thumb|Una scena del film ''[[Il camorrista]]'', interpretato da [[Ben Gazzara]].]]
* Il personaggio di Raffaele Cutolo è protagonista del film d'esordio di [[Giuseppe Tornatore]] del [[1986]] ''[[Il camorrista]]'', tratto dall'omonimo libro di [[Giuseppe Marrazzo]]; in tali opere viene chiamato con il soprannome "''Professore'' di ''Vesuviano''". Il boss è interpretato da [[Ben Gazzara]] e doppiato da [[Mariano Rigillo]]. Cutolo non gradì né il libro (del quale chiese il sequestro<ref>{{cita testo|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/12/01/il-boss-chiede-il-sequestro-del-libro.html|titolo=Il Boss Chiede Il Sequestro Del Libro 'Il Camorrista' - Repubblica.It » Ricerca<!-- Titolo generato automaticamente -->}}</ref>) né il film, pur apprezzando la recitazione di Gazzara.
* La canzone di [[Fabrizio De André]] ''[[Don Raffaè]]'' (dall'album ''[[Le nuvole (album)|Le nuvole]]'' del [[1990]]) è stata considerata un riferimento esplicito alla figura del boss di Ottaviano. Cutolo fu infatti entusiasta della canzone e ringraziò più volte il cantautore in diverse lettere in cui chiedeva come fosse a conoscenza dei dettagli della vita in carcere. Inoltre, inviò a De André delle poesie da musicare.<ref>L'episodio è descritto in ''Fabrizio De André. Storie, memorie ed echi letterari'' di Silvia Sanna, p. 67
* ''Un'altra vita'', libro scritto da [[Francesco De Rosa (giornalista)|Francesco De Rosa]] nel [[2001]], ha la prefazione dell'ex-[[vescovo]] di Caserta [[Raffaele Nogaro]],<ref>{{cita web|url=http://www.lospettro.it/pagina117.htm|titolo=Il vescovo Nogaro firma la prefazione ad un libro su Raffaele Cutolo|accesso=23 ottobre 2017|dataarchivio=27 giugno 2002|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20020627194548/http://www.lospettro.it/pagina117.htm|urlmorto=sì}}</ref> descrive la figura di Cutolo.
* Nel [[2007]], dal carcere di Novara, Raffaele Cutolo ha querelato [[Roberto Saviano]]. Il boss contesta un passaggio del libro ''[[Gomorra (romanzo)|Gomorra]]'' dove si ritiene che il boss sia il mandante dell'[[omicidio di Simonetta Lamberti]].<ref>Questo il passaggio contestato: ''Negli anni '80 Cutolo fece sparare in faccia a una bambina di pochi anni, figlia del magistrato Lamberti, davanti al padre'' Il passaggio è presente in [http://www.oltregomorra.com/documenti/9027/ Oltregomorra.com]</ref>
* Nel [[2008]], il personaggio di Cutolo viene interpretato dall'attore [[Federico Torre (attore)|Federico Torre]] (con il nome di Don Mimmo, detto '''O Ragioniere'') nella [[serie televisiva]] ''[[Romanzo criminale - La serie|Romanzo criminale]]''.
* Nel [[2013]], il personaggio di Raffaele Cutolo appare in una sola ed unica scena nella serie ''[[Il clan dei camorristi]]''. Interpretato da un attore non chiaro.
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== La reazione di Cutolo al romanzo ''Il camorrista'' ==
Durante il processo a carico della NCO per l'omicidio Cappuccio, consigliere comunale di Ottaviano,<ref>{{Cita web|url=https://www.radioradicale.it/scheda/29264/omicidio-cappuccio-consigliere-comunale-psi-di-ottaviano-ucciso-per-conto-di-cutolo-e|titolo=Omicidio Cappuccio: consigliere comunale PSI di Ottaviano ucciso per conto di Cutolo e La Marca (NCO)|autore=Radio Radicale|sito=Radio Radicale|data=14 ottobre 1988|accesso=27 maggio 2020}}</ref> Cutolo annunciò pubblicamente la richiesta di sequestro del romanzo ''[[Il camorrista (romanzo)|Il camorrista, vita segreta di Don Raffaele Cutolo]]'', denunciando la falsità dei fatti riportati dall'autore [[Giuseppe Marrazzo|Marrazzo]], al quale aveva rilasciato alcune interviste che riteneva mal riportate dallo scrittore, in particolare nell'ultimo capitolo del romanzo, dedicato alla morte del suo braccio destro e amico
== Note ==
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== Bibliografia ==
{{W|criminali|agosto 2022}}
* S. De Gregorio, ''Camorra'', Napoli, Società editrice napoletana, 1981
* L. Compagnone, ''Mater camorra'', Napoli, Pironti, 1987
* V. Vasile (a cura di), ''L'affare Cirillo. L'atto di accusa del giudice Carlo Alemi'', Roma, Editori Riuniti, 1989
* G. Di Fiore, ''Potere camorrista: quattro secoli di malanapoli'', Napoli, Alfredo Guida Editore, 1993
* G. Di Fiore, ''La camorra e le sue storie'', Torino, Utet, 2005
* [[Isaia Sales]], ''La camorra le camorre'', Editori Riuniti, Roma, 1993
* L. Gay, ''L'atteggiarsi delle associazioni mafiose sulla base delle esperienze processuali acquisite: la Camorra'', in ''Quaderni del CSM'' n. 99, 1996
* F. Barbagallo, ''Il potere della camorra'', 1973-1998, Torino, Einaudi, 1999
* P. Allum, ''Il potere a Napoli. Fine di un lungo dopoguerra'', Napoli, L'ancora del Mediterraneo, 2001
* F. De Rosa, ''Un'altra vita. Le verità di Raffaele Cutolo'', Milano, Tropea, 2001
* T. Behan, ''See Naples and die, The Camorra and organised crime'', Tauris Ed, Londra, 2002
* [[Giuseppe Marrazzo]], ''Il camorrista: vita segreta di don Raffaele Cutolo'', Pironti 2005<sup>2</sup>, ISBN 88-7937-331-5
* G. Granata, ''Io, Cirillo e Cutulo. Dal sequestro alla liberazione'', Napoli, Cento Autori, 2009
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