Winston Churchill: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Media: 1 titolo aggiunto
Etichette: Modifica da mobile Modifica da web per mobile Modifica da mobile avanzata
Nessun oggetto della modifica
Etichette: Ripristino manuale Modifica da mobile Modifica da web per mobile
 
(45 versioni intermedie di 34 utenti non mostrate)
Riga 2:
{{nota disambigua||Churchill (disambigua)|Churchill}}
{{Carica pubblica
| nome = Winston Churchill
| immagine = Sir Winston Churchill - 19086236948.jpg
| didascalia = Winston Churchill in ''[[The Roaring Lion]]'', [[Yousuf Karsh]], 30 dicembrenel 1941, [[Canada]]
| carica = [[Primi ministri del Regno Unito|Primo ministro del Regno Unito]]
| mandatoinizio = 10 maggio [[1940]]
| mandatofine = 26 luglio [[1945]]
| monarca = [[Giorgio VI del Regno Unito|Giorgio VI]]
| predecessore = [[Neville Chamberlain]]
| successore = [[Clement Attlee]]
| mandatoinizio2 = 26 ottobre [[1951]]
| mandatofine2 = 5 aprile [[1955]]
| monarca2 = [[Giorgio VI del Regno Unito|Giorgio VI]]<br/>[[Elisabetta II del Regno Unito|Elisabetta II]]
| predecessore2 = [[Clement Attlee]]
| successore2 = [[Anthony Eden]]
| carica3 = [[Cancelliere dello Scacchiere]]
| mandatoinizio3 = 6 novembre [[1924]]
| mandatofine3 = 4 giugno [[1929]]
| primoministro3 = [[Stanley Baldwin]]
| predecessore3 = [[Philip Snowden, I visconte Snowden|Philip Snowden]]
| successore3 = [[Philip Snowden, I visconte Snowden|Philip Snowden]]
| carica4 = [[Primo lord dell'ammiragliato]]
| mandatoinizio4 = 24 ottobre [[1911]]
| mandatofine4 = 25 maggio [[1915]]
| primoministro4 = [[Herbert Henry Asquith]]
| predecessore4 = [[Reginald McKenna]]
| successore4 = [[Arthur Balfour]]
| mandatoinizio5 = 3 settembre [[1939]]
| mandatofine5 = 10 maggio [[1940]]
| primoministro5 = [[Neville Chamberlain]]
| predecessore5 = [[James Stanhope]]
| successore5 = [[Albert Victor Alexander]]
| carica6 = [[Segretari di Stato per gli affari interni del Regno Unito|Segretario di Stato per gli affari interni]]
| mandatoinizio6 = 19 febbraio [[1910]]
| mandatofine6 = 24 ottobre [[1911]]
| primoministro6 = [[Herbert Henry Asquith]]
| predecessore6 = [[Herbert John Gladstone|Herbert Gladstone]]
| successore6 = [[Reginald McKenna]]
| carica7 = [[Cancelliere del Ducato di Lancaster]]
| mandatoinizio7 = 25 maggio [[1915]]
| mandatofine7 = 25 novembre [[1915]]
| primoministro7 = [[Herbert Henry Asquith]]
| predecessore7 = [[Edwin Samuel Montagu]]
| successore7 = [[Herbert Samuel]]
| carica8 = [[Ministro delle munizioni]]
| mandatoinizio8 = 17 luglio [[1917]]
| mandatofine8 = 10 gennaio [[1919]]
| primoministro8 = [[David Lloyd George]]
| predecessore8 = [[Christopher Addison]]
| successore8 = [[Andrew Weir]]
| carica9 = [[Segretario di Stato per l'aeronautica]]
| mandatoinizio9 = 10 gennaio [[1919]]
| mandatofine9 = 1º aprile [[1921]]
| primoministro9 = [[David Lloyd George]]
| predecessore9 = carica istituita
| successore9 = [[Samuel Hoare]]
| carica10 = [[Segretario di Stato per la guerra]]
| mandatoinizio10 = 10 gennaio [[1919]]
| mandatofine10 = 13 febbraio [[1921]]
| primoministro19 = [[David Lloyd George]]
| predecessore10 = [[Alfred Milner]]
| successore10 = [[Laming Worthington-Evans]]
| carica11 = [[Segreteria di Stato per le Colonie|Segretario di Stato per le colonie]]
| mandatoinizio11 = 13 febbraio [[1921]]
| mandatofine11 = 19 ottobre [[1922]]
| primoministro11 = [[David Lloyd George]]
| predecessore11 = [[Alfred Milner]]
| successore11 = [[Victor Cavendish, IX duca di Devonshire|Victor Cavendish, 9º duca del Devonshire]]
| carica12 = Leader del [[Partito Conservatore (Regno Unito)|Partito Conservatore]]
| mandatoinizio12 = 9 novembre [[1940]]
| mandatofine12 = 6 aprile [[1955]]
| predecessore12 = [[Neville Chamberlain]]
| successore12 = [[Anthony Eden]]
| suffisso onorifico = [[Ordine della Giarrettiera|KG]] [[Order of Merit|OM]] [[Order of the Companions of Honour|CH]] [[Territorial Decoration|TD]] [[Royal Society|FRS]] [[Consiglio privato della Regina per il Canada|PC (Can)]]
| partito = [[Partito Conservatore (Regno Unito)|Partito Conservatore]] <small>(1900-1904; 1924-1964)</small><br/>[[Partito Liberale (Regno Unito)|Partito Liberale]] <br/><small>(1904-1924)</small>
| sepoltura = [[St. Martin Church]]
| alma_mater = [[Harrow School]], [[Reale accademia militare di Sandhurst]]
| religione = [[Ateismo|Ateo]], formalmente [[anglicano]]
| firma =
}}
{{militare
Riga 109:
|Battaglie = [[Battaglia di Omdurman]]
|Comandante_di =
|Decorazioni = {{simbolo|Order of the Garter UK ribbon.pngsvg|40}} {{simbolo|Order of the Companions of Honour Ribbon.gif|40}} {{simbolo|Order of Merit (Commonwealth realms) ribbon.svg|40}} <br/> {{simbolo|Order BritEmp (civil) rib.PNG|40}} {{simbolo|India Medal BAR.svg|40}} <br/> {{simbolo|Queens Sudan Medal BAR.svg|40}} {{simbolo|Queens South Africa Medal BAR.svg|40}} {{simbolo|British War Medal BAR.svg|40}} <br/> {{simbolo|World War I Victory Medal ribbon.svg|40}} {{simbolo|Territorial Decoration (UK) ribbon.PNG|40}}
|Studi_militari =
|Pubblicazioni =
Riga 119:
|Ref = "fonti nel corpo del testo"
}}
 
{{Bio
|Titolo = Sir
Riga 145 ⟶ 146:
In seguito alla sconfitta dei conservatori nelle elezioni del 1945, Churchill divenne leader dell'opposizione, mantenendo un grande prestigio internazionale; si dimise dalla carica nel 1955, rimanendo comunque parlamentare fino al 1964. Alla sua morte, la [[Elisabetta II del Regno Unito|regina Elisabetta]] gli concesse gli onori dei [[funerali di Stato]], ai quali parteciparono un gran numero di statisti.
 
Per l'attività di storico e scrittore portata avanti durante tutta la vita ricevette anche il [[premio Nobel per la letteratura]] nel 1953. Protagonista di primo piano delle vicende politiche britanniche e internazionali per oltre cinquant'anni, Churchill è tra le figure politiche più significative del [[XX secolo]]. La storiografia ritiene Churchill il più grande premier britannico di quest'epoca, per la guida del Paese nel corso del secondo conflitto mondiale, la sua abilità parlamentare e la sua dedizione agli interessi della nazione<ref>Eugene L. Rasor, Winston S. Churchill, 1874-1965: A Comprehensive Historiography and Annotated Bibliography, Greenwood Pub Group, 2000.</ref>. Fu l'ultimo fautore del Regno Unito quale potenza globale: le politiche da lui intraprese nei confronti degli [[Stati Uniti d'America]], dell'[[Unione Sovietica]] e del [[Europa|continente europeo]] hanno portato benefici di lungo termine al Regno Unito. La sua memoria rimane oggetto di elogi e critiche e il dibattito intorno alla sua complessa eredità resta acceso<ref name="Churchill_hero_villain">{{Cita news | url=http://www.theweek.co.uk/people/62209/winston-churchill-greatest-british-hero-or-a-warmongering-villain |titolo=Winston Churchill: greatest British hero or a warmongering villain?|sito=[[The Week (settimanale britannico)|The Week]] |data=23 gennaio 2015 | accesso = 20 settembre 2022 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20150125213009/http://www.theweek.co.uk/people/62209/winston-churchill-greatest-british-hero-or-a-warmongering-villain | dataarchivio = 25 gennaio 2015 | urlmorto = sì}}</ref>.
{{TOClimit|3}}
 
Riga 173 ⟶ 174:
Nel 1877 il duca di Marlborough venne nominato [[Lord luogotenente d'Irlanda|viceré d'Irlanda]] e Lord Randolph divenne il suo segretario privato; pertanto, l'intera famiglia Churchill si trasferì a [[Dublino]]<ref name="Gilbert1"/><ref name="ReferenceB"/>. Qui nel 1880 nacque il secondo figlio della coppia, John Strange Spencer-Churchill detto "Jack"<ref name="Gilbert1"/>.
 
Durante gli anni 1880 comunque i genitori di Churchill si estraniarono sempre più e la madre cominciò a frequentare vari amanti<ref name="cita-Roy-Jenkins-2001-p8">{{Cita|Roy Jenkins 2001|p. 8}}.</ref>. Nello stesso periodo il padre, Lord Randolph, divenne uno degli uomini politici britannici più noti, in patria e all'estero, tanto da trattare alla pari con [[Otto von Bismarck]] e lo zar [[Alessandro III di Russia|Alessandro III]]<ref>''The reminiscenses of Lady Randolph Churchill'' p.223</ref>. Il piccolo Winston non ebbe in pratica alcuna relazione con il padre, sviluppando per Randolph una sconfinata ammirazione e cercando sempre nel corso della vita di emularlo e di dimostrarsi degno di lui<ref>{{Cita|William Manchester 1985|p. 125}}.</ref>. Riguardo alla madre più tardi ricordò: «La amavo, ma a distanza»<ref name="Gilbert2">{{Cita|Martin Gilbert 1991|p. 2}}.</ref><ref>{{Cita|Roy Jenkins 2001 p. 8}}.</ref>. Con il fratello, che visse sempre nella sua ombra, i rapporti rimasero invece molto stretti e affettuosi per tutta la vita, fino alla morte di Jack nel 1947<ref name="Gilbert2" />. A [[Dublino]] Churchill ricevette i primi insegnamenti di lettura e aritmetica da una governante<ref name="Gilbert2" />, mentre lui e il fratello vennero accuditi dalla tata Elizabeth Everest, alla quale Winston rimase devotissimo per tutta la vita<ref>{{Cita|Martin Gilbert 1991|pp. 2-3}}.</ref>. Nella sua autobiografia ''My Early Life'' (La mia giovinezza) scrisse a proposito della Everest: «Per tutta la mia infanzia e adolescenza è stata la mia più cara amica e confidente"<ref name="cita-Winston-Churchill-s-Poignant-Description-of-the-Death-of-his Nanny'' 1977|p5">{{Cita|''Winston Churchill's Poignant Description of the Death of his Nanny'' 1977|p. 5}}.</ref>.
 
==== L'istruzione e l'adolescenza ====
Riga 179 ⟶ 180:
[[File:Jennie Churchill with her sons.jpg|miniatura|sinistra|Lady Randolph Churchill con i figli John (a sinistra) e Winston (a destra) nel 1889]]
 
All'età di sette anni, Churchill venne mandato alla St. George's School di [[Ascot]], ma la scuola non gli piaceva, aveva voti mediocri ed era indisciplinato<ref>{{Cita|Martin Gilbert 1991|pp. 3-5}}.</ref>: il preside, il sadico reverendo Sneyd-Kynnersley, lo frustava spesso, tanto che, quando la madre scoprì la schiena e i glutei del bambino coperti di cicatrici, decise di ritirarlo dalla scuola<ref>{{Cita|William Manchester 1985|p. 130}}.</ref>. Secondo [[Michael Dobbs]] Churchill subì anche abusi sessuali da parte del preside<ref>http://www.ilgiornale.it/news/cultura/abusi-e-violenze-terribile-infanzia-churchill-secondo-1549085.html</ref>. I genitori si erano nel frattempo trasferiti a Connaught Place a [[Londra]], dove Churchill li visitava regolarmente, mentre nello stesso periodo visitò con la famiglia la località termale di [[Bad Gastein]] in [[Austria-Ungheria]]<ref name="ReferenceA"/>. A causa della salute precaria, nel settembre 1884 fu trasferito alla Brunswick School di [[Hove (Regno Unito)|Hove]], nel [[Sussex]], dove i suoi risultati migliorarono, ma la condotta rimase indisciplinata<ref>{{Cita|Martin Gilbert 1991|pp. 6-8}}.</ref>. A malapena passò gli esami di ammissione per la prestigiosa [[Harrow School]], a cui si iscrisse nell'aprile 1888<ref>{{Cita|Martin Gilbert 1991|pp. 17-19}}.</ref>. Qui il rendimento rimase alto, eccelse soprattutto in storia, ma gli insegnanti lamentavano la sua mancanza di puntualità e precisione<ref>{{Cita|Martin Gilbert 1991|pp. 20-21}}.</ref>. Scrisse anche poesie e lettere che furono pubblicate nel giornale della scuola, l{{'}}''Harrovian'', e vinse anche una competizione di scherma<ref>{{Cita|Martin Gilbert 1991|pp. 25-29}}.</ref>. Il padre, non giudicando il figlio in grado di frequentare l'università, aveva deciso che il giovane Churchill dovesse intraprendere la carriera militare, quindi trascorse gli ultimi tre anni a Harrow nei corsi preparatori per l'accademia; superò gli esami finali con voti bassi<ref name="Jenkins21">{{Cita|Roy Jenkins 2001|p. 21}}.</ref>. Dopo due tentativi respinti, fu infine ammesso alla [[Reale accademia militare di Sandhurst]], dove fu accettato come cadetto in cavalleria, cominciando i corsi nel settembre 1893<ref>{{Cita|Martin Gilbert 1991|pp. 32-33}}.</ref><ref>{{Cita|Roy Jenkins 2001|p. 20}}.</ref>. I corsi all'accademia terminarono dopo quindici mesi e Churchill si diplomò nel dicembre 1894, con ottimi risultati<ref name="Jenkins21"/>, particolarmente nell'equitazione<ref name="Jenkins21"/>. Poco dopo tuttavia il padre, lord Randolph Churchill, morì per cause mai del tutto chiarite: all'epoca si parlò di [[sifilide]], ma oggi la causa ritenuta più probabile è un cancro al cervello non diagnosticato<ref name="Jenkins21"/>. Winston rimase molto scosso per la morte del genitore, ricavandone la convinzione che anche lui avrebbe avuto il destino di morire giovane<ref>{{Cita|Martin Gilbert 1991|pp. 48-49}}.</ref>.
 
=== Cuba, India e Sudan (1895-1899) ===
Riga 185 ⟶ 186:
[[File:Winston Churchill 1874 - 1965 ZZZ5426F.jpg|miniatura|verticale|Churchill in uniforme, 1895]]
 
Nel febbraio 1895 Churchill fu assegnato al [[4th Queen's Own Hussars|IV reggimento Ussari]] dell'[[British Army|Esercito britannico]], di stanza ad [[Aldershot]]<ref>{{Cita|Martin Gilbert 1991|p. 51}}.</ref>. Lo stipendio ammontava a 150 sterline all'anno, ben al di sotto del suo tenore di vita<ref name="Jenkins21"/>. Nel luglio dello stesso anno, Churchill fece ritorno a [[Londra]] per organizzare i funerali della sua vecchia tata Everest, che pagò personalmente<ref>{{Cita|Martin Gilbert 1991|p. 53}}.</ref>. Ansioso di partecipare ad azioni militari, sfruttò l'influenza della madre per farsi assegnare in zone di guerra<ref>{{Cita|Martin Gilbert 1991|p. 62}}.</ref>. Nell'autunno del 1895 partì per [[Cuba]] insieme a Reginald Barnes, per assistere alla [[guerra d'indipendenza cubana|guerra d'indipendenza]] che l'isola stava combattendo contro la [[Spagna]]. Qui si unì alle truppe spagnole come corrispondente di guerra e fu testimone di vari scontri con i ribelli indipendentisti<ref>{{Cita|Roy Jenkins 2001|pp. 28-29}}.</ref>. Nella stessa occasione Churchill venne anche reclutato dall'[[intelligence]] britannica tramite il colonnello Edward Chapman, al fine di raccogliere informazioni su un nuovo tipo di pallottola in uso all'esercito spagnolo<ref name="Roberts1"/>. Terminata questa esperienza trascorse un periodo di soggiorno negli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]], dove fece la conoscenza del deputato [[Partito Democratico (Stati Uniti d'America)|democratico]] [[William Bourke Cockran]], amico di sua madre e famoso oratore del tempo, il quale ebbe notevole influenza sul giovane Winston<ref>{{Cita|Martin Gilbert 1991|pp. 57-58}}.</ref>.
 
[[File:Battle of Omdurman.jpg|miniatura|sinistra|La battaglia di Omdurman a cui Churchill prese parte in una carica di cavalleria]]
Riga 205 ⟶ 206:
Avendo avuto presentimento dello scoppio della [[seconda guerra boera]], Churchill salpò da [[Southampton]] per il [[Sudafrica]] come corrispondente per il ''[[Daily Mail]]'' e il ''[[Morning Post]]''<ref>{{Cita|Martin Gilbert 1991|pp. 105-106}}.</ref>. Sbarcato a [[Città del Capo]] raggiunse il fronte a [[Ladysmith]], allora assediata dalle truppe boere<ref name="ReferenceC">{{Cita|Martin Gilbert 1991|pp. 107-110}}.</ref>. Tra i corrispondenti di guerra britannici era presente anche la zia di Churchill, lady Sarah Wilson, una delle prime donne della storia ad aver svolto questa professione<ref>S. J. Taylor (1996). The Great Outsiders: Northcliffe, Rothermere and the Daily Mail. Weidenfeld & Nicolson.</ref>. Durante un viaggio in treno verso Colenso, nella provincia del [[KwaZulu-Natal]], il convoglio venne attaccato dai boeri e Churchill fu catturato e internato in un campo di prigionia a [[Pretoria]]<ref name="ReferenceC"/>. Autrice della cattura fu la [[Legione Volontaria Italiana]], guidata da [[Camillo Ricchiardi]]<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Martina E.|cognome=Will|data=1997-01|titolo=Review of Toit, Brian Du, Colonia Boer: An Afrikaner Settlement in Chubut, Argentina|editore=H-LatAm, H-Review|lingua=en|accesso=2023-07-21|url=https://www.h-net.org/reviews/showrev.php?id=790}}</ref>. Tuttavia in dicembre, Churchill e altri due prigionieri riuscirono a evadere attraverso i bagni del campo. Si nascose dapprima in un treno abbandonato e poi in una miniera appartenente a un simpatizzante dei britannici. Ricercato dai boeri, Churchill riuscì infine a nascondersi su un convoglio che lo portò al sicuro nell'[[Africa Orientale Portoghese]] (odierno [[Mozambico]])<ref>{{Cita|Martin Gilbert 1991|pp. 115-120}}.</ref>.
 
Da qui si imbarcò per [[Durban]], dove scoprì che la sua evasione lo aveva reso famoso<ref>{{Cita|Martin Gilbert 1991|p. 121}}.</ref>. Invece di tornare in patria, Churchill preferì essere assegnato come tenente nel reggimento dei South African Light Horse e in questa veste si unì alle truppe del generale [[Redvers Buller]] che sconfissero i boeri a [[Assedio di Ladysmith|Ladysmith]] e presero [[Pretoria]]<ref>{{Cita|Martin Gilbert 1991|pp. 121-122}}.</ref>, segnando la vittoria britannica nel conflitto. Nei suoi scritti durante la campagna, Churchill criticò aspramente l'ostilità britannica verso i [[boeri]], invocando invece un trattamento generoso degli sconfitti e una pace rapida<ref name="Gilbert125" />. Churchill e suo cugino, il [[Charles Spencer-Churchill, IX duca di Marlborough|duca di Marlborough]], entrarono a [[Pretoria]] alla testa delle truppe britanniche e ottennero la resa di 52 guardie boere dei campi di prigionia<ref name="ReferenceD">{{Cita|Roy Jenkins 2001|pp. 62-64}}.</ref>. Dopo la vittoria, Churchill tornò a [[Città del Capo]] e da lì, in luglio, salpò per illa RegnoGran UnitoBretagna<ref>{{Cita|Martin Gilbert 1991|pp. 130-131}}.</ref>. Nel maggio, quando ancora era in [[Sudafrica]], i suoi dispacci al ''Morning Post'' furono pubblicati con il titolo "London to Ladysmith via Pretoria", che ottenne un buon successo di vendite<ref>{{Cita|Martin Gilbert 1991|pp. 128-131}}.</ref>.
 
=== Primi anni di carriera politica (1900-1919) ===
Riga 213 ⟶ 214:
[[File:Winston Churchill 1899.jpg|miniatura|sinistra|verticale|Churchill al momento del suo ingresso in Parlamento nel 1900]]
 
Forte della popolarità conseguita nel conflitto sudafricano, Churchill venne eletto per il seggio di Oldham alle [[Elezioni generali nel Regno Unito del 1900|elezioni generali del 1900]], le ultime dell'[[età vittoriana]], nota anche come "Khaki election" ([[elezione khaki]]), per il decisivo vantaggio dato ai Tories dalla vittoria nella guerra boera<ref>{{Cita|Roy Jenkins 2001|p. 101}}.</ref>. Tuttavia, non prese parte alla cerimonia di apertura del Parlamento del dicembre 1900, ma si dedicò a un tour di conferenze in [[Gran Bretagna]] e negli [[Stati Uniti d'America]]. Grazie al successo del tour di conferenze negli USA e alla prolifica attività di collaborazione con giornali e riviste riuscì a guadagnare la somma di 10&nbsp;000 [[sterline]], equivalenti a circa 500&nbsp;000 sterline nel [[2001]]<ref name="ReferenceD"/>. All'epoca i parlamentari non percepivano alcun compenso e Churchill non aveva ereditato quasi nulla alla morte del padre, poiché questi aveva perso gran parte del suo patrimonio<ref>{{Cita|Cannadine 2006|p. 43}}.</ref>. Prese infine possesso del suo seggio nel febbraio 1901.
 
[[File:ChurchillGeorge0001.jpg|miniatura|verticale|I "gemelli terribili" (''Terrible Twins'') Lloyd George e Churchill nel 1907]]
Riga 233 ⟶ 234:
Presentato al teorico riformista [[William Beveridge]] da [[Beatrice Webb]], Churchill chiamò Beveridge a collaborare con lui nel ''Board of Trade''<ref name="cita-Holmes-2005-p176">{{Cita|Holmes 2005|p. 176}}.</ref>. Ispirato da quest'ultimo, Churchill promosse molte riforme sociali, come l'istituzione del salario minimo (tramite il ''Trade Boards Act'' del 1909) e il limite della giornata lavorativa a otto ore per i minatori (''Mines Act'' del 1908). Con il ''Labour Exchanges Act'' (1909) istituì uffici di collocamento per la ricerca di impiego<ref>{{Cita|Roy Jenkins 2001|pp. 107-108}}.</ref>.
 
Churchill svolse anche un ruolo chiave nel sostenere [[David Lloyd George|Lloyd George]] e le due grandi riforme del governo Asquith, il cosiddetto ''People's Budget'' e il ''Parliament Act'' del 1911. Il People's Budget proposto da Lloyd George consisteva in una grande riforma fiscale volta a tassare la rendita fondiaria per finanziare un vasto programma assistenziale per i ceti più disagiati e le spese militari rese necessarie dal rafforzamento della [[Impero tedesco|Germania]]<ref>{{Cita|William Manchester 1988|p. 111}}.</ref>. Il Budget era ispirato alle teorie dell'economista [[Henry George]]<ref>Lee, Geoffrey. The People's Budget, An Edwardian Tragedy (2008)</ref> e mirava a colpire soprattutto la rendita fondiaria. Churchill si impegnò attivamente nella campagna presiedendo la "Budget League"<ref>{{Cita|Roy Jenkins 2001|p. 109}}.</ref> e nelle due elezioni generali che si susseguirono nel gennaio e nel dicembre 1910 vinte dai liberali. I discorsi di Churchill fecero uso di una forte retorica [[georgismo|georgista]]<ref name=liberalism>W. Churchill, ''Liberalism and the Social Problem'', 1909</ref>; la proprietà della terra era la fonte di tutti i monopoli<ref group="Nota">Camera dei Comuni, 4 maggio [[1911]]: "È senz'altro vero che il monopolio della terra non è l'unico esistente, ma è certamente il più grande dei monopoli: è un monopolio perpetuo, è la madre di tutte le forme di monopolio" cit. in {{Cita|W. Churchill|''Liberalism and the social problem'' 1909}}.</ref> e la speculazione fondiaria portava a un reddito parassitario e dannoso per la società, a differenza degli investimenti produttivi nei capitali industriali<ref group="Nota">King's Theatre, [[Edimburgo]], 17 luglio [[1915]]: "L'immeritato incremento della terra è fatto proprio dal monopolista in esatta proporzione, non del servizio, ma del disservizio reso. È il monopolio la chiave; e dove il monopolio prevale, maggiore è il danno alla società, maggiore è il profitto del monopolista. Vedete come questo male colpisce ogni forma di attività industriale."cit. in {{Cita|W. Churchill|''Liberalism and the social problem'' 1909}}.</ref>. Il Budget, approvato dai Comuni già nel 1909, incontrò dapprima il veto della [[Camera dei lord]], il che portò a una grave crisi costituzionale che fu risolta con il Parliament Act del 1911, il quale abolì il diritto di veto dei Lord in materia fiscale.
 
[[File:Winston-Churchill1911.jpg|miniatura|sinistra|verticale|Churchill alla sua scrivania nel 1911]]
Riga 260 ⟶ 261:
{{vedi anche|Carriera politica di Winston Churchill (1900-1939)#Prima guerra mondiale (1914-1918)|Campagna di Gallipoli}}
 
{{citazione|Dio protegga noi e la nostra antica eredità. Sai quanto sarei pronto e fiero di rischiare, o offrire se necessario, la mia intera esistenza per mantenere grande e famoso, prospero e libero questo Paese.<ref>{{en}}Martin Gilbert, ''Churchill'' p. 136</ref>|Churchill alla moglie [[Clementine Hozier|Clementine]], [[1914]]}}
 
[[File:WinstonChurchill1916Army.gif|miniatura|sinistra|verticale|Churchill (al centro) al comando del VI battaglione dei Royal Scots Fusiliers, 1916]]
Riga 278 ⟶ 279:
==== Ministro della guerra ====
 
{{citazione|La vittoria era arrivata, dopo tutti i rischi e le paure, in modo assoluto e totale; tutti i re e imperatori contro cui avevamo lottato erano in fuga o in esilio, i loro eserciti e le loro flotte distrutti o vinti. In tutto ciò la Gran Bretagna aveva svolto un ruolo rilevante e fatto del suo meglio, dal principio alla fine.<ref>{{en}}Martin Gilbert, ''Churchill'' p. 205</ref>|Winston Churchill, [[1918]]}}
 
[[File:Churchill and Pershing in London for Victory Parade July 1919 IWM Q 67721.jpg|miniatura|Churchill con il generale [[John Pershing]] a Londra durante la Parata della Vittoria (1919)]]
Riga 335 ⟶ 336:
La conferenza presieduta da Churchill fu alla base dell'assetto politico del [[Medio Oriente]] ancora esistente a un secolo di distanza. Trovandosi a dover concretizzare le decisioni prese da Lloyd George e dagli altri leader alleati a Sanremo, Churchill si prefisse l'obiettivo prioritario di organizzare un progressivo ma rapido disimpegno britannico dalla regione<ref name="Cath75"/>, stabilendo comunque un assetto che garantisse gli interessi britannici. Il [[Libano]] e la [[Siria]], definiti nei loro confini attuali, rimasero sotto mandato [[Francia|francese]]. Vennero anche tracciati i confini dell'[[Regno dell'Iraq|Iraq]], unendo i precedenti ''[[vilayet]]'' ottomani di [[Bassora]], [[Baghdad]] e [[Mosul]]<ref name="Catherwood">{{Cita|C. Catherwood|''Churchill's Folly: how Winston Churchill created Iraq'' 2004}}.</ref>, e della [[Giordania]], affidati rispettivamente ai fratelli [[Faysal I re d'Iraq|Faysal]] e [[Abd Allah I di Giordania|Abdullah]] della [[Hashemiti|dinastia hashemita]], imparentata con [[Maometto]]. In particolare, Churchill fu il principale artefice della [[Giordania]] attuale e sotto il suo mandato venne definito il confine tra [[Giordania]] e [[Arabia Saudita]], detto per questo "Winston's Hiccup" (il singhiozzo di Winston)<ref name="Jacobs">{{Cita|Frank Jacobs| ''Winston's Hiccup'' New York Times 6 marzo 2012}}.</ref>. Il padre dei due nuovi sovrani, lo sceriffo [[al-Husayn ibn Ali (sceriffo della Mecca)|Husayn]] di [[La Mecca]] divenne re dello [[Hegiaz|Hejaz]] e [[Abd al-Aziz dell'Arabia Saudita|Abdul Aziz ibn Saud]], fondatore della [[dinastia saudita]], vide riconosciuto il suo controllo sulla regione del [[Najd]], strappata agli ottomani<ref name="Catherwood"/>, nucleo dell'attuale [[Arabia Saudita]]. Churchill avrebbe anche favorito la creazione di uno Stato cuscinetto [[Curdi|curdo]] tra [[Iraq]] e [[Turchia]], ma incontrò la ferma opposizione di Feysal, appoggiato da [[Percy Cox]], che suggerì di inglobare il Kurdistan, con i suoi giacimenti petroliferi, nel Regno dell'Iraq<ref>L. Meho, ''The Kurds and Kurdistan: A Selective and Annotated Bibliography'' 1968 p. 178</ref>.
 
Un altro tema cruciale che Churchill dovette affrontare al Cairo fu quello di conciliare le promesse fatte dalladal [[GranRegno Bretagna]]Unito durante la guerra agli arabi e agli ebrei, sempre nell'ottica di un disimpegno dal controllo diretto della regione, favorendo invece la nascita di potentati locali alleati<ref name="dockter">W. Dockter ''Churchill and the Islamic world'' p. 54</ref>. In quest'ottica, soprattutto la [[Giordania]] fu una creatura puramente churchilliana, scorporata da Churchill dal territorio originariamente destinato al protettorato palestinese, allo scopo, sia di mantenere le promesse fatte allo sceriffo [[al-Husayn ibn Ali (sceriffo della Mecca)|Husayn]] di affidare agli [[Hashemiti]] un ruolo guida degli arabi liberati dal giogo ottomano sia, in particolare, di creare uno Stato cuscinetto tra l'Arabia Saudita e la Palestina destinata all'insediamento sionista<ref name="dockter"/>; all'interno del territorio giordano Churchill pose infatti anche il porto di [[Aqaba]], di fondamentale importanza strategica per il controllo del [[Mar Rosso]] e del [[canale di Suez]]. Lo storico Claudio Vercelli così sintetizza le ragioni che portarono Churchill e i suoi consiglieri a creare la Giordania:
 
{{citazione|Vivere in Palestina significava, a questo punto, far parte di un'unità geopolitica più coesa che in passato [...] In attesa dell'approvazione internazionale dello status della Palestina, avvenuta nel 1923, il governo britannico ne negoziò l'assetto confinario definitivo, creando in tal modo uno spazio più precisamente delimitato [...] e inducendo nella popolazione che in questo spazio viveva un senso di appartenenza più marcato. L'assetto confinario finale tornò utile al movimento sionista per definire, anche geograficamente, il concetto di Eretz Yisra'el.<ref>C. Vercelli ''Storia del conflitto israelo-palestinese''</ref>}}
Riga 460 ⟶ 461:
Nel medesimo solco, allo scopo di non isolare il Regno Unito, Churchill appoggiò la politica del non intervento nella [[guerra civile spagnola]] e sostenne anche il [[patto Hoare-Laval]], che mirava a conciliare le ambizioni italiane sull'[[Etiopia]] tramite la mediazione franco-britannica<ref>Taylor, A.J.P. Beaverbrook Hamish Hamilton 1972 p. 375</ref>, in contrasto con l'intransigenza mostrata dal giovane ministro degli Esteri [[Anthony Eden]], successore di Hoare.
 
Con riferimento alla situazione dell'Estremo Oriente, nel 1931, Churchill aveva criticato la posizione della [[Società delle Nazioni|Lega delle Nazioni]] che si opponeva ai giapponesi in [[Manciuria]]: "Spero che in Inghilterra cercheremo di capire la posizione del [[Giappone]], uno stato antico [...] Da un lato hanno la minaccia oscura della Russia sovietica. Dall'altro il caos della Cina"<ref>cit. in Rhodes James, p. 329</ref>. Anche questa posizione riecheggiava scelte tattiche già assunte dalla politica estera edoardiana: lail GranRegno BretagnaUnito, avendo il suo centro di interessi strategici nell'area euro-mediterranea, non avrebbe dovuto esporsi in Asia, cercando di mantenere il più possibile buoni rapporti con il Giappone per evitare minacce ai possedimenti indiani.
 
A partire dal 1935, sulla base della comune opposizione al nazismo, Churchill recuperò anche un positivo rapporto con le sinistre e il mondo sindacale, che si era interrotto dopo il grande sciopero del 1926. In quell'anno si unì all{{'}}''Anti-Nazi Council'', un comitato formatosi nel 1933 e nel quale [[Hugh Dalton]], del partito laburista e [[Walter Citrine]], presidente del Trades Union Congress, erano i maggiori esponenti<ref>Ponting 1995, 380</ref>.
Riga 513 ⟶ 514:
In un'intervista radiofonica, si prese gioco dell'interruzione estiva dei lavori parlamentari: «È proprio tempo di vacanze signore e signori!» e della propaganda nazifascista: «I dittatori devono addestrare i loro soldati. Per un'elementare prudenza non possono fare altro, dato che danesi, olandesi, svizzeri, albanesi, e ovviamente, ebrei, possono in ogni momento balzargli addosso e privarli del loro spazio vitale»<ref>{{Cita|Martin Gilbert 1991|p. 279}}.</ref>.
 
Quando, il 1º settembre 1939, i tedeschi invasero la [[Polonia]] (di concerto con i [[Unione Sovietica|sovietici]] in accordo con il [[patto Molotov-Ribbentrop]] stipulato in agosto), Chamberlain, su pressione della Camera, inviò un ultimatum per chiedere la cessazione delle ostilità. Il primo ministro aveva già invitato Churchill a entrare nel governo di guerra che sarebbe stato formato di lì a poco<ref>{{Cita|Martin Gilbert 1991|p. 280}}.</ref>. Il 3 settembre scadettescadde l'ultimatum e Regno Unito e Germania si trovarono nuovamente in guerra.
 
=== Seconda guerra mondiale ===
Riga 534 ⟶ 535:
 
Nel dibattito che seguì la sconfitta in [[Norvegia]], le forze ostili a Chamberlain in Parlamento, prima di tutto i laburisti, ma anche i liberali guidati da [[Archibald Sinclair]], amico di vecchia data di Churchill, presero la parola. Parlò anche l'anziano [[David Lloyd George|Lloyd George]], che chiese le dimissioni di Chamberlain. [[Leo Amery|Leopold "Leo" Amery]], amico di Churchill sin dai tempi di [[Harrow School|Harrow]] e deputato conservatore, citò le celebri parole di [[Oliver Cromwell]]: «Siete rimasto seduto troppo a lungo, quale che sia il bene che avete fatto. Andatevene, vi dico, e liberateci dalla vostra presenza. In nome di Dio andatevene!»<ref name="Gilbert290">{{Cita|Martin Gilbert 1991|p. 290}}.</ref>. Churchill tuttavia, in qualità di ministro responsabile, difese il governo, in segno di lealtà verso Chamberlain<ref name="Gilbert290" />. Alla votazione che seguì Chamberlain poteva contare su una maggioranza ridotta a soli 81 voti. Quando uscì dall'aula fu sommerso da urla "Vattene! Vattene!"<ref name="GIlbert291">{{Cita|Martin Gilbert 1991|p. 291}}.</ref>. Chamberlain tuttavia non presentò subito le dimissioni. Comunicò a [[Giorgio VI del Regno Unito|Giorgio VI]] che intendeva formare un governo di coalizione che comprendesse anche i laburisti. In ogni caso, lui e il re avrebbero voluto che a succedergli fosse [[Edward Wood, I conte di Halifax|Lord Halifax]], non Churchill<ref name="GIlbert291"/>.
 
 
Quando la notizia trapelò, il 9 maggio, i deputati conservatori vicini a Churchill mostrarono irritazione. Questi erano guidati dalla potente famiglia [[Marchese di Salisbury|Cecil]], una delle più influenti del partito e da sempre alleata dei Churchill<ref>{{Cita|Ian Kershaw| 2005 p. 342}}.</ref>. Il principale esponente della famiglia, [[James Gascoyne-Cecil, IV marchese di Salisbury|Lord Salisbury]], disse: «Nel corso della giornata bisogna nominare Winston Primo ministro.»<ref name="Gilbert292">{{Cita|Martin Gilbert 1991|p. 292}}.</ref>. Quella mattina Halifax, che era considerato il primo in lizza per la successione a Chamberlain, disse a quest'ultimo che non avrebbe potuto accettare l'incarico perché, essendo membro della [[Camera dei lord]], non avrebbe potuto partecipare ai dibattiti ai Comuni. Nel pomeriggio giunse notizia che [[Clement Attlee]] aveva negato qualsiasi supporto laburista a un governo Chamberlain. Churchill, inizialmente, fu restio a candidarsi al premierato, sebbene fosse il nome più popolare nel Paese, poiché riteneva, a ragione, di non avere sufficiente supporto dai partiti della coalizione<ref name="Roberts91618">A. Roberts ''Churchill. La biografia'' Torino 2020 pp. 916-18</ref>. La sua idea iniziale era quella di assumere il Ministero della Difesa e la carica di [[Leader della Camera dei comuni]] in un governo Halifax che, essendo quest'ultimo confinato alla Camera de lord, gli avrebbe conferito il premierato in pectore<ref name="Roberts91618"/>, analogamente a quanto era avvenuto a [[William Pitt il Vecchio]] durante la [[guerra dei sette anni]]. Fu invece un suo fedelissimo, [[Brendan Bracken]], a convincerlo a candidarsi e a negoziare con Attlee e i laburisti l'accettazione di Churchill come premier al posto di Halifax<ref name="Roberts91618"/>.
Riga 568:
{{citazione|Anche se un gran numero di antichi e famosi Paesi sono caduti o possono cadere nelle grinfie della [[Gestapo]] e di tutto l'odioso apparato del dominio nazista, noi non capitoleremo. Andremo avanti fino alla fine. Combatteremo in Francia, combatteremo sui mari e sugli oceani, combatteremo con crescente fiducia e crescente forza nell'aria, difenderemo la nostra isola, qualunque possa essere il costo. Combatteremo sulle spiagge, combatteremo sulle piste d'atterraggio, combatteremo nei campi e nelle strade, combatteremo sulle colline. Non ci arrenderemo mai. E anche se, cosa che non voglio credere neanche per un momento, l'isola o gran parte di essa fosse soggiogata e affamata, il nostro [[Impero britannico|Impero]] al di là dei mari, armato e sorvegliato dalla [[Royal Navy|flotta britannica]], porterebbe avanti la lotta finché, quando sarà il momento, il Nuovo Mondo, con tutto il suo potere e la sua forza, si farà avanti per la salvezza e la liberazione del vecchio<ref>{{en}}https://www.winstonchurchill.org/resources/speeches/1940-the-finest-hour/we-shall-fight-on-the-beaches/</ref>|Winston Churchill alla [[Camera dei Comuni (Regno Unito)|Camera dei Comuni]], [[3 giugno]] [[1940]]}}
 
[[File:Winston Churchill As Prime Minister 1940-1945 H7233.jpg|miniatura|sinistra|Churchill con il generale [[Władysław Sikorski]] (alla sua destra), capo del governo polacco in esilio e [[Charles de Gaulle]] nel [[1941]]]]
 
Il 10 giugno, Churchill si incontrò nuovamente con i comandi francesi, per incitarli alla resistenza a oltranza in [[Bretagna]]; "È possibile che i nazisti dominino l'Europa, ma sarà un'Europa in rivolta"<ref name="ReferenceF">{{Cita|Martin Gilbert 1991|p. 302}}.</ref>. Quando seppe che i francesi stavano evacuando [[Parigi]] urlò: «All'inferno!»<ref name="ReferenceF" />. Il presidente del Consiglio [[Paul Reynaud]] e [[Charles de Gaulle]] erano con Churchill, ma [[Maxime Weygand|Weygand]] e [[Philippe Pétain|Pétain]] "senile, passivo e disfattista"<ref>{{Cita|Martin Gilbert 1991|p. 300}}.</ref> volevano negoziare la resa. Il ministro dell'Interno francese [[Georges Mandel]] definì Churchill "l'energia e la sfida in persona. L'unico raggio di sole sul suolo francese"<ref>{{Cita|Martin Gilbert 1991|pp. 303-304}}.</ref>. Un'ultima volta Churchill esortò Reynaud: «Non cedete al nemico! Continuate a combattere!»<ref>{{Cita|Martin Gilbert 1991|p. 304}}.</ref>, ma il 16 giugno la Francia capitolò. A Churchill è attribuita l'espressione ''"l'[[Ora più buia]]"'' per descrivere il periodo che va dalla [[Fall Rot|caduta della Francia]] all'[[Operazione Barbarossa]], periodo nel quale il [[Regno Unito]] e il Commonwealth si ritrovarono a fronteggiare l'[[potenze dell'Asse|Asse]] senza l'ausilio di altre grandi potenze.

Il 18 giugno tenne un altro dei suoi discorsi storici, quello sull'"ora più bella":
 
{{citazione|Quella che il [[Maxime Weygand|generale Weygand]] ha chiamato la battaglia di Francia è finita, la [[Battaglia d'Inghilterra]] sta per cominciare. Da questa battaglia dipende la salvezza della civiltà cristiana. Da questa battaglia dipende la nostra stessa vita come britannici, e la sopravvivenza delle nostre istituzioni e del nostro [[Impero britannico|Impero]]. Tutta la furia e la potenza del nemico si rivolgeranno presto contro di noi. Hitler sa che deve sconfiggerci su quest'isola o perdere la guerra. Se gli resisteremo, tutta l'[[Europa]] potrà essere liberata e la vita del mondo intero potrà avanzare verso un futuro radioso.
Riga 593 ⟶ 595:
{{citazione|[[Mai così tanti dovettero così tanto a così pochi]].<ref>{{en}}Rupert Hart-Davis, Halfway to Heaven: Concluding memoirs of a literary life, Stroud Gloucestershire, Sutton, 1998</ref>}}
 
Per razionalizzare al massimo lo sforzo bellico, Churchill creò e assunse su di sé la posizione aggiuntiva di ministro della Difesa, il che lo rese il più potente primo ministro di guerra nella storia britannica<ref>Blake, Robert (1993). "How Churchill Became Prime MInister". In Blake, Robert B.; Louis, William Roger. Churchill. Oxford: Clarendon Press. pp. 264, 270–71</ref>. Immediatamente nominò il suo amico e confidente, industriale e magnate dell'editoria [[Max Aitken, I barone di Beaverbrook|Lord Beaverbrook]], responsabile della produzione aeronautica e nominò il fisico e amico [[Frederick Lindemann]] consulente scientifico del governo. L'acume aziendale di Beaverbrook consentì allaal [[GranRegno Bretagna]]Unito di sviluppare rapidamente la produzione e l'ingegneria aeronautica, che alla fine fece la differenza nella guerra<ref>Allen, Hubert Raymond. ''Who Won the Battle of Britain?'', London: Arthur Barker (1974);</ref>. Fondamentale fu anche la creazione dello [[Special Operations Executive]] (SOE), struttura clandestina dedita al supporto delle resistenze partigiane nei territori dell'Europa occupata, posta sotto il controllo del Ministro della guerra economica, il laburista [[Hugh Dalton]].
 
L'11 novembre ebbe luogo il primo importante successo militare britannico con l'[[Notte di Taranto|attacco alla base navale di Taranto]], nel corso del quale vennero affondate tre corazzate italiane e il 14 Churchill telegrafò ad [[Archibald Wavell, I conte Wavell|Archibald Wavell]]:« ''È arrivato il momento di assumerci rischi e colpire gli italiani per terra, cielo e mare''»<ref name="Gilbert313">{{Cita|Martin Gilbert 1991|p. 313}}.</ref>. Quella stessa notte ebbe luogo il più pesante bombardamento subito dalla [[Gran Bretagna]] fino a quel momento, che colpì la città di [[Bombardamento di Coventry|Coventry]]: l'intero centro cittadino e la cattedrale vennero rasi al suolo e le vittime civili furono 568<ref name="Gilbert313"/>. Nei giorni seguenti vennero nuovamente colpite [[Londra]] e [[Birmingham]]. Per rappresaglia tra il 16 e il 18 novembre furono bombardate [[Berlino]] e [[Amburgo]], con 233 morti totali<ref>{{Cita|Martin Gilbert 1991|p. 314}}.</ref>.
Riga 599 ⟶ 601:
[[File:Women at War 1939 - 1945 TR680.jpg|miniatura|sinistra|Donne in guerra: Clementine Churchill, moglie di Winston, ispeziona le ausiliarie del Servizio Territoriale nel 1941]]
 
Continuarono invece a giungere buone notizie dal [[Nordafrica]], dove l'[[Operazione Compass|offensiva di Wavell]] travolse le truppe italiane in [[Libia]] facendo in poche settimane centinaia di migliaia di prigionieri<ref name="Gilbert315">{{Cita|Martin Gilbert 1991|p. 315}}.</ref>. L'11 febbraio [[1941]] Churchill scrisse ai capi di Stato maggiore che intendeva fare della [[Cirenaica]] l'"inizio di un'Italia libera"<ref name="Gilbert315"/> sostenuta dalladal GranRegno BretagnaUnito e con una propria bandiera (analogamente alla [[France libre]] di [[Charles de Gaulle]]); doveva servire a creare "una vera spaccatura in Italia e favorire la propaganda antimussoliniana"<ref name="Gilbert315"/>. Il progetto era di addestrare 4&nbsp;000-5&nbsp;000 soldati italiani "che giurino di liberare l'Italia dal giogo dei tedeschi e di Mussolini"<ref name="Gilbert315"/>.
 
Per tutto il corso del 1941 proseguirono incessanti i bombardamenti tedeschi sulle città inglesi. La sera del 14 aprile un attacco su [[Londra]] uccise più di mille persone<ref name="Gilbert316">{{Cita|Martin Gilbert 1991|p. 316}}.</ref>. Il 23 aprile la quindicenne principessa [[Elisabetta II del Regno Unito|Elisabetta]] scrisse a Churchill: «Temo che ultimamente abbiate passato momenti molto difficili, ma sono certa che presto le cose cominceranno a migliorare»<ref name="Gilbert316"/>. A maggio i bombardamenti tedeschi si intensificarono, anche in considerazione dell'ormai prossimo attacco tedesco all'[[Unione Sovietica|URSS]]: Hitler intendeva aumentare la pressione sugli inglesi per indurli alla resa in modo da chiudere il fronte occidentale, per avere mano libera ada est. In questo, che fu il momento più duro per il [[Regno Unito]] dopo l'estate, Churchill continuò ada ispirare fiducia:
 
{{citazione|Nessun uomo avveduto e previdente può dubitare della sconfitta finale e totale di Hitler e Mussolini, alla luce della comune, dichiarata determinazione delle democrazie inglese e americana. Insieme abbiamo la maggior ricchezza e più risorse tecniche e produciamo più acciaio del resto del mondo messo insieme. Non permetteremo che dittatori criminali calpestino la causa della libertà o arrestino la marcia del progresso del mondo.<ref name="Gilbert317">M. Gilbert 1991 p. 317</ref>|Winston Churchill [[28 aprile]] [[1941]]}}
 
In aprile i nazisti avevano invaso in poche settimane la [[Invasione della Jugoslavia|Jugoslavia]] e la [[Operazione Marita|Grecia]]. Churchill continuò a guidare il suo Paese con mano ferma. Il 7 maggio dichiarò alla Camera dei Comuni:
 
{{citazione|Sono certo che non dobbiamo temere la tempesta. Che infuri, che muggisca. Ne usciremo indenni.<ref name="Gilbert317"/>|Winston Churchill alla [[Camera dei Comuni (Regno Unito)|Camera dei Comuni]], [[7 maggio]] [[1941]]}}
 
Tra aprile e giugno del [[1941]] lail [[GranRegno BretagnaUnito]] e le forze golliste riuscirono a riprendere il controllo del cruciale settore [[Medio Oriente|medio-orientale]], sconfiggendo rapidamente il governo filotedesco iracheno di [[Rashid Ali al-Kaylani]] e occupando in giugno la [[Siria]] tenuta dalla [[Governo di Vichy|Francia di Vichy]]<ref>{{Cita|Martin Gilbert 1991|pp. 316-18}}.</ref>.
 
In [[Nordafrica]], dopo l'avanzata di [[Erwin Rommel]] fino al confine con l'[[Egitto]], gli italo-tedeschi furono fermati dal maresciallo [[Bernard Law Montgomery|Montgomery]] alla [[seconda battaglia di El Alamein]] (23 ottobre-3 novembre 1942), che segnò la svolta della campagna in Nordafrica in favore degli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]]. Il 10 novembre 1942, Churchill, annunciando la vittoria nella campagna d'Egitto alla [[Mansion House (Londra)|Mansion House a Londra]], pronunciò durante il suo discorso la celebre frase:
 
{{citazione|Non è la fine. Non è nemmeno l'inizio della fine. Ma è, forse, la fine dell'inizio.|Now this is not the end. It is not even the beginning of the end. But it is, perhaps, the end of the beginning.<ref>{{en}}https://web.archive.org/web/20091002001315/http://www.winstonchurchill.org/learn/speeches/quotations</ref>|Winston Churchill sulla vittoria nella [[Seconda battaglia di El Alamein]], novembre [[1942]]}}
 
==== Grand strategy e guerra tecnologica ====
[[File:Winston Churchill in North Africa, August 1942 E15905.jpg|miniatura|Churchill in [[Nordafrica]] con i generali [[Harold Alexander|Alexander]] e [[Bernard Law Montgomery|Montgomery]], 23 agosto 1942]]
[[File:Cairo conference.jpg|miniatura|Churchill, Roosevelt e [[Chiang Kai-shek]] alla [[Conferenza del Cairo]] del [[1943]]]]
 
Lungo il viaggio sulla corazzata [[HMS Duke of York (17)|Duke of York]], tra il 16 e il 20 dicembre 1941, diretto ada incontrare il Presidente Roosevelt ad [[Annapolis]], Churchill redasse quattro memorandum che definirono la strategia bellica che gli Alleati avrebbero adottato in seguito.
 
I documenti delineavano la necessità di unire ada un forte sostegno logistico all’all'[[Unione Sovietica]] la cooperazione anglo-americana, imperniata sul controllo delle rotte atlantiche e sulla presa graduale del controllo sulle periferie dell’Assedell'Asse tramite operazioni anfibie, a partire dal Nordafrica, per giungere all’Italiaall'Italia e solo al culmine all’assaltoall'assalto all’Europaall'Europa occidentale "non prima del [[1943]]"<ref name="Roberts1257"/>. Prevedeva inoltre che per l’estatel'estate del 1942 gli Alleati avrebbero ristabilito la superiorità navale sul [[Giappone]] nel settore Pacifico<ref name="Roberts1257"/>. Con riferimento a quest'ultimo, la politica britannica fu quella di evitare il più a lungo possibile lo scontro con i nipponici, addirittura negando il rifornimento di materiali bellici alle forze nazionaliste di [[Chiang Kai-shek]] attraverso la [[Birmania]], affermando: "Siamo a corto di tutto tranne che di nemici"<ref name="Roberts1257"/>. Churchill non fece mai grande affidamento sui cinesi, al contrario di Roosevelt che si adoperò per coinvolgere il gigante asiatico nel suo progetto di nuovo ordine internazionale<ref name="Roberts1257"/>. Osserva Andrew Roberts:
 
{{citazione|Anche se nei memorandum c’erano alcune previsioni erronee […] nel complesso rappresentano un capolavoro di intuizione e lucido pensiero strategico. In alcune delle sue previsioni si scostava solo di un paio di mesi da quando in realtà avvennero i fatti. Si ritiene a ragione che Churchill abbia dimostrato preveggenza riguardo al nazismo negli anni trenta e allo stalinismo negli anni quaranta, ma gli va anche tributato il grande merito di aver tracciato il corso della seconda guerra mondiale con straordinaria precisione. […] Sebbene nei suoi diari Brooke criticasse Churchill, era proprio questo il percorso che voleva adottare verso la vittoria: dal Nordafrica a Tripoli, alla Sicilia, all’Italia continentale, alle spiagge delle coste francesi. Il prosciugamento della forza tedesca in Africa e nel Mediterraneo prima che il grosso delle forze sbarcasse in Normandia era la strategia di Churchill, supportata appieno da Brooke e da tutto lo Stato maggiore generale. Sulle singole operazioni Brooke si opponeva spesso a Churchill, ma sulla grande concezione strategica della guerra in Europa i due concordavano pienamente<ref name="Roberts1257">A. Roberts “Churchill. La biografia” Torino 2020 pp. 1257-1260</ref>}}
Riga 627 ⟶ 629:
[[File:Winston Churchill au théâtre de Carthage, 1943.jpg|thumb|left|Churchill festeggia la vittoria in Nordafrica tra i resti dell'anfiteatro romano di Cartagine (1943)]]
 
Questa interpretazione, peraltro, opera una netta revisione di una lettura critica consolidatasi presso vari studiosi, ad avviso dei quali Churchill si sarebbe sempre opposto allo [[Operazione Overlord|sbarco in Normandia]] fino a quando esso non fu imposto dagli Stati Uniti d'America<ref>T. Ben Moshe "Churchill: Strategy and History" 1992</ref>. Ad avviso di [[John Lukacs]], l’impostazionel'impostazione strategica di Churchill ebbe anche il merito di evitare agli Alleati le carneficine della [[prima guerra mondiale]], che non sarebbero state sopportabili né sul piano militare né su quello dell’opinionedell'opinione pubblica interna<ref name="Lukacs268">J. Lukacs Il duello 1990 p. 268</ref>. Sotto la guida di Churchill infatti, le perdite britanniche nel secondo conflitto mondiale furono inferiori a quelle della guerra precedente<ref name="Lukacs268"/>. [[A.J.P. Taylor]] sintetizza così il rapporto di Churchill con i vertici militari:
 
{{citazione|Churchill, come ministro della Difesa, non fu uno sprovveduto civile che criticava la strategia dal di fuori, come lo era stato Lloyd George. Egli era personalmente un esperto di guerra [...] Era stato un ufficiale dell'esercito in servizio, aveva diretto l'ammiragliato in due guerre mondiali [...] l'unico primo ministro, non escluso Wellington, che abbia indossato l'uniforme militare anche durante il periodo della sua carica. Aveva scritto opere sui grandi comandanti, da Marlborough a Foch. La sua mente abbondava di idee originali, spesso pericolose, ed era in grado di sostenerle con argomenti tecnici. I capi di stato maggiore trovavano difficile resistergli [...] Per la popolazione essi erano dei nomi e nient'altro, sostituibili come lo era chiunque tranne Churchill [...] dovevano opporre alle proposte di Churchill obiezioni di uguale livello tecnico e anche più accuratamente vagliate, cosa ben logorante [...] Tuttavia [...] i capi di stato maggiore ammiravano Churchill e gli erano veramente devoti, anche quando attaccavano con violenza le sue proposte impulsive. Churchill, dal canto suo, si inchinava alle opinioni dei professionisti quando erano espresse con coerenza pari alle sue, condizione che raramente si verificava<ref>Taylor, Storia dell'Inghilterra cit. pp. 589-90</ref>}}
 
Sin dal [[1940]] la possibilità di sfruttare la fissione dell’atomodell'atomo per scopi bellici era stata ritenuta possibile da scienziati tedeschi espatriati nel Regno Unito, come [[Otto Frisch]] e [[Rudolf Peierls]]. Churchill, da sempre appassionato di scienza e tecnologia, aveva già immaginato nel [[1924]], dopo i primi esperimenti di [[Ernest Rutherford]], la possibilità di costruire "una bomba grande come un’aranciaun'arancia con la potenza segreta per distruggere un intero blocco di edifici, anzi per concentrare la forza di mille tonnellate di cordite e far esplodere un quartiere in un colpo solo"<ref>A. Roberts “Churchill cit.” p. 563</ref>.
 
Consigliato quindi da un comitato di scienziati presieduto da sir [[Henry Tizard]], che confermò la fattibilità del progetto, nonché dal suo amico e assistente scientifico personale [[Frederick Lindemann]], Churchill autorizzò l’operazionel'operazione "Tube Alloys" (tubi in lega) per avviare la costruzione dell’armadell'arma atomica inglese, la quale avrebbe costituito la base di partenza per il successivo [[Progetto Manhattan]]<ref>A. Roberts “Churchill cit.” pp. 1205-1207</ref>.
 
==== Fronte interno, India e guerra sui mari ====
[[File:Winston Churchill addressing merchant ships' crews and dockers at Liverpool, April 1941. H9155.jpg|miniatura|Churchill arringa gli operai portuali di [[Liverpool]] nel [[1941]]]]
[[File:All behind you Winston.jpg|miniatura|"''All behind you Winston''", manifesto di propaganda che raffigura i lavoratori impegnati nello sforzo bellico sotto la guida di Churchill: al suo fianco sono riconoscibili Attlee, Bevin ede [[Herbert Stanley Morrison|Herbert Morrison]], [[1940]]]]
 
Le scelte adottate dal governo di Churchill nella gestione dell’economiadell'economia di guerra e del fronte interno si imperniarono sulla necessità di mantenere il più possibile elevati gli standard di vita e di salario, allo scopo di cementare il senso di comunità tra la popolazione.
 
A tal fine, soprattutto i dirigenti sindacali e i ministri laburisti, che ebbero un ruolo cruciale in questo settore, vararono il "socialismo di guerra", definito un "socialismo del consenso"<ref name="taylor624">A.J.P. Taylor, Storia dell’Inghilterra contemporanea cit. pp. 624-626</ref>, del quale furono protagonisti attivi i rappresentanti della classe operaia unitamente agli imprenditori, agli scienziati e al mondo accademico<ref name="taylor624"/>. In questo Churchill proseguì l’esperienzal'esperienza della Prima guerra mondiale, che era stata anche la sua, potenziandola ulteriormente. Il Primo ministro rimaneva comunque il decisore ultimo e l’autoritàl'autorità suprema di coordinamento, almeno fino alla creazione dell’Esecutivodell'Esecutivo per la produzione nel gennaio 1941, che tuttavia divenne terreno di scontro tra il Ministro del lavoro, il laburista [[Ernest Bevin]], e [[Max Aitken, I barone di Beaverbrook|Lord Beaverbrook]], il responsabile della produzione industriale<ref name="taylor624"/>. Quest’ultimoQuest'ultimo era amico intimo di Churchill, che lo sostenne, almeno fino a quando Beaverbrook non divenne accanitamente filosovietico e cominciò a incalzare Churchill sui suoi giornali per l’apertural'apertura del secondo fronte: a quel punto fu costretto a dimettersi<ref>Taylor cit. p. 670</ref>.
 
L’industriaL'industria dei trasporti e il commercio vennero centralizzati e pianificati, e il razionamento dei beni di prima necessità (cibo e vestiti) fu un successo, poiché riuscì a mantenere lo standard di vita a un livello di poco inferiore a quello del tempo di pace, evitando così di generare malcontento<ref name="taylor627">Taylor cit. pp. 627-630</ref>. Furono invece esclusi dal razionamento il carbone e l’energial'energia elettrica, per l’opposizionel'opposizione dei conservatori liberisti e dei liberali<ref>Taylor cit. p. 674</ref>. I consumi calarono solo del 14 per cento, il pareggio di bilancio fiscale venne abbandonato in favore del calcolo del deficit sul [[prodotto interno lordo]], mentre l’inflazionel'inflazione fu tenuta sotto controllo grazie ada un aumento moderato della tassazione sulla ricchezza mobile e ai risparmi volontari della popolazione<ref name="taylor627"/>. Il principale artefice della politica economica del governo britannico fu [[John Maynard Keynes|Keynes]], chiamato personalmente da Churchill a collaborare con il cancelliere dello Scacchiere [[Kingsley Wood]]<ref name="taylor627"/>. La manodopera fu invece gestita da Bevin, ex sindacalista, che ottenne notevoli successi nel concertare le relazioni industriali: i salari vennero adeguati al costo della vita, aumentando del 18 per cento<ref name="taylor627"/>, il che fu fondamentale nel creare un vasto consenso allo sforzo bellico tra i lavoratori, mentre le carenze vennero compensate dalla massiccia immissione di donne tramite una vera e propria coscrizione femminile<ref name="taylor627"/>.
 
I risultati furono che, caso unico tra le potenze europee durante la Secondaseconda guerra mondiale, i britannici si arricchirono mediamente durante il conflitto:
 
{{citazione|Mentre il costo reale della vita era aumentato nel 1942 del 43% rispetto al 1938, i guadagni settimanali medi erano superiori del 65% e la sproporzione aumentò in seguito: nel 1944 il costo della vita era superiore del 50% a quello del 1938, e i guadagni settimanali erano superiori dell’81.50%. Genericamente parlando, tutta la popolazione si assestò al livello dell’artigiano specializzato. Questo rappresentava un passo indietro per le classi più agiate […] Ma, per le masse, era una sicurezza che non avevano mai conosciuta prima.<ref>A.J.P. Taylor cit-. p. 678</ref>}}
 
[[File:Winston Churchill and Lord Beaverbrook on HMS PRINCE OF WALES during the Atlantic Conference with President Roosevelt, August 1941. A4862.jpg|thumb|left|Churchill e Beaverbrook sulla Prince of Wales nell'agosto [[1941]]]]
 
Fondamentale per sostenere lo sforzo bellico britannico fu poi la legge "[[Affitti e prestiti]]", approvata l’11l'11 marzo 1941 dal Congresso degli Stati Uniti (Lend-Lease Act). Con tale provvedimento le industrie americane erano autorizzate a fornire prodotti senza pagamento in contanti, anche se per avere accesso al credito il governo britannico dovette esaurire le sue riserve in dollari, e in un secondo momento anche una parte di quelle in oro<ref name="taylor631">Taylor cit. pp. 631-32</ref>. Come disse Keynes: "''Abbiamo gettato al vento la buona amministrazione domestica. Ma ci siamo salvati, e abbiamo contribuito alla salvezza del mondo''"<ref>Taylor cit. p. 632</ref>. Gli Stati Uniti avevano bisogno di mettere sul mercato la propria sovrapproduzione: con la legge Affitti e Prestiti, il Regno Unito divenne invece un importatore netto di materie prime e prodotti finiti, ma poté rivolgere l’interal'intera produzione interna alla guerra e riarmare un nuovo esercito dopo il disastro di Dunkerque<ref name="taylor631" />. Nel medesimo periodo Churchill proclamò anche la [[Battaglia dell'Atlantico (1939-1945)|battaglia dell’Atlanticodell'Atlantico]], allo scopo di neutralizzare la minaccia al collegamento logistico e alle importazioni dal Nordamerica, che fu vinta a partire dall’autunnodall'autunno del 1941, grazie soprattutto alle decrittazioni Ultra e al sistema dei convogli<ref>Taylor cit. p. 621</ref>.
 
[[File:Winston Churchill with the Lord Privy Seal, Sir Stafford Cripps, and the Commander-in-Chief Home Fleet, Admiral Sir John Tovey, on the quarterdeck of HMS KING GEORGE V at Scapa Flow, 11 October 1942. TR210.jpg|miniatura|Churchill con l'ammiraglio [[John Tovey]] e [[Stafford Cripps]] (a destra) nel [[1942]]]]
 
La buona gestione del fronte interno e dell’economiadell'economia di guerra non risparmiò Churchill dalle fronde parlamentari. Una questione cruciale continuò ada essere quella indiana, anche per i malumori dei progressisti vicini a Roosevelt: Churchill colse l’occasionel'occasione per allontanare dal Paese [[Stafford Cripps]], laburista di sinistra e a lungo suo avversario, naturalmente vicino al [[Congresso Nazionale Indiano|partito del Congresso]]<ref name="taylor671">Taylor cit. pp. 671-72</ref>. Cripps giunse in India nel marzo del 1942, con la promessa di concedere l’indipendenzal'indipendenza dopo la guerra se lo avesse richiesto un’assembleaun'assemblea costituente, in cambio dell’appoggiodell'appoggio del Congresso allo sforzo bellico<ref name="taylor671" />. Gli indipendentisti si spaccarono: Nehru era disposto a sostenere il conflitto a patto di un autogoverno immediato, mentre Gandhi avrebbe preferito la disobbedienza civile in caso di invasione giapponese<ref name="taylor671" />. Cripps tornò a Londra senza aver ottenuto nulla, ma gli inglesi non abbandonarono l’Estremol'Estremo oriente e i capi del Congresso furono imprigionati per il resto della guerra<ref name="taylor671" />. Come osserva [[A.J.P. Taylor]]:
 
{{citazione|Gli inglesi insisterono per difendere l’Indial'India contro la volontà dei suoi capi politici, e pagarono per il privilegio di farlo. Tutto il costo della guerra in India fu a carico della Gran Bretagna con la conseguenza di un debito di un milione di sterline al giorno […] sostanzialmente, la difesa dell’Indiadell'India derivò dall’abitudinedall'abitudine. Come nel Mediterraneo, gli inglesi rimasero in India perché vi si trovavano già, e continuarono a comportarsi come una potenza imperialistica, sebbene avessero già annunciato che questo modo di agire sarebbe stato abbandonato. Nulla di diverso ci si poteva aspettare da Churchill, ma i dirigenti laburisti, compreso Cripps, risposero anch’essianch'essi all’ultimoall'ultimo appello del Raj.<ref>Taylor, cit. p. 672</ref>}}
 
La situazione si aggravò a causa dei rovesci militari: Churchill aveva sempre dato la priorità strategica al Medio Oriente e al fronte euro-atlantico, nevralgici per la sicurezza domestica del Regno Unito<ref name="taylor666">Taylor pp. 666-68</ref>. Rimase tuttavia legato alla dimensione imperiale del suo Paese e alle necessità militari che da essa derivavano: in risposta all’avanzataall'avanzata giapponese nel Pacifico occidentale e alle preoccupazioni australiane, inviò la corazzata [[HMS Prince of Wales (53)|Prince of Wales]] e l’incrociatorel'incrociatore [[HMS Repulse (1916)|Repulse]], che [[Affondamento della Prince of Wales e della Repulse|furono affondate dai giapponesi il 10 dicembre 1941]]<ref name="taylor666" />. Nel maggio di quell’annoquell'anno fu comunque colto un importante successo nell’Atlanticonell'Atlantico, con l’affondamentol'affondamento della corazzata tedesca [[Bismarck (nave da battaglia)|Bismarck]], ammiraglia della flotta germanica. Il successivo periodo da febbraio a novembre 1942 fu il peggiore di tutta la guerra per Churchill: quell’annoquell'anno avvenne la [[Battaglia di Singapore|caduta di Singapore]] e nell’estatenell'estate le truppe dell’Assedell'Asse [[Battaglia di Ain el-Gazala|riconquistarono Tobruk]]<ref name="taylor666" />. A proposito di questi episodi, osserva Taylor:
 
{{citazione|La depressione era esagerata; la potenza navale britannica non era mai stata una realtà in Estremo Oriente, nel ventesimo secolo; gli inglesi avevano contato dapprima sull’alleanzasull'alleanza col Giappone, poi in una vaga speranza che, se le cose fossero andate male, il grosso della flotta avrebbe fatto in tempo a raggiungere in qualche modo Singapore […] nel cercare di rimanere una potenza mondiale in tutte le sfere, il popolo britannico, o comunque il governo, aveva preteso qualcosa di superiore alle proprie forze. Tuttavia, la caduta di Singapore sarebbe stata la definitiva rovina per chiunque avesse avuto una statura minore (di Churchill).<ref>Taylor cit. p. 667</ref>}}
 
Infatti, egli contrattaccò subito ai malumori montanti. La caduta di Tobruk coalizzò una fronda che univa i conservatori scontenti e i laburisti filo-sovietici: i primi non avevano mai amato Churchill e tentavano ancora la strada dell’accordodell'accordo con Hitler, i secondi premevano per allentare i legami con gli Stati Uniti e aprire subito il secondo fronte richiesto da Stalin<ref name="taylor683">Taylor cit. p. 683</ref>. Il deputato conservatore [[John Wardlaw-Milne]] presentò una mozione di sfiducia proponendo come comandante supremo il [[Henry, duca di Gloucester|duca di Gloucester]], fratello del re<ref name="taylor683" />; la Camera dei Comuni scoppiò in una risata e Churchill, saldamente sostenuto dall’apparatodall'apparato di partito, vinse comodamente il dibattito con 476 voti a 25<ref name="taylor683" />. Infine, nel gennaio 1943, dopo El Alamein e dopo aver incassato il sostegno di Roosevelt allo sbarco in Nordafrica, forzò un voto di fiducia che vinse con 464 voti contro 1<ref name="taylor666" />. Le schermaglie parlamentari si erano chiuse con un trionfo personale del premier. Conclude Taylor: "''Quali che fossero gli errori di Churchill, non c’erac'era nessuno migliore di lui da mettere al suo posto''"<ref>Taylor cit. p. 668</ref>.
 
==== Relazioni con la Francia ====
Dopo l'armistizio, il governo della [[Francia]] venne assunto dal maresciallo [[Philippe Pétain|Pétain]]. Questi, assunti i pieni poteri, concluse l'armistizio e divenne successivamente capo del [[Governo di Vichy|regime collaborazionista di Vichy]]. Churchill sostenne immediatamente il generale [[Charles de Gaulle|de Gaulle]] il quale, dalle stazioni londinesi della [[BBC]], lanciò il famoso [[appello del 18 giugno]]:
 
{{citazione|Qualunque cosa accada, la fiamma della resistenza francese non si dovrà spegnere e non si spegnerà.<ref>{{fr}}Testo ufficiale dell'Appello così come riportato sul sito della Fondation Charles de Gaulle, vedi Fondation Charles de Gaulle, Appel du 18 juin 1940</ref>|[[Charles de Gaulle]], [[18 giugno]] [[1940]]}}
 
Il punto più basso dei rapporti tra i due Paesi fu toccato pochi giorni dopo l'armistizio, quando Churchill ordinò alla flotta britannica di impedire che la flotta francese cadesse in mano tedesca. In particolare, il grosso della flotta francese nel Mediterraneo si trovava a [[Mers-el-Kébir]], in [[Algeria]]. Furono inviati a parlamentare lord Lloyd e l'ammiraglio [[Thomas Phillips (ammiraglio)|Thomas Phillips]], ponendo ai francesi l'alternativa tra la smobilitazione della flotta o l'affondamento. Dopo che i francesi rifiutarono, su ordine di Churchill, l'ammiraglio [[James Somerville]] [[Distruzione della flotta francese a Mers-el-Kébir|aprì il fuoco]], affondando la corazzata ''[[Bretagne (nave da battaglia)|Bretagne]]'', saltata per aria al suo ormeggio, e danneggiando altre navi; 1.200 marinai francesi persero la vita. Churchill definì la decisione "la più penosa della mia vita"<ref>{{Cita|Martin Gilbert 1991|p. 307}}.</ref>.
 
[[File:Winston Churchill and General Charles de Gaulle walk down the Avenue des Champs-Elysee duirng the French Armistice Day parade in Paris, 11 November 1944. BU1292.jpg|miniatura|Churchill a [[Parigi]] accanto a de Gaulle durante le celebrazioni per la liberazione della Francia, [[1944]]]]
[[File:Winston Churchill with General de Gaulle during an inspection of French troops at Marrakesh in Morocco, January 1944. TR1505.jpg|miniatura|sinistra|Churchill e de Gaulle a [[Marrakech]] nel gennaio [[1944]]]]
 
Le relazioni tra Churchill e de Gaulle, sebbene tempestose a causa del forte carattere di entrambi, furono sempre improntate a una sostanziale stima reciproca. Churchill era sempre stato un accanito francofilo, grande ammiratore di [[Napoleone]] e nel [[1940]] definì de Gaulle "il [[connestabile di Francia]]"<ref>{{Cita|J. Lukacs| 2002 p. 168}}.</ref>. De Gaulle, nelle sue memorie, scrisse: "Io, naufrago sbarcato nella desolazione sulle coste d'Inghilterra, che avrei potuto fare senza il suo aiuto?"<ref>{{Cita|J. Lukacs| 2002 p. 169}}.</ref>. Nel [[1940]] Churchill, insieme a [[Jean Monnet]], aveva proposto un progetto di [[Unione franco-britannica]] per contrastare la Germania. La proposta, accettata da de Gaulle ma rifiutata da tutto il governo francese, non ebbe seguito<ref>{{Cita|J. Lukacs| 2002 pp. 169-170}}.</ref>. Scrive [[John Lukacs]]:
 
{{citazione|Churchill comprendeva de Gaulle e lo rispettava.; per quanto riguardava le loro concezioni della storia (e anche della natura umana), Churchill e de Gaulle, due leader nazionali di destra, avevano molto più in comune di Churchill e Roosevelt. [...] Nel [[1940]], i più sinceri oppositori dell'hitlerismo non furono uomini della sinistra, ma della destra: Churchill e de Gaulle.<ref>{{en}} John Lukacs, ''Churchill. Visionario, Statista, Storico'' pp. 168-169</ref>|[[John Lukacs]]}}
 
Il ruolo di Churchill fu poi cruciale nel sostenere alla [[conferenza di Jalta]], contro le resistenze soprattutto americane, il ruolo della [[Francia]] di de Gaulle tra i vincitori della guerra. Fu lui a imporre l'assegnazione di un seggio permanente francese al [[consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite]]<ref>{{Cita|J. Lukacs| 2002 p. 170}}.</ref>. Questo anche allo scopo di avere a fianco della Gran Bretagna un'altra potenza europea, per bilanciare le superpotenze di [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] e [[Unione Sovietica]]<ref>{{Cita|G. Quagliariello| ''De Gaulle'' 2012 p. 109}}.</ref>. Inoltre, una Francia militarmente forte era essenziale, nella tattica britannica già di inizio secolo, per allontanare la prima linea di difesa in caso di attacco tedesco<ref>L. Riccardi, Yalta, Soveria Mannelli 2021</ref>. Accanto al calcolo politico vi era però anche un sincero sentimento d'affetto per la Francia e il suo popolo, che Churchill coltivò sempre, anche contro un establishment britannico tradizionalmente [[Francofobia|francofobo]]<ref>{{Cita|Ian Kershaw| 2005 p.347}}.</ref>. Egli apparteneva infatti a una generazione di inglesi aristocratici e patrizi che, giunta alla maturità nell'[[Età edoardiana]], fu, di tutte le generazioni britanniche, quella più vicina alla Francia, essendo stata artefice della svolta storica nelle relazioni tra i due Paesi che condusse all'[[Entente cordiale]]<ref>{{en}} John Lukacs, ''Churchill. Visionario, Statista, Storico'' p. 170</ref>.
Riga 683 ⟶ 685:
Quando Churchill morì, nel [[1965]] de Gaulle scrisse alla figlia [[Mary Soames|Mary]]:
 
{{citazione|Nella grande tempesta fu il più grande.<ref>{{fr}} cit. in A. Spinosa, ''Churchill'', 2002</ref>|[[Charles de Gaulle]] su Churchill, 1965}}
 
==== Relazioni con gli Stati Uniti d'America ====
 
[[File:Churchill and Roosevelt 1943.jpg|miniatura|sinistra|Churchill con Roosevelt a pesca a [[Camp David]] nel [[1943]]]]
 
Churchill e il presidente statunitense [[Franklin Delano Roosevelt]] svilupparono nel corso della guerra una forte amicizia personale<ref name="Lukacs55">{{Cita|J. Lukacs| 2002 p. 55}}.</ref>, nonostante la moglie del presidente, [[Eleanor Roosevelt|Eleanor]], che aveva molta influenza sul marito, non avesse troppa simpatia per lui, giudicandolo troppo reazionario<ref name="Lukacs97">{{Cita|J. Lukacs| 1990 p. 97}}.</ref>. Anche l'ambasciatore [[Joseph P. Kennedy]] si dimostrò ostile a Churchill, ma questi riuscì abilmente a scavalcarlo instaurando da subito un filo diretto con il presidente<ref name="Lukacs97"/>. Churchill negli anni precedenti alla guerra aveva dato alterni giudizi sulla politica statunitense. Generalmente la sua simpatia andava ai [[Partito Democratico (Stati Uniti d'America)|democratici]], perché all'interno del [[Partito Repubblicano (Stati Uniti d'America)|Partito repubblicano]] si annidavano forti correnti anti-britanniche e isolazioniste<ref name="lukacs66">{{Cita|J. Lukacs| 2002 p. 66}}.</ref>.
 
Churchill e Roosevelt si erano incontrati una prima volta nel [[1919]] quando Roosevelt era viceministro della Marina<ref name="lukacs66"/>. Già a partire dal [[1940]], Roosevelt, nonostante la neutralità formale degli [[Stati Uniti d'America]], cominciò a scambiare corrispondenza con Churchill<ref name="Lukacs55"/>. In tale occasione Churchill mise subito in guardia Roosevelt, nel momento più cupo del conflitto, che in caso di resa la [[Royal Navy|flotta britannica]] avrebbe potuto passare sotto controllo tedesco, alterando così in maniera decisiva gli equilibri navali e mettendo a rischio la sicurezza statunitense<ref>{{Cita|J. Lukacs| 2002 p. 56}}.</ref>. In sostanza, l'aiuto statunitense al Regno Unito, fondamentale per sostenerne lo sforzo bellico, fu reso possibile dalla convinzione di Roosevelt e del suo entourage (importante fu anche il ruolo del diplomatico [[Averell Harriman]]), che sostenere il Regno Unito e, in seguito, scendere in campo direttamente per sconfiggere le ambizioni egemoniche naziste, fosse essenziale per garantire la sicurezza internazionale degli [[Stati Uniti d'America]]<ref>{{Cita|J. Lukacs| 2002 pp. 56-57}}.</ref>. Churchill fu molto abile a sostenere queste convinzioni, ottenendo così l'imprescindibile sostegno statunitense.
 
[[File:Joseph Kennedy Churchill.jpg|miniatura|destra|Churchill con Joseph Kennedy nel 1939]]
Riga 705 ⟶ 707:
{{citazione|L'ambasciatore non avrebbe dovuto parlare così, Mr. Lippmann. Ma supponendo, cosa che io non faccio nemmeno per un momento, che Mr. Kennedy abbia ragione nella sua tragica previsione, allora io per primo darei volentieri la vita in battaglia, piuttosto che, per paura della sconfitta, arrendermi alle minacce di quegli uomini sinistri. Poi starà a voi, agli americani, difendere e conservare la grande eredità dei popoli di lingua inglese. '''Starà a voi pensare in termini di Impero, pensare, cioè, a qualcosa di più elevato e di più vasto dei propri interessi nazionali'''<ref>{{Cita|William Manchester 1985 Vol. IV|pp. 91-92}}.</ref>}}
 
Il 26 dicembre [[1941]], poco dopo l'entrata in guerra degli Stati Uniti d'America, Churchill tenne un discorso alle camere riunite del [[Congresso degli Stati Uniti|Congresso]], nel quale rimarcò le sue origini statunitensi:
 
{{citazione|Vorrei che mia madre, della quale conservo preziosa memoria, fosse qui per vedere. Non posso fare a meno di pensare che se mio padre fosse stato statunitense e mia madre inglese, invece del contrario, ora potrei stare qui per mio conto.<ref>{{en}}http://www.ibiblio.org/pha/policy/1941/411226a.html</ref>|Winston Churchill al [[Congresso degli Stati Uniti d'America]], [[26 dicembre]] [[1941]]}}
 
[[File:Winston Churchill Address the US Congress.PNG|miniatura|sinistra|Churchill parla al [[Congresso degli Stati Uniti d'America]], [[1941]]]]
 
Dall'inizio del conflitto e fino al [[1943]] Churchill dettò di fatto la strategia alleata. Dalla [[Lend-Lease|legge affitti e prestiti]] alla sottoscrizione della [[Carta Atlantica]] nel [[1941]], alla linea detta ''[[Germany first]]'', concordata alla [[conferenza Arcadia]], volta a dare appunto la priorità strategica alla sconfitta tedesca, fino all'[[operazione Husky]] e all'apertura del fronte italiano ([[1943]]), fu Churchill a imporre agli americani la condotta bellica<ref name="cita-J-Lukacs-2002-p59">{{Cita|J. Lukacs| 2002 p. 59}}.</ref>. In seguito, a partire soprattutto dalla [[conferenza di Teheran]], divenne chiaro che il Regno Unito era diventato socio di minoranza dell'alleanza, dovendo accodarsi alle decisioni statunitensi<ref name="cita-J-Lukacs-2002-p59" />. Tuttavia, la tattica churchilliana riuscì nel complesso a salvaguardare il ruolo e gli interessi delladel GranRegno BretagnaUnito nello scenario post-bellico, pur su scala ridotta. Come ha sottolineato il generale italiano [[Fabio Mini]]:
 
{{citazione|La Carta atlantica dell'agosto del 1941 [...] riprende l'essenza dei 14 punti di Wilson, ma è concordata su una bozza di Churchill ed è un successo della politica britannica. [...] Gli stessi accordi economici di Bretton Woods (1944) sono un compromesso che favorisce gli Stati Uniti, ma che non penalizza certamente il sistema capitalistico e monetario della City.<ref>F. Mini ''La strana coppia'' in Limes 20/06/2004</ref>}}
Riga 717 ⟶ 719:
A proposito della Carta Atlantica, [[A.J.P. Taylor]] ne valuta l'importanza esclusivamente sul piano simbolico:
 
{{citazione|Egli (Roosevelt), voleva un'altisonante dichiarazione di principio; gli inglesi ne avevano un abbozzo già pronto e Roosevelt lo ratificò, dopo avervi inserito un innocuo attacco agli accordi di Ottawa e alla Preferenza imperiale. Tale fu la Carta Atlantica [...] Forse fu un gesto di un certo valore che la Gran Bretagna belligerante e gli Stati Uniti si fossero uniti in una dichiarazione, per quanto innocua. Altrimenti, la Carta Atlantica lasciò poche tracce. Se ne fece ben poco conto nelle discussioni sulla politica postbellica.<ref>Taylor cit. p. 651</ref>}}
 
Con la Carta Atlantica i britannici ottennero dagli Stati Uniti l'impegno a scendere in campo al loro fianco, anche se ciò avvenne effettivamente solo dopo l'[[attacco di Pearl Harbor]]: fu il coronamento della tenace linea churchilliana, perseguita anche con il supporto di strutture di intelligence da lui personalmente supervisionate, come il [[British Security Coordination]] diretto da [[William Stephenson (1897-1989)|William Stephenson]] (dove si formarono anche i primi agenti della futura [[CIA]])<ref>D. Stafford, Churchill and Secret service, 2013</ref>. In cambio, i britannici avevano dovuto cedere l'uso di alcune basi navali a [[Terranova]], sebbene si trattasse di una presenza militare da tempo simbolica, in quanto il Regno Unito aveva abbandonato ogni ambizione imperiale nell'[[Emisfero occidentale]] già a fine [[XIX secolo]]<ref>Taylor, op. cit. p. 610</ref>. Oltretutto, Churchill riuscì a impedire che i principi della Carta si applicassero ai popoli coloniali, con la sostanziale accondiscendenza di Roosevelt, il quale non intendeva scontrarsi con il premier britannico su questo tema<ref>Louis, (2006), p. 400</ref>.
 
[[File:Teheran conference-1943.jpg|miniatura|Churchill con Roosevelt e [[Stalin]] alla [[Conferenza di Teheran]] nel [[1943]]]]
 
Sul piano più concreto, la prospettiva rooseveltiana divergeva, ma solo in parte, da quella di Churchill, per quanto riguardava l'assetto dell'Europa:
 
{{citazione|I piani di Roosevelt puntavano su un ridimensionamento geopolitico del Vecchio Continente [...] Per quanto riguarda la sistemazione post-bellica dell'Europa, egli immaginò la nascita di piccoli Stati, meglio se etnicamente omogenei e militarmente deboli [...] Il sistema sarebbe stato sottoposto al controllo degli inglesi e dei sovietici, mentre agli americani sarebbe toccato l'onere dell'intervento solo in caso di emergenza.<ref name="quagliariello">G. Quagliariello ''De Gaulle'' Soveria Mannelli 2012 p. 106</ref>}}
 
Quest'impostazione costituì un punto di accordo tra Roosevelt e Churchill: grazie ada esso il secondo riuscì a trarre dalla propria parte il primo sulla pianificazione militare del conflitto e il condominio anglo-sovietico sul continente europeo era stato immaginato da Churchill sin dagli anni '30.
 
Le maggiori divergenze politiche tra i due leader emersero però proprio riguardo all'[[Unione Sovietica|URSS]]. Churchill avrebbe voluto un approccio molto più assertivo degli occidentali verso [[Stalin]], soprattutto per tutelare l'indipendenza di nazioni come la [[Polonia]], il cui governo in esilio si trovava a [[Londra]]<ref>{{Cita|J. Lukacs| 2002 pp. 59-60}}.</ref>. Roosevelt invece, e come lui [[Dwight D. Eisenhower|Eisenhower]], non avevano interesse nell'[[Europa orientale]], ritenevano che l'opinione pubblica statunitense non avrebbe accettato la permanenza in Europa di forti contingenti militari dopo la fine della guerra<ref name="Lukacs60">{{Cita|J. Lukacs| 2002 p. 60}}.</ref>. Anche la decisione di [[Operazione Overlord|sbarcare sulle coste francesi]], pur prevista da Churchill nella sua "grand strategy", fu principalmente statunitense, mentre i britannici avrebbero preferito un'operazione nei [[Penisola balcanica|Balcani]], per tagliare ai sovietici l'accesso all'area danubiana e all'[[Europa centrale]]<ref name="Lukacs60" />. In questo Churchill rimase fedele alla geopolitica [[Halford Mackinder|mackinderiana]] già sposata ai tempi dell'intervento contro la Rivoluzione d'ottobre, che aveva posto come perno della potenza il centro dell’Eurasiadell'Eurasia e l’Europal'Europa orientale<ref name="Montemaggi">A. Montemaggi ''Offensiva della Linea Gotica: sconfitta di Churchill e vittoria di Stalin? Le motivazioni politiche della più grande battaglia di mezzi combattuta in Italia alla luce della più recente storiografia anglosassone'' in Storia e Futuro n. 37, marzo 2015</ref>.
 
Al contrario, Roosevelt immaginava un accordo permanente con i sovietici, convinto che l'esperienza della guerra avrebbe portato il regime di Stalin ada una normalizzazione economico-istituzionale<ref name="quagliariello" />. Churchill invece non credette mai ada un'evoluzione filo-occidentale dell'URSS, mostrando una preveggenza che gli viene riconosciuta anche dalla storiografia più critica<ref name="mcmeekin" />; altra parte degli studiosi ritiene che egli cercò invece di raggiungere, anche autonomamente, un accordo pragmatico con i sovietici sull'assetto geopolitico del Continente, basato sul riconoscimento reciproco di sfere di influenza territoriali<ref>T. Piffer, Gli Alleati e la Resistenza italiana, Bologna 2010, p. 262.</ref><ref name="riccardi">L. Riccardi, Yalta. I tre Grandi e la costruzione di un nuovo sistema internazionale, Soveria Mannelli, 2021.</ref>. Come sottolineato da [[Henry Kissinger]], Churchill fu più lungimirante di Roosevelt, perché sapeva guardare oltre il fronte, in prospettiva geopolitica e non di mero vantaggio militare<ref name="casinif">F. Casini, Churchill e la campagna d'Italia, Nuova Immagine Editrice, 2009.</ref> (su questo punto l'analisi di [[A.J.P. Taylor|Taylor]], che giudicava la strategia balcanica un'invenzione postuma di Churchill in ottica di guerra fredda<ref>Taylor op. cit. pp. 710-12.</ref>, è stata superata<ref name="casinif" />). Dopo il [[1943]], gli americani cedettero ai britannici la responsabilità di un settore mediterraneo indebolito: i comandanti che si susseguirono, Sir [[Henry Maitland Wilson]] e [[Harold Alexander]] lanciarono una grande offensiva lungo la [[Linea Gotica]] nell'autunno del [[1944]], con l'obiettivo di raggiungere i Balcani. L'iniziativa, però, fallì a causa dello spostamento di numerose truppe statunitensi sul fronte francese<ref name="casinif" />.
 
Fu quindi principalmente Churchill a farsi assertore di un ruolo imperiale degli Stati Uniti che la classe dirigente statunitense fece proprio solo con l'avvento di [[Harry Truman]], con il quale l'intesa strategica fu molto più solida che non con Roosevelt<ref>{{Cita|Roy Jenkins| 2001 p. 849}}.</ref>.
 
Sviluppando il tema imperiale lungo la prospettiva maturata sin dagli anni '30, Churchill rimase quindi un assertore convinto del ruolo guida che le potenze anglosassoni avrebbero dovuto svolgere nell'ordine mondiale post-bellico. Come scrisse a Roosevelt già nel [[1940]]: «Se vinceremo la guerra, dovremo assumerci la grave responsabilità di un nuovo ordine mondiale»<ref>{{Cita|J. Lukacs| 2002 p. 57}}.</ref>. L'idea trovò compiuta formulazione in un discorso che Churchill tenne all'[[Università di Harvard]] nel [[1943]], nel quale pose l'accento sull'importanza della lingua come elemento di unione tra i popoli di lingua inglese e come fattore egemonico:
 
{{citazione|Non potrebbe anche essere di vantaggio per molte razze e un aiuto per costruire nuove strutture per il mantenimento della pace? Questo offre molti vantaggi rispetto al conquistare terre o province da altri popoli [...] Gli imperi del futuro saranno gli imperi della mente.<ref>{{en}} cit. in R. Koeneke "Empires of the Mind: I. A. Richards and Basic English in China, 1929-1979" 2004 p. 187</ref>|Winston Churchill all'[[Università di Harvard]] [[nel 1943]]}}
 
Churchill era anche consapevole che l'ascesa degli Stati Uniti avrebbe significato il declino degli imperi coloniali europei. Roosevelt e il suo entourage consideravano infatti l'[[Impero britannico]] un anacronismo, che solo la volontà di Churchill riusciva a tenere ancora insieme<ref name="Montemaggi"/>, mentre puntavano su un ruolo molto più attivo degli inglesi in Europa, il che coincideva con i disegni di Churchill, anche se egli si batté per salvare almeno in parte l'Impero. In ogni caso, fu sempre convinto che i legami culturali ed etnici fra i popoli anglofoni fossero talmente stretti da consentire un passaggio indolore della potenza imperiale da [[Londra]] a [[Washington]]<ref>{{Cita|G. Galli| 2011 p. 208}}.</ref>. Nel discorso di Harvard Churchill prefigurò l'essenza dell'impero statunitense, erede di quello britannico, incentrata sul "[[soft power]]" linguistico e sulla [[globalizzazione]] degli scambi, cinquant'anni prima che questa si realizzasse.
Riga 743 ⟶ 745:
==== Relazioni con L'Unione Sovietica ====
 
[[File:Churchill stalin 1942.jpg|miniatura|Da sinistra: Churchill, [[Averell Harriman]], Stalin e [[Vjačeslav Michajlovič Molotov|Vjaceslav Molotov]] a [[Mosca (Russia)|Mosca]] nel [[1942]]]]
 
Quando i tedeschi [[Operazione Barbarossa|invasero l'Unione Sovietica]], Winston Churchill, veemente anti-comunista, subordinò il suo odio verso il comunismo a quello verso Hitler, un sentimento che emerse quando affermò che «se Hitler invadesse l'inferno, farei almeno un riferimento favorevole al diavolo alla Camera dei Comuni». Di conseguenza, rifornimenti e carri armati britannici furono inviati in aiuto dell'[[Unione Sovietica]].
 
La decisione di Churchill di sostenere l'Unione Sovietica aggredita dalla Germania nazista, nonostante il suo noto anticomunismo, deriva da varie ragioni: innanzitutto dalla necessità tattica di evitare che la Russia con le sue risorse cadesse in mano tedesca: ciò avrebbe compromesso definitivamente le sorti della guerra. Churchill era consapevole che se Hitler avesse aperto il secondo fronte ada Est avrebbe segnato l'inizio della sua fine, come era già accaduto a Napoleone<ref>John Lukacs, ''Churchill. Visionario, Statista, Storico'' p. 32</ref>. Allo stesso modo in cui [[Robert Stewart, II marchese di Londonderry|Lord Castlereagh]], suo antenato, aveva sostenuto la [[Impero russo|Russia zarista]] in guerra contro la [[Primo Impero francese|Francia napoleonica]], Churchill sostenne la Russia sovietica in guerra contro la Germania nazista. Vi era però anche un'altra ragione, derivata dal rapporto personale tra Churchill e [[Stalin]]: l'inglese considerava Stalin non un ideologo rivoluzionario (come [[Lev Trockij|Trockij]], da lui disprezzato sin dagli [[Anni 1920|anni '20]]), ma un leader nazionale russo, che durante la frequentazione negli anni della guerra imparò ad apprezzare, se non altro per la leadership dimostrata durante il conflitto, un apprezzamento personale che non svanì nemmeno durante gli anni della [[guerra fredda]]<ref name="Lukacs32">John Lukacs, ''Churchill. Visionario, Statista, Storico'' 2002 pp. 32-33</ref>. Churchill non cessò mai di osteggiare l'ideologia comunista, nondimeno, stimò in Stalin il patriota e lo statista. Curiosamente, la valutazione data da Churchill di Stalin coincideva alla perfezione con quella data da [[Adolf Hitler|Hitler]]. Questa valutazione cominciò a palesarsi già nel [[1939]], quando disse a [[Neville Chamberlain]]:
 
{{citazione|Non so farvi una previsione sul comportamento della Russia. La Russia è un rebus avvolto in un mistero che sta dentro un enigma. Ma forse una chiave c'è: la chiave è l'interesse nazionale russo.<ref>{{en}} John Lukacs, ''Churchill. Visionario, Statista, Storico'' p. 32</ref>|Winston Churchill a [[Neville Chamberlain]], [[1939]]}}
 
Nel [[1917]], nell'immediatezza della [[Rivoluzione d'ottobre]], aveva espresso in una nota per il gabinetto un concetto simile, in contrasto con il duro anticomunismo degli anni successivi:
 
{{citazione|Sostanzialmente l'intelletto russo, anche quello bolscevico, qualunque cosa accada sul lungo periodo dev'essere ostile al militarismo prussiano e pertanto avvicinarsi alle democrazie parlamentari degli Alleati.<ref>{{en}}Martin Gilbert, ''Churchill'' p. 200</ref>|Winston Churchill, [[1917]]}}
 
Il [[14 luglio]] [[1940]], ragionando sulla situazione strategica del momento, intuì con lucidità assoluta i futuri sviluppi del conflitto:
 
{{citazione|Churchill riteneva che Hitler si sarebbe diretto contro l'URSS già molto prima che le decrittazioni Ultra cominciassero ad alludervi[...]Riflettendo sulla situazione strategica della Gran Bretagna, disse: "Hitler deve invadere o fallire. Se fallisce è obbligato ad andare a est, e fallirà"<ref>A. Roberts ''Churchill. La biografia'' Torino 2020 p. 1045</ref>}}
 
[[File:Robert Stewart - Lawrence 1817.jpg|miniatura|verticale|Lord Castlereagh, antenato di Churchill, aveva guidato la [[Sesta coalizione|coalizione antinapoleonica]] che condusse alla sconfitta della Francia nel [[1814]]]]
 
Churchill, grazie alla sua profonda conoscenza della storia europea, in parte dovuta al fatto che tale storia spesso aveva coinciso con quella della sua stessa famiglia<ref group="Nota">Si pensi al ruolo cruciale giocato dal [[John Churchill, I duca di Marlborough|duca di Marlborough]] nella [[Guerraguerra di successione spagnola]] o a [[Robert Stewart, II marchese di Londonderry|Lord Castlereagh]] nelle [[Guerreguerre napoleoniche]] e al [[Congresso di Vienna]].</ref>, aveva ben presenti le costrizioni geopolitiche che imponevano agli Stati determinati atteggiamenti strategici. Sapeva che gli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]] non avrebbero potuto accettare il dominio tedesco sulla massa [[eurasia]]tica, che avrebbe potuto porre un pericolo alla libertà dei mari e dunque alla sicurezza del continente americano<ref name="Lukacs32"/>. Allo stesso modo, sapeva che le ambizioni egemoniche tedesche sull'[[Europa orientale]] avrebbero reso inevitabile lo scontro tra URSS e Germania, nonostante la momentanea alleanza tattica, portando la seconda alla sconfitta<ref name="Lukacs32"/>. La miccia che accese la conflagrazione russo-tedesca venne dal rovesciamento del governo iugoslavo del reggente [[Paolo Karađorđević]], che aveva aderito al [[Patto Tripartito]], sostituito dal nipote [[Pietro II di Jugoslavia|Pietro II]], evento che condusse all'[[invasione della Jugoslavia]] da parte dell'Asse. Il colpo di Stato era stato orchestrato con l'appoggio dell'intelligence britannica, al fine di far saltare l'intesa tra le due potenze nel centro nevralgico in cui i loro interessi strategici divergevano (i Balcani)<ref>P.N. Hehn, A low dishonest decade: the Great Powers, Eastern Europe and the Economic origins of World War Two, 1930-1941, 2002 pp. 368 ss.</ref>.
 
La scelta decisiva di non cedere nel [[1940]], nonostante l'apparente isolamento della [[Gran Bretagna]], si basava dunque sulla previsione di uno sviluppo degli eventi bellici che, sul medio-lungo periodo, avrebbe favorito il [[Regno Unito]]<ref>Cfr. John Lukacs ''Churchill'' 2002 pp. 53-68</ref>. Commenta [[John Lukacs]]:
Riga 771 ⟶ 773:
Il 10 maggio 1941, in Scozia precipitò un velivolo che aveva trasportato il gerarca nazista [[Rudolf Hess]], fedelissimo di Hitler, che si era paracadutato poco prima. Hess era giunto in Gran Bretagna per avviare colloqui segreti di pace con membri dell'aristocrazia ritenuti vicini alla famiglia reale, in particolare il [[Douglas Douglas-Hamilton, XIV duca di Hamilton|duca di Hamilton]], proprio in vista dell'imminente avvio dell{{'}}''Operazione Barbarossa'' (l'invasione tedesca dell'Unione Sovietica). Sia le impressioni di coloro che furono all'epoca coinvolti nell'operazione, sia ricostruzioni storiche moderne hanno avvalorato l'ipotesi che il volo di Hess fosse il risultato di una ben congegnata trappola ordinata dai servizi segreti britannici ([[MI6]]) su incarico di Churchill<ref name="GalliXIX">G. Galli 2011 p. XIX</ref>.
 
[[File:Rudolf Hess - Bf 110D Werk Nr 3869 - Wreckage - Bonnyton Moor.jpg|miniatura|Il relitto dell'aereo di Rudolf Hess precipitato in Scozia nel maggio [[1941]]]]
 
Già subito dopo la fine della guerra, [[Karl Haushofer]], il teorico della [[geopolitica]] amico di Hess e ritenuto l'ispiratore della missione<ref name="GalliXIX"/>, interrogato dai servizi segreti americani, disse: «Sospetto che le lettere vennero intercettate dai servizi segreti inglesi, i quali devono aver scritto le risposte che indussero Hess a volare in Inghilterra»<ref name="GalliXIX" />. Di uguale parere il presidente ceco [[Edvard Beneš]], che richiese ai suoi servizi un'inchiesta e concluse che il Secret Service britannico "aveva preparato tutto"<ref name="GalliXIX"/>. Nel luglio [[1941]], pochi mesi dopo la cattura di Hess, anche [[Walter Schellenberg]], vice-comandante della [[Gestapo]], scrisse un rapporto a Hitler nel quale affermava che "Hess è stato indotto alla sua decisione attraverso l'azione sistematica del Secret Service inglese e dei suoi complici tedeschi"<ref name="GalliXIX"/>.
 
L'operazione fu elaborata da Churchill essenzialmente allo scopo di sgominare il "partito aristocratico della pace" (quei settori dell'aristocrazia britannica simpatizzanti del nazismo)<ref name="GalliXIX"/>, forzandone l'uscita allo scoperto e poi neutralizzandolo con la cattura di Hess. Churchill era a conoscenza del fatto che Hitler aveva già dato disposizioni per preparare l'[[operazione Barbarossa]] nell'ottobre del [[1940]], nel pieno della battaglia d'Inghilterra<ref name="GalliXIX"/>. Allo stesso tempo però [[Stalin]] fu sempre estremamente diffidente verso gli occidentali e non si mosse fino a quando l'invasione non ebbe inizio. Inoltre il dittatore sovietico venne a conoscenza, dagli agenti infiltrati nei servizi britannici, che la missione di Hess era fallita e che dunque Hitler non aveva chiuso il fronte occidentale<ref name="GalliXIX"/>; logicamente, presumeva di non essere attaccato. Hitler invece attaccò per dimostrare le sue credenziali di crociato anticomunista ai settori più reazionari dell'élite britannica, che sperava rovesciassero Churchill, magari con la complicità del re, e instaurassero un governo filo-nazista<ref name="GalliXIX"/>. Inoltre, dato il suo disprezzo razzista verso gli [[slavi]], Hitler riteneva di liquidare in poche settimane l'[[Unione Sovietica]], togliendo così definitivamente il possibile alleato orientale ai britannici e costringendo Churchill alla resa<ref name="GalliXIX"/>.
 
Il premier britannico, consapevole di questo rischio, attirò Hess in una trappola per ridurre all'impotenza i circoli aristocratici filo-hitleriani e ricompattare la classe dirigente britannica in vista della discesa in campo al fianco dell'URSS, come già nel [[1940]]. Inoltre, la cattura di Hess serviva anche a dimostrare la buona fede e la sincera volontà combattiva della [[Gran Bretagna]] al sospettoso Stalin, anche se Churchill mantenne un grande riserbo sull'intera vicenda, probabilmente allo scopo di proteggere quei gruppi aristocratici, che sfioravano la stessa [[Famiglia reale britannica|famiglia reale]], ai quali rimaneva comunque legato<ref name="GalliXIX"/>. Churchill riuscì ad acquietare i dubbi di Stalin durante un incontro nel corso della Conferenza di Mosca nel [[1942]]<ref>W. Churchill ''La Seconda guerra mondiale'' vol. V pp. 72-73</ref>.
 
===== Churchill e Stalin =====
[[File:Shah churchill.jpg|miniatura|Churchill riceve il saluto dal giovane monarca persiano [[Mohammad Reza Pahlavi]] a [[Teheran]] nel 1943]]
 
Dopo che l'invasione nazista cominciò Stalin, che aveva costantemente ignorato gli avvertimenti provenienti dallo stesso Churchill circa l'imminenza dell'attacco, cominciò a richiedere sempre più insistentemente l'aiuto britannico<ref name="Lukacs36">John Lukacs, ''Churchill. Visionario, Statista, Storico'' 2002 p. 36</ref>. Immediatamente Churchill e Stalin decisero l'[[invasione anglo-sovietica dell'Iran]] nel [[1941]], allo scopo di neutralizzare il governo filotedesco dello [[scià]] [[Reza Shah Pahlavi]]<ref name="Lukacs36"/>. Nel dicembre, una settimana dopo [[Attacco di Pearl Harbor|Pearl Harbor]], Churchill inviò [[Anthony Eden]] a [[Mosca (Russia)|Mosca]], dove Stalin volle imporre ai britannici di riconoscere le annessioni sovietiche intervenute in seguito al [[patto Molotov-Ribbentrop]] (cioè [[Paesi baltici]] e [[Polonia]] orientale)<ref name="Lukacs36"/>. Eden evitò impegni scritti, ma erano ormai chiari gli obiettivi di guerra sovietici. Churchill chiarì peraltro al capo del governo polacco in esilio [[Władysław Sikorski]]: "''Se la Russia venisse a patti con il Reich, tutto sarebbe perduto. Questo non deve accadere''"<ref>{{en}} John Lukacs, ''Churchill. Visionario, Statista, Storico'' 2002 p. 36</ref>.
 
I contrasti emersi non impedirono comunque di giungere finalmente ada una [[Trattato anglo-sovietico del 1942|formale alleanza anglo-sovietica]], con la quale le due parti si impegnarono a combattere fino alla sconfitta totale della Germania nazista e a non stipulare paci separate con il nemico comune, oltre a concordare varie clausole di assistenza economica. I profili territoriali vennero invece esclusi per volontà inglese, e formeranno parte di accordi separati successivi<ref name=":0">{{Cita pubblicazione|cognome=Plopeanu|nome=Emanuel|data=2010|titolo=Ankara – Stockholm – Bern: three types of press commentaries and interpretations about British – Soviet Treaty (May 1942)|url=https://www.ceeol.com/search/article-detail?id=269737|rivista=Valahian Journal of Historical Studies|lingua=en|numero=14|pp=133–142133-142|issn=1584-2525}}</ref>.
 
[[File:Winston Churchill with British and Soviet representatives, including Anthony Eden and Vyacheslav Molotov, in London following the signing of the Anglo-Soviet Treaty on 26 May 1942. CH5712.jpg|miniatura|sinistra|Churchill con Molotov (dietro di loro [[Anthony Eden]]) a [[Londra]] dopo la firma del Patto anglo-sovietico del [[1942]]]]
Churchill e Stalin ebbero due incontri a due a due, nel [[1942]] e nel [[1944]]. Nel primo, Churchill riuscì con successo a difendere la sua decisione di non aprire un secondo fronte in quell'anno. Stalin restò impressionato dalla determinazione di Churchill e quest'ultimo fu allo stesso tempo colpito dalla tempra del leader sovietico<ref>John Lukacs, ''Churchill. Visionario, Statista, Storico'' pp. 38-39</ref>. Nel corso dell'anno seguente, quando le ambizioni egemoniche russe sull'[[Europa orientale]] divennero evidenti, il rapporto cominciò a deteriorarsi, anche in concomitanza con il ruolo sempre più preponderante assunto dagli Stati Uniti sulla Gran Bretagna, e l'atteggiamento di Roosevelt verso Stalin si dimostrò più accomodante di quello di Churchill<ref>John Lukacs, ''Churchill. Visionario, Statista, Storico'' p. 39</ref>. Quest'ultimo si batté soprattutto sul tema polacco, dato anche il gran numero di volontari di quel Paese che avevano trovato rifugio nel [[Regno Unito]] e combattevano negli eserciti dell'[[Impero britannico|impero]]. Churchill pensò allora di offrire a Stalin un patto sulla [[Polonia]]: accettazione da parte di quest'ultima del confine segnato dalla [[linea Curzon]] (che avrebbe significato la cessione di oltre due quinti del territorio della Polonia prebellica, ma abitato per la maggioranza da bielorussi ede ucraini, non da polacchi), in cambio del riconoscimento sovietico del governo polacco in esilio. Inoltre, il territorio perduto dalla Polonia sarebbe stato compensato dall'acquisizione di territorio tedesco. Tuttavia varie circostanze fecero fallire il piano di Churchill: l'intransigenza polacca, che non voleva accettare la [[linea Curzon]], il mancato sostegno americano e l'avanzata dei sovietici in Polonia, che dava a Stalin un vantaggio decisivo<ref>John Lukacs, ''Churchill. Visionario, Statista, Storico'' p. 42</ref>. Nel 1943 i servizi segreti britannici passarono ai sovietici i piani tedeschi della [[battaglia di Kursk]], decifrati a [[Bletchley Park]]<ref name="Cross">{{Cita|R. Cross| ''The Battle of Kursk: Operation Citadel 1943'' 2002 p. 102}}.</ref>; questo diede ai russi un vantaggio fondamentale che consentì di prevenire e sconfiggere il nemico a Kursk, dove la gran parte delle forze corazzate tedesche vennerovenne annientateannientata<ref name="Cross"/>.
 
[[File:Winston and Stalin 1945.jpg|miniatura|verticale|Momento di convivialità tra Stalin e Churchill a Yalta, durante una pausa dei lavori]]
 
Nel corso della [[Conferenze di Mosca|Conferenza di Mosca]] del [[1943]] venne emanata, tra le altre, la ''Dichiarazione sulle atrocità'', nella quale era espressa la necessità di perseguire quei membri della dirigenza politica e delle forze armate tedesche che si fossero macchiati di crimini di guerra e contro l'umanità. Essa venne redatta personalmente da Churchill<ref>[http://teachingamericanhistory.org/library/index.asp?document=906#4 Tehran Conference: Tripartite Dinner Meeting] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20060629163430/http://teachingamericanhistory.org/library/index.asp?document=906#4 |data=2006-06-29 }} November 29, 1943 Soviet Embassy, 8:30 PM</ref>, sottoscritta da Roosevelt e Stalin, e, dopo la guerra, funse da base giuridica per la celebrazione del [[Processo di Norimberga]].
 
Alla fine del conflitto Churchill, ormai settantenne, era indebolito fisicamente e psicologicamente<ref>John Lukacs, ''Churchill. Visionario, Statista, Storico'' p. 46</ref>. Rimase comunque suo obiettivo prioritario mantenere l'unità dell'alleanza fino alla sconfitta definitiva della [[Germania nazista]]: quando, pochi giorni prima del suicidio di Hitler, [[Heinrich Himmler]] offrì la resa incondizionata della Germania ai soli occidentali, Churchill si oppose, sostenendo che la resa doveva comprendere tutti gli alleati, inclusa l'URSS. Quando lo seppe, Stalin telegrafò a Churchill: «Conoscendola, non dubitavo che avrebbe agito in questo modo»<ref>John Lukacs, ''Churchill. Visionario, Statista, Storico'' p. 47</ref>. La resa incondizionata della [[Germania nazista]] giunse infine l'8 maggio [[1945]].
 
===== Dal Patto delle percentuali a Yalta. Turchia e Grecia nel disegno di Churchill =====
Riga 799 ⟶ 801:
[[File:Drugi kongres USAOJ-a u Drvaru.jpg|miniatura|Randolph Churchill (terzo da destra) con [[Josip Broz Tito|Tito]] nel 1944]]
 
Il 27 gennaio [[1943]] Churchill decise insieme al capo del [[Special Operations Executive|SOE]] colonnello Keble di inviare una missione britannica presso [[Josip Broz Tito|Tito]] per sostenere la [[Fronte jugoslavo (1941-1945)|resistenza jugoslava]] contro l'occupazione nazifascista<ref>{{Cita|Martin Gilbert 1991|p. 339}}.</ref>. Nel maggio dello stesso anno inviò suo figlio [[Randolph Frederick Churchill|Randolph]] come ufficiale di collegamento con i partigiani jugoslavi, nel frattempo armati dai britannici<ref>{{Cita|Martin Gilbert 1991|p. 359}}.</ref>. La scelta di sostenere le formazioni comuniste, invece dei [[cetnici]] monarchici, fu dettata dalla maggiore efficacia che i titini assicuravano nel combattere le truppe di occupazione dell'Asse<ref name="piffer55">T. Piffer, Gli Alleati cit. p. 55</ref>.
 
Nel [[1944]] Churchill e Stalin ebbero dieci giorni di colloqui a Mosca nei quali fu deciso il futuro dell'[[Europa orientale]]. In questo contesto si situa il famoso "[[Accordo Churchill-Stalin sui Balcani|patto delle percentuali]]". Churchill raccontò l'episodio nelle sue memorie:
 
{{citazione|Avevo scritto su un mezzo foglio di carta le seguenti percentuali: "[[Romania]]: [[Russia]] 90%. [[Grecia]]: [[Gran Bretagna]]-[[Stati Uniti d'America|USA]] 90%. [[Iugoslavia]]: 50-50. [[Ungheria]]: 50-50. [[Bulgaria]]: [[Russia]] 75%". Stalin prese la matita blu che era solito usare e vergò sulla carta un grosso "visto". D'accordo! Alla fine io dissi: "Non potrebbe apparire alquanto cinico, se sembrasse che abbiamo disposto di queste questioni, così vitali per milioni di persone, con tanta disinvoltura? Bruciamo il foglio". "No" mi rispose Stalin "lo conservi".<ref>{{en}} John Lukacs, ''Churchill. Visionario, Statista, Storico'' 2002 p. 32</ref>|}}
 
[[File:Tito-Churchill.jpg|miniatura|sinistra|verticale|Churchill e Tito a Villa Rivalta nel [[1944]]]]
 
Il "patto" aveva essenzialmente lo scopo di dare mano libera allaal [[GranRegno BretagnaUnito]] per liquidare le forze comuniste della resistenza greca che avevano già cominciato a [[Guerra civile greca|scontrarsi con le formazioni liberali e monarchiche]] per instaurare un regime comunista nel Paese. Esso si inserì in una logica di [[Politica dell'equilibrio|equilibrio delle potenze]] che si era già direttamente dispiegata in alcuni Paesi, soprattutto dell'area mediterranea e balcanica. Churchill inviò immediatamente un contingente britannico dall'Italia e a [[Natale]] del [[1944]] volò ad [[Atene]]. Definì i comunisti greci [[Trotskismo|trotskisti]], per rimarcare la loro distanza da [[Stalin]], e questi tenne scrupolosamente fede al patto con Churchill negando qualsiasi assistenza ai comunisti greci<ref>John Lukacs, ''Churchill. Visionario, Statista, Storico'' 2002 p. 45</ref>.
 
In Jugoslavia nel giugno [[1944]] Tito aveva acconsentito, su pressione di Stalin, a firmare un [[Accordo di Lissa|accordo]] con il bano della [[Croazia]] [[Ivan Šubašić]], rappresentante del re in esilio [[Pietro II di Iugoslavia|Pietro II]], per un governo di coalizione tra partiti comunisti e non comunisti della resistenza dopo la guerra. L'accordo aveva come base le percentuali di spartizione delle sfere di influenza per la Iugoslavia proposte da Churchill (50-50)<ref>{{Cita|Martin Gilbert 1991|p. 383}}.</ref>. Churchill e Tito si incontrarono a Villa Rivalta a [[Napoli]] nel [[1944]], e ancora a [[Caserta]] nell'agosto, dove il comandante partigiano assicurò il premier che non era sua intenzione instaurare un regime comunista in Jugoslavia<ref name="pavlovic">V. Pavlovic, Italy's Balkan Strategies, Belgrade 2015, p. 315</ref>. Churchill rimase diffidente, così com'era diffidente verso i comunisti italiani, ma continuò la sua politica del doppio binario: da un lato sostegno militare alle formazioni partigiane più efficacemente impegnate contro i nazifascisti, dall'altro riaffermazione dello stretto controllo militare alleato sulle iniziative dei combattenti<ref name="piffer55" />.
 
[[File:Churchill and İnönü.jpg|miniatura|Churchill con il presidente turco [[İsmet İnönü]] ad [[Adana]] nel [[1943]]]]
 
Analoghi sviluppi si ebbero in Italia, con la cosiddetta [[svolta di Salerno]] dell'aprile [[1944]]: il leader del [[Partito Comunista Italiano|PCI]] [[Palmiro Togliatti]] acconsentì ada entrare in un governo di unità nazionale guidato da [[Pietro Badoglio]] con tutti gli altri partiti italiani antifascisti, del tutto similmente all'accordo iugoslavo. Togliatti acconsentì alla "svolta" dopo un incontro con Stalin a Mosca nel marzo [[1944]]. Churchill aveva incontrato Togliatti nell'agosto del [[1943]] e Stalin rassicurò il premier definendo l'italiano "una persona ragionevole, non un estremista, e non è disposto a lanciarsi in un'avventura"<ref name="Gilbert372">{{Cita|Martin Gilbert 1991|p. 372}}.</ref>. Tuttavia, la mossa di Togliatti tradiva l'evidente volontà sovietica di inserirsi nella scena politica italiana per indebolirvi l'assoluta predominanza fino a quel momento goduta dagli anglo-americani: Churchill, pur riluttante e sotto forte pressione di Roosevelt, tolse quindi l'appoggio incondizionato alla monarchia sabauda e al governo Badoglio contenuto nel "discorso della caffettiera" del 22 febbraio 1944, costringendo all'abdicazione [[Vittorio Emanuele III d'Italia|Vittorio Emanuele III]] (12 aprile). Il governo Badoglio fu così riportato sotto l'egida alleata, ponendo i comunisti, che ne facevano parte, in posizione di debolezza<ref>F. Catalano ''L'Italia dalla dittatura alla democrazia 1919-1948 Vol. 2'' Milano 1970 p. 59</ref>.
 
{{Approfondimento
|titolo = Il patto delle percentuali in prospettiva storica
|contenuto = Dal punto di vista storico, l{{'}}''accordo delle percentuali'' fu l'ultimo atto diplomatico di portata globale negoziato dal [[Regno Unito]] senza alcun intervento degli Stati Uniti, ed anzi contro la loro volontà<ref>{{Cita libro|nome=Henry Butterfield|cognome=Ryan|titolo=The Vision of Anglo-America: The US-UK Alliance and the Emerging Cold War, 1943-1946|url=https://books.google.com/books?id=uRGu4C1FgKsC&pg=PA137|accesso=18 febbraio 2020|data=3 giugno 2002|editore=Cambridge University Press|lingua=en|isbn=978-0-521-89284-1}}</ref>. Esso fu largamente favorevole agli interessi britannici, poiché costituì il riconoscimento sovietico del controllo del [[Regno Unito]] nel [[Mediterraneo]], in cambio dell'accettazione di una sfera di influenza sovietica in Europa orientale<ref name="Carlton1">{{Cita libro|nome=David|cognome=Carlton|titolo=Churchill and the Soviet Union|url=https://books.google.com/books?id=MTPzJRV9hhgC&pg=PA116|accesso=18 febbraio 2020|data=16 marzo 2000|editore=Manchester University Press|lingua=en|isbn=978-0-7190-4107-5}}</ref>, anche se, rispetto al disegno concepito da Churchill con l'[[Operazione Olive]], si trattò di un compromesso al ribasso<ref name="Montemaggi"/>. La conferenza di Mosca del 1944 fu sotto certi aspetti una riedizione del [[Congresso di Berlino]] del [[1878]]: ancora una volta gli inglesi intervennero per ridimensionare le ambizioni russe nei Balcani<ref name="Carlton1"/>. Preso atto del fallimento del piano di penetrare nei [[Penisola balcanica|Balcani]] mediante un attacco militare per via dell'opposizione statunitense e turca, Churchill riuscì così a conseguire per via diplomatica tre tradizionali obiettivi strategici della Gran Bretagna: preservare l'equilibrio di potenza, evitando un eccessivo rafforzamento russo in Europa, mantenere il controllo dell'area mediterranea in mano britannica e, al contempo, riconoscendo una controllata espansione russa in Europa, distogliere il gigante eurasiatico in ascesa da velleità espansionistiche in Asia centrale, verso i possedimenti indiani<ref name="Carlton1"/>. Ciò al prezzo di suddividere l'Europa in rigide sfere di influenza. Secondo [[A.J.P. Taylor]], la conferenza di Mosca del 1944 rafforzò le relazioni anglo-sovietiche e incoraggiò Churchill nella ricerca di un accordo con Stalin per la sistemazione post-bellica dell'Europa.<ref name="taylor725"/>
|allineamento = sinistra
}}
 
Nel [[1944]] in un discorso alla Camera dei Comuni si pronunciò in favore dell'espulsione e trasferimento di popolazione tedesca dai territori slavi ([[Polonia]] e [[Cecoslovacchia]]) verso la Germania, ritenendola la soluzione più umanitaria ai secolari conflitti etnici dell'area<ref>http://news.bbc.co.uk/2/hi/europe/3528506.stm</ref><ref>De Zayas, Alfred M. (1979) ''Nemesis at Potsdam: The Anglo-Americans and the Expulsion of the Germans'', Routledge; Capitolo I, p. 1 Churchill, ''Parliamentary Debates'', House of Commons, Vol. 406, col. 1484</ref>.
 
[[File:Yalta summit 1945 with Churchill, Roosevelt, Stalin.jpg|miniatura|I "Tre grandi" alla Conferenza di Yalta, [[1945]]]]
 
Sempre nell'ottica del nuovo ordine mondiale post-bellico, Churchill si fece fautore, anche contro le resistenze del suo gabinetto, di una [[Turchia]] forte e indipendente, che potesse svolgere un ruolo di contenimento anti-sovietico. Sulla Turchia la tattica di Churchill si svolse in due fasi differenti: dapprima tentò, smarcandosi dagli Stati Uniti, di coinvolgerla attivamente nel conflitto. Lo scopo era una riedizione dell'approccio già adottato nel conflitto precedente, ma fallito proprio a causa dell'ostilità turca: penetrare nel Continente europeo dai [[Penisola balcanica|Balcani]], in modo da tagliare in due il fronte orientale e prevenire un'eccessiva espansione russa nell'area<ref name="Tamkin" />. A questo scopo Churchill si incontrò nel [[1943]], di ritorno dalla [[conferenza di Casablanca]], con il presidente turco [[İsmet İnönü]] ad [[Adana]]<ref name="Tamkin">N. Tamkin ''Britain, Turkey and the Soviet Union, 1940–45'' 2009 p. 86</ref>, senza tuttavia riuscire a convincerlo ada entrare in guerra a fianco degli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]]<ref name="Tamkin" />. Alla successiva [[Seconda Conferenza del Cairo]] del dicembre [[1943]], presente anche Roosevelt, i due leader occidentali premettero invece per mantenere la neutralità della nazione anatolica poiché, di fronte alla sempre più probabile sconfitta tedesca e all'incalzare della [[Campagna d'Italia (1943-1945)|Campagna d'Italia]], oltre che ai preparativi per l'ormai improrogabile [[Operazione Overlord|apertura di un nuovo fonte in Francia]], i mezzi per sostenere lo sforzo bellico turco scarseggiavano<ref name="Matloff">[http://www.history.army.mil/books/wwii/sp1943-44/chapter16.htm U.S. Army: "Strategic Planning for Coalition Warfare, 1943-1944" by Maurice Matloff, Chapter XVI, pp. 379-380.] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150924051816/http://www.history.army.mil/books/wwii/sp1943-44/chapter16.htm |datedata=24 settembre 2015 }} Center of Military History, United States Army, Washington D.C., 1990. Library of Congress Catalog Card Number 53-61477. First Printed 1959-CMH Pub 1-4.</ref>.
 
Con l'approssimarsi della fine del conflitto, l'assetto deciso da Churchill e Stalin a Mosca divenne la base sulla quale venne discussa la [[conferenza di Jalta]]. Come risultato del consesso di [[Palazzo di Livadija]] le linee confinarie del nuovo stato polacco vennero confermate secondo i termini già negoziati tra Churchill e Stalin nel [[1942]]. La Polonia era stata significativamente esclusa dall'accordo delle percentuali. Il destino del Paese baltico fu il principale tema di discussione della conferenza, insieme alle zone di spartizione della Germania tra le potenze vincitrici e all'adesione dell'URSS alla costituenda [[Organizzazione delle Nazioni Unite]]. Il maggior successo diplomatico di Churchill a Yalta fu quello di aver frustrato la volontà sovietica di azzeramento economico della Germania<ref name="riccardi" />; su questo punto infatti, egli poteva contare sull'appoggio statunitense, in particolare del [[Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d'America|Dipartimento di Stato]], che si oppose nettamente ai piani di annichilimento paventati dal Tesoro guidato da [[Henry Morgenthau Jr.]]<ref name="riccardi" />. L'obiettivo strategico comune delle potenze anglosassoni rimaneva l'equilibrio di potenza sul continente europeo e la ripresa tedesca era giudicata essenziale per impedire l'affermarsi di un'egemonia russo-sovietica. La formulazione finale sul punto vide escluso qualsiasi riferimento all'ammontare delle riparazioni, una netta vittoria delle posizioni anglo-americane che Stalin fu costretto ad accettare<ref name="riccardi" />.
Il comunicato finale congiunto dei Tre Grandi, emesso l'11 febbraio, conteneva l'impegno sovietico a far svolgere libere elezioni in Polonia con la partecipazione di tutte le forze politiche del Paese<ref>Gilbert cit. p. 389</ref>. A proposito della Polonia osserva [[A.J.P. Taylor]]:
 
{{citazione|L'accordo anglo-sovietico sarebbe stato facile se fossero state in questione solo le frontiere, ma c'era un ostacolo più grande. Stalin voleva, dopo la guerra, una Polonia che avesse verso la Russia sovietica un atteggiamento amichevole e, anche qui, Churchill era d'accordo. Ma si era però ben lontani dal concordare sui mezzi: Churchill voleva libere elezioni [...] mentre Stalin aveva fiducia soltanto nei comunisti polacchi, e neanche molta [...] Tanto i desideri di Churchill, tanto quelli di Stalin, riguardo alla Polonia, erano ragionevoli; ma non si conciliavano reciprocamente. Delle libere elezioni in Polonia immediatamente dopo la guerra, anche se fossero state possibili, non avrebbero dato un governo ben disposto verso la Russia sovietica. Era un problema insolubile.<ref name="taylor725">Taylor Storia dell'Inghilterra contemporanea cit. pp. 725-26</ref>}}
 
Diversamente che sulla questione tedesca, dunque, senza l'appoggio americano Churchill non riuscì a evitare che in [[Polonia]] venisse instaurato un regime filosovietico, ma con il "patto delle percentuali" era riuscito a evitare che questo avvenisse anche in [[Grecia]], con fondamentali conseguenze sull'intero assetto mediterraneo. Le truppe britanniche stavano penetrando in Germania più velocemente dei russi. Avrebbero potuto raggiungere [[Praga]] o [[Berlino]] prima dei sovietici ma, nonostante le insistenze di Churchill (e anche del generale americano [[George Smith Patton|George Patton]]) [[Dwight D. Eisenhower|Eisenhower]] informò Stalin che gli eserciti alleati non sarebbero avanzati in quella direzione<ref>John Lukacs, ''Churchill. Visionario, Statista, Storico'' p. 49</ref>. Una delle conclusioni della Conferenza di Yalta fu che gli alleati avrebbero [[Operazione Keelhaul|restituito tutti i cittadini sovietici che si trovavano nella zona alleata all'Unione Sovietica]]. Ciò riguardò immediatamente i [[Crimini nazisti contro i prigionieri di guerra sovietici|prigionieri di guerra sovietici liberati dagli Alleati]], ma fu esteso anche a tutti i rifugiati dell'Est europeo<ref>A Footnote to Yalta Archived 16 May 2008 at the Wayback Machine. by Jeremy Murray-Brown, Documentary at Boston University</ref>.
Riga 848 ⟶ 850:
{{citazione|Kissinger, nel suo Diplomacy, edito nel 1994, avvicinava la dottrina del roll back, inaugurata da Dulles, alle iniziative di Winston Churchill, fautore di una trattativa realista con Stalin sull’organizzazione politica dell’Europa orientale da svilupparsi «prima o immediatamente dopo» la fine del secondo conflitto mondiale. Secondo Kissinger il disegno del premier britannico d’intraprendere un negoziato, i cui esiti sarebbero stati più favorevoli per le Potenze atlantiche della sistemazione dell’Europa centro-orientale posteriore al 1948, poteva essere fattibile. Se era inattuabile impedire il ristabilimento dei confini sovietici del 1941, una politica angloamericana più dinamica e spregiudicata, che avesse saputo approfittare della congiuntura bellica, minacciando di ridurre il flusso degli aiuti all’URSS in assenza di una precisa contropartita politica, avrebbe potuto persino ottenere «il ritorno di qualche forma d’indipendenza per gli Stati Baltici che in ogni caso sarebbero dovuti restare legati alla Russia da trattati di mutua assistenza e dalla presenza di basi militari sovietiche nel loro territorio».<ref>E. Di Rienzo ''Il conflitto russo-ucraino, geopolitica del nuovo (dis)ordine mondiale'' Sovera Mannelli 2015 p. 18</ref>}}
 
Nel medesimo solco, già nel [[1950]] il generale [[Mark Clark]], in ottica di [[Guerraguerra fredda]], aveva dato ragione alla strategia balcanica di Churchill:
 
{{citazione|Compresi più tardi, in Austria, gli enormi vantaggi che noi perdemmo mancando di spingerci nei Balcani… Se vi fossimo arrivati prima dell’Armatadell'Armata Rossa… l’influenzal'influenza della Russia sovietica sarebbe stata ridotta drasticamente… Fu una decisione che lascerà perplessi gli storici per un lungo tempo.<ref>Clark 1952, pp. 361-362</ref>}}
 
==== Rapporti con l'Italia e con il fascismo ====
Riga 856 ⟶ 858:
[[File:Haig and Churchill, possibly France, during or just after World War I (4687880663).jpg|miniatura|Churchill (primo da destra), Ministro degli Approvvigionamenti, con il maresciallo [[Douglas Haig]] e il Capo di Stato maggiore italiano [[Armando Diaz]] nel 1918]]
 
I rapporti politici di Churchill con l'Italia cominciarono durante la [[prima guerra mondiale]] quando, a Parigi, condusse i colloqui riservati che portarono alla firma del [[Patto di Londra]] e al successivo schieramento dell'Italia a fianco dell'[[Triplice intesa|Intesa]]<ref>A. Roberts ''Churchill. La biografia'' Torino 2020 p. 369</ref>; in una cena del 29 maggio 1915 con la principessa Caetani, già grande amica di sua madre, Churchill mostrò entusiasmo per un coinvolgimento italiano nel conflitto<ref>Vittoria Colonna Caetani, duchessa di Sermoneta ''Things past'' New York 1929 p. 292</ref>. Nel [[1917]], in qualità di ministro per gli Approvvigionamenti, si incaricò di fornire materiale bellico all'alleato italiano dopo la crisi di Caporetto.
 
{{Approfondimento|titolo=Carteggio Grandi-Churchill|contenuto=Giunto a [[Lisbona]] il 12 ottobre del 1943 Grandi scrisse a Churchill:
Riga 875 ⟶ 877:
WINSTON S. CHURCHILL<ref name="Deakin"/>| Winston Churchill a Dino Grandi, 26 ottobre 1943}}|allineamento=sinistra}}
 
Nel 1925, durante i negoziati di [[Parigi]] sui debiti di guerra, Churchill favorì particolarmente l'Italia. Il ministro delle Finanze [[Alberto De Stefani]] telegrafò a Mussolini il 7 gennaio [[1925]] mostrando al Duce grande apprezzamento per il sostegno di Churchill alle posizioni italiane<ref name="Franzinelli">M. Franzinelli ''L'arma segreta del duce: La vera storia del Carteggio Churchill-Mussolini'' 2015</ref>. Agli inizi del [[1927]] Churchill giunse in [[Regno d'Italia|Italia]] e a [[Roma]] ebbe due intensi colloqui con [[Benito Mussolini]] e con il nuovo ministro delle Finanze [[Giuseppe Volpi]]. Durante gli incontri Churchill accordò lauti sconti ai debiti di guerra italiani verso il [[Regno Unito]] e Mussolini gli offrì di scrivere due articoli sul suo giornale, il ''[[Il Popolo d'Italia|Popolo d'Italia]]''<ref name="Franzinelli"/>. Churchill e Mussolini si erano incontrati per la prima volta due anni prima ai lavori della [[conferenza di Locarno]]. Nel 1927, durante una conferenza stampa data ai giornalisti disse: «Se fossi stato italiano sono sicuro che mi sarei schierato con tutto il cuore con voi sin dal principio, nella vostra lotta trionfale contro le passioni e gli appetiti bestiali del leninismo"<ref name="Gilbert234">{{Cita|Martin Gilbert 1991|p. 234}}.</ref>, precisando però subito dopo che considerava il fascismo adatto a realtà democraticamente arretrate come l'Italia "in Inghilterra abbiamo un altro modo di fare le cose»<ref name="Gilbert234" />. Bisogna inoltre precisare che i toni entusiastici furono dovuti alla necessità di compiacere un governo (all'epoca) alleato: già nel [[1923]], in occasione del [[Crisi di Corfù|bombardamento di Corfù]], ordinato da Mussolini Churchill, scrivendo alla moglie Clementine aveva definito il dittatore "un porco"<ref name="Franzinelli"/>. In ogni caso, fino ai primi anni '30 Churchill non esitò ad accreditare Mussolini presso gli ambienti diplomatici e la stessa opinione pubblica euroatlantica<ref name="Veneruso"/>.
 
[[File:Churchill italian front 1944.jpg|miniatura|Churchill osserva i cannoneggiamenti sul fronte italiano a nord di Firenze, agosto 1944]]
Riga 881 ⟶ 883:
Una certa stima personale di Churchill per Mussolini infatti non mancava, soprattutto perché, almeno fino all'avvicinamento alla Germania, egli vedeva nel dittatore fascista colui che aveva salvato il Paese dal caos e dal bolscevismo<ref name="FHour"/>. Questi rapporti hanno anche fatto ipotizzare ad alcuni giornalisti l'esistenza, mai provata, di uno [[Carteggio Churchill-Mussolini|scambio privato di corrispondenza]] tra i due statisti, proseguito addirittura durante la [[seconda guerra mondiale]]. In realtà in seguito alla guerra d'Etiopia e all'avvicinamento alla Germania nazista Churchill divenne sempre più ostile a Mussolini, definendolo "la iena di Hitler"<ref name="FHour">''Finest Hour'' n. 173 pp. 19-20</ref>.
 
Molto più stretti furono i suoi rapporti con uno dei gerarchi più vicini al Duce, poi artefice della sua caduta, [[Dino Grandi]]<ref name="FHour"/>. Questi fu ambasciatore italiano nel Regno Unito dal [[1932]] al [[1939]] e attivo promotore di una politica di avvicinamento tra i due Paesi, cui Churchill aderì, in contrasto con il suo pupillo [[Anthony Eden]], violentemente ostile all'Italia fascista<ref name="FHour"/>. Churchill e Grandi divennero amici e quando il primo morì nel [[1965]] Grandi, sul settimanale ''[[Epoca (rivista)|Epoca]]'', ricordò con affetto gli anni trascorsi insieme a Londra e soprattutto il modo in cui Churchill si adoperò, dopo il [[25 luglio 1943]], per portare in salvo Grandi e la sua famiglia in [[Portogallo]] e sottrarli alla vendetta di Mussolini<ref name="FHour"/>.
 
[[File:De Gasperi Churchill Sforza.jpg|miniatura|Churchill con Alcide de Gasperi e il ministro degli esteri Carlo Sforza nel 1951]]
[[File:Churchill and Umberto of Savoy 1944.jpg|miniatura|Churchill e Umberto di Savoia il 22 agosto 1944]]
 
Nell'agosto del [[1944]], quando ormai la guerra era vinta, Churchill intraprese un lungo viaggio in Italia in cui incontrò le maggiori personalità politiche del Paese: il presidente del Consiglio [[Ivanoe Bonomi]], [[Palmiro Togliatti]], il principe [[Umberto II d'Italia|Umberto di Savoia]] e soprattutto [[papa Pio XII]]<ref name="FHour"/>. In particolare con quest'ultimo l'incontro fu cordialissimo: Churchill aveva già conosciuto Pacelli nel lontano [[1911]], quando aveva rappresentato [[papa Pio X]] all'incoronazione di [[Giorgio V del Regno Unito|Giorgio V]]<ref name="FHour"/>. Tra i due vi era una forte stima reciproca e l'incontro decise molto dell'assetto italiano del dopoguerra<ref name="FHour"/>. Sia il papa chesia Churchill erano interessati a che l'Italia non ricadesse nella sfera d'influenza sovietica; Churchill aveva accettato di buon grado la posizione del [[Regno del Sud]] come nazione co-belligerante con gli Alleati<ref name="FHour"/>. Sul piano retorico, Churchill indicò sempre nella Germania, e non nell'Italia, la responsabile della guerra, sostenendo nei suoi discorsi che il popolo italiano era stato ingannato e trascinato in un conflitto inutile dal "tiranno" Mussolini<ref name="FHour"/>. Tuttavia, poco dopo la visita in Italia, durante un colloquio con il [[nunzio apostolico]] a Londra Churchill chiarì che nell'assetto post bellico la collocazione internazionale dell'Italia sarebbe stata subordinata all'egemonia occidentale (cioè anglo-americana): una conseguenza inevitabile della sconfitta. "L'unica cosa che mancherà all'Italia sarà una completa libertà politica"<ref name="FHour"/><ref>G. Fasanella ''Il puzzle Moro'' Milano 2018</ref>. Nell'incontro con Umberto di Savoia Churchill mostrò di favorire la continuità istituzionale della monarchia sabauda, considerando Umberto un potenziale futuro sovrano di un'Italia nuovamente unita dopo la sconfitta della repubblica fascista e l'esilio del padre Vittorio Emanuele<ref name="FHour"/>. La questione istituzionale pose Churchill in contrasto con i leader dell'antifascismo repubblicano, in particolare il conte [[Carlo Sforza]], che non voleva riconoscere nel giuramento di lealtà al governo Badoglio anche un giuramento di lealtà alla monarchia<ref>Antonio Varsori, ''La politica inglese e il conte Sforza (1941-1943)'', in “Rivista di studi politici internazionali”, 43 (1976) p. 290</ref>, la quale godeva invece dell'appoggio di Churchill come forza di stabilità.
 
Rispetto all'Italia, Churchill mostrò quindi ancora una volta di privilegiare l'approccio già sperimentato dalla politica estera britannica dalla fine del [[XIX secolo]]: ricerca dell'amicizia con un junior partner utile al contenimento delle ambizioni tedesche. Non aveva alcuna considerazione della classe politica italiana erede dell'epoca liberale, da lui giudicata debole e inetta, incarnata da personaggi come Sforza, per il quale provò sempre una forte avversione personale<ref name="Ginsborg">P. Ginsborg ''Storia d'Italia dal dopoguerra ad oggi. Società e politica 1943-1988'' 1989</ref>. Si fidava per contro solo del re, Vittorio Emanuele, e dei militari come Badoglio, perché la valutazione della classe dirigente italiana rimase per Churchill sempre legata all'esperienza della Prima guerra mondiale e alle impressioni ricavate allora<ref name="Ginsborg"/>. Avrebbe desiderato un'Italia neutrale, se non alleata nella lotta contro la Germania. Come ha scritto lo storico inglese [[Paul Ginsborg]]:
 
{{citazione|Il Primo ministro inglese si era sempre rammaricato che il Duce avesse scelto l'alleato sbagliato: "Non capì mai la forza della Gran Bretagna, né le sue capacità di resistenza e la sua forza marittima. Per questo procedette verso la rovina".<ref>P. Ginsborg ''Storia d'Italia dal dopoguerra ad oggi. Società e politica 1943-1988'' 1989 p. 48</ref>}}
 
==== Fine della guerra ====
 
{{citazione|Miei cari amici, questa è la vostra ora. Questa non è la vittoria di un partito o di una classe. È la vittoria della nostra grande Nazione. La vittoria della causa della libertà. Siamo stati i primi, in questa antica isola, a sguainare la spada contro la tirannia. Per un anno intero abbiamo affrontato da soli la più terrificante potenza militare mai vista. E abbiamo tenuto duro. Qualcuno ha mai voluto arrendersi? '''(dalla folla)''' NO! Ci siamo mai scoraggiati? '''(dalla folla)''' NO! Le luci si sono spente e le bombe sono arrivate. Ma nessun uomo, donna o bambino del Paese ha mai pensato di abbandonare la lotta. Londra ce l'ha fatta. [...] Quando potranno mai venir meno la reputazione e la fede di questa generazione di patrioti? Io dico che nei lunghi anni che verranno non solo il popolo di quest'isola ma del mondo intero, ovunque il canto della libertà risuoni nei cuori degli uomini, guarderà indietro a ciò che abbiamo fatto e dirà "non disperate, non cedete alla tirannia e alla violenza, andate avanti fieri e non sarete mai piegati".<ref>https://winstonchurchill.org/resources/speeches/1941-1945-war-leader/to-v-e-crowds/</ref>|W. Churchill, discorso della vittoria, 8 maggio 1945}}
nei lunghi anni che verranno non solo il popolo di quest'isola ma del mondo intero, ovunque il canto della libertà risuoni nei cuori degli uomini, guarderà indietro a ciò che abbiamo fatto e dirà "non disperate, non cedete alla tirannia e alla violenza, andate avanti fieri e non sarete mai piegati"<ref>https://winstonchurchill.org/resources/speeches/1941-1945-war-leader/to-v-e-crowds/</ref>|W. Churchill, discorso della vittoria, 8 maggio 1945}}
 
[[File:Winston Churchill at a BBC microphone about to broadcast to the nation on the afternoon of VE Day, 8 May 1945. H41843.jpg|miniatura|sinistra|Churchill annuncia alla [[BBC]] la vittoria alleata]]
[[File:Churchill waves to crowds.jpg|miniatura|Churchill saluta la folla che lo acclama a [[Whitehall]] il Giorno della Vittoria, 8 maggio [[1945]]]]
 
Nel giugno [[1944]], le forze alleate [[Operazione Overlord|invasero la Normandia]] e ricacciarono le forze naziste in [[Germania]] lungo un ampio fronte nel corso dell'anno successivo. Nello stesso anno il governo di Churchill aveva ottenuto l'approvazione dell'[[Education Act (1944)|Education Act]] (detto ''legge Butler'', dal ministro dell'Istruzione Rab Butler) che per la prima volta istituì un sistema di istruzione pubblico, gratuito e obbligatorio fino a 15 anni.
 
Dopo essere stata attaccata su tre fronti dagli Alleati, e nonostante momentanee battute d'arresto come la sfortunata [[operazione Market Garden]] e gli ultimi disperati contrattacchi tedeschi che culminarono nella [[battaglia delle Ardenne]], la [[Germania nazista]] fu alla fine sconfitta. Il 7 maggio [[1945]], nella sede dello [[Supreme Headquarters Allied Expeditionary Force|SHAEF]] a [[Reims]], gli alleati accettarono la resa della Germania. Lo stesso giorno in un notiziario della BBC [[John Snagge]] annunciò che l'8 maggio sarebbe stato il [[Giornata della vittoria (Paesi dell'Europa occidentale)|giorno della vittoria in Europa]]<ref>https://www.bbc.co.uk/radio4/history/coming_home/cominghome_archive.shtml</ref>. Quello stesso giorno, Churchill trasmise alla nazione la notizia che la [[Germania]] si era arresa e che un ultimo cessate il fuoco su tutti i fronti in Europa sarebbe entrato in vigore alla mezzanotte e un minuto di quel giorno<ref>http://news.bbc.co.uk/onthisday/hi/dates/stories/may/8/newsid_3580000/3580163.stm</ref>.
 
[[File:Winston-Churchill-the-Prime-Minister-with-King-George-VI.jpg|miniatura|sinistra|Churchill saluta la folla che lo acclama dal balcone di [[Buckingham Palace]] insieme con la [[Famiglia reale britannica|Famiglia reale]], 8 maggio [[1945]]]]
 
Successivamente, Churchill parlò a una folla enorme a [[Whitehall]]: «Questa è la vostra vittoria!», disse, ma la folla lo interruppe e urlò di rimando: «No, è la tua», e Churchill poi intonò il canto ''[[Land of Hope and Glory]]'' insieme al suo popolo in festa. La sera fece un'altra trasmissione alla nazione affermando che il [[Impero giapponese|Giappone]] avrebbe capitolato nei mesi seguenti. I giapponesi si arresero il 15 agosto [[1945]]. Nell'immediatezza della conclusione della guerra, Churchill non smise di preoccuparsi delle mosse sovietiche. Diede ordine al maresciallo [[Bernard Law Montgomery|Montgomery]] di raccogliere le armi tedesche e di tenersi pronto ad attaccare i sovietici se questi fossero avanzati oltre le zone di occupazione loro assegnate<ref>Lukacs "Churchill" 2002 p. 49</ref>. Churchill diede poi disposizione al [[Chiefs of Staff Committe|comando supremo interforze britannico]] di preparare i piani per un attacco preventivo contro gli ex alleati ([[Operazione Unthinkable]]), per ricacciare i sovietici dalla [[Polonia]], dalla [[Cecoslovacchia]] e dai vari Paesi dell'[[Europa orientale]] occupati dall'[[Armata Rossa]]. Tuttavia il comando britannico rigettò l'idea in quanto militarmente inattuabile<ref>Fenton, Bob. "The secret strategy to launch attack on Red Army", The Daily Telegraph, Issue 1124 (1 October 1998)</ref>.
 
Grazia alla maggiore mano libera nel teatro italiano, riuscì invece a raggiungere [[Trieste]] poco dopo l'arrivo delle truppe jugoslave del maresciallo [[Josip Broz Tito|Tito]], il che avrà fondamentali ripercussioni per l'assetto dei Balcani nel dopoguerra. Commentando l'accaduto scriverà: "''Siamo riusciti ad infilare il piede nella porta''"<ref>R. Pupo, Trieste '45, Bari 2015</ref>.
Riga 913 ⟶ 914:
{{Vedi anche|Winston Churchill dopo la seconda guerra mondiale}}
==== Conferenza di Potsdam, governo transitorio ed elezioni del 1945 ====
[[File:L to R, British Prime Minister Winston Churchill, President Harry S. Truman, and Soviet leader Josef Stalin in the... - NARA - 198958.jpg|miniatura|Churchill con Truman e Stalin alla [[conferenza di Potsdam]], luglio [[1945]]]]
 
Con un'elezione generale incombente (non ce n'era stata una da quasi un decennio), e con i Ministri laburisti che si rifiutavano di continuare la coalizione di guerra, Churchill si dimise da primo ministro il 23 maggio. Più tardi quel giorno, accettò l'invito del re a formare un nuovo governo, conosciuto ufficialmente come il governo nazionale, come la coalizione dominata dai conservatori degli [[Anni 1930|anni '30]], ma in pratica costituita in prevalenza da ministri tory. Il governo conteneva conservatori, liberali nazionali e alcuni indipendenti come [[John Anderson, I visconte di Waverley|Sir John Anderson]] e [[Frederick Marquis, I conte di Woolton|Lord Woolton]], ma non i [[Partito Liberale (Regno Unito)|liberali]] ufficiali di [[Archibald Sinclair, I Visconte Thurso|Archibald Sinclair]]. Sebbene Churchill continuasse a svolgere le funzioni di primo ministro, compreso lo scambio di messaggi con l'amministrazione statunitense sull'imminente [[conferenza di Potsdam]], non fu ufficialmente rinominato fino al 30 maggio<ref>M. Gilbert Vol. VIII pp. 22-23</ref>. A Potsdam, durante un pranzo con il presidente [[Harry Truman|Truman]] e il [[Segretario alla Guerra degli Stati Uniti d'America|segretario alla Difesa]] [[Henry Stimson]], a Churchill venne comunicato in via confidenziale il successo dell'esperimento atomico nel deserto di [[Alamogordo]]: ''I bambini sono nati senza problemi''<ref>{{Cita|Martin Gilbert 1991|p. 403}}.</ref>. Churchill credeva ancora alla possibilità di un accordo pragmatico con l'URSS: nel corso di una cena riservata con Stalin, mostrò di favorire una modifica del regime di navigazione dei [[Dardanelli]] e del [[Canale di Kiel]] in senso più favorevole all'Unione sovietica, probabilmente allo scopo di ottenere in cambio maggiori impegni in Polonia<ref>Gilbert cit. p. 404</ref>.
 
[[File:Winston Churchill in Berlin, July 1945 BU8962.jpg|miniatura|sinistra|Churchill visita le rovine della [[Nuova Cancelleria del Reich|Cancelleria del Reich]] nel [[1945]]]]
 
Sebbene il giorno fissato per le [[Elezioni generali nel Regno Unito del 1945|elezioni]] fosse il 5 luglio, i risultati finali del voto non furono noti fino al 26 luglio, a causa della necessità di raccogliere i voti dei numerosi militari britannici all'estero. La vittoria laburista fu schiacciante e lo stesso Churchill, nel suo collegio elettorale, anche se incontrastato dai partiti maggiori aveva vinto con una maggioranza molto ridotta contro un candidato indipendente. Quello stesso pomeriggio il suo medico personale, [[Charles Wilson, I barone Moran|Lord Moran]] si lamentò con lui della "ingratitudine" del popolo britannico, ma Churchill rispose: «Non la chiamerei così. Hanno passato anni terribili»<ref name="GilbertVIII"/>. Avendo perso le elezioni, Churchill si dimise da primo ministro quella sera, passando il testimone a un governo laburista guidato da [[Clement Attlee]], che era stato il suo vice durante la guerra. Ciononostante, numerosi sondaggi condotti fino alla fine della guerra continuarono a mostrare un altissimo gradimento personale per Churchill, costantemente attestato intorno al 90 per cento, più di qualsiasi altro Primo ministro britannico prima o dopo di lui<ref>The Gallup International Public Opinion Polls: Great Britain 1937-1975 by George H. Gallup, New York 1976</ref>.
 
Sono state date molte spiegazioni per la sconfitta elettorale di Churchill: in primo luogo il desiderio di riforme sociali diffuso tra la popolazione, che egli non fu in grado di intercettare, mettendo al centro del suo programma il mantenimento di una posizione internazionale di potenza che i britannici ormai consideravano un fardello di cui liberarsi<ref>Jenkins pp. 789-794</ref>. Giocarono inoltre i toni estremamente duri usati da Churchill contro gli avversari, la memoria della [[Grande depressione]] e dell'Appeasement degli anni '30, che rendevano impopolari i conservatori, nonché il fatto che durante il conflitto egli avesse delegato quasi interamente ad Attlee, in qualità di vice premier, la gestione del fontefronte interno<ref name="GilbertVIII">M. Gilbert Vol. VIII p. 113</ref>.
 
La mattina del 27 luglio Churchill tenne un'ultima riunione del gabinetto. Tuttavia, contrariamente alle aspettative, non cedette la leadership conservatrice ad [[Anthony Eden]], che divenne il suo vice, ma che non era propenso a sfidare il suo mentore. Sarebbe passato un altro decennio prima che Churchill si ritirasse definitivamente dalla scena.
 
==== Leader dell'opposizione ====
[[File:Photograph of Winston Churchill flashing his "V for Victory" sign and President Truman waving outside Blair House in... - NARA - 200108 (cropped2).jpg|miniatura|Churchill e Truman nel [[1949]]]]
 
Per sei anni Churchill servì come capo dell'opposizione. Durante questi anni Churchill continuò a influenzare gli affari mondiali. Durante il suo viaggio del [[1946]] negli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]], tenne il celeberrimo discorso di Fulton sulla [[cortina di ferro]] e la creazione del [[blocco orientale]]. Tale discorso, concordato con [[Harry Truman|Truman]], segna convenzionalmente l'avvio della [[guerra fredda]]. Parlando il 5 marzo [[1946]] al Westminster College di [[Fulton (Missouri)|Fulton]], nel [[Missouri]], tessé da principio un elogio della Russia:
 
{{citazione|Siamo lieti che la [[Russia]] occupi il posto che le compete tra le grandi nazioni del mondo; salutiamo la sua bandiera sui mari e soprattutto auspichiamo contatti costanti, frequenti e crescenti tra il popolo russo e i nostri popoli su entrambe le sponde dell'Atlantico.<ref name="ReferenceG">{{en}}Churchill, ''Winston. "Sinews of Peace (Iron Curtain)''. Churchill Centre</ref>|Winston Churchill a Fulton, [[Missouri]] [[5 marzo]] [[1946]]}}
 
Aggiunse però subito dopo:
Riga 936 ⟶ 937:
{{citazione|Da [[Stettino]] nel [[Mar Baltico|Baltico]] a [[Trieste]] nell'[[Mar Adriatico|Adriatico]], una [[cortina di ferro]] è scesa in tutto il continente. Dietro quella linea si trovano tutte le capitali degli antichi stati dell'Europa centrale e orientale. [[Varsavia]], [[Berlino]], [[Praga]], [[Vienna]], [[Budapest]], [[Belgrado]], [[Bucarest]] e [[Sofia]], tutte queste famose città e le popolazioni intorno a loro si trovano in quella che io devo chiamare la sfera sovietica<ref name="ReferenceG" />|Winston Churchill a Fulton, [[Missouri]] [[5 marzo]] [[1946]]}}
 
Sempre nel discorso di Fulton aveva espresso l'intenzione di non mettere a disposizione delle [[Nazioni Unite]] i segreti atomici del [[Regno Unito]] e degli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]]: «Non credo che tutti noi dormiremmo così tranquillamente se le posizioni fossero invertite e qualche stato comunista o neofascista avesse il monopolio di questi temuti ordigni»<ref>M. Gilbert, ''Churchill'' 2001 p. 411</ref>. Il medico di Churchill, [[Charles Wilson, I barone Moran|Lord Moran]], più tardi ricordò che Churchill suggerì già nel [[1946]], l'anno prima di trasmettere l'idea in una nota al presidente Truman, che gli Stati Uniti preparassero un attacco atomico preventivo su [[Mosca (Russia)|Mosca]] mentre l'[[Unione Sovietica]] non possedeva ancora armi nucleari<ref>Maier, Thomas (2014). ''When Lions Roar: The Churchills and the Kennedys''. Crown. pp. 412–13</ref><ref>Kevin Ruane, ''Churchill and the Bomb in War and Cold War'' (2016) p. 156</ref>. Tuttavia, sempre a Fulton, pronunciò parole concilianti verso l'[[Unione Sovietica]]:
 
{{citazione|Abbiamo il potere di preservare il nostro futuro. Non credo che la Russia sovietica voglia la guerra. Ciò che essa vuole sono i frutti della guerra e l'espansione illimitata del suo potere e delle sue dottrine.<ref name="ReferenceG" />|Winston Churchill a Fulton, [[Missouri]] [[5 marzo]] [[1946]]}}
 
[[File:Winston Churchill 1949.jpg|miniatura|Churchill a [[Londra]] nel [[1949]] a un comizio conservatore]]
 
Per questo invocò l'unità delle democrazie occidentali in funzione deterrente. A questo scopo ricordò gli errori compiuti negli [[Anni 1930|anni '30]] davanti ai regimi fascisti:
 
{{citazione|Fino al [[1933]] o anche al [[1935]] si sarebbe potuta salvare la [[Germania]] dal destino terribile che l'ha travolta e a tutti noi sarebbero state risparmiate le miserie che Hitler ha inflitto all'umanità. In tutta la storia non c'è stata una sola guerra più facile da scongiurare con un'azione tempestiva di quella che ha appena devastato regioni tanto vaste della Terra.<ref name="ReferenceG" />|Winston Churchill a Fulton, [[Missouri]] [[5 marzo]] [[1946]]}}
 
Secondo il politologo [[François Fejtő]]: "''Il crearsi di una animosità, preludio della guerra fredda, rappresenterà uno dei più brillanti successi della carriera di Churchill''"<ref name="Giannuli">A. Giannuli ''La strategia della tensione: Servizi segreti, partiti, golpe falliti, terrore fascista, politica internazionale: un bilancio definitivo'' MIlano 2018</ref>; nello stesso solco l'opinione di [[Aldo Giannuli]], secondo cui: "''La convergenza fra russi e americani avrebbe reso l'Inghilterra irrilevante[...]Churchill non aveva mai creduto nel disegno rooseveltiano, che ai suoi occhi peccava di scarso realismo''"<ref name="Giannuli"/>. Tuttavia il discorso non venne accolto favorevolmente da tutta la stampa occidentale. Anche testate conservatrici come il ''[[The Times|Times]]'' affermarono che democrazie e comunismo avessero "molto da imparare l'una dall'altro"<ref name="gilbert413">M. Gilbert, ''Churchill'' 2001 p. 413</ref> e il ''[[Wall Street Journal]]'' ribadì posizioni isolazioniste: "gli Stati Uniti non vogliono un'alleanza né altro che somigli a un'alleanza con nessun'altra nazione"<ref name="gilbert413"/>.
 
Sempre secondo Giannuli, il discorso di Fulton fu il risultato di un deterioramento delle relazioni tra Occidente e Unione sovietica conseguente alla mancata attuazione degli accordi di Yalta, che riportò in primo piano la politica delle sfere di influenza già in parte attuata da Churchill negli ultimi mesi di guerra e pienamente ripresa in accordo con la nuova amministrazione statunitense<ref name="Giannuli"/>. Il baricentro dell'azione congiunta anglo-americana tornò il bacino mediterraneo, con il proclama Truman di assistenza a [[Turchia]] e [[Grecia]] del 12 marzo [[1947]], che Churchill, nelle sue memorie, indicò come la sanzione della correttezza della sua diplomazia di guerra<ref name="Giannuli"/>.
 
Sul piano della politica interna britannica, Churchill adottò una dura opposizione alla politica riformatrice del governo laburista, in particolare la creazione del Servizio sanitario nazionale, nonostante la stessa fosse stata propugnata nel celebre [[rapporto Beveridge]], commissionato dal suo Governogoverno nel [[1942]]<ref name="Jago">M. Jago ''Clement Attlee: The Inevitable Prime Minister''</ref>. Una tale posizione era ovvia conseguenza del collocamento all'opposizione del partito conservatore e, conseguentemente, della rappresentanza da questo assunta nei confronti dei ceti medi (cui appartenevano anche i medici, una gran parte dei quali era ostile alla creazione di un sistema sanitario statale, che vedevano come una minaccia alla propria indipendenza). Questa linea politica fu poi ripagata con la vittoria alle elezioni generali del 1951, alla quale tuttavia non conseguì uno smantellamento delle riforme laburiste che, anzi, rimasero largamente in vigore<ref name="Jago"/>.
 
==== Medio Oriente, Israele e subcontinente indiano ====
{{Approfondimento
{{Approfondimento|titolo=Churchill e la nascita del Pakistan|contenuto=Nel [[1946]] il leader dell'opposizione (Churchill ndr) pranzò a Chartwell con [[Mohammad Ali Jinnah]]. La questione discussa riguardava il destino dei musulmani dell'India sotto un governo a maggioranza indù. Per Churchill, la creazione di un Pakistan musulmano con legami con l'Impero era l'unico modo di "salvare un pezzetto di India" per la Gran Bretagna, e di spuntare una vittoria su [[Gandhi]], il [[Congresso Nazionale Indiano|Congresso]] e [[Clement Attlee|Attlee]]. "Ho molto apprezzato il nostro colloquio dell'altro giorno" disse Churchill a Jinnah l'11 dicembre. Inviò anche a Jinnah un indirizzo postale riservato dove poter scambiare corrispondenza segreta[...]Nella corrispondenza riservata Churchill assicurò a Jinnah che il Pakistan avrebbe avuto nei britannici un sicuro protettore e che non sarebbe mai stato espulso dal Commonwealth. "Se Jinnah è considerato il padre del Pakistan" ha affermato uno storico recente "Churchill deve esserne considerato lo zio".
|titolo = Churchill e la nascita del Pakistan
{{Approfondimento|titolocontenuto =Churchill e la nascita del Pakistan|contenuto=Nel [[1946]] il leader dell'opposizione (Churchill ndr) pranzò a Chartwell con [[Mohammad Ali Jinnah]]. La questione discussa riguardava il destino dei musulmani dell'India sotto un governo a maggioranza indù. Per Churchill, la creazione di un Pakistan musulmano con legami con l'Impero era l'unico modo di "salvare un pezzetto di India" per la Gran Bretagna, e di spuntare una vittoria su [[Gandhi]], il [[Congresso Nazionale Indiano|Congresso]] e [[Clement Attlee|Attlee]]. "Ho molto apprezzato il nostro colloquio dell'altro giorno" disse Churchill a Jinnah l'11 dicembre. Inviò anche a Jinnah un indirizzo postale riservato dove poter scambiare corrispondenza segreta [...] Nella corrispondenza riservata Churchill assicurò a Jinnah che il Pakistan avrebbe avuto nei britannici un sicuro protettore e che non sarebbe mai stato espulso dal Commonwealth. "Se Jinnah è considerato il padre del Pakistan" ha affermato uno storico recente "Churchill deve esserne considerato lo zio".
 
Churchill rivelò il suo legame con Jinnah in un incontro cruciale con [[Louis Mountbatten|Mountbatten]] (Viceré dell'India ndr) nel maggio [[1947]] [...] "Se Jinnah rifiuta lo status di Dominion, lo devi minacciare" disse Churchill agitando il sigaro "Portate via tutti gli ufficiali britannici. Dategli unità militari senza ufficiali britannici. Fategli capire chiaramente che non possono governare il Pakistan senza l'aiuto britannico. E se ogni tentativo fallisce" proseguì Churchill "date a Jinnah un mio messaggio personale. Ditegli che per il Pakistan è questione di vita o di morte, se non accetta quest'offerta con tutte e due le mani!" [...] Jinnah ammirava Churchill più di chiunque altro. Nel ricevere il messaggio, sedette stupito e silenzioso. Diede solo un leggero cenno di assenso. Churchill era riuscito dove né Mountbatten né Gandhi negli incontri in primavera erano riusciti: far cambiare idea all'inamovibile Jinnah. Grazie a Churchill, l'ultimo ostacolo alla partizione era rimosso.
 
(Cit. in A. Herman ''Gandhi and Churchill: The Rivalry That Destroyed an Empire and Forged Our Age'' pp. 567-68<ref>A. Herman ''Gandhi and Churchill: The Rivalry That Destroyed an Empire and Forged Our Age'' Croydon 2009</ref>)
|allineamento = destra
}}
 
[[File:Jawaharlal Nehru with Winston Churchill, London, October 1948.jpg|miniatura|verticale|sinistra|Churchill con [[Jawaharlal Nehru]] a [[Londra]] nel [[1948]]]]
 
Nel [[1948]] nacque lo Stato di [[Israele]]. Il governo [[Partito Laburista (Regno Unito)|laburista]] non riconobbe immediatamente il nuovo Stato. Nel [[1944]] Churchill aveva espresso giudizi durissimi sulle milizie sioniste dopo che queste avevano assassinato il commissario britannico [[Walter Guinness, I barone Moyne|Lord Moyne]], suo amico personale. Tuttavia, Churchill criticò la posizione del governo britannico<ref name="Cohen398">M. J. Cohen "Churchill and the Jews, 1900-1948" 2013 p. 398</ref><ref>M. Gilbert ''Churchill and the Jews'' 2007 p. 290</ref>. Aveva già espresso forte contrarietà al [[Libro bianco (Palestina)|libro bianco del 1939]]<ref name="Cohen398" />, che aveva di fatto bloccato l'afflusso di rifugiati ebrei dall'[[Europa]] dopo la [[grande rivolta araba]]. Churchill aveva definito il libro bianco "un tradimento vergognoso"<ref>Gilbert 2008</ref>. Nel [[1949]], quando la vittoria israeliana divenne evidente, aumentò le perorazioni affinché il [[Regno Unito]] riconoscesse Israele<ref name="Cohen398" />. Nel [[1943]], in un colloquio con [[Chaim Weizmann]] Churchill aveva affermato:
 
{{citazione|Dopo la sconfitta di Hitler, gli ebrei dovranno creare il loro Stato là dove sono nati. Balfour mi ha lasciato questo compito e io non intendo disattenderlo.<ref name="Mlecin">L. Mlecin ''Perché Stalin creò Israele'' 2010 p. 79</ref>|Winston Churchill a [[Chaim Weizmann]], [[1943]]}}
 
Il [[22 gennaio]] [[1949]], quando erano in corso le trattative per il cessate il fuoco tra i Paesi arabi e il neonato Stato ebraico, uscito vincitore dalla [[Guerra arabo-israeliana del 1948|Guerraguerra dell'anno precedente]], Churchill, in qualità di capo dell'opposizione, tenne un abile e deciso intervento nel quale attaccò duramente il governo laburista e in particolare il ministro degli Esteri [[Ernest Bevin]]. Nell'intervento furono formulati innanzitutto argomenti di ''Realpolitik'', quali quello secondo il quale, stante il riconoscimento del nuovo statoStato adda operaparte di Stati Uniti e Unione Sovietica, il Regno Unito avrebbe rischiato di rimanere isolato nel contesto internazionale e di perdere un appoggio in Medio Oriente<ref name="Gilbertjews">M. Gilbert, ''Churchill and the Jews'' 2007 pp. 432-434</ref>. Con toni maggiormente emotivi, pose poi l'accento sulla natura straordinaria dell'evento, definendo la nascita di uno Stato nazionale ebraico dopo duemila anni di diaspora "un evento senza precedenti nella storia mondiale"<ref name="Gilbertjews" />. Non dimenticò tuttavia gli impegni verso gli Arabi, facendo leva sugli stessi per attaccare l'operato del Governo: "Subito dopo la guerra avremmo potuto ottenere uno schema di partizione molto più favorevole agli Arabi rispetto a quello che otterranno ora dopo il loro fallimentare ricorso alle armi."<ref name="Gilbertjews" />. A conclusione, rivendicò la giustezza della linea da lui intrapresa sin dal [[1922]]:
 
{{citazione|Sin d'allora, la popolazione ebraica è raddoppiata e più che raddoppiata, e così quella araba. Allorché gli ebrei rivendicarono la loro terra [...] 400 o 500. 000 arabi trovarono dimora in Palestina, e le relazioni tra i due popoli furono buone nonostante le divergenze. L'idea che solo un limitato numero di persone possa vivere nello stesso Paese è una profonda illusione: tutto dipende dalle capacità creative e inventive.<ref name="Gilbertjews"/>}}
 
L'intervento di Churchill fu pienamente efficace: dopo la fine del dibattito il Governo laburista, in evidente difficoltà, annunciò che il Regno Unito avrebbe riconosciuto lo Stato di Israele, atto compiuto formalmente nove giorni dopo<ref name="Gilbertjews"/>.
 
[[File:Churchill and King Abd al-Aziz of Saudi Arabia.jpg|thumb|verticale|sinistra|Churchill con [[Abd al-Aziz dell'Arabia Saudita]] nel [[1945]]]]
 
Nel giudizio storico divergono le valutazioni circa il rapporto di Churchill con il movimento sionista. Secondo lo storico [[Michael J. Cohen]], Churchill rimase convinto che la linea da seguire fosse il suo libro bianco del [[1922]], che, delineando una soluzione bi-nazionale, riteneva conciliasse al meglio le pretese arabe e sioniste<ref name="Cohen399">M. J. Cohen "Churchill and the Jews, 1900-1948" p. 399</ref>. Nel [[1946]] aveva sostenuto con forza la necessità dell'assistenza americana allaal [[GranRegno Bretagna]]Unito nella gestione del [[Mandato britannico della Palestina|mandato britannico]], proponendo come alternativa che lail GranRegno BretagnaUnito rimettesse il mandato alle [[Nazioni Unite]]<ref name="Cohen399"/>. La critica di Churchill si imperniava sulla concezione, fatta propria sin dagli [[Anni 1920|anni '20]], che lo sforzo britannico avrebbe dovuto concentrarsi sul mantenimento dei territori storici dell'[[Impero britannico|Impero]], come l'India, piuttosto che disperdere risorse in territori come la [[Palestina]]<ref name="Cohen399"/>. Anche l'impegno in favore della causa [[Sionismo|sionista]], che Churchill rivendicò sempre, almeno fino al [[1946]] fu inteso nel senso limitato del libro bianco del [[1922]]<ref name="Cohen399"/>. Diversa è la valutazione di [[Martin Gilbert]], il maggior biografo di Churchill: secondo Gilbert infatti le posizioni politiche di Churchill furono sempre dettate da una sincera amicizia per gli ebrei e dall'opposizione verso il pregiudizio [[Antisemitismo|antisemita]], una caratteristica insolita anche in [[Gran Bretagna]], dove l'antisemitismo era molto diffuso<ref name="Gilbertjews"/>. Ciò sarebbe dimostrato anche dal modo con cui Churchill favorì la creazione di una [[Brigata Ebraica]] destinata a combattere in [[Italia]] contro le forze dell'Asse, nonostante molte contrarietà dentro e fuori le gerarchie militari<ref name="Gilbertjews"/>. È certo comunque che Churchill si adoperò per far accettare la nascita di uno Stato ebraico al mondo arabo già durante la guerra: a questo scopo si era incontrato nel febbraio [[1945]] con il re saudita [[Abd al-Aziz dell'Arabia Saudita|Ibn Saud]], anche se i risultati ottenuti furono scarsi<ref>{{cita web|cognome1=White |nome1=Michael |titolo=What would Winston Churchill have made of King Abdullah's death? |url=https://www.theguardian.com/uk-news/blog/2015/jan/26/winston-churchill-king-abdullah-death |sito=theguardian.com/uk |editore=The Guardian |accesso=22 giugno 2020}}</ref><ref name=resource>{{cita web|titolo=Ibn Saud meets British Prime Minister Winston Churchill|url=http://sacmclubs.org/king_abdulaziz/main/3665.htm|editore=King Abdulaziz Information Resource|accesso=22 luglio 2013|urlmorto=sì|urlarchivio=https://archive.is/20130722081550/http://sacmclubs.org/king_abdulaziz/main/3665.htm}}</ref>.
 
In questo contesto si situa anche il suo apprezzamento verso la nuova [[India]] indipendente guidata da [[Jawaharlal Nehru]] (il quale come lui aveva studiato ada [[Harrow School|Harrow]]), che Churchill incoraggiò ad ammettere nel [[Commonwealth delle Nazioni|Commonwealth]]<ref name="Ghose">Sankar Ghose, "Jawaharlal Nehru, a Biography", 1993 p. 111</ref>. A dispetto della fama di anti-indiano, Churchill mostrò grande apprezzamento per il nuovo leader, tanto da definirlo "la luce dell'[[Asia]]"<ref name="Ghose"/>.
 
Durante un incontro negli [[Anni 1950|anni '50]], quando Churchill era nuovamente primo ministro, lui e Nehru si recarono in visita ada [[Harrow School|Harrow]], la loro vecchia scuola, e cantarono insieme canzoni goliardiche degli anni giovanili<ref name="Mehta">Jagat Mehta ''The Tryst Betrayed: Reflections on Diplomacy and Development'' 2015</ref>. Secondo lo storico indiano [[Jagat Mehta]], Nehru divenne amico di Churchill e ogni volta che si trovava a [[Londra]] si recava a casa sua per una visita<ref name="Mehta"/>.
 
==== Unità europea ====
{{citazione|Noi siamo con l'[[Europa]] ma non parte di essa. Siamo collegati, ma non legati a essa. Vi siamo interessati e associati, ma non assorbiti.<ref>{{en}}John Lukacs, ''Churchill. Visionario, Statista, Storico'' p. 87</ref>|Winston Churchill, [[1930]]}}
 
Una delle componenti più ambigue e controverse dell’azionedell'azione politica di Churchill è stato il suo atteggiamento verso il processo di integrazione europeo. Nel [[1918]], alla fine della [[prima guerra mondiale]], Churchill dichiarò al gabinetto:
 
{{citazione|Può darsi che noi abbandoniamo l'Europa, ma l'Europa non abbandonerà noi<ref>{{en}}John Lukacs, ''Churchill. Visionario, Statista, Storico'' p. 86</ref>|Winston Churchill [[1918]]}}
 
Nel [[1925]] era stato uno degli architetti del [[Trattato di Locarno]], che segnava la riappacificazione tra [[Francia]] e [[Germania]]<ref name="Lukacs86">Lukacs "Churchill" 2002 p. 86</ref>. Secondo lo storico Danilo Veneruso, la posizione di Churchill si spiega con la necessità avvertita da buona parte della classe dirigente euro-atlantica di ricostruire un Occidente europeo dopo la catastrofe della Prima guerra mondiale, il cui presupposto imprescindibile era il rapprochement franco-tedesco. Ciò sia per rispondere alla minaccia sovietica, sia per superare la politica di potenza ottocentesca avvertita come la scaturigine della conflagrazione bellica:
 
{{citazione|L’abbandonoL'abbandono di tale interpretazione non implica però l’abbandonol'abbandono della formula generale del complesso triadico delle tre rivoluzioni entro cui Churchill privilegia la connessione tra la rivoluzione liberale e quella nazionale come espressione della tipica tradizione britannica del principio dell’habeasdell'habeas corpus […] L’uomoL'uomo politico britannico, anche sulla scorta degli amari e contraddittori esiti della prima guerra mondiale, dei trattati di pace del 1919-1920 che hanno piuttosto aggravato che risolto i problemi sul tappeto, ed ora del patto di Locarno, giunge a superare la concezione ottocentesca della rivoluzione nazionale impiantata secondo il «sacro egoismo» […] In questo modo la rivoluzione nazionale non può più essere interpretata, come nella seconda metà dell’Ottocentodell'Ottocento, quale dittatura totalitaria di uno Stato che emerge sugli altri per potenza, bensì nei suoi termini originari dell’unitàdell'unità del genere umano considerata secondo una specificazione che, partendo dalla totalità, giunge fino alla singola persona. Si tratta così di una rete illimitata di relazioni, nelle quali la dittatura e il totalitarismo del «sacro egoismo» di uno Stato nazionale ‘monade’ […] sono sostituiti dall’dall'«europeismo permanente» anche nella forma del federalismo).<ref name="Veneruso">D.Veneruso “Winston Churchill dal nazionalimperialismo all’occidentalismo attraverso l’europeismo (1930-1957)” in Trimestre Storia - Cultura - Società Direttore: Luciano Rossi Anno XXXX - N. 1-4 - 2007</ref>}}
 
Questa revisione della teoria delle [[relazioni internazionali]], che sotto certi aspetti riecheggia le posizioni idealistiche, condusse Churchill, nell'estate del [[1930]], ispirato dalle idee elaborate dal ministro degli Esteri francese [[Aristide Briand]] e dal suo recente tour negli Stati Uniti nell'autunno del 1929, a scrivere un articolo lamentando l'instabilità causata dall'indipendenza della [[Polonia]] e dalla disintegrazione dell'[[Austria Ungheria]] in stati minori, dichiarandosi in favore alla soluzione federale degli "Stati Uniti d'Europa", anche se ritenne che la [[Gran Bretagna]] non dovesse farne parte<ref>James 1970, p. 220</ref>. Il modello riecheggiava proprio quello dell’dell'[[Austria Ungheria]], del cui smembramento si era sempre rammaricato<ref>Lukacs, "Il duello" 1990 p. 276</ref>, anche in virtù dei legami di amicizia da lui intrattenuti con esponenti dell'aristocrazia mitteleuropea, come il principe [[Kinsky|Karl Kinsky]], il barone [[Maurice de Forest]] e Sir [[Henry Strakosch]]. Durante la [[seconda guerra mondiale]], Churchill aveva infatti appoggiato i piani del principe [[Ottone d'Asburgo-Lorena]] e del conte [[Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi|Coudenhove-Kalergi]] per la costruzione di una federazione danubiana (che sottraesse l'Europa centrale all'egemonia sovietica)<ref>S. Dorril, ''MI6: Inside the Covert World of Her Majesty's Secret Intelligence Service'' 2000 p. 165</ref>.
 
[[File:Churchill Tha Hague 1948.jpg|miniatura|sinistra|Churchill tiene il discorso inaugurale del [[Consiglio d'Europa]] all'[[L'Aia|Aja]], 7 maggio [[1948]]]]
 
Nel [[1935]] il direttore del ''[[Daily Mail]]'' [[Harold Harmsworth|Lord Rothermere]], amico di Churchill e simpatizzante di Hitler gli mostrò una lettera ricevuta dal dittatore nazista;
 
{{citazione| La reazione di questi (Churchill) fu: "Se la sua [di Hitler] proposta significa che noi si pervenga a un accomodamento con la Germania per il dominio sull'Europa, ebbene, ritengo che ciò sarebbe contrario a tutta la nostra storia". ''A tutta la nostra storia''... così il ''tory'' europeista Churchill in contrasto con i conservatori isolazionisti (ae ancora prigionieri di una mentalità imperiale).<ref>{{en}}John Lukacs, ''Churchill. Visionario, Statista, Storico'' p. 88</ref>|John Lukacs}}
 
Le relazioni tra Regno Unito ed Europa rimasero al centro della riflessione di Churchill per tutti gli anni ‘30<ref name="Lukacs90">Lukacs "Churchill" 2002 p. 90</ref>. L'11 giugno [[1937]] scrisse: «Come sono andate le cose in Europa mentre noi badavamo ai fatti nostri? Per quanto mi riguarda non ho mai potuto accantonare l'Europa. Mi resta fissa nella mente"<ref name="Lukacs90" />. In proposito, lo storico Robert Rhodes James ha commentato: "(Churchill) ''Aveva combattuto la sua campagna più contro un carattere nazionale che contro un'amministrazione''»<ref name="Lukacs90" />.
 
Dopo lo scoppio della [[seconda guerra mondiale]] le idee su una più stretta unione europea continuarono a circolare, dal [[1942]] in poi, adper opera di uomini politici come il premier belga [[Paul-Henri Spaak]]<ref>Charmley 1995, pp. 107–830</ref>. Già nel marzo [[1943]] un discorso di Churchill sulla ricostruzione postbellica infastidì l'amministrazione statunitense non solo non menzionando la [[Cina]] come una grande potenza, ma proponendo un "consiglio d'Europa" puramente europeo. [[Harry Hopkins]] trasmise le preoccupazioni del presidente Roosevelt, avvertendo [[Anthony Eden|Eden]] che avrebbe "dato munizioni gratuite agli isolazionisti (statunitensi)" i quali avrebbero potuto proporre un "consiglio regionale" americano<ref>Charmley 1995, pp. 65–66</ref>. Emerse in questa fase l’elaborazionel'elaborazione da parte di Churchill della dottrina dei "Tre cerchi", all’internoall'interno dei quali doveva muoversi la politica estera britannica: Europa, Stati Uniti e Commonwealth. Il Regno Unito, per vocazione storica, nelle intenzioni di Churchill doveva riconfigurare il proprio ruolo internazionale come cerniera di collegamento tra il mondo anglofono e l’Europal'Europa, quale unico mezzo per mantenere una posizione di peso sullo scacchiere mondiale ed evitare di perdere la propria libertà d’azioned'azione. Secondo alcuni studiosi, tale dottrina sarebbe stata alla base della decisione culminata con il [[Uscita del Regno Unito dall'Unione europea|Referendum per l’uscital'uscita dall’Unionedall'Unione europea del 2016]]<ref>[https://www.cfc.forces.gc.ca/259/290/308/286/edmonds.pdf%7C] Lt. Comm. Michael Edmonds “CHURCHILL’S THREE SPHERES AND THE ORIGIN OF BRITISH EURO-SKEPTICISM” JCSP 45 Master of Defence Studies – Canadian Forces College</ref>.
 
Sul piano retorico, peraltro, l’enfasil'enfasi sull’Europasull'Europa cambiò molte volte in quegli anni, a seconda della tattica di Churchill per riconquistare il potere, il suo primo e fondamentale obiettivo dopo la sconfitta alle elezioni del 1945<ref name="dizionariostorico">”Eden, Anthony” voce in “Dizionario storico dell’integrazione europea a cura di Maria Elena Cavallaro e Filippo Maria Giordano” Soveria Mannelli 2018</ref>.
 
Subito dopo la guerra, Churchill riprese appieno le posizioni già espresse nel 1930, pronunciando un famoso discorso a [[Zurigo]] il 19 settembre [[1946]], nel quale sostenne la creazione di "una specie di Stati Uniti d'Europa" incentrata su una partnership franco-tedesca, con la Gran Bretagna e il Commonwealth, e forse gli Stati Uniti, come "amici e sponsor della nuova Europa":
 
[[File:Churchill and Carlo Sforza in Strasbourg 1950.jpg|miniatura|Churchill con il ministro degli Esteri italiano [[Carlo Sforza]] a [[Strasburgo]] nel [[1950]]]]
 
{{citazione|Oggi desidero parlarvi della tragedia dell'Europa. Questo nobile continente, che annovera le più belle e più colte regioni della Terra, e gode di un clima temperato e mite, è la casa di tutte le razze genitrici del mondo occidentale. È la fonte della fede e dell'etica cristiana. È l'origine di gran parte della cultura, delle arti, della filosofia e della scienza dei tempi antichi come di quelli moderni. Se un giorno l'Europa fosse unita nel condividere il proprio comune retaggio, non vi sarebbero limiti alla sua prosperità.<ref>{{en}}John Lukacs, ''Churchill. Visionario, Statista, Storico'' p. 96</ref>|Winston Churchill, [[1946]]}}
 
Il ''[[The Times|Times]]'' scrisse che il discorso aveva "sorpreso il mondo" con "proposte oltraggiose" e avvertì che c'era ancora poco entusiasmo per tale unità, e che sembrava presumibile una divisione permanente tra l'Europa orientale e occidentale, sollecitando dei "più modesti" accordi economici. Il discorso di Churchill fu invece elogiato da [[Leo Amery]] e dal conte [[Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi|Coudenhove-Kalergi]] il quale scrisse che il discorso avrebbe spinto i governi all'azione<ref>Gilbert, pp. 265–66</ref><ref name="Charmley">Charmley 1995, pp. 246–49</ref>.
 
{{Approfondimento
{{Approfondimento|titolo=Churchill e la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo|contenuto=Se Churchill fu sempre sostanzialmente ostile all'adesione del Regno Unito ad un blocco europeo continentale, fu invece, di converso, uno dei massimi fautori di un [[Consiglio d'Europa]] che consentisse la redazione di una Carta europea dei diritti dell'uomo. L'idea fu espressa nel discorso tenuto al Congresso dell'Aja del [[1948]]:
|titolo = Churchill e la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo
{{Approfondimento|titolocontenuto =Churchill e la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo|contenuto=Se Churchill fu sempre sostanzialmente ostile all'adesione del Regno Unito ada un blocco europeo continentale, fu invece, di converso, uno dei massimi fautori di un [[Consiglio d'Europa]] che consentisse la redazione di una Carta europea dei diritti dell'uomo. L'idea fu espressa nel discorso tenuto al Congresso dell'Aja del [[1948]]:
 
{{citazione|Al centro del nostro movimento sta l'idea di una Carta dei Diritti dell'Uomo, garantita dalla libertà e sostenuta dalla legge.<ref name="Duranti">M. Duranti ''Churchill, Human Rights, and the European Project'' Oxford Scholarship online 2017</ref>}}
 
Ciò si inseriva, da un lato, nella mai sopita passione ideologica dello statista, pienamente inserita nella tradizione dell'Illuminismo, dall'altro nella necessità di riaffermare il modello occidentale e liberale di fronte alla sfida sovietica.<ref name="Duranti"/>. Dalla sua visione sorse il [[Trattato di Londra (1949)|Trattato di Londra del 1949]] istitutivo del [[Consiglio d'Europa]], cui attualmente aderiscono 47 Stati membri e, sempre per suo impulso, una commissione presieduta dal giurista britannico [[David Maxwell Fyfe]] redasse la [[Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali]] (CEDU), ratificata a [[Roma]] nel [[1950]]. Essa costituisce, ada oggi, una delle più rilevanti fonti del diritto dei Paesi aderenti al Consiglio d'Europa.
|allineamento = destra
}}
 
Churchill espresse sentimenti simili in una riunione della [[Primrose League]] all'[[Royal Albert Hall|Albert Hall]] del 18 maggio [[1947]]. Dichiarò: «Facciamo che l'Europa risorga», ma fu "assolutamente chiaro" che "non permetteremo che nessuna divisione venga tracciata tra la Gran Bretagna e gli Stati Uniti". I discorsi di Churchill contribuirono a incoraggiare la fondazione del [[Consiglio d'Europa]]<ref name="Charmley" /><ref>Gilbert, p. 321</ref>. Nel [[1948]] Churchill presiedette il [[Congresso dell'Aia (1948)|congresso dell'Aia]], che riunì i rappresentanti di numerosi Stati europei per discutere i problemi riguardanti l'[[integrazione europea]]. Nell'estate del [[1947]] Churchill partecipò a [[Strasburgo]] alla riunione inaugurale del Consiglio d'Europa; nel discorso che tenne il 17 agosto invitò il consiglio a muoversi come "entità europea" alle [[Nazioni Unite]], incoraggiando anche il coinvolgimento della nuova [[Germania Ovest|Germania democratica]] nelle istituzioni europee<ref>Gilbert 1991 p. 417</ref>. Questa idea costituiva una riproposizione del progetto originario di Churchill sulle Nazioni Unite, che nella sua visione avrebbero dovuto essere costituite da tre consigli regionali delle Americhe, dell'Asia orientale e appunto d'Europa; il progetto venne poi superato dalla visione più universalistica del segretario di Stato americano [[Cordell Hull]], anche se Churchill a Jalta aveva preteso e ottenuto la presenza francese nel consiglio di sicurezza per rafforzare la presenza europea al suo interno<ref>''New Left'' 2003 p. 11</ref>.
 
[[File:Churchill Zurich let europe arise.jpg|miniatura|sinistra|Targa commemorativa del Discorso di Zurigo]]
 
Sul piano interno, peraltro, i conservatori si erano divisi, sin dal 1945, sulla visione dell’Europadell'Europa. Solo Churchill riuscì, e non sempre, a conciliare le due anime del partito, quella liberale e quella populista<ref name="dizionariostorico"/>. Inoltre, la retorica europeista di Churchill puntava a mettere in difficoltà il governo [[Clement Attlee|Attlee]], chiuso nella prospettiva di classe e dominato dal dogma delle nazionalizzazioni<ref name="dizionariostorico"/>. Non a caso, nel giugno del [[1950]] Churchill fu fortemente critico nei confronti del fatto che il governo laburista non aveva inviato rappresentanti britannici a [[Parigi]] (per discutere del [[piano Schuman]] per la creazione della [[Comunità europea del carbone e dell'acciaio]]), dichiarando che la politica laburista " metteva a rischio l'equilibrio dell'Europa"<ref name="Jenkins 810"/>, e rischiava il fatto che la [[Germania]] dominasse il nuovo raggruppamento. Sviluppò ulteriormente il pensiero federalista facendosi promotore di una forma di confederazione mondiale attraverso l'[[ONU]] (sullo sfondo dell'[[Guerra di Corea|invasione comunista della Corea del Sud]]), sottolineando al contempo che lail [[GranRegno Bretagna]]Unito era in una posizione unica per esercitare la leadership attraverso i suoi legami con il [[Commonwealth delle Nazioni|Commonwealth]], gli Stati Uniti e l'Europa<ref>Gilbert, pp. 535–36</ref>. Tuttavia, Churchill era contrario al fatto che lail GranRegno BretagnaUnito si unisse effettivamente a qualche raggruppamento federale<ref name="Jenkins 810">Jenkins, p. 810 and pp. 819–14</ref><ref>Johnson 2014, pp. 306–10</ref>.
 
Dopo essere tornato primo ministro, Churchill scrisse una nota per il gabinetto il 29 novembre [[1951]]. In essa ribadì la dottrina dei "Tre cerchi", elencando le priorità della politica estera britannica: l'unità e il consolidamento del Commonwealth, l’l'"associazione fraterna" del mondo di lingua inglese (cioè il Commonwealth e gli Stati Uniti), quindi in terzo luogo, "l'Europa unita, alla quale siamo particolarmente legati come amici e alleati", sottolineando però al contempo la necessità di salvaguardare prima di tutto la sovranità delladel [[GranRegno Bretagna]]Unito "solo nel momento in cui i piani per unire l'Europa prendono una forma federale non possiamo parteciparvi, perché non possiamo subordinare noi stessi o il controllo della politica britannica a delle autorità federali"<ref>Charmley 1995, pp. 249, 298</ref>.
 
Nel [[1956]], dopo essersi dimesso dalla carica di primo ministro, Churchill ricevette il [[premio Carlo Magno]] per il suo contributo all'Unità europea<ref>Gilbert, Martin. ''Winston S. Churchill: Never Despair: 1945–1965''. 1988: p. 1197</ref>.
 
=== Secondo mandato ministeriale (1951-1955) ===
==== Ritorno al governo ====
===== Politica interna =====
[[File:Churchillcabinet1955.png|miniatura|sinistra|Il terzo Governo Churchill ([[1955]])]]
 
Dopo le [[Elezioni generali nel Regno Unito del 1951|elezioni generali dell'ottobre 1951]], Churchill divenne di nuovo primo ministro e il suo secondo governo durò fino alle sue dimissioni nell'aprile del [[1955]]. Ricoprì inoltre l'incarico di ministro della Difesa dall'ottobre [[1951]] fino al 1º marzo 1952, quando consegnò il portafoglio al [[Harold Alexander|feldmaresciallo Alexander]]<ref>Gilbert, p. 711</ref>. Subito entrato in carica, Churchill ridusse nettamente gli stipendi di tutti i componenti del governo (compreso il proprio), avviò la privatizzazione dell'industria metallurgica e soppresse il monopolio radiotelevisivo della [[BBC]]<ref>{{Cita|Martin Gilbert 1991|p. 421}}.</ref>.
 
Negli affari interni vennero introdotte varie riforme, come il ''Mines and Quarries Act'' del [[1954]] e nello stesso anno il ''Housing Repairs and Rents Act''. La prima misura consolidò la legislazione riguardante l'occupazione di giovani e donne nelle miniere e cave, insieme alla sicurezza, alla salute e al benessere dei minatori. Il secondo provvedimento estese invece l'applicazione della precedente legislazione edilizia e definì le norme di salubrità degli ambienti domestici<ref>Poverty, inequality and health in Britain, 1800–2000: a reader edited by George Davey Smith, Daniel Dorling, & Mary Shaw, LXXIX</ref>. Furono innalzati anche gli sgravi fiscali<ref>M. Pough ''Speak for Britain!: A New History of the Labour Party'' 2012 p.
306</ref>, la costruzione di alloggi popolari aumentò, e le pensioni e i sussidi di assistenza nazionale furono aumentati<ref>A. Boxer ''OCR a Level History B: The End of Consensus: Britain, 1945-90'' 2008 pp. 232</ref>. Controversa, tuttavia, fu la decisione di introdurre un'imposizione fiscale sui farmaci da prescrizione medica<ref>J.P. Griffin, ''The Textbook of Pharmaceutical Medicine''2009 pp. 776</ref>.
 
Le politiche abitative erano state un punto qualificante del programma elettorale dei conservatori, dopo che il governo Churchill dei primi anni '50, con [[Harold Macmillan]] in qualità di ministro per gli alloggi, aveva dato alla costruzione di alloggi popolari una priorità politica molto più alta di quella ricevuta sotto l'amministrazione [[Clement Attlee|Attlee]]. Macmillan aveva accettato la sfida di Churchill di soddisfare l'ambizioso impegno pubblico di quest'ultimo di costruire {{formatnum:300000}} nuove case all'anno e raggiungere l'obiettivo un anno prima del previsto<ref>N. Fisher ''Harold Macmillan'' 1982</ref>.
 
Nel [[1954]], nel quadro di un progressivo allargamento dei diritti civili, il governo Churchill insediò la commissione d'inchiesta presieduta da Lord Wolfenden la quale, nel [[1957]], redasse il [[Rapporto Wolfenden|celebre rapporto]] che a sua volta porterà alla depenalizzazione dell'omosessualità nel [[Regno Unito]] dieci anni dopo<ref>H. Bauer, M. Cook (a cura di), Queer 1950s: Rethinking Sexuality in the Postwar Years, Palgrave Macmillan 2012</ref>.
 
Infine, il maggior successo conseguito in politica interna dal secondo governo Churchill fu la fine del razionamento bellico, obiettivo raggiunto ufficialmente nel luglio del [[1954]]<ref>A. Roberts "" cit. p. 1668</ref>.
 
===== Questioni coloniali =====
====== Kenya e Malesia ======
 
Le priorità interne di Churchill nel suo ultimo governo furono messe in ombra da una serie di crisi in politica estera, che erano in parte il risultato del continuo declino del potere e del prestigio militare e imperiale britannico. Essendo un forte sostenitore delladel [[GranRegno Bretagna]]Unito come potenza internazionale, Churchill spesso privilegiò l'azione militare diretta. Un esempio fu il suo invio di truppe britanniche in [[Kenya (colonia britannica)|Kenya]] per affrontare la ribellione dei [[Mau-Mau]]<ref name="Jenkins843">Jenkins, pp. 843–61</ref>. Cercando di conservare ciò che poteva dell'Impero, una volta dichiarò: «Non presiederò a uno smembramento»<ref name="Jenkins843"/>.
 
Un altro dossier fu quello che divenne noto come l'[[emergenza malese]]. In [[MalaysiaFederazione della Malesia|Malesia]], un'insurrezione comunista contro il dominio britannico era in corso dal [[1948]]. Ancora una volta, il governo di Churchill ereditò una crisi ed egli scelse l'opzione militare contro i ribelli mentre tentò di costruire un'alleanza con le forze filo-britanniche<ref>Gilbert, Martin (2001). ''Churchill: A Study in Greatness (one-volume edition)''. London: Pimlico</ref><ref>Stubbs, Richard (2001). ''Hearts and Minds in Guerilla Warfare: The Malayan Emergency 1948–1960'' New York: Eastern University</ref>. Mentre la ribellione veniva lentamente sconfitta, era altrettanto chiaro che il dominio coloniale dalla [[Gran Bretagna]] non era più sostenibile<ref>Ferguson, Niall (2000). ''Empire: How Britain Made the Modern World'' London: Penguin Books Ltd</ref>.
 
==== Relazioni con gli Stati Uniti, Medio Oriente e guerra fredda ====
[[File:Wc0279.jpg|miniatura|Churchill con Eisenhower e Montgomery nel [[1951]]]]
 
Nei primi anni Cinquantacinquanta lail GranRegno BretagnaUnito stava ancora tentando di rimanere la terza grande potenza sulla scena mondiale. Questo fu "il tempo in cui la [[Gran Bretagna]] si scontrò con gli Stati Uniti con una fermezza che non avrebbe più avuto nel dopoguerra"<ref>Seldon 1981, pp. 395–96</ref>. Allo stesso tempo, Churchill si spese molto nella cura delle relazioni anglo-americane e tentò di mantenere il rapporto speciale con la superpotenza<ref>Jenkins, p. 847</ref>.
 
Churchill ede [[Anthony Eden]] giunsero una prima volta a [[Washington]] nel gennaio del [[1952]]. L'amministrazione Truman sosteneva in quel momento il progetto della CED ([[Comunità europea di difesa]]), sperando che ciò avrebbe consentito il riarmo controllato della Germania occidentale e la contestuale riduzione della presenza militare americana in [[Europa occidentale]]; Churchill fu però sempre ostile a questo disegno. Chiese invece un impegno militare americano per sostenere la posizione delladel GranRegno BretagnaUnito in [[Egitto]] e in [[Medio Oriente]]. Ciò non incontrò l'approvazione americana: gli Stati Uniti si aspettavano il supporto britannico per combattere il comunismo in [[Guerra di Corea|Corea]], e guardavano all'impegno degli Stati Uniti in Medio Oriente come un supporto all'imperialismo britannico, oltre al fatto che gli americani non erano persuasi, a differenza di Churchill, che questo avrebbe impedito a regimi filo-sovietici di giungere al potere<ref>Charmley 1995, p. 255</ref>. Tuttavia, quando il governo di [[Mohammad Mossadeq]] si avvicinò sempre più ai sovietici, gli Stati Uniti appoggiarono il [[Operazione Ajax|colpo di Stato]] del [[1953]] che rovesciò il primo ministro iraniano<ref>S. Beltrame "Mossadeq: l'Iran, il petrolio, gli Stati Uniti e le radici della rivoluzione islamica" Rubbettino 2009</ref>. Questi peraltro aveva in precedenza nazionalizzato l'[[Anglo-Iranian Oil Company]], compagnia petrolifera che già Churchill aveva nazionalizzato nel [[1913]] in favore del [[Regno Unito]].
 
All'inizio del [[1953]], la priorità della politica estera del gabinetto era l'[[Egitto]] e la [[Rivoluzione egiziana del 1952|rivoluzione nazionalista egiziana]]. Nel luglio 1952 il re filo-britannico [[Fārūq I d'Egitto|Faruq]] fu deposto da una giunta di ufficiali dell'esercito guidati dal generale [[Muhammad Naguib]], che fu presto estromesso dal colonnello [[Gamal Abdel Nasser]]. L'Egitto era stato uno stato cliente britannico, sotto vari tipi di controllo e occupazione militare, dal [[1883]]. Churchill si fece promotore di una linea di distensione con l'Egitto. Nel [[1953]] lail GranRegno BretagnaUnito, desiderosa di ripristinare relazioni amichevoli, accettò di porre fine al suo dominio in [[Sudan]] nel 1956 in cambio dell'abbandono da parte dell'Egitto delle proprie rivendicazioni sulla regione. Nell'ottobre del 1954, lail GranRegno BretagnaUnito e l'Egitto concludevano un accordo sull'evacuazione graduale delle truppe britanniche dalla base di Suez, con grande sgomento del "gruppo Suez" interno ai deputati conservatori<ref>Charmley 1995, pp. 261, 277, 285</ref>.
 
[[File:Churchill and David Ben Gurion.jpg|miniatura|Churchill con il primo ministro israeliano [[David Ben Gurion]] nel [[1961]]]]
 
Sempre con riguardo al [[Medio Oriente]], Churchill portò avanti una politica di disimpegno militare britannico, coerentemente con le sue posizioni sin dai primi [[Anni 1920|anni '20]]. In particolare, rifiutò di prestare assistenza militare alla [[Giordania]], dopo che questa era diventata un rifugio sicuro per la guerriglia [[Palestina|palestinese]], nonostante l'opinione contraria di molti dentro e fuori dal suo partito<ref>M. Gilbert ''Churchill and the Jews'' 2007 p. 365</ref>.
Riga 1 073 ⟶ 1 082:
Alcuni dei colleghi di Churchill pensavano si sarebbe dimesso dopo l'[[Incoronazione della Regina Elisabetta II|incoronazione della regina nel maggio del 1953]]. [[Anthony Eden|Eden]] scrisse a suo figlio il 10 aprile: "Winston diventa ogni giorno più vecchio e tende a perdere un sacco di tempo [...] il mondo esterno non ha idea di quanto sia difficile"<ref name="Charmley263"/>. Tuttavia, la grave malattia nel frattempo occorsa a Eden permise a Churchill di assumere il controllo degli affari esteri dall'aprile del 1953<ref name="Charmley263"/><ref>Gilbert, Martin. ''Winston S. Churchill: Never Despair: 1945–1965''. 1988: pp. 814–15, 817</ref>.
 
[[File:Bundesarchiv B 145 Bild-F003523-0001, Bonn, Winston Churchill und Konrad Adenauer.jpg|miniatura|sinistra|verticale|Churchill con [[Konrad Adenauer]] nel [[1956]]]]
 
Nei rapporti con l'[[Europa]], Churchill si prodigò per sostenere la rinascita della [[Germania Ovest|Repubblica federale tedesca]]. Nel [[1953]] a [[Londra]] ebbero luogo i negoziati che portarono all'[[accordo sui debiti esteri germanici]], che cancellò gran parte dei debiti di guerra tedeschi. Nel [[1954]] scrisse al cancelliere [[Konrad Adenauer]]: «Dopo tanti anni di lotta ho tra i più vivi il desiderio di vedere la nazione tedesca assumere il posto che le compete nella famiglia mondiale delle nazioni libere»<ref name="Gilbert433">{{Cita|Martin Gilbert 1991|p. 433}}.</ref>.
 
[[File:Tito-Churchill-and-Eden-in-London-March-1953-Sl-3-Tito-Churchill-in-Eden-v-Londonu.png|thumb|Tito, Churchill ede Anthony Eden a Londra nella primavera del [[1953]]]]
 
Nei riguardi dell'Italia invece, l'obiettivo principale della politica britannica, all'unisono con quella statunitense, fu di serrare i ranghi dei Paesi mediterranei nell'ambito [[Nato]]. A tal fine, divenne di vitale importanza risolvere il contenzioso di [[Trieste]], che impediva una più stretta cooperazione tra l'Italia e le nazioni balcaniche e mediterranee, in particolare la [[Jugoslavia]], ma anche [[Turchia]] e [[Grecia]], membri dell'Alleanza<ref>F. Imperato "UN ASPETTO DELLA POLITICA MEDITERRANEA DELL’ITALIA: LE RELAZIONI CON LA TURCHIA (1946-1974" in "FRA DIPLOMAZIA E PETROLIO.
Riga 1 084 ⟶ 1 093:
Nello stesso anno, Churchill e Eden colsero un altro importante successo con la firma del Trattato di pace con l'[[Austria]], primo e unico caso di ritiro volontario dell'[[Unione Sovietica]] da un territorio occupato durante la guerra<ref name="dizionariostorico"/>, ottenuto mediante la neutralizzazione dello stato danubiano: il modello che Churchill aveva prefigurato anche per gli Stati dell'Europa orientale, ormai confitti nell'orbita sovietica.
 
In generale, dopo l'avvento di [[Georgij Maksimilianovič Malenkov|Malenkov]] alla guida dell'[[Urss]], Churchill si fece attivo promotore di una politica di apertura verso i [[Unione Sovietica|sovietici]]. Dopo ulteriori scoraggiamenti da parte del presidente Eisenhower (negli Stati Uniti era l'epoca del [[maccartismo]] e il segretario di Stato [[John Foster Dulles]], con il quale ebbe un pessimo rapporto, era un "falco" della [[guerra fredda]]), Churchill decise di avviare un'azione autonoma della [[Gran Bretagna]] e annunciò i suoi piani per un summit anglo-sovietico alla Camera dei Comuni l'11 maggio. L'ambasciata americana a Londra osservò che questa era stata una rara occasione in cui Churchill non menzionò la solidarietà anglo-americana in un discorso. A [[luglio]] [[Vjačeslav Michajlovič Molotov|Molotov]] rispose per telegramma a Churchill dichiarandosi favorevole ada un incontro<ref name="Gilbert433"/>. Tuttavia l'iniziativa non ebbe seguito, a causa dell'ostilità di ministri come [[Robert Gascoyne-Cecil, V marchese di Salisbury|Lord Salisbury]] (Viceministro degli Esteri) e dello stesso [[Anthony Eden|Eden]], i quali erano preoccupati per l'irritazione provocata agli americani e ai francesi, sebbene [[Selwyn Lloyd]], insieme a molti conservatori, avesse sostenuto l'iniziativa di Churchill<ref name="Charmley263"/><ref>Gilbert, pp. 827–32</ref>.
 
Di fronte all'ostilità verso la distensione con l'[[Unione Sovietica]] manifestata dai suoi ministri, Churchill decise di dotare il [[Regno Unito]] della [[bomba all'idrogeno]], senza informare il gabinetto. Churchill intendeva usare il potere deterrente della nuova arma per avviare un disarmo concertato globale. Le grandi potenze dovevano escogitare "un sistema di disarmo equilibrato e articolato in varie fasi"<ref name="gilbert435">{{Cita|Martin Gilbert 1991|p. 435}}.</ref>. Il mezzo per raggiungere il disarmo era la deterrenza rappresentata dall'armamento nucleare. "Questa deterrenza può portare in ogni momento al disarmo, posto che sia tale"<ref name="gilbert435"/>.
 
Con il discorso dell'11 maggio 1953 Churchill conseguì l'ultimo risultato della sua carriera sul piano internazionale, ossia avviare, indirettamente, il processo di affossamento del progetto di [[Comunità europea di difesa]], avanzato soprattutto su pressione statunitense e sostenuto all'interno del governo britannico da [[Anthony Eden]]<ref name="avarsori">A. Varsori La Gran Bretagna e l'Italia di De Gasperi (1945-1953) in Ventunesimo Secolo Vol. 3, No. 5 (Marzo 2004), pp. 221-246</ref>. La CedCED era concordemente vista da Churchill e dai sovietici come un tentativo non troppo velato di riarmare la [[Repubblica Federale Tedesca (1949-1990)|Germania occidentale]], un esito che lo statista britannico intese stroncare sul nascere. Secondo [[Antonio Varsori]], molti osservatori dell'epoca attribuirono proprio all'intervento distensivo di Churchill il successivo affossamento della CedCED, sancito definitivamente dal voto contrario del Parlamento francese dell'anno successivo<ref name="avarsori"/>. In Italia, peraltro, la conseguenza del discorso fu quella di provocare la caduta del governo [[Alcide De Gasperi|De Gasperi]], che aveva fortemente sostenuto il progetto, come notarono sia [[Giulio Andreotti]] chesia [[Pietro Nenni]]<ref name="avarsori"/>. Sul piano militare Churchill aveva sempre sostenuto l'alternativa della creazione di forze partigiane clandestine per contrastare un'eventuale invasione sovietica, sul modello dello [[Special Operations Executive]]: tale strada venne intrapresa a partire dal [[1956]] con la creazione della struttura [[Stay-behind]] [[Operazione Gladio|Gladio]]<ref name="Giannuli"/>.
 
==== Infarto e dimissioni ====
[[File:Churchill queen Elizabeth 1953.jpg|miniatura|Churchill con la regina [[Elisabetta II del Regno Unito|Elisabetta II]] nel [[1953]]]]
 
Churchill aveva subito un lieve [[ictus]] mentre era in vacanza nel sud della Francia, nell'estate del 1949. Quando formò il suo secondo governo la sua decadenza fisica era evidente a tal punto che [[Giorgio VI del Regno Unito|Giorgio VI]], già nel dicembre [[1951]], pensò di chiedere a Churchill di dimettersi l'anno successivo a favore di [[Anthony Eden]]<ref>Judd, Dennis (2012). ''George VI ''(Paperback ed.). I. B. Tauris. p. 260</ref>, ma non è noto se il re lo avesse fatto prima della sua morte nel febbraio del [[1952]].
 
La fatica di ricoprire contemporaneamentela le carichecarica di primo ministro e, per una malattia di Eden, anche quella di ministro degli esteri, contribuì a causare il suo secondo infarto a [[Downing Street]] dopo una cena ufficiale il 23 giugno [[1953]] con [[Alcide de Gasperi]]. Nonostante fosse parzialmente paralizzato da un lato, presiedette a una riunione di Gabinetto il mattino seguente senza che nessuno si accorgesse della sua incapacità. Successivamente le sue condizioni peggiorarono e si pensò che non sarebbe sopravvissuto al fine settimana. La notizia venne nascosta al pubblico e anche al Parlamento, ma venne riferito che Churchill aveva sofferto di esaurimento nervoso. Andò nella sua casa di campagna, Chartwell, per riprendersi, e alla fine di giugno stupì i suoi dottori riuscendo, pur gocciolando dal sudore, a sollevarsi dalla sedia<ref>Gilbert, pp. 846–57</ref><ref>Charmley 1995, p. 266</ref><ref name="Jenkins, pp. 868–71">Jenkins, pp. 868–71</ref>.
 
[[File:Churchil and Alcide de Gasperi 1953.jpg|miniatura|sinistra|Churchill con [[Alcide de Gasperi]] il 23 giugno [[1953]]]]
 
Churchill era ancora desideroso di avere un incontro con i sovietici e si dimostrò aperto all'idea di una Germania riunificata. Rifiutò di condannare il regime della [[Repubblica Democratica Tedesca]], commentando il 10 luglio [[1953]] che "i russi sono sorprendentemente pazienti riguardo ai [[Moti operai del 1953 nella Germania Est|disordini nella Germania dell'Est]]". Pensava che questo potesse essere il motivo della rimozione di [[Lavrentij Pavlovič Berija|Berija]]<ref>Gilbert, p. 863</ref>. Churchill tornò alla vita pubblica nell'ottobre del [[1953]] per tenere un discorso alla conferenza del partito conservatore a [[Margate]]<ref name="Jenkins, pp. 868–71"/>. Nel dicembre del 1953 Churchill incontrò Eisenhower alle [[Bermuda]]<ref>Gilbert, pp. 936–37</ref>.
 
Churchill[[Anthony fuEden]], coinvoltoterminata la convalescenza dalle sue operazioni, divenne una figura importante sulla scena mondiale nel 1954. Ebbe un nell'attrito tracon Edenil ecollega statunitense Dulles, che coinvolse anche Churchill (giugno 1954). eQuesti, desideravadesiderando ancora compiere un viaggio ufficiale a [[Mosca (Russia)|Mosca]], minacciandominacciò di rassegnare le dimissioni. Ciò provocò una crisi di governo quando [[Robert Gascoyne-Cecil, V marchese di Salisbury|Lord Salisbury]] minacciò di dimettersi a sua volta se Churchill avesse fatto a modo suo. Alla fine i sovietici proposero una conferenza delle cinque grandi potenze, che però non ebbe seguito dopo che Churchill si dimise. Entro l'autunno egli aveva nuovamente rimandato le sue dimissioni<ref>Gilbert, pp. 1009–17</ref><ref>Charmley 1995, pp. 289–91</ref>.
 
[[Anthony Eden]], terminataguidò poi la convalescenza dalle sue operazioni, divenne una figura importante sulla scena mondiale nel [[1954]], guidando [[Conferenza di Ginevra (1954)|i negoziati di Ginevra per la pace in Indocina]], siglando un accordo diplomatico con l'Egitto e un accordo tra i paesi dell'Europa occidentale dopo il rifiuto francese di aderire alla [[Comunità europea di difesa|CED]]<ref>Gilbert, pp. 298–300</ref>. Consapevole del fatto che stava decadendo sia fisicamente chesia mentalmente, Churchill alla fine si dimise da primo ministro nel [[1955]] e gli succedette [[Anthony Eden]]. Al momento delle dimissioni, fu considerato come l'uomo politico che aveva avuto la più lunga carriera ministeriale nella politica britannica moderna<ref>https://www.bbc.com/news/uk-politics-22858351</ref>. Subì un altro lieve ictus nel dicembre del [[1956]].
 
=== Ultimi anni e morte ===
[[File:AR7813-E. President John F. Kennedy Declares Sir Winston Churchill an Honorary Citizen of the United States.jpg|miniatura|Il presidente John Fitzgerald Kennedy conferisce la cittadinanza onoraria degli Stati Uniti a Winston Churchill. Alla sua sinistra il figlio Randolph e in seconda fila, alla destra della First lady, il nipote Winston ([[1963]]).]]
 
[[Elisabetta II del Regno Unito|Elisabetta II]] offrì a Churchill il titolo di "duca di Londra", ma egli rifiutò in seguito alle obiezioni di suo figlio [[Randolph Frederick Churchill|Randolph]], che avrebbe ereditato il titolo alla morte del padre e quindi sarebbe stato escluso dalla [[Camera dei Comuni (Regno Unito)|Camera dei Comuni]]<ref>Rasor, p. 205</ref>. Tuttavia, accettò il cavalierato dell'[[Ordine della Giarrettiera]]. Dopo aver lasciato il premierato, Churchill passò meno tempo in parlamento finché non si ritirò definitivamente dalla politica alle [[Elezioni generali nel Regno Unito del 1964|elezioni generali del 1964]]. Churchill trascorse la maggior parte del suo ritiro a Chartwell e nella sua casa di Hyde Park Gate, a [[Londra]], e divenne un habitué dell'alta società sulla [[Costa Azzurra]], stringendo amicizia con [[Aristotele Onassis]]<ref>Gilbert, Martin (2001). Churchill: A Study in Greatness (one-volume edition). London: Pimlico</ref><ref>Lovell, Mary S. ''The Churchills'' Little, Brown Book Group. pp. 486</ref>.
 
[[File:Churchill and Maria Callas.jpg|miniatura|sinistra|Churchill con [[Maria Callas]] nel [[1959]]. Dopo le dimissioni da Primo ministro Churchill strinse amicizia con [[Aristotele Onassis]] e con la Callas, all'epoca compagna del magnate greco, e fu spesso loro ospite sullo yacht "Christina".]]
 
Sebbene pubblicamente la supportasse, Churchill era in privato scettico riguardo all'[[Crisi di Suez|invasione di Suez]] voluta da [[Anthony Eden]]. Sua moglie [[Clementine Hozier|Clementine]] credeva che Churchill si fosse recato numerose volte negli Stati Uniti negli anni seguenti per ricucire le relazioni anglo-americane<ref>Gilbert, Martin. Winston S. Churchill: Never Despair: 1945–1965. 1988: pp. 1224–25</ref>.
 
[[File:Randolph Churchill with daughter Arabella and Jacqueline Kennedy.jpg|miniatura|Randolph Churchill con la figlia Arabella, [[Jacqueline Kennedy Onassis|Jackie Kennedy]] e [[John Fitzgerald Kennedy Jr.|John Fitzgerald Jr]], [[New York]], [[1966]]]]
 
Al momento delle [[Elezioni generali nel Regno Unito del 1959|elezioni generali del 1959]], Churchill ormai frequentava raramente la Camera dei Comuni. Nonostante la netta vittoria conservatrice, la sua maggioranza calò di oltre un migliaio voti. È opinione diffusa che quando le sue facoltà mentali e fisiche cominciarono a decadere, iniziò a perdere la battaglia che aveva dovuto combattere per tutta la vita contro quella che lui chiamava il "cane nero", cioè la [[disturbo depressivo|depressione]]. Tuttavia [[Anthony Montague Browne]], segretario personale di Churchill durante gli ultimi dieci anni di vita di quest'ultimo, scrisse che non aveva mai sentito Churchill riferirsi al "cane nero", e contestò vigorosamente l'idea che la salute dell'ex primo ministro fosse afflitta anche dalla depressione<ref>A. M. Browne, Long Sunset (1995), pp. 302–03</ref>.
 
Si è ipotizzato che Churchill possa aver avuto la [[malattia di Alzheimer]] negli ultimi anni, anche se altri sostengono che la sua ridotta capacità mentale era semplicemente il risultato cumulativo dei vari infarti e ictus e della sordità crescente di cui soffriva già dal [[1949]]<ref>W. Attenborough, Churchill and the Black Dog of Depression (2014), pp. 175–86</ref>. Nel 1963, il presidente americano [[John Fitzgerald Kennedy|John F. Kennedy]], dopo autorizzazione concessa da un atto del Congresso, lo proclamò cittadino onorario degli Stati Uniti<ref>Pub.L. 86-6. U.S. Senate. 9 aprile 1963</ref>, ma Churchill non fu in grado di partecipare alla cerimonia della Casa Bianca (lo rappresentarono il figlio [[Randolph Frederick Churchill|Randolph]] e il nipote [[Winston Churchill (1940-2010)|Winston Jr.]])<ref name="Jenkins911">Jenkins, p. 911</ref>.
 
Nel giugno [[1962]], mentre si trovava a [[Montecarlo]] Churchill si ruppe un femore. Gli fu messo a disposizione un letto in un ospedale francese, ma disse al suo segretario Montague Brown che voleva "morire in Inghilterra"<ref name="Gilbert448">{{Cita|Martin Gilbert 1991|p. 448}}.</ref>. Il Primo ministro [[Harold Macmillan]] mandò a prenderlo un caccia della [[Royal Air Force|RAF]] e durante la discesa dall'aereo a [[Londra]] rivolse ai presenti il segno della vittoria<ref name="Gilbert448"/>.
 
[[File:Churchill with children Randolph and Diana.jpg|miniatura|sinistra|Churchill con i figli Randolph e Diana nel [[1923]]. La figlia primogenita, sofferente di depressione, si suicidò nel [[1963]].]]
 
Gli ultimi anni di vita di Churchill furono funestati dalla salute malferma e soprattutto dal tragico suicidio della figlia primogenita [[Diana Churchill|Diana]] nell'ottobre [[1963]]. Come il padre sofferente di [[Disturbo depressivo|disturbi depressivi]] e più volte sottoposta a ricoveri in cliniche psichiatriche, dopo il fallimento del secondo matrimonio ingerì una dose fatale di [[barbiturici]]. Come raccontò in seguito la figlia minore Mary: "Mio padre comprese solo lentamente ciò che gli dissi, ma poi si chiuse in un silenzio profondo e distante"<ref name="Gilbert448"/>.
 
Nonostante la cattiva salute, Churchill cercò ancora di rimanere attivo nella vita pubblica e nel giorno di San Giorgio del [[1964]], mandò un messaggio di congratulazioni ai veterani del [[Raid di Zeebrugge]] del [[1918]] che stavano assistendo a una messa di commemorazione a [[Deal (Regno Unito)|Deal]], nel [[Kent]], dove due vittime dell'incursione erano state sepolte nel cimitero di Hamilton Road. Sedette l'ultima volta alla [[Camera dei Comuni (Regno Unito)|Camera dei Comuni]] il 27 luglio [[1964]]<ref name="Gilbert448"/>. Il 30 novembre successivo compì 90 anni e si mostrò alla finestra della sua abitazione ada Hyde Park Gate per salutare la folla che lo acclamava mostrando il segno di vittoria<ref name="Gilbert448"/>.
 
Il 15 gennaio [[1965]], Churchill subì un grave [[ictus]] e morì nella sua casa di [[Londra]] nove giorni dopo, all'età di 90 anni, la mattina di domenica 24 gennaio [[1965]], esattamente 70 anni dopo la morte del padre<ref name="Jenkins911"/>.
 
[[File:Cover-corriere Churchill death.jpg|miniatura|verticale|La prima pagina del [[Corriere della Sera]] del 25 gennaio [[1965]] annuncia la morte di Churchill]]
 
==== Funerale ====
{{citazione|Onorevoli Colleghiǃ La vicenda umana di uno dei più grandi protagonisti della vita politica del nostro secolo si è appena conclusa.<ref name="Moro">http://www.camera.it/_dati/leg04/lavori/stenografici/sed0253/sed0253.pdf</ref>|[[Aldo Moro]], Presidente del Consiglio italiano, pronuncia la commemorazione di Churchill alla Camera dei deputati il 26 gennaio 1965}}
 
[[File:Sir Winston Churchill's Grave, Bladon - geograph.org.uk - 7116.jpg|miniatura|sinistra|verticale|La tomba di Churchill e della moglie Clementine a Bladon, [[Woodstock (Oxfordshire)|Woodstock]] [[Oxfordshire]]]]
Riga 1 145 ⟶ 1 154:
Tra gli osservatori stranieri fu diffusa l'impressione che la morte di Churchill avesse chiuso un'epoca. Solo la sua personalità e il suo prestigio avevano consentito al Regno Unito di rimanere protagonista della scena internazionale. Lo comprese [[Charles de Gaulle]] quando affermò, appresa la notizia della morte: "''Ora l'Inghilterra ha cessato di essere una grande potenza''"<ref name="dizionariostorico"/>.
 
[[File:Churchill's funeral 1965.jpg|miniatura|verticale|Il carro funebre di Churchill attraversa [[Londra]] tra due ali di folla, 30 gennaio [[1965]]]]
 
Un servizio funebre di statoStato fu celebrato nella [[cattedrale di St. Paul]] il 30 gennaio [[1965]]<ref>Picknett, et al., p. 252</ref>. Uno dei più grandi raduni di statisti del mondo ebbe luogo per la cerimonia. Insolitamente, la regina assistette al funerale perché Churchill fu il primo cittadino comune a ricevere un funerale di Stato dai tempi di [[William Gladstone]]<ref>https://www.bbc.co.uk/archive/churchill/11024.shtml</ref>. Mentre la bara piombata di Churchill risaliva il [[Tamigi]] da [[Tower Pier]] a [[Festival Pier]] sulla [[MV Havengore]], i portuali abbassarono le gru dei [[London Docklands|Docks]] in segno di saluto<ref>{{Cita web |url=http://www.portcities.org.uk/london/server/show/ConFactFile.29/Winston-Churchill.html |titolo=Copia archiviata |accesso=22 dicembre 2017 |dataarchivio=20 gennaio 2008 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080120191436/http://www.portcities.org.uk/london/server/show/ConFactFile.29/Winston-Churchill.html |urlmorto=sì }}</ref>.
 
La [[Royal Artillery]] sparò i 21 colpi di saluto dovuti a un capo di governo e la [[Royal Air Force|RAF]] lo salutò con un volo coreografico di sedici caccia [[English Electric Lightning|Lightning]]. La bara fu poi portata a breve distanza verso la [[Stazione di Londra Waterloo|stazione di Waterloo]], dove fu caricata su una carrozza ferroviaria appositamente preparata e dipinta come parte del treno funebre per il suo viaggio fino ada Hanborough<ref>Winston Churchill's funeral van project Archived 23 July 2008 at the Wayback Machine</ref>, sette miglia a nord-ovest di [[Oxford]]. A Bladon, vicino a [[Blenheim Palace|Blenheim]], si tenne una cerimonia funebre privata per i soli familiari e amici intimi.
 
Il treno funebre delle carrozze Pullman che trasportavano i suoi familiari in lutto fu trainato dalla locomotiva a vapore della classe ''Battle of Britain No. 34051 Winston Churchill''. Nei campi lungo il percorso, e nelle stazioni attraverso cui passava il treno, migliaia di compatrioti si fermarono in silenzio per dare il loro ultimo saluto a Churchill. Su sua richiesta, fu sepolto nel camposanto di famiglia a St Martin's Church, Bladon, vicino a [[Woodstock (Oxfordshire)|Woodstock]], non lontano dal suo luogo natale, [[Blenheim Palace]]. Accanto a lui riposano i suoi genitori e tutti i suoi antenati e discendenti.
 
Più tardi, nel 1965, un memoriale di Churchill, inciso da Reynolds Stone, fu posto nell'[[abbazia di Westminster]]<ref>{{Cita web |url=http://www.westminster-abbey.org/our-history/people/sir-winston-churchill2 |titolo=Copia archiviata |accesso=22 dicembre 2017 |dataarchivio=20 gennaio 2018 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180120041422/http://www.westminster-abbey.org/our-history/people/sir-winston-churchill2 |urlmorto=sì }}</ref>.
 
== Attività di scrittore, storico e artista ==
Riga 1 159 ⟶ 1 168:
[[File:Cover of The River War Vol 2, 1899.jpg|miniatura|verticale|Frontespizio di ''The river war'', le memorie di Churchill sulla guerra sudanese]]
 
Churchill fu un abile pittore dilettante e provò un grande piacere nel dipingere, specialmente dopo le sue dimissioni da [[Lord commissari dell'ammiragliato|primo lord dell'ammiragliato]] nel [[1915]]<ref>Jenkins, p. 279</ref>. Trovò un rifugio nell'arte per superare gli attacchi di [[disturbo depressivo|depressione]] di cui soffrì per tutta la vita.<ref name="Rees-Mogg">Rees-Mogg, William (22 May 2007) "Portrait of the artist with his black dog" The Times London</ref>, persuaso a dipingere dal suo amico artista, [[Paul Maze]], conosciuto durante la [[prima guerra mondiale]]<ref>https://web.archive.org/web/20110903153441/http://www.albanyfineart.co.uk/maze/biog.html</ref>.
 
I dipinti più noti di Churchill sono paesaggi [[Impressionismo|impressionisti]], molti dei quali hanno come soggetto il sud della [[Francia]], l'[[Egitto]] o il [[Marocco]]<ref name="Rees-Mogg"/>. Usando lo pseudonimo di Charles Morin<ref name="Knickerbrocker">Knickerbocker, H.R. (1941) ''Is Tomorrow Hitler's? 200 Questions On the Battle of Mankind'' Reynal & Hitchcock. pp. 140, 150, 178–79</ref>, Churchill coltivò il suo hobby per tutta la vita e dipinse centinaia di tele, molte delle quali sono esposte nello studio di Chartwell e in collezioni private, come la Wendy and Emery Reves Collection al [[Dallas Museum of Art]]. [[Emery Reves]] era l'editore americano di Churchill, oltre che un amico intimo<ref>https://web.archive.org/web/20090105231340/http://www.winstonchurchill.org/i4a/pages/index.cfm?pageID=576</ref>. La maggior parte dei suoi lavori sono dipinti a olio èe a soggetto paesaggistico, ma realizzò anche numerose scene di interni e ritratti. Nel 1925 [[Joseph Duveen|Lord Duveen]], [[Kenneth Clark]] e [[Oswald Birley]] selezionarono il suo ''Winter Sunshine'' come vincitore di un concorso per artisti dilettanti anonimi<ref>Johnson, Paul (2009) ''Churchill'' Viking pp. 46-47</ref>.
 
Nonostante la fama e le origini aristocratiche, Churchill faticò sempre a mantenere le sue entrate a un livello che finanziasse il suo stravagante stile di vita. I deputati prima del [[1946]] ricevevano solo un salario nominale (e di fatto non ricevettero nulla fino alla legge sul Parlamento del [[1911]]), così tanti avevano professioni secondarie con le quali guadagnarsi da vivere<ref>https://web.archive.org/web/20100208232022/http://www.parliament.uk/faq/members_faq_page2.cfm</ref>. Dal suo primo libro nel [[1898]] fino al suo secondo mandato come primo ministro, il reddito di Churchill fu quasi interamente costituito dalla scrittura di libri e opuscoli per giornali e riviste, tra cui gli editoriali giornalieri di politica internazionale sull{{'}}''[[London Evening Standard|Evening Standard]]'' a partire dal [[1936]]<ref>Plant Here The Standard by Dennis Griffiths; p.270 Macmillan Press Ltd, London, 1996</ref>.
 
Churchill fu uno scrittore prolifico, spesso sotto lo pseudonimo di Winston S. Churchill, che usava in accordo con un romanziere americano suo omonimo per evitare confusione tra le loro opere. La sua produzione include un romanzo, due biografie, tre volumi di memorie e diversi saggi storici.
 
Fu insignito del [[premio Nobel per la letteratura]] nel 1953 "''per la sua padronanza della descrizione storica e biografica e per la brillante oratoria in difesa dei valori umani''"<ref>https://www.nobelprize.org/nobel_prizes/literature/laureates/1953/</ref>.
Già apprezzato per la sua biografia ''Gli anni dell'avventura'', due dei suoi lavori più famosi, pubblicati dopo il suo primo premierato, portarono la sua fama internazionale a nuovi livelli. Questi furono: i suoi sei volumi di memorie sulla [[seconda guerra mondiale]] (''The Second World War'') e ''A History of the English-Speaking Peoples''; quest'ultima è una storia in quattro volumi che copre il periodo dall'[[Spedizioni cesariane in Britannia|invasione di Cesare in Britannia]] (55 aCa.C.) all'inizio della [[prima guerra mondiale]] (1914)<ref>Jenkins, pp. 819–23, 525–26</ref>. Sono stati anche pubblicati alcuni volumi dei discorsi di Churchill il primo dei quali, ''Into Battle'', fu edito negli Stati Uniti con il titolo ''Blood, Sweat and Tears'', e fu incluso nella lista dei 100 [[best seller]] del 1924-1944 da ''[[Life (periodico)|Life Magazine]]''.
 
Churchill fu anche un appassionato cultore di scienza e tecnologia. All'età di 22 anni lesse ''[[L'origine delle specie]]'' di [[Charles Darwin]] e un manuale di [[fisica]]. Negli [[Anni 1920|anni '20]] e [[Anni 1930|'30]], a imitazione di [[H.G. Wells]], di cui era amico<ref>http://www.hgwellsusa.50megs.com/introduction.html</ref>, scrisse saggi di divulgazione scientifica su argomenti come l'evoluzione e il potere della fusione nucleare. In un manoscritto inedito recentemente riscoperto, intitolato ''Siamo soli nell'universo?'', indagò la possibilità della vita extraterrestre in modo scientifico e approfondito<ref>Livio, Mario (15 February 2017) "Winston Churchill's essay on alien life found". Nature. 542 (7641): 289–291. Bibcode:2017Natur.542..289L</ref>.
Riga 1 174 ⟶ 1 183:
== Pensiero politico ==
 
{{Approfondimento
{{Approfondimento|titolo=Liberalismo e socialismo secondo Churchill|contenuto=''Non è possibile discutere qui delle divergenze filosofiche tra socialismo e liberalismo. Non è del resto possibile tracciare una linea netta tra individualismo e collettivismo, né in teoria né in pratica. È qui che i socialisti commettono un errore; non imitiamolo. Nessun uomo può essere collettivista e individualista solamente, ma deve essere entrambe le cose; la natura umana è duale. Lo è anche l'organizzazione della vita sociale: l'uomo è al tempo stesso un individuo unico e un animale gregario. Per alcuni scopi dovrà essere collettivista, per altri dovrà essere individualista. Collettivamente ci approvvigioniamo di luce e acqua, ma non facciamo l'amore né mangiamo collettivamente [...] L'intera tendenza della civilizzazione va verso la moltiplicazione delle funzioni collettive della società. Le crescenti complicazioni della civiltà hanno creato servizi che devono essere gestiti dallo Stato [...] Io guardo verso la creazione di uno standard minimo di vita e di lavoro, e la sua elevazione progressiva man mano che l'incremento delle energie produttive lo permetteranno''
|titolo = Liberalismo e socialismo secondo Churchill
{{Approfondimento|titolocontenuto =Liberalismo e socialismo secondo Churchill|contenuto=''Non è possibile discutere qui delle divergenze filosofiche tra socialismo e liberalismo. Non è del resto possibile tracciare una linea netta tra individualismo e collettivismo, né in teoria né in pratica. È qui che i socialisti commettono un errore; non imitiamolo. Nessun uomo può essere collettivista e individualista solamente, ma deve essere entrambe le cose; la natura umana è duale. Lo è anche l'organizzazione della vita sociale: l'uomo è al tempo stesso un individuo unico e un animale gregario. Per alcuni scopi dovrà essere collettivista, per altri dovrà essere individualista. Collettivamente ci approvvigioniamo di luce e acqua, ma non facciamo l'amore né mangiamo collettivamente [...] L'intera tendenza della civilizzazione va verso la moltiplicazione delle funzioni collettive della società. Le crescenti complicazioni della civiltà hanno creato servizi che devono essere gestiti dallo Stato [...] Io guardo verso la creazione di uno standard minimo di vita e di lavoro, e la sua elevazione progressiva man mano che l'incremento delle energie produttive lo permetteranno''.
 
(da un discorso tenuto alla St. Andrew's Hall di Glasgow l'11 ottobre 1906)<ref>''Liberalism and the social problem'' pp. 79-81</ref>
|allineamento = destra
}}
 
Sul piano ideologico, Churchill fu da molti ritenuto motivato dall'ambizione personale piuttosto che da un principio politico<ref name= "Rhodes1970">Rhodes James 1970, p. 6</ref><ref>Addison 1980, pp. 23, 25</ref>. Agli inizi della sua carriera parlamentare, fu spesso deliberatamente provocatorio e polemico<ref name="Jenkins121"/><ref>Gilbert 1991, p. 168</ref>; il suo stile retorico affilato gli valse molti nemici in parlamento. D'altra parte, era anche considerato un politico onesto che mostrava particolare lealtà alla sua famiglia e agli amici intimi<ref name="Jenkins121"/>. Secondo [[Roy Jenkins]], era "singolarmente privo di inibizione o infingimenti"<ref name="Jenkins121">Jenkins 2001, pp. 121, 245</ref>.
 
Fino allo scoppio della seconda guerra mondiale, l'approccio di Churchill alla politica generò una diffusa "sfiducia e avversione"<ref name= "Rhodes1970"/>, soprattutto a causa delle ripetute defezioni da due partiti. I suoi biografi lo hanno variamente classificato, in termini di ideologia politica, come "fondamentalmente conservatore"<ref name= "Rhodes1970"/>, "(sempre) liberale di vedute"<ref>Gilbert 1991, p. IX</ref>, e "mai limitato dall'appartenenza ada un partito"<ref>Hermiston 2016, p. 19.</ref>. Secondo Jenkins la fiducia in se stesso di Churchill era "molto più forte di qualsiasi lealtà di classe o di gruppo"<ref name="Jenkins121"/>. Egli fu uno sperimentatore e un pragmatico: un punto fermo fu la contrarietà al socialismo a causa della sua ostilità alla pianificazione statale e della sua fede nel libero mercato. L'eccezione avvenne durante la coalizione in tempo di guerra, quando il suo governo dipese dal sostegno dei laburisti. Rimasto deluso dagli esperti ministeriali durante l'incarico allo Scacchiere, nel [[1940]] "aprì a [[John Maynard Keynes|Keynes]] le porte di [[Whitehall]]"<ref>K. Kwarteng ''War and Gold: A Five-Hundred-Year History of Empires, Adventures and Debt'' 2014</ref>, nominandolo nel [[1944]] rappresentante britannico alla [[conferenza di Bretton Woods]]. Recuperò così un positivo rapporto con le sinistre che sostenevano la sua coalizione, anche se a lungo ne era stato considerato un nemico. Non così, invece, era accaduto per i sindacati, poiché Churchill aveva sempre sostenuto il sindacalismo, che considerava "l'antitesi del socialismo":<ref name="Addison1980">Addison 1980, pp. 42–43, 44</ref>
 
{{Citazione|Penso che ogni lavoratore farebbe bene a iscriversi a un sindacato per proteggere i diritti e gli interessi della forza lavoro.<ref>A. Roberts ''Churchill: la biografia'' Utet 2020 p. 275</ref>}}
 
D'altra parte, per molti aspetti Churchill fu un radicale e un riformatore, ma sempre con l'intenzione di preservare la struttura sociale esistente, spinto da un aristocratico, per quanto sincero, paternalismo<ref name= "Rhodes1970" />. Il miglioramento delle condizioni di vita delle classi povere era inoltre funzionale, nella prospettiva di Churchill, a mantenere la coesione sociale nell'ottica di una politica di potenza<ref>Richard Holmes, In The Footsteps of Churchill 2005, pp. 120-121</ref>. Jenkins, egli stesso ministro del lavoro laburista, ha osservato che Churchill conseguì "obiettivi sostanziali come riformatore sociale" nei primi anni della sua carriera ministeriale<ref name="Jenkins121" />. Allo stesso modo, Rhodes James ha ritenuto che, come riformatore sociale, i risultati raggiunti da Churchill siano stati "''considerevoli''"<ref name= "Rhodes1970" />. Questo obiettivo, ha detto Rhodes James, fu conseguito perché Churchill come ministro aveva "''tre qualità eccezionali. Lavorava sodo; sapeva presentare le sue proposte in modo efficiente attraverso il Gabinetto e il Parlamento; sapeva trascinare con sé l'apparato ministeriale. Queste qualità politiche non sono così comuni come si potrebbe pensare''"<ref name= "Rhodes1970" />. In una rara intervista concessa a [[Bram Stoker]] nel [[1908]], Churchill giustificò sul piano storico la sua concezione riformista:
 
{{citazione|STOKER: Qual è, secondo voi, la tendenza della politica oggi?
Riga 1 203 ⟶ 1 216:
(Churchill a Sir [[Hastings Ismay]] 7 luglio [[1940]]<ref>G. Galli ''Hitler e il nazismo magico'' Milano 2011 p. XXIV</ref>)|allineamento=sinistra}}
 
Proprio in virtù di tali qualità, Churchill raccolse il plauso anche di personalità politiche e intellettuali provenienti da ambiti opposti al suo: in alcuni momenti persino in misura maggiore che dal campo conservatore, a conferma della difficile incasellabilità di Churchill secondo schemi partitici e ideologici predefiniti. La deputata comunista, poi laburista, [[Ellen Wilkinson]], che nel corso del grande sciopero del [[1926]] aveva minacciato di fucilarlo, divenne nel corso degli anni '30 e poi durante la guerra, quando servì nel governo di Churchill come sottosegretaria al ministero degli Interni, una sua fervente ammiratrice<ref>L. Mackinstry ''Attlee and Churchill: Allies in War, Adversaries in Peace'' London 2019</ref>. Analogamente, il celebre storico marxista [[A.J.P. Taylor]] definì Churchill "''Il più intelligente tra i conservatori''" e "''il salvatore del suo Paese''"<ref>Taylor, A. J. P. (1965). English History 1914–1945. Oxford: Clarendon Press. p. 29</ref>. Lo storico italiano [[Emilio Gentile]] ha così sintetizzato il rapporto tra Churchill e la democrazia:
 
{{citazione|Politicamente si definiva un liberale. Come ministro aveva promosso riforme favorevoli alla classe lavoratrice e all'ampliamento delle libertà civili. Ma per molti aspetti era un conservatore con idee che lo rendevano affine ai nemici della democrazia. Churchill era convinto della diseguaglianza delle razze e della superiorità della razza anglosassone; esaltava la vita militare, il valore etico della guerra e la sua necessità nella lotta per l'esistenza; glorificava l'impero britannico ed era deciso a conservarlo integro con qualsiasi mezzo, contro ogni aspirazione all'indipendenza dei popoli coloniali. Era un anticomunista intransigente e ammirava pubblicamente Mussolini e il fascismo perché avevano salvato l'Italia e l'Europa dal bolscevismo<ref name="Gentile">E. Gentile ''Il capo e la folla'' Bari 2016</ref>}}
Riga 1 212 ⟶ 1 225:
 
== Controversie ==
{{controversie}}
=== Idee sulla razza ===
 
L'approccio di Churchill al tema razziale continua a suscitare un intenso dibattito. In particolare, alcuni critici hanno equiparato il suo imperialismo indiscusso al razzismo<ref>"Winston Churchill: British Hero or Racist Villain?". The Week. London: Dennis Publishing Limited. 9 June 2020. Retrieved 10 August 2020.</ref>. Contro tale posizione, Addison ha sostenuto che è fuorviante descriverlo come un razzista in qualsiasi contesto moderno perché il termine usato ora porta "''molte connotazioni che erano estranee a Churchill''"<ref name="Addison38"/>. Addison ha sostenuto che Churchill si opponeva all'antisemitismo e non avrebbe mai tentato di "''alimentare l'animosità razziale contro gli immigrati, o di perseguitare le minoranze''"<ref name="Addison38"/>.
 
Contrariamente a questa descrizione, le opinioni di Churchill sulla razza nel suo insieme furono a volte giudicate estremiste dai suoi contemporanei, all'interno dello stesso Partito conservatore<ref name="Heyden">Heyden, Tom (26 January 2015). "The 10 greatest controversies of Winston Churchill's career". BBC News. London: BBC</ref>; una volta descrisse gli indiani come "''un popolo bestiale con una religione bestiale''"<ref name="Heyden"/>. Nel 1955, Churchill espresse il suo sostegno allo slogan "Keep England White" perché si opponeva all'immigrazione dalle Indie occidentali<ref name="Heyden"/>. Si oppose all'autogoverno nero o indigeno in Africa, Australia, Caraibi, Americhe e India, credendo che l'imperialismo britannico beneficiasse le razze "primitive", le quali altrimenti sarebbero sprofondate nella violenza reciproca<ref name="Heyden"/>. Una significativa rappresentazione dell'attitudine di Churchill verso i popoli coloniali si ha in "My African journey", il resoconto da lui redatto del viaggio compiuto nelle colonie dell'Africa occidentale nel [[1908]], in qualità di sottogretario al Colonial Office:
 
{{citazione|Nessuno può viaggiare, anche solo per un breve periodo, tra le tribù [[kikuyu]] senza provare simpatia per questi bambini spensierati e docili, anche se un po' rozzi, e senza rendersi conto che possono essere istruiti e sollevati dallo stato di abiezione in cui si trovano oggi. Se queste popolazioni native fossero private dell'amministrazione imparziale e augusta della Corona e lasciate in balìa del feroce egoismo della minoranza bianca per loro sarebbe un disastro.<ref>cit. in A. Roberts "Churchill" p. 219</ref>}}
 
Le opinioni di Churchill sul tema razziale, se analizzate nel loro complesso, sono molto più diversificate e sfumate e, soprattutto, non assimilabili a quelle più estremiste di molti suoi contemporanei (in primo luogo le ideologie nazifasciste). Da queste ultime, in particolare, lo distinguevano sia il rifiuto dell'antisemitismo, sia l'assenza di un'ostilità pregiudiziale su base razziale. Quando, nel [[1932]], gli venne proposto di avere un colloquio con Hitler mentre soggiornava a [[Monaco di Baviera]], domandò: "''Perché il vostro capo è così ostile agli ebrei? Che senso ha prendersela con qualcuno solo per la sua nascita?''"<ref name="Roberts1">A. Roberts, ''Churchill. Walking with destiny'' Penguin London 2019</ref>. D'altro canto, diverse opinioni espresse anche ufficialmente urtano la sensibilità moderna, pur rappresentando l'ortodossia dell'epoca. A proposito dei [[Nativi americani]] e degli [[Aborigeni australiani]] affermò:
 
{{citazione|Non ammetto neanche per un istante che sia stato fatto loro un grande torto per il fatto che una razza superiore, più forte, o comunque, più abile in ogni cosa, mettiamola così, è venuta e ha preso il loro posto.<ref name="Roberts1"/>}}
 
La visione gerarchica delle razze, e l'idea che quella bianca europea si trovasse al vertice dello sviluppo umano era del resto condivisa negli ambienti politici e intellettuali di tutti i Paesi europei. Soltanto con il secondo dopoguerra e la decolonizzazione si è affermato un movimento di opinione contrario. Anche così, lo stesso Churchill non espresse visioni monolitiche. Nel [[1942]], in un colloquio con il rappresentante indiano presso l'[[Imperial War Cabinet]], Sir [[Arcot Ramasamy Mudaliar]], disse che:
 
{{citazione|La vecchia idea che gli indiani siano in qualsiasi modo inferiori ai bianchi dev'essere abbandonata. Dobbiamo stare insieme da pari.<ref name="Roberts1"/>}}
 
Analogamente, in un intervento alla Camera dei Comuni nel [[1906]], aveva affermato: "Ci assumiamo l'impegno di sostenere il principio dell'uguale dignità degli uomini civili, senza distinzione di razza. Non esiteremo, o almeno, io mi impegno a non esitare, a protestare quando necessario se venga dimostrata la crudeltà dello sfruttamento dei nativi per il sordido profitto dell'uomo bianco"<ref>WSC, House of Commons, 28 February 1906, in Randolph S. Churchill, Winston S. Churchill, vol. 2, Young Statesman 1901-1914 (Hillsdale, Mich.: Hillsdale College Press, 2007), 163</ref>.
 
=== Bombardamento di Dresda ===
{{Vedi anche|Bombardamento di Dresda}}
 
Tra il 13 e il 15 febbraio [[1945]], bombardieri britannici e statunitensi attaccarono la città tedesca di [[Dresda]], che era affollata di tedeschi feriti e rifugiati<ref>Taylor, Frederick. ''Dresden: Tuesday, 13 February 1945'', New York, NY: Harper Collins pp. 262–64</ref>. Il numero di rifugiati presenti a Dresda era sconosciuto, fino a quando gli storici [[Matthias Neutzner]], [[Götz Bergander]] e [[Frederick Taylor (storico)|Frederick Taylor]] hanno usato fonti storiche e ragionamenti deduttivi per stimare che il numero di rifugiati nella città e nei sobborghi circostanti era di circa 200. 000 o meno la prima notte del bombardamenti. A causa dell'importanza culturale della città e del numero di vittime civili (intorno alle 25. 000<ref>{{Cita web|url= http://www.dresden.de/media/pdf/presseamt/Erklaerung_Historikerkommission.pdf|titolo= Erklärung der Dresdner Historikerkommission zur Ermittlung der Opferzahlen der Luftangriffe auf die Stadt Dresden am 13./14. Februar 1945|autore= Landeshauptstadt Dresden|data= 1º ottobre 2008|editore= Landeshauptstadt Dresden|accesso=13 febbraio 2010}}</ref>), oltre al fatto che la fine della guerra fosse vicina, questa rimane una delle più controverse azioni alleate della guerra.
 
La responsabilità da parte britannica dell'attacco fu considerata, almeno in parte, di Churchill, motivo per cui è stato criticato per aver permesso che i bombardamenti si verificassero.
Riga 1 242 ⟶ 1 256:
{{Vedi anche|Carestia del Bengala del 1943-1944}}
 
Durante la [[seconda guerra mondiale]], nel [[1943]], si situa la grave carestia che colpì la regione del [[Bengala]] fino alla fine del [[1944]]<ref name=Langworth149 />. La causa della carestia fu un violento [[Ciclone tropicale|tifone]] che colpì l'entroterra quell'anno, le cui conseguenze furono esacerbate dalle condizioni belliche.
 
I [[Impero giapponese|giapponesi]] avevano occupato la [[Birmania]] poco prima, fatto che bloccò l'afflusso dei rifornimenti di riso verso l'India<ref name=Langworth149 /><ref name="ArthurHerman">{{Cita| Arthur Herman| ''Gandhi and Churchill'' 2008 p. 512}}.</ref>. Inoltre, l'afflusso di naviglio verso il Bengala era ulteriormente compromesso dal controllo della flotta sottomarina giapponese nelle acque prospicienti, che rendeva assai arduo rifornire la regione senza gravi perdite<ref name="Roberts2020Bengala"/>.
Riga 1 248 ⟶ 1 262:
Il ruolo di Churchill nella vicenda è controverso, poiché, se egli non determinò la carestia, come ha scritto lo storico [[Arthur L. Herman]] "''Churchill si oppose a inviare derrate da altri teatri di conflitto verso l'India. Si era in guerra''"<ref name="ArthurHerman" />. Informato dell'emergenza umanitaria in atto, Churchill disse: "''Gli indiani devono imparare a badare a se stessi come abbiamo fatto noi. Non c'é motivo per cui alcune parti dell'[[Impero britannico]] non debbano sentire il pungolo allo stesso modo in cui ha fatto la madrepatria''"<ref name=Langworth149>{{Cita|R. Langworth| p. 149}}.</ref>. Come osserva Andrew Roberts: "''Queste affermazioni riportate da altri, se anche oggi suonano spietate, riflettevano la realtà''"<ref name="Roberts2020Bengala"/>.
 
Le osservazioni critiche sostengono che Churchill abbia deliberatamente sottratto derrate all'India per scopi politici (colpire il [[Partito del Congresso Indiano|Partito del Congresso]]), o per un pregiudizio razziale che lo avrebbe indotto a privilegiare le truppe britanniche e le popolazioni ugualmente affamate dell'Europa occidentale reduci dall'occupazione tedesca, come greci, olandesi e italiani, a scapito degli asiatici<ref>M. Mukerjee ''Churchill's Secret war'' passim.</ref>. Si deve infatti considerare che, nello stesso periodo, le requisizioni di massa operate dai [[Nazismo|nazisti]] in [[Grecia]] nel biennio [[1941]]-[[1942]] condussero a una carestia che uccise circa 300. 000 persone<ref>{{Cita| S. Baranowski| ''Nazi empire : German colonialism and imperialism from Bismarck to Hitler'' p. 273}}.</ref>. Analogamente, nei [[Paesi Bassi]] occupati, il blocco tedesco dei rifornimenti alle aree rurali del Paese causò la [[Carestia olandese del 1944|morte per fame]] di 22. 000 persone nel [[1944]]<ref>Henri A. van der Zee, ''The Hunger Winter: Occupied Holland 1944–1945'', University of Nebraska Press, 1998, pp. 304–5</ref>.
 
Tuttavia, la storiografia più recente, attraverso lo studio in particolare dei verbali delle riunioni del consiglio dei ministri, dimostra che Churchill diede disposizioni per alleviare il più possibile le conseguenze della carestia, che altrimenti sarebbero state ben peggiori<ref name="Langworth149"/><ref name="Roberts2020Bengala"/>.
 
Il [[4 agosto]] [[1943]] Churchill approvò l'invio in Bengala di 150. 000 tonnellate di orzo dall'[[Iraq]]. Sostenne poi l'invio di altre 50. 000 tonnellate di cibo<ref name="Roberts2020Bengala"/>. Tuttavia, la situazione generale dei teatri di guerra, soprattutto a livello logistico<ref name="Roberts2020Bengala"/>, impedì l'invio di un milione e mezzo di tonnellate di derrate richieste dal governatore Wavell nel febbraio del [[1944]], mentre il governo rispose di adottare misure di razionamento in loco: l'opinione diffusa era che fosse compito innanzitutto del governo indiano risolvere le inefficienze nella distribuzione del cibo<ref name="Roberts2020Bengala"/>. Nel gennaio del 1944 l'India era stata rifornita di 130. 000 tonnellate di orzo iracheno, 80. 000 di grano dall'Australia, 10. 000 dal Canada e altre 100. 000 dall'Australia<ref name="Roberts2020Bengala"/>. Telegrafò nuovamente a Wavell: "''Vi aiuterò per tutto quello che posso, ma non potete chiedermi l'impossibile''"<ref name="Roberts2020Bengala"/>. Quando, lo stesso anno, Churchill chiese a [[Franklin Delano Roosevelt|Roosevelt]] di cedergli il naviglio necessario per incrementare i trasporti dall'Australia dicendosi "''seriamente preoccupato''"<ref name="Roberts2020Bengala"/> della carestia, ne ottenne un netto rifiuto, motivato dalla necessità di concentrarsi sulle operazioni nel Pacifico e in Normandia<ref name="Roberts2020Bengala"/>.
 
Inoltre, nella carenza di cibo ebbero un ruolo anche le divisioni interne fra gli indiani. Un memorandum del Gabinetto di guerra informò che gli [[indù]] intendevano approfittare dell'occupazione giapponese della [[Birmania]] per danneggiare il governo musulmano del [[Bengala]] tramite la carestia<ref name="RLangworth">{{Cita|R. Langworth| p. 151}}.</ref>, oltre al fatto che la rapacità di accaparratori e funzionari corrotti nascose molte derrate<ref name="RLangworth" />. I governi provinciali indiani con eccedenze alimentari, come quello del [[Punjab (regione)|Punjab]], rifiutarono categoricamente di vendere le loro scorte a un prezzo inferiore a quello di mercato, favorendo così la penuria e gli accaparratori<ref name="Roberts2020Bengala"/>. Lo storico indiano [[Zareer Masani]] ha affermato: "I fatti sulle spedizioni di cibo nel Bengala, ampiamente registrati negli archivi del Gabinetto di guerra britannico e del governo indiano, sono che più di un milione di tonnellate di grano arrivarono in Bengala tra l'agosto del 1943, quando il governo di guerra si rese conto per la prima volta della gravità della carestia, e la fine del 1944, quando la carestia si era esaurita. Si trattava di aiuti alimentari inviati specificamente al Bengala, in gran parte su navi australiane, nonostante il rigoroso razionamento del cibo in Inghilterra e la grave carenza di cibo nell'Italia meridionale e nella Grecia appena liberate"<ref>Zareer Masani, “Churchill and the Genocide Myth: Last Word on the Bengal Famine,” Hillsdale College Churchill Project, 27 January 2021</ref>.
Riga 1 258 ⟶ 1 272:
Alla fine del 1944 la carestia era stata placata, mediante l'invio di oltre un milione complessivo di tonnellate di cibo dall'Australia e dal Sud est asiatico. Efficace era stata anche l'azione di Wavell, tramite l'uso dell'esercito per portare cibo nelle zone rurali più sperdute, e gli effetti della carestia furono attenuati<ref>{{Cita|R. Langworth| p. 150}}.</ref>. Anche così, le difficoltà del contesto bellico, i vari e diversi fattori scatenanti (naturali e umani), nonché la precedenza data da tutti i decisori coinvolti ai teatri di combattimento, provocò un rallentamento dei soccorsi che causò la morte di non meno di un milione e mezzo di persone<ref name="Roberts2020Bengala"/>.
 
{{citazione|Ridurre le decisioni disperatamente difficili che Churchill e altri dovettero prendere sul piano morale a un'accusa di deliberato genocidio è pertanto tendezioso e antistorico. [...] La terribile verità sulla carestia è che le perdite di navi subite dall'inizio della guerra, nel 1943-1944 avevano ridotto gli Alleati allo stremo, e il consiglio dei ministri dava la priorità ai russi e ai convigliconvogli transatlantici, alle necessità militari di movimentazione per le operazioni contro la Germania in Sicilia e sulla penisola italiana.<ref name="Roberts2020Bengala">A. Roberts ''Churchill: la biografia'' Torino 2020 pp. 1418-19</ref>}}
 
== Appartenenza a gruppi esoterici ==
{{Vedi anche|Esoterismo di Winston Churchill}}
 
Negli anni della sua formazione politico-culturale Churchill entrò in contatto con la cultura [[Esoterismo|esoterica]]. Il 24 maggio [[1901]] venne iniziato nella [[massoneria]], come già il padre [[Randolph Henry Churchill|Lord Randolph]] e il nonno, nella ''Studholme Lodge nº 1591'' di [[rito scozzese antico ed accettato]]<ref>http://www.mqmagazine.co.uk/issue-3/p-06.php</ref><ref>https://web.archive.org/web/20130516195009/http://204.3.136.66/web/articles/jan-feb05/morris.htm</ref>, divenne "compagno" il 19 luglio 1901 e "maestro" il 25 marzo 1902, nella ''Rosemary Lodge nº 2815'' di Londra<ref>Alec Mellor, ''Dictionnaire de la Franc-Maçonnerie et des Frac-Maçons'', Paris, Belfond, 1989, p. 249.</ref>. Tuttavia, a parte un breve periodo di frequentazione del [[Tempio massonico|tempio]] tra il [[1905]] e il [[1908]], abbandonò la massoneria negli anni successivi<ref>Aldo A. Mola ''Storia della Massoneria italiana'' 2012 pp. 811-812</ref>. Churchill fu anche membro dell'[[Antico Ordine dei Druidi]] (''Ancient Order of the Druids'') nell'Albion Lodge, un ordine iniziatico [[Celtismo|celtista]] fondato a [[Londra]] nel [[1781]]<ref>Bernard X. Bovasso ''The Masculine Mysteries and the Quest for the Whiteness: A Synchronicity Workbook'' 2006 p. 21</ref>.
Egli frequentò anche gruppi di [[esoterismo cristiano]] [[Rosacroce|rosacrociano]], e ciò lo portò probabilmente a definire il [[misticismo nazista]] [[occulto]] come "scienza perversa" e la lotta contro Hitler come una battaglia per la civiltà [[Cristianesimo|cristiana]], riferimenti che si trovano nel discorso su "la loro ora più bella".<ref>Giorgio Galli, La magia e il potere, 2004, p. 336</ref><ref>G. Galli, Hitler e il nazismo magico 2011 pp. 12-13; XXIV</ref>
 
== Vita privata ==
Riga 1 270 ⟶ 1 285:
Dall'infanzia, Churchill non era stato in grado di pronunciare correttamente la lettera ''s'', biascicandola leggermente<ref>{{Cita|Martin Gilbert 1991|p. 65}}.</ref>. Questa imperfezione continuò per tutta la sua carriera, riportata costantemente dai giornalisti dell'epoca e successivi. Gli autori che scrissero negli [[Anni 1920|anni '20]] e [[Anni 1930|anni '30]], prima che la registrazione del suono diventasse comune, menzionarono anche come Churchill balbettasse in maniera "severa"<ref>{{Cita web |url=http://www.utstat.utoronto.ca/sharp/Churchill.htm |titolo=Copia archiviata |accesso=27 dicembre 2017 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120113145826/http://www.utstat.utoronto.ca/sharp/Churchill.htm |urlmorto=sì }}</ref>. Tuttavia questo è un mito<ref>https://web.archive.org/web/20110804082109/http://www.winstonchurchill.org/learn/myths/myths/he-stuttered</ref>.
 
[[File:Churchill and the Mitfords.jpg|miniatura|Da sinistra: Ralph Jarvis, [[Randolph Frederick Churchill|Randolph Churchill]], [[Diana Mitford]], Tom Mitford [[Diana Churchill]] e [[James Lees-Milne]] nel [[1927]]]]
[[File:Churchill Charlie Chaplin Mitford.jpg|miniatura|sinistra|Churchill con Tom Mitford e lord Birkenhead (alle sue spalle) e [[Charlie Chaplin]], ultimo a destra a Chartwell (fine [[Anni 1920|anni '20]])]]
[[File:Diana Churchill Mitford wedding.jpg|miniatura|Diana Churchill (prima da sinistra) damigella al matrimonio di Diana Mitford (al centro)]]
 
Attraverso la moglie Clementine, Churchill era imparentato con le famose [[Famiglia Mitford|sorelle Mitford]], due delle quali, [[Diana Mitford|Diana]] e [[Unity Mitford|Unity]], divennero note come ferventi naziste. Da bambine, le Mitford erano state compagne di giochi dei figli di Churchill e Diana fu il primo amore del figlio di Winston, Randolph<ref name="telegraph">https://www.telegraph.co.uk/news/uknews/1489956/Why-Churchill-freed-the-Mosleys.html</ref>. In prime nozze Diana Mitford sposò Bryan Guinness, figlio di lord Moyne, un amico di famiglia dei Churchill e la cugina Diana le fece da damigella; dopo aver divorziato da Bryan sposò [[Oswald Mosley]], il capo dei fascisti inglesi. Entrambi arrestati allo scoppio della guerra, vennero poi liberati poco dopo per ordine dello stesso Churchill, in memoria della parentela e dell'amicizia passata<ref name="telegraph"/>. Anche il maschio Mitford, Tom, era un simpatizzante del nazismo, per questo allo scoppio del conflitto Churchill gli consentì di servire in India per difendere l'Impero e non combattere l'Asse. Morì di dissenteria in [[Birmania]] nell'aprile [[1945]], lasciando particolarmente affranta Clementine, sua zia<ref>{{Cita|Martin Gilbert 1991|p. 396}}.</ref>.
 
Churchill fu anche un appassionato [[Gioco d'azzardo|giocatore d'azzardo]]. Nel [[1906]] al casinò di [[Deauville]] vinse 260 sterline, l'equivalente di circa 10. 000 sterline nel [[1990]]<ref>{{Cita|Martin Gilbert 1991|p. 96}}.</ref>. Nel [[1946]], durante il viaggio negli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]], perse invece una grossa somma a [[poker]] contro [[Harry Truman]]<ref>https://web.archive.org/web/20071025031206/http://www.cnn.com/SPECIALS/cold.war/episodes/02/interviews/clifford</ref>.
 
Per quanto riguarda il rapporto con l'alcool, Churchill apprezzava in particolare [[whisky]], [[brandy]] e [[champagne]]<ref name="Enright">D. Enright (a cura di) ''Il sorriso del bulldog. Maliziose arguzie di Winston Churchill'' 2006 pp. 67-69</ref>. Parlava spesso con ironia delle sue abitudini di bevitore e si divertiva a prendere in giro astemi e salutisti. A questo proposito una volta disse del politico laburista [[Stafford Cripps]], astemio e vegetariano: «Io mangio, bevo, fumo [...] ed è lui ad avere il naso rosso!»<ref name="Enright"/>. Durante un pranzo con il re dell'[[Arabia Saudita]] [[Abd al-Aziz dell'Arabia Saudita|Ibn Saud]], a proposito della proibizione islamica di fumare e ingerire alcolici disse: «La mia religione invece mi impone come rito assolutamente sacro il fumare sigari e il bere alcolici prima, dopo e se del caso durante tutti i pasti e nell'intervallo tra un pasto e l'altro»<ref name="Enright"/>. Tuttavia in ''My early life'' scrisse: «Sono stato allevato ed educato a nutrire il massimo disprezzo per le persone che si ubriacano»<ref name="Enright"/>.
 
Nel [[1898]] Churchill scrisse alla madre rivelando il suo [[ateismo]]: «Non accetto il [[Cristianesimo]] né altra forma di credenza religiosa»<ref>{{Cita|Martin Gilbert 1991|p. 92}}.</ref>. In un'altra lettera a suo cugino definì la religione "un delizioso narcotico" e disse di preferire comunque il [[protestantesimo]] al [[Chiesa cattolica|cattolicesimo]], ritenendo che il primo fosse "un passo più vicino alla Ragione"<ref name="Gilbert102">{{Cita|Martin Gilbert 1991|p. 102}}.</ref>. Tuttavia sviluppò in seguito apprezzamento per la [[Cristianesimo|religione cristiana]], almeno sul piano del messaggio etico<ref name="Gilbert102"/>. Invece mostrò sempre disprezzo per altre fedi, come l'[[islam]] ("L'Islam per un uomo è pericoloso come la rabbia per un cane")<ref>W. Dockter ''Churchill and the Islamic World'' 2015 p. 31</ref> o l'[[induismo]], definito "una religione bestiale"<ref>R. Blake, W. R. Louis (a cura di) ''Churchill'' 1993 p. 464</ref>.
 
Fatto abbastanza curioso per la sua epoca, Churchill fu del tutto refrattario all'[[omofobia]] e anzi amava frequentare persone omosessuali con le quali spesso strinse forti legami di amicizia. Tra questi si conta in particolare [[Edward Marsh (traduttore)|Edward Marsh]], che fu a lungo suo segretario privato e intimo amico<ref name="Bloch2015">M. Bloch ''Closet Queens: Some 20th Century British Politician'' 2015</ref>. A parte la moglie Clementine, con la quale ebbe sempre un fortissimo rapporto di amore, stima e fiducia, Churchill preferiva la compagnia maschile a quella femminile, il che gli procurò una duratura fama di [[Misoginia|misogino]]<ref name="Bloch2015"/>. La sua preferenza per le amicizie maschili e spesso omosessuali ha fatto ipotizzare ada uno storico, [[Michael Bloch]], che Churchill potrebbe essere stato segretamente [[Bisessualità|bisessuale]]<ref name="Bloch2015"/>; tale ipotesi tuttavia non ha riscosso il consenso degli studiosi<ref>https://www.theguardian.com/books/2015/may/22/closet-queens-michael-bloch-review-gay-politicians</ref>.
 
=== Matrimonio e figli ===
[[File:Mr. and Mrs. Winston Spencer Churchill.jpg|miniatura|destra|verticale|Winston e Clementine nel [[1915]]]]
[[File:Churchillfamily1914.jpg|miniatura|La famiglia Churchill nel [[1914]]. Da sinistra: Winston, Diana, [[Clementine Hozier|Clementine]] con in braccio [[Sarah Churchill (attrice)|Sarah]], [[Randolph Frederick Churchill|Randolph]], [[Jennie Jerome|Jennie]], Peregrine in braccio alla madre Gwendoline Bertie, Johnnie con il padre Jack.]]
[[File:Churchills-in-Canada-768x564.jpg|miniatura|Churchill con il fratello Jack (a destra nella foto), il figlio Randolph e, alle sue spalle, il nipote Johnny (anni '20)]]
 
Churchill incontrò la sua futura consorte, [[Clementine Churchill|Clementine Hozier]], nel [[1904]] a un ballo alla Crewe House, residenza di [[Robert Crewe-Milnes|Robert Crewe-Milnes, conte di Crewe]] e della moglie Margaret Primrose<ref>{{en}} Mary Soames, ''Speaking for Themselves: The Personal Letters of Winston and Clementine Churchill'', p. 1.</ref>. Quattro anni dopo s'incontrarono nuovamente a una cena, ospiti della baronessa di Saint Helier. I due si trovarono seduti uno accanto all'altra e presto ebbe inizio la relazione della loro vita<ref>Soames, ''op. cit.'' p. 6.</ref>. Churchill propose a Clementine di sposarlo il 10 agosto [[1908]], nel tempio di Diana nei giardini di [[Blenheim Palace]]<ref>Soames, pp. 14–15</ref>. Il 12 settembre [[1908]] Clementine e Winston si sposarono nella chiesa di Saint Margaret nella [[City of Westminster]]; la chiesa era gremita e la cerimonia fu officiata da A.G. Edwards, vescovo di St. Asaph. Il viaggio di luna di miele fu in parte speso nel [[castello di Veveří]] in [[Moravia]] e a [[Venezia]]. Dopo la luna di miele la coppia si trasferì nel marzo [[1909]] nella casa di Eccleston Square, al numero 33. Poco dopo le nozze Churchill presentò Clementine a [[Beatrice Webb]] che la definì "una signora affascinante, educata e di bell'aspetto, e anche schietta; ma non ricca, per nulla un buon partito, il che va tutto a onore di Winston"<ref>J. Lukacs 2002 p. 150</ref>.
 
Da Clementine e Winston nacquero:
 
* [[Diana Churchill|Diana]] (11 luglio 1909 - 20 ottobre [[1963]]), maritata il 12 dicembre [[1932]] al baronetto sir John Milner Bayley, dal quale non ebbe figli e divorziò nel [[1935]]; il 16 settembre dello stesso anno sposò il politico conservatore Duncan Sandys (1908 - [[1987]]), dal quale ebbe tre figli:
** Julian ([[1936]] - [[1997]]),
** Edwina ([[1938]] - vivente),
** Celia ([[1943]] - vivente).
:Anche questo matrimonio fallì e i due [[Divorzio|divorziarono]] nel [[1960]]. Diana morì [[Suicidio|suicida]] ingerendo un'[[overdose]] di [[barbiturici]].
:
* [[Randolph Frederick Churchill|Randolph]] (28 maggio [[1911]] - 6 giugno [[1968]]), militare e politico di non grande successo; sposò dapprima ([[1939]]) [[Pamela Harriman|Pamela Digby]] ([[1920]] - [[1997]])<ref group="Nota">Nota in [[Italia]] per la sua burrascosa e intensa relazione sentimentale con [[Gianni Agnelli]], durata dal [[1948]] al [[1952]].</ref>, dalla quale ebbe un figlio, Winston, ([[1940]] - [[2010]]), e dalla quale divorziò nel [[1945]].<ref group="Nota">Convertitasi più tardi al [[cattolicesimo]], riuscì a ottenere l'annullamento del matrimonio. (Bedell Smith, ''Reflected Glory. The Life of Pamela Churchill Harriman'', Ed. Simon and Schuster, 1996).</ref>. Sposò successivamente June Osborn, dalla quale ebbe una figlia, Arabella ([[1949]] - [[2007]]).
* [[Sarah Churchill (attrice)|Sarah Churchill]] (7 ottobre [[1914]] - 24 settembre [[1982]]). Fu ballerina e attrice. Andata sposa a Victor Oliver von Samek nel 1936, divorziò nel 1945; sposò quindi Anthony Beauchamp (1949) ma ne rimase vedova nel [[1957]] e sposò quindi in terze nozze nel [[1962]] Henry Tuchet-Jesson, 23º barone Audley, ma l'anno successivo rimase nuovamente vedova.
* Marigold Frances (15 novembre [[1918]] - 23 agosto [[1921]]). Chiamata affettuosamente dai genitori ''Duckadilly'' ("paperotta")<ref>{{Cita|Martin Gilbert 1991|p. 221}}.</ref>, agli inizi del [[1921]] fu affidata, insieme ai fratelli e alle sorelle, ada una governante francese nel [[Kent]], M.lle Rose. Clementine si recò a [[Eaton Hall]] nel [[Cheshire]] per giocare a [[tennis]] con il [[duca di Westminster]]. Sotto le cure di M.lle Rose Marigold ebbe un raffreddore ma sembrava che avesse superato la malattia. Tuttavia, il malanno degenerò rapidamente in [[setticemia]] e Marigold morì il 23 agosto 1921. Fu sepolta nel cimitero londinese di [[Kensal Green Cemetery|Kensal Green]].
* [[Mary Soames|Mary]] (15 settembre [[1922]] - 31 giugnomaggio 2014), sposò nel [[1947]] il barone [[Christopher Soames]] (1920 - 1987), dal quale ebbe cinque figli:
** Nicholas (12 febbraio [[1948]], vivente),
** Emma (9 settembre 1949, vivente),
** Jeremy,
** Charlotte,
** Rupert (18 maggio [[1959]], vivente).
 
Clementine e Winston furono sposati per 56 anni, fino alla morte di lui nel [[1965]], e Clementine sopravvisse al marito spegnendosi il 12 dicembre [[1977]].
 
==== Galleria d'immagini ====
Riga 1 318 ⟶ 1 333:
File:Sarah Churchill 1966.jpg|Sarah nel 1956
File:Mary Soames (1965).jpg|Mary nel 1965
File:Churchillwithsonandgrandson.jpg|Churchill con Randolph e il nipote Winston III nel [[1953]]
</gallery>
 
== Eredità storica ==
 
Al di là delle controversie suscitate già durante la carriera, e poi periodicamente riproposte a seconda della sensibilità delle varie fasi storiche, il giudizio sulla figura di Churchill rimane generalmente positivo. Fanno comprensibilmente eccezione gli storici che simpatizzano per il nazifascismo e le potenze dell’Assedell'Asse, il più noto dei quali è [[David Irving]]: nel suo "Churchill’sChurchill's War" egli svolge una veemente critica della stessa scelta britannica di combattere la Germania e delle modalità di condotta della guerra, in particolare i bombardamenti strategici sulle città tedesche<ref>D. Irving, Churchill’s War, vol. 1: The Struggle for Power. Bullsbrook, Australia: Veritas, 1987</ref>.
 
Più in generale, la storiografia è concorde nel valutare la carriera di Churchill come altalenante sino al 1940, con successi alternatisi a fallimenti evidenti<ref>C. Catherwood ''Winston Churchill A Reference Guide to His Life and Works'' 2020</ref>. L’azioneL'azione riformistica svolta nei governi liberali di inizio secolo, il potenziamento della Royal Navy che consentì di mantenere un insuperabile vantaggio nella competizione navale con la Germania, lo sviluppo della Royal Air Force, il Trattato irlandese e la Conferenza del Cairo del 1921, sono eventi che hanno rafforzato e consolidato il ruolo internazionale del Regno Unito nel trapasso nel nuovo secolo<ref name="aroberts">A. Roberts "Churchill" Torino 2020</ref><ref name="Lastlion">Manchester, William and Reid, Paul The Last Lion: Winston Spencer Churchill, vol. 3: Defender of the Realm 1940-1965. Boston and Toronto: Little Brown, 2012</ref>. Viceversa, è innegabile che la spedizione dei Dardanelli, l’interventol'intervento nella guerra civile russa (pur non deciso da Churchill ma del quale egli si fece il più visibile e accanito fautore) e il ripristino della parità aurea furono altrettanti smacchi che minarono la credibilità dello statista. Su questi ultimi in particolare si è concentrata la storiografia più critica<ref>Ponting, Clive. Churchill. London: Sinclair-Stevenson, 1994</ref><ref>Buchanan, Patrick, J. Churchill, Hitler, and the Unnecessary War: How Britain Lost Its Empire and the West Lost the World. New York: Crown Publishers, 2008</ref><ref name="endofglory">Charmley, John. Churchill: The End of Glory, A Political Biography. Sevenoaks: Hodder and Stoughton, New York: Harcourt Brace, 1993</ref>.
 
Tuttavia, il dibattito è concentrato inevitabilmente sull’operatosull'operato di Churchill come Primo ministro durante la Seconda guerra mondiale, l’eventol'evento che ne ha consacrato il ruolo e la fama. Su questo punto gli apprezzamenti hanno messo in risalto il grande carisma, la risolutezza, l’abilitàl'abilità parlamentare nei momenti di crisi, il prestigio interno e internazionale che Churchill seppe guadagnarsi, l’abilitàl'abilità diplomatica nel tessere la "Grande alleanza", la salvezza rappresentata per la democrazia dalla resistenza contro la Germania trionfante da lui imposta anche ai titubanti<ref name="Lastlion"/>. [[Roy Jenkins]], importante esponente laburista del dopoguerra, nonostante la sua originaria ammirazione per il liberale [[William Ewart Gladstone|Gladstone]], definì Churchill: "con tutte le sue idiosincrasie, le sue indulgenze, la sua infantilità occasionale, ma anche il suo genio [...] il più grande che mai abbia occupato il n. 10 di Downing Street"<ref name="Jenkins121"/>.
 
La critica principale che viene mossa, particolarmente da un filone storiografico di destra, è quella di aver determinato la fine dell’Imperodell'Impero coloniale britannico mediante la scelta di combattere senza tregua la Germania, portando così anche al rafforzamento dell’URSSdell'URSS staliniana che estese il suo controllo all’interaall'intera Europa orientale nell’immediatonell'immediato dopoguerra<ref name="mcmeekin">S. Macmeekin "Stalin's War" New York 2021.</ref>. Proprio su tali premesse, [[John Charmley]] ha invertito il giudizio tradizionale, identificando i maggiori successi di Churchill nella prima fase della sua carriera, ritenendo invece fallimentare la sua gestione del secondo conflitto mondiale<ref name="endofglory"/>.
 
[[File:Ian Kershaw 2012 crop.jpg|thumb|verticale|left|Ian Kershaw]]
 
Il declino del Regno Unito come potenza globale è certamente una delle conseguenze di maggior rilievo che sul medio periodo furono rese evidenti dalla Seconda guerra mondiale. Tuttavia, si trattò di un esito iscritto in dinamiche di lungo periodo già palesi dopo il [[Prima guerra mondiale|conflitto precedente]], risultanti dall’esaurimentodall'esaurimento del ciclo storico aperto dalle esplorazioni geografiche del [[XV secolo|XV]]-[[XVI secolo]] e dalla contemporanea ascesa delle grandi potenze extraeuropee, in primo luogo gli [[Stati Uniti d'America]]. Alla luce di ciò, secondo altra parte della storiografia<ref name="hkissinger"/><ref name="Caracciolo">[https://www.limesonline.com/rubrica/lucio-caracciolo-winston-churchill?prv=true%7C] L.Caracciolo "Il secolo breve e senza fine di Winston Churchill" in Limesonline 30 novembre 2020</ref>, la capacità di Churchill è consistita nell’intuirenell'intuire la necessità di riconfigurare la collocazione internazionale del Regno Unito all’internoall'interno di un ordine mondiale nuovo, nel quale il paese non avrebbe avuto più la forza di mantenere il primato, ma che ne garantisse comunque gli interessi vitali. Da qui i pilastri strategici su cui Churchill basò la sua azione bellica: centralità al teatro operativo euro-mediterraneo e alleanza con gli Stati Uniti, l’unical'unica potenza che avesse una convergenza di interessi fondamentali con il Regno Unito<ref name="Lastlion"/>. In un tentativo di analisi controfattuale, [[Ian Kershaw]] sostiene, a proposito dell'ipotesi di un'intesa anglo-tedesca, auspicata dalla storiografia revisionista:
 
{{citazione|Il regime hitleriano era incapace di porre limiti alle sue ambizioni di conquista territoriale [...] La posizione della Gran Bretagna, peraltro, si sarebbe progressivamente indebolita. Per assioma, un'intesa con il Reich ne avrebbe fatalmente minato l'alleanza con Parigi. Stretta fra Germania e Inghilterra, la debolezza militare francese sarebbe risultata evidente molto prima del 1940. La Francia avrebbe dovuto presumibilmente piegarsi in qualche modo alla supremazia tedesca, anche senza passare per la guerra e la sconfitta. Con ogni probabilità, a Whitehall si sarebbe insediato un governo sempre più dipendente dal benestare di Berlino, ricalcando progressivamente il modello di Vichy in Francia. Sotto la minaccia nipponica in Estremo Oriente, e oberata dalle difficoltà di tenere unito l'Impero, la posizione britannica sarebbe stata tutt'altro che solida. Già nella seconda metà degli anni Trenta la marina tedesca aveva elaborato una strategia per acquisire il dominio dei mari. Londra sarebbe stata sottoposta a pressioni sempre più forti per cedere colonie e, soprattutto, posizioni nel Mediterraneo e nelle aree petrolifere del Medio Oriente [...] la Gran Bretagna sarebbe decaduta entro il medio periodo al rango di satellite della Germania. Molto probabilmente vi si sarebbero introdotte le leggi razziali [...] Infine, con la dichiarazione di guerra agli Stati Uniti, l'Inghilterra si sarebbe trovata sotto pressione per scendere in campo al fianco dell'alleato tedesco. Frattanto, Hitler avrebbe sferrato l'attacco contro l'Unione Sovietica, ma con il sostegno di Londra. E col tempo le forze britanniche sarebbero state plausibilmente risucchiate nel maelstrom del fontefronte orientale.<ref name="Kershaw">Ian Kershaw, Gli amici di Hitler, Lord Londonderry e la Gran Bretagna verso la SEconda guerra mondiale Milano 2005 p. 373</ref>}}
 
In altre parole, secondo Kershaw, l'intesa con la Germania avrebbe trascinato il Regno Unito nel rovinoso confronto con Stati Uniti e Unione Sovietica, dalla quale sarebbe uscita disastrosamente sconfitta, con impatto devastante non solo sulla posizione internazionale, ma anche sulla stabilità interna e sulla tenuta della società civile<ref name="Kershaw" />. In termini simili il geopolitologo [[Lucio Caracciolo]]<ref name="Caracciolo" />, in convergenza con le posizioni di Kershaw, l’azionel'azione diplomatica di Churchill ha avuto il merito storico fondamentale di preservare, oltre all’indipendenzaall'indipendenza esterna, anche la stabilità interna del Regno a fronte del trapasso nell’eranell'era post-coloniale, evitando che l’esaurimentol'esaurimento dell’Imperodell'Impero conducesse all’implosioneall'implosione e al soggiogamento del suo nucleo originario, l’Inghilterral'Inghilterra, con i suoi satelliti limitrofi, Scozia e Irlanda.
 
Da questa prospettiva, l’ordinel'ordine internazionale che emerse dal Secondo conflitto mondiale vide sì il Regno Unito liquidare le sue posizioni in Asia e in Africa, ma rafforzò la posizione del Paese nel centro nevralgico dei suoi interessi vitali, cioè l’Europal'Europa, dato che il Regno Unito rimase l’unical'unica potenza militare europea prima del ritorno al potere di de Gaulle in Francia insieme all’all'[[Unione Sovietica]], la quale aveva ormai esaurito la sua spinta offensiva nel continente già dal fallimento del [[Blocco di Berlino]] nel [[1948]] e si preparava a trincerarsi dietro la [[Cortina di ferro]] fino alla dissoluzione del 1989-1991<ref name="aroberts" />.
 
L’europeismoL'europeismo strumentale di Churchill, che concepiva sin dal 1930 il federalismo continentale come un modo per disinnescare la conflittualità franco-tedesca e consentire al Regno Unito di coltivare un rapporto privilegiato con il Commonwealth e con gli Stati Uniti (la dottrina dei "Tre cerchi", versione riveduta e corretta della "splendid isolation" ottocentesca), si accompagnava quindi ada un più solido europeismo strategico, che concepiva il tradizionale bilanciamento di potenza sul continente come condizione essenziale per la sopravvivenza del Regno Unito come potenza indipendente. Analoghe considerazioni sono state svolte dal geopolitologo statunitense [[George Friedman]], il quale ha messo in luce come l'obiettivo strategico tedesco di acquisire l'egemonia sul continente europeo fosse irrimediabilmente in contrasto con le secolari esigenze di sicurezza del Regno Unito e degli Stati Uniti, la cui convergenza era pertanto inevitabile:
 
{{citazione|Se essa (la Germania ndr) avesse vinto la guerra, avrebbe avuto le risorse per sfidare entrambi i paesi per il controllo dell’Atlanticodell'Atlantico. E se lo avesse conseguito, avrebbe isolato la Gran Bretagna dal resto del mondo e dal suo impero, costringendola in una posizione che gli avrebbe permesso di dominare persino sulla stessa Londra.<ref>G. Friedman "Il ritorno degli Usa in Europa non significa niente" in Limes, rivista italiana di geopolitica n. 6/2021 p. 96</ref>}}
 
L’azioneL'azione di Churchill avrebbe quindi beneficiato sul lungo periodo il Regno Unito<ref name="hkissinger" /><ref name="Caracciolo" />: ha determinato la sconfitta militare dei suoi più immediati rivali strategici, Germania e Italia, ha contenuto l’espansionismol'espansionismo sovietico, forgiato un’alleanzaun'alleanza con gli Stati Uniti che non ha precedenti nella storia per solidità e durata e dato impulso dall’esternodall'esterno alla pacificazione continentale postbellica. Il passaggio della guida dell'Occidente dal Regno Unito agli Stati Uniti fece soffrire gli esponenti della classe dirigente patrizia della vecchia Inghilterra, come [[Anthony Eden]], ma non il "mezzo americano" Churchill, abituato a ragionare, se necessario, anche contro gli interessi della sua classe<ref name="dizionariostorico" />. [[Giuseppe Vacca (storico)|Giuseppe Vacca]] pone l'accento sulla solidità delle reti di intelligence create da Churchill: "La capacità della diplomazia britannica di influire sulla politica mondiale anche dopo la fine dell'impero deve molto [...] al nesso originario forgiato da Churchill fra l'evoluzione delle relazioni internazionali e i dispositivi del doppio Stato"<ref name="Vacca" />. Sulla medesima scia [[Luca Riccardi]], storico italiano delle relazioni internazionali, così sintetizza il ruolo storico e i risultati conseguiti da Churchill e dal Regno Unito alla conclusione della guerra:
 
{{citazione|La Gran Bretagna era il senior member di un'alleanza anti-Asse che, addirittura per circa un anno e mezzo, l'aveva vista combattere, praticamente da sola, contro il moloch nazifascista. Il suo capo, Winston Churchill, politico dal lunghissimo corso, era stato l'avversario storico della Germania nazista, anche in tempo di pace. Era stato chiamato alla guida del Paese nella darkest hour e l'aveva portato alla vittoria.[...]Churchill, inevitabilmente, dovette puntare sul passato, ovvero sulla tradizione e sull'esperienza. Il declino della Gran Bretagna era evidente, ma i meriti acquisiti dalla guerra - la tenacia - l'avevano resa parte integrante di un equilibrio mondiale che, altrimenti, avrebbe fatto a meno di lei. La sua resistenza aveva consentito di creare le circostanze politico-strategiche per la creazione di una grande alleanza contro l'Asse.<ref name="riccardi"/>}}
 
[[File:Alexandre Kojève.jpg|thumb|verticale|Alexandre Kojève]]
Riga 1 355 ⟶ 1 370:
{{citazione|Prima di incarnarsi nell’Umanità, il Weltgeist hegeliano, che ha abbandonato le nazioni, risiede negli imperi [...] Questo è il momento degli imperi, cioè di unità politiche transnazionali, ma formate da nazioni apparentate[...] Ed è ancora con la comprensione della realtà imperiale che si manifesta il genio politico dei governanti dello Stato inglese, e in particolar modo quello di Churchill. Già prima della guerra questo Stato aveva una struttura «imperiale», e cioè transnazionale e internazionale, nella forma del British Commonwealth, dell’unione dei Dominion. Ma anche questo «impero» ancora troppo «nazionale» si è dimostrato insufficiente per ottenere un’affermazione politica nelle condizioni create dalla guerra attuale. È l’impero anglosassone, e cioè il blocco politico-economico angloamericano, a rappresentare oggi la realtà politica efficace e concreta. E il genio politico dell’Inghilterra si manifesta nell’averlo capito, e nell’averne tratto e sopportato le conseguenze.<ref>A. Kojève "Progetto di una dottrina politica francese" 27 agosto 1945 ripubblicato in Limes n. 4/2021</ref>}}
 
== Media ==
* ''[[Gli anni dell'avventura]]'' (''Young Winston'') - film del 1972 diretto da [[Richard Attenborough]]. Churchill è interpretato da [[Simon Ward]].
* ''[[Le sconfitte di un vincitore: Winston Churchill 1928-1939]]''  (''Winston Churchill: The Wilderness Years'') - miniserie TV del 1981 diretta da [[Ferdinand Fairfax]]. Churchill è interpretato da [[Robert Hardy]].
* ''[[Guerra imminente]]'' (''The Gathering Storm'') - film TV del 2002 diretto da [[Richard Loncraine]]. Churchill è interpretato da [[Albert Finney]].
* ''[[Into the Storm - La guerra di Churchill]]'' (''Into the Storm'') - film TV del 2009 diretto da [[Thaddeus O'Sullivan]]. Churchill è interpretato da [[Brendan Gleeson]].
* ''[[Il discorso del re]]''  (''The King's Speech'') - film del 2010 diretto da [[Tom Hooper]]. Churchill è interpretato da [[Timothy Spall]].
* ''[[The Crown (serie televisiva)|The Crown]]'' - serie TV (2016-2019). Churchill è interpretato da [[John Lithgow]].
* ''[[L'ora più buia]]'' (''Darkest Hour'') - film del 2017 diretto da [[Joe Wright]]. Churchill è interpretato da [[Gary Oldman]].
* ''[[Churchill (film)|Churchill]]'' – film del 2017 diretto da [[Jonathan Teplitzky]]. Churchill è interpretato da [[Brian Cox]].
 
== Opere ==
; In italiano
*''Gli anni dell'avventura'', Bompiani, 1997
Riga 1 382 ⟶ 1 398:
Oltre al funerale di Stato, Churchill ricevette un'innumerevole quantità di premi e riconoscimenti, tra i quali, in ordine cronologico, i seguenti:
 
* Membro del [[Consiglio privato di sua maestà]] ([[1907]]).
* Membro dell'[[Ordine dei Compagni d'Onore]] ([[1922]])<ref name="Jones">Jones, R.V. (1966). "Winston Leonard Spencer Churchill 1874–1965". Biographical Memoirs of Fellows of the Royal Society. 12: 34–105</ref>.
* Insignito della [[Territorial Decoration]] per il suo lungo servizio nella milizia territoriale ([[1924]])<ref name="Jones"/>.
* Membro della [[Royal Society]] dal [[1941]]<ref name="Jones"/>.
* Membro del [[Consiglio privato della Regina per il Canada]] ([[1941]])<ref>"Historical Alphabetical List since 1867 of Members of the Queen's Privy Council for Canada". pco-bcp.gc.ca. Privy Council Office / Government of Canada</ref>.
* Nel [[1945]], Churchill venne menzionato da [[Halvdan Koht]] tra i candidati al [[premio Nobel per la pace]], ma il premio andò a [[Cordell Hull]]<ref>"Record from The Nomination Database for the Nobel Prize in Peace, 1901–1956". Nobel Foundation</ref>.
* Insignito dell'[[Ordine al merito del Regno Unito|Ordine al merito]] (1946)<ref name="Jones"/>.
* Nel [[1953]] Churchill divenne cavaliere dell'[[Ordine della Giarrettiera]], assumendo il titolo di ''Sir Winston Churchill, K.G.'', e ricevette il [[premio Nobel per la letteratura]] per le sue numerose pubblicazioni, specialmente i sei volumi di memorie sulla [[seconda guerra mondiale]].
* In un sondaggio della [[BBC]] del [[2002]], intitolato "[[100 Greatest Britons]]", fu proclamato il più grande britannico di tutti i tempi in una votazione cui presero parte circa un milione di telespettatori<ref>"Poll of the 100 Greatest Britons". BBC.</ref>. Churchill è anche stato nominato come il più influente leader mondiale del [[XX secolo]] da ''[[Time]]''<ref>https://web.archive.org/web/20071215051008/http://www.time.com/time/time100/time100poll.html</ref>. Il [[Churchill College]] all'[[Università di Cambridge]] è stato istituito in suo onore nel [[1958]].
* Nel [[1963]] il [[presidente degli Stati Uniti d'America]] [[John Fitzgerald Kennedy]] conferì a Churchill la cittadinanza onoraria degli USA, con atto del Congresso 88-6/H.R. 4374<ref>Russell, Douglas (2002). The Orders, Decorations and Medals of Sir Winston Churchill. Churchill Centre.</ref><ref>88th Congress (1963) (9 April 1963). "H.R. 4374 (88th)". Legislation. GovTrack.us. Retrieved 27 January 2014. An Act to proclaim Sir Winston Churchill an honorary citizen of the United States of America.</ref>.
* Il 29 novembre [[1995]] il presidente [[Bill Clinton]], durante una visita nel [[Regno Unito]], annunciò ada entrambe le camere del Parlamento che un [[cacciatorpediniere]] della [[classe Arleigh Burke]] sarebbe stato nominato ''USS Winston Churchill''. Questo è stato il primo caso di una nave militare statunitense intitolata a un inglese dai tempi della [[rivoluzioneRivoluzione americana]]<ref>Kennedy, Harold (April 2001). "USS Churchill Shows Off High-Tech Gear". National Defense Magazine. Archived from the original on 20 April 2016</ref>.
 
== Note ==
Riga 1 470 ⟶ 1 486:
* {{cita web|http://freepages.genealogy.rootsweb.com/~jamesdow/winston.htm|Un'altra biografia su Churchill con lunghe citazioni dei suoi discorsi|lingua=en}}
* {{en}} ''[https://www.loc.gov/exhibits/churchill/interactive Churchill e la Grande Repubblica]''. Exhibition explores Churchill's lifelong relationship with the United States.
* {{en}} [http://www.jewishpost.com/jewishpost/jpn201b.html Churchill e il sionismo] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20060514205144/http://www.jewishpost.com/jewishpost/jpn201b.html |datedata=14 maggio 2006 }} (del dottor Yoav Tenenbaum, [[Università di Tel Aviv]])
* {{cita web|http://www.earthstation1.com/churchil.html|Alcuni discorsi di Churchill scaricabili|lingua=en}}