Giuseppe Saragat: differenze tra le versioni

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|Altre_cariche = Presidente della Repubblica Italiana<br />Presidente dell'Assemblea Costituente<br />Ministro degli affari esteri<br />Vicepresidente del Consiglio dei ministri
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{{Bio
|Nome = Giuseppe Efisio Giovanni
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}}
 
Protagonista della [[secondo dopoguerra italiano|storia italiana del secondo dopoguerra]], leader storico della famiglia socialista e, in particolare, del [[Partito Socialista Democratico Italiano]], Saragat fu anche Presidente dell'[[Assemblea Costituente (Italia)|Assemblea Costituente]], più volte vicepresidente del [[Consiglio dei ministri (ordinamento italiano)|Consiglio dei Ministri]] e [[Ministri degli affari esteri della Repubblica Italiana|Ministro degli affari esteri]], nonché [[Ambasciatore d'Italia in Francia|ambasciatore a Parigi]].
 
Come Capo dello Stato ha conferito l'incarico a quattro [[Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana|Presidenti del Consiglio dei ministri]]: [[Aldo Moro]] (del quale ha respinto le dimissioni di cortesia presentate nel 1964), [[Giovanni Leone]] (1968), [[Mariano Rumor]] (1968-1970) ed [[Emilio Colombo]] (1970-1972); ha nominato quattro [[senatore a vita (ordinamento italiano)|senatori a vita]] ([[Vittorio Valletta]] nel 1966, [[Giovanni Leone]] ed [[Eugenio Montale]] nel 1967 e [[Pietro Nenni]] nel 1970) e tre [[Giudici della Corte costituzionale della Repubblica Italiana|giudici della Corte costituzionale]] ([[Luigi Oggioni]] nel 1966, [[Vezio Crisafulli]] nel 1968 e [[Paolo Rossi (politico 1900)|Paolo Rossi]] nel 1969).
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Nacque a Torino da Giovanni Saragat e da Ernestina Stratta. Il padre era un avvocato di [[Sanluri]] di ascendenze [[Gallura|galluresi]], precisamente di [[Tempio Pausania]] (il cognome originario era Saragattu-Mulinas, da qui la pronuncia «etimologica» ''Saragàt''<ref>{{cita web|url=http://www.lanuovasardegna.it/tempo-libero/2018/11/10/news/saragat-creazione-di-un-tempiese-che-taglio-il-tu-1.17450391|titolo=I segreti dei cognomi: Saragat, creazione di un tempiese che tagliò il “tu”|accesso=12 novembre 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20181113075439/http://www.lanuovasardegna.it/tempo-libero/2018/11/10/news/saragat-creazione-di-un-tempiese-che-taglio-il-tu-1.17450391?fbclid=IwAR1TpRczBReyODgKoxM7lrW4CHKksm04T62V-T37aDxEJPyiMgnX-27DWxg|urlmorto=no}}</ref> che tuttavia non si è affermata) che si era trasferito nella città sabauda nel 1882.
Era secondo di tre fratelli, preceduto da Eugenio detto ''Ennio'' (1897-1929) e seguito da Pietro (1899-1938). Ai figli il padre aveva trasmesso le sue idee [[liberalismo|liberali]], nonché la passione per la montagna (il primogenito morì prematuramente in un incidente alpinistico)<ref name=dbi>{{DBI|nome = SARAGAT, Giuseppe|nomeurl = giuseppe-saragat|autore = Mirco Carrattieri|anno = 2017|pagine = |volume = 90|accesso = 18 settembre 2018}}</ref>. Dopo aver frequentato la scuola elementare "Pacchiotti", entrò all'istituto "Sommeiller", uscendovi nel 1915 con il diploma in ragioneria. Nel 1916 fu richiamato alle armi e prese parte alla [[Grandeprima guerra Guerramondiale]] come tenente di artiglieria; combatté sul [[Carso]] e ottenne una [[Croce al merito di guerra|croce di guerra]].
 
Congedato, il 17 luglio 1920 conseguì la laurea in Scienze[[scienze economiche]] e [[Commercio|commerciali]], presentando una tesi sul [[porto di Rotterdam]]. Il 2 novembre successivo fu assunto alla [[Banca Commerciale Italiana]] come [[contabile]]<ref name="dbi" />. Alla professione forense alternava quelle di poligrafo e di [[giornalista]], scrivendo articoli di cronaca giudiziaria per la ''[[La Stampa|Gazzetta Piemontese]]''. La madre era figlia di un rinomato pasticcere.<ref name="dbi" />.
 
=== Esordi in politica ===
Nel 1922 aderì al [[socialismo]], non tanto per vocazione [[Ideologia|ideologica]], quanto per solidarietà nei confronti della gente povera, ovvero quel [[proletariato]] che andava organizzandosi, oppresso dai "''figli di papà''" come ebbe a dire lui stesso.
 
Socialista del filone [[Socialismo riformista|riformista]] e [[umanitarismo|umanitario]], si nutrì della cultura politica di [[Filippo Turati]], divenendo così esponente di primo piano del [[Partito Socialista Unitario (1922)|Partito Socialista Unitario]], il partito nato il 4 ottobre 1922 dalla espulsione dei gradualisti ''turatiani'' dal [[Partito Socialista Italiano|PSI]] e di cui era segretario [[Giacomo Matteotti]].<ref>{{cita web|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/psu/|titolo=PSU|accesso=15 ottobre 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20171016070026/http://www.treccani.it/enciclopedia/psu/|urlmorto=no}}</ref> dalla espulsione dei gradualisti turatiani dal [[Partito Socialista Italiano|PSI]] e di cui era segretario [[Giacomo Matteotti]].
 
Il PSU fu uno dei partiti più perseguitati d'Italia all'epoca del regime fascista. Dopo l'[[Delitto Matteotti|uccisione del suo segretario Matteotti]] (10 giugno 1924), fu il primo a essere sciolto, il 14 novembre 1925, a causa del fallito attentato a [[Benito Mussolini|Mussolini]] del suo iscritto [[Tito Zaniboni]], avvenuto il 4 novembre.
 
Il 26 novembre 1925 si costituì un triumvirato, composto da Saragat, [[Claudio Treves]], Giuseppe Saragat e [[Carlo Rosselli]], che il 29 novembre ricostituirono clandestinamente il PSU come [[Partito Socialista Democratico Italiano|Partito Socialista dei Lavoratori Italiani]] (PSLI)<ref name="Saragat">{{Cita web |url=http://www.socialdemocraticieuropei.it/download/Giuseppe_Saragat.pdf |titolo=Giuseppe Saragat e la socialdemocrazia italiana |accesso=29 novembre 2015 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150924103232/http://www.socialdemocraticieuropei.it/download/Giuseppe_Saragat.pdf |urlmorto=no }}</ref>.
 
=== Esilio ===
Dopo l'approvazione delle [[Leggi fascistissime|leggi eccezionali]] che instaurarono la [[Fascismo|dittatura]] [[fascista]] in [[Italia]], Saragat scelse ladi viaandare in dell'[[esilio]], valicando il confine con la [[Svizzera]], in compagnia dell'amico [[Claudio Treves|Treves]], nella notte tra il 19 e il 20 novembre 1926, eper poi trovòtrovare rifugio in [[Austria]]. A [[Vienna]] entrò in contatto con alcuni autorevoli esponenti dell'[[austromarxismo]], che teorizzavano la conciliabilità del pensiero di [[Karl Marx|Marx]] con la socialdemocrazia (in particolare [[Karl Renner]] e [[Otto Bauer]]) e, più in generale, con personalità della socialdemocrazia [[Mitteleuropa|mitteleuropea]] che influenzarono la sua formazione intellettuale.
 
Il 12 dicembre 1926 l'anziano [[Filippo Turati]], pur essendo privato del passaporto, riuscì a fuggire in [[Corsica]] insieme con [[Sandro Pertini]], con un motoscafo guidato da [[Italo Oxilia]]<ref>{{cita web|url=http://www.pertini.it/cesp/p_06.htm|titolo=La fuga di Turati|accesso=29 novembre 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150506020526/http://www.pertini.it/cesp/p_06.htm|urlmorto=sì}}</ref>. Turati e Pertini si stabilirono a [[Parigi]], dove furono presto raggiunti da Treves e, nel 1929, anche da Saragat.
 
In Francia, per sbarcare il lunario, Saragat svolse il mestiere di [[rappresentante]] di [[vini]]<ref>Santi Fedele, ''La massoneria italiana nell'esilio e nella clandestinità'', Franco Angeli, Milano, 2005, p. 128</ref>. Contemporaneamente, strinse con il socialista [[Pietro Nenni]] un'alleanza politica che portò, il 19 luglio 1930, al rientro del [[Partito Socialista Unitario (1922)|PSULI]] di [[Filippo Turati|Turati]] nel [[Partito Socialista Italiano]] (Parigi, XXI Congresso del PSI). Nacque allora il controverso rapporto tra i due, che sarebbero diventati i principali esponenti del socialismo italiano, a volte denominati "i cari nemici" o "gli amici-rivali"..
 
=== Saragat eDurante la Resistenza ===
Saragat rientrò nellain Penisola italiana[[Italia]] all'indomani della [[caduta del fascismo]] nel luglio del 1943., Fuvenendo tuttavia arrestato alla frontiera di [[Bardonecchia]] perché figurava ancora nell'elenco dei sovversivi. Ma pochi giorni [[Pietro Badoglio]] liberò i prigionieri politici e Saragat poté recarsi a [[Roma]] dove, il 25 agosto, prese parte alla prima direzione che sancì la ricostituzione del [[Partito Socialista Italiano]] in Italia (col nome di PSIUP); fu eletto alla nuova direzione del partito e nominato direttore dell'''[[Avanti!]]''.
 
Con l'[[Mancata difesa di Roma|occupazione tedesca di Roma]], Saragat entrò nella [[Resistenza italiana|Resistenza]]. Il 28 settembre, con Nenni e [[Pertini]], rinnovò il [[patto di unità d'azione]] tra PSI e PCI. Il 18 ottobre, sempre insieme a Pertini, fu arrestato dalle autorità tedesche e venne rinchiuso nel carcere romano di [[Carcerecarcere di Regina Coeli|Regina Coeli]] (Roma), prima nel VI braccio (politici), poi nel III (condannati a morte)<ref>Tito Lucrezio Rizz, Parla il Capo dello Stato, Cangemi, Roma, 2012, p. 105</ref>.
Dopo pochi giorni, tuttavia, Badoglio liberò i prigionieri politici e Saragat poté recarsi a Roma dove, il 25 agosto, prese parte alla prima direzione che sancì la ricostituzione del [[Partito Socialista Italiano]] in Italia (con il nome di PSIUP); fu eletto alla nuova direzione del partito e nominato direttore dell'''[[Avanti!]]''.
 
Riuscì a evadere il 24 gennaio 1944, grazie a un gruppo di partigiani che falsificarono un ordine di scarcerazione<ref>{{cita web|url=http://www.24emilia.com/Sezione.jsp?titolo=Pertini+e+Saragat+evadono+da+Regina+Coeli&idSezione=9753|titolo=Pertini e Saragat evadono da Regina Coeli|accesso=28 novembre 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151208072215/http://www.24emilia.com/Sezione.jsp?titolo=Pertini+e+Saragat+evadono+da+Regina+Coeli&idSezione=9753|urlmorto=sì}}</ref>. L'azione, dai connotati rocamboleschi, fu organizzata da [[Giuliano Vassalli]] (che aveva lavorato come avvocato presso il tribunale militare italiano, trafugando timbri e carte intestate), con l'aiuto di altri partigiani socialisti delle [[Brigate Matteotti]], tra cui [[Francesco Malfatti di Montetretto|Francesco Malfatti di Monte Tretto]], [[Giuseppe Gracceva]], [[Massimo Severo Giannini]], Filippo Lupis, Ugo Gala<ref name="Vassalli">Giuliano Vassalli e Massimo Severo Giannini, [http://www.anpi.it/media/uploads/patria/2008/4/44-45_Vassalli.pdf ''Quando liberammo Pertini e Saragat dal carcere nazista''] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20130927081557/http://www.anpi.it/media/uploads/patria/2008/4/44-45_Vassalli.pdf |date=27 settembre 2013 }}, Patria Indipendente, Pubblicazione ANPI</ref> e il medico del carcere [[Alfredo Monaco]]<ref name="Vassalli" /><ref>{{cita libro|Davide| Conti (cur.)|Le brigate Matteotti a Roma e nel Lazio|2006|Edizioni Odradek|Roma|isbn=88-86973-75-6}} - Vedi anche [http://www.anpi.it/media/uploads/patria/2008/3/42-44_LIBRI.pdf Recensione dell'ANPI] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20130927081430/http://www.anpi.it/media/uploads/patria/2008/3/42-44_LIBRI.pdf |date=27 settembre 2013 }}</ref>. Saragat e Pertini furono dapprima fatti passare dal "braccio" tedesco del carcere a quello italiano e quindi i partigiani presentarono ordini di scarcerazione falsi, redatti dallo stesso Vassalli, per la loro liberazione. A conferma dell'ordine arrivò anche una falsa telefonata dalla questura, fatta da [[Marcella Ficca Monaco|Marcella Ficca]], moglie di Alfredo Monaco<ref>{{Cita web |url=http://www.liceocavour.it/extracurr/html/3.9.HTM |titolo=Marcella Monaco - I protagonisti della Resistenza a Roma |accesso=31 marzo 2012 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110722041249/http://www.liceocavour.it/extracurr/html/3.9.HTM |urlmorto=sì }}</ref>.
Con l'[[Mancata difesa di Roma|occupazione tedesca di Roma]], Saragat entrò nella [[Resistenza italiana|Resistenza]]. Il 28 settembre, con Nenni e Pertini, rinnovò il patto di unità d'azione tra PSI e PCI. Il 18 ottobre, sempre insieme a Pertini, fu arrestato dalle autorità tedesche e venne rinchiuso nel carcere romano di [[Carcere di Regina Coeli|Regina Coeli]], prima nel VI braccio (politici), poi nel III (condannati a morte)<ref>Tito Lucrezio Rizz, Parla il Capo dello Stato, Cangemi, Roma, 2012, p. 105</ref>.
 
I due politici socialisti furono dunque scarcerati insieme a Luigi Andreoni, anziano padre dell'altro vice-segretario del [[Partito Socialista Italiano#La nascita del Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria - PSIUP|PSIUP]] [[Carlo Andreoni|Carlo]] (poi leader di un'altra formazione socialista rivoluzionaria denominata "''Unione Spartaco"'') e a quattro ufficiali del [[Fronte militare clandestino|Fronte Militare Clandestino]], prelevati da partigiani travestiti da militari.
Riuscì a evadere il 24 gennaio 1944 grazie a un gruppo di partigiani che falsificarono un ordine di scarcerazione<ref>{{cita web|url=http://www.24emilia.com/Sezione.jsp?titolo=Pertini+e+Saragat+evadono+da+Regina+Coeli&idSezione=9753|titolo=Pertini e Saragat evadono da Regina Coeli|accesso=28 novembre 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151208072215/http://www.24emilia.com/Sezione.jsp?titolo=Pertini+e+Saragat+evadono+da+Regina+Coeli&idSezione=9753|urlmorto=sì}}</ref>. L'azione, dai connotati rocamboleschi, fu organizzata da [[Giuliano Vassalli]] (che aveva lavorato come avvocato presso il tribunale militare italiano, trafugando timbri e carte intestate), con l'aiuto di altri partigiani socialisti delle [[Brigate Matteotti]], tra cui [[Francesco Malfatti di Montetretto|Francesco Malfatti di Monte Tretto]], [[Giuseppe Gracceva]], [[Massimo Severo Giannini]], Filippo Lupis, Ugo Gala<ref name=Vassalli>Giuliano Vassalli e Massimo Severo Giannini, [http://www.anpi.it/media/uploads/patria/2008/4/44-45_Vassalli.pdf''Quando liberammo Pertini e Saragat dal carcere nazista''] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20130927081557/http://www.anpi.it/media/uploads/patria/2008/4/44-45_Vassalli.pdf |date=27 settembre 2013 }}, Patria Indipendente, Pubblicazione ANPI</ref> e il medico del carcere [[Alfredo Monaco]]<ref name=Vassalli /><ref>{{cita libro|Davide| Conti (cur.)|Le brigate Matteotti a Roma e nel Lazio|2006|Edizioni Odradek|Roma|isbn=88-86973-75-6}} - Vedi anche [http://www.anpi.it/media/uploads/patria/2008/3/42-44_LIBRI.pdf Recensione dell'ANPI] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20130927081430/http://www.anpi.it/media/uploads/patria/2008/3/42-44_LIBRI.pdf |date=27 settembre 2013 }}</ref>. Saragat e Pertini furono dapprima fatti passare dal "braccio" tedesco del carcere a quello italiano e quindi i partigiani presentarono ordini di scarcerazione falsi, redatti dallo stesso Vassalli, per la loro liberazione. A conferma dell'ordine arrivò anche una falsa telefonata dalla questura, fatta da [[Marcella Ficca Monaco|Marcella Ficca]], moglie di Alfredo Monaco<ref>{{Cita web |url=http://www.liceocavour.it/extracurr/html/3.9.HTM |titolo=Marcella Monaco - I protagonisti della Resistenza a Roma |accesso=31 marzo 2012 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110722041249/http://www.liceocavour.it/extracurr/html/3.9.HTM |urlmorto=sì }}</ref>.
 
Saragat riprese quindi a lavorare clandestinamente alla direzione dell'''Avanti!'', nascondendosi in casa di Giovanni Salvatori, che poi fu trucidato alle nell'[[Eccidioeccidio delle Fosse Ardeatine|Fosse Ardeatine]]<ref>{{cita web|url=http://anpi.it/media/uploads/patria/2009/10-11/25-28_RICORDO_VASSALLI.pdf|titolo=Giuliano Vassalli e la grande evasione di Pertini e Saragat|accesso=28 novembre 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160305065804/http://anpi.it/media/uploads/patria/2009/10-11/25-28_RICORDO_VASSALLI.pdf|urlmorto=no}}</ref>. Fu [[Ministro senza portafoglio della Repubblica Italiana|ministro senza portafoglio]] dalda giugno al dicembre 1944 durante il [[governo Bonomi II]]. Successivamente si trasferì a [[Milano]], dove lavorò per il Partito socialista.
I due politici socialisti furono dunque scarcerati insieme a Luigi Andreoni, anziano padre dell'altro vice-segretario del [[Partito Socialista Italiano#La nascita del Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria - PSIUP|PSIUP]] [[Carlo Andreoni]] (poi leader di un'altra formazione socialista rivoluzionaria denominata "Unione Spartaco") e a quattro ufficiali del [[Fronte militare clandestino|Fronte Militare Clandestino]], prelevati da partigiani travestiti da militari.
 
Saragat riprese quindi a lavorare clandestinamente alla direzione dell'''Avanti!'', nascondendosi in casa di Giovanni Salvatori, che poi fu trucidato alle [[Eccidio delle Fosse Ardeatine|Fosse Ardeatine]]<ref>{{cita web|url=http://anpi.it/media/uploads/patria/2009/10-11/25-28_RICORDO_VASSALLI.pdf|titolo=Giuliano Vassalli e la grande evasione di Pertini e Saragat|accesso=28 novembre 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160305065804/http://anpi.it/media/uploads/patria/2009/10-11/25-28_RICORDO_VASSALLI.pdf|urlmorto=no}}</ref>. Fu [[Ministro senza portafoglio della Repubblica Italiana|ministro senza portafoglio]] dal giugno al dicembre 1944 durante il [[governo Bonomi II]]. Successivamente si trasferì a [[Milano]], dove lavorò per il Partito socialista.
 
=== Dopoguerra ===
[[File:Prima seduta Costituente 1946.jpg|thumbsinistra|leftminiatura|Giuseppe Saragat che presiede la prima seduta dell'[[Assemblea Costituente (Italia)|Assemblea Costituente,]] (25 giugno 1946)]]
Dall’aprile 1945 al marzo 1946 Saragat fu [[Ambasciatore d'Italia in Francia|ambasciatore d'Italia a Parigi]]. IlAlle [[NascitaElezioni dellapolitiche Repubblicain ItalianaItalia del 1946|2elezioni giugnopolitiche del 1946]] venne eletto deputato all'[[Assemblea Costituente (Italia)|deputato all'Assemblea Costituente]] per il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria, e, con la [[nascita della Repubblica Italiana]], il 25 giugno 1946 ne divenne presidente sino al febbraio 1947.<ref>L'esponente socialista democratico fu destinatario dell'unico voto espresso dall'ultima regina d'Italia, [[Maria José del Belgio]], il 2 giugno 1946, per la [[Assemblea Costituente (Italia)|Costituente]], come da lei stessa dichiarato in un'intervista alla figlia [[Maria Gabriella di Savoia|Maria Gabriella]] (in Silvio Bertoldi. ''L'ultimo re l'ultima regina''. Milano, Rizzoli, 1992. ISBN 88-17-84197-8) Si veda anche {{Cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/2005/maggio/13/Maria_Jose_Savoia_voto_socialista_co_8_050513031.shtml|titolo=E Maria José di Savoia votò il socialista Saragat - Corriere della Sera, 13 maggio 2005|accesso=13 dicembre 2015|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151222143108/http://archiviostorico.corriere.it/2005/maggio/13/Maria_Jose_Savoia_voto_socialista_co_8_050513031.shtml|urlmorto=no}}</ref>.
{{Citazione|Noi siamo dei legislatori sui generis. Siamo gli stessi uomini che per venti anni hanno guidato la lotta contro il fascismo. Questi stessi uomini hanno elaborato il documento, ed essi hanno la possibilità e la capacità di mettere in pratica le norme che esso conterrà. Tale è l’impegno che dobbiamo prendere esaminando il progetto di Costituzione, ed è un impegno che non può figurare nel testo. Ma questo impegno è la parola più viva della Costituzione. Bisogna che dal corso dei lavori l’impegno traspaia evidente, e allora questo testo, che oggi è un testo freddo, troverà le vie del cuore del popolo. Perché, non dimentichiamolo, onorevoli colleghi, il testo è stato scritto col sangue del popolo italiano.|Giuseppe Saragat, ''Discorso all'Assemblea costituente'', 6 marzo 1947}}
Contrario al proseguimento dell'alleanza tra idei socialisti econ il [[Partito Comunista Italiano]], nel gennaio del 1947 fu motorepromotore della cosiddetta "[[scissione di palazzo Barberini]]", dalla quale ebbe origine il [[Partito Socialista Democratico Italiano|Partito Socialista dei Lavoratori Italiani]] (PSLI). Poche settimane dopo [[Alcide De Gasperi]] ruppe l'accordo con i socialisti "nenniani" e i comunisti. Il PSLI entrò poi nella coalizione centrista dei governi De Gasperi e Saragat fu più volte vicepresidente del Consiglio.
 
Alle [[elezioni politiche in Italia del 1948|elezioni politiche del 1948]] si schieròpresentò contro il [[Fronte Democratico Popolare]], l'alleanza social-comunista in cui militava anche il "caro nemico" [[Pietro Nenni|Nenni]]. In quelle consultazioni il suo cartello politico, denominato per l'occasione [[Unità Socialista]], ottenne poco più del 7% dei voti alla [[Camera dei deputati (Italia)|Camera dei deputati]] e circa il 4,1% al [[Senato della Repubblica]], ottenendo 43 seggi in totale nel [[Parlamento italiano]].
 
Durante la campagna elettorale e nei mesi successivi alle elezioni il Fronte gli rimproverò l'alleanza con la [[Democrazia Cristiana]], usando contro Saragat alcune espressioni politicamente denigratorie quali "[[socialfascismo|social-fascista]]", "social-traditore" e "rinnegato".<ref>{{cita news||2=https://ia802203.us.archive.org/view_archive.php?archive=/35/items/archivio_unita/L%27Unit%C3%A0_Archivio_Storico_Annuario_1948.rar&file=1948%2F19480714.pdf|3=Il social-traditore Saragat chiede il licenziamento di trecentomila operai|4=[[l'Unità]]|5=14 luglio 1948|p=1}}</ref>, "rinnegato".
 
L'accusa di tradimento gli fu rivolta anche durante la seduta della Camera del 14 luglio 1948, successiva all'attentato alla vita delal segretario del PCI [[Palmiro Togliatti]], allorché il deputato comunista [[Gian Carlo Pajetta]] si rivolse a lui esordendo con le parole: «E lei, onorevole Saragat, e tu, traditore del socialismo, tu traditore...».<ref>Camera dei deputati, I legislatura, [http://www.camera.it/_dati/leg01/lavori/stenografici/sed0050/sed0050.pdf resoconto stenografico della seduta pomeridiana del 14 luglio 1948] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20180917023927/http://www.camera.it/_dati/leg01/lavori/stenografici/sed0050/sed0050.pdf |data=17 settembre 2018 }}, p. 1243.</ref>.
 
La fedeltà del PSLI alla linea politica di Saragat, tuttavia, non fu mai totale. Ciò si vide alla vigilia del voto per l'adesione dell'Italia al [[Patto Atlantico]] (1949), di cui Saragat era un convinto assertore. All'interno del partito era diffusa la convinzione che ciò avrebbe compromesso le prospettive di una riunificazione con ilcol PSI di Nenni. Saragat fu messo in minoranza dalla direzione del partito, sia pur per un solo voto e, successivamente, al gruppo parlamentare, ottenne 14 voti favorevoli alla [[North Atlantic Treaty Organization|NATO]], ma con undici astenuti e un voto contrario.<ref>Livio Zeno, ''Ritratto di Carlo Sforza'', Le Monnier, Firenze, 1975, p. 293</ref>.
 
[[File:Giuseppe Saragat Epoca.jpg|thumb|left|Giuseppe Saragat negli anni '50]]
Nel 1951 il PSLI, divenne [[Partito Socialista Democratico Italiano]] ina seguito alla fusione con il [[Partito Socialista Unitario (1949)|Partito Socialista Unitario]] di [[Giuseppe Romita]], (uscito dal PSI nel 1949), si trasformò in [[Partito Socialista Democratico Italiano]].
 
Nel 1952 tuttavia si aprì all'interno del nuovo partito un aspro dibattito sulla riforma in senso maggioritario del sistema elettorale italiano, voluta dal [[Governo De Gasperi IV|governo De Gasperi]], del quale Saragat era vicepresidente. Il 12 dicembre 1952, nel corso della discussione parlamentare per l'approvazione della nuova legge elettorale maggioritaria (che poi sarà detta [[legge truffa]]), [[Piero Calamandrei]], in contrasto con le direttive di Saragat, annunciò il voto contrario suo e di altri sette colleghi<ref>Camera dei deputati, ''Atti Parlamentari'', Seduta del 12 dicembre 1952, pagg. 43646-43656</ref>. Calamandrei e gli altri sette deputati furono sospesi dal gruppo parlamentare e poi uscirono dal partito per fondare [[Unità Popolare (Italia)|Unità Popolare]]<ref>Lamberto Mercuri, ''Il movimento di Unità Popolare'', Carecas, Roma, 1978, pagg. 21-22</ref>.
 
Il dissidio ideologico tra Nenni e Saragat ebbe fine all'indomani della pubblicazione del ''[[Sul culto della personalità e le sue conseguenze|Rapporto segreto]]'' di [[Nikita Chruščёv|Chruščёv]], quando, nell'agosto del 1956, i due si incontrarono nella località francese di [[Pralognan-la-Vanoise|Pralognan]], nelle montagne della [[Savoia (dipartimento)|Savoia]], per formulare una comune strategia tra i loro partiti, che preludeva alla riunificazione e alla formula politica del [[centro-sinistra]]<ref>{{Cita web |url=http://www.treccani.it/enciclopedia/pietro-nenni_(Dizionario-di-Storia)/ |titolo=''Pietro Nenni'', in: ''Dizionario di Storia - Treccani'' |accesso=28 novembre 2015 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151209012737/http://www.treccani.it/enciclopedia/pietro-nenni_(Dizionario-di-Storia)/ |urlmorto=no }}</ref>.
 
LeAlle [[elezioni politiche in Italia del 1958|elezioni politiche del 1958]] premiarono tale linea e, dalle urne, uscìnacque il [[Governo Fanfani II|secondo Governo Fanfani]], composto dallada DC e dal PSDI, e con l'appoggio esterno dei repubblicani che, peraltro, pur denominato di "centrosinistra", vedeva il PSI ancora all'opposizione. Per l'avvento del primo governo "organico" di centrosinistra, invece, si dovette attendere il 4 dicembre 1963 ([[Governo Moro I]]), con Saragat [[Ministri degli affari esteri della Repubblica Italiana|ministro degli Esteri]].
 
Lo statista piemontese fu confermato al ministero degli Esteri nel successivo [[Governo Moro II]], che entrò in carica il 22 luglio 1964, all'indomani del presunto tentativo di colpo di Stato del generale [[Giovanni de Lorenzo|De Lorenzo]] ([[Piano Solo]]). Dopo soli pochi giorni (7 agosto), Saragat e il presidente del Consiglio [[Aldo Moro]] ebbero un colloquio con il [[Presidente della Repubblica Italiana|Presidente della Repubblica]] [[Antonio Segni]] al termine del quale il Capo dello Stato fu colpito da [[trombosi]] cerebrale. Nessuno dei presenti rilasciò mai dichiarazioni pubbliche sul contenuto del colloquio.<ref>Indro Montanelli, ''Storia d'Italia. Vol. 10'', RCS Quotidiani, Milano, 2004, pagg. 379-380</ref> Si è sempre ritenuto che Segni si sia sentito male durante una lite con i due membri del governo che gli chiedevano interventi risoluti contro il generale. Tuttavia, secondo la testimonianza del suo segretario particolare [[Costantino Belluscio]], Saragat avrebbe confidato al medesimo che i tre stavano discutendo di un avvicendamento di diplomatici, ma senza accalorarsi particolarmente<ref>Costantino Belluscio, ''Al Quirinale con Saragat'', Marsilio, 2004</ref>.
 
Al malore di Antonio Segni seguì l'accertamento della condizione d'impedimento temporaneo del Presidente della Repubblica; il [[Presidente del Senato]] [[Cesare Merzagora]] assunse le funzioni di [[Presidente supplente della Repubblica Italiana|Presidente supplente]], sino alle dimissioni volontarie di Antonio Segni (dicembre 1964).
 
=== Presidente della Repubblica ===
{{vedi[[File:Giuseppe ancheSaragat 1965.jpg|Elezionethumb|Giuseppe delSaragat Presidentecome presidente della Repubblica Italiana delnel 1964}}1965]]
AlleDurante l'[[Elezione del Presidente della Repubblica Italiana del 1962|elezioni del Presidente della Repubblica del 1962]], Saragat eraè stato il candidato di bandiera del PSDI e, sino all'ultimo, l'avversario più temibile per Antonio Segni., Presentatovisto come candidato di bandiera del PSDI,che era riuscito a far confluire sul suo nome anche i voti del PSI (a partire dal secondo scrutinio) e poi quelli del PCI (dal terzo in poi)., Eravenendo statotuttavia sconfittosuperato solo grazie all'appoggio determinante, (in favore di Segni,) dei voti delladi destra monarchica[[Missino|missini]] e neofascista[[Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica|monarchici]]..
[[File:Giuseppe Saragat 1965.jpg|thumb|Il presidente della Repubblica Giuseppe Saragat nel 1965]]
Alle [[Elezione del Presidente della Repubblica Italiana del 1962|elezioni del Presidente della Repubblica del 1962]], Saragat era stato, sino all'ultimo, l'avversario più temibile per Antonio Segni. Presentato come candidato di bandiera del PSDI, era riuscito a far confluire sul suo nome anche i voti del PSI (a partire dal secondo scrutinio) e poi quelli del PCI (dal terzo in poi). Era stato sconfitto solo grazie all'appoggio determinante, in favore di Segni, dei voti della destra monarchica e neofascista.
 
Al primo turno delle [[Elezione del Presidente della Repubblica Italiana del 1964|elezionielezione del Presidente della Repubblica del 1964]], Saragat fu presentato come candidato comune deidel duePSDI partitie socialistiPSI, mentre la DC e il PCI presentarono rispettivamente [[Giovanni Leone]] e [[Umberto Terracini]]. Emerse quasi subito, tuttavia, una candidatura alternativa inper casala democristianaDC, quella di [[Amintore Fanfani]], che diventò progressivamente sempre più consistente..
 
Dopo sette turni infruttuosi, i due partiti socialisti, vista la temporanea impossibilità di una candidatura comune della maggioranza di centro-sinistra, decisero di astenersi. Al decimo scrutinio i socialisti del PSI cominciarono a votare per Pietro Nenni che, a partire dal 13º, divenne il candidato comune anche di PSDI e PCI; nel frattempo, Fanfani si ritirava dalla contesa.
 
Dopo quindici scrutini, si ritirò anche Giovanni Leone e, al 18º, ci fu l'accordo tra democristiani e socialdemocratici per votare Saragat, mentre PCI e PSI continuavano a sostenere Nenni. Infine, dopo tre votazioni nelle quali i leader dei due partiti socialisti si erano affrontati in uno scontro quasi "fratricida", Nenni chiese ai parlamentari che lo supportavano di far confluire i propri voti a quelli dell'eterno "amico-rivale".
 
Giuseppe Saragat fu così eletto [[Presidente della Repubblica Italiana]], il 28 dicembre 1964, al ventunesimo scrutinio, con 646 voti su 963 componenti l'assemblea (67,1%), in quella che, sino ad allora, era stata l'elezione più contrastata alla massima carica dello Stato.
 
GiuseppeCosì il 28 dicembre 1964 Saragat fu così eletto [[Presidente della Repubblica Italiana|presidente della Repubblica]], il 28 dicembre 1964, al ventunesimo scrutinio, con 646 voti su 963 componenti l'assemblea (67,1%), in quella che, sino ad allora, era stata l'elezione più contrastata alla massima carica dello Stato.
Durante il mandato, Saragat, apertamente [[North Atlantic Treaty Organization|atlantista]], ebbe a scontrarsi con la politica pro-araba di Amintore Fanfani, che gli era succeduto al [[Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale|Ministero degli Esteri]]. Fanfani, preoccupato dall'esigenza di evitare che i paesi arabi cercassero protezione a [[Mosca (Russia)|Mosca]], stava dando l'impressione di lavorare per l'uscita dell'Italia dall'[[Patto Atlantico|Alleanza atlantica]], soprattutto allo scoppio della "[[Guerra dei sei giorni]]" (1967), nella quale gli Stati Uniti d'America avevano assunto una posizione filo-israeliana e contraria al [[nazionalismo arabo]]. Ne risultò, in politica estera, una specie di diarchia che finì per essere neutralizzata solo dalla prudenza del [[Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana|Presidente del Consiglio]] [[Aldo Moro]]<ref>Sergio Romano, ''Guida alla politica estera italiana,'' Rizzoli, Milano, 2002, p. 144-147</ref>.
 
Durante il mandato, Saragat, apertamente [[North Atlantic Treaty Organization|atlantista]], ebbe a scontrarsi con la politica pro-araba di Amintore Fanfani, che gli era succeduto alcome [[MinisteroMinistri degli affari esteri e della cooperazione internazionale della Repubblica Italiana|Ministeroministero degli Esteriesteri]]. Fanfani, preoccupato dall'esigenza di evitare che i paesi arabi cercassero protezione a [[Mosca (Russia)|Mosca]], stava dando l'impressione di lavorare per l'uscita dell'Italia dall'[[PattoAlleanza AtlanticoAtlantica|Alleanza atlantica]], soprattutto allo scoppio della "[[Guerra dei sei giorni]]" (1967), nella quale gli [[Stati Uniti d'America]] avevano assunto una posizione filo-israeliana e contraria al [[nazionalismo arabo]]. Ne risultò, in politica estera, una specie di diarchia che finì per essere neutralizzata solo dalla prudenza del [[Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana|Presidente del Consiglio]] [[Aldo Moro]].<ref>Sergio Romano, ''Guida alla politica estera italiana,'' Rizzoli, Milano, 2002, p. 144-147</ref>.
Per tranquillizzare gli Stati Uniti d'America, nel settembre del 1967, fu organizzato un viaggio ufficiale del Presidente della Repubblica a [[Washington]], nel quale Fanfani, che accompagnò Saragat, seppe rimanere dietro le quinte<ref>Sergio Romano, ''cit.'', p. 148</ref>.
[[File:Robert Kennedy Saragat 1967.jpg|sinistra|miniatura|Saragat a colloquio con il [[senatore degli Stati Uniti]] [[Robert Kennedy]]]]
Per tranquillizzare gli Stati Uniti d'America, nel settembre del 1967, fu organizzato un viaggio ufficiale del Presidente della Repubblica a [[Washington]], nel quale Fanfani, che accompagnò Saragat, seppe rimanere dietro le quinte.<ref>Sergio Romano, ''cit.'', p. 148</ref>.
 
Nel 1966, da presidente della Repubblica, Saragat donò al [[Comune di Roma]] gran parte della spiaggia appartenente alla [[Tenuta presidenziale di Castelporziano]], con il solo vincolo della destinazione a verde pubblico, ed essa divenne la spiaggia libera attrezzata più grande d'Europa, per una lunghezza di circa 2&nbsp; km<ref>[https://www.comune.roma.it/wps/portal/pcr?contentId=NEW118942&jp_pagecode=newsview.wp&ahew=contentId:jp_pagecode Castelporziano: ai "cancelli" i bagnini del Comune di Roma]</ref>.
 
Nel frattempo, la politica di centro-sinistra e la Presidenza della Repubblica Saragat, favorirono la realizzazione di un annoso obiettivo: la riunificazione socialista.
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=== Ultimi anni e morte ===
[[File:Sandro Pertini e Giuseppe Saragat.jpg|thumb|left|Giuseppe Saragat con il [[Presidente della Repubblica Italiana|Presidente della Repubblica]] [[Sandro Pertini]] (nel 1979)]]
Terminato il suo mandato, divenne di diritto [[senatoreSenatore a vita (ordinamento italiano)|senatore a vita]] in quanto [[ex presidente della Repubblica Italiana]] ed ebbe anche l'occasione di ritornare alla guida del suo partito, di cui resse la carica di segretario, tra il marzo e l'ottobre del 1976.
 
Morì nell'11 giugno 1988 a [[Roma]]. Il funerale venne eseguito con rito [[cattolicesimo|cattolico]] nella [[chiesa di Santa Chiara a Vigna Clara]] da [[Giovanni Battista Todescato|Don Giovanni Battista Todescato]], poi la bara venne trasportata a [[palazzo Madama (Roma)|palazzo Madama]]; al passaggio del feretro in [[piazza Navona]] venne eseguita ''[[L'Internazionale]]''.<ref>{{cita news|autore=Cesare Martinetti|titolo=Saragat, silenzioso addio|sito=La Stampa|data=14 Giugno 1988}}</ref>. Le spoglie si trovano presso il [[cimitero del Verano]].<ref>{{Cita web |url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/06/14/ultimo-applauso-saragat.html |titolo=Ultimo Applauso a Saragat |accesso=26 gennaio 2022 }}</ref><ref>{{Cita web |url=https://archivio.quirinale.it/aspr/diari/EVENT-002-011205/presidente/francesco-cossiga |titolo=Archivio Storico del Quirinale - Il Presidente Cossiga partecipa ai funerali del Presidente Saragat |accesso=26 gennaio 2022 }}</ref>
 
== Vita privata ==
Era coniugato con [[Giuseppina Bollani]], da cui ebbe due figli<ref>{{Cita web|url=http://presidenti.quirinale.it/page/5/sar-biografia.html|titolo=Biografia del Presidente Giuseppe Saragat|autore=Segretariato generale della Presidenza della Repubblica-Servizio sistemi informatici|sito=I Presidenti|lingua=it|accesso=15 giugno 2023}}</ref>: Giovanni (1926-2007) ed [[Ernestina Saragat|Ernestina]] (1928)<ref>{{Cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/giuseppe-saragat_(Dizionario-Biografico)|titolo=SARAGAT, Giuseppe in "Dizionario Biografico"|sito=www.treccani.it|lingua=it|accesso=15 giugno 2023}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.eletteedeletti.it/rappresentazioni/figli-di-saragat/|titolo=Figli di Saragat|sito=Elette ed eletti|lingua=it|accesso=15 giugno 2023}}</ref>. A quest'ultima affidò la cura del [[Palazzo del Quirinale|Quirinale]], durante il suo settennato, e la volle al suo fianco anche nelle uscite ufficiali<ref>Indro Montanelli, ''cit.'', p. 413</ref>.
 
Secondo i giornalisti [[Ferruccio Pinotti]] e [[Roberto Fabiani]], in gioventù aderì alla [[Massoneria]] in gioventù<ref>Ferruccio Pinotti, ''Fratelli d'Italia'' (BUR. Futuropassato), Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 2007; Roberto Fabiani, ''I Massoni in Italia'', pag. 16</ref>. Stando alle testimonianze dell'epoca, abiurò questa appartenenza e si convertì negli anni '50/ e '60 al [[cattolicesimo]], divenendo così un cattolico praticante, soprattutto dopo la morte della moglie cattolica Giuseppina (cattolica) (1961) e la vicinanza di padre [[Virginio Rotondi]]<ref>F. Rizzi, ''Padre Rotondi e la conversione di Saragat'', inː ''L'Avvenire'', 13 aprile 2010, p. 29.</ref>. La sua conversione venne però smentita dallo stesso Saragat in un suo articolo pubblicato il 17 agosto 1961 sul ''[[Corriere della Sera]]''.<ref>{{cita libro|titolo=L'amore e il potere|autore=Bruno Vespa |editore=Mondadori|anno=2010|url=https://www.google.it/books/edition/L_amore_e_il_potere/6Zlu2EYoq1QC?hl=it&gbpv=1&dq=Giuseppina+Bollani&pg=PA120&printsec=frontcover}}</ref>
 
==Pensiero politico==
[[Riformismo|Socialista riformista]], Saragat è considerato il padre della dottrina socialdemocratica italiana. Tuttavia, in luogo dell'aggettivo "socialdemocratico", egli preferiva usare, per descrivere sé stesso, la definizione di [[socialismo democratico|socialista democratico]]. Riformista, egli accettò l'adesione dell'Italia all'alleanza occidentale (fu favorevole al [[Piano Marshall]] e all'ingresso dell'Italia nella [[NATO]]); Saragat era convinto che la [[socialdemocrazia]] potesse essere politicamente un valore aggiunto e che avrebbe potuto avere una posizione elettoralmente egemonica, come del resto avveniva nei paesi del nord-[[Europa]].
[[File:Saragat riceve l'Italia campione d'Europa nel 1968 - Rivera, Prati, Riva e Anastasi.jpg|thumb|Saragat riceve l'la [[Nazionale di calcio dell'Italia|Italianazionale di calcio italiana]] come [[Campionato europeo di calcio|campione d'Europa]] nel [[Campionato europeo di calcio 1968|1968]]: da sinistra a destra [[Gianni Rivera]], [[Pierino Prati]], [[Gigi Riva]] e [[Pietro Anastasi]]]]
 
== Onorificenze ==
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}}
{{Box successione
|tipologia = Incarico governativo
|carica = [[Ministri degli affari esteri della Repubblica Italiana|Ministro degli affari esteri]]
|immagine = Italy-Emblem.svg
|periodo = 4 dicembre 1963 – 2328 lugliodicembre 1964
|precedente = [[Attilio Piccioni]]
|successivo = Giuseppe[[Aldo SaragatMoro]]
|periodo2 = 23 luglio 1964 – 28 dicembre 1964
|precedente2 = Giuseppe Saragat
|successivo2 = [[Aldo Moro]]
}}
{{Box successione