Matteo Bonello: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
ortografia |
|||
(16 versioni intermedie di 7 utenti non mostrate) | |||
Riga 1:
{{F|storia medievale|marzo 2025}}{{aristocratico}}
{{Bio
|Nome = Matteo
Riga 16 ⟶ 17:
== La rivolta di Bonello ==
[[File:
La storia narra che Bonello, signore di [[Caccamo]], fedele inizialmente alla corte normanna di [[Palermo]], fu inviato in [[Calabria]] come ambasciatore del re [[Guglielmo I di Sicilia|Guglielmo I]], per cercare una soluzione diplomatica alle controversie con la nobiltà locale. Durante la missione avrebbe cambiato orientamento e, voltando le spalle agli [[Altavilla]], si sarebbe messo a capo di una rivolta cui prese parte la nobiltà calabrese e quella [[Puglia|pugliese]].
[[File:Castello_di_Caccamo_sala_della_congiura.jpg|thumb|left|Sala della Congiura, [[Castello di Caccamo]]]]
Di sicuro Bonello aveva particolarmente in odio l'[[ammiraglio]] (''Amirus Amirati'') del regno [[Maione da Bari]], già [[Amir al-umara|emiro degli emiri]], i vicari del re e gli [[Emiro|emiri]] di origine [[Arabi|araba]]. Comunque poté godere in [[Sicilia]] dell'appoggio anche di diversi nobili alla corte, ma soprattutto della benevolenza popolare, perché la corte era oramai considerata ostile ed era diventata invisa a larghe fasce della popolazione.
Il 10 novembre del [[1160]] a [[Palermo]],
Il re Guglielmo fu costretto, per placare la rivolta a dichiarare che non avrebbe arrestato Bonello, affidando il governo al normanno [[Enrico Aristippo]], arcidiacono di Catania, scienziato di fama, traduttore e autore di importanti opere.
Uccidendo l'ammiraglio Maione, il Bonello si era però inimicato una parte influente della corte normanna. Ritiratosi sollecitamente nel suo castello di [[Caccamo]], Bonello, e riuniti nel marzo del [[1161]] alcuni potenti signori feudali del regno, organizzò in gran segreto una congiura contro lo stesso Guglielmo. La sala del castello da allora è tradizionalmente detta della «Congiura». Re Guglielmo fu catturato il 9 marzo [[1161]], mentre dava udienza con Aristippo nel salone della [[Palazzo dei Normanni|Torre Pisana]], fu imprigionato e dichiarato decaduto, mentre veniva proclamato re al suo posto il figlio Ruggero, di
La rivolta tuttavia si trasformò in una violenta sommossa incontrollata. Vennero uccisi diversi membri della corte {{cn|e fu avviata una caccia ai [[musulmano|musulmani]], che, considerati usurpatori, vennero massacrati a decine.}} I palazzi reali vennero saccheggiati e dati alle fiamme con
{{cn|L'[[harem]] fu violato e le donne violentate, mentre
La congiura prevedeva la conquista di Palermo, ma Bonello, per motivi non chiari, non mosse le proprie truppe. Questo gli costò la perdita del controllo dell'insurrezione e gli uomini leali al Re (tra cui gli [[arcivescovo|arcivescovi]] [[Romualdo Guarna|Romualdo di Salerno]] e Roberto di Messina e i [[Vescovo|vescovi]] Tristano di Mazara e [[Riccardo Palmer]], designato quest'ultimo alla diocesi di Siracusa), riuscirono l'11 marzo a far liberare Guglielmo I dalla volubile folla palermitana che abbandonò i congiurati, subdolamente accusati di precisi interessi personali nella congiura realizzata. Una tragedia però colpì il Re mentre recuperava la sua libertà e la corona. Nelle fasi finali dell'assalto al palazzo una freccia all'occhio feriva a morte il piccolo Ruggero che, di lì a poco, sarebbe morto tra le braccia del disperato padre.<ref>[[Ugo Falcando]] addebita incredibilmente al padre la responsabilità della morte del figlioletto. Pur ammettendo la mortale ferita ricevuta da Ruggero, il cronista siciliano dà sfogo alla sua faziosa ostilità nei confronti del Re, accusandolo di aver ucciso il figlio a calci, per punirlo del fatto di essere stato insediato sul trono in sua vece dai congiurati nelle fasi iniziali della congiura e di avere sfilato su un cavallo malgrado l'evidenza del fatto che il bimbo non potesse avere ambizione alcuna e, probabilmente, neppure piena consapevolezza di quanto stava succedendo intorno a lui.</ref>
Riga 37 ⟶ 39:
== Curiosità ==
Nel luogo in cui fu ucciso Maione da Bari, a Palermo, si trova una spada appesa ad un portone, che la leggenda attribuisce proprio a Matteo Bonello. In realtà si tratta di un falso storico, in quanto l'elsa della spada è del tipo "a vela", caratteristica del periodo non precedente al [[XVI secolo]]<ref>{{Cita web|autore=Samuele Schirò|url=http://www.palermoviva.it/la-spada-matteo-bonello/|titolo=La spada di Matteo Bonello}}</ref>.
Leggenda vuole che nel castello di Caccamo, fatto erigere proprio da Matteo Bonello, si aggiri ancora nottetempo il fantasma del nobile normanno, con la spada in una mano e la mentula eretta nell’altra. L’incauta visitatrice che si attardasse o smarrisse nelle sale del suddetto castello, dopo il calar del sole rischierebbe di essere sodomizzata dal dardo furioso del fantasma di Bonello, bramoso di continuare a godere i piaceri negatigli dalla morte prematura, ma timoroso di deflorare una donna promessa sposa e quindi proteso soltanto a penetrarne il secondo canale.
== Note ==
|