Fiero l'occhio svelto il passo: differenze tra le versioni
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{{Libro
|tipo = saggio
|titolo = Fiero l'occhio
|immagine = Balilla adunata.jpg
|didascalia = Adunata di Balilla
|autore =
|annoorig = 1979
|forza_cat_anno = 1979
|genere = [[saggio]]
|sottogenere = [[storia|storico]], [[memorie (genere letterario)|memorie]]
|lingua = it
|ambientazione = [[Italia]] [[anni 1930|anni trenta]]/[[anni 1940|quaranta]]
}}
'''''Fiero l'occhio
Il titolo riprende un [[verso]] del [[brano musicale]] ''[[Fischia il sasso]]'' composto da [[Giuseppe Blanc]] ed adottato come [[inno]] dei Balilla dell'[[Opera nazionale balilla]] e che veniva eseguito nelle adunate del [[sabato fascista]].<ref>Vedi testo: [[s:Fischia il sasso|Wikisource: ''Fischia il sasso'']].</ref>
La [[strofa]] che lo include recita nel suo insieme:
{{citazione|Fiero l'occhio, svelto il passo<br />chiaro il grido del valore.<br />Ai nemici in fronte il sasso,<br />agli amici tutto il cuor.<ref>{{youTube|x2u4wcHmez8|Fischia il sasso|17-03-2012}}</ref>|}}
==Storia==
Il libro non vuole essere tuttavia, per esplicita dichiarazione degli autori, un'operazione di
A far scattare la molla della memoria è stato sufficiente evocare come fosse semplice,
==Soggetto==
Posto a via di mezzo fra il [[saggio]] [[storia|storico]] che analizza un determinato periodo (la seconda parte del [[ventennio fascista]]) e il libro di [[memorie (genere letterario)|memorie]], il volume si sviluppa su due piani: uno puramente testuale in cui vengono raccontati episodi, aneddoti ed eventi storici; ed uno fotografico, reso possibile da un'ampia documentazione iconografica originale costituita da 85 illustrazioni e che restituisce in pieno lo spaccato
Questa seconda parte ''dà'' la parola direttamente ai 'protagonisti' delle immagini: sono perciò i soggetti fotografati (quando a intervenire non è direttamente l'[[io narrante]] degli autori) a descrivere, in [[soggettiva]], la [[fotografia]], il suo contenuto, l'ambito nel quale era stata scattata. È possibile così vedere - con descrizione da parte della crocerossina ripresa nell'immagine - il [[duce]] del [[fascismo]] [[Benito Mussolini]] che si reca in visita a un reparto d'ospedale dove sono ricoverati i feriti giunti dai vari fronti della [[seconda guerra mondiale]].
Particolarmente suggestiva è l'istantanea che
In un'altra fotografia si notano gruppi di cittadini che, il
Ma le fotografie che corredano il libro (comprese quelle dell'Italia calcistica due volte mondiale di [[Vittorio Pozzo]]) sono decine e decine, arricchite anche da manifesti propagandistici d'epoca fascista come quello celebre con la scritta: "''Taci, il nemico t'ascolta!''".
==Nel testo==
La parte testuale è assai dettagliata riguardo
Per giungere - con lo scoppio del conflitto mondiale - alla nuova e fino ad allora sconosciuta paura avvertita nelle lunghe ore trascorse nei [[rifugio antiaereo|rifugi antiaerei]], alternata allo stupore per la visione in lontananza delle [[munizione tracciante|munizioni traccianti]] che solcavano il cielo sopra le città bersaglio dei bombardamenti, luci che - viste da lontano, ovvero dalle località in cui molte famiglie decidevano di 'sfollare' per porsi al sicuro - sembravano degli enormi [[fuochi d'artificio]].
E poi, infine, liberatoria, la fine della guerra, un momento di gioia paragonabile, per gli autori, alla fine di un anno scolastico.
==I capitoli==
{| class="wikitable"
!Capitolo
!Argomento
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| La nostalgia || Le motivazioni di una ricerca di "''scampoli di rimpianto tra una dittatura finita male''" e una "''democrazia dal parto travagliato''".
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| Cambio "Campagnolo" || Come trasformare una [[bicicletta]] in una rombante [[motocicletta]] con una cartolina illustrata piegata in due e fissata sulla [[forcella (bicicletta)|forcella]] di una [[ruota]].
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| Noi di campagna || La vita di provincia nella campagna del [[provincia di Parma|parmense]] vista con gli occhi di un adolescente.
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| C'era una volta il mare || Le (brevi) vacanze al mare di [[Moneglia]] ([[riviera di Levante|riviera ligure di levante]]) costituivano - per chi poteva permettersele - un momento massimo di eccitazione nella vita di un ragazzo degli anni trenta. In viaggio sul [[treno accelerato]] (quattro ore), l'odore del mare - al valico dell'[[appennino ligure]] - cominciava a sentirsi appena il convoglio si affacciava sul versante ligure.
|-
| L'usignol ha preso il vol ||[[File:Trio lescano 01.JPG|right|100px|Il Trio Lescano]]Le imprese canore del [[Trio Lescano]], gruppo vocale di punta della allora [[EIAR]], costituivano un momento di grande ascolto della nascente [[radio (mass media)|radio]], il cui inizio di trasmissioni era segnato da un cinquettìo di [[aves|uccellino]]. Le lunghe serate trascorse ad ascoltare le 'sfrigolanti' [[radio a galena]] in [[bachelite]] rossa sormontate da vistose antenne a ventaglio. E il canto delle Lescano sottolineava che: "''Stamattina l'usignol / della radio / ha preso il vol ... ''".
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| Il mignolo da gagliardetto || Il [[mignolo]] da [[vessillo|gagliardetto]] era il dito - il quinto della mano - che pomposamente serviva ai giovani Balilla per sorreggere - in maniera tutt'altro che marziale - il piccolo vessillo del fascio durante le esercitazioni del [[sabato fascista]].
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| Chi gioca con me metta il dito qui sotto || Giochi e momenti ameni della gioventù fascista.
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| Ambarabà ciccì coccò ||
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| Ballata a memoria ||
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| La morte del topo || Con lo scoppio della [[seconda guerra mondiale]] si prospetta un nuovo tipo di incubo: il rintanarsi nel [[rifugio antiaereo]] a petto di una possibile tragica morte nella propria casa bombardata: appunto, la morte del topo. Le pattuglie di ronda dell'[[UNPA]] obbligavano ad oscurare le finestre delle abitazioni con pesanti carteggi scuri onde evitare di trasformare le stesse in un possibile ben visibile bersaglio.
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| Cambia la puntina || Delle musiche e dei balli dei giovanotti d'allora.
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| Il bengala || Il bombardamento delle città durante la guerra è stata una delle esperienze più traumatiche per chi nella prima metà degli [[anni 1940|anni quaranta]] aveva una quindicina d'anni o poco più. "''A quasi 40 anni di distanza''" - scrivono gli autori del libro - "''è rimasto ancora, dimenticato, qualche muro butterato di schegge e qualche edificio semidistrutto, cose che non han più tempo: il silos diroccato del Consorzio Agrario è parificato ai ruderi del [[torre|torrione]] [[medioevo|medioevale]]''".
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| La macchia sul muro || [[File:Mussolini In helmet benito39.png|right|75px|Benito Mussolini]]La macchia sul muro era quella dovuto al cambio di quadro (e relativo formato) nel muro alle spalle della cattedra nelle aule scolastiche. Nel tempo si avvicendarono quelli di [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele III]], [[Benito Mussolini]], [[Pietro Badoglio]], [[Umberto II di Savoia]], [[Enrico De Nicola]].<br />"''Negli intervalli, restavano sul muro due riquadri più chiari, dove noi, ormai cresciuti, mettevamo idealmente chi ci pareva: da [[Junio Valerio Borghese|Valerio Borghese]] a [[Pietro Nenni]] a [[Stalin|Baffone]].''"
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| "E per Benito, e Mussolini" || Numerosi erano in epoca fascista gli inni del regime. A parte il citato ''Fischia il sasso'' (da cui il verso che dà il titolo al libro), poco chiaro risultava però agli autori il verso: "''E per Benito, e Mussolini, eja eja alalà''". Dove "''Il secondo 'e' prima di Mussolini non c'era''", ma serviva forse "''come trampolino alla voce per calcare di più su Mussolini''".
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| Fatevi sotto piccioncini miei || Era il detto classico di [[Dick Fulmine]], un popolare personaggio dei [[fumetti]], i cui eroi esotici ebbero durante il fascismo i nomi italianizzati, così che [[Topolino]] divenne Tuffolino e [[Minni]] Mimma, mentre [[Mandrake il mago|Mandrake]] privato dell'[[H|acca]] si trovava a fare [[spionaggio]] per conto delle [[potenze dell'Asse]]. ''[[Il Corriere dei Piccoli]]'', nel frattempo, pubblicava le avventure di Romolino e Romoletto.
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| Via le mani di lì || La difficile iniziazione sessuale che iniziava nelle [[sagrestia|sagrestie]] delle [[chiesa (comunità)|chiese]] con l'imbarazzante momento della [[confessione religiosa|confessione]] di pensieri peccaminosi (in vista delle future escursioni per i vicoli in cui sorgevano le più gettonate [[casa di tolleranza|case di tolleranza]]).
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| Le brutte cose || La dura vita in [[collegio (istruzione)|collegio]] alle prese con problemi di [[fame]]. Le ''brutte cose'' cui fa riferimento il titolo del capitolo era il 'rito' della [[masturbazione]] di gruppo che concludeva, in camerata, la giornata collegiale.
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|Il bar della Compagnia || Parente stretto del muretto, il bar della compagnia era, al tempo del fascio come in ogni tempo, il punto di raduno della compagnia di amici che tirava tardi davanti al locale facendo a gara a chi le sparava più grosse.
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| La tessera || È, per estensione, quella annonaria con i bollini che davano diritto al ritiro, su scala mensile, di quantitativi di prodotti alimentari. Al di là delle tessere - spesso utilizzate come 'merce' di scambio con prodotti non compresi nella lista - vi era la fantasia tipica del popolo italiano che consentiva di utilizzare, a fini alimentari, anche quelli che in altri frangenti sarebbero stati considerati scarti, come le bucce di [[patata (alimento)|patata]] con cui si poteva fare, se tostate, del simil '[[caffè]]' o delle '[[sigarette]]' o, se fermentate, dei [[liquore|liquori]], sia pure di bassa lega.
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| Quando nelle pentole bollivano i tailleur || Con l'[[autarchia]] venne il momento d'oro delle [[sartoria|sartine]], abili, oltre che nel confezionare, anche nel riadattare vecchi vestiti. Ideati in colore inizialmente chiaro secondo il criterio della [[matrioska|matrioske]] ([[redingote]], chemisier, [[tailleur]]) gli abiti venivano sottoposti nel tempo a nuova tintura per assumere l'aspetto di un capo d'abbigliamento nuovo.
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| La pace arrivò, felice come l'ultimo giorno di scuola || La confusione che regnò in Italia nei giorni immediatamente successivi il 25 aprile [[1945]] - giorno della Liberazione - non impedì ai ragazzi di allora di vivere l'euforia di quel giorno - il primo giorno di [[pace]] - con lo spirito di chi inizia una lunga vacanza. In definitiva, la pace fu "''quella sera in cui dissi a una ragazza, ti vengo a prendere dopo cena: la caricai sulla canna della bici, tenevo il naso nei suoi capelli, mi sembrava irreale pedalare nella notte dopo anni di [[coprifuoco]].'' [...] ''Poi ci mettemmo a ridere, e fu una notte bellissima''".
|}
==Note==
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<references />
==Bibliografia==
* Luca Goldoni - Enzo Sermasi, ''Fiero l'occhio svelto il passo'', pag. 123, Arnoldo Mondadori Editore, 1979, ISBN 8804170921
==Voci correlate==
* [[Storia dell'Italia fascista]]
* [[Società italiana durante il fascismo]]
*[[Con romana volontà]]
==Collegamenti esterni==
* {{Collegamenti esterni}}
*{{cita web|url=http://books.google.it/books/about/Fiero_l_occhio_svelto_il_passo.html?id=JHzINwAACAAJ&redir_esc=y|titolo=Referenze bibliografiche}}
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[[Categoria:Libri di memorie di autori italiani]]
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