Maometto: differenze tra le versioni
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|beatificazione =
|canonizzazione =
|santuario principale = [[Al-Masjid al-Haram]] della [[
|ricorrenza =
|attributi =
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}}
{{Bio
|Nome =
|Cognome =
|PreData = <small>[[Alfabeto fonetico internazionale|AFI]]</small>: {{IPA|/maoˈmetto/|it}}<ref>{{DOP|id=1052633}}</ref><ref>{{Dipi|Maometto}}</ref>, in arabo '''Muḥammad'''<ref group="N">nome completo {{arabo|أبو ﺍﻟﻘﺎﺳﻢ محمد بن عبد الله بن عبد ﺍﻟﻤﻄﻠﺐ ﺍﻟﻬﺎﺷﻤﻲ|Abū l-Qāsim Muḥammad ibn ʿAbd Allāh ibn ʿAbd al-Muṭṭalib al-Hāshimī}}</ref>
|Sesso = M
|LuogoNascita = La Mecca
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|Attività = profeta
|Nazionalità = arabo
|FineIncipit =
}}
Nel
Considerato l'[[ultimo profeta|ultimo
La sua
== Biografia ==
===Infanzia e giovinezza===
{{Vedi anche|Albero genealogico di Maometto|Arabia preislamica}}
[[File:Siyer-i Nebi 223b.jpg|
Maometto nacque in un giorno imprecisato (che secondo alcune fonti tradizionali sarebbe il 20 o il 26 aprile di un anno parimenti imprecisabile, convenzionalmente fissato però al [[570]]<ref group=N>Il più antico biografo di Maometto, [[Ibn Ishaq|Ibn Isḥāq]], scrive nella sua ''al-Sīra al-nabawiyya'' che il profeta sarebbe nato il lunedì 12 [[rabi' I|rabīʿ I]] dell'[[Anno dell'elefante]]. [[Ṭabarī]] invece si limita a indicare l'Anno dell'elefante, senza fornire il giorno e il mese, ma ricorda la tradizione di [[Hisham ibn al-Kalbi|Hishām b. Muḥammad al-Kalbī]] secondo cui Maometto era nato nel quarantaduesimo anno del regno di [[Cosroe II|Kisra Anūshirwān]], vale a dire nel 573.</ref>) alla [[
Fu l'unico figlio di [[Abd Allah ibn Abd al-Muttalib|ʿAbd Allāh b. ʿAbd al-Muṭṭalib]] ibn [[Hashim ibn 'Abd Manaf|Hāshim]] (appartenente ad un importante [[clan]] di mercanti, quello dei [[Hashemiti|Banū Hāshim]], componente della più vasta [[tribù]] dei [[
Orfano fin dalla nascita del padre
Oltre alla madre e alla nutrice, del bambino si prese cura [[Umm Ayman]] Baraka, schiava etiope della madre che lo allevò dopo il periodo trascorso presso Ḥalīma, rimanendo con lui fino a che Maometto ne propiziò il matrimonio, dapprima con un [[Yathrib|medinese]] e poi col figlio adottivo [[Zayd ibn Haritha|Zayd]]. Secondo lo storico [[Ibn Sa'd]], Baraka avrebbe insegnato a Maometto l'[[Habesha|abissino]]<ref name="Lo Jacono 33">{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 33
Maometto rimase orfano anche di madre all'età di sei anni. Il bambino fu affidato al nonno paterno [[Abd al-Muttalib ibn Hashim|ʿAbd al-Muṭṭalib ibn Hāshim]], che lo portò alla Mecca<ref group=N>Alla Mecca Maometto potrebbe forse aver avuto l'occasione di entrare in contatto presto con quei ''[[ḥanīf]]'', che il Corano vuole fossero monoteisti che non si riferivano ad alcuna religione rivelata, come si può leggere nelle [[Sura|sure]] III:67 e II:135. Secondo una tradizione islamica, egli stesso era un ''[[ḥanīf]]'' e un discendente di [[Ismaele]], figlio di [[Abramo]]. Cfr. {{Cita|Jacobs 1995| p. 272}}; {{Cita|Turner 2005|p. 16}}. La storicità di questo gruppo è comunque discussa fra gli studiosi. Cfr. {{Cita|Kochler 1982|p. 29}}; {{Cita|Uri Rubin 1990| «Ḥanīfiyya...»}}.</ref>. Alla morte del nonno due anni dopo,
[[File:Young Mohammed and the monk Bahira.jpg|
In casa degli zii, Maometto convisse con i cugini Tālib (che
Nei suoi viaggi fatti in [[Siria]] e [[Yemen]] con suo zio Abū Ṭālib, modesto commerciante, Maometto potrebbe aver preso conoscenza dell'esistenza di comunità [[Ebraismo|ebraiche]] e [[Cristianesimo|cristiane]]<ref>Si veda [[Leone Caetani]], ''Annali dell'Islām'', I, pp. 159-162, §§ 134-136.</ref> e dell'incontro, che sarebbe avvenuto quando Maometto aveva 9 o 12 anni, col monaco cristiano siriano [[
A quindici anni, Maometto partecipò alla guerra
===I successi commerciali e il matrimonio con Khadīja===
Viste le difficoltà economiche in cui si trovava, suo zio [[Abū Ṭālib]]
[[File:Mohammed kaaba 1315.jpg|
[[File:Miniatura Maometto.jpg|
Alcuni anni dopo il matrimonio, nel 605, venne effettuato un profondo restauro della [[Kaʿba]]. In quell'occasione, non riuscendo ad accordarsi su quale di essi dovesse avere l'onore di ricollocare la [[Pietra Nera]] (spostata dopo i lavori del restauro e situata in quella che è oggi la [[Al-Masjid al-Haram|Grande Moschea della Mecca]]), i principali esponenti dei [[clan]] della Mecca decisero di affidare la decisione alla prima persona che fosse transitata sul posto: quella persona fu il trentacinquenne Maometto. Il futuro
=== Rivelazione ===
La tradizione non fornisce molti elementi per poter comprendere la formazione di Maometto, in particolare riguardo a quali influssi culturali e religiosi possa aver subìto. Quello che è certo è che possedesse un'inquietudine spirituale e un'inclinazione religiosa, che lo portavano spesso ad allontanarsi dal caos della quotidianità<ref>{{Cita|Campanini 2020|p. 45
▲La tradizione non fornisce molti elementi per poter comprendere la formazione di Maometto, in particolare riguardo a quali influssi culturali e religiosi possa aver subìto. Quello che è certo è che possedesse un'inquietudine spirituale e un'inclinazione religiosa, che lo portavano spesso ad allontanarsi dal caos della quotidianità<ref>{{Cita|Campanini 2020|p. 45.}}</ref>.
Nel 608, Maometto iniziò a fare sogni premonitori, a vedere lampi di luce e a sentire voci, che inizialmente attribuì alla presenza di ''[[jinn]]''<ref>{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 42
Questi primi sogni, preannuncianti l'ispirazione divina, indussero Maometto a una pratica spirituale molto intensa, che lo portò anche a isolarsi, talora per giorni, nella caverna sul monte Hira; sogni successivi, invece, avrebbero preannunciato la comparsa di Gabriele. Sia per Maometto sia per le successive generazioni musulmane, i sogni hanno sempre rivestito grande importanza, essendo considerati uno dei canali di comunicazione da parte del divino e indirizzati all'uomo. È pratica comune nelle confraternite sufi esporre i propri sogni allo [[sceicco]], per ottenerne l'interpretazione.</ref> a sospingere sempre più Maometto, benestante e socialmente ben inserito, verso una pratica spirituale molto intensa attraverso l'esecuzione sempre più frequentemente di ritiri spirituali (''tahannuth''), che potevano durare anche un mese. Come altri ''[[ḥanīf]]'', Maometto iniziò a ritirarsi a cadenze regolari in una grotta sul [[
Secondo la tradizione, nella notte tra il 26 e il 27 del mese di [[Ramadan]] dell'anno [[610]]<ref>{{Cita|Campanini 2020|p. 47
{{citazione|(1) Leggi, in nome del tuo Signore, che ha creato, (2) ha creato l'uomo da un grumo di sangue! (3) Leggi! Ché il tuo Signore è il Generosissimo, (4) Colui che ha insegnato l’uso del calamo, (5) ha insegnato all'uomo quello che non sapeva<ref group=N>[[Sūra]] XCVI:1-5. Salvo l'imperativo iniziale, si è seguita la versione de ''Il Corano'', introd., trad. e commento di [[Alessandro Bausani]], Firenze, Sansoni, 1961 e succ. ediz. La traduzione [[Alessandro Bausani|bausaniana]] riporta "Grida", malgrado ''iqrāʾ'' significhi più propriamente "recita salmodiando" pur essendo logico che per poter recitare si debba preliminarmente leggere, non essendo noto il contenuto del brano da recitare.</ref>}}
Scovolto da questa esperienza [[teopatia|teopatica]], Maometto
▲[[File:Miniatura Maometto.jpg|thumb|left|L'[[arcangelo Gabriele]] riferisce la Rivelazione di Dio a Maometto, ancora una volta velato (antica miniatura).]]
Non gli fu facile accettare tale notizia. A convincerlo della realtà di quanto accadutogli, provvide innanzi tutti sua moglie che credette senza esitazione a ciò che Maometto le aveva detto, divenendo il primo essere umano a convertirsi<ref name="Lo Jacono 47">{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 47.}}</ref>. Per tranquillizzarlo ulteriormente, Khadīja lo fece parlare con [[Waraqa ibn Nawfal]]<ref name="Lo Jacono 47"/>, cugino di lei, che le fonti islamiche indicano come [[Cristianesimo|cristiano]] ma che poteva anche essere uno di quei monoteisti [[arabi]] (''ḥanīf'') che non si riferivano a una specifica struttura religiosa organizzata.<ref>Barnaby Rogerson, ''The Prophet Muhammad. A Biography'', Mahwah, NJ, HiddenSpring, 2003, ISBN 1-58768-029-7, p. 77.</ref> La tradizione riporta un dialogo avvenuto fra Waraqa, interpellato da Khadīja per la sua vasta cultura, e Maometto:▼
▲
{{citazione|Waraqa chiese: "Nipote mio, cos’hai"?
Il Messaggero di Allah gli raccontò ciò che vide, e Waraqa gli disse: "Quest’angelo è colui che scese su Mosè. Vorrei essere più giovane, per arrivare al giorno in cui il tuo popolo ti caccerà".
Il Messaggero di Allah gli chiese: “Mi cacceranno?”.
Waraqa rispose: “Sì. Non giunse mai un uomo a rappresentare ciò che porti senza essere respinto, e se raggiungerò il tuo giorno ti appoggerò fino alla vittoria".
Waraqa, già molto anziano e quasi cieco, morirà alcuni giorni dopo questo dialogo. Cfr. [[Alfred Guillaume]], ''The life of Muhammad'', traduzione dall'arabo della ''Sīrat al-nabawī'' (Vita del Profeta) di [[Ibn Ishaq|Ibn Isḥāq]], Oxford University Press, 1967. ISBN 0-19-636033-1</ref> Seguì un lungo periodo detto ''fatra'', durato forse tre anni, in cui le sue esperienze non ebbero séguito, provocando ulteriore angoscia in Maometto<ref
{{citazione|(1) Per la luce del mattino, (2) per la notte quando si addensa: (3) il tuo Signore non ti ha abbandonato e non ti disprezza|Corano, XCIII:3}}</ref> e gli giunse l'ordine diretto di Dio di diffondere il suo messaggio a tutti gli abitanti di Mecca<ref name="Campanini 49"/>.▼
=== L'inizio della predicazione e le prime persecuzioni ===
▲Seguì un lungo periodo detto ''fatra'', durato forse tre anni, in cui le sue esperienze non ebbero séguito, provocando ulteriore angoscia in Maometto<ref>{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 47.}}</ref>. Durante quel tempo, secondo quanto scritto nel Corano, Maometto si diede con ancora maggiore intensità alle pratiche spirituali e infine, intorno al 613, Gabriele tornò a parlargli<ref>Corano, XCIII:3</ref>:
[[File:Maome.jpg|
▲{{citazione|(1) Per la luce del mattino, (2) per la notte quando si addensa: (3) il tuo Signore non ti ha abbandonato e non ti disprezza}}
La conversione degli abitanti di Mecca risultò per Maometto particolarmente irta di ostacoli. Seppur inizialmente avessero accolto con curiosità e benevolenza la nuova catechesi predicata da Maometto, in seguito i meccani gli si ribellarono<ref name="Cita|Lo Jacono, 2011|p. 53">{{Cita|Lo Jacono, 2011|p. 53}}.</ref>. Le volontà di Allah di ritenersi unico ed esclusivo avrebbe potuto creare enormi problemi economici alla città, che si era arricchita attraverso i pellegrinaggi per gli idoli religiosi posti dentro la [[Kaʿba]], che portavano a Mecca persone provenienti da tutta la penisola<ref name="Cita|Lo Jacono, 2011|p. 53"/>.
▲La sua azione per diffondere la Rivelazione ricevuta - raccolta dopo la sua morte nel [[Corano]], il libro sacro dell'Islam - dimostrerà la validità del detto evangelico per cui "nessuno è profeta in patria", vista la difficoltà della conversione dei suoi concittadini. Maometto ripeté per ben due volte per intero il Corano nei suoi ultimi due anni di vita e molti musulmani lo memorizzarono per intero ma fu solo durante il [[Califfo|califfato]] di [[Uthman ibn Affan|ʿUthmān b. ʿAffān]], a farlo mettere per iscritto da una commissione coordinata da [[Zayd ibn Thabit|Zayd b. Thābit]], principale segretario del Profeta<ref group=N>Puntualmente organizzato all'epoca del [[Wali (governatore)|Wālī]] [[al-Hajjaj ibn Yusuf|al-Ḥajjāj b. Yūsuf]] sotto il [[califfato]] dell'[[Omayyade]] [[Abd al-Malik ibn Marwan|ʿAbd al-Malik b. Marwān]]</ref>. Così il testo accettato del Corano poté diffondersi nel mondo a seguito delle prime conquiste che portarono gli eserciti di [[Medina]] in Africa, Asia ed Europa, rimanendo inalterato fino ad oggi, malgrado lo [[sciismo]] vi aggiunga un capitolo (''[[Sura|Sūra]]'') e alcuni brevi versetti (''[[Āyāt|ayyāt]]'').
Importanti esponenti di vari clan iniziarono così a provare un crescente malcontento verso Maometto, che si manifestò con una serie di attacchi personali e il dileggio<ref>{{Cita|Lo Jacono, 2011|pp. 51-54}}.</ref>: il musico al-Nadr ibn al-Ḥārith si divertiva a fare concorrenza al proselitismo in atto di Maometto, raccontando storie e leggende; la danzatrice Fartana, che lanciava motteggi pungenti contro i musulmani; e ʿUqba b. Abī Muʿayt, che lanciò una placenta sanguinante di montone su Maometto intento in preghiera, con il palese intento d'infangare con il sangue della bestia (considerato impuro dai musulmani) quel momento di sacro raccoglimento<ref>{{Cita|Lo Jacono, 2011|pp. 54-57}}.</ref>. Fra gli oppositori di Maometto vi fu anche suo zio Abū Lahab che, forse su suggerimento dalla moglie Umm Ğamīl Arwā, spinse i figli a ripudiare le rispettive mogli, figlie del Profeta<ref>{{Cita|Lo Jacono, 2011|p. 58}}.</ref>.
▲[[File:Maome.jpg|thumb|In questa miniatura del [[XVI secolo]], tratta dall{{'}}''Athār al-baqiya'' (Tracce dei secoli passati) di [[al-Biruni|al-Bīrūnī]] (manoscritto della [[Biblioteca nazionale di Francia]], Arabe 1489 fol. 5v), Maometto è invece raffigurato senza velo sul volto.]]
Secondo [[Ibn Sa'd]], le persecuzioni dei musulmani alla Mecca cominciarono quando Maometto annunciò i versetti che condannavano l'idolatria e il politeismo, mentre gli esegeti coranici le situano con l'inizio delle predicazioni pubbliche. Con l'aumentare dei suoi seguaci, comunque, i [[clan]] che rappresentavano il potere locale si sentirono sempre più minacciati; in particolare i [[Quraysh]], a cui pure Maometto apparteneva, poiché guardiani della [[Kaʿba]] e gestori del lucroso traffico riguardante le offerte agli idoli. I mercanti più potenti cercarono allora di convincere Maometto a desistere dalla sua predicazione offrendogli di entrare nel loro ambiente, insieme a un matrimonio per lui vantaggioso, ma egli rifiutò entrambe le proposte. Cominciò così un lungo periodo di persecuzioni nei confronti di Maometto e dei suoi seguaci<ref>[[William Montgomery Watt]], ''The Cambridge History of Islam'', 1977, p. 36.</ref>.
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=== Isra' e Mi'raj ===
{{Vedi anche|Isrāʾ e Miʿrāj}}
[[File:Domeoftherock1.jpg|
Nel 620 Maometto sperimentò un avvenimento che si rivelerà pregno di significati particolarmente per la disciplina esoterica islamica, il [[Sufismo]].
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Ascese ancora, e venne ammesso al cospetto di Dio, avendone quindi per Suo onnipotente volere una visione beatifica del tutto straordinaria: l'Infinità, che è uno degli attributi di Dio, e l'immensa Potenza Divina renderebbero infatti impossibile a un vivente di accostarsi a Lui. Avrebbero questo privilegio solo i morti, dotati da Dio di particolari sensi del tutto superiori a quelli dei viventi.
Mentre [[Ibn Ishaq|Ibn Isḥāq]] presenta questo evento come un'esperienza spirituale, [[
=== Gli ultimi anni alla Mecca ===
Nel [[619]], l'"anno del dolore", morirono tanto suo zio [[Abū Ṭālib]], che gli aveva garantito affetto e protezione malgrado non si fosse convertito alla religione del nipote, quanto l'amata Khadīja. Con la morte di suo zio Abū Ṭālib, la leadership dei Banu Hashim passò a [[Abū Lahab]], strenuo avversario di Maometto, che ritirò la protezione a lui offerta dal clan: per naturale conseguenza, chiunque avesse tentato di uccidere Maometto non si sarebbe più esposto alla vendetta del suo clan. Maometto si recò allora a [[Ṭāʾif]], in cerca di protezione, ma la sua contemporanea predicazione dell'Islam non fece altro che metterlo in un pericolo ancora maggiore. Costretto a tornare alla [[Mecca]], incontrò Mutʿim ibn ʿAdī, capo del clan [[Banu Nawfal]], che gli permise di rientrare in città.
Nello stesso periodo molte persone visitarono la Kaʿba come pellegrini o per concludere affari: Maometto approfittò di questa occasione per trovare un luogo sicuro per lui e per i suoi seguaci. Dopo molti tentativi infruttuosi, l'incontro con alcuni uomini di Yathrib (che sarebbe poi diventata [[Medina]]) si rivelò fortunato: per loro infatti erano familiari sia il concetto di monoteismo, sia la possibilità dell'apparizione di un profeta, essendo presente una forte componente ebraica nella città. Speravano inoltre, accogliendo Maometto, di poter guadagnare la supremazia politica sulla [[Mecca]], di cui invidiavano i proventi derivanti dai pellegrinaggi. In breve raggiunsero [[Medina]], diventato un porto sicuro, musulmani provenienti da tutte le tribù della [[Mecca]]. Nel luglio del 620, per incontrare il Profeta, giunsero a Medina da Mecca settantacinque musulmani: essi si riunirono segretamente, di notte, e accettarono un comune impegno che prevedeva l'obbedienza a Maometto, l'ingiunzione del bene e la proibizione del male, e una comune risposta armata qualora questa si fosse resa necessaria. In seguito a questo patto Maometto incoraggiò i musulmani a raggiungere Medina: come accaduto per [[Piccola Egira|l'emigrazione in Abissinia]], anche questa volta i [[Quraysh]] cercarono di bloccare l'esodo, fallendo.
=== Egira ===
{{Vedi anche|Egira}}
Negli anni precedenti l'[[Egira]], l'autorità di Maometto, come capo dei musulmani, gli permise di guadagnare l'appoggio dei notabili di Yathrib, che vollero fungesse da arbitro imparziale, in quanto straniero, nelle dispute fra le componenti etniche e tribali della città. Questo permise a lui e ai suoi seguaci di essere accolti nella città-oasi, venendo a fruire della necessaria sicurezza e protezione.
Nello stesso periodo diede anche istruzioni ai suoi seguaci perché emigrassero alla spicciolata, e senza dare nell'occhio dei concittadini, verso [[Yathrib]], fin quando furono assai pochi i musulmani rimasti alla [[Mecca]]. Allarmati dall'esodo e timorosi di veder messi a rischio i propri interessi, a causa dell'inevitabile conflitto ideologico e spirituale che si sarebbe prodotto con gli altri Arabi politeisti (che coi Meccani proficuamente commerciavano e che annualmente partecipavano ai riti della ''[[ʿumra]]'' del mese di ''[[rajab]]''), i Quraysh organizzarono un complotto per uccidere Maometto. Attraverso [[ʿAlī ibn Abī Ṭālib|ʿAlī]], che prese il suo posto nella casa, discretamente sorvegliata dai Quraysh, Maometto riuscì a ingannare la sorveglianza e fuggire dalla città insieme al suo migliore amico, il futuro califfo [[Abū Bakr]]. I due, attraverso un miracoloso evento narrato nel [[Corano]], non vennero scoperti dagli inseguitori meccani nei dintorni della città; e grazie alla collaborazione di parenti e amici, attraversarono il deserto in sella ai dromedari, passando per sentieri meno noti e battuti. Raggiunsero incolumi [[Medina]] il 24 settembre 622.
Inizialmente Maometto si ritenne un profeta inserito nel solco profetico antico-testamentario, ma la comunità ebraica di Medina non lo accettò come tale in quanto non appartenente alla stirpe di Davide<ref>''An Introduction to the Quran'', 1895, p. 187.</ref>. Nonostante ciò, Maometto predicò a Medina per otto anni e qui, fin dal suo primo anno di permanenza, formulò la [[Costituzione di Medina]] (Rescritto o Statuto o Carta, in [[lingua araba|arabo]] ''Ṣaḥīfa'') che fu accettata da tutte le componenti della città-oasi e che vide il sorgere della ''[[Umma (Islam)|Umma]]'', la prima Comunità politica di credenti.
I primi abitanti di Yathrib, che si convertirono all'[[Islam]] e che offrirono ospitalità e aiuto agli Emigrati meccani, vennero chiamati ''[[Ansar|Anṣār]]'' ("ausiliari"); successivamente Maometto istituì un patto di "fraternità" fra Emigrati (''[[Muhājirūn]]'') e ''Anṣār'', e il Profeta stesso prese come fratello ʿAlī, figlio dell'amato zio [[Abū Ṭālib]] e di fatto (anche se non legalmente) affiliato da Maometto fin dalla tenera età, come Abū Ṭālib aveva a sua volta adottato lui quando era rimasto orfano.
=== La ''Umma'' e l'inizio dei conflitti armati ===
{{Vedi anche|Umma (Islam)}}
A seguito dell'esodo musulmano, i Meccani requisirono tutte le loro proprietà nella città<ref>Fazlur Rahman (1979), p. 21</ref> Impoveriti e senza entrate, i musulmani avviarono necessariamente aperte ostilità armate contro Mecca, razziando le sue carovane. A giustificare tali ostilità era innanzi tutto il desiderio di vendicare quanto essi stessi avevano subito per anni dagli Arabi politeisti nella loro città natale ma anche, e non secondariamente, di acquisire benessere, potere e prestigio in attesa di realizzare l'obiettivo finale di conquistare [[La Mecca]]
Il primo grande fatto d'arme nella storia dell'[[islam]] è costituito dalla [[Battaglia di Badr]], in cui i musulmani risultarono vittoriosi nonostante l'inferiorità numerica.
Seguì la disfatta sotto il monte [[Battaglia di Uhud|Uḥud]], segnata dal tradimento degli ebrei medinesi e dalla avventatezza di una parte dei soldati musulmani, alla quale Maometto sopravvisse solo perché, colpito da una pietra in pieno viso, cadde privo di sensi e venne creduto già morto dagli avversari.
Infine, la vittoria dei musulmani nella [[Battaglia del Fossato]] segnò uno spartiacque tale da causare la disgregazione della potenza meccana.
=== L'atteggiamento verso gli ebrei ===
In tutte queste circostanze Maometto colpì in diversa misura anche gli [[ebrei]] di Medina, che si erano resi colpevoli agli occhi della ''[[Umma (islam)|Umma]]'' della violazione del [[Rescritto di Medina]] e di tradimento nei confronti della componente [[islam]]ica. In occasione dei due primi fatti d'armi, furono esiliate le tribù ebraiche dei [[Banū Qaynuqāʿ]] e dei [[Banū Naḍīr]] accusati i primi di offesa alla pudicizia di una ragazza musulmana e i secondi di complotto, unitamente ai Meccani pagani, ai danni dei musulmani. Durante la cosiddetta "[[battaglia del Fossato]]" (''Yawm al-Khandaq''), che fu di fatto un fallito [[assedio]] dei Meccani e dei loro alleati, la tribù ebraica dei [[Banu Qurayza|Banū Qurayza]], situata a sud di Medina, avviò i negoziati con i Quraysh per consegnare loro Maometto, violando apertamente la Costituzione di Medina. Dopo aver respinto gli assedianti pagani, i [[musulmani]] accusarono i Banū Qurayza di tradimento<ref>M.J. Kister, art. cit., pp. 86-87.</ref> e li assediarono per venticinque giorni nelle loro fortezze, costringendoli alla resa. Furono decapitati tra i 700 e i 900 uomini ebrei della tribù e le loro donne e i loro bambini furono venduti come schiavi<ref>^ Peterson (2007), p. 126.</ref><ref>Ramadan (2007), p. 141.</ref> sui mercati d'uomini di [[Siria]] e del [[Najd]], dove vennero quasi tutti riscattati dai loro correligionari di [[Khaybar]], [[Fadak]] e di altre oasi arabe [[higiaz]]ene.<ref>M.J. Kister, "The massacre of Banu Qurayza: a re-examination of a tradition", in: ''Jerusalem Studies in Arabic and Islam'' 8 (1986), pp. 61-96, a p. 94.</ref>
La sentenza non fu formalmente decisa da Maometto che aveva affidato il responso sulla punizione da adottare a [[Sa'd ibn Mu'adh|Saʿd b. Muʿādh]], ''[[sayyid]]'' dei Banū ʿAbd al-Ashhal, [[clan]] della tribù medinese dei [[Banu Aws]], un tempo principale alleata dei B. Qurayẓa. Questi, ferito gravemente da una freccia (tanto da morirne pochissimi giorni più tardi) e ovviamente pieno di rabbia e rancore, decise per una soluzione estrema, non frequente ma neppure del tutto inconsueta per l'epoca.<ref group="N">Si ricorderà il massacro dei cristiani di [[Najrān]] disposto dal ''[[Tubba|tubbaʿ]]'' giudaizzato di [[Himyar]], [[Dhu Nuwas|Dhū Nuwās]].</ref> Maometto approvò la decisione di massacrare tutti i maschi della tribù e di ridurre in schiavitù le donne e i bambini, e partecipò attivamente allo sgozzamento dei prigionieri. Che non si trattasse comunque di una decisione da leggere in chiave esclusivamente anti-ebraica potrebbe dimostrarcelo il fatto che gli altri B. Qurayẓa che vivevano intorno a Medina,<ref>[[al-Waqidi|al-Wāqidī]], ''Kitāb al-maghāzī'', ed. [[Marsden Jones]], 2 voll. Londra, 1966, II, pp. 634 e 684, parla ad esempio della presenza a Medina di ebrei dopo il Giorno del Fossato.</ref> e nel resto del [[Hijaz|Ḥijāz]] (circa {{formatnum:25000}} persone), non furono infastiditi dai musulmani, né allora, né in seguito.<ref>{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 116}}.</ref>
In proposito si è anche espresso uno dei più apprezzati storici del primo Islam, [[Fred McGrew Donner]], che afferma:<ref>''Muhammad and the believers'', Cambridge, MA, The Belknap Press of Harvard University Press, 2010, p. 74.</ref>
{{Citazione|dobbiamo... concludere che gli scontri con altri ebrei o gruppi di ebrei furono il risultato di particolari atteggiamenti o comportamenti politici di costoro, come, per esempio, il rifiuto di accettare la leadership o il rango di profeta di Muhammad. Questi episodi non possono pertanto essere considerati prove di un'ostilità generalizzata nei confronti degli ebrei da parte del movimento dei Credenti, così come non si può concludere che Muhammad nutrisse un'ostilità generalizzata nei confronti dei Quraysh perché fece mettere a morte e punì alcuni suoi persecutori appartenenti a questa tribù<ref>Fred M. Donner, ''Maometto e le origini dell'islam'', ediz. e trad. di R. Tottoli, Torino, Einaudi, 2011, pp. 76-77</ref>.}}
Alcuni studiosi musulmani rifiutano di riconoscere l'incidente, ritenendo che [[Ibn Ishaq|Ibn Isḥāq]], il primo biografo di Maometto, avesse raccolto molti dettagli dello scontro dai discendenti degli stessi ebrei Qurayẓa cento anni dopo i fatti. Questi discendenti avrebbero arricchito o inventato dettagli sullo scontro prendendo ispirazione dalla storia delle persecuzioni ebraiche in epoca romana. Gli storici che mettono in dubbio l'esecuzione della tribù Banu Qurayẓa sottolineano come il cronista Ibn Isḥāq fosse stato giudicato inaffidabile dal suo contemporaneo [[Malik ibn Anas]], uno dei più importanti giuristi del [[sunnismo]], fondatore del [[madhhab]] [[malikita]], mentre il giurista [[sciafeismo|sciafeita]] [[Ibn Hajar al-'Asqalani]] descrisse Ibn Isḥāq come un narratore di "racconti strani".<ref>W. N. Arafat, "Did Prophet Muhammad ordered 900 Jews killed?", in: ''Journal of the Royal Asiatic Society of Great Britain and Ireland(JRAS)'', 1976, pp. 100-107.</ref>
=== La conquista dell'Arabia e la morte ===
[[File:Siyer-i Nebi 414a.jpg|min|verticale|''La morte di Maometto''. Miniatura presente nel manoscritto ottomano del ''Siyar-i Nebi'', datato 1595, conservato nel [[Topkapi|Topkapı]] Sarayı Müzesi di [[Istanbul]] (Hazine 1222, folio 414a)]]
Dopo aver portato in prossimità della sua città natale un forte contingente armato, affermando di voler compiere un [[pellegrinaggio]] alla [[Kaʿba]], Maometto si accordò con i Meccani per rimandare all'anno successivo quel pellegrinaggio, sottoscrivendo nel marzo del [[628]] l'[[Accordo di al-Hudaybiyya]], suscitando un forte sconcerto tra i suoi seguaci e, particolarmente, in [[ʿUmar b. al-Khaṭṭāb]].<br>
L'intento fu realizzato come concordato il [[2 marzo]] [[629]], con quello che viene ricordato come "Pellegrinaggio d'adempimento" (''[[umrat al-qada|ʿumrat al-qaḍāʾ]]'').
Nel [[630]] Maometto era ormai abbastanza forte per marciare sulla Mecca e conquistarla. Tornò peraltro a vivere a Medina e da qui ampliò la sua azione politica e religiosa a tutto il resto del [[Hijaz]] e, dopo la sua vittoria nel 630 a [[Battaglia di Hunayn|Ḥunayn]] contro l'alleanza che s'imperniava sulla tribù dei [[Banu Hawazin|Banū Hawāzin]], con una serie di operazioni militari nel cosiddetto [[Wadi al-qura]], a 150 chilometri a settentrione di Medina, conquistò o semplicemente assoggettò vari centri abitati (spesso oasi), come Khaybar, [[Tabuk (Arabia Saudita)|Tabūk]] e Fadak, il cui controllo aveva indubbie valenze economiche e strategiche.
Nel 632, tornato a [[Medina]] dopo aver compiuto il Pellegrinaggio detto anche il "[[Pellegrinaggio dell'Addio]]", il profeta si ammalò, probabilmente di [[pleurite]]<ref name="Lo Jacono 139"/> o di un [[tumore al cervello]], di cui avrebbe iniziato a mostrare i sintomi durante il Pellegrinaggio<ref name="Campanini 130">{{Cita|Campanini 2020|p. 130}}.</ref>. Curato inutilmente, delegò Abū Bakr la conduzione della preghiera collettiva e a Usama b. Zayd la conduzione dell'esercito per la conquista della Siria<ref name="Lo Jacono 139">{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 138}}.</ref>. Morì lunedì 13 rabīʿ I dell'anno 11 dell'[[Egira]] (equivalente all'8 giugno del [[632]]<ref group=N>Sia per la data di nascita, sia per quella di morte, non c'è tuttavia alcuna certezza e quanto riportato costituisce semplicemente il parere di una maggioranza relativa, anche se sostanziosa, di [[tradizionisti]]. Dall'opinione della maggioranza dei [[tradizionisti]], che fissa a 63 anni l'arco di vita di Maometto, si è dedotta la sua data di nascita, altrimenti indicata con la semplice espressione «[[Anno dell'elefante]]». Tuttavia esistono tradizioni difformi, per quanto decisamente minoritarie, che indicano in 60 o 65 gli anni vissuti dal Profeta dell'Islam. Cfr. Ṭabarī, ''Taʾrīkh al-rusul wa l-mulūk'', 1835-1836, che cita in proposito [['Amr ibn Dinar|ʿAmr b. Dīnār]] (60 anni) e [[Abd Allah ibn 'Abbas|Ibn ʿAbbās]] (65).</ref>), tra le braccia dell'amata moglie [[ʿĀʾisha bt. Abī Bakr]]<ref name="Lo Jacono 139"/>. Le sue ultime parole furono: «Con la compagnia suprema in Paradiso»<ref name="Campanini 130"/>. Fu [[Sepoltura di Maometto a Medina|sepolto a Medina]], all'interno della casa in cui viveva.
Lasciò nove vedove - tra cui [[ʿĀʾisha]] - e una sola figlia vivente, [[Fatima bint Muhammad|Fāṭima]], andata sposa al cugino del profeta, [[ʿAlī b. Abī Ṭālib]], madre dei suoi nipoti [[al-Hasan ibn Ali|al-Ḥasan b. ʿAlī]] e [[al-Husayn ibn Ali|al-Ḥusayn b. ʿAlī]]. Fatima, piegata dal dolore della perdita del padre e logorata da una vita di sofferenze e fatiche, morì sei mesi più tardi, diventando in breve una delle figure più rappresentative e venerate della religione islamica<ref>{{Cita|Campanini 2020|pp. 137-139}}.</ref>. Non avendo fornito esplicite dichiarazioni su chi dovesse succedergli alla guida politica della ''Umma'', i suoi collaboratori dettero vita all'istituzione politico-religiosa del califfato<ref>{{Cita|Lo Jacono 2011|p. 139}}.</ref>, assegnandone la carica al suo caro amico [[Abū Bakr]].
== Origine del nome ==
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Ben diversamente, sulla derivazione di tali varianti dal nome arabo, si esprime Georges S. Colin,<ref>"Note sur l'origine du nom de «Mahomet»", in: ''Hespéris'' (Archives berbères et Bulletin de l'Institut des Hautes-Études marocaines), 1925, I, p. 129.</ref> che osservava come questo tipo di adattamento fonetico trovasse una spiegazione in un passaggio della sintesi fornita da Ibn ʿArḍūn del suo trattato sul matrimonio, intitolato ''Muqniʿ al-Muḥtāj fī adāb al-zawāj'', in cui avvertiva dell'uso che, nel dare al neonato il nome venerato di Muhammad, lo si «sfigurasse con una vocalizzazione della prima consonante ''mīm'' in ''a'' e della consonante ''ḥā'' in ''u''» tanto che - notava Colin - nel XIV secolo i [[Berberi]] Ghumāra avevano l'abitudine d'impiegare la forma *''Maḥummad'' e *''Maḥommad'' (facilmente trasformabili in ''Mahoma'' nell'ambiente nordafricano, che aveva stretti e secolari vincoli con il ''bilād [[al-Andalus]]''). Così facendo, sosteneva Colin, si evitava il rischio che il bambino che portava lo stesso nome del Profeta, mostrasse sciaguratamente nel crescere scarse qualità o addirittura veri e propri difetti caratteriali, tali da invalidare la ''baraka'' (benedizione) che s'accompagnava al nome "Muḥammad". Colin commentava come anche i Cinesi seguissero la stessa logica, impiegando «rovesciati (''renversés'') alcuni caratteri dichiarati tabù».
Come risulta da una lettera inviata nel 1141 dall'abate [[
{{citazione|Mitto vobis, clarissime, novam translationem nostram, contra pessimam nequam Machumet haeresim disputantem...}}
Del pari [[Ermanno di Carinzia]] (o Dalmata), in una sua traduzione, scriveva (su incarico di [[Pietro di Cluny]], per una sua antologia sull'Islam, il ''De generatione Mahumet et nutritura ejus'', che era la traduzione del ''Kitāb al-anwār'' (Libro delle luci) di [[Abu l-Hasan al-Bakri|Abū l-Ḥasan al-Bakrī]], dimostrando come, a metà del XII secolo, il nome Maometto non traesse origine da alcuna espressione insultante o irridente proveniente da idiomi romanzi.
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Tale tesi islamica si basa sulla definizione coranica di Maometto di ''al-nabī al-ummī'': l'aggettivo ''ummī'' può infatti voler dire "analfabeta, illetterato", ma, come notano esegeti moderni, anche "nazionale"<ref group=N>Ancor oggi la parola araba ''Umma'' significa tanto "comunità" quanto "nazione" (ad es. ''al-umam al-muttaḥida'', "Nazioni Unite").</ref>, "attinente al gruppo d'appartenenza" e dunque, nell'interpretazione moderna, anche "profeta degli arabi".<ref>[[Carlo Alfonso Nallino]], "Il significato del vocabolo coranico «Ummī» applicato a Maometto e quello di «al-Ummiyyūn», in: ''Raccolta di scritti editi e inediti'', Roma, [[Istituto per l'Oriente]], 1940, vol. II, pp. 60-65.</ref>
Per alcuni "analfabetismo" va inteso nel senso di "impossibilità o grande difficoltà di scrivere frasi", vista l'inesistenza di fatto di uno standard scrittorio della lingua araba (la lingua parlata era invece elaborata, come mostrano i componimenti poetici ed epici d'età [[Jāhiliyya]], preislamica), e non nel senso di "ignoranza della scrittura": una seppur non rifinita forma di scrittura dell'arabo esisteva e, entro questo limite, si può sostenere che Maometto sapesse scrivere, come dimostrerebbe il fatto che sarebbe stato in grado di leggere e firmare il Trattato di Ḥudaybiyya, che portò nel 628 a una tregua fra musulmani e pagani della Mecca. Tuttavia [[Bal'ami|Balʿami]], traduttore in [[
Con riferimento a quest'ultimo aneddoto, da altra fonte si afferma che Ṭabari<ref>''Taʾrīkh al-rusul wa l-mulūk'', 11 voll., 1969-77, [[Il Cairo]], Dar al-maʿārif, II, f. 1549, p. 636.</ref> avrebbe in realtà scritto: « [...] "Io sono il messaggero di Dio e sono Muḥammad ibn ʿAbd Allāh". - E disse ad ʿAlī: "Cancella ''messaggero di Dio''". "No - rispose (ʿAlī) - per Dio, giammai ti cancellerò!". Allora l'Inviato di Dio prese il documento - egli non scriveva bene - e scrisse ''Muḥammad'' al posto di ''Messaggero di Dio'' (''rasūl Allāh''). Poi scrisse: "Questo è ciò su cui concorda Muḥammad: egli non entrerà a Mecca con le armi (in pugno)" »<ref group=N>Ecco il testo originale traslitterato: « [...] "Anā Rasūl Allāh wa anā Muḥammad ibn ʿAbd Allāh. Qāla lī ʿAlī (ʿalayhi al-salām): "Amha ''Rasūl Allāh''". Wa qāla: "Lā wa-llāhi la amhaka abadan". Wa akhadhahu Rasūl Allāh (ṣalla Allāhu ʿalayihi wa sallama) - wa laysa yuḥassinu yaktabu - fa-kataba makān ''Rasūl Allāh'' ''Muḥammad'' fa-kataba: "Hadhā mā qudiya ʿalayhi Muḥammad: la yadkhalu Makka bi-l-silāḥ"... ».</ref>.
Secondo fonti islamiche antiche, smentite dalle recenti ricerche storiografiche, Maometto avrebbe redatto lettere per i potenti della Terra ([[Negus]] [[Etiopia|etiopico]], ''basileus'' [[Bizantini|bizantino]] e [[Scià]] [[persia]]no-[[
Inoltre Maometto si sarebbe impegnato a scrivere un non meglio identificato "importante documento" da lasciare ai musulmani al momento della sua morte,<ref>[[Bukhari]], ''Ṣaḥīḥ'', [[Il Cairo]], Muṣṭafā al-Bābī al-Ḥalabī, III, p. 158.</ref> secondo una tradizione che risale allo studioso Ibn ʿAbbās, cugino dello stesso Profeta. Non manca chi<ref>[[Claudio Lo Jacono]], "La prima storiografia islamica. Modelli e prestiti", in: ''Lo spazio letterario del Medioevo'', Roma, Salerno Editrice, 2003, p. 267, nota 24.</ref> sottolinea come sarebbe contraddittorio che proprio Maometto non fosse in grado di far fronte a quanto previsto dai versetti 13-14 della [[sūra]] XVII del Corano, in cui si afferma «E abbiamo attaccato al collo di ogni uomo il suo destino e il dì della Risurrezione gli mostreremo un rotolo che troverà dispiegato a sé davanti. / ''"Leggi il tuo rotolo!'' Basterai tu stesso, oggi, a computare contro di te le tue azioni!"» (trad. di [[
Altre fonti fanno notare come le personalità in grado di leggere e scrivere, nel periodo precedente all'[[Egira]], fossero una quindicina, tutte conosciute per nome,<ref>H.R. Gibbs e J. H. Kramers, ''The shorter Encyclopaedia of Islam, Leiden, 1935, p. 370''</ref> e in effetti il Corano sarebbe il più antico libro arabo in prosa.<ref>R. A. Nicholson, ''A Literary History of the Arabs'', Cambridge, 1962, p. 125</ref> Studiosi occidentali fanno notare come le tribù nomadi, compresa quella di Maometto, disprezzassero la scrittura, privilegiando la trasmissione orale delle conoscenze<ref>Bryan S. Turner, ''Reading in Orientalism'', Volume I, p. 35.</ref> La maggior parte dei musulmani propende per un analfabetismo del loro Profeta, escludendo pertanto radicalmente che egli abbia potuto leggere la Bibbia o altri testi sacri, che del resto sarebbero comparsi in forma scritta solo diverso tempo dopo la sua morte.<ref group=N>"The oldest dated manuscript containing the Gospels in Arabic is Sinai Arabic MS 72. Here the text of the four canonical Gospels is marked off according to the lessons of the temporal cycle of the Greek liturgical calendar of the Jerusalem Church. A colophon informs us that the MS was written by Stephen of Ramleh in the year 284 of the Arabs, i.e., 897 AD." Cfr. Sidney H Griffith, ''The Gospel in Arabic: An Enquiry into Its Appearance in the First Abbasid Century'', Oriens Christianus, Volume 69, pp. 131-132.</ref><ref>[https://press.princeton.edu/titles/10018.html The scripture of the people of the book ] Sidney H. Griffith, Princeton University</ref>.
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Il motivo per cui Dante lo colloca tra i seminatori di discordie e non tra gli eresiarchi è probabilmente dovuto a una leggenda medievale che parla di Maometto come vescovo e cardinale cristiano, che poi avrebbe rinnegato la propria fede, deluso per non aver raggiunto il papato o per altra ragione e avrebbe creato una nuova religione «mescolando quella di Moisè con quella di Cristo».<ref>{{cita libro | cognome=Sermonti | nome=Vittorio | titolo=L'Inferno di Dante | città=Milano | editore=Rizzoli | anno=2001 | p=513}}</ref> Secondo una tradizione diffusa tra i musulmani, il [[Negus]] di [[Abissinia]] - che ospitò gli esiliati musulmani quando Maometto era in vita - avrebbe attestato la sua fede in lui come profeta di Dio.
Il racconto dell{{'}}''[[Isrāʾ e Miʿrāj|Isrāʾ]]'' e quello del ''[[Isrāʾ e Miʿrāj|Miʿrāj]]'' (divulgato in traduzione nel mondo cristiano medievale come ''
== Famiglia ==
{{Vedi anche|Albero genealogico di Maometto}}
[[File:Tombstone of Umar (r.a) by mohammad adil rais.JPG|
Maometto ebbe i seguenti figli (tutti premorti al padre, con l'eccezione di Fāṭima al-Zahrāʾ):
* [[Zaynab bint Muhammad|Zaynab]], da Khadīja bt. Khuwaylid
* [[al-Qasim ibn Muhammad|Qāsim]], da Khadīja bt. Khuwaylid
* [[Ruqayya]], da Khadīja bt. Khuwaylid
* [[
* [[
* [[
* [[Ibrahim ibn Muhammad|Ibrāhīm]], da [[Marya al-Qibtiyya|Māriya la Copta]]
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* [[Khadija bint Khuwaylid|Khadīja bt. Khuwaylid]]
* [[Sawda bint Zam'a|Sawda bint Zamʿa b. Qays]]
* [[
* [[
* Zaynab bint Khuzayma b. al-Ḥārith, detta poi "Madre dei poveri"
* [[Umm Salama Hind bint Abi Umayya|Umm Salama Hind bt. Abī Umayya b. al-Mughīra al-Makhzūmiyya]]
Riga 202 ⟶ 247:
* [[Rayhana bint Zayd|Rayhana bint ʿAmr]]
* [[Safiyya bint Huyayy|Sāfiyya bint Ḥuyayy]] b. Akhtab
* [[
* [[Marya al-Qibtiyya|Māriya bint Shamʿūn]] b. Ibrāhīm, detta la Copta (al-Qibṭiyya)<ref group=N>Muṣʿab b. ʿAbd Allāh al-Zubayrī, ''Kitāb nasab Quraysh'' (Il libro genealogico dei [[Quraysh]]), p. 21. L'Autore specifica che la giovane era stata donata a Maometto dal Patriarca di [[Alessandria d'Egitto|Alessandria]], Muqawqis (che nelle fonti non arabe è però correttamente chiamato Kyros/Ciro).</ref>
Pur avendole sposate, non ebbe rapporti coniugali con Asmāʾ bt. al-Nuʿmān (malata di lebbra) e ʿAmra bt. Yazīd che dimostrò immediatamente tutta la sua ostilità per tale unione, ottenendo così di venir subito ripudiata e di tornare tra la sua gente (i [[Banu Kilab|B. Kilāb]]).
La moglie più importante per Maometto fu comunque Khadīja che aveva sposato prima della "Rivelazione" e che per prima aderì alla religione islamica. Fu anche un forte sostegno economico, e ancor più morale, soprattutto di fronte alle angherie dei notabili pagani della città ostili al marito. Da lei Maometto ebbe quattro figlie femmine (Zaynab, Ruqayya, Umm Kulthūm e Fāṭima) e due maschi (al-Qāsim e [[
Secondo l'Islam non è possibile avere più di quattro mogli. In virtù della rivelazione divina di un versetto del Corano fu consentito a Maometto di superare questo limite, ed alcuni dei suoi matrimoni furono contratti per sanzionare alleanze o conversioni di gruppi arabi pagani, dal momento che gli usi del tempo prevedevano che si contraesse un vincolo coniugale fra le parti per rafforzare un importante accordo che s'intendeva concludere.
I matrimoni di Maometto sono stati per lungo tempo oggetto di critica in Occidente<ref>{{Cita libro|autore=John Esposito|titolo=Islam: The Straight Path|anno=1991|url=https://archive.org/details/islamstraightpa000espo}}</ref>, come sottolineato dall'islamista [[
Maometto ebbe anche sedici concubine ma solo dalla sua schiava, che sposò, la [[Copti|copta]] Māriya, ebbe un figlio: Ibrāhīm, deceduto a otto mesi con grande dolore dello stesso Maometto che poco tempo dopo, morendo fra le braccia di ʿĀʾisha, lo raggiunse nella tomba.
Fra le mogli sposate successivamente la più importante (malgrado non gli desse figli) fu [[
== Nella cultura di massa ==
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* [[Fatima Mernissi|Mernissi Fatima]], ''Donne del profeta'', Genova, ECIG, EAN13 9788875457440.
* [[William Muir|Muir, William]], ''The Life of Mohammad, from original sources'', Edinburgh, John Grant, 1923.
* [[Carlo Alfonso Nallino|Nallino, Carlo Alfonso]], ''Vita di Maometto'', Roma, [[
* Noja, Sergio, ''Maometto profeta dell'Islàm'', Fossano (Cn), Editrice Esperienze, 1974.
* [[Maxime Rodinson|Rodinson, Maxime]], ''Mahomet'', Paris, Editions du Seuil, 1967 (trad. ital. ''Maometto'', Torino, [[Giulio Einaudi Editore|Einaudi]], 1973). ISBN 978-88-06-19511-3.
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* {{Collegamenti esterni}}
{{Maometto}}
{{Mogli di Maometto}}
{{Islam}}
{{religioni abramitiche}}
{{Guerre di espansione islamica}}
{{Controllo di autorità}}
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