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Dal [[1975]] al [[1982]] è stato il [[presidente]] del [[Banco Ambrosiano]], una delle principali [[Banca|banche]] private [[Chiesa cattolica|cattoliche]], al centro di una [[bancarotta]] considerata uno dei più gravi scandali finanziari italiani che coinvolse la [[criminalità organizzata]], la [[loggia massonica P2]], parti del sistema [[politico]] e del [[Vaticano]]. È stato infatti soprannominato ''Ilil "banchiere di Dio''" per i suoi stretti legami con l'[[Istituto per le opere di religione|Istituto per le Opere di Religione]] (IOR), la banca del Vaticano, maggiore [[azionista]] dell'Ambrosiano.
Sono rimaste avvolte nel mistero le circostanze della sua morte, che, dopo la prima frettolosa sentenza che parlava di [[suicidio]], venne chiaramente indicata come un [[omicidio]] i cui autori sono ancora oggi ignoti.
== Biografia ==
=== Anni giovanili ===
Figlio di Giacomo Calvi e Maria Rubini, suo padre era un dirigente della [[Banca Commerciale Italiana]], dove poi verrà assunto anche lui<ref name="SAN2">{{Cita web|url=http://www.imprese.san.beniculturali.it/web/imprese/protagonisti/scheda-protagonista?p_p_id=56_INSTANCE_6uZ0&articleId=127517&p_p_lifecycle=1&p_p_state=normal&groupId=18701&viewMode=normal|titolo=Roberto Calvi|sito=SAN - Portale degli Archivi d'impresa|accesso=5 febbraio 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180205185101/http://www.imprese.san.beniculturali.it/web/imprese/protagonisti/scheda-protagonista?p_p_id=56_INSTANCE_6uZ0&articleId=127517&p_p_lifecycle=1&p_p_state=normal&groupId=18701&viewMode=normal|dataarchivio=5 febbraio 2018|urlmorto=no}}</ref>. Si diplomò al Liceo Classico; nel [[1939]] si iscrisse alla facoltà di [[Economia e commercio]] dell'[[Università Bocconi]], dedicandosi nel contempo ad attività politiche, dirigendo l'Ufficio Stampa e Propaganda dei [[Gruppi Universitari Fascisti]]. L'entrata dell'Italia nella [[Seconda guerra mondiale]] lo costrinse ad interrompere gli studi universitari: nel [[1940]] venne arruolato come sottotenente di [[cavalleria]] nei [[lancieri di Novara]] e schierato sul [[Fronte orientale (1941-1945)|fronte russo]], dove affrontò anche la [[Seconda battaglia difensiva del Don|ritirata]].
Dopo la fine del conflitto ottenne un posto alla Banca Commerciale, ma vi rimase solo fino al [[1947]], quando venne assunto come impiegato dal [[Banco Ambrosiano]] grazie ai buoni rapporti del padre con uno dei dirigenti della banca, [[Alessandro Canesi]] (futuro direttore generale nel [[1959]] e, dal [[1965]], presidente).
=== Carriera nel mondo finanziario ===
Il Banco era una [[banca privata]] strettamente legata allo [[Istituto per le opereOpere di religioneReligione|IOR]], la banca vaticana. Lavorando nel settore esteri della banca, Calvi acquisì una notevole esperienza nell'ambito dei [[Paradiso fiscale|paradisi fiscali]]. Nel [[1958]] divenne assistente personale di Canesi. Nel [[1960]], con la riorganizzazione del settore esteri, venne nominato responsabile per le operazioni di carattere finanziario; ottenne anche molti incarichi in consigli di amministrazione di diverse controllate estere del [[Banco Ambrosiano]].
Nel [[1968]] conobbe [[Michele Sindona]], divenendone socio in affari; nel [[1975]], tramite Sindona, conobbe [[Licio Gelli]] e [[Umberto Ortolani]], che lo fecero [[Appartenenti alla P2#C|entrare nella loggia massonica P2]] il 23 agosto di quell'anno e fu registrato col numero di serie 519<ref name=":2" />. Grazie all'interessamento di Sindona (amico personale di Canesi) e ai legami con il mondo piduista, nel [[1971]] Calvi divenne [[direttore generale]], vicepresidente nel [[1974]] e presidente nel [[1975]], carica grazie alla quale riuscì ad avviare una serie di speculazioni finanziarie per lanciare il Banco Ambrosiano nella [[finanza]] internazionale<ref name=":10">{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/09/27/calvi-era-mio-socio-volevamo-ambrosiano.html|titolo='CALVI ERA MIO SOCIO VOLEVAMO L'AMBROSIANO' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=27 settembre 1985|lingua=it|accesso=3 dicembre 2022}}</ref>.
Nel [[1971]] fu sempre Sindona, dopo il clamoroso fallimento dell'[[OPA]] sulla [[Bastogi (azienda)|Bastogi]] (considerato l'inizio della fine dell'impero finanziario sindoniano), a cedere a Calvi il controllo della società finanziaria [[La Centrale (società finanziaria)|La Centrale]] (che deteneva partecipazioni azionarie in molte industrie e banche italiane), la quale fu trasformata da holding industriale a bancario-assicurativa e utilizzata dall'Ambrosiano per acquisire partecipazioni nel [[Credito Varesino]], nella [[Toro Assicurazioni]] e nella [[Banca Cattolica del Veneto]]<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/09/28/quel-magliaro-che-scalo-il-cielo.html|titolo=QUEL MAGLIARO CHE SCALO' IL CIELO - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=28 settembre 1984|lingua=it|accesso=3 dicembre 2022}}</ref><ref name=":023">{{Cita web|url=https://archivio.unita.news/assets/main/1982/06/27/page_002.pdf|titolo=Calvi, una carriera tra segreti e ricatti|editore=L'Unità|data=27 giugno 1982}}</ref>.
Nel [[1972]] Calvi partecipò alla [[truffa]] sulla vendita delle [[Azione (finanza)|azioni]] della Pacchetti S.p.A., cedute da Sindona alla [[holding]] [[Lussemburgo|lussemburghese]] "Zitropo" legata al Banco Ambrosiano ad un prezzo maggiore di quello di mercato: infatti, come scoprì il commissario liquidatore [[Giorgio Ambrosoli]] nel [[1978]], Sindona pagò a Calvi e all'arcivescovo [[Paul Marcinkus]] (presidente dello IOR) una tangente di 10 milioni di [[Dollaro|dollari]] per concludere quell'affare e il banchiere milanese avrebbe utilizzato la sua parte per dare la scalata alle posizioni di controllo dell'Ambrosiano<ref name=":10" /><ref name=":0232">{{Cita web|url=https://archivio.unita.news/assets/main/1982/04/28/page_003.pdf|titolo=Il Banco Ambrosiano tra gli intrighi dell'alta finanza e la cronaca nera|editore=L'Unità|data=28 aprile 1982}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1987/12/11/enigma-pacchetti.html|titolo=L' ENIGMA PACCHETTI - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=11 dicembre 1987|lingua=it|accesso=22 dicembre 2022}}</ref><ref>[[David Yallop]], ''[[In nome di Dio|In nome di Dio. La morte di Papa Luciani]]'', Napoli, [[Pironti Editore|Tullio Pironti Editore]], 1997.</ref>.
In poco tempo divenne infatti uno dei finanzieri più aggressivi: acquistò la svizzera [[Banca del Gottardo]], fondò una [[società finanziaria]] in [[Lussemburgo]], la Banco Ambrosiano Holding, aprì [[Società consociata|consociate]] del Banco Ambrosiano in [[Sudamerica]] (il Banco Ambrosiano Andino di [[Lima (Perù)|Lima]] e il Banco Ambrosiano Group Comercial di [[Managua]]) e, insieme all'arcivescovo [[Paul Marcinkus|Marcinkus]] e a Sindona, fondò la Cisalpine Overseas Bank (poi rinominata Banco Ambrosiano Overseas) a [[Nassau]] ([[Bahamas]])<ref name=":023" /><ref name=":1">{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1987/02/26/ricercati-gli-uomini-oro-dello-ior.html|titolo=RICERCATI GLI UOMINI D'ORO DELLO IOR - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=26 febbraio 1987|lingua=it|accesso=14 dicembre 2022}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.repubblica.it/2006/b/sezioni/esteri/marcinkus/marcinkus/marcinkus.html|titolo=Repubblica.it » esteri » È morto Marcinkus il "banchiere di Dio"|sito=www.repubblica.it|data=21 febbraio 2006|lingua=it|accesso=29 dicembre 2022}}</ref>. Sempre insieme allo IOR, creò una fitta rete di [[società offshore]] in [[Paradiso fiscale|paradisi fiscali]] come il [[Lussemburgo]], [[Panama]] o il [[Liechtenstein]]<ref>{{Cita web|url=https://www.corriere.it/Primo_Piano/Editoriali/2007/08_Agosto/06/ambrosiano_crac_draghi.html|titolo=Corriere della Sera - La lezione del crac Ambrosiano|sito=www.corriere.it|data=6 agosto 2007|lingua=it|accesso=14 dicembre 2022}}</ref><ref>{{cita libro|autore=[[Ferruccio Pinotti]]|titolo=Poteri forti|editore=Editore Biblioteca Universale Rizzoli|citazione=È la galassia delle società panamensi – Astolfine, Bellatrix, Belrosa, Erin, Laramie, Starfiled -, registrate nel più accogliente dei paradisi fiscali mondiali e gestite dagli uomini di fiducia di Pierre Siegenthaler. Lo scopo era quello di riempire le scatole vuote di Panama con i soldi scippati al Banco Ambrosiano. Costituire una società a Panama era ancora più semplice che a Nassau. Il costo da sostenere era di soli 285 dollari. Con un capitale minimo queste società potevano indebitarsi per milioni di dollari}}</ref> finanziate con centinaia di miliardi di lire dalle consociate estere del Banco Ambrosiano, che lo portarono in pochi anni in crisi di [[liquidità]]<ref name=":1" /><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1991/03/15/sindona-calvi-finanza-intrighi.html|titolo=SINDONA E CALVI, FINANZA E INTRIGHI - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=15 marzo 1991|lingua=it|accesso=14 dicembre 2022}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1987/04/14/provata-la-complicita-di-marcinkus-con.html|titolo=E' PROVATA LA COMPLICITA' DI MARCINKUS CON CALVI - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=14 aprile 1987|lingua=it|accesso=18 dicembre 2022}}</ref>: a loro volta, queste società mossero il denaro verso destinazioni che ancora oggi sono sconosciute<ref name=":9">{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/04/17/liquidatori-danno-la-caccia-700-miliardi.html|titolo=I LIQUIDATORI DANNO LA CACCIA A 700 MILIARDI - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=17 aprile 1992|lingua=it|accesso=19 dicembre 2022}}</ref> e probabilmente servì a finanziare in maniera occulta «''paesi e associazioni politico-religiose''» volte a contrastare movimenti [[Marxismo|filomarxisti]] in [[America Latina]] (ad esempio [[Anastasio Somoza Debayle|Anastasio Somoza]], il dittatore del [[Nicaragua]]<ref name="gaggi">{{Cita news|autore=Massimo Gaggi|url=http://archiviostorico.corriere.it/2006/febbraio/22/morte_Paul_Marcinkus_banchiere_Dio_co_9_060222028.shtml|titolo=La morte di Paul Marcinkus «banchiere di Dio» in esilio|pubblicazione=Corriere della Sera|data=22 febbraio 2006|lingua=it|accesso=14 dicembre 2009|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090521230946/http://archiviostorico.corriere.it/2006/febbraio/22/morte_Paul_Marcinkus_banchiere_Dio_co_9_060222028.shtml|urlmorto=sì|giorno=22|mese=02|anno=2006}}</ref>) ed i regimi comunisti dell'[[Europa orientale]]<ref name=":6">In una lettera del 5 giugno [[1982]] pubblicata nel libro di [[Ferruccio Pinotti]] ''Poteri forti'' (Bur, 2005) ma ritenuta non autentica dal Vaticano, Calvi scriveva a [[Giovanni Paolo II]]: «Santità, sono stato io ad addossarmi il pesante fardello degli errori nonché delle colpe commesse dagli attuali e precedenti rappresentanti dello IOR, comprese le malefatte di Sindona; [...] sono stato io che, su preciso incarico dei Suoi autorevoli rappresentanti, ho disposto cospicui finanziamenti in favore di molti Paesi e associazioni politico-religiose dell'Est e dell'Ovest; sono stato io in tutto il Centro-Sudamerica che ho coordinato la creazione di numerose entità bancarie, soprattutto allo scopo di contrastare la penetrazione e l'espandersi di ideologie filomarxiste; e sono io infine che oggi vengo tradito e abbandonato [...]». Vedi anteprima limitata su books.google: {{Cita libro|autore=Ferruccio Pinotti|titolo=Poteri forti|url=https://books.google.it/books?id=-L3M-7_Ym5EC&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_atb#v=onepage&q=%22Santit%C3%A0%2C%20sono%20stato%20io%22&f=false|accesso=24 dicembre 2019|editore=BUR|ISBN=}}
Sulla posizione del Vaticano circa l'attendibilità della lettera, vedi l'articolo del quotidiano ''[[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]]'' del 22 aprile [[1992]]: {{Cita libro|autore=|titolo='Quella lettera non arrivò mai'|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/04/22/quella-lettera-non-arrivo-mai.html|data=22 aprile 1992|accesso=22 dicembre 2022|editore=La Repubblica|ISBN=}}</ref> (come il [[sindacato]] polacco [[Solidarność]]).<ref name="gaggi"/><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/03/14/dal-vaticano-calvi-ecco-chi-aiuto-solidarnosc.html|titolo=Dal Vaticano a Calvi ecco chi aiutò Solidarnosc - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=14 marzo 2009|lingua=it|accesso=3 dicembre 2022}}</ref>
La consacrazione come membro del cosiddetto "''salotto buono della finanza italiana''" si concretizzò con il suo ingresso nel consiglio di amministrazione della [[Università Bocconi|Bocconi]], in qualità di vicepresidente di [[Giovanni Spadolini]], il quale era molto insofferente della sua presenza. Risalgono a questo periodo ([[1979]]-[[1982]]) donazioni di centinaia di milioni di lire del Banco Ambrosiano, per mezzo di sue controllate ([[Banca Cattolica del Veneto]] e [[Credito Varesino]]), all'università<ref>{{Cita libro|nome=Mario|cognome=Pisani|titolo=Roberto Calvi e il Banco ambrosiano: da un'arringa di parte civile|url=https://books.google.it/books?id=4WdxquFnGJUC&pg=PA35&lpg=PA35&dq=bocconi+roberto+calvi&source=bl&ots=9KYhJeYgrM&sig=Nlq8CEr_o1duR1DeuDgtl6W6x-8&hl=en&sa=X&ei=n7RLT4XfMoGfOorSkfII&redir_esc=y|accesso=17 giugno 2019|data=2010|editore=CEDAM|lingua=it|ISBN=9788813298975|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20181128210831/https://books.google.it/books?id=4WdxquFnGJUC&pg=PA35&lpg=PA35&dq=bocconi+roberto+calvi&source=bl&ots=9KYhJeYgrM&sig=Nlq8CEr_o1duR1DeuDgtl6W6x-8&hl=en&sa=X&ei=n7RLT4XfMoGfOorSkfII&redir_esc=y|dataarchivio=28 novembre 2018|urlmorto=no}}</ref>. Tali rapporti con l'ateneo italiano suscitarono polemiche e un'[[interrogazione parlamentare]] da parte dei [[Partito Radicale (Italia)|Radicali]] nel [[1982]]<ref>{{Cita web|url=http://www.radioradicale.it/exagora/calvi-e-luniversita-bocconi-0|titolo=L'interrogazione parlamentare|accesso=27 febbraio 2012|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151222150321/http://www.radioradicale.it/exagora/calvi-e-luniversita-bocconi-0|dataarchivio=22 dicembre 2015|urlmorto=sì}}</ref>.
Nel [[1979]], con la mediazione di Gelli e Ortolani<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/02/14/quando-roma-ci-scippo-quell-inchiesta.html|titolo=' QUANDO ROMA CI SCIPPO' QUELL' INCHIESTA SU GELLI' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=14 febbraio 1993|lingua=it|accesso=14 dicembre 2022}}</ref>, Calvi stipulò un accordo con l'industriale [[Carlo Pesenti]], ''patron'' di [[Italcementi]], il quale entrò nel [[Consiglio di amministrazione|c.d.a.]] della Centrale ed acquistò il 3% delle [[Azione (finanza)|azioni]] del Banco Ambrosiano, con il quale era indebitato<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/09/22/impero-pesenti-perde-il-timoniere.html|titolo=L' IMPERO PESENTI PERDE IL TIMONIERE - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=22 settembre 1984|lingua=it|accesso=14 dicembre 2022}}</ref><ref name="Calvi">{{cita news|autore=Marco Borsa|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,11/articleid,1058_01_1980_0020_0011_15061199/|titolo=Il grande patto tra Calvi e Pesenti forse passerà per l'asse Toro-Ras|pubblicazione=La Stampa|data=25 gennaio 1980|accesso=24 marzo 2017|pagina=11}}</ref>. Sempre grazie ai buoni uffici di Gelli, strinse un accordo anche con [[Anna Bonomi Bolchini]], detta "''la signora della [[finanza]] italiana''", la quale beneficiò di diversi prestiti dall'Ambrosiano.<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1988/04/10/anna-bonomi-troppi-soldi-da-calvi.html|titolo=ANNA BONOMI, TROPPI SOLDI DA CALVI - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=10 aprile 1988|lingua=it|accesso=22 dicembre 2022}}</ref><ref name=":02322">{{Cita web|url=https://archivio.unita.news/assets/main/1988/04/10/page_005.pdf|titolo=Anna, che non fa più miracoli|editore=L'Unità|data=10 aprile 1988}}</ref>
=== Crisi del Banco Ambrosiano ===
{{Vedi anche|Crack del Banco Ambrosiano}}
{{Doppia immagine|destra|Francesco Pazienza.jpg|150|Flavio Carboni.jpg|150|[[Francesco Pazienza]] (a sinistra) e [[Flavio Carboni]] (a destra), stretti collaboratori di Calvi nell'ultimo periodo della sua vita e condannati per aver sottratto dalle casse del Banco Ambrosiano ben 7 miliardi e mezzo di lire in veste di finanziamenti<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/03/07/dal-crack-ambrosiano-al-supersismi.html|titolo=DAL CRACK AMBROSIANO AL 'SUPERSISMI' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=7 marzo 1985|lingua=it|accesso=12 dicembre 2022}}</ref>.}}
Il 9 novembre [[1977]] furono affissi nel centro di Milano numerosi manifesti in cui si accusava Calvi di diversi reati nella gestione del Banco Ambrosiano<ref name=":3">{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/05/22/una-vita-di-intrighi-dal-sindacato-giallo.html|titolo=UNA VITA DI INTRIGHI DAL SINDACATO GIALLO ALLA VICENDA CALVI - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=22 maggio 1984|lingua=it|accesso=14 dicembre 2022}}</ref>. L'iniziativa avvenne ad opera del giornalista [[Luigi Cavallo]] (legato ad ambienti dei [[Servizi segreti italiani|servizi segreti]]) e si rivelò una manovra ricattatoria di Sindona, che sperava così di ottenere denaro da Calvi per portare a termine il salvataggio delle sue banche<ref name=":02">{{Cita web|url=https://archivio.unita.news/assets/main/1982/07/20/page_004.pdf|titolo=Il PG D'Ambrosio descrive i brogli di Calvi: «Perché nessuno lo fermò?»|editore=L'Unità|data=20 luglio 1982}}</ref>. L'accordo per far cessare questa campagna denigratoria fu raggiunto grazie alla mediazione di Gelli e prevedeva il pagamento della somma di 500mila [[Dollaro statunitense|dollari]] da parte di Calvi al banchiere siciliano, che venne mascherato dietro la vendita fittizia di una villa di proprietà dello stesso Sindona<ref name=":3" /><ref name=":02" />.
Dopo la comparsa dei manifesti, alcuni ispettori della [[Banca d'Italia]] guidati dal dottor [[Giulio Padalino]] furono inviati dall'allora [[Governatore della Banca d'Italia|governatore]] [[Paolo Baffi]] e dal vice direttore generale [[Mario Sarcinelli]] per verificare la veridicità delle accuse e con un dettagliato rapporto denunciarono molte irregolarità del Banco Ambrosiano alla magistratura<ref name=":0222">{{Cita web|url=https://archivio.unita.news/assets/main/1982/07/14/page_004.pdf|titolo=La Bankitalia nel 78 definiva «incontrollabile» l'Ambrosiano|editore=L'Unità|data=14 luglio 1982}}</ref>: l'inchiesta venne affidata al [[sostituto procuratore]] di [[Milano]] [[Emilio Alessandrini]], il quale venne ucciso il 29 gennaio [[1979]] da un commando di [[Terrorismo|terroristi]] di [[Prima Linea (organizzazione)|Prima Linea]]<ref name=":022">{{Cita web|url=https://archivio.unita.news/assets/main/1981/04/08/page_004.pdf|titolo=Banco Ambrosiano: improvviso vertice a Roma con Pertini?|editore=L'Unità|data=8 aprile 1981}}</ref>. Il 24 marzo successivo, Baffi e Sarcinelli, artefici dell'ispezione, vennero arrestati dal giudice Antonio Alibrandi (padre del terrorista dei NAR Alessandro) su richiesta del pubblico ministero Luciano Infelisi, e costretti alle dimissioni<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/07/22/ora-qualcuno-chiedera-scusa-paolo-baffi-sarcinelli.html|titolo=ORA QUALCUNO CHIEDERA' SCUSA A PAOLO BAFFI E SARCINELLI? - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=22 luglio 1984|lingua=it|accesso=14 dicembre 2022}}</ref> ma poi completamente prosciolti nel [[1981]], in seguito all'accertamento dell'assoluta infondatezza delle accuse mosse a loro carico<ref>{{Cita web|url=https://www.ilfoglio.it/politica/2016/09/20/news/ciampi-e-il-metodo-baffi-alla-prova-dellattacco-affaristico-giudiziario-104272/|titolo=Ciampi e il “metodo Baffi” alla prova dell'attacco affaristico-giudiziario|sito=www.ilfoglio.it|lingua=it|accesso=2022-12-14}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/2005/09/29/Economia/BANKITALIA-BAFFI-INCRIMINATO-E-SARCINELLI-ARRESTATO-IL-PRECEDENTE-DEL-79_155543.php|titolo=BANKITALIA: BAFFI INCRIMINATO E SARCINELLI ARRESTATO, IL PRECEDENTE DEL '79|sito=www1.adnkronos.com|accesso=2022-12-14}}</ref>.
In seguito il Banco si trovò ad affrontare una prima crisi di liquidità che si risolse grazie a finanziamenti della [[Banca Nazionale del Lavoro|BNL]] e dell'[[Eni]] per circa 150 milioni di [[Dollaro statunitense|dollari]]; una seconda crisi di liquidità nel 1980 fu risolta grazie a un nuovo finanziamento dell'ENI di 50 milioni di dollari, per ottenere i quali Calvi — come risulta dagli atti processuali — pagò una tangente di 7 milioni di dollari a [[Claudio Martelli]]<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1993/febbraio/11/Martelli_sotto_inchiesta_dimette_co_0_9302114862.shtml Martelli sotto inchiesta si dimette] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20100711022650/http://archiviostorico.corriere.it/1993/febbraio/11/Martelli_sotto_inchiesta_dimette_co_0_9302114862.shtml |data=11 luglio 2010 }}, ''[[Corriere della Sera]]'', 11 febbraio 1993</ref> e a [[Bettino Craxi]] versata sul famoso "[[conto protezione]]"<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/04/15/banco-ambrosiano-craxi-alla-sbarra.html|titolo=BANCO AMBROSIANO CRAXI ALLA SBARRA - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=15 aprile 1994|lingua=it|accesso=21 dicembre 2022}}</ref> aperto dal [[Partito Socialista Italiano|PSI]] presso l'[[UBS]] di [[Lugano]]<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1999/06/17/larini-ecco-la-storia-del-conto-protezione.html|titolo=Larini: Ecco la storia del Conto Protezione - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=17 giugno 1999|lingua=it|accesso=1º dicembre 2022}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1999/06/15/Cronaca/CONTO-PROTEZIONE-DA-RIFARE-PROCESSO-CRAXI-MARTELLI_202700.php|titolo=CONTO PROTEZIONE: DA RIFARE PROCESSO CRAXI-MARTELLI|sito=www1.adnkronos.com|data=15 giugno 1999|lingua=it|accesso=1º dicembre 2022}}</ref>. Nell'aprile [[1981]], sempre con la mediazione di Gelli e Ortolani, Calvi ottenne il 40% delle quote del [[RCS MediaGroup|Gruppo Rizzoli]] (che controllava il ''[[Corriere della Sera]]'' ed altri importanti testate nazionali) in cambio della ricapitalizzazione della società finanziata dal Banco Ambrosiano<ref name=":0">{{Cita web|url=https://archivio.unita.news/assets/main/1982/06/13/page_005.pdf|titolo=Calvi, banchiere all'inglese. Ma in tutti gli scandali si parla di lui|editore=L'Unità|data=13 giugno 1982}}</ref>.
Nel marzo [[1981]], con la scoperta delle liste degli appartenenti alla [[loggia [[P2]], Calvi rimase senza protezioni e cercò l'aiuto del Vaticano e dello [[Istituto per le opere di religione|IOR]], ma poco meno di due mesi dopo, il 21 maggio, venne arrestato su ordine del magistrato [[Gerardo D'Ambrosio]]<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2014/04/01/ambrosio-il-magistrato-che-dispiaceva-alla-loggia.html|titolo=D'Ambrosio il magistrato che dispiaceva alla loggia P2 - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=1º aprile 2014|lingua=it|accesso=4 dicembre 2022}}</ref> per esportazione illecita di [[valuta]], processato e condannato a 4 anni di reclusione<ref name=":023" />. In carcere, Calvi, in preda ad una [[Depressione esistenziale|crisi depressiva]], tentò il [[suicidio]] ingerendo [[barbiturici]] e lanciò velati messaggi ricattatori allo IOR, facendo alcune parziali rivelazioni (la frase "''Il Banco Ambrosiano non è mio, io sono soltanto il servitore di qualcuno''", pronunciata da Calvi durante il processo, ha lasciato molti dubbi sugli eventi)<ref name=":0" /><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/05/12/il-figlio-di-calvi-la-chiave-del.html|titolo=Il figlio di Calvi: La chiave del giallo nello scandalo Ior - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=12 maggio 2001|lingua=it|accesso=1º dicembre 2022}}</ref>.
In attesa del processo di appello, Calvi fu messo in libertà, tornando a presiedere il Banco con una chiara insoddisfazione intima per mancanza di libertà di agire. Iniziò perciò le manovre per salvarlo dal fallimento: su sua richiesta, vennero firmate dall'arcivescovo Marcinkus e dai dirigenti [[Luigi Mennini]] e Pellegrino de Strobel delle [[Lettera di gradimento|lettere di patronage]] (garanzia di copertura del debito) in cui lo IOR ammetteva di possedere le [[società offshore]] estere fortemente indebitate con il [[Banco Ambrosiano]] ed, in cambio, Calvi firmò una dichiarazione che tutte le azioni passate e future relative al [[Banco Ambrosiano]] fossero sua unica responsabilità<ref name=":2">{{Cita news|url=http://www.philipwillan.com/images/calvi%5B1%5D.pdf|titolo=Motivazione della sentenza di primo grado per il processo per l'omicidio di Roberto Calvi - Tribunale di Roma|pubblicazione=|urlarchivio=https://archive.is/20140102110216/www.philipwillan.com/images/calvi%5B1%5D.pdf|dataarchivio=2 gennaio 2014|urlmorto=sì}}</ref><ref>Le lettere di patronage indicavano: «''Signori, la presente è per confermare che noi, direttamente o indirettamente, controlliamo le seguenti società: Manic SA (Lussemburgo), Astolfine SA (Panama), Nordeurop Establishment (Liechtenstein), United Trading Corporation (Panama), Erin SA (Panama), Bellatrix SA (Panama), Belrosa SA (Panama), Starfield SA (Panama). Confermiamo anche la nostra conoscenza dei loro debiti verso di voi a tutto il giugno 1981 come risulta dagli estratti conto allegati''». Firmato: Pellegrino de Strobel e Luigi Mennini.
Vedi: [[David Yallop]], ''[[In nome di Dio]]'', Pironti, 1997; [[Gianluigi Nuzzi]], ''[[Vaticano S.p.A.]]'', Chiarelettere, 2009.</ref>. Inoltre, nel disperato tentativo di trovare fondi per il salvataggio, strinse rapporti con [[Francesco Pazienza]] (legato al [[SISMI]]) e con [[Flavio Carboni]], un discusso [[imprenditore]] [[Sardegna|sardo]] legato al boss mafioso [[sicilia]]no [[Pippo Calò]] e alla [[banda della Magliana]], con il quale entrò in operazioni [[Settore immobiliare|immobiliari]] finalizzate al [[riciclaggio di denaro sporco]]<ref name="carboni">{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/1997/aprile/11/Calvi_indagate_sorelle_legate_Flavio_co_0_9704113863.shtml|titolo=Calvi: indagate sorelle legate a Flavio Carboni|editore=Corriere della Sera|data=11 aprile 1997|accesso=17 giugno 2009|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140108223835/http://archiviostorico.corriere.it/1997/aprile/11/Calvi_indagate_sorelle_legate_Flavio_co_0_9704113863.shtml|dataarchivio=8 gennaio 2014|urlmorto=no}}</ref>; Carboni venne poi condannato e infine assolto con altri come mandante del tentato omicidio di [[Roberto Rosone]], vicepresidente del Banco Ambrosiano, al quale era passata la gestione della banca dopo l'arresto di Calvi<ref>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/1994/gennaio/15/condannati_Carboni_boss_della_Magliana_co_0_940115795.shtml|titolo=Condannati Carboni e un boss della Magliana. Sono i mandanti del tentato omicidio di Rosone|editore=Corriere della Sera|data=15 gennaio 1994|lingua=it|accesso=17 giugno 2009|autore=Paolo Biondani|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140108223740/http://archiviostorico.corriere.it/1994/gennaio/15/condannati_Carboni_boss_della_Magliana_co_0_940115795.shtml|dataarchivio=8 gennaio 2014|urlmorto=no}}</ref>.
[[File:Blackfriars Bridge, River Thames, London, with St Pauls Cathedral.jpg|thumb|Il [[Ponte dei Frati Neri|Blackfriars Bridge]] a [[Londra]], sotto al quale Roberto Calvi fu ritrovato impiccato]]
Il [[7 giugno]] [[1982]] Calvi incaricò Carboni di organizzare il suo espatrio clandestino a [[Zurigo]], in [[Svizzera]], al fine di cercare fondi ede appoggi per far fronte alla pressante richiesta dei dirigenti dello IOR, [[Paul Marcinkus|monsignor Marcinkus]] e [[Luigi Mennini]], che pretendevano entro la fine del mese il pagamento del [[debito]] di 300 milioni di dollari che il Banco Ambrosiano aveva nei confronti della loro banca<ref name=":2" />. Il 9 giugno Calvi da [[Milano]] giunse a [[Roma]] in aereo, dove incontrò Carboni, che lo affidò ada Emilio Pellicani, suo segretario e factotum. L'11 giugno si diresse in aereo a [[Venezia]], per poi raggiungere in auto [[Trieste]], accompagnato sempre da Pellicani, il quale incontrò [[Ernesto Diotallevi]] (imprenditore e boss della [[Banda della Magliana]]), che gli consegnò il [[passaporto]] falso con le generalità modificate in "Gian Roberto Calvini" per poi darlo a Calvi in una busta insieme alla somma di 7 milioni di lire. Successivamente il banchiere giunse in [[Jugoslavia]] con il [[motoscafo]] del contrabbandiere [[Trieste|triestino]] Silvano Vittor, e da lì proseguì per [[Klagenfurt]], in [[Austria]], dove fu ospitato dalle sorelle Michaela e Manuela Kleinszig, fidanzate rispettivamente di Vittor e Carboni.
Il 14 giugno incontrò nuovamente Carboni a [[Bregenz]], al confine con la [[Svizzera]], in attesa di partire per Zurigo, ma avvenne un cambio di programma: il 15 giugno partì invece verso [[Londra]] dall'[[aeroporto di Innsbruck]] con un jet privato messo a disposizione dal finanziere svizzero Hans Albert Kunz; il 16 giugno Carboni partì da [[Amsterdam]] insieme alle sorelle Kleinszig per raggiungere Calvi a [[Londra]], dove alloggiava nel residence “Chelsea Cloister” insieme a Silvano Vittor<ref>Fausto Biloslavo Storia illustrata n.2 febbraio 1996 pag. 61</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/03/18/sette-giudizio-per-la-fuga-di-calvi.html|titolo=SETTE A GIUDIZIO PER LA FUGA DI CALVI - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=18 marzo 1992|lingua=it|accesso=15 dicembre 2022}}</ref><ref name=":7" />. Ai giudici inglesi, Vittor disse di aver lasciato Calvi da solo nella sua stanza, la sera del [[17 giugno]] tra le ore 23- e le 23,:30, e di essersi recato in un [[pub]] nelle vicinanze insieme a Carboni e alle sorelle Kleinszig, non trovando più Calvi al suo ritorno<ref name=":2" /><ref>{{Cita web|url=https://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/2004/03/15/Cronaca/CALVI-DEPOSITATI-QUATTRO-FALDONI-DI-DOCUMENTI-IN-PROCURA-2_131400.php|titolo=CALVI: DEPOSITATI QUATTRO FALDONI DI DOCUMENTI IN PROCURA (2)|sito=www1.adnkronos.com|accesso=2022-12-17}}</ref>. Sempre in quel giorno, il [[Consiglio di amministrazione|c.d.a.]] del Banco Ambrosiano aveva deliberato lo scioglimento degli Organiorgani Amministrativiamministrativi, richiedendo alla Banca d'Italia l'invio di un Commissario, e si era anche [[Suicidio|suicidata]] la sua segretaria personale, Teresa Graziella Corrocher, lanciandosi dal quarto piano dell'edificio milanese sede centrale del Banco<ref>{{Cita news|autore=Marzio Fabbri|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,1/articleid,1040_01_1982_0126_0001_14888041/|titolo=«Sia stramaledetto» ha scritto prima di gettarsi dalla finestra|data=18 giugno 1982|p=1|giornale=[[La Stampa]]}}</ref>.
La mattina del [[18 giugno]], Calvi venne trovato impiccato ad una impalcatura collocata sotto al [[Ponte dei Frati Neri]], sul greto del [[Tamigi]] ({{coord|51|30|34|N|0|06|16|W|region:GB_type:landmark}}), in circostanze che vennero ritenute sospette: oltre al passaporto falso, aveva 16mila dollari addosso e mattoni infilati nelle tasche e all'interno dei pantaloni. Nelle sue tasche vennero ritrovati anche un [[biglietto da visita]] di Alvaro Giardili (imprenditore edile legato a [[Francesco Pazienza]] e al boss camorrista [[Vincenzo Casillo]])<ref name=":03">{{Cita web|url=https://archivio.unita.news/assets/main/1983/11/09/page_005.pdf|titolo=Preso Giardili. Conosceva i mille segreti di Calvi|editore=L'Unità|data=9 novembre 1983}}</ref>, il numero telefonico di monsignor [[Hilary Franco]] ed un foglio strappato con alcuni nominativi: quello dell'industriale [[Filippo Fratalocchi]] (noto produttore di apparati di [[guerra elettronica]] e presidente di Elettronica S.p.A.), del politico [[Democrazia Cristiana|democristiano]] [[Mario Ferrari Aggradi]], del piduista [[Giovanni Fabbri]], di [[Cecilia Fanfani]], dell'amico di Sindona ed ex consigliere del [[Banco di Roma]] [[Fortunato Federici]], del piduista e dirigente della [[Banca Nazionale del Lavoro|BNL]] Alberto Ferrari, del piduista e dirigente del settore valute del [[Ministero del commercio con l'estero]] [[Ruggero Firrao]] e del [[Ministri delle finanze della Repubblica Italiana|ministro delle finanze]] [[Partito Socialista Italiano|socialista]] [[Rino Formica]]<ref name=":6" /><ref>{{cita libro | cognome= Guarino| nome= Mario| titolo= L'orgia del potere: testimonianze, scandali e rivelazioni su Silvio Berlusconi| url=https://books.google.it/books?id=7XhoAAAAMAAJ&q=Mario+Guarino,+L%27orgia+del+potere:+testimonianze,+scandali+e+rivelazioni+su+Silvio+Berlusconi+Bari,+edizioni+Dedalo,+2005&dq=Mario+Guarino,+L%27orgia+del+potere:+testimonianze,+scandali+e+rivelazioni+su+Silvio+Berlusconi+Bari,+edizioni+Dedalo,+2005&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwiIrJayl7HvAhWBDewKHRO6B0AQ6AEwBHoECCYQAg| editore= edizioni Dedalo| città= Bari| anno= 2005|urlmorto=no}}</ref>.
Quattro giorni dopo la misteriosa morte del banchiere, il ministro del Tesoro [[Beniamino Andreatta]], su proposta della [[Banca d'Italia]], dispose lo scioglimento degli organi amministrativi del Banco Ambrosiano e il 6 agosto successivo la banca venne messa in [[liquidazione]]<ref>F. Belli e S. Maccarone (a cura di), «Le crisi bancarie: il caso del Banco Ambrosiano», Milano, Giuffrè, 1985, pp. 37-44.</ref>. I commissari liquidatori della Banca d'Italia chiesero all'arcivescovo Marcinkus di saldare il debito dello IOR nei confronti del Banco (1,2 miliardi di dollari), ottenendo una risposta negativa<ref name=":9" /><ref name="Nuzzi">{{cita libro|autore=[[Gianluigi Nuzzi]]|titolo=Vaticano Spa|editore=Editore Chiarelettere}}</ref>. Lo IOR, senza ammettere alcuna responsabilità, pagò volontariamente, definendolo ''contributo volontario''<ref name="Corriere">[http://archiviostorico.corriere.it/1998/luglio/20/Quando_monsignor_Marcinkus_era_vero_co_0_980720110.shtml Corriere della Sera]</ref>, 250 milioni di dollari<ref name=":9" />.
===Causa civile intentata dai familiari di Calvi===
Nel [[1988]] iniziò in Italia una [[causa civile]] intentata dai familiari del banchiere che, al contrario della giustizia inglese, stabilì che Roberto Calvi era stato ucciso e impose alle [[Assicurazioni Generali]] di versare alla famiglia la [[polizza]] sulla vita dal valore di 4 miliardi di [[Lira italiana|lire]]<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/01/27/dieci-miliardi-alla-vedova-molti-sospetti-su.html|titolo=DIECI MILIARDI ALLA VEDOVA E MOLTI SOSPETTI SU CARBONI - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2022-12-01}}</ref>.
===La ricettazione della borsa di Calvi===
Nel [[1986]], nel corso della sua trasmissione su [[Rai 1]], il giornalista [[Enzo Biagi]] mostrò ai telespettatori la borsa scomparsa che Calvi portava al momento della morte, portatagli dal senatore missino [[Giorgio Pisanò]], ed il suo contenuto (o quello che ne restava): un mazzo di chiavi, due passaporti del [[Nicaragua]], la patente di Calvi, lettere di [[Luigi Cavallo]] a Calvi ed alcune lettere di Calvi al cardinale [[Pietro Palazzini]] e a monsignor Hilary Franco Hilary<ref name=":7">{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/10/20/lui-sindona-un-grande-crack-il-vaticano.html|titolo=LUI, SINDONA UN GRANDE CRACK IL VATICANO E TANTI MISTERI - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2022-12-15}}</ref>. Alla trasmissione partecipò anche [[Flavio Carboni]], una delle ultime persone ad aver visto Calvi in vita, il quale attestò l’autenticità della borsa<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/03/13/messinscena-di-pisano-quella-borsa-di-calvi.html|titolo=MESSINSCENA DI PISANO' QUELLA BORSA DI CALVI IN TV - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2022-12-01}}</ref>.
Indagando su Guido Lena, un [[falsario]] romano, si scoprì che Carboni avrebbe trattato il contenuto della borsa di Calvi con il [[Città del Vaticano|Vaticano]], tramite monsignor [[Pavol Hnilica]]<ref>Mario Almerighi, ''La borsa di Calvi. Ior, P2, mafia: le lettere e i segreti mai svelati del banchiere di Dio'', Chiarelettere, 2015.</ref>. PerNel tale [[ricettazione]] nel [[1993]] Carboni, Lena e monsignor Hnilica furono condannati per tale [[ricettazione]]<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/03/24/la-borsa-di-calvi-tre-anni-al.html|titolo=LA BORSA DI CALVI TRE ANNI AL VESCOVO - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2022-12-01}}</ref>. La prima sentenza fu dichiarata nulla per vizio di procedura, ma ne seguì dopo poco un'altra che confermava i dispositivi della prima.<ref>{{Cita web|url=https://www.corriere.it/cronache/22_gennaio_24/morte-flavio-carboni-faccendiere-mille-segreti-d-italia-66d4e73e-7ce8-11ec-9ae1-2cc0e30cf040.shtml|titolo=La morte di Flavio Carboni, il faccendiere dei mille segreti d’Italia|autore=Ferruccio Pinotti|sito=Corriere della Sera|data=2022-01-24|lingua=it-IT|accesso=2022-12-01}}</ref> Nel 2000 Carboni e Lena furono condannati, mentre monsignor Hnilica (che intendeva proteggere, dichiarò, il buon nome della [[Chiesa cattolica]]) fu assolto per aver agito in stato di necessità.<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/03/09/affare-calvi-condannato-flavio-carboni.html|titolo=Affare Calvi condannato Flavio Carboni - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2022-12-01}}</ref> Nel [[2005]] Carboni e Lena vennero assolti in appello<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2005/10/20/calvi-assolto-carboni-per-la-borsa-del.html|titolo=Calvi, assolto Carboni per la borsa del banchiere - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2022-12-01}}</ref>.
===Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia===
Una prima indagine sulla morte di Calvi della Procura di [[Milano]] condotta dal pm Pier Luigi Maria Dell'Osso concluse che la pista del [[suicidio]] non era da escludersi<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/01/12/buscetta-cosa-nostra-ordino-la-morte.html|titolo=BUSCETTA: ' COSA NOSTRA ORDINO' LA MORTE DI CALVI' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2022-11-30}}</ref>. Nel momento in cui, nel [[1992]], la Procura di [[Roma]] venne in possesso di nuovi elementi, la [[Corte suprema di cassazione|Cassazione]] decise il passaggio della competenza da Milano a Roma, nelle persone dei pm [[Mario Almerighi]] e Francesco De Leo<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/01/24/su-calvi-indaga-roma.html|titolo=' SU CALVI INDAGA ROMA' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2021-10-19}}</ref>. Nel 1991 infatti il collaboratore di giustizia [[Francesco Marino Mannoia]] aveva dichiarato che Calvi sarebbe stato ucciso dal boss mafioso [[Francesco Di Carlo]], residente a [[Londra]], perché il banchiere non fu capace di recuperare il [[Riciclaggio di denaro|denaro sporco]] investito da lui stesso e da [[Licio Gelli]] nello [[Istituto Opere di Religione|IOR]] e nel [[Banco Ambrosiano]] per conto di [[Pippo Calò]], che curava gli interessi finanziari del [[clan dei Corleonesi]]<ref name=autogenerato1 /><ref>{{Cita web |url=http://archiviostorico.corriere.it/1998/luglio/08/Mannoia_Gelli_riciclava_Vaticano_soldi_co_0_9807084205.shtml |titolo=Mannoia: " Gelli riciclava in Vaticano i soldi di Riina "<!-- Titolo generato automaticamente --> |accesso=3 marzo 2013 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140108223839/http://archiviostorico.corriere.it/1998/luglio/08/Mannoia_Gelli_riciclava_Vaticano_soldi_co_0_9807084205.shtml |dataarchivio=8 gennaio 2014 |urlmorto=no }}</ref>. A proposito, Marino Mannoia dichiarò:
{{Citazione|Calvi fu strangolato da [[Francesco Di Carlo]] su ordine di Pippo Calò. Calvi si era impadronito di una grossa somma di danaro che apparteneva a [[Licio Gelli]] e a [[Pippo Calò]]. Prima di fare fuori Calvi, Calò e Gelli erano riusciti a recuperare decine di miliardi e, quel che più conta, Calò si era tolto una preoccupazione perché Calvi si era dimostrato inaffidabile<ref>{{Cita web |url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/04/18/calvi-storia-di-banche-di-cosche.html?ref=search |titolo=CALVI, STORIA DI BANCHE E DI COSCHE - la Repubblica.it<!-- Titolo generato automaticamente --> |accesso=3 marzo 2013 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140102201813/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/04/18/calvi-storia-di-banche-di-cosche.html?ref=search |dataarchivio=2 gennaio 2014 |urlmorto=no }}</ref>}}
Nel 1993, Valerio Viccei (rapinatore ed ex terrorista dei [[Nuclei Armati Rivoluzionari|NAR]], espatriato dall'Italia a Londra) dichiarò alla magistratura inglese ed italiana che, durante una maxi-rapina a [[Knightsbridge]] nel [[1987]], sarebbe venuto in possesso di alcuni documenti scottanti appartenenti a Calvi e al boss [[Francesco Di Carlo]] ma non furono mai trovate conferme a tali rivelazioni<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/11/09/ma-forzieri-svizzeri-per-ora-non-svelano.html|titolo=MA I FORZIERI SVIZZERI PER ORA NON SVELANO IL GIALLO DEL CASO CALVI - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2023-03-13}}</ref><ref name=":02323">{{Cita web|url=https://archivio.unita.news/assets/main/1993/11/08/page_009.pdf|titolo=Londra, caccia ai documenti di Calvi|editore=L'Unità|data=8 novembre 1993}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/04/19/quel-playboy-dei-nar-che-rubo-140.html|titolo=Quel playboy dei Nar che rubò 140 miliardi - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2023-03-13}}</ref> (Viccei sarà ucciso nel [[2000]] nel corso di un conflitto a fuoco con la polizia mentre era in [[Regime di semilibertà|semilibertà]])<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/04/19/ex-terrorista-in-semiliberta-ucciso-prima-della.html|titolo=Ex terrorista in semilibertà ucciso prima della rapina - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2023-03-13}}</ref>. Nel 1996 Francesco Di Carlo, diventato a sua volta [[collaboratore di giustizia]], negò di essere l'assassino di Calvi, ma ammise che Pippo Calò gli aveva chiesto di ucciderlo, ma che poi si organizzò diversamente e gli venne detto che «''la questione era stata risolta con i napoletani''»<ref>{{Cita web |url=https://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/europe/italy/1505250/Mafia-wanted-me-to-kill-Calvi-says-jailed-gangster.html |titolo=Mafia wanted me to kill Calvi, says jailed gangster - Telegraph<!-- Titolo generato automaticamente --> |accesso=4 maggio 2019 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190926000834/https://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/europe/italy/1505250/Mafia-wanted-me-to-kill-Calvi-says-jailed-gangster.html |dataarchivio=26 settembre 2019 |urlmorto=no }}</ref>. Infatti nel [[1993]], i collaboratori di giustizia [[Pasquale Galasso]] e [[Carmine Alfieri]], un tempo capi indiscussi della cosiddetta [[Nuova Famiglia]], avevano raccontato che un uomo di punta della [[Nuova Camorra Organizzata|NCO]], tale Giuseppe Cillari, avrebbe confidato loro che [[Vincenzo Casillo]] (braccio destro di [[Raffaele Cutolo]]) era stato l'esecutore materiale dell'omicidio Calvi perché era passato segretamente dalla parte del [[clan Nuvoletta]] e per questo doveva fare un favore a Pippo Calò<ref>{{Cita web |url=http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2003/12_Dicembre/13/calvi.shtml |titolo=Corriere della Sera - Omicidio Calvi: le ultime verità<!-- Titolo generato automaticamente --> |accesso=11 marzo 2013 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130319044830/http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2003/12_Dicembre/13/calvi.shtml |dataarchivio=19 marzo 2013 |urlmorto=no }}</ref>. Già nella seconda metà degli [[Annianni 1980|anni '80]], nel contesto dell'inchiesta riguardante il sequestro e la liberazione dell'assessore campano [[Ciro Cirillo]] condotta dal giudice istruttore [[Carlo Alemi]], diversi [[Collaboratore di giustizia (Italia)|collaboratori di giustizia]] provenienti dalle file della [[Nuova Camorra Organizzata]] e della [[banda della Magliana]] rivelarono che Casillo sarebbe stato coinvolto nell'omicidio Calvi<ref name=":023232">{{Cita web|url=https://archivio.unita.news/assets/main/1988/09/03/page_005.pdf|titolo=Alemi riapre il capitolo del «suicidio» di Calvi|editore=L'Unità|data=3 settembre 1988}}</ref>.
Nel [[1994]], [[Antonio Mancini (criminale)|Antonio Mancini]], ex esponente della [[banda della Magliana]] divenuto collaboratore di giustizia, dichiarò che Calvi venne ucciso su ordine di Pippo Calò e del faccendiere [[Flavio Carboni]], che costituiva un anello di raccordo tra la banda della Magliana, la mafia di Pippo Calò e gli esponenti della loggia [[P2]] di [[Licio Gelli]]<ref>{{Cita news|url=http://www.philipwillan.com/images/calvi%5B1%5D.pdf|titolo=Motivazione della sentenza per il processo per l'omicidio di Roberto Calvi - Tribunale di Roma|urlmorto=sì|urlarchivio=https://archive.is/20140102110216/www.philipwillan.com/images/calvi%5B1%5D.pdf|dataarchivio=2 gennaio 2014}}</ref>. Nello stesso anno, un altro collaboratore di giustizia siciliano, [[Vincenzo Calcara]], sostenne di avere personalmente partecipato, pochi mesi prima dell'[[attentato a Giovanni Paolo II]] nel [[1981]], al trasferimento di due valigie, contenenti ciascuna cinque miliardi di lire, dall’abitazione siciliana di [[Francesco Messina Denaro]] (capo della "[[Famiglia (mafia)|famiglia]]" di [[Castelvetrano]]) a quella romana del notaio Salvatore Albano (a detta di Calcara membro, come Marcinkus, dell'[[Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme|Ordine dei Cavalieri del Santo Sepolcro]], "contatto" fra Cosa nostra e il Vaticano, nonché notaio personale di [[Giulio Andreotti]]<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/10/22/caso-calvi-pentito-accusa-notaio-cosi-riciclava.html|titolo=Caso Calvi, pentito accusa notaio Così riciclava i soldi della mafia - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2023-01-05}}</ref>) per essere investiti in [[America Meridionalemeridionale|Sud America]] e nei [[Caraibi]] attraverso Calvi e Marcinkus<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/11/17/il-pentito-racconta-portai-10-miliardi.html|titolo=IL PENTITO RACCONTA ' PORTAI 10 MILIARDI A MARCINKUS' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2023-01-05}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/10/15/portai-marcinkus-calvi-due-valigie-con-10.html|titolo=Portai a Marcinkus e a Calvi due valigie con 10 miliardi dei clan - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2023-01-05}}</ref>. Altri due collaboratori di giustizia provenienti dalle filafile di Cosa nostra, [[Angelo Siino]] e [[Gioacchino Pennino]], parlarono del ruolo svolto da Calvi nel riciclaggio di denaro sporco di pertinenza dell'organizzazione mafiosa.<ref name=":2" /><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2004/03/23/siino-conferma-il-movente-aveva-rubato-denari.html|titolo=Siino conferma il movente 'Aveva rubato i denari di tutti' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=2004-03-23|lingua=it|accesso=2023-08-30}}</ref><ref name=":2" />
Nel [[2003]], Eligio Paoli (ex contrabbandiere [[Trieste|triestino]] ed amico di Silvano Vittor con un passato di informatore della [[Guardia di Finanza]]) rivelò ai pm Anna Maria Monteleone e Luca Tescaroli che Calvi sarebbe caduto vittima di una trappola architettata da [[Licio Gelli]] ed [[Umberto Ortolani]] e che uno degli assassini del banchiere sarebbe stato l'[[antiquario]] e trafficante di droga romano Sergio Vaccari, da tempo residente a Londra ed a sua volta ucciso in circostanze poco chiare il 16 settembre 1982, a soli duetre mesi dalla morte di Calvi<ref name=":2" /><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/12/14/cosi-calvi-fini-in-trappola.html|titolo=Così Calvi finì in trappola - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2023-03-13}}</ref>. Il presunto coinvolgimento di Vaccari era già emerso nel [[1992]], nel corso di un [[reportage]] del giornalista del ''[[Sunday Times]]'' Charles Raw<ref name=":02323" />.
===Il processo in Italia===
L'indagine proseguì con l'ordinanza di [[custodia cautelare]] emessa nel [[1997]] dal gip Mario Almerighi a carico di Pippo Calò e Flavio Carboni, accusati di essere i mandanti dell'omicidio<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/04/10/caso-calvi-arresto-per-calo-carboni.html|titolo=CASO CALVI, ARRESTO PER CALO' E CARBONI - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2021-10-19}}</ref>. L'anno successivo, il [[Giudice per le indagini preliminari|Gip]] Otello Lupacchini ordinò una nuova perizia sulla salma riesumata di Calvi, eseguita da un collegio di periti (anche stranieri) e che stabilì l'infondatezza dell'ipotesi del suicidio<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/10/25/ecco-le-prove-calvi-fu-suicidato.html|titolo=Ecco le prove, Calvi fu suicidato - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2021-10-19}}</ref>. Cogliendo questa occasione, a fine esame, la famiglia decise di portare la salma di Calvi a [[Tremenico]], in [[provincia di Lecco]], nel locale cimitero nell'edicola di famiglia<ref>{{Cita news|lingua=it|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/12/20/calvi-nuova-autopsia-il-figlio-omicidio.html|titolo=Calvi, nuova autopsia Il figlio: Omicidio - la Repubblica.it|pubblicazione=Archivio - la Repubblica.it|accesso=2017-03-21|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170321171016/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/12/20/calvi-nuova-autopsia-il-figlio-omicidio.html|dataarchivio=21 marzo 2017|urlmorto=no}}</ref>.
Nel [[2002]], ancor prima dell'inizio del processo, si aggiunsero le dichiarazioni di nuovi collaboratori di giustizia: [[Nino Giuffrè]], ex fedelissimo di [[Bernardo Provenzano]], affermò di aver saputo da Lorenzo Di Gesù (braccio destro di Calò) che Calvi era stato "suicidato" per volere di tre entità (mafia, [[massoneria]] e [[Città del Vaticano|Vaticano]]) che avevano perso i loro investimenti nelle sue banche<ref>{{Cita libro|nome=Jacques de Saint|cognome=Victor|titolo=Patti scellerati (Utet): Una storia politica delle mafie in Europa|url=https://books.google.it/books?id=2aHPAQAAQBAJ&pg=PT180&dq=nino+giuffr%C3%A8+calvi&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjU18n2ydXzAhUB3KQKHbxiCrMQ6AF6BAgJEAM#v=onepage&q=nino%20giuffr%C3%A8%20calvi&f=false|accesso=2021-10-19|data=2013-10-21|editore=UTET|lingua=it|ISBN=978-88-418-9858-1}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.repubblica.it/online/politica/calvi/giuffre/giuffre.html|titolo=La Repubblica/politica: Anche Antonino Giuffré nell'inchiesta Calvi|accesso=2021-10-19}}</ref> mentre [[Luigi Giuliano]] (ex capo dell'[[Clan Giuliano|omonimo clan camorristico]] di [[Forcella (Napoli)|Forcella]]) affermò di essere stato incaricato da Pippo Calò e [[Gaetano Badalamenti]] di compiere una rapina alla [[Banca Antonveneta]] di [[Padova]] (1975), nella quale, per conto di Calvi, doveva recuperare dei documenti compromettenti che avrebbero salvato la vita al banchiere ma la rapina fallì per l’intervento della polizia e ciò determinò la decisione di uccidere Calvi<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/12/11/caso-calvi-vent-anni-fa-ho-mentito.html|titolo=Caso Calvi, vent' anni fa ho mentito quella sera Carboni non era con me - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2021-10-19}}</ref>.
Il processo penale iniziò il 5 ottobre 2005 in una speciale aula approntata all'interno del [[carcere di Rebibbia]], a Roma con imputati Pippo Calò e Flavio Carboni, accusati di omicidio, [[Ernesto Diotallevi]], esponente della banda della Magliana, [[Silvano Vittor]] ([[contrabbandiere]]) e la compagna di Carboni, Manuela Kleinszig.
L'accusa fece leva sulle circostanze della morte di Calvi per dimostrare la colpevolezza degli imputati (tra cui una telefonata effettuata dalla camera dove alloggiava il banchiere, i tempi morti nella ricostruzione, ecc.), sulle difficoltà di accesso per un uomo di 60 anni al luogo in cui era stata legata la corda, e su una serie di perizie sul livello del Tamigi. Dall'altro lato, la difesa puntò sulla sostanziale assenza di prove contro gli imputati e sull'assenza di un movente forte per scagionare Carboni e Calò.
{{Citazione|Gli imputati, avvalendosi delle organizzazioni di tipo mafioso denominate Cosa nostra e [[camorra]], cagionavano la morte di Roberto Calvi al fine di: punirlo per essersi impadronito di notevoli quantitativi di denaro appartenenti alle predette organizzazioni; conseguire l'impunità, ottenere e conservare il profitto dei crimini commessi all'impiego e alla sostituzione di denaro di provenienza delittuosa; impedire a Calvi di esercitare il potere ricattatorio nei confronti dei referenti politico-istituzionali della [[massoneria]], della Loggia P2 e dello [[Istituto per le Opere di Religione|IOR]], con i quali avevano gestito investimenti e finanziamenti di cospicue somme di denaro}}
Il [[6 giugno]] [[2007]] la seconda Corte d'assise di Roma, presieduta da Mario Lucio d'Andria, emise una sentenza di assoluzione per tutti gli imputati per il processo Calvi. Flavio Carboni, Pippo Calò, Ernesto Diotallevi e Silvano Vittor furono assolti ai sensi dell'articolo 530 c.p.p., 2º comma, ossia per insufficienza di prove. Assolta con formula piena invece Manuela Kleinszig, come chiesto dallo stesso PM. Le accuse dei [[Collaboratore di giustizia (Italia)|collaboratori di giustizia]] furono ritenute contraddittorie, non provate ed, in certi casi, non attendibili ma, secondo i giudici, la tesi del suicidio “''è impossibile e assurda''”. Risulta però provato che Cosa nostra utilizzava “''il Banco Ambrosiano e lo IOR come tramite per massicce operazioni di riciclaggio''”<ref name=":2" />.
Restava aperto invece il secondo filone dell'inchiesta romana, a proposito dei mandanti dell'omicidio, tra i cui indagati figurava anche [[Licio Gelli]].
Il 7 maggio [[2010]] la Corte d'assise d'appello di Roma confermò le assoluzioni di Carboni, Calò e Diotallevi per l'omicidio del banchiere. Nelle motivazioni della sentenza si legge: “''Roberto Calvi è stato ammazzato, non si è ucciso''”.<ref>{{Cita web |url=http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-italia/i-giudici-dappello-calvi-non-si-ammazzo-fu-ucciso-471906/ |titolo=I giudici d'appello: “Calvi non si ammazzò, fu ucciso” {{!}} Blitz quotidiano<!-- Titolo generato automaticamente --> |accesso=15 luglio 2010 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20120118150945/http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-italia/i-giudici-dappello-calvi-non-si-ammazzo-fu-ucciso-471906/ |dataarchivio=18 gennaio 2012 |urlmorto=no }}</ref>
===L'archiviazione nei confronti di Gelli, Carboni, Pazienza ed altri===
Il giornalista [[Ferruccio Pinotti]] nel libro ''Poteri forti'' (BUR, 2005) ha indagato sulla morte di Calvi, dopo avere ripetutamente ascoltato il figlio del banchiere, Carlo, che per anni ha ricostruito le vicende legate alla carriera e alla misteriosa morte del padre. Pinotti descrive le operazioni finanziarie con le quali Calvi riuscì a rendere il Banco Ambrosiano padrone di se stesso, così da poterlo gestire in piena autonomia. Operazioni tuttavia che rendono Calvi ricattabile e lo costringono a erogare cospicui finanziamenti a società dipendenti dallo IOR guidato dall'arcivescovo Marcinkus.
Quando si manifestarono difficoltà finanziarie, l'Ambrosiano cercò di recuperare il denaro prestato all'Istituto vaticano senza riuscirvi. Calvi allora avrebbe provato a rivolgersi ad ambienti religiosi vicini all'[[Opus Dei]], che sarebbero stati disponibili a coprire i debiti dello IOR per ottenere maggior peso in Vaticano. Secondo la testimonianza di Carlo Calvi, il personaggio chiave che aveva stabilito i rapporti tra Roberto Calvi e l’Opus Dei era monsignor [[Hilary Franco]], prelato che lavorava in Vaticano, il quale ha sempre smentito<ref name=":8" />. Tentativo senza successo, perché ostacolato da quanti (come il cardinale [[Agostino Casaroli]], [[Segretario di Stato della Santa Sede]]) temonotemevano che il potere dell'Opus Dei possapotesse crescere e che per impedirlo sonosarebbero stati disposti a lasciare fallire il Banco Ambrosiano.
I segreti e gli interessi economici legati alla mancata restituzione da parte dello IOR del denaro ricevuto dal Banco Ambrosiano e connessi alle operazioni finanziarie che lo IOR realizzava per conto di propri clienti italiani desiderosi di esportare valuta aggirando le norme bancarie sarebbero quindi all'origine della decisione di uccidere Roberto Calvi, che, disperato e temendo di finire in carcere, avrebbe potuto rivelare quanto sapeva ai magistrati. L'ultimo viaggio del banchiere a Londra sarebbe stato finalizzato a prendere contatto con i vertici finanziari dell'Opus Dei per trovare i fondi necessari per il salvataggio del Banco<ref name=":6" />.
===Coinvolgimento dei servizi segreti inglesi===
Secondo l'ex magistrato [[Carlo Palermo]], Calvi sarebbe stato eliminato dai [[Secret Intelligence Service|servizi segreti inglesi]] perché nel [[1980]] il Banco Ambrosiano avrebbe finanziato una partita di missili acquistati dall'[[Argentina]] ed utilizzati nella [[Guerra delle Falkland]] (1982) combattuta contro il [[Regno Unito]]. Infatti, secondo questa ricostruzione, la scelta del [[Ponte dei Frati Neri]] rappresenterebbe un messaggio sinistro poiché era dipinto di [[bianco]] e [[azzurro]], i colori della [[Bandiera dell'Argentina|bandiera argentina]]<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/11/19/palermo-calvi-ucciso-dai-servizi-inglesi.html|titolo=PALERMO: ' CALVI UCCISO DAI SERVIZI INGLESI' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2022-12-15}}</ref>.
===Il collegamento con la strage di Bologna===
{{Vedi anche|Strage di Bologna}}
Nella memoria della [[Procura generale della Repubblica|Procura generale]] di [[Bologna]], a conclusione del processo che nel [[2022]] ha condannato in primo grado [[Paolo Bellini]] all’ergastolo per la [[strage di Bologna]] del [[2 agosto]] [[1980]], Calvi viene definito come "''finanziatore involontario''" dell'attentato. Infatti, secondo le indagini dei magistrati bolognesi, 15 milioni di dollari furono sottratti dal [[Banco Ambrosiano]] e transitarono sui [[Conto corrente|conti correnti]] [[Svizzera|svizzeri]] di [[Licio Gelli]] e del suo braccio destro, [[Umberto Ortolani]], e poi furono in parte utilizzati per finanziare l'esecuzione della strage da parte dei [[Nuclei Armati Rivoluzionari]]. Secondo questa ipotesi, Calvi sarebbe stato ucciso dopo aver capito di essere stato raggirato da Gelli e Ortolani sulla reale destinazione del denaro<ref>{{Cita web|url=https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/06/18/raggirato-derubato-e-ucciso-cosi-calvi-divenne-finanziatore-involontario-della-strage-di-bologna/6629360/|titolo=Raggirato, derubato e ucciso: così Calvi divenne 'finanziatore involontario' della strage di Bologna|sito=Il Fatto Quotidiano|data=2022-06-18|lingua=it-IT|accesso=2022-12-17}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://bologna.repubblica.it/dossier/diario-processo-2-agosto-strage-di-bologna/2021/05/29/news/2_agosto_bologna_strage_p2_bellini_mandanti-303324534/|titolo=Bologna 2 Agosto. L'accusa: "L'omicidio Calvi e la strage collegati tra di loro"|sito=la Repubblica|data=2021-05-29|lingua=it|accesso=2022-12-17}}</ref>.
===Il presunto ruolo dei cartelli sudamericani della droga===
Nel suo libro [[Autobiografia|autobiografico]] ''Il re della cocaina'' ([[2012]]), edito in [[Italia]] da [[Mondadori]], Ayda Suarez Levy, vedova del narcotrafficante [[bolivia]]no Roberto Suarez Gomez, afferma che Calvi stava riciclando i soldi del [[Cartello di Medellín]] attraverso la filiale del Banco Ambrosiano a [[Nassau]], nelle [[Bahamas]]. Infatti raccontò che, sei mesi prima della sua morte a Londra, il banchiere italiano avrebbe richiesto l'intervento di suo marito attraverso l'uomo d'affari tedesco [[Gunter Sachs]] per placare le richieste di [[Pablo Escobar]], il quale voleva restituito il denaro investito nel Banco<ref>{{Cita web|url=https://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/europe/italy/9703479/Gods-banker-linked-to-Pablo-Escobar.html?onwardjourney=584162_c1|titolo=God's banker linked to Pablo Escobar|sito=www.telegraph.co.uk|accesso=2022-12-18}}</ref><ref>{{Cita libro|nome=Ayda|cognome=Levy|titolo=Il re della cocaina|url=https://books.google.it/books?id=iFiAk4Ar5u4C&pg=PT79&lpg=PT79&dq=roberto+calvi+gunther+sachs&source=bl&ots=d6-bbMQEKN&sig=ACfU3U0v9HXy3rxNh5GBycW3YClHO_kU7A&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwi9n7Wag4T8AhW7QvEDHRK9BUkQ6AF6BAgZEAI#v=onepage&q=roberto%20calvi%20gunther%20sachs&f=false|accesso=2022-12-18|data=2012-11-30|editore=Edizioni Mondadori|lingua=it|ISBN=978-88-520-3169-4}}</ref>.
Questa pista troverebbe un labile ed indiretto riscontro nelle affermazioni del collaboratore di giustizia [[Angelo Siino]], il quale disse di aver saputo dal boss mafioso catanese [[Benedetto Santapaola]] che Calvi era stato ucciso per essersi «''impadronito dei soldi non solo di [[Cosa nostra]], ma anche di altri. Fece menzione ai [[Clan dei marsigliesi|marsigliesi]] e ai sudamericani''».<ref>[[Ferruccio Pinotti]], ''Fratelli d'Italia'', Biblioteca Universale Rizzoli, 2012.</ref>
===Il presunto coinvolgimento della banca Rothschild===
===Il presunto collegamento con il rapimento di Emanuela Orlandi===
{{Vedi anche|Sparizione di Emanuela Orlandi}}
Nel 2006 e nel 2009 Sabrina Minardi, ex moglie del calciatore [[Bruno Giordano (calciatore)|Bruno Giordano]] e amante di [[Enrico De Pedis]] (boss della [[Banda della Magliana]] assassinato nel 1990) nonché abituale consumatrice di [[cocaina]], intervistata dalla giornalista Raffaella Notariale della redazione di ''[[Chi l'ha visto?]]'', ha raccontato di aver conosciuto Roberto Calvi e [[Paul Marcinkus]] a casa di [[Flavio Carboni]], che aveva conosciuto a sua volta in un ristorante a [[Trastevere]] nel 1981, di essere stata lei a presentarli a De Pedis e soprattutto di essere stata, poco prima della sua morte, l’amante dello stesso Calvi che le avrebbe intestato una villa a [[Monte Carlo]], poi rivenduta dalla donna, e le avrebbe prestato il suo aereo privato per portare la madre a [[Parigi]] per la chemioterapia<ref>{{Cita web|url=https://www.ilgiornale.it/news/orlandi-contraddizioni-superteste.html|titolo=Orlandi, le contraddizioni della superteste|sito=ilGiornale.it|data=2008-06-24|lingua=it|accesso=2023-09-17}}</ref>. La Minardi riferì inoltre che il sequestro della giovane [[Emanuela Orlandi]] (figlia di un commesso della [[Prefettura della casa pontificia]], misteriosamente scomparsa nel nulla nel giugno [[1983]], ad un anno dalla morte di Calvi) sarebbe stato effettuato da De Pedis su ordine di Marcinkus «''per mandare un messaggio a qualcuno sopra di loro''» come parte di un «''gioco di potere''» e per il rapimento sarebbe stata utilizzata una [[BMW]] appartenuta a Carboni e guidata dalla Minardi stessa.<ref>{{Cita web|url=https://www.repubblica.it/2008/06/sezioni/cronaca/emanuela-orlandi/emanuela-orlandi/emanuela-orlandi.html|titolo=Caso Orlandi, parla la superteste
"Rapita per ordine di Marcinkus"|autore=Marino Bisso|autore2=Giovanni Gagliardi|data=23 giugno 2008}}</ref><ref>{{Cita news|autore=Fabrizio Caccia|url=http://www.corriere.it/cronache/08_agosto_14/sequestro_orlandi_3ce7cffe-69ce-11dd-af27-00144f02aabc.shtml|titolo=«Sequestro Orlandi, ecco l'auto». Parcheggiata da 13 anni|accesso=15 agosto 2008|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080816074014/http://www.corriere.it/cronache/08_agosto_14/sequestro_orlandi_3ce7cffe-69ce-11dd-af27-00144f02aabc.shtml|urlmorto=no|giorno=14|mese=8|anno=2008}}</ref> Carboni in un’intervista ha detto che la Minardi ha mentito e di non ricordare di averla mai conosciuta. In risposta la Minardi ha descritto nel dettaglio alcuni appartamenti di Carboni al [[Collina Fleming|Fleming]] e ai [[Parioli]].<ref>{{cita libro| autore-capitolo-nome=Raffaella | autore-capitolo-cognome=Notarile | capitolo=Il servitore di qualcuno| titolo=Segreto criminale| url=https://archive.org/details/segretocriminale0000nota | curatore= | anno=2010 | editore=Newton & Compton | città=Roma | ed=1 | pp=[https://archive.org/details/segretocriminale0000nota/page/108 108]-111| ISBN=9788854121430 }}</ref>
===Televisione===
*[[Corrado Augias]], ''[[Telefono giallo]]: Il caso Calvi'', [[Rai 3]], 6 giugno 1988.
*[[Carlo Lucarelli]], ''[[Blu notte - Misteri italiani]]'': ep. 7x04, ''Roberto Calvi'', [[Rai 3]], 28 novembre 2001.
* ''Enzo Biagi: C'era una volta Roberto Calvi'', regia di [[Sarah Nicora]] – documentario (2011)
* ''L'assassinio del banchiere di Dio'', (tit. or. ''Murder of God's Banker''), regia di [[Tom Donahue (regista)|Tom Donahue]] - serie tv [[docudrama]] britannica in 4 episodi, (2022)<ref>Dati ricavati dalla scheda della serie tv su [[IMDb]] [https://www.imdb.com/title/tt24326436/].</ref>
* [[Carlo Lucarelli]]. ''Misteri d'Italia. I casi di Blu notte''. Torino, Einaudi, 2002, pp. 127–149. ISBN 88-06-15445-1.
* Ferruccio Pinotti, ''Poteri forti'', [[Biblioteca Universale Rizzoli|Bur]] Futuro Passato, Milano, 2005.
* Ferruccio Pinotti, ''Fratelli d'Italia'', Milano, [[Biblioteca Universale Rizzoli|BUR]], 2007.
* Ferruccio Pinotti, ''Finanza cattolica'', Salani, Milano 2011. ISBN 978-88-6220-135-3.
* Philip Willan, ''L'Italia dei poteri occulti. La mafia, la massoneria, la banda della Magliana e l'oscura morte di Roberto Calvi'', Newton Compton, 2008.
* {{YouTube
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