Espaces d'Abraxas: differenze tra le versioni
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[[File:Plan_Espaces_Abraxas_Noisy_Grand.svg|thumb|left|Pianta del complesso]]
Il complesso riunisce 610 appartamenti in tre edifici, pomposamente nominati ''Théâtre'', ''Arc'' e ''Palacio'', dalla forma che li caratterizza:
* '''Théâtre''' è un edificio semicircolare che circonda una piazza, ad evocare l'aspetto di un antico teatro. L'edificio è composto da una dozzina di blocchi di appartamenti disposti in verticale. Ogni blocco è servito da un vano scala (provvisto di ascensore e scala di servizio), il quale ad ogni piano dà accesso a
* '''Arc''' è un edificio composto da due blocchi isolati (ciascuno servito da scale) che in sommità (settimo, ottavo e nono piano) sono uniti a formare un arco. Si tratta di un edificio di dimensioni relativamente modeste rispetto alla monumentalità del complesso, ed è posto al centro dello spazio, fungendo così da punto focale dell'intero sistema edilizio (ponendosi come palcoscenico rispetto allo schema a teatro).
* '''Palacio''' è un edificio massiccio di 18 piani, formato da tre blocchi disposti ad U. Destinato ad occupare gli appartamenti di edilizia popolare presenta un'alta densità abitativa, con 441 appartamenti di 2, 3 o 4 stanze, alcuni con schema a duplex.
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Il progetto è stato affidato all'architetto spagnolo [[Ricardo Bofill]] nel 1978 ed è stato inaugurato nel 1983.
Rispetto allo stile tipico delle case popolari (''Habitation à Loyer Modéré''), i tre edifici del complesso si discostano dal brutalismo architettonico tipici del [[Movimento Moderno|movimento moderno]], in favore del eclettismo monumentale post-moderno che è la cifra stilistica peculiare dell’architetto catalano. L'idea di fondo era di realizzare un complesso residenziale in cui gli appartamenti non fossero unicamente destinati all’edilizia a buon mercato. Si è, invece, tentato l’esperimento di realizzare la combinazione sociale fra la classe media e i ceti popolari. I primi avrebbero acquistato gli appartamenti più pregiati, mentre i secondi sarebbero stati assegnatari, in qualità di inquilini, di alloggi gestiti dell'ente che si occupa di edilizia sociale. La diversità architettonica del progetto aveva proprio la finalità di essere attrattiva nei confronti del ceto medio che, di certo, non avrebbe trovato allettante vivere in un complesso residenziale stilisticamente improntato all'edilizia popolare.
Nel complesso abbondano i riferimenti architettonici all'antica Grecia, per lo più richiamati in forma surreale (colonne vuote al posto di quelle piene, ...)<ref>Simon Unwin, ''The Ten Most Influential Buildings in History: Architecture’s Archetypes'', Routledge, 2017</ref>, così come i riferimenti agli schemi stilistici tradizionali della cultura architettonica monumentale francese (con omaggi a Boullée, Ledoux, Lequeu) che vengono reinventati in uno stile neo Barocco.
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{{citazione|Di fronte ai progetti di edilizia popolare, costruiti da Ricardo Bofill in molte ''villes nouvelles'' francesi [...] risulta difficile immaginare un altro professionista occidentale contemporaneo così legato al potere di Stato o qualcuno che si identifichi a un livello così semplicistico col potere. È inutile sottolineare che questa identificazione, insieme al successo mondiale che esso inevitabilmente comporta, non serve a legittimare la "carcerazione" di unità di abitazione collettive all'interno di una struttura di classicismo kitsch. [...] È certamente indicativo della nostra epoca reazionaria dal punto di vista sia sociale che architettonico, che nell'opera di Bofill vi sia una scarsa presenza di quei "condensatori sociali" che l'edilizia pubblica richiede: asili nido, sale per conferenze, lavanderie e piscine. L'assenza di tali servizi è reazionaria tanto quanto la natura brutale della media degli appartamenti, volutamente incassati fra finti architravi e vuote colonne. Senza una terrazza, poiché questa mal si accorderebbe con la sintassi adottata, il pendolare che vi abita deve accontentarsi dell'illusione di vivere in un palazzo da opera lirica|Kenneth Frampton, Storia dell'architettura moderna, Zanichelli}}
Ricardo Bofill, intervistato da [[Le Monde]] nel 2014<ref>[https://www.lemonde.fr/societe/article/2014/02/08/ricardo-bofill-je-n-ai-pas-reussi-a-changer-la-ville_4359887_3224.html Ricardo Bofill : « Je n’ai pas réussi à changer la ville »] Le monde, 08/02/2014.</ref>, ha dichiarato di essersi voluto discostare da [[Le Corbusier]], ma ha riconosciuto che il progetto non è riuscito.
Nonostante l’amministrazione di Noisy-le-Grand avesse preso in considerazione la demolizione del complesso, viste le enormi difficoltà di gestione degli spazi comuni, si sta recentemente discutendo la possibilità di rilancio dell'area, affidando l'incarico sempre a Bofill.<ref>[http://www.leparisien.fr/noisy-le-grand-93160/noisy-le-grand-5-raisons-de-croire-a-la-resurrection-des-espaces-d-abraxas-28-04-2017-6898695.php ''Noisy le Grand: 5 raisons de croire a la resurrection des Espaces d'Abraxas.''] Le Parisien, 28/04/2017</ref>
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=== Film ===
* 1984 : ''À mort l'arbitre'' (con [[Michel Serrault]] e [[Eddy Mitchell]])
* 1985 : ''[[Brazil (film 1985)|Brazil]]'' di [[Terry Gilliam]];
* 2003 : ''[[Pistole nude]]'' (titolo originale: Mais qui a tué Pamela Rose?)
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* 2016 : ''Trepalium (serie televisiva)''
===
* 1986 : ''Ouragan'' di [[Stéphanie di Monaco]];
* 2012 : ''Fais le L'' di Leck;
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|titolo=Metropoli e fallimenti architettonici
|accesso=21 settembre 2018
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