Fiero l'occhio svelto il passo: differenze tra le versioni

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{{WIP|Twice25}}
{{Libro
|tipo = saggio
|titolo = Fiero l'occhio, svelto il passo
|immagine = Balilla adunata.jpg
|didascalia = Adunata di Balilla
|autore = [[Luca Goldoni]]<br /> [[Enzo Sermasi]]
|annoorig = 1979
|forza_cat_anno = 1979
|genere = [[saggio]]
|sottogenere = [[storia|storico]], [[memorie (genere letterario)|memorie]]
|lingua = it
|ambientazione = [[Italia]] [[anni 1930|anni trenta]]/[[anni 1940|quaranta]]
}}
'''''Fiero l'occhio, svelto il passo''''' è un [[libro]] scritto a quattro mani da [[Luca Goldoni]] ed [[Enzo Sermasi]]. È stato pubblicato da [[Arnoldo Mondadori Editore]] nel [[1979]] e poi ristampato nellaper seriela collana ''Club degli Editori''.
 
Il titolo riprende un [[verso]] del [[brano musicale]] ''[[Fischia il sasso]]'' composto da [[Giuseppe Blanc]] ed adottato come [[inno]] dei Balilla dell'[[Opera nazionale balilla]] e che veniva eseguito nelle adunate del [[sabato fascista]].<ref>Vedi testo: [[s:Fischia il sasso|Wikisource: ''Fischia il sasso'']].</ref>
 
La [[strofa]] che lo include recita nel suo insieme:
{{citazione|Fiero l'occhio, svelto il passo<br />chiaro il grido del valore.<br />Ai nemici in fronte il sasso,<br />agli amici tutto il cuor.<ref>{{youTube|x2u4wcHmez8|Fischia il sasso|17-03-2012}}</ref>|}}
 
==Storia==
L'idea delloLo scritto è ambientato nella regione geografica della [[Pianura padana]] ([[Parma]] e dintorni) ed ha preso le mosse, come è spiegato nell'introduzionead inizio libro, da un raduno conviviale di un gruppi di amici nati intorno alla fine degli [[anni 1920|anni venti]], quindi quando il [[fascismo]] aveva da poco conquistato il potere, e che aalla fine [[anni 1970|anni settanta]] avevano all'incirca cinquant'anni.
 
Il libro non vuole essere tuttavia, per esplicita dichiarazione degli autori, un'operazione di purasemplice [[nostalgia]] o, ancora, una sorta di scontatopuro ''amarcord''. Anche perché, sebbene iquei tempi fossero "''poco ameni''" è innegabile che per molti dei giovani deldi tempoallora l'infanzia sia stata "''per molti versi felice''".
 
A far scattare la molla della memoria è stato sufficiente evocare come fosse semplice, conservendosi unadi banaleuna [[cartolina illustrata]] giunta dal [[fronte (guerra)|fronte di guerra]] ed una [[molletta da bucato]] rubata alla mamma e posta fra i raggi, 'trasformare' il fruscio di una [[ruota]] dadi [[bicicletta]] [[Campagnolo]] nel rombo di una potente [[motocicletta]].
 
==Soggetto==
Posto a via di mezzo fra il [[saggio]] [[storia|storico]] che analizza un determinato periodo (la seconda parte del [[ventennio fascista]]) e il libro di [[memorie (genere letterario)|memorie]], il volume si sviluppa su due piani: uno puramente testuale in cui vengono raccontati episodi, aneddoti ed eventi storici; ed uno fotografico, reso possibile da un'ampia documentazione iconografica originale costituita da 85 illustrazioni e che restituisce in pieno lo spaccato deldella [[la società italiana durante il fascismo]], fino alla [[Caduta del fascismo|sua caduta]].
 
Questa seconda parte ''dà'' la parola direttamente ai 'protagonisti' delle immagini: sono perciò i soggetti fotografati (quando a intervenire non è direttamente l'[[io narrante]] degli autori) a descrivere, in [[soggettiva]], la [[fotografia]], il suo contenuto, l'ambito nel quale era stata scattata. È possibile così vedere - con descrizione da parte della crocerossina ripresa nell'immagine - il [[duce]] del [[fascismo]] [[Benito Mussolini]] che si reca in visita a un reparto d'ospedale dove sono ricoverati i feriti giunti dai vari fronti della [[seconda guerra mondiale]].
 
Particolarmente suggestiva è l'istantanea che ripreseriprende le ''madri polificheprolifiche'' (avvoltolate in ampi scialli, che, "''passata la fede (nuziale) nella (mano) destra per mostrarla nel [[saluto romano]], ricevono in dono scolapasta e corredini. Si concorreva al premio''" - spiega la didascalia - "''non con i 'punti' ma con i 'figli qualità'. Il figlio unico era un lusso che si vedeva soltanto al cinema''".
 
In un'altra fotografia si notano gruppi di cittadini che, il [[25 aprile]] [[1945]], trovano riparo dietro ad alberi per sottrarsi al tiro dei [[franchi tiratori]] ancora appostati sui tetti.
 
Ma le fotografie che corredano il libro (comprese quelle dell'Italia calcistica due volte mondiale di [[Vittorio Pozzo]]) sono decine e decine, arricchite anche da manifesti propagandistici d'epoca fascista come quello celebre con la scritta: "''Taci, il nemico t'ascolta!''".
 
==Nel testo==
La parte testuale è assai dettagliata riguardo laalla vita quotidiana di un adolescente dei tardi [[anni 1930|anni trenta]], quando l'[[Italia fascista]], impegnata suisul fronti dellefronte dell'[[colonialismo italiano|colonie italianeAfrica in AfricaOrientale orientaleItaliana]], entrava nella fase immediatamente precedente lo scoppio della seconda guerra mondiale: gli impegni scolastici alternati all'attività dell'[[Opera Nazionale Balilla]] prima e della [[Gioventù italiana del littorio]] poi, ma anche i momenti di svago con i giochi con gli amici e le letture dei [[fumetto|fumetti]] dell'epoca con il nome di eroi esotici 'italianizzati' per volere del fascismo (con le buffe incongruenze del caso),; le (brevissime) vacanze estive al mare, di [[Liguria]]; i sacrifici dell'[[autarchia]] conaffrontati da un popolo che vestiva in [[orbace]], gestiva i comunitari ''[[orto di guerra|orti di guerra]]'', e ammirava il [[cinema]] di [[Amedeo Nazzari]], anch'esso autarchico, e riciclava i vestiti tinti e ritinti più volte per rinnovarne il ''[[look (moda)|look]]'' e lo stile,.

Per fino,giungere - con lo scoppio del conflitto mondiale, - alla nuova e fino ad allora sconosciuta paura peravvertita lenelle lunghe ore trascorse nei [[rifugio antiaereo|rifugi antiaerei]], alternata allo ostupore per la visione in lontananza delle [[munizione tracciante|munizioni traccianti]] che solcavano il cielo sopra le città bersaglio dei bombardamenti, vistiluci che - viste da lontano, ovvero dalle località in cui molte famiglie decidevano di 'sfollare' per porsi al sicuro. - sembravano degli enormi [[fuochi d'artificio]].

E poi, infine, liberatoria, la fine della guerra, un momento di gioia paragonabile, per gli autori, alla fine di un anno scolastico.
 
==I capitoli==
{| class="wikitable"
{| {{prettytable}}
!Capitolo
!Argomento
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| Cambio "Campagnolo" || Come trasformare una [[bicicletta]] in una rombante [[motocicletta]] con una cartolina illustrata piegata in due e fissata sulla [[forcella (bicicletta)|forcella]] di una [[ruota]].
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| Noi di campagna || La vita di provincia nella campagna del [[provincia di Parma|parmense]] vista con gli occhi di un adolescente.
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| C'era una volta il mare || Le (brevi) vacanze al mare di [[Moneglia]] ([[riviera di Levante|riviera ligure di levante]]) costituivano - per chi poteva permettersele - un momento massimo di eccitazione nella vita di un ragazzo degli anni trenta. In viaggio sul [[treno accelerato]] (quattro ore), l'odore del mare - al valico dell'[[appennino ligure]] - cominciava a sentirsi appena il convoglio si affacciava sul versante ligure.
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| L'usignol ha preso il vol ||[[File:Trio lescano 01.JPG|right|100px|Il Trio Lescano]]Le imprese canore del [[Trio Lescano]], gruppo vocale di punta della allora [[EIAR]], costituivano un momento di grande ascolto della nascente [[radio (mass mediummedia)|radio]], il cui inizio di trasmissioni era segnato da un cinquettìo di [[aves|uccellino]]. Le lunghe serate trascorse ad ascoltare le 'sfrigolanti' [[radio a galena]] in [[bachelite]] rossa sormontate da vistose antenne a ventaglio. E il canto delle Lescano sottolineava che: "''Stamattina l'usignol / della radio / ha preso il vol ... ''".
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| Il mignolo da gagliardetto || Il [[mignolo]] da [[vessillo|gagliardetto]] era il dito - il quinto della mano - che pomposamente serviva ai giovani Balilla per sorreggere - in maniera tutt'altro che marziale - il piccolo vessillo del fascio durante le esercitazioni del [[sabato fascista]].
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| Ballata a memoria || Modi di dire, versi di canzoni ed espressioni gergali dell'epoca (che hanno fatto epoca).
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| La morte del topo || Con lo scoppio della [[seconda guerra mondiale]] si prospetta un nuovo tipo di [[incubo]]: il rintanarsi nel [[rifugio antiaereo]] a petto di una possibile tragica morte nella propria casa bombardata: appunto, la morte del topo. LLe pattuglie di ronda dell'[[UNPA]]obbligava comunqueobbligavano ad oscurare le finestre delle abitazioni con pesanti carteggi scuri onde evitare di trasformare le stesse in un possibile ben visibile bersaglio.
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| Cambia la puntina || Delle musiche e dei balli dei giovannigiovanotti d'allora.
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| Il bengala || Il bombardamento delle città durante la guerra è stata una delle esperienze più traumatiche per chi nella prima metà degli [[anni 1940|anni quaranta]] aveva una quindicina d'anni o poco più. "''A quasi 40 anni di distanza''" - scrivono gli autori del libro - "''è rimasto ancora, dimenticato, qualche muro butterato di schegge e qualche edificio semidistrutto, cose che non han più tempo: il silos diroccato del Consorzio Agrario è parificato ai ruderi del [[torre|torrione]] [[medioevo|medioevale]]''".
| Il bengala || ...
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| La macchia sul muro || [[File:Mussolini In helmet benito39.png|right|75px|Benito Mussolini]]La macchia sul muro era quella dovuto al cambio di quadro (e relativo formato) nel muro alle spalle della cattedra nelle aule scolastiche. Nel tempo si avvicendarono quelli di [[Vittorio Emanuele III di Savoia|Vittorio Emanuele III]], [[Benito Mussolini]], [[Pietro Badoglio]], [[Umberto II di Savoia]], [[Enrico De Nicola]].<br />"''Negli intervalli, restavano sul muro due riquadri più chiari, dove noi, ormai cresciuti, mettevamo idealmente chi ci pareva: da [[Junio Valerio Borghese|Valerio Borghese]] a [[Pietro Nenni]] a [[Stalin|Baffone]].''"
| La macchia sul muro || ...
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| "E per Benito, e Mussolini" || Numerosi erano in epoca fascista gli inni del regime. A parte il citato ''Fischia il sasso'' (da cui il verso che dà il titolo al libro), poco chiaro risultava però agli autori il verso: "''E per Benito, e Mussolini, eja eja alalà''". Dove "''Il secondo 'e' prima di Mussolini non c'era''", ma serviva forse "''come trampolino alla voce per calcare di più su Mussolini''".
| "E per Benito, e Mussolini" || ...
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| Fatevi sotto piccioncini miei || Era il detto classico di [[Dick Fulmine]], un popolare personaggio dei [[fumetti]], i cui eroi esotici ebbero durante il fascismo i nomi italianizzati, così che [[Topolino]] divenne Tuffolino e [[Minni]] Mimma, mentre [[Mandrake il mago|Mandrake]] privato dell'[[H|acca]] si trovava a fare [[spionaggio]] per conto delle [[potenze dell'Asse]]. ''[[Il Corriere dei Piccoli]]'', nel frattempo, pubblicava le avventure di Romolino e Romoletto.
| Fatevi sotto piccioncini miei || ...
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| Via le mani di lì || La difficile iniziazione sessuale che iniziava nelle [[sagrestia|sagrestie]] delle [[chiesa (comunità)|chiese]] con l'imbarazzante momento della [[confessione religiosa|confessione]] di pensieri peccaminosi (in vista delle future escursioni per i vicoli in cui sorgevano le più gettonate [[casa di tolleranza|case di tolleranza]]).
| Via le mani di lì || ...
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| Le brutte cose || La dura vita in [[collegio (istruzione)|collegio]] alle prese con problemi di [[fame]]. Le ''brutte cose'' cui fa riferimento il titolo del capitolo era il 'rito' della [[masturbazione]] di gruppo che concludeva, in camerata, la giornata collegiale.
| Le brutte cose || ...
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|Il bar della Compagnia || Parente stretto del muretto, il bar della compagnia era, al tempo del fascio come in ogni tempo, il punto di raduno della compagnia di amici che tirava tardi davanti al locale facendo a gara a chi le sparava più grosse.
|Il bar della Compagnia || ...
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| La tessera || È, per estensione, quella annonaria con i bollini che davano diritto al ritiro, su scala mensile, di quantitativi di prodotti alimentari. Al di là delle tessere - spesso utilizzate come 'merce' di scambio con prodotti non compresi nella lista - vi era la fantasia tipica del popolo italiano che consentiva di utilizzare, a fini alimentari, anche quelli che in altri frangenti sarebbero stati considerati scarti, come le bucce di [[patata (alimento)|patata]] con cui si poteva fare, se tostate, del simil '[[caffè]]' o delle '[[sigarette]]' o, se fermentate, dei [[liquore|liquori]], sia pure di bassa lega.
| La tessera || ...
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| Quando nelle pentole bollivano i tailleur || Con l'[[autarchia]] venne il momento d'oro delle [[sartoria|sartine]], abili, oltre che nel confezionare, anche nel riadattare vecchi vestiti. Ideati in colore inizialmente chiaro secondo il criterio della [[matrioska|matrioske]] ([[redingote]], chemisier, [[tailleur]]) gli abiti venivano sottoposti nel tempo a nuova tintura per assumere l'aspetto di un capo d'abbigliamento nuovo.
| Quando nelle pentole bollivano i tailleur || ...
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| La pace arrivò, felice come l'ultimo giorno di scuola || La confusione che regnò in Italia nei giorni immediatamente successivi il 25 aprile [[1945]] - giorno della Liberazione - non impedì ai ragazzi di allora di vivere l'euforia di quel giorno - il primo giorno di [[pace]] - con lo spirito di chi inizia una lunga vacanza. In definitiva, la pace fu "''quella sera in cui dissi a una ragazza, ti vengo a prendere dopo cena: la caricai sulla canna della bici, tenevo il naso nei suoi capelli, mi sembrava irreale pedalare nella notte dopo anni di [[coprifuoco]].'' [...] ''Poi ci mettemmo a ridere, e fu una notte bellissima''".
| La pace arrivò, felice come l'ultimo giorno di scuola || ...
|}
 
==Note==
<references />
 
==Bibliografia==
* Luca Goldoni - Enzo Sermasi, ''Fiero l'occhio svelto il passo'', pag. 123, Arnoldo Mondadori Editore, 1979, ISBN 8804170921
 
==Voci correlate==
* [[Storia dell'Italia fascista]]
* [[Società italiana durante il fascismo]]
*[[Con romana volontà]]
 
==Collegamenti esterni==
* {{Collegamenti esterni}}
*{{cita web|url=http://books.google.it/books/about/Fiero_l_occhio_svelto_il_passo.html?id=JHzINwAACAAJ&redir_esc=y|titolo=Referenze bibliografiche}}
 
{{portale|fascismo|letteratura|storia}}
 
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[[categoria:Testi sul fascismo]]
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