Raffaele Cutolo: differenze tra le versioni
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|Nome = Raffaele
|Cognome = Cutolo
|Pseudonimo =
|PostPseudonimo =
|Sesso = M
|LuogoNascita = Ottaviano
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|Attività = mafioso
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , fondatore
|Immagine = Raffaele Cutolo.jpg
|Didascalia = Raffaele Cutolo nel 1986
}}
Sebbene abbia trascorso complessivamente oltre 50 anni in carcere, mantenne sempre stretti legami con le altre mafie, oltre che oscuri collegamenti
== Biografia ==
=== Vita privata ===
Ha riconosciuto due figli, Roberto (1962-1990) – nato dalla breve relazione di 8 mesi con Filomena Liguori (denunciata più volte per sfruttamento della prostituzione) – e Denise. Aveva due nipoti: Raffaele (1987), suo omonimo, e Roberta (1991), entrambi figli di Roberto Cutolo e di Assunta Setaro (1962). Il figlio Roberto, pregiudicato, è stato ucciso a [[Tradate]], in [[Lombardia]], da affiliati della '[[ndrangheta]] il 19 dicembre 1990, per volontà di uno dei maggiori antagonisti di Cutolo, il boss vesuviano [[Mario Fabbrocino]].<ref>{{Cita web|url=http://www.ilfattovesuviano.it/2018/02/omicidio-del-figlio-cutolo-ergastolo-superboss-mario-fabbrocino/amp/|titolo=Omicidio del figlio di Cutolo: ergastolo per il superboss Mario Fabbrocino|sito=ll Fatto Vesuviano|accesso=27 luglio 2024|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20180828134349/http://www.ilfattovesuviano.it/2018/02/omicidio-del-figlio-cutolo-ergastolo-superboss-mario-fabbrocino/amp/|dataarchivio=28 agosto 2018|urlmorto=sì}}</ref>
Nel corso della latitanza, ha avuto una relazione con Lidarsa Bent Brahim Radhia, una donna tunisina a cui dedicherà una poesia. Dalla relazione nascerà Yosra.<ref>G.Marrazzo, ''op.cit''., pp. 106-107.</ref> Nel 1980 Cutolo acquistò da Maria Capece Minutolo, vedova del principe Lancellotti di [[Lauro (Italia)|Lauro]], il [[Castello Mediceo]], dove i suoi genitori avevano lavorato come guardiani,<ref>{{Cita web |url=https://www.cronachedellacampania.it/2021/01/castello-di-ottaviano-cutolo-lo-voleva-regalare-ai-genitori
Il 26 maggio [[1983]] sposò Immacolata Jacone, figlia di Salvatore (1934-1988),<ref>{{cita testo|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/10/05/un-delitto-per-avvertire-cutolo.html|titolo=Un delitto per 'avvertire' Cutolo - la Repubblica.it}}</ref> sorella di Giovanni (1959)<ref>{{Cita web|url=https://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/cronaca/2011/3-giugno-2011/uccise-sua-madre-martellatearrestato-cognato-cutolo-190790941597.shtml|titolo=Uccise sua madre a martellate Arrestato il cognato di Cutolo - Corriere del Mezzogiorno|sito=corrieredelmezzogiorno.corriere.it|accesso=2 febbraio 2024
=== L'omicidio Viscito e il carcere ===
[[File:Articolo omicidio viscito.jpg|thumb|Articolo di un giornale locale che tratta dell'omicidio Viscito commesso da Raffaele Cutolo]]
Il 24 febbraio [[1963]] commette l'[[omicidio]] di un ragazzo di Ottaviano, Mario Viscito. Cutolo percorre il viale principale di Ottaviano con una [[Fiat 1100]] della sorella [[Rosetta Cutolo|Rosetta]], a velocità elevata, in compagnia dell'amico [[Armando Visone]]. Accelera per attirare l'attenzione di alcune ragazze che passeggiavano lungo la strada, ma nella sua manovra rischia di investirle, urtandole; una ragazzina di soli 12 anni, che aveva appena rischiato di essere da lui investita, gli dà del cretino. Cutolo la schiaffeggia in malo modo; il fratello della ragazza e un amico intervengono per difenderla, dando così iniziò ad una rissa. Un uomo di 31 anni, padre di tre figli che passa di lì insieme a suo cognato di ritorno dal lavoro, decide di intervenire per dividere i ragazzi e mettere fine alla lite. Cutolo torna verso l'auto e, dopo aver preso una pistola, si volta e spara otto colpi, cinque
In carcere si dedica alle letture e alla poesia, guadagnandosi il soprannome di
{{Citazione|Nel 1970, quando Raffaele Cutolo, mio compagno d'infanzia, era tornato momentaneamente libero, andammo con Vincenzo Alfieri nel Gargano per uno "scarico" di sigarette di contrabbando; in quell'occasione, ci incontrammo con alcuni esponenti della 'ndrangheta calabrese, tra cui i Mammoliti, i
Rimase in attesa di giudizio, ma quando la [[Corte suprema di cassazione]] confermò la condanna, si dette alla latitanza fino al 25 marzo [[1971]], quando venne nuovamente arrestato dopo una cruenta sparatoria e condotto nel carcere di Poggioreale.
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L'organizzazione si ispira alla ''Bella Società Riformata:'' il suo progetto criminale è ispirato ad un'ideologia pseudo-ribellista di impronta meridionalistica, che però attinge in parte alla propaganda delle organizzazioni terroristiche.<ref>in V. Ceruso, ''Il libro che la mafia non ti farebbe mai leggere, Newton Compton'', p.10.</ref> In carcere Cutolo crea le basi per una organizzazione criminale cui saranno affiliati, in primo luogo, i detenuti di cui Cutolo conosce le esigenze, i bisogni e le aspettative. Un ruolo particolare spetta a Alfonso Rosanova, mente economica della NCO, e a [[Rosetta Cutolo]]. Ma soprattutto, Cutolo conta su un esercito di giovani - la cosiddetta manovalanza cutoliana - reclutati tra le file del sottoproletariato. L'affiliazione prevede l'adesione totale alla volontà del capo. Questa è simbolicamente rappresentata da un rituale di [[iniziazione]] per il quale i nuovi adepti giurano fedeltà ripetendo un testo ispirato ai cerimoniali di stampo [[massoneria|massonico]]. Il testo è stato ritrovato grazie all'arresto di Giuseppe Palillo, e proprio per questo è detto ''giuramento di Palillo''; alcuni storiografi invece ritengono che si tratti di un rituale mutuato da quello della [['ndrangheta]] alla quale Cutolo si affiliò tramite i [[Piromalli ('ndrina)|Piromalli]] e [[Paolo De Stefano]], dopo aver fatto uccidere in carcere il loro rivale [[Mico Tripodo]].<ref>{{cita libro | autore = [[Nicola Gratteri]] |coautori= [[Antonio Nicaso]] | titolo = [[Fratelli di sangue (saggio)|Fratelli di sangue]] | anno = 2006 | editore = [[Luigi Pellegrini Editore]] | città = Cosenza | pp= 60-61}}</ref>
=== La latitanza e i rapporti con la Banda della Magliana ===
{{Vedi anche|Banda della Magliana}}
Cutolo evade dall'[[OPG|ospedale psichiatrico giudiziario]] di Aversa il pomeriggio (dopo pranzo) della domenica del 5 febbraio [[1978]] in modo violento, grazie all'aiuto di [[Giuseppe Puca]]: una carica di [[nitroglicerina]] piazzata all'esterno dell'edificio squarciò le mura di cinta permettendo la fuga del ''boss''. Nel corso della latitanza avvia rapporti con la malavita pugliese (in particolare delle province di [[provincia di Lecce|Lecce]] e [[Provincia di Foggia|Foggia]]), con la [['ndrangheta]], con le bande lombarde di [[Renato Vallanzasca]] e di [[Francis Turatello]] per il commercio della [[cocaina]] rifiutando, come confermato da [[Tommaso Buscetta]], ''"con modi irriguardosi"'' l'invito delle cosche siciliane di entrare a far parte di [[Cosa nostra]] poiché così avrebbe dovuto spartire fette di affari e potere con i rivali [[Umberto Ammaturo]],[[Michele Zaza]] e [[Lorenzo Nuvoletta]].
Con il falso nome di ''Prisco Califano'', Cutolo gira l'Italia, si reca ad Ottaviano dal sindaco [[Salvatore La Marca (sindaco di Ottaviano)|Salvatore La Marca]], il [[Partito Socialista Democratico Italiano|socialdemocratico]] più votato d'Italia che verrà poi arrestato e in seguito scagionato da ogni accusa. Qui in quegli anni chi si batte per evitare speculazioni edilizie e altri imbrogli viene punito senza pietà: tra il 1978 e il [[1981]] verranno uccisi [[Pasquale Cappuccio]] (consigliere comunale del [[Partito Socialista Italiano|PSI]]), [[Mimmo Beneventano]] (consigliere del [[Partito Comunista Italiano|PCI]] e duro oppositore del sindaco La Marca), [[Marcello Torre]] (sindaco [[Democrazia Cristiana|democristiano]] di [[Pagani (Italia)|Pagani]]) mentre falliranno gli agguati a [[Raffaele La Pietra]] (segretario cittadino del PCI) e al pretore [[Antonio Morgigni]].<ref>{{cita libro| autore-capitolo-nome=Bruno | autore-capitolo-cognome=De Stefano | capitolo=L'omicidio dei politici| titolo=L'esercito del Professore| curatore= | anno=2018 | editore=[[Newton & Compton]] | città=Roma | ed=1 | p=174| ISBN=9788822720573 }}</ref>
In poco tempo, la NCO penetra tutti i settori dell'economia campana e, anche grazie alla connivenza e l'assenso dei politici locali, riesce ad usufruire dei fondi della CEE destinati ai produttori di conserve.
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=== La nuova detenzione a Poggioreale e il terremoto in Irpinia ===
{{Vedi anche|Terremoto dell'Irpinia del 1980}}
Il 23 novembre [[1980]] un [[terremoto]] colpisce l'[[Irpinia]] ed altre zone dell'[[Italia meridionale]]; quella notte, il carcere di Poggioreale è teatro di una resa dei conti tra detenuti (appartenenti e non alla NCO): il bilancio è di tre morti tra gli anticutoliani, più otto feriti. Un episodio simile avverrà il 14 febbraio [[1981]], quando i cutoliani, approfittando di un'altra scossa, nel fuggi fuggi seviziano e uccidono un detenuto schiacciandogli la testa, mentre altri due vengono ammazzati a coltellate.<ref>{{cita libro| autore-capitolo-nome=Bruno | autore-capitolo-cognome=De Stefano | capitolo=Lo scontro con i napoletani| titolo=Sangue a Poggioreale
Le due carneficine avvenute rappresentano l'apice del dominio raggiunto dal boss dentro le mura di Poggioreale ma non tutti sono proni ai suoi ordini: il vicedirettore [[Giuseppe Salvia]] nega in più di un'occasione alcune concessioni (come quella di poter fare da testimone di nozze al suo luogotenente [[Carlo Biino]]) e, regolamento alla mano, fa perquisire più volte al giorno la cella di Cutolo come se fosse un detenuto qualunque. Il fondatore della NCO non tollera lo zelo del funzionario e un giorno, al termine di uno screzio, tira uno schiaffo a Salvia che decide di denunciarlo. Il vicedirettore verrà poi ucciso a colpi di arma da fuoco il 14 aprile 1981 sulla tangenziale. Raffaele e sua sorella Rosetta Cutolo vengono accusati di essere i mandanti mentre il figlio Roberto e altri quattro camorristi sono indicati come gli esecutori dell'agguato. Nel dicembre del [[1988]] in via definitiva la prima sezione penale della Cassazione, presieduta da [[Corrado Carnevale]], confermerà il carcere a vita per Cutolo scagionando tutti gli altri imputati.<ref>{{cita libro| autore-capitolo-nome=Bruno | autore-capitolo-cognome=De Stefano | capitolo=Quel vicedirettore integerrimo| titolo=Sangue a Poggioreale| curatore= | anno=2018 | editore=[[Newton & Compton]] | città=Roma | ed=1 | pp=178-180| ISBN=9788822720573 }}</ref>
La criminalità organizzata si insinua per intercettare il denaro stanziato per la ricostruzione (stimato in 50.000 miliardi di lire) anche grazie alla grande discrezionalità conferita alle amministrazioni locali nella gestione degli aiuti. Nel dicembre dello stesso anno, Cutolo commissiona l'assassinio di [[Marcello Torre]], sindaco di [[Pagani (Italia)|Pagani]], per aver bloccato l'assegnazione di un [[appalto]] per la rimozione delle macerie ad un'impresa collegata alla NCO.<ref>F. Geremicca, “Non voleva stare al gioco”, L'Unità, 12/12/1980, p. 1.</ref>
Nel corso degli anni, Cutolo acquisisce grande popolarità ed importanza, presentando la sua nuova organizzazione come mossa da scopi di riscatto e della difesa dei più deboli. In tal senso, è utile ricordare una dichiarazione di Cutolo riportata da [[Isaia Sales]]:
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La graduale crescita del potere della NCO non può che disturbare le famiglie della vecchia [[camorra]] campana, come gli Zaza (affiliati alla mafia siciliana) e i [[Clan Giuliano|Giuliano]] di [[Forcella (Napoli)|Forcella]] che si riuniscono in un'associazione provvisoria detta ''Onorata Fratellanza''. In principio [[Michele Zaza]], [[Luigi Giuliano]], [[Antonio Bardellino]] e [[Luigi Vollaro]] sottoscrivono con Cutolo un patto nella convinzione di poter scongiurare qualsiasi divergenza: il boss di Ottaviano potrà fare ciò che vuole in provincia di Napoli mentre nel capoluogo dovranno comandare loro. Dopo poco però Cutolo torna a chiedere tangenti sugli incassi delle bische clandestine e una percentuale su ogni cassa di sigarette spingendo gli altri gruppi ad allearsi contro di lui e a chiedere la mediazione di [[Alfonso Rosanova]]. In questo momento, a [[San Cipriano d'Aversa]] nasce la [[Nuova Famiglia]] o NF rappresentata da [[Lorenzo Nuvoletta]], [[Carmine Alfieri]] (che si era rifiutato di aderire alla NCO), [[Michele Zaza]], [[Umberto Ammaturo]] ed infine [[Antonio Bardellino]], ritenuto fondatore dell'omonima organizzazione e del [[clan dei Casalesi]]. La lotta tra le fazioni fu alquanto sanguinosa: le vittime furono 85 nel [[1979]], 148 nel [[1980]], 295 nel [[1981]], 264 nel [[1982]], 290 nel [[1983]]. Tra gli episodi, si ricorda il 30 maggio 1981 l'esplosione di un [[ordigno]] nei pressi della villa di Raffaele Cutolo, per ordine di [[Antonio Bardellino]] e [[Umberto Ammaturo]].
Nell'estate del [[1981]], presso la [[masseria]] dei Nuvoletta di Poggio Vallesana - presente, per [[Cosa Nostra]] siciliana, anche il capo dei Corleonesi [[Totò Riina]] - i boss si riuniscono per porre fine alla mattanza, una tregua che Cutolo non sembra volere accettare.<ref>{{cita libro| autore-capitolo-nome=Bruno | autore-capitolo-cognome=De Stefano | capitolo=Lo scontro con i napoletani| titolo=L'esercito del Professore| curatore= | anno=2018 | editore=[[Newton & Compton]] | città=Roma | ed=1 | pp=176-177| ISBN=9788822720573 }}</ref> Infatti, dopo poco tempo i cutoliani uccidono Salvatore Alfieri, fratello di Carmine, e la guerra riprende, a tutti i livelli ed in tutti gli ambienti. A tal fine, le carceri sono suddivise in due sezioni separate, una per i cutoliani (in numero maggiore) e l'altra per gli affiliati alla [[Nuova Famiglia]], ritenuti militarmente meglio organizzati; ma tuttavia alcuni sostengono che il fattore decisivo per
=== Il trasferimento ad Ascoli, il ruolo nel sequestro Cirillo e i rapporti con le istituzioni ===
All'inizio del 1981 Cutolo ottiene il trasferimento nel [[carcere di Marino del Tronto]] ad [[Ascoli Piceno]] dove gode di un trattamento di favore e di ampia possibilità di movimento.<ref>{{cita libro| autore-capitolo-nome=Bruno | autore-capitolo-cognome=De Stefano | capitolo=Quel vicedirettore integerrimo| titolo=Il caso Cirillo
Il 27 aprile di quell'anno l'assessore [[democristiano]] [[Ciro Cirillo]]{{Ln}}responsabile amministrativo della ricostruzione postsismica{{Ln}}viene rapito a [[Torre del Greco]] dalla "colonna napoletana" delle [[Brigate Rosse]], nell'occasione diretta da [[Giovanni Senzani]]. La figura di Cutolo viene evocata durante una riunione del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica quando il sottosegretario [[Angelo Sanza]] evidenzia che nell'area in cui è avvenuto il sequestro c'è una forte presenza della criminalità organizzata e ''"questo contesto potrebbe favorire le indagini"''; nel verbale della riunione si legge anche che: ''"L'on. ministro [ [[Vincenzo Scotti]] ] condivide l'opinione dell'on. Sanza: la camorra potrebbe avere interesse ad agevolare la liberazione dell'assessore Cirillo. I rapporti tra delinquenza organizzata e terrorismo a volte si intrecciano, a volte divaricano. Debbono quindi essere attivati tutti i possibili canali"''<ref>Relazione della commissione antimafia, 21 dicembre 1993.</ref><ref>{{cita libro| autore-capitolo-nome=Bruno | autore-capitolo-cognome=De Stefano | capitolo=Quel vicedirettore integerrimo| titolo=Il caso Cirillo| curatore= | anno=2018 | editore=[[Newton & Compton]] | città=Roma | ed=1 | pp=180-181| ISBN=9788822720573 }}</ref> In quel periodo, il boss incontra alcuni esponenti della DC e rappresentanti dei [[servizi segreti italiani]] che chiedono la sua collaborazione; in particolare, le richieste sarebbero pervenute da Giuliano Granata (all'epoca sindaco di [[Giugliano in Campania]]), [[Silvio Gava]], [[Francesco Pazienza]], [[Flaminio Piccoli]], [[Francesco Patriarca]], [[Vincenzo Scotti]] ed [[Antonio Gava]]. Testimoni degli incontri ad Ascoli Piceno, il direttore e il cappellano del carcere, il luogotenente di Cutolo Vincenzo Casillo e Alfonso Rosanova.
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Da subito ''[[l'Unità]]'' e il settimanale ''[[Oggi (periodico)|Oggi]]'' insinuano che Cirillo sia stato salvato da Cutolo ma il segretario della DC Piccoli corre subito ai ripari smentendo categoricamente. La vicenda della trattativa sarà resa nota il 16 marzo [[1982]] quando su ''l'Unità'' appare una notizia sconvolgente firmata da Marina Maresca: ''"La DC trattò con le Br. Due esponenti da Cutolo per il riscatto Cirillo"''.<ref>M. Maresca, "La DC trattò con le Br. Due esponenti da Cutolo per il riscatto Cirillo" in ''L'Unità'', 16/03/1982, p. 1.</ref> Seguiranno altri servizi che riportano i nomi delle personalità in "visita" al carcere di Ascoli Piceno ovvero il sottosegretario alla Marina mercantile Francesco Patriarca e il ministro per i Beni culturali Vincenzo Scotti.<ref>M. Maresca, "I Dc che hanno trattato" in ''L'Unità'', 17/03/1982, p. 1; M. Maresca, "Ecco il documento che accusa" in ''L'Unità'', 18/03/1982, p. 1.</ref> La notizia si basa su un documento (un foglio intestato Mininter), consegnatole da un irpino legato ai servizi segreti, che si rivelerà falso e così il capogruppo del PCI alla Camera [[Giorgio Napolitano]] è costretto a chiedere scusa pubblicamente a Scotti, Patriarca e alla DC. Tuttavia i contenuti troveranno riscontro grazie al lavoro del [[giudice istruttore]] [[Carlo Alemi]] che il 28 luglio [[1988]] deposita una sentenza-ordinanza di 1.531 pagine in cui viene documentato come alcuni esponenti della DC abbiano avviato una trattativa con Cutolo. Per tutta risposta, il presidente del Consiglio allora in carica, De Mita, afferma che Alemi si era posto "al di fuori del circuito istituzionale"; nel settembre 1988 il ministro della Giustizia, Vassalli, apre un'indagine disciplinare, poiché il giudice istruttore aveva indicato nel suo provvedimento i nomi degli onorevoli Flaminio Piccoli, Antonio Gava, Vincenzo Scotti e Francesco Patriarca come partecipi delle trattative. Alcuni giorni dopo il deposito della sentenza-ordinanza, inoltre, senza che fosse conosciuto alcun atto processuale, esce un articolo che attribuisce ad Alemi la responsabilità di aver commesso "diffamazione a mezzo giudice", dando conto di "un orrendo insieme di sospetti e di insinuazioni". Nel 1990 il CSM assolve Alemi, riconoscendo la correttezza del suo operato; dopo 12 anni dal sequestro, la sentenza di appello consacrerà le conclusioni a cui era giunto il magistrato.<ref>Sul sequestro Cirillo, si veda: G. Granata, ''Io, Cirillo e Cutolo. Dal sequestro alla liberazione'', Napoli, Cento Autori, 2009</ref> In ragione dell'attività investigativa svolta da Alemi, le sue conversazioni erano state intercettate dal SISMI; per l'occasione, era stato richiamato il generale [[Giuseppe Santovito]], a capo dei servizi, il quale era stato allontanato nel 1981 per lo scandalo P2.
Nel [[1989]], nel processo di primo grado scaturito dalle indagini di Alemi, il Tribunale di Napoli condannerà Cutolo a 2 anni e 10 mesi di carcere per [[Falso (ordinamento penale italiano)|falso]] e [[Estorsione|tentata estorsione]] perché usò il falso documento pubblicato su ''[[l'Unità]]'' per estorcere favori allo Stato; l'ex direttore del [[Carcere di Marino del Tronto|carcere di Ascoli Piceno]], Cosimo Giordano, viene invece condannato a 10 mesi mentre 8 mesi vengono inflitti a tre guardie carcerarie; tutti gli altri imputati (compresi Luigi Rotondi e la giornalista Marina Maresca) vengono assolti o prescritti.<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/10/26/cutolo-unico-colpevole.html|titolo=È CUTOLO L'UNICO COLPEVOLE
Come ricostruirà quindi la sentenza della Corte di Appello presieduta dal giudice Valanzuolo, Cutolo è stato davvero chiamato in causa per intervenire sulle BR; al boss sono state fatte molte promesse ma chi doveva mantenerle si è spaventato e ha fatto marcia indietro. Sentitosi tradito da chi aveva stretto accordi con lui, il capo della NCO ha voluto mandare un messaggio ai suoi interlocutori attraverso la diffusione del finto documento pubblicato su ''l'Unità''. L'allora procuratore aggiunto [[Franco Roberti]] spiegherà qualche anno dopo in una trasmissione di [[Carlo Lucarelli]] che "''
Nel febbraio del [[2006]] in un'intervista a ''[[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]]'' spiegherà il ruolo che ha avuto nella vicenda Cirillo: "''
=== L'esilio all'Asinara e la fine della NCO ===
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Grazie alle testimonianze dei membri della NCO, vengono inoltre scoperti i mandanti di alcuni omicidi eccellenti come quello eseguito ai danni del vicedirettore del carcere di Poggioreale [[Giuseppe Salvia]].<ref>{{cita testo|url=http://www.vittimemafia.it/index.php?option=com_content&view=article&id=361:14-aprile-1981-napoli-ucciso-giuseppe-salvia-vicedirettore-al-carcere-di-poggioreale&catid=35:scheda&Itemid=67|titolo=''14 Aprile 1981 Napoli. Ucciso Giuseppe Salvia, vicedirettore al carcere di Poggioreale.'' da vittimemafia.it}}</ref>
Nel frattempo, con Cutolo "esiliato" all'Asinara, la Nuova Famiglia guidata da [[Carmine Alfieri]] e [[Pasquale Galasso]] decide di intensificare lo scontro e di indebolirlo ulteriormente eliminando in un ospedale di [[Salerno]] il 16 aprile 1982 il suo fedelissimo [[Alfonso Rosanova]], l'anello di congiunzione della NCO con gli ambienti politico-istituzionali. Ad agosto invece la Cassazione conferma la sentenza della Corte di Appello che lo aveva assolto dall'accusa di evasione dal manicomio di Aversa giudicandolo seminfermo di mente; secondo una perizia era totalmente incapace di intendere e di volere per "''uno sviluppo paranoicale in personalità fanatica''". I primi segni di insofferenza all'Asinara si registrano a settembre quando i suoi legali protestano perché ci sarebbe incompatibilità tra la carcerazione e le condizioni di salute: Cutolo soffrirebbe di una epilessia psicomotoria destinata ad aggravarsi. I difensori annunciano che se l'istanza di scarcerazione dovesse essere respinta, ricorreranno al tribunale dei diritti dell'uomo dell'Aja. Nel frattempo lo scontro con la Nuova Famiglia è cruento e il 1982 si chiude con un bilancio complessivo di 264 morti tra Napoli e provincia.<ref>{{cita libro| autore-capitolo-nome=Bruno | autore-capitolo-cognome=De Stefano | capitolo=Quel vicedirettore integerrimo| titolo=L'Asinara
=== Il ruolo negli omicidi Cuomo e Casillo ===
[[Vincenzo Casillo]] e [[Mario Cuomo (criminale)|Mario Cuomo]] sono vittime di un attentato a Roma il 29 gennaio [[1983]] grazie a una [[autobomba|bomba]] nascosta in un'[[automobile]]. Casillo muore sul colpo, Mario Cuomo invece sopravvive ma rimane mutilato degli arti inferiori. Anni dopo [[Carmine Alfieri]] confesserà di essere stato lui a dare l'ordine di ammazzare il numero due della cosca rivale.<ref>{{cita libro| autore-capitolo-nome=Bruno | autore-capitolo-cognome=De Stefano | capitolo=L'omicidio di Casillo e il maxiblitz| titolo=I boss che hanno cambiato la storia della malavita
* Secondo [[Giovanni Pandico]] e [[Pasquale Barra]], due personaggi ricchi di risentimento verso Cutolo (pur essendo ancora affiliati alla NCO), la morte di Casillo fu decisa dallo stesso Cutolo e messa in atto da un suo fedelissimo, [[Giuseppe Puca]], boss di [[Sant'Antimo (Italia)|Sant'Antimo]]. Il movente andrebbe rintracciato nel presunto tradimento di Vincenzo Casillo, reo di aver stretto legami col clan Nuvoletta, legato a [[Cosa Nostra]] e storico nemico della NCO.
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=== Gli ergastoli e la morte ===
* Nel [[1986]], Cutolo, fu condannato a due ergastoli nel processo per gli omicidi del boss Antonio Cuomo e della moglie Carla Ciampi.<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1986/11/06/don-raffaele-doppio-ergastolo-per-due.html|titolo= A 'Don Raffaele' doppio ergastolo per due delitti|autore=Ermanno Corsi|sito=[[la Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data=6 novembre 1986|accesso=27 luglio 2024|urlarchivio= https://web.archive.org/web/20230314032648/https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1986/11/06/don-raffaele-doppio-ergastolo-per-due.html|dataarchivio=14 marzo 2023|urlmorto=no}}</ref>
* Nel [[1987]], a Cutolo
* Nel [[2001]], per l'omicidio del politico [[Marcello Torre]] la Corte di Assise di Appello di Salerno condannò all'ergastolo Cutolo, sentenza che si conferma nel giugno [[2002]] dalla [[Corte di cassazione]].
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Rifiutando la collaborazione con la giustizia ancora nel [[1994]] su offerta del procuratore Francesco Greco, continuerà a restare rinchiuso in diverse carceri italiane: nel 1988 era stato trasferito al carcere di [[Belluno]] finendo al [[41 bis]] quando sarà introdotto, poi nel [[2000]] in quello di [[Novara]]. Nel luglio del [[2005]] dalle colonne de ''[[Il Mattino (quotidiano)|Il Mattino]]'' annuncia che scriverà al Presidente della Repubblica [[Carlo Azeglio Ciampi]] per chiedere la grazia: "''Sono stanco e malato. Vorrei finire gli ultimi anni della mia vita a casa.''" Nel febbraio del [[2006]] in un'intervista a ''[[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]]'' confessa di sentirsi un uomo sconfitto, annientato da una permanenza in carcere lunghissima e stremante sul piano fisico e psicologico.<ref>{{cita libro| autore-capitolo-nome=Bruno | autore-capitolo-cognome=De Stefano | capitolo=La morte del figlio| titolo=I boss che hanno cambiato la storia della malavita| curatore= | anno=2018 | editore=[[Newton & Compton]] | città=Roma | ed=1 | p=192| ISBN=9788822720573 }}</ref>
Dal [[2007]] al [[2011]] è rinchiuso nel carcere di massima sicurezza di [[Terni]], nella cella che era stata di [[Bernardo Provenzano]].<ref>{{cita web|url=http://www.ternitoday.it/cronaca/boss-dietro-sbarre-detenuti-eccellenti-carcere-terni.html|titolo=Il carcere dei boss, detenuti eccellenti dietro le sbarre di Sabbione|autore=Christian Cinti|data17 ottobre 2018}}</ref> Successivamente viene trasferito nel [[Casa circondariale dell'Aquila|carcere di massima sicurezza dell'Aquila]] e infine in quello di [[Parma]].<ref>{{cita testo|url=https://sites.google.com/site/progettolegalitagferraris/le-terre-confiscate/il-castello-di-ottaviano/cutolo-e-la-sua-storia|titolo=''Cutolo e la sua storia'' da sites.google.com}}</ref> Intanto il 30 ottobre 2007 diventa di nuovo padre<ref>{{cita testo|url=http://tg.la7.it/cronaca/video-i12680|titolo=TG La7 - video - 22/02/2011 : È NATA DENISE CUTOLO, FIGLIA DEL 41 BIS<!-- Titolo generato automaticamente -->|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131021015504/http://tg.la7.it/cronaca/video-i12680}}</ref> di una bambina di nome Denise.<ref>{{Cita web|url=https://www.lastampa.it/cronaca/2007/10/30/news/il-boss-raffaele-cutolo-padre-1.37117359/|titolo=Il boss Raffaele Cutolo padre|sito= [[La Stampa]]|data= 30 ottobre 2007|accesso=27 luglio 2024|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20230811034834/https://www.lastampa.it/cronaca/2007/10/30/news/il-boss-raffaele-cutolo-padre-1.37117359/|dataarchivio=11 agosto 2023|urlmorto=no}}</ref> La bambina viene concepita attraverso l'inseminazione artificiale, cui si sottopone la Jacone, grazie ad una speciale autorizzazione ottenuta nel [[2001]].
Nel [[2010]] l'ex PM e all'epoca procuratore capo della Repubblica di Salerno [[Franco Roberti]] rivela che nel [[1994]] Cutolo aveva accettato di pentirsi e così erano state riempite numerose pagine di verbali con le prime confessioni raccolte dall'altro PM [[Alfredo Greco]] nel carcere di [[Carinola]] ma aveva fatto marcia indietro al momento del suo trasferimento in una struttura protetta in provincia di Salerno giustificandosi così: "''Le mie donne mi hanno detto di non pentirmi''" riferendosi alla sorella e alla moglie. Ma secondo Roberti dietro al suo rifiuto ci sarebbero state le pressioni dei servizi segreti. L'ipotesi di una collaborazione riemerge nel novembre del [[2015]] quando avrebbe rivelato agli inquirenti particolari inediti sul sequestro di [[Aldo Moro]]. Tuttavia questa ipotesi viene seccamente smentita dalla moglie di Cutolo.<ref>{{cita libro| autore-capitolo-nome=Bruno | autore-capitolo-cognome=De Stefano | capitolo=Lo strano pentimento| titolo=I boss che hanno cambiato la storia della malavita| curatore= | anno=2018 | editore=[[Newton & Compton]] | città=Roma | ed=1 | p=194| ISBN=9788822720573 }}</ref>
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Viene dimesso a inizio aprile, facendo così ritorno nel carcere di Parma; subito dopo, il suo avvocato chiede la concessione degli arresti domiciliari a causa delle sue precarie condizioni di salute, ma l'istanza viene respinta poiché può essere curato in cella e le sue patologie non vengono ritenute ''"esposte a rischio aggiuntivo"'' (il regime di 41 bis gli permette "''di fruire di stanza singola, dotata dei necessari presidi sanitari''").<ref>{{cita testo|url=https://napoli.repubblica.it/cronaca/2020/05/12/news/cutolo_resta_in_carcere_respinta_l_istanza_di_detenzione_domiicliare-256408005/|titolo=Il boss Raffaele Cutolo resta in carcere, il giudice: "Può essere curato in cella"}}</ref><ref>{{cita web|url=https://internapoli.it/raffaele-cutolo-scarcerazione-covid19/|titolo=Coronavirus. Boss di camorra scarcerati, oggi la decisione su Raffaele Cutolo|data=27 aprile 2020}}</ref>
Il 30 luglio viene trasferito dal carcere di Parma in ospedale per un aggravamento delle condizioni di salute e problemi respiratori. Secondo il suo legale "''continuano a sostenere che rifiuta di fare gli esami, ma noi riteniamo che non sia lucido''": la moglie è andata a trovarlo il 22 giugno e Cutolo non l'avrebbe riconosciuta.
Cutolo muore nel reparto sanitario detentivo dell'[[ospedale Maggiore di Parma]] il 17 febbraio [[2021]], a 79 anni, a causa di una [[setticemia]] del [[cavo orale]], conseguenza di una [[polmonite|polmonite bilaterale]];<ref>{{Cita web|url=https://www.ilmattino.it/napoli/cronaca/raffaele_cutolo_morto_motivo_polmonite-5773637.html|titolo=Raffaele Cutolo, la morte per i postumi di una polmonite: «Fortemente debilitato, pesava 40 chili»|sito=ilmattino.it|data=17 febbraio 2021}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.agi.it/cronaca/news/2021-02-17/cutolo-lucido-delirio-sangue-professore-che-non-volle-mai-pentirsi-11452764/|titolo=Il lucido delirio di sangue del "professore" che non volle mai pentirsi|sito=Agi.it|data=18 febbraio 2021}}</ref> la salma viene tumulata dopo quattro giorni dal decesso nel cimitero di [[Ottaviano (Italia)|Ottaviano]] senza cerimonia funebre per ordine delle autorità.<ref>{{Cita web|url=https://www.ilmessaggero.it/italia/funerali_raffaele_cutolo_bara_cimitero_napoli_boss_mafia_ultime_notizie-5781866.html|titolo=Funerali Raffaele Cutolo, bara scortata e cerimonia lampo: nello stesso cimitero il figlio e il rivale del boss|sito=www.ilmessaggero.it|data=21 febbraio 2021
== Nella cultura di massa ==
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* La canzone di [[Fabrizio De André]] ''[[Don Raffaè]]'' (dall'album ''[[Le nuvole (album)|Le nuvole]]'' del [[1990]]) è stata considerata un riferimento esplicito alla figura del boss di Ottaviano. Cutolo fu infatti entusiasta della canzone e ringraziò più volte il cantautore in diverse lettere in cui chiedeva come fosse a conoscenza dei dettagli della vita in carcere. Inoltre, inviò a De André delle poesie da musicare.<ref>L'episodio è descritto in ''Fabrizio De André. Storie, memorie ed echi letterari'' di Silvia Sanna, p. 67-68.</ref><ref>{{cita testo|url=http://www.ilgiornale.it/interni/e_boss_camorra_ringrazio_de_andre/23-10-2010/articolostampa-id=482000-page=1-comments=1|titolo=E il boss della camorra ringraziò De André - Interni - Articolo stampabile - Il Giornale.it<!-- Titolo generato automaticamente -->|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20101028210819/http://www.ilgiornale.it/interni/e_boss_camorra_ringrazio_de_andre/23-10-2010/articolostampa-id=482000-page=1-comments=1 }}</ref>
* ''Un'altra vita'', libro scritto da [[Francesco De Rosa (giornalista)|Francesco De Rosa]] nel [[2001]], ha la prefazione dell'ex-[[vescovo]] di Caserta [[Raffaele Nogaro]],<ref>{{cita web|url=http://www.lospettro.it/pagina117.htm|titolo=Il vescovo Nogaro firma la prefazione ad un libro su Raffaele Cutolo|accesso=23 ottobre 2017|dataarchivio=27 giugno 2002|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20020627194548/http://www.lospettro.it/pagina117.htm|urlmorto=sì}}</ref> descrive la figura di Cutolo.
* Nel [[2007]], dal carcere di Novara, Raffaele Cutolo ha querelato [[Roberto Saviano]]. Il boss contesta un passaggio del libro ''[[Gomorra (romanzo)|Gomorra]]'' dove si ritiene che il boss sia il mandante dell'[[omicidio di Simonetta Lamberti]].<ref>Questo il passaggio contestato: ''Negli anni '80 Cutolo fece sparare in faccia a una bambina di pochi anni, figlia del magistrato Lamberti, davanti al padre'' Il passaggio è presente in [http://www.oltregomorra.com/documenti/9027/ Oltregomorra.com]</ref> Il Tribunale di Trento ha respinto le richieste di Raffaele Cutolo contro Saviano.
* Nel [[2008]], il personaggio di Cutolo viene interpretato dall'attore [[Federico Torre (attore)|Federico Torre]] (con il nome di Don Mimmo, detto '''O Ragioniere'') nella [[serie televisiva]] ''[[Romanzo criminale - La serie|Romanzo criminale]]''.
* Nel [[2013]], il personaggio di Raffaele Cutolo appare in una sola ed unica scena nella serie ''[[Il clan dei camorristi]]''. Interpretato da un attore non chiaro.
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== La reazione di Cutolo al romanzo ''Il camorrista'' ==
Durante il processo a carico della NCO per l'omicidio Cappuccio, consigliere comunale di Ottaviano,<ref>{{Cita web|url=https://www.radioradicale.it/scheda/29264/omicidio-cappuccio-consigliere-comunale-psi-di-ottaviano-ucciso-per-conto-di-cutolo-e|titolo=Omicidio Cappuccio: consigliere comunale PSI di Ottaviano ucciso per conto di Cutolo e La Marca (NCO)|autore=Radio Radicale|sito=Radio Radicale|data=14 ottobre 1988|accesso=27 maggio 2020}}</ref> Cutolo annunciò pubblicamente la richiesta di sequestro del romanzo ''[[Il camorrista (romanzo)|Il camorrista, vita segreta di Don Raffaele Cutolo]]'', denunciando la falsità dei fatti riportati dall'autore [[Giuseppe Marrazzo|Marrazzo]], al quale aveva rilasciato alcune interviste che riteneva mal riportate dallo scrittore, in particolare nell'ultimo capitolo del romanzo, dedicato alla morte del suo braccio destro e amico
== Note ==
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