|Attività = militare
|Nazionalità = italiano
}} Piemontese eddi nascita, Fumel è bisnonno materno di [[Carlo De Benedetti]] e ad oggi è ritenuto il più feroce macellaio in divisa nella guerra che, tra il 1861 e il 1870, l’esercito piemontese combatte nel meridione contro il brigantaggio. <ref>{{Cita web|lingua=it-IT|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/millennium/2025/03/08/i-sabaudi-contro-i-briganti-il-macellaio-fumel/7907654/|titolo=I sabaudi contro “i briganti”: il macellaio Fumel|sito=Il Fatto Quotidiano|accesso=2025-06-03}}</ref>
==Biografia==
L'eco di questo bando arrivò anche a [[Londra]], dove il parlamentare lord [[Alexander Baillie-Cochrane]] affermò nella ''House of Commons'' che «un proclama più infame non aveva mai disonorato i giorni peggiori del regno del terrore in Francia».<ref>{{cita libro|nome=Patrick|cognome= Keyes O'Clery|titolo= The making of Italy|editore= Regan Paul, Trench, Trübner|data= 1892|lingua=en|url=https://archive.org/details/makingofitaly00ocleuoft/page/300/mode/2up|p=301}}</ref> Il deputato [[Giuseppe Ricciardi (1808)|Giuseppe Ricciardi]] disse alla Camera il 18 aprile [[1863]]: «Questo colonnello Fumel si vanta d'aver fatto fucilare circa trecento briganti e non briganti».<ref>[[Giacomo Margotti]], ''[http://books.google.it/books?id=QGIvAAAAYAAJ&printsec=frontcover#v=onepage&q&f=false Memorie per la storia de' nostri tempi dal Congresso di Parigi nel 1856 ai primi giorni del 1863, Vol. 3]'', Stamperia dell'Unione tipografico-editrice, 1865, p.188.</ref> Anche [[Nino Bixio]], così come molti altri comandanti dell'esercito, presero le distanze dalle decisioni di Fumel. Il generale Bixio protestò contro l'azione repressiva di Fumel in varie occasioni, tra cui in parlamento nella tornata del 18 aprile 1863.
RicevetteMalgrado i suoi efferati crimini verso la popolazione innocente, ricevette la Cittadinanza Onoraria da più comuni calabresi:Cosenza, Bisignano, [[Roseto Capo Spulico]] e [[Amendolara]] nel 1862, [[San Marco Argentano]]<ref>{{cita web|url=http://www.sanmarcoargentano.it/ottocento/DEL8563.htm|titolo= Trascrizione integrale della cittadinanza onoraria di San Marco Argentano a Pietro Fumel}}</ref> l'anno successivo. Allontanato una prima volta dalla provincia di Cosenza per aver incriminato il barone Campagna di San Marco Argentano con l'accusa di favoreggiamento<ref>{{cita web|url=http://www.sanmarcoargentano.it/ottocento/cognomi_a_f/campagna.htm|titolo= La famiglia Campagna di San Marco Argentano}}</ref>, sollevato dall'incarico e richiamato dal governo, si ritirò a Ivrea e sarebbe stato lo stesso re Vittorio Emanuele II a fargli avere l'impiego di magazziniere di generi di privativa (sale e tabacchi), prima a Livorno e poi a Milano. Nel frattempo in Calabria venne di nuovo richiesto il suo intervento. Fumel ritornò ai primi di agosto del 1866 come Maggior Generale Ispettore con base a [[Rogliano (Italia)|Rogliano]]<ref>Riccardo Giraldi, ''Il popolo cosentino e il suo territorio: da ieri a oggi'', Pellegrini Editore, 2003</ref>. I suoi poteri erano però fortemente limitati ed ebbe forti contrasti con i Prefetti tanto che si dimise e, nel gennaio del 1867, tornò a lavorare a Milano, sempre come magazziniere di generi di privativa e morì in questa città l'11 agosto 1886.
==Note==
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