Espansione islamica: differenze tra le versioni
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inserito e sottolineato l'affacciarsi di una nuova entità, in termini di filosofia unificante, e trasformante delle dinamiche precedenti della popolazione araba, cioè l'islam, che muoveva e guidava l'espansione dei suoi seguaci verso i vicini territori cristiani (anzichè mantenere gli arabi impegnati in scorribande tra loro, come spiegato in altre righe vicine) |
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[[Immagine:Map of expansion of Caliphate.svg|upright=1.6|miniatura|Espansione dall'Islam tra il [[VII secolo|VII]] e l'[[VIII secolo]] dopo Cristo: {{legenda|#a1584e|espansione sotto il profeta [[Maometto]], 622-632}} {{legenda|#ef9070|espansione durante il [[califfato elettivo]], 632-661}} {{legenda|#fad07d|espansione durante il califfato [[omayyade]], 661-750}}]]
L{{'}}'''espansione islamica''' è il fenomeno verificatosi a partire dal [[VII secolo]] ad opera dei seguaci dell'"[[Islam]] delle origini", [[arabi|inizialmente arabi]], poi anche i da loro invasi e sottomessi [[
== Premesse ==
Le popolazioni [[beduini|beduine]] che prima della nascita di Maometto abitavano la [[penisola arabica]] erano considerate innocue dai due grandi imperi interessati alla zona: quello [[Impero bizantino|bizantino]] e quello [[impero persiano|persiano]] [[sasanide]]. Il primo, nel [[III secolo]], aveva favorito la nascita del regno arabo dei cristiani [[Ghassanidi]], tra Petra e Palmira; il secondo appoggiava invece quello dei [[Lakhmidi]] (arabi cristiani), con centro ad [[al-Hira]].
L'[[Impero di Axum]] infine, alleato di [[Bisanzio]] e centro di cultura cristiana-[[monofisita]], aveva conquistato lo [[Yemen]], ripreso poi alla fine del [[VI secolo]] dai Persiani.
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La [[guerra etiopico-persiana]] rovinò gravemente la florida economia yemenita, distruggendo il vitale sistema di dighe a canali che garantiva la straordinaria fertilità della regione. La riduzione delle aree coltivabili e delle [[oasi]] di ristoro sconvolse i traffici dei beduini, privati ormai delle derrate fresche e dei luoghi di ristoro yemeniti, e costrinse un'ampia fetta di popolazione a migrare verso nord, aumentando la popolazione e l'importanza di città quali [[La Mecca]] e [[Yathrib]].
All'inizio del [[VII secolo]], [[Maometto]] (La Mecca, 570 d.C. circa – Medina, 8 giugno 632 d.C.) riuscì a fare degli Arabi una nazione, fondando uno [[Teocrazia|Stato teocratico]] basato su nuove credenze a lui riferite, e alimentante in seguito nella faida per la sua successione tra seguaci e suoi parenti. Credenze in contrasto e in eresia e aperto attacco alla credenza Cristiana sugli insegnamenti e la divinità di Cristo.
Alla morte del Profeta, nel [[632]], Bizantini e Sasanidi erano stremati da un durissimo conflitto che, protrattosi ormai da un secolo, con alterne vicende aveva visto la vittoria dei primi: nel [[614]] i Persiani avevano conquistata e rasa al suolo [[Gerusalemme]], trafugando anche le reliquie della [[Vera Croce|santa Croce,base della passione e credenza in Crist]]<nowiki/>o; nel [[626]] erano arrivati alle mura di [[Costantinopoli]] ma, nel [[628]], [[Eraclio I]] aveva avviato un'efficace riscossa che aveva portato alla vittoria nel [[628]] e all'occupazione della capitale nemica di [[Ctesifonte]]. In seguito a questa sconfitta i Persiani erano entrati in una gravissima crisi politica e dinastica, ma anche i Bizantini erano esausti a causa dell'ingente sforzo militare ed economico.
Questi due colossi temevano la minaccia delle tribù nomadi, ma la loro attenzione era unicamente rivolta a quelle provenienti dalle steppe eurasiatiche, mentre i beduini arabi, da sempre esclusivamente impegnati in scorrerie tra di loro, non erano tenuti in considerazione. Per questo l'avanzata
== Il califfato ortodosso (632-661) ==
{{vedi anche|Storia dell'Islam#I primi quattro califfi}}
Dopo la morte di Maometto, gli Arabi avevano trovato coesione attraverso la nuova comune spiritualità, ma non era stato creato alcuno Stato. Venne scelto all'interno dell{{'}}''élite'' dominante un successore, che continuasse l'attività di [[vicario di Dio]] (il ''Khalīfa'', italianizzato in [[califfo]]): [[Abū Bakr]], che non era un
Nei trent'anni del califfato elettivo le conquiste dei Musulmani furono sorprendentemente rapide e durature. Nel [[637]] veniva conquistata [[Ctesifonte]], e l'impero persiano (che per un millennio circa era stato uno degli antagonisti più poderosi e pericolosi per l'[[Impero romano]] e poi per quello bizantino) fu cancellato come neve al sole entro il [[645]] circa.
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Ci si è interrogati su come sia stata possibile una conquista tanto rapida di aree così vaste e popolose. Sicuramente si deve considerare la stanchezza delle popolazioni locali verso il duro e rapace dominio bizantino: gli arabi del califfato musulmano, infatti, offrivano paradossalmente una apparente maggiore libertà religiosa ai cristiani "eretici" (dominavano in queste zone infatti le eresie [[monofisita]] e [[nestoriana]], duramente avversate da Bisanzio) richiedendo il pagamento di un tributo che era più leggero della tassazione imperiale, anche se alla lunga il dover pagare il tributo ha favorito in molti luoghi il passaggio alla religione islamica per risparmiare la tassa.
La [[conversione religiosa|conversione]] e il [[proselitismo]], per gli arabi, erano infatti, secondo il
Col tempo alcuni cristiani delle zone già bizantine poterono valutare i vantaggi, innanzi tutto di risparmio economico, della conversione all'Islam e della possibilità di fare carriera nell'amministrazione califfale: i convertiti ottenevano i pieni diritti civili ed erano tenuti solo al versamento dell'elemosina legale (''[[zakat|zakāt]]'').
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