Roberto Calvi: differenze tra le versioni
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Dal 1975 al 1982 è stato il [[presidente]] del [[Banco Ambrosiano]], una delle principali [[Banca|banche]] private [[Chiesa cattolica|cattoliche]], al centro di una [[bancarotta]] considerata uno dei più gravi scandali finanziari italiani che coinvolse la [[criminalità organizzata]], la [[loggia massonica P2]], parti del sistema [[politico]] e del [[Vaticano]]. È stato infatti soprannominato il "banchiere di Dio" per i suoi stretti legami con l'[[
Sono rimaste avvolte nel mistero le circostanze della sua morte, che, dopo la prima frettolosa sentenza che parlava di [[suicidio]], venne chiaramente indicata come un [[omicidio]] i cui autori sono ancora oggi ignoti.
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== Biografia ==
=== Anni giovanili ===
Figlio di Giacomo Calvi e Maria Rubini, suo padre era un dirigente della [[Banca Commerciale Italiana]], dove poi verrà assunto anche lui<ref name="SAN2">{{Cita web|url=http://www.imprese.san.beniculturali.it/web/imprese/protagonisti/scheda-protagonista?p_p_id=56_INSTANCE_6uZ0&articleId=127517&p_p_lifecycle=1&p_p_state=normal&groupId=18701&viewMode=normal|titolo=Roberto Calvi|sito=SAN - Portale degli Archivi d'impresa|accesso=5 febbraio 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180205185101/http://www.imprese.san.beniculturali.it/web/imprese/protagonisti/scheda-protagonista?p_p_id=56_INSTANCE_6uZ0&articleId=127517&p_p_lifecycle=1&p_p_state=normal&groupId=18701&viewMode=normal|dataarchivio=5 febbraio 2018|urlmorto=no}}</ref>. Si diplomò al Liceo Classico; nel 1939 si iscrisse alla facoltà di [[Economia e commercio]] dell'[[Università Bocconi]], dedicandosi nel contempo ad attività politiche, dirigendo l'Ufficio Stampa e Propaganda dei [[Gruppi Universitari Fascisti]]. L'entrata dell'Italia nella [[Seconda guerra mondiale]] lo costrinse ad interrompere gli studi universitari: nel 1940 venne arruolato come sottotenente di [[cavalleria]] nei [[lancieri di Novara]] e schierato sul [[Fronte orientale (1941-1945)|fronte russo]], dove affrontò anche la [[Seconda battaglia difensiva del Don|ritirata]].
Dopo la fine del conflitto ottenne un posto alla Banca Commerciale, ma vi rimase solo fino al 1947, quando venne assunto come impiegato dal [[Banco Ambrosiano]] grazie ai buoni rapporti del padre con uno dei dirigenti della banca, [[Alessandro Canesi]] (futuro direttore generale nel 1959 e, dal 1965, presidente).
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[[File:Blackfriars Bridge, River Thames, London, with St Pauls Cathedral.jpg|thumb|Il [[Ponte dei Frati Neri|Blackfriars Bridge]] a [[Londra]], sotto al quale Roberto Calvi fu ritrovato impiccato]]
Il 7 giugno 1982 Calvi incaricò Carboni di organizzare il suo espatrio clandestino a [[Zurigo]], in [[Svizzera]], al fine di cercare fondi e appoggi per far fronte alla pressante richiesta dei dirigenti dello IOR, [[Paul Marcinkus|monsignor Marcinkus]] e [[Luigi Mennini]], che pretendevano entro la fine del mese il pagamento del [[debito]] di 300 milioni di dollari che il Banco Ambrosiano aveva nei confronti della loro banca<ref name=":2" />. Il 9 giugno Calvi da [[Milano]] giunse a [[Roma]] in aereo, dove incontrò Carboni, che lo affidò
Il 14 giugno incontrò nuovamente Carboni a [[Bregenz]], al confine con la [[Svizzera]], in attesa di partire per Zurigo, ma avvenne un cambio di programma: il 15 giugno partì invece verso [[Londra]] dall'[[aeroporto di Innsbruck]] con un jet privato messo a disposizione dal finanziere svizzero Hans Albert Kunz; il 16 giugno Carboni partì da [[Amsterdam]] insieme alle sorelle Kleinszig per raggiungere Calvi a [[Londra]], dove alloggiava nel residence “Chelsea Cloister” insieme a Silvano Vittor<ref>Fausto Biloslavo Storia illustrata n.2 febbraio 1996 pag. 61</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/03/18/sette-giudizio-per-la-fuga-di-calvi.html|titolo=SETTE A GIUDIZIO PER LA FUGA DI CALVI - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=18 marzo 1992|lingua=it|accesso=15 dicembre 2022}}</ref><ref name=":7" />. Ai giudici inglesi, Vittor disse di aver lasciato Calvi da solo nella sua stanza, la sera del 17 giugno tra le ore 23 e le 23:30, e di essersi recato in un [[pub]] nelle vicinanze insieme a Carboni e alle sorelle Kleinszig, non trovando più Calvi al suo ritorno<ref name=":2" /><ref>{{Cita web|url=https://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/2004/03/15/Cronaca/CALVI-DEPOSITATI-QUATTRO-FALDONI-DI-DOCUMENTI-IN-PROCURA-2_131400.php|titolo=CALVI: DEPOSITATI QUATTRO FALDONI DI DOCUMENTI IN PROCURA (2)|sito=www1.adnkronos.com|accesso=2022-12-17}}</ref>. Sempre in quel giorno, il [[Consiglio di amministrazione|c.d.a.]] del Banco Ambrosiano aveva deliberato lo scioglimento degli organi amministrativi, richiedendo alla Banca d'Italia l'invio di un Commissario, e si era anche [[Suicidio|suicidata]] la sua segretaria personale, Teresa Graziella Corrocher, lanciandosi dal quarto piano dell'edificio milanese sede centrale del Banco<ref>{{Cita news|autore=Marzio Fabbri|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,1/articleid,1040_01_1982_0126_0001_14888041/|titolo=«Sia stramaledetto» ha scritto prima di gettarsi dalla finestra|data=18 giugno 1982|p=1|giornale=[[La Stampa]]}}</ref>.
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Nel 1986, nel corso della sua trasmissione su [[Rai 1]], il giornalista [[Enzo Biagi]] mostrò ai telespettatori la borsa scomparsa che Calvi portava al momento della morte, portatagli dal senatore missino [[Giorgio Pisanò]], ed il suo contenuto (o quello che ne restava): un mazzo di chiavi, due passaporti del [[Nicaragua]], la patente di Calvi, lettere di [[Luigi Cavallo]] a Calvi ed alcune lettere di Calvi al cardinale [[Pietro Palazzini]] e a monsignor Hilary Franco <ref name=":7">{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/10/20/lui-sindona-un-grande-crack-il-vaticano.html|titolo=LUI, SINDONA UN GRANDE CRACK IL VATICANO E TANTI MISTERI - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2022-12-15}}</ref>. Alla trasmissione partecipò anche [[Flavio Carboni]], una delle ultime persone ad aver visto Calvi in vita, il quale attestò l’autenticità della borsa<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/03/13/messinscena-di-pisano-quella-borsa-di-calvi.html|titolo=MESSINSCENA DI PISANO' QUELLA BORSA DI CALVI IN TV - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2022-12-01}}</ref>.
Indagando su Guido Lena, un [[falsario]] romano, si scoprì che Carboni avrebbe trattato il contenuto della borsa di Calvi con il [[Città del Vaticano|Vaticano]], tramite monsignor [[Pavol Hnilica]]<ref>Mario Almerighi, ''La borsa di Calvi. Ior, P2, mafia: le lettere e i segreti mai svelati del banchiere di Dio'', Chiarelettere, 2015.</ref>.
===Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia===
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{{Citazione|Calvi fu strangolato da [[Francesco Di Carlo]] su ordine di Pippo Calò. Calvi si era impadronito di una grossa somma di danaro che apparteneva a [[Licio Gelli]] e a [[Pippo Calò]]. Prima di fare fuori Calvi, Calò e Gelli erano riusciti a recuperare decine di miliardi e, quel che più conta, Calò si era tolto una preoccupazione perché Calvi si era dimostrato inaffidabile<ref>{{Cita web |url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/04/18/calvi-storia-di-banche-di-cosche.html?ref=search |titolo=CALVI, STORIA DI BANCHE E DI COSCHE - la Repubblica.it<!-- Titolo generato automaticamente --> |accesso=3 marzo 2013 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140102201813/http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/04/18/calvi-storia-di-banche-di-cosche.html?ref=search |dataarchivio=2 gennaio 2014 |urlmorto=no }}</ref>}}
Nel 1993, Valerio Viccei (rapinatore ed ex terrorista dei [[Nuclei Armati Rivoluzionari|NAR]], espatriato dall'Italia a Londra) dichiarò alla magistratura inglese ed italiana che, durante una maxi-rapina a [[Knightsbridge]] nel 1987, sarebbe venuto in possesso di alcuni documenti scottanti appartenenti a Calvi e al boss [[Francesco Di Carlo]] ma non furono mai trovate conferme a tali rivelazioni<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/11/09/ma-forzieri-svizzeri-per-ora-non-svelano.html|titolo=MA I FORZIERI SVIZZERI PER ORA NON SVELANO IL GIALLO DEL CASO CALVI - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2023-03-13}}</ref><ref name=":02323">{{Cita web|url=https://archivio.unita.news/assets/main/1993/11/08/page_009.pdf|titolo=Londra, caccia ai documenti di Calvi|editore=L'Unità|data=8 novembre 1993}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/04/19/quel-playboy-dei-nar-che-rubo-140.html|titolo=Quel playboy dei Nar che rubò 140 miliardi - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2023-03-13}}</ref> (Viccei sarà ucciso nel 2000 nel corso di un conflitto a fuoco con la polizia mentre era in [[Regime di semilibertà|semilibertà]])<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/04/19/ex-terrorista-in-semiliberta-ucciso-prima-della.html|titolo=Ex terrorista in semilibertà ucciso prima della rapina - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2023-03-13}}</ref>. Nel 1996 Francesco Di Carlo, diventato a sua volta [[collaboratore di giustizia]], negò di essere l'assassino di Calvi, ma ammise che Pippo Calò gli aveva chiesto di ucciderlo, ma che poi si organizzò diversamente e gli venne detto che «''la questione era stata risolta con i napoletani''»<ref>{{Cita web |url=https://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/europe/italy/1505250/Mafia-wanted-me-to-kill-Calvi-says-jailed-gangster.html |titolo=Mafia wanted me to kill Calvi, says jailed gangster - Telegraph<!-- Titolo generato automaticamente --> |accesso=4 maggio 2019 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20190926000834/https://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/europe/italy/1505250/Mafia-wanted-me-to-kill-Calvi-says-jailed-gangster.html |dataarchivio=26 settembre 2019 |urlmorto=no }}</ref>. Infatti nel 1993, i collaboratori di giustizia [[Pasquale Galasso]] e [[Carmine Alfieri]], un tempo capi indiscussi della cosiddetta [[Nuova Famiglia]], avevano raccontato che un uomo di punta della [[Nuova Camorra Organizzata|NCO]], tale Giuseppe Cillari, avrebbe confidato loro che [[Vincenzo Casillo]] (braccio destro di [[Raffaele Cutolo]]) era stato l'esecutore materiale dell'omicidio Calvi perché era passato segretamente dalla parte del [[clan Nuvoletta]] e per questo doveva fare un favore a Pippo Calò<ref>{{Cita web |url=http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2003/12_Dicembre/13/calvi.shtml |titolo=Corriere della Sera - Omicidio Calvi: le ultime verità<!-- Titolo generato automaticamente --> |accesso=11 marzo 2013 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130319044830/http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2003/12_Dicembre/13/calvi.shtml |dataarchivio=19 marzo 2013 |urlmorto=no }}</ref>. Già nella seconda metà degli
Nel 1994, [[Antonio Mancini (criminale)|Antonio Mancini]], ex esponente della [[banda della Magliana]] divenuto collaboratore di giustizia, dichiarò che Calvi venne ucciso su ordine di Pippo Calò e del faccendiere [[Flavio Carboni]], che costituiva un anello di raccordo tra la banda della Magliana, la mafia di Pippo Calò e gli esponenti della loggia [[P2]] di [[Licio Gelli]]<ref>{{Cita news|url=http://www.philipwillan.com/images/calvi%5B1%5D.pdf|titolo=Motivazione della sentenza per il processo per l'omicidio di Roberto Calvi - Tribunale di Roma|urlmorto=sì|urlarchivio=https://archive.is/20140102110216/www.philipwillan.com/images/calvi%5B1%5D.pdf|dataarchivio=2 gennaio 2014}}</ref>. Nello stesso anno, un altro collaboratore di giustizia siciliano, [[Vincenzo Calcara]], sostenne di avere personalmente partecipato, pochi mesi prima dell'[[attentato a Giovanni Paolo II]] nel 1981, al trasferimento di due valigie, contenenti ciascuna cinque miliardi di lire, dall’abitazione siciliana di [[Francesco Messina Denaro]] (capo della "[[Famiglia (mafia)|famiglia]]" di [[Castelvetrano]]) a quella romana del notaio Salvatore Albano (a detta di Calcara membro, come Marcinkus, dell'[[Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme|Ordine dei Cavalieri del Santo Sepolcro]], "contatto" fra Cosa nostra e il Vaticano, nonché notaio personale di [[Giulio Andreotti]]<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/10/22/caso-calvi-pentito-accusa-notaio-cosi-riciclava.html|titolo=Caso Calvi, pentito accusa notaio Così riciclava i soldi della mafia - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2023-01-05}}</ref>) per essere investiti in [[America
Nel 2003, Eligio Paoli (ex contrabbandiere [[Trieste|triestino]] ed amico di Silvano Vittor con un passato di informatore della [[Guardia di Finanza]]) rivelò ai pm Anna Maria Monteleone e Luca Tescaroli che Calvi sarebbe caduto vittima di una trappola architettata da [[Licio Gelli]] ed [[Umberto Ortolani]] e che uno degli assassini del banchiere sarebbe stato l'[[antiquario]] e trafficante di droga romano Sergio Vaccari, da tempo residente a Londra ed a sua volta ucciso in circostanze poco chiare il 16 settembre 1982, a soli tre mesi dalla morte di Calvi<ref name=":2" /><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/12/14/cosi-calvi-fini-in-trappola.html|titolo=Così Calvi finì in trappola - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2023-03-13}}</ref>. Il presunto coinvolgimento di Vaccari era già emerso nel 1992, nel corso di un [[reportage]] del giornalista del ''[[Sunday Times]]'' Charles Raw<ref name=":02323" />.
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Nel 2002, ancor prima dell'inizio del processo, si aggiunsero le dichiarazioni di nuovi collaboratori di giustizia: [[Nino Giuffrè]], ex fedelissimo di [[Bernardo Provenzano]], affermò di aver saputo da Lorenzo Di Gesù (braccio destro di Calò) che Calvi era stato "suicidato" per volere di tre entità (mafia, [[massoneria]] e [[Città del Vaticano|Vaticano]]) che avevano perso i loro investimenti nelle sue banche<ref>{{Cita libro|nome=Jacques de Saint|cognome=Victor|titolo=Patti scellerati (Utet): Una storia politica delle mafie in Europa|url=https://books.google.it/books?id=2aHPAQAAQBAJ&pg=PT180&dq=nino+giuffr%C3%A8+calvi&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjU18n2ydXzAhUB3KQKHbxiCrMQ6AF6BAgJEAM#v=onepage&q=nino%20giuffr%C3%A8%20calvi&f=false|accesso=2021-10-19|data=2013-10-21|editore=UTET|lingua=it|ISBN=978-88-418-9858-1}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.repubblica.it/online/politica/calvi/giuffre/giuffre.html|titolo=La Repubblica/politica: Anche Antonino Giuffré nell'inchiesta Calvi|accesso=2021-10-19}}</ref> mentre [[Luigi Giuliano]] (ex capo dell'[[Clan Giuliano|omonimo clan camorristico]] di [[Forcella (Napoli)|Forcella]]) affermò di essere stato incaricato da Pippo Calò e [[Gaetano Badalamenti]] di compiere una rapina alla [[Banca Antonveneta]] di [[Padova]] (1975), nella quale, per conto di Calvi, doveva recuperare dei documenti compromettenti che avrebbero salvato la vita al banchiere ma la rapina fallì per l’intervento della polizia e ciò determinò la decisione di uccidere Calvi<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/12/11/caso-calvi-vent-anni-fa-ho-mentito.html|titolo=Caso Calvi, vent' anni fa ho mentito quella sera Carboni non era con me - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2021-10-19}}</ref>.
Il processo penale iniziò il 5 ottobre 2005 in una speciale aula approntata all'interno del [[carcere di Rebibbia]], a Roma con imputati Pippo Calò e Flavio Carboni, accusati di omicidio, [[Ernesto Diotallevi]], esponente della banda della Magliana,
L'accusa fece leva sulle circostanze della morte di Calvi per dimostrare la colpevolezza degli imputati (tra cui una telefonata effettuata dalla camera dove alloggiava il banchiere, i tempi morti nella ricostruzione, ecc.), sulle difficoltà di accesso per un uomo di 60 anni al luogo in cui era stata legata la corda, e su una serie di perizie sul livello del Tamigi. Dall'altro lato, la difesa puntò sulla sostanziale assenza di prove contro gli imputati e sull'assenza di un movente forte per scagionare Carboni e Calò.
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{{Citazione|Gli imputati, avvalendosi delle organizzazioni di tipo mafioso denominate Cosa nostra e [[camorra]], cagionavano la morte di Roberto Calvi al fine di: punirlo per essersi impadronito di notevoli quantitativi di denaro appartenenti alle predette organizzazioni; conseguire l'impunità, ottenere e conservare il profitto dei crimini commessi all'impiego e alla sostituzione di denaro di provenienza delittuosa; impedire a Calvi di esercitare il potere ricattatorio nei confronti dei referenti politico-istituzionali della [[massoneria]], della Loggia P2 e dello [[Istituto per le Opere di Religione|IOR]], con i quali avevano gestito investimenti e finanziamenti di cospicue somme di denaro}}
Il
Restava aperto invece il secondo filone dell'inchiesta romana, a proposito dei mandanti dell'omicidio, tra i cui indagati figurava anche [[Licio Gelli]].
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Il giornalista [[Ferruccio Pinotti]] nel libro ''Poteri forti'' (BUR, 2005) ha indagato sulla morte di Calvi, dopo avere ripetutamente ascoltato il figlio del banchiere, Carlo, che per anni ha ricostruito le vicende legate alla carriera e alla misteriosa morte del padre. Pinotti descrive le operazioni finanziarie con le quali Calvi riuscì a rendere il Banco Ambrosiano padrone di se stesso, così da poterlo gestire in piena autonomia. Operazioni tuttavia che rendono Calvi ricattabile e lo costringono a erogare cospicui finanziamenti a società dipendenti dallo IOR guidato dall'arcivescovo Marcinkus.
Quando si manifestarono difficoltà finanziarie, l'Ambrosiano cercò di recuperare il denaro prestato all'Istituto vaticano senza riuscirvi. Calvi allora avrebbe provato a rivolgersi ad ambienti religiosi vicini all'[[Opus Dei]], che sarebbero stati disponibili a coprire i debiti dello IOR per ottenere maggior peso in Vaticano. Secondo la testimonianza di Carlo Calvi, il personaggio chiave che aveva stabilito i rapporti tra Roberto Calvi e l’Opus Dei era monsignor [[Hilary Franco]], prelato che lavorava in Vaticano, il quale ha sempre smentito<ref name=":8" />. Tentativo senza successo, perché ostacolato da quanti (come il cardinale [[Agostino Casaroli]], [[Segretario di Stato della Santa Sede]])
I segreti e gli interessi economici legati alla mancata restituzione da parte dello IOR del denaro ricevuto dal Banco Ambrosiano e connessi alle operazioni finanziarie che lo IOR realizzava per conto di propri clienti italiani desiderosi di esportare valuta aggirando le norme bancarie sarebbero quindi all'origine della decisione di uccidere Roberto Calvi, che, disperato e temendo di finire in carcere, avrebbe potuto rivelare quanto sapeva ai magistrati. L'ultimo viaggio del banchiere a Londra sarebbe stato finalizzato a prendere contatto con i vertici finanziari dell'Opus Dei per trovare i fondi necessari per il salvataggio del Banco<ref name=":6" />.
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===Il collegamento con la strage di Bologna===
{{Vedi anche|Strage di Bologna}}
Nella memoria della [[Procura generale della Repubblica|Procura generale]] di [[Bologna]], a conclusione del processo che nel 2022 ha condannato in primo grado [[Paolo Bellini]] all’ergastolo per la [[strage di Bologna]] del 2 agosto
===Il presunto ruolo dei cartelli sudamericani della droga===
Nel suo libro [[Autobiografia|autobiografico]] ''Il re della cocaina'' (2012), edito in [[Italia]] da [[Mondadori]], Ayda Suarez Levy, vedova del narcotrafficante [[bolivia]]no Roberto Suarez Gomez, afferma che Calvi stava riciclando i soldi del [[Cartello di Medellín]] attraverso la filiale del Banco Ambrosiano a [[Nassau]], nelle [[Bahamas]]. Infatti raccontò che, sei mesi prima della sua morte a Londra, il banchiere italiano avrebbe richiesto l'intervento di suo marito attraverso l'uomo d'affari tedesco [[Gunter Sachs]] per placare le richieste di [[Pablo Escobar]], il quale voleva restituito il denaro investito nel Banco<ref>{{Cita web|url=https://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/europe/italy/9703479/Gods-banker-linked-to-Pablo-Escobar.html?onwardjourney=584162_c1|titolo=God's banker linked to Pablo Escobar|sito=www.telegraph.co.uk|accesso=2022-12-18}}</ref><ref>{{Cita libro|nome=Ayda|cognome=Levy|titolo=Il re della cocaina|url=https://books.google.it/books?id=iFiAk4Ar5u4C&pg=PT79&lpg=PT79&dq=roberto+calvi+gunther+sachs&source=bl&ots=d6-bbMQEKN&sig=ACfU3U0v9HXy3rxNh5GBycW3YClHO_kU7A&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwi9n7Wag4T8AhW7QvEDHRK9BUkQ6AF6BAgZEAI#v=onepage&q=roberto%20calvi%20gunther%20sachs&f=false|accesso=2022-12-18|data=2012-11-30|editore=Edizioni Mondadori|lingua=it|ISBN=978-88-520-3169-4}}</ref>.
Questa pista troverebbe un labile ed indiretto riscontro nelle affermazioni del collaboratore di giustizia [[Angelo Siino]], il quale disse di aver saputo dal boss mafioso catanese [[Benedetto Santapaola]] che Calvi era stato ucciso per essersi «''impadronito dei soldi non solo di [[Cosa nostra]], ma anche di altri. Fece menzione ai [[Clan dei marsigliesi|marsigliesi]] e ai sudamericani''».<ref>[[Ferruccio Pinotti]], ''Fratelli d'Italia'', Biblioteca Universale Rizzoli, 2012.</ref>
===Il presunto coinvolgimento della banca Rothschild===
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* [[Carlo Lucarelli]]. ''Misteri d'Italia. I casi di Blu notte''. Torino, Einaudi, 2002, pp. 127–149. ISBN 88-06-15445-1.
* Ferruccio Pinotti, ''Poteri forti'', [[Biblioteca Universale Rizzoli|Bur]] Futuro Passato, Milano, 2005.
* Ferruccio Pinotti, ''Fratelli d'Italia'', Milano, [[Biblioteca Universale Rizzoli|BUR]], 2007.
* Ferruccio Pinotti, ''Finanza cattolica'', Salani, Milano 2011. ISBN 978-88-6220-135-3.
* Philip Willan, ''L'Italia dei poteri occulti. La mafia, la massoneria, la banda della Magliana e l'oscura morte di Roberto Calvi'', Newton Compton, 2008.
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