Lingue d'Italia: differenze tra le versioni

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{{organizzare|La pagina presenta alcune criticità: tra le lingue romanze d'Italia, non figurano idiomi quali il catalano, le parlate occitane, etc., che pur sono a tutti gli effetti specifiche del territorio in cui sono parlate e costituiscono parte dell'eterogeneo panorama linguistico romanzo italiano, al medesimo titolo di altre minoranze linguistiche riconosciute quali il sardo e il friulano.|linguistica|gennaio 2021}}
Secondo il linguista [[Tullio De Mauro]] la diversità delle lingue parlate in Italia è la più elevata nel mondo occidentale (''«se nel confronto europeo e mondiale qualcosa vi è di fondamentalmente e specificamente italiano è proprio la tenace millenaria persistenza delle differenziazioni linguistiche (e culturali) delle popolazioni che hanno convissuto e vivono nello
[[File:Linguistic map of Italy corrected.png|miniatura|verticale=1.8|Diffusione delle lingue e dei dialetti in Italia ivi comprese le [[isola linguistica|isole linguistiche]]<ref>La mappa è basata sulla classificazione di Pellegrini e tiene conto delle principali isoglosse individuate dagli studiosi, sia nel sistema settentrionale, sia in quello centro-meridionale, separati tra loro dalla linea La Spezia-Rimini</ref>.
spazio "che Appennin parte, e il mar circonda e l'Alpe"»'', da: AA.VV., "Stato dell'Italia", Il Saggiatore, 1995).
{{Colonne}}
'''[[Lingue italo-romanze]]'''
 
{{Legenda|#21B04C|[[Lingua piemontese|Piemontese]] '''(PI)'''}}
Nella [[Italia|Repubblica Italiana]] la lingua ufficiale è l'[[lingua italiana|italiano]],
sebbene non esista un articolo nella [[Costituzione della Repubblica Italiana|Costituzione]] che lo imponga esplicitamente. L'art. 6 della Costituzione, invece, stabilisce che "la Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche". In attuazione di tale disposizione il Parlamento italiano ha riconosciuto ufficialmente - con la legge 482/99 - altre 12 lingue: friulano, ladino, tedesco, sloveno, occitano, francese, francoprovenzale, albanese, greco, sardo, catalano e croato. La legge di tutela prevede l'uso ufficiale di tali lingue negli uffici pubblici, il loro insegnamento nelle scuole e l'avvio di trasmissioni radiotelevisive in RAI.
 
{{Legenda|#A7E61D|[[Lingua ligure|Ligure]] '''(LI)'''}}
Nel territorio odierno della Repubblica Italiana si parlano non solo [[lingue romanze]],
ma anche [[lingue germaniche]], [[lingue slave]], il [[greco]] e l'[[albanese]].
 
{{Legenda|#76E4A8|[[Lingua lombarda|Lombardo]] '''(LO)'''}}
La lingua ufficiale dello Stato italiano discende storicamente dal toscano letterario, il cui uso è iniziato coi grandi scrittori Dante, Petrarca e Boccaccio nel 1200, e si è in seguito evoluto storicamente nella lingua italiana corrente. La lingua italiana era parlata solo da una piccola minoranza della popolazione al momento dell'unificazione politica nel Regno d'Italia nel 1861, ma si è in seguito diffusa, mediante l'istruzione obbligatoria e il contributo determinante e più recente della televisione di Stato, e ora la netta maggioranza dei cittadini italiani la parla come prima lingua. Una parte considerevole dei cittadini italiani parla altri idiomi oltre alla lingua ufficiale dello Stato, una minoranza tra questi parla un idioma diverso dall'italiano come prima lingua. Una minoranza non
trascurabile non conosce ancora l'italiano.
 
{{Legenda|#28CC45|[[Lingua emiliana|Emiliano]] e [[Lingua romagnola|Romagnolo]] '''(ER)'''}}
== Idiomi non romanzi ==
 
{{Legenda|#0DFF86|[[Dialetti galloitalici di Basilicata|Gallo-italico di Basilicata]] '''(GB)'''}}
In [[Friuli-Venezia Giulia]] esiste una comunità che parla lo [[lingua slovena|sloveno]] in un'area al confine detta ''Benecija''; in [[Molise]] in alcuni centri esistono ancora comunità parlanti il [[lingua croata|croato]].
In [[Piemonte]] esiste una serie di comuni dove si parla il cosiddetto "walser", una variante del [[lingua tedesca|tedesco]] di tipo [[alemannico]], simile a quello che si parla nel vicino cantone [[Vallese]].
Comunità germanofone si trovano anche in [[Friuli-Venezia Giulia]] a Sauris e in Val Canale, in [[Veneto]] presso Sappada e soprattutto dove sono stanziati i [[Cimbri]] (niente a che vedere con l'omonima tribù germanica sconfitta da Gaio Mario nel 78 a.C.) nel territorio dei Sette comuni vicentini (Roana, Rotzo, Rudi di Gallio) e dei Tredici comuni veronesi (Giazza).
La comunità tedesca più numerosa si trova comunque senza dubbio in [[Trentino-Alto Adige]].
A parte alcuni comuni della provincia di Trento (Luserna e la Val Fersina dove sono stanziati i "Mòcheni"), la maggior parte dei germanofoni si trova in [[Alto Adige]] (dizione ufficiale italiana che risale all'epoca napoleonica: la dizione ufficiale in tedesco è "S&uuml;dtirol", in [[lingua ladina|ladino]] è Alt-Adiç).
Tutte le parlate tedesche dell'Italia nord-orientale appartengono al gruppo [[bavarese]] meridionale.
In molti centri dell'Italia del centro-sud esistono isole linguistiche dove si parla il [[lingua greca|greco]] e l'[[lingua albanese|albanese]] (o più precisamente il [[tosco]], ''arb&euml;resh''), un tempo ben più numerose e consistenti di oggi.
La Repubblica Italiana non riconosce direttamente questi idiomi come lingue minoritarie, piuttosto riconosce come lingue minoritarie le lingue ufficiali di altri Stati sovrani, di cui considera dialetti gli idiomi parlati in Italia: per esempio, walser, cimbro, sudtirolese e mocheno sono considerati dialetti del tedesco.
 
{{Legenda|#AAE281|[[Dialetti gallo-italici di Sicilia|Gallo-italico di Sicilia]] '''(GS)'''}}
== Idiomi romanzi ==
 
{{Legenda|#99FF27|[[Lingua veneta|Veneto]] '''(VE)'''}}
Gli idiomi romanzi parlati in Italia si dividono in idiomi romanzi occidentali, storicamente assestati approssimativamente a nord della linea Massa-Senigallia, ma con isole linguistiche fino in Sicilia, e idiomi romanzi orientali, radicati nel centro-sud Italia. Gli idiomi sardi sono generalmente considerati romanzi orientali, eccetto il catalano (romanzo occidentale), ma alcuni linguisti li considerano un gruppo separato. La lingua ufficiale dello Stato italiano è un idioma romanzo orientale, e viene parlata come prima o seconda lingua in tutto lo Stato dalla maggior parte della popolazione.
 
{{Legenda|#959595|[[Dialetti abruzzesi|Abruzzese]] e [[Dialetti molisani|Molisano]] '''(AB)'''}}
I linguisti dividono ulteriormente gli idiomi romanzi occidentali e orientali nei seguenti gruppi:
* idiomi romanzi occidentali
** [[arpitano]] o "francoprovenzale", idioma con caratteristiche intermedie tra il francese e l'occitano,parlato in [[Valle d'Aosta]] e nel [[Piemonte]] nordoccidentale
** occitano (variante [[provenzale]]), parlato in Piemonte orientale, ma con isole linguistiche anche in [[Puglia]] (Capitanata)
** [[lingua catalana|catalano]], portata dagli aragonesi secoli fa ad [[Alghero]], in [[Sardegna]]
** sistema reto-cisalpino
*** gruppo [[retoromanzo]]
**** [[lingua ladina|ladino]], parlata in [[Trentino-Alto Adige]] e [[Veneto]], nell'area dolomitica
**** [[lingua friulana]]
*** [[Lingua veneta|Veneto]]
*** gruppo galloromanzo italiano o anche "gallo-italico"
**** [[piemontese]] ([[koinè]] basata essenzialmente sul torinese; chiamato anche "pedemontano", anche se con questo termine di solito s'intendono le parlate locali diverse dal torinese)
**** [[ligure]] (perlopiù [[koinè]] di base genovese)
**** [[insubre]] (o lombardo occidentale)
**** orobico (o lombardo orientale, detto anche semplicemente "[[bergamasco]]", però poco correttamente, visto che comprende anche altre varietà),
**** [[emiliano]] (da intendersi più come un sottogruppo di varianti locali anziché un vero e proprio idioma, mancando ogni tipo di koinè)
**** il [[romagnolo]]
* idiomi romanzi orientali
** [[lingua sarda|sardo]]
*** [[logudorese]]
*** [[campidanese]]
*** [[sassarese]]
*** [[gallurese]]
** idiomi italici "centrali"
*** gruppo "tosco-romano"
*** gruppo "centrale"
** idiomi italici "meridionali"
***idiomi alto-meridionali (comprendente varietà anche molto diverse tra loro come il pugliese e il campano) o ausone
***[[Sicilia|Siciliano]] (o "basso-meridionale" o "tricalabro")
 
{{Legenda|#709AD1|[[Dialetti lucani|Lucano]] e [[Dialetti irpini|Irpino]] '''(LU)'''}}
Sebbene la maggioranza dei linguisti concordi nel dare pari dignità agli idiomi indicati, e riconosca soprattutto alle varietà romanze occidentali indipendenza e diversità rispetto all'italiano standard, la Repubblica Italiana riconosce come lingue minoritarie solo un numero ridotto di idiomi, corrispondenti ad una modesta percentuale della popolazione. Si tratta una decisione che attiene alla politica e alla storia e non alla linguistica, come avviene in varia misura in tutti gli Stati sovrani.
 
{{Legenda|#268c8c|[[Dialetti campani|Campano]] '''(CM)'''}}
Anche all'interno di una stessa famiglia linguistica, gli idiomi che ne fanno parte sono generalmente fortemente differenziati, tanto da essere generalmente considerate "lingue" secondo il criterio usato dal repertorio linguistico internazionale Ethnologue, che considera lingue diverse gli idiomi tra loro non intercomprensibili.
 
{{Legenda|#54c4e3|[[Dialetti pugliesi|Pugliese]] '''(PU)'''}}
La [[lingua friulana]] è parlata nelle province di Gorizia, Pordenone, Udine e Venezia, e, oltre alla tutela statale, è riconosciuta ufficialmente dalla Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia quale "lingua della comunità regionale" ed è usata in ogni ambito sociale.
 
{{Legenda|#95004A|[[Dialetti meridionali estremi|Meridionale estremo]] '''(ME)'''}}
Caratteristiche della famiglia linguistica galloromanza, che include assieme al sottogruppo italiano ("galloitalico") anche occitano, franco-provenzale e francese, sono l'indebolimento delle [[sillabe atone]] (fortissimo soprattutto nell'emiliano), la sonorizzazione delle consonanti occlusive intervocaliche e la riduzione delle [[geminate]] nella stessa posizione ([[lenizione]]), la caduta in molti casi delle consonanti finali e la mancanza di [[epitesi]], la presenza in molte varianti di fonemi vocalici anteriori arrotondati (/y, &oslash;/, in passato dette "vocali turbate"). Vari linguisti hanno messo in relazione la similarità tra gli idiomi galloromanzi con il comune [[substrato|sostrato]] storico celtico, questa ipotesi è ancora materia di discussione e alcuni linguisti attribuiscono l'indebolimento sillabico e i fonemi /y, &oslash;/ rispettivamente al [[superstrato]] germanico e a un'evoluzione locale indipendente.
 
{{Legenda|#6F02DD|[[Lingua sassarese|Sassarese]] e [[Lingua gallurese|Gallurese]] '''(CO)'''}}
Il gruppo '''veneto''' è generalmente meno innovativo rispetto ai dialetti galloitalici: non ha l'indebolimento delle sillabe atone e anche le vocali finali reggono abbastanza bene, fuorché dopo [[sonorante]]. Le varianti principali sono il [[lingua veneta|veneto]] propriamente detto, che oggi &egrave; una [[koinè]] di base veneziana, il [[trentino]] che ha alcuni caratteri in comune con le parlate orobiche, e l'[[istrioto]], idioma parlato nelle zone di Rovigno e Pola. La caratteristica più vistosa è la struttura sillabica che non tollera [[geminate]] in nessuna posizione.
 
{{Legenda|#a876c8|Peri-mediani '''(PM)'''}}
I linguisti odierni concordano nel raggruppare gli idiomi galloromanzi italiani, retoromanzi e il veneto nel sistema linguistico reto-cisalpino (Atti del convengo internazionale degli studi sulle lingue romanze dell'Italia del Nord, Trento, 21-23 ottobre 1993).
Secondo l'interpretazione più recente, gli idiomi retoromanzi costituiscono una varietà più conservativa di una lingua "padana" comune assestatasi nell'alto medioevo. La variante centro-occidentale di questa lingua ha in seguito assorbito numerose innovazioni di origine francese, dando luogo agli idiomi del gruppo cisalpino (idiomi galloromanzi italiani e veneto).
In precedenza, secondo il linguista G.B. Pellegrini le lingue gallo-italiche e il veneto devono essere classificate nella famiglia dei "dialetti alto-italiani".
 
{{Legenda|#99D9EA|[[Dialetto toscano|Toscano]] '''(TO)'''}}
Il [[lingua sarda|sardo]] è una lingua estrememante conservativa e isolata: alcuni studiosi hanno ipotizzato di classificarla in un sistema linguistico romanzo autonomo "meridionale" insieme col [[numidico]] l'antica parlata basata sul latino dell'Africa settentrionale, che coesisteva con il [[lingua berbera|berbero]] fino all'invasione araba.
Il sardo ha quattro varietà; fondamentali: il [[logudorese]],
la varietà più arcaica e prestigiosa che si trova nella zona centrosettentrionale,
il [[campidanese]], parlato nel sud dell'isola, il [[sassarese]] e il [[gallurese]] parlati nel nord della Sardegna.
Logudorese e campidanese formano il gruppo sardo meridionale;
gallurese e sassarese, insieme al pomontano (''corso di Pumonti'')
appartengono al gruppo sardo settentrionale,
meno conservativo per i maggiori influssi esterni,
soprattutto ad opera del [[toscano]].
 
{{Legenda|#6F3098|[[Dialetti italiani mediani|Mediano]] '''(MD)'''}}
I gruppi seguenti sono tutti attribuiti unanimamente al ramo [[italoromanzo]] e quindi hanno caratteristiche più o meno vicine all'italiano [[standard]].
 
{{Colonne spezza}}
Il gruppo '''tosco-romano''' è costituito dal Toscano, dal romano (il dialetto romano moderno risulta essere una variante della lingua toscana ed è molto diverso dall'antico dialetto di [[Roma]]) e dal [[lingua corsa|corso]]. Il [[toscano]] è la base dell'italiano moderno, il [[lingua corsa|corso]] propriamente detto (''corso di Cismonti'', molto vicino al toscano occidentale, dal quale si differenzia però per alcune forme lessicali e le finali in /u/), il [[romano]] comprende sia il romanesco che le parlate della [[Tuscia]]. Lungo il crinale appenninico tra la [[Toscana]] e l'[[Emilia]] (Sambuca Pistoiese, Fiumalbo, Garfagnana e altre località) le persone più anziane usano ancora delle parlate di transizione tra il sistema italo-romanzo e il sistema "gallo-italico" dette, da taluni, parlate '''gallo-toscane'''.
 
'''[[Lingue minoritarie]]'''
Il '''gruppo centrale''' è quello di più difficile classificazione. Infatti le parlate si sono influenzate tra di loro in maniera considerevole e non lineare. Si distingono i seguenti idiomi o sottogruppi: [[umbro-marchigiano]] di difficile sistematizzazione perché completamente privo di [[koinè]] e il [[cicolano-aquilano-reatino]], con caratteristiche intermedie verso i dialetti del gruppo seguente.
<br/>
{{Legenda|#D16356|[[Lingua sarda|Sardo]] '''(SA)'''}}
 
{{Legenda|#4ebc8f|[[Lingua friulana|Friulano]] '''(FU)'''}}
I gruppi tosco-romano e centrale sono comunque gruppi abbastanza conservativi: nel [[corso]] non esiste nessun tipo di indebolimento consonantico, in [[toscano]] e in parte dell'umbro-marchigiano c'è la [[gorgia]], altrove una [[lenizione]] non fonologica. Comune è la realizzazione [[fricativa]]
delle [[affricate mediopalatali]] e nelle zone meridionali i raddoppiamenti di /b dZ/ semplici intervocalici.
 
{{Legenda|#4D6DF3|[[Lingua ladina|Ladino]] '''(LA)'''}}
== Link ==
Vedi anche:
* [[Lingua italiana]]
* [[Lingua friulana]]
* [[Regione autonoma a statuto speciale]]
* [[Costituzione della Repubblica Italiana/Art.6]] - La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche.
 
{{Legenda|#FF0180|[[Lingua catalana|Catalano]] '''(CA)'''}}
[[categoria:linguistica]]
 
{{Legenda|#FFA3B1|[[Lingua francoprovenzale|Francoprovenzale]] '''(FP)'''}}
 
{{Legenda|#FFF200|[[Lingua occitana|Occitano]] '''(PR)'''}}
 
{{Legenda|#7D0775|[[Dialetto sudtirolese|Sudtirolese]] '''(ST)'''}}
 
{{Legenda|#7D0775|[[Lingua bavarese|Bavarese centrale]] '''(CB)'''}}
 
{{Legenda|#7D0775|[[Lingua cimbra|Cimbro]] '''(CI)'''}}
 
{{Legenda|#7D0775|[[Lingua mochena|Mòcheno]] '''(MO)'''}}
 
{{Legenda|#7D0775|[[Lingua walser|Walser]] '''(WA)'''}}
 
{{Legenda|#FFC20F|[[Lingua slovena|Sloveno]] '''(SL)'''}}
 
{{Legenda|#E5AA79|[[Lingua croata|Croato]] '''(SC)'''}}
 
{{Legenda|#f25f4b|[[Lingua arbëreshe|Albanese]] '''(AL)'''}}
 
{{Legenda|#99D9EA|[[Griko]] e [[Dialetto greco-calabro|Greco calabro]] '''(GC)'''}}
{{Colonne fine}}]]
 
Le '''lingue dell{{'}}Italia''' costituiscono uno dei più ricchi e variegati patrimoni linguistici all'interno del [[Lingue parlate in Europa|panorama europeo]]<ref>{{cita|Maiden-Parry 1997|p. 1}}: «Italy holds especial treasures for linguists. There is probably no other area of Europe in which such a profusion of linguistic variation is concentrated into so small a geographical area». {{en}}</ref><ref>{{cita|Avolio 2015|p. 11}}: «[...] il paese europeo più ricco e differenziato dal punto di vista delle varietà di lingua».</ref><ref>{{cita|Berruto 2018|p. 494}}.</ref>.
 
Le complesse vicende storiche del paese hanno portato infatti ad un esteso [[multilinguismo]], risultante da circa dieci secoli di divisioni politiche e diversità culturali; questa peculiarità non è data solo dalla coesistenza tra la [[lingua italiana]] e le [[Legislazione italiana a tutela delle minoranze linguistiche|minoranze linguistiche]] [[Alloglossia|alloglotte]] (stanziate lungo i confini [[Italia settentrionale|settentrionali]] o in zone di antichi insediamenti [[Italia Centrale|centro]]-[[Italia meridionale|meridionali]]), ma è dovuta anche alla presenza di tre lingue minoritarie autoctone, sviluppatesi in isolamento rispetto alle aree linguistiche vicine, e all’esistenza di diverse lingue non ufficiali e non standardizzate ancora definite “[[Dialetto|dialetti]]” dalla maggior parte della popolazione e delle istituzioni (comprese quelle accademiche), e poste in rapporto di [[diglossia]] con l’italiano<ref>{{Cita testo|lingua=en|autore=Arturo Tosi|titolo=The Language Situation in Italy|pubblicazione=Current Issues in Language Planning|data=22 dicembre 2008|pp=247-248|citazione=In Italy, multilingualism is widespread and is the result of complex historical circumstances. A bird’s eye view of the situation suggests that several historical minorities of the north are situated in areas where the borders have fluctuated (Bavarian, Cimbrian, Franco-Provençal, French, German, Mocheno, Provençal, Slovenian and Walser), and those in the centre and south have preserved ancestral languages of old foreign settlements (Catalan, Greek, Albanian, Serbo Croatian). In addition, Italy has three domestic minority languages (Friulian, Ladin and Sardinian), which are traditionally recognised as autonomous languages and which have grown in conditions of extreme isolation from neighbouring linguistic areas. Multilingualism in Italy is not, however, related only to the coexistence of Italian and minority languages: it is rooted in the historical background of a country whose late unification maintained a situation of linguistic diversity that is unique within Europe. Several unofficial languages (still ambiguously called ‘dialects’) are widely spoken in everyday life and interpenetrate the national language giving it a strong regional flavor in different areas of the peninsula. In the north, there are Piedmontese, Ligurian, Lombard, Emilian and Venetian. The central area, in addition to Tuscan dialects, also includes Umbrian and the dialects of northern Latium and the Marches. Further south, the most prominent dialects are Abruzzese, Neapolitan, Pugliese, Calabrese and Sicilian. These linguistic differences are evidence of the heritage of some ten centuries of political division and cultural diversity, which could not be erased by the official recognition of Tuscan as Italy’s national language in 1861.}}</ref><ref name="endangered">{{Cita testo|lingua=en|autore=Paolo Coluzzi|titolo=Endangered minority and regional languages (‘dialects’) in Italy|pubblicazione=Modern Italy|vol=14|numero=1|data =1º febbraio 2009|pp =39-46|citazione= Italy could be claimed to be the richest country in Europe linguistically speaking – a country where all living representatives of the Indo-European families in Europe are found, apart from the Baltic and the Celtic one (which disappeared following Roman colonisation in Northern Italy). It is not easy to state the exact number of languages spoken in Italy, as most of them are part of a continuum and are not standardised or officially recognised. According to Lepschy (1994, 9), the non-recognised local languages known as ‘dialects’ are ‘fifteen or so’, while De Mauro (1994, 61) reckons that ‘a dozen dialects’ are spoken in Italy. To these figures, at least 13 minority languages should be added, arriving at a total figure of 26–29 languages, standard Italian included. Ethnologue, the survey carried out by the Summer Institute of Linguistics, on the other hand, lists 32 languages for Italy, in addition to Italian sign language for deaf people. Of these, seven are ‘dialects’ (i.e., Emiliano-Romagnolo, Ligurian, Lombard, Napoletano-Calabrese,Piedmontese, Sicilian and Venetian). However, one should consider that 13 is a conservative figure for the minority languages present in Italy, as under some of these language designations are ‘dialects’ that (exactly in the same way as Italian ‘dialects’) do not derive from the respective standards and feature significant differences from them. For example, under ‘German’, we find the standard as well as Alemannic, Bavarian and Carinthian varieties – that is, at least four languages instead of one – and similar considerations apply to other minority languages, particularly Slovene, Romany and Sardinian. Moreover, some argue that the Gallo-Italian dialects spoken in some areas in the South of Italy and Tabarchino spoken on the Sulcis Islands in Southern Sardinia would need to be added. In this case, the total number of languages spoken in Italy (and sometimes written) would be much higher, probably exceeding 40, and this is excluding Italian sign language and the languages of recent immigrants. It should be pointed out here, however, that so-called Italian ‘dialects’ are not dialects of Italian at all, as they all come directly from Latin, the same as fourteenth-century Florentine, which was to become what we know today as Italian – the common language of all Italians. Nowadays in the Italian repertoire they represent the ‘low’ varieties, which are in a diglossic relationship with Italian, the ‘high’ variety, and are mostly spoken by older, less educated people living in smaller towns and villages, particularly in northeast Italy and the south.}}</ref><ref>{{Cita testo|lingua=en|autore=Paolo Coluzzi|url=https://www.academia.edu/2255948/Language_planning_for_Italian_regional_languages_dialects_|titolo=Language planning for Italian regional languages (‘dialects’)|pubblicazione=Language Problems and Language Planning|vol=32|numero=3|data=2008|pp=39-46|citazione=Even excluding recent immigration, Italy is one of the most heterogeneous and diverse countries in Europe in linguistic terms. In addition to Italian, spoken in its standard form or in a regional variety by virtually all the Italian population of almost sixty million people, a number of minority and regional languages are spoken by almost half of them. It is difficult to give an exact figure for these languages. State Law 482 of 1999 on the protection of minority languages, recognized as such twelve languages: French, Provençal, Franco-Provençal, German, Ladin, Friulian, Slovene, Sardinian, Catalan, Albanian, Greek and Croatian. However, considering that Romany was excluded for political reasons and that under some of these linguistic items quite different varieties were grouped together, this number should at least be doubled. On the other hand, with regard to those which are still known as “Italian dialects”, and which it would be more correct to term “regional languages” as they do not derive from Italian but are independent Romance varieties that developed directly from Latin (the same as fourteenth century Florentine which became what we know today as Italian), giving a figure is even more problematic. All Italian regional languages in fact are fragmented into hundreds of dialects — in this sense and in this sense only the term “dialect” could be considered appropriate — which their speakers consider diferent from those spoken in the nearby villages and towns.|accesso=15 luglio 2024}}</ref><ref>{{Cita libro|titolo=Linguistic Regionalism in Eastern Europe and Beyond. Minority, Regional and Literary Microlanguages|autore=Stern von Dieter, Nomachi Motoki, Bojan Belić|autore-capitolo=Paolo Coluzzi, Lissander Brasca, Marco Trizzino, Simona Scuri|editore=Peter Lang|città=Frankfurt am Main|anno=2018|lingua=en|capitolo=Language planning for Italian regional languages: the case of Lombard and Sicilian|pp=275-276|citazione=On the other hand, regional languages, which are still termed ‘dialects’ by most people and institutions (including academia) in Italy, historically tend to have a stronger relationship with Italian, whose speakers on the whole do not object to being seen as ‘Italians’ (and at the same time as ‘Lombard’, ‘Sicilian etc.). […] Going back to the term ‘dialects’ (dialetti), which is still in common use in Italy to refer to its regional languages, even though we are aware that the term is sometimes used to refer to non-recognized local languages, we are strongly opposed to its use, as the term is not precise on the one hand, and carries negative connotations on the other, referring to a language variety that is spoken only in low domains by a restricted number of people, often with low levels of education. Another feature that the term ‘dialect’ seems to imply is that the language varieties referred to in such a way do not possess any economic value.}}</ref>.
 
[[Graziadio Isaia Ascoli]], nel ‘’Proemio” del primo volume dell’[[Archivio glottologico italiano]], negli anni 70 del [[XIX secolo]], osservava che alla frammentazione linguistica del paese corrispondeva la secolare mancanza di una capitale accentratrice capace di promuovere un modello linguistico di riferimento per gli altri territori, contrariamente a quanto avvenuto precedentemente in [[Francia]]; oltre a ciò, il glottologo ravvisava l’assenza in Italia di un movimento religioso e culturale, quale fu la [[Riforma protestante]] per la [[Germania]], che permise la circolazione di una lingua omogenea e la diffusione dell’istruzione elementare pur in assenza di un’unione politica e pur esistendo in quel paese una divisione delle [[Chiesa (comunità)|Chiese]]<ref>{{Cita testo|autore=Graziadio Isaia Ascoli|titolo=Proemio|pubblicazione=Archivio Glottologico Italiano|editore=Ermanno Loescher|data=1873|urlcapitolo=https://archive.org/details/archivioglottol05unkngoog/page/n11/mode/2up|numero =1|pp=9-16|accesso=15 luglio 2024}}</ref>. A tali considerazioni, nel [[XX secolo]], [[Tullio De Mauro]] aggiungeva questioni geografiche: non solo i confini politico-amministrativi tra gli stati preunitari, ma anche la discontinuità paesaggistica e naturale avrebbero condizionato i particolarismi regionali e dunque ostacolato l’espansione di una lingua nazionale, favorendo invece l’abbondanza di idiomi locali fortemente differenziati gli uni dagli altri<ref>{{Cita libro|titolo=Storia linguistica dell’Italia unita|autore=Tullio De Mauro|editore=Editori Laterza|città=Bari|anno=1976|annooriginale=1960|volume=I|edizione=4|capitolo=Una lingua d’elezione|pp=16-21}}</ref>.
 
Ad eccezione di taluni idiomi stranieri legati ai moderni flussi migratori, le lingue che vi si parlano comunemente sono in via esclusiva di [[lingue indoeuropee|ceppo indoeuropeo]] e appartenenti in larga prevalenza alla famiglia delle [[lingue romanze]]; sono presenti, altresì, [[Varietà (linguistica)|varietà]] albanesi, germaniche, greche e slave.
 
La lingua ufficiale (''de iure'') della [[Italia|Repubblica Italiana]], l'italiano, discende storicamente dalla variante letteraria del [[Lingua volgare|volgare]] [[dialetto toscano|toscano]], il cui uso in letteratura è iniziato con le cosiddette "Tre Corone" ([[Dante Alighieri|Dante]], [[Francesco Petrarca|Petrarca]] e [[Giovanni Boccaccio|Boccaccio]]) verso il [[XIII secolo]], e si è in seguito evoluto storicamente nella [[lingua italiana]] moderna; questa, con l'eccezione di alcune aree di più tarda italianizzazione<ref>A titolo di esempio, si potrebbe citare la situazione occorrente nel [[Regno di Sardegna]] [[Casa Savoia|sabaudo]]. Nel [[Sardegna|possedimento insulare]] del Regno, il ruolo di lingua tetto era stato adempiuto non dall'italiano, a differenza della vicina [[Corsica]], bensì dalle lingue iberiche fino alla seconda metà del Settecento; fu intorno a tale periodo che l'italiano vi sarebbe stato introdotto ufficialmente per mezzo di norme mirate alla diffusione di detta lingua tra gli isolani: tale manovra ineriva a un allineamento di tale territorio verso l'orbita egemonica del Piemonte, nel quale l'italiano era, invece, [[Editto di Rivoli|già stato eletto]] come lingua ufficiale ben due secoli prima. In [[Valle d'Aosta]] e [[Savoia (regione storica)|Savoia]], al contrario, era e sarebbe stato ancora il francese a occupare a lungo una posizione di prestigio. Cfr. Ines Loi Corvetto, ''I Savoia e le "vie" dell'unificazione linguistica'', in {{Cita libro|autore=Ignazio Putzu, Gabriella Mazzon|anno=2012|titolo=Lingue, letterature, nazioni. Centri e periferie tra Europa e Mediterraneo}}; {{Cita libro|autore=Eduardo Blasco Ferrer, Peter Koch, Daniela Marzo|titolo=Manuale di linguistica sarda|editore=De Gruyter|anno=2017}}; {{Cita libro|autore=Tullio De Mauro|titolo=Storia linguistica dell'Italia unita|città=Bari|editore=Editori Laterza|anno=1991}}</ref>, sarebbe stata ufficialmente adottata come codice linguistico di [[Prestigio (linguistica)|prestigio]] presso i vari [[Stati preunitari]] a partire dal [[XVI secolo]].<ref>{{Cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/storia-della-lingua_(Enciclopedia-dell'Italiano)/|titolo=Enciclopedia Treccani: ''Storia della lingua italiana e del suo utilizzo negli Stati preunitari''}}</ref>
 
Da allora l'italiano, codificato per scrivere opere letterarie, è rimasto a lungo una lingua propria di un ristrettissimo numero di alfabeti, appresa solo leggendo e non impiegata nella comunicazione quotidiana<ref>{{Cita web|autore=Miriam Voghera|url=http://www.parlaritaliano.it/attachments/article/558/Voghera_Plurilinguismo_2003.pdf|titolo=Plurilinguismo in Italia|sito =Parlaritaliano.it|formato=pdf|accesso=10 maggio 2025|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20211025160706/www.parlaritaliano.it/attachments/article/558/Voghera_Plurilinguismo_2003.pdf|urlmorto=sì}}</ref>. Al momento dell'unificazione politica di gran parte dell'Italia nel [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno di Sardegna]] nel [[1860]], secondo De Mauro, gli italofoni ammontavano al 2,5%<ref>{{Cita libro|titolo=Storia linguistica dell’Italia unita|autore=Tullio De Mauro|editore=Editori Laterza|città=Bari|anno=1976|annooriginale=1960|volume=I|edizione=4|capitolo=Una lingua d’elezione|p=43}}</ref>, mentre [[Arrigo Castellani]] ne stimava un 10%<ref>{{Cita web|url= https://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/speciali/italiano_dialetti/Trifone.html|titolo=Italiano e dialetto dal 1861 ad oggi|autore=Pietro Trifone|sito=Treccani.it|editore=Istituto della Enciclopedia Italiana|accesso=}}</ref>. Essa poté in seguito diffondersi tra le masse popolari, su larga scala, mediante l'istruzione obbligatoria, l’urbanesimo, le migrazioni interne, la burocrazia, il [[servizio militare]] e i [[Mezzo di comunicazione di massa|mezzi di comunicazione di massa]] (a [[stampa]] e [[Audiovisivo|audiovisivi]]) dagli anni 50 del [[XX secolo]]<ref>{{Cita libro|titolo=Introduzione alla dialettologia italiana|autore=Corrado Grassi, Alberto A. Sobrero, Tullio Telmon|editore=Editori Laterza|città=Bari|anno=2003|volume=I|edizione=5|capitolo=Latino, italiano, dialetti|pp=26-30}}</ref><ref>{{Cita libro|titolo=Linguistica romanza. Corso introduttivo|autore=Alberto Varvaro|editore=Liguori Editore|città=Napoli|anno=2001|edizione=2|capitolo=Politiche linguistiche|p=72}}</ref>
 
Rilevamenti periodici condotti dal 1974 da [[Istituto nazionale di statistica|Istat]] e [[Doxa (azienda)|Doxa]] hanno accertato un continuo calo di parlanti dei “dialetti”; dal 1991 si è registrata un’attenuazione della contrazione generale del numero di locutori, in accompagnamento alla crescita non tanto dell’italofonia pura, ma di un uso alternato e di un parlato mistilingue di italiano e varietà locali, con assestamenti minimi nel decennio successivo<ref>{{Cita web|autore=Francesco Avolio|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/dialetti_(Enciclopedia-dell'Italiano)/|titolo=Dialetti|sito=Treccani.it|editore=Istituto della Enciclopedia Italiana|data=2010|accesso=20 marzo 2024}}</ref>.
<br />Secondo l'Istat<ref>{{cita web|url= https://www.istat.it/it/archivio/207961|titolo=L'uso della lingua italiana, dei dialetti e di altre lingue in Italia|sito=istat}}</ref><ref>{{Cita testo|titolo=L'uso della lingua italiana, dei dialetti e delle lingue straniere|pubblicazione=Istat.it|editore=Istat|data=27 dicembre 2017|url=https://www.istat.it/it/files/2017/12/Report_Uso-italiano_dialetti_altrelingue_2015.pdf|formato=pdf|accesso=10 aprile 2025}}</ref>, nel 2015 il 45,9% degli italiani parlava in modo esclusivo o prevalente l'italiano, il 32,2% lo alternava con una varietà locale, il 14% si esprimeva esclusivamente nell'idioma locale, mentre il resto ricorreva a un'altra lingua.
 
== Lingue territoriali ==
{|class="wikitable sortable"
|- bgcolor="EFEFEF"
!Lingua!!Popolazione!!Note!!Regione!!Riconoscimento o tutela ufficiale da parte dello Stato italiano
|-
|[[Dialetti italiani mediani]]
|align="right" |3000000
|<ref>Enciclopedia Treccani, voce ''{{cita testo|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/italia-mediana_(Enciclopedia-dell'Italiano)|titolo=Italia mediana}}''</ref>
|[[Lazio]] (escluso l'estremo sud), [[Marche]] (la zona [[Dialetti umbri|umbrofona]] sud occidentale della [[provincia di Pesaro e Urbino]], [[provincia di Ancona]] [esclusi il circondario di [[Senigallia]] e l'[[isola linguistica gallica del Conero]]], [[provincia di Macerata]], [[provincia di Fermo]]), [[Umbria]], [[Abruzzo]] (estremo ovest)
|No
|-
|[[Dialetti italiani meridionali]]
|align="right" |5700000 - 7500000
|<ref>{{Cita web|url=https://www.ethnologue.com/language/nap|titolo=Napoletano-Calabrese|sito=Ethnologue|lingua=en|accesso=13 febbraio 2022}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.unesco.org/languages-atlas/en/atlasmap/language-id-1022.html|titolo=Unesco: South Italian|accesso=6 settembre 2019}}</ref>
|[[Lazio]] meridionale, [[Campania]], [[Marche]] (provincia di Ascoli Piceno), [[Abruzzo]] (escluso l'estremo ovest), [[Molise]], [[Basilicata]], [[Calabria]] settentrionale, [[Puglia]] settentrionale e centrale
|No
|-
|[[Dialetti italiani meridionali estremi]]
|align=right|4700000
|<ref>{{Cita web|url=https://www.ethnologue.com/language/scn|titolo=Sicilian|sito=Ethnologue|lingua=en|accesso=13 febbraio 2022}}</ref>
|[[Sicilia]], [[Calabria]] centro-meridionale e [[Salento]]. Vocalismi in [[Cilento]]
|No
|-
|[[lingua veneta|Veneto]]
|align=right|3800000
|<ref>{{Cita web|url=https://www.ethnologue.com/language/vec|titolo=Venetian|sito=Ethnologue|lingua=en|accesso=13 febbraio 2022}}</ref>
|[[Veneto]], [[Provincia autonoma di Trento|Trentino]] centrale e orientale, [[Friuli-Venezia Giulia]], Piana di [[Bolzano]] e Bassa Atesina in [[Provincia autonoma di Bolzano|Alto Adige]]
|No
|-
|[[lingua lombarda|Lombardo]]
|align=right|3600000
|<ref>{{Cita web|url=https://www.ethnologue.com/language/lmo|titolo=Lombard|sito=Ethnologue|lingua=en|accesso=13 febbraio 2022}}</ref>
|[[Lombardia]], [[Piemonte]] orientale, [[Provincia autonoma di Trento|Trentino]] occidentale, {{Bandiera|CHE}}[[Canton Ticino]], {{Bandiera|CHE}}[[Cantone dei Grigioni|Canton Grigioni]]
|No
|-
|[[lingua sarda|Sardo]]
|align=right|1576000
|<ref>{{Cita web|url=https://www.ethnologue.com/language/sro|titolo=Sardinian, Campidanese|sito=Ethnologue|lingua=en|accesso=13 febbraio 2022}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.ethnologue.com/language/src|titolo=Sardinian, Logudorese|sito=Ethnologue|lingua=en|accesso=13 febbraio 2022}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://dati.istat.it/Index.aspx?QueryId=18975|titolo=Popolazione residente - bilancio : Sardegna|sito=dati.istat.it|accesso=15 giugno 2022}}</ref>
|[[Sardegna]]
|Sì
|-
|[[lingua piemontese|Piemontese]]
|align=right|700000
|<ref>{{Cita web|url=https://www.ethnologue.com/language/pms|titolo=Piedmontese|sito=Ethnologue|lingua=en|accesso=13 febbraio 2022}}</ref>
|[[Piemonte]], bassa [[Valle d'Aosta]], alta [[Liguria]]
|No
|-
|[[Lingua emiliana|Emiliano]]
|align=right|1500000
|<ref>{{Cita web|url=https://iso639-3.sil.org/sites/iso639-3/files/change_requests/2008/2008-040_egl.pdf|titolo=}}</ref>
|[[Emilia]], bassa [[provincia di Mantova]], [[Oltrepò Pavese|Oltrepò pavese]], [[Transpadana ferrarese|Veneto meridionale]], [[Appennino tosco-emiliano|Appennino toscano]], [[Lunigiana]], [[Sarzana|Liguria orientale]]
|No
|-
|[[Lingua romagnola|Romagnolo]]
|align=right|1100000
|<ref>{{Cita web|url=https://iso639-3.sil.org/sites/iso639-3/files/change_requests/2008/2008-040_rgn.pdf|titolo=}}</ref>
|[[Romagna]], [[Romagna toscana]]
|No
|-
|[[Dialetto gallo-piceno]]
|align=right|400000
|<ref>
*{{Cita libro|nome=Martin|cognome=Maiden|nome2=M. Mair|cognome2=Parry|titolo=The Dialects of Italy|url=https://books.google.it/books?id=enxgn_kSsg8C&pg=PA312&lpg=PA312&dq=gallopiceno&source=bl&ots=cWD00qPMTV&sig=z7MDuvPcGXKWD1DQtkEEAdnNuV8&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwijn--Zvr_RAhUCxRQKHbRYBysQ6AEIWzAO#v=onepage&q=gallopiceno&f=false|accesso=13 febbraio 2022|data=1997|editore=Psychology Press|lingua=en|ISBN=978-0-415-11104-1}}
*{{Cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/dialetti_(Enciclopedia-dell%27Italiano)|titolo=dialetti in "Enciclopedia dell'Italiano"|lingua=it|accesso=13 febbraio 2022}}
*{{Cita pubblicazione|nome=Riccardo|cognome=Gatti|data=1º gennaio 1910|titolo=Il Dialetto di Jesi.|volume=34|numero=6|pp=675-700|lingua=de|accesso=13 febbraio 2022|doi=10.1515/zrph.1910.34.6.675|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1515/zrph.1910.34.6.675/html | issn = 0049-8661}}
*{{Cita libro|nome=Günter|cognome=Holtus|nome2=Michael|cognome2=Metzeltin|nome3=Christian|cognome3=Schmitt|titolo=Die einzelnen romanischen Sprachen und Sprachgebiete vom Mittelalter bis zur Renaissance|url=https://books.google.it/books?id=n3rh8ltHjWQC&pg=PA152&lpg=PA152&dq=gallopiceno&source=bl&ots=Pkky5sMM7Z&sig=91h_ODCj_BQiTcRe3iTB7b6F5ls&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiloZDWv7_RAhULGBQKHeeQBDI4ChDoAQgmMAE#v=onepage&q=gallopiceno&f=false|accesso=13 febbraio 2022|data=16 dicembre 2010|editore=Walter de Gruyter|lingua=it|ISBN=978-3-11-093835-7}}
*Clemente Merlo, ''L'Italia dialettale: rivista di dialettologia italiana'', volume 56, pagina 126, Arti Grafiche Pacini Mariotti.</ref>
| [[Marche]] ([[provincia di Pesaro e Urbino]] [esclusa la zona [[Dialetti umbri|umbrofona]] sud occidentale], circondario di [[Senigallia]], [[Dialetti marchigiani#Isola linguistica gallica del Cònero|isola linguistica gallica del Conero]])
| No
|-
|[[Lingua ligure|Ligure]]
|align=right|500000
|<ref>{{Cita web|url=https://www.ethnologue.com/language/lij|titolo=Ligurian|sito=Ethnologue|lingua=en|accesso=13 febbraio 2022}}</ref>
|[[Liguria]], basso [[Piemonte]], [[Appennino ligure|aree appenniniche]] dell'[[Oltrepò Pavese]], del [[Provincia di Piacenza|Piacentino]], del [[Provincia di Parma|Parmense]] e dell'Oltrepò Pavese, isole del [[Sulcis]] in [[Sardegna]]
|No
|-
|[[lingua friulana|Friulano]]
|align=right|550000 - 600000
|<ref>{{treccani|friulano|friulano}}</ref><ref>{{cita web|titolo=La lingua friulana oggi|url=http://www.arlef.it/it/progetti/iniziative/ricerca-sociolinguistica-uniud|editore=Università degli Studi di Udine - Dipartimento di Scienze Umane|anno=2014|accesso=29 maggio 2015|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150528183736/http://www.arlef.it/it/progetti/iniziative/ricerca-sociolinguistica-uniud}}</ref>
|[[Friuli-Venezia Giulia]] (60%) e [[Veneto]] nell'ex [[Mandamento di Portogruaro]]
|Sì
|-
|[[Dialetti toscani]]
|align="right" |3000000
|<ref>Enciclopedia Treccani, voce ''[https://www.treccani.it/enciclopedia/dialetti-toscani_(Enciclopedia-dell%27Italiano)]''</ref>
|[[Toscana]] (esclusa la [[Lunigiana]] e la [[Romagna Toscana]])
|No
|-
|[[Lingua tedesca|Tedesco]], [[Lingua bavarese|Bavarese]], [[Dialetto sudtirolese|Sudtirolese]], [[Lingua cimbra|Cimbro]] e [[Lingua mochena|Mocheno]]
|align="right" |345000
|<ref>{{Cita web|url=https://www.ethnologue.com/language/bar|titolo=Bavarian|sito=Ethnologue|lingua=en|accesso=13 febbraio 2022}}</ref><ref name=":0">{{Cita web|url=https://www.ethnologue.com/language/cim|titolo=Cimbrian|sito=Ethnologue|lingua=en|accesso=13 febbraio 2022}}</ref><ref name=":1">{{Cita web|url=https://www.ethnologue.com/language/mhn|titolo=Mócheno|sito=Ethnologue|lingua=en|accesso=13 febbraio 2022}}</ref><ref>Per la [[Valle d'Aosta]], la Legge costituzionale n.2 del 23/09/1993 stabilisce che: ”le popolazioni di lingua tedesca dei comuni della [[valle del Lys]], individuati con legge regionale, hanno diritto alla salvaguardia delle proprie caratteristiche e tradizioni linguistiche e culturali. Alle dette popolazioni è garantito l'insegnamento della lingua tedesca nelle scuole, attraverso gli opportuni adattamenti alle necessità locali.”</ref>
|[[Provincia autonoma di Bolzano|Alto Adige]] (69,15%), [[Friuli-Venezia Giulia]], [[Provincia autonoma di Trento|Trentino]], [[Valle d'Aosta]], [[Veneto]]
|Sì (con carattere di co-ufficialità nella [[Provincia autonoma di Bolzano]])
|-
|[[Lingua arbëreshe|Arbëresh]]
|align=right|100000
|<ref>{{Cita web|url=https://www.ethnologue.com/language/aae|titolo=Albanian, Arbëreshë|sito=Ethnologue|lingua=en|accesso=13 febbraio 2022}}</ref>
|[[Calabria]], [[Sicilia]], [[Molise]], [[Basilicata]], [[Puglia]], [[Campania]] e [[Abruzzo]]
|Sì
|-
|[[Lingua francese|Francese]]
|align=right|100000
|<ref>{{Cita web|url=https://www.ethnologue.com/language/fra|titolo=French|sito=Ethnologue|lingua=en|accesso=13 febbraio 2022}}</ref>
|[[Valle d'Aosta]]
|Sì (con carattere di co-ufficialità)
|-
|[[lingua francoprovenzale|Francoprovenzale]]
|align=right|70000
|<ref>{{Cita web|url=https://www.ethnologue.com/language/frp|titolo=Arpitan|sito=Ethnologue|lingua=en|accesso=13 febbraio 2022}}</ref>
|[[Piemonte]] a [[Coazze]], in [[Val Cenischia]], nelle [[Valli di Lanzo]], in alta [[Valle Orco]] e [[Val Soana]]; [[Valle d'Aosta]]; [[Puglia]] in [[Val Maggiore]] (a [[Faeto]] e [[Celle di San Vito]])
|Sì
|-
|[[lingua gallurese|Gallurese]]
|align=right|100000
|<ref>{{Cita web|url=https://www.ethnologue.com/language/sdn|titolo=Sardinian, Gallurese|sito=Ethnologue|lingua=en|accesso=13 febbraio 2022}}</ref>
|[[Sardegna]] in [[Gallura]]
|Sì
|-
|[[lingua occitana|Occitano]]
|align=right|100000
|<ref>{{Cita web|url=https://www.ethnologue.com/language/oci|titolo=Occitan|sito=Ethnologue|lingua=en|accesso=13 febbraio 2022}}</ref>
|[[Piemonte]] nelle [[valli occitane|valli]] di [[Cuneo]] e [[Torino]]; [[Calabria]] a [[Guardia Piemontese]]
|Sì
|-
|[[lingua sassarese|Sassarese]]
|align=right|100000
|<ref>{{Cita web|url=https://www.ethnologue.com/language/sdc|titolo=Sardinian, Sassarese|sito=Ethnologue|lingua=en|accesso=13 febbraio 2022}}</ref>
|[[Sardegna]] nella [[città metropolitana di Sassari]]
|Sì
|-
|[[lingua slovena|Sloveno]]
|align=right|100000
|<ref>{{Cita web|url=https://www.ethnologue.com/language/slv|titolo=Slovene|sito=Ethnologue|lingua=en|accesso=13 febbraio 2022}}</ref>
|[[Friuli-Venezia Giulia]]: lo Sloveno è diffuso insieme all'Italiano in tutti e sei i comuni della [[provincia di Trieste]], in otto comuni su venticinque della [[Provincia di Gorizia]], in diciotto comuni su 134 della [[Provincia di Udine]]<ref>Sito istituzionale della regione Friuli - Venezia Giulia, pagina {{cita testo|url=https://www.regione.fvg.it/rafvg/export/sites/default/RAFVG/GEN/statistica/Allegati/COMUNI_LINGUA_SLOVENA.pdf|titolo=Comuni con presenza di lingua slovena}}</ref>
|Sì (con carattere di co-ufficialità)
 
|-
|[[Dialetti galloitalici di Sicilia|Galloitalico di Sicilia]] e<br />[[Dialetti galloitalici di Basilicata|Galloitalico di Basilicata]]
|align=right|60000
|<ref>{{Cita | Fiorenzo Toso, Lingue d'Europa: la pluralità linguistica dei paesi europei fra passato e presente, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2006 | p&nbsp; 158}}&nbsp;</ref>
|[[Basilicata]], [[Sicilia]]
|No
|-
|[[Dialetto algherese|Catalano algherese]]
|align="right" |44000
|<ref>{{Cita web|url=https://www.ethnologue.com/language/cat|titolo=Catalan|sito=Ethnologue|lingua=en|accesso=13 febbraio 2022}}</ref>
|[[Sardegna]] ad [[Alghero]]
|Sì
|-
|[[Minoranza linguistica greca d'Italia|Greco-italiota]]
|align=right|20000
|<ref>{{Cita web|url=https://www.ethnologue.com/language/ell|titolo=Greek|sito=Ethnologue|lingua=en|accesso=13 febbraio 2022}}</ref>
|[[Calabria]] nella [[città metropolitana di Reggio Calabria|città metropolitana di Reggio]], [[Puglia]] nella [[Grecia salentina]] e in [[Sicilia]] a [[Messina]]
|Sì
|-
|[[lingua ladina|Ladino]]
|align="right" |31000
|<ref>{{Cita web|url=https://www.ethnologue.com/language/lld|titolo=Ladin|sito=Ethnologue|lingua=en|accesso=13 febbraio 2022}}</ref>
|[[Trentino-Alto Adige]] a [[Bolzano]] (4,19%), a [[Trento]] (1,69%), [[Veneto]] a [[Belluno]] (10%)
|Sì (con carattere di co-ufficialità)
|-
|[[Lingua walser|Walser]]
|align=right|3400
|<ref>{{Cita web|url=https://www.ethnologue.com/language/wae|titolo=Walser|sito=Ethnologue|lingua=en|accesso=13 febbraio 2022}}</ref>
|[[Valle d'Aosta]], [[Piemonte]]
|Sì
|-
|[[Lingua croata molisana|Croato molisano]]
|align=right|1000
|<ref>{{Cita web|url=https://www.ethnologue.com/language/hrv|titolo=Croatian|sito=Ethnologue|lingua=en|accesso=13 febbraio 2022}}</ref>
|[[Molise]] nei comuni di [[Acquaviva Collecroce]] (Kruč), [[Montemitro]] (Mundimitar) e [[San Felice del Molise]] (Filič)
|Sì
|-
|}
 
== Lingue non territoriali ==
Esistono poi «lingue non territoriali», parlate in Italia ma non in un territorio definito: come gli idiomi dei nomadi [[Rom (popolo)|Rom]] e [[Sinti]], e la [[lingua dei segni italiana]] (LIS). Quest'ultima è parlata dalla [[comunità sorda|comunità di persone sorde]], diffusa in tutto il territorio italiano, e ha radici culturali, grammatica, movimento e morfologia, movimento spazio-tempo. La [[Identità sorda|popolazione italiana dei sordi]] è composta da circa {{formatnum:3524906}}<ref>{{cita testo|url=https://www.ethnologue.com/country/IT|titolo=Ethnologue: Deaf Population in Italy}}</ref> persone che utilizzano la LIS e degli Assistenti alla Comunicazione e degli Interpreti, ed è riconosciuta dalla [[Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità]], ratificata in Italia nel 2009. Spesso queste lingue trovano tutela solo nella legislazione regionale, come altre regioni tra cui la Sicilia che ha promosso la diffusione della LIS, con la L.R. 23/2011<ref>{{cita testo|url=http://www.gurs.regione.sicilia.it/Gazzette/g11-47o/g11-47o.pdf|titolo=Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana: Promozione della lingua dei segni italiana (LIS)|accesso=30 marzo 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170131102927/http://www.gurs.regione.sicilia.it/Gazzette/g11-47o/g11-47o.pdf|urlmorto=sì}}</ref>, in Piemonte la L.R. 31/2012<ref>{{cita web|url=http://arianna.consiglioregionale.piemonte.it/ariaint/TESTO?LAYOUT=PRESENTAZIONE&TIPODOC=LEGGI&LEGGE=9&LEGGEANNO=2012|titolo=Consiglio Regionale del Piemonte Legge Regionale nr 31 del 2012}}</ref>, in Basilicata la LR 30/2017<ref>{{Cita web |url=http://www.consiglio.basilicata.it/consiglionew/site/consiglio/detail.jsp?sec=107173&otype=1150&id=3397891&anno=2017 |titolo=Legge Regionale 20 novembre 2017 nr 30 - Consiglio Regionale della Basilicata |accesso=27 marzo 2018 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180327212959/http://www.consiglio.basilicata.it/consiglionew/site/consiglio/detail.jsp?sec=107173&otype=1150&id=3397891&anno=2017 |urlmorto=sì }}</ref>, in Lombardia la LR 20/2016<ref>{{cita testo|url=http://normelombardia.consiglio.regione.lombardia.it/NormeLombardia/Accessibile/main.aspx?view=showdoc&iddoc=lr002016080500020|titolo=Legge Regionale 5 agosto 2016 nr 20 - Consiglio Regionale della Lombardia}}</ref>, in Lazio con la LR 6/2015<ref>{{pdf}} {{cita testo|url=http://www.lissubito.com/wp-content/uploads/2016/05/Legge-n.-6-Lazio-28-maggio-2015.pdf|titolo=LIS Subito: Legge Regionale 28 maggio 2015 nr 6 - Consiglio Regionale del Lazio}}</ref>. Esiste infine il metodo Malossi, una lingua [[Tatto|tattile]] utilizzata dalle persone [[Sordocecità|sordo-cieche]] e dai loro assistenti in varie parti d'Italia.
 
== Lingue romanze nella Repubblica Italiana ==
[[File:Romance 14c it.svg|upright=2.3|miniatura|Le [[lingue romanze]] in [[Europa]]]]
 
Gran parte delle lingue romanze e relative varietà parlate entro i confini italiani – ad esclusione della [[lingua italiana]] e degli [[Italiano regionale|italiani regionali]] – sono indicate dalla letteratura specialistica italiana come ''dialetti italo-romanzi'', in senso [[Sociolinguistica|sociolinguistico]],<ref name=":4">{{Treccani|varieta_(Enciclopedia-dell'Italiano)|Varietà|autore=Gaetano Berruto|citazione=I dialetti italiani (o, più precisamente, ''italoromanzi'', in quanto membri dell’insieme delle varietà linguistiche neolatine che appartengono al gruppo così identificato in base alle caratteristiche linguistiche) non vanno considerati varietà diatopiche della lingua italiana (tali sono invece gli italiani regionali), ma sono lingue a sé, con una propria autonomia e una propria storia.
Secondo un’utile distinzione introdotta da Coseriu (cfr., per es., Coseriu 1980), si tratta infatti di «dialetti primari», vale a dire di varietà linguistiche formatesi (con la dissoluzione del latino negli usi parlati e la sua trasformazione nelle lingue neolatine) contemporaneamente al fiorentino, che nella sua forma letteraria è alla base di quella che è diventata lingua nazionale e standard.
I volgari italiani medievali, quando nel Cinquecento uno di essi è stato promosso a lingua, sono diventati dialetti (Alinei 1984).
''Dialetto'' è infatti una nozione che si può definire propriamente solo in termini sociolinguistici, in relazione oppositiva con quella di ''lingua (standard)'': dialetto e lingua sono sistemi linguistici allo stesso pieno titolo, differenziati dalla loro collocazione nella comunità}}</ref><ref name=":2">{{Cita web|url=https://moodle2.units.it/pluginfile.php/327588/mod_resource/content/1/4%20In%20Italia.pdf|titolo=La varietà linguistica in Italia. Lingue regionali, dialetti, colonie e minoranze linguistiche|autore=Dragan Umek|editore=Università degli Studi di Trieste|data=2019|citazione=Cosa è un dialetto? In senso linguistico, un dialetto è una varietà di una lingua. In senso genealogico, un dialetto è una lingua che si è evoluta da un’altra lingua. In senso sociolinguistico, un dialetto è una lingua subordinata ad un’altra lingua.}}</ref> in quanto [[dialetti romanzi]] che [[Diglossia|convivono]] con l'[[Lingua italiana|italiano]] quale [[lingua tetto]]<ref name="Pelle">Pellegrini, Giovanni Battista (1977). ''Carta dei dialetti d'Italia'', Pisa, Pacini, p.17: «parlate della [[Penisola italiana|Penisola]] e delle [[Italia insulare|Isole]] che hanno scelto già da tempo, come lingua guida l'italiano».</ref><ref name=":3">{{Treccani|dialetti_(Enciclopedia-dell'Italiano)|Dialetti|autore=Francesco Avolio|citazione=L’adozione dell’italiano come riferimento, unico possibile criterio di distinzione fra il vasto insieme definito italo-romanzo e gli altri gruppi neolatini, è stata ripresa, nel 1975, da Giovan Battista Pellegrini, come base per la sua proposta di classificazione in cinque sistemi (italiano settentrionale, friulano o ladino-friulano, toscano o centrale, centro-meridionale, sardo), sulla quale oggi converge, pur con qualche differenza, la maggior parte degli studiosi (per approfondimenti e dettagli si rinvia alle voci sulle singole aree linguistiche).
Tutti i dialetti italo-romanzi sono definiti ''primari'', in quanto formatisi contemporaneamente a quello che poi sarebbe diventato l’italiano.}}</ref>. Molti studiosi italiani danno dunque la priorità al criterio di “dipendenza comunicativa”, basato sugli scopi e i contesti d’uso, e non alla struttura linguistica e alla possibilità di comprensione tra parlanti.<ref name="CNR"> {{Cita web|autore=Katia Genovali|url=https://almanacco.cnr.it/articolo/11704/lingue-e-dialetti-nella-grande-varieta-italiana|titolo=Lingue e dialetti nella grande varietà italiana|sito=Almanacco della Scienza|editore=Consiglio Nazionale delle Ricerche|data=14 ottobre 2024|accesso=}}</ref>
 
I dialetti italo-romanzi sono inoltre descritti come ''[[Dialetto|dialetti]] romanzi primari'', ossia varietà indipendenti e coeve alla lingua italiana, sviluppatesi autonomamente dal [[Lingua latina|latino]]<ref name=":4" /><ref name=":3" /><ref>{{Cita libro|titolo=Lingue e dialetti d'Italia|autore=Francesco Avolio|editore=Carocci Editore|città=Roma|anno=2009|capitolo=I sistemi dell'italo-romanzo|p=15|citazione=I nostri "dialetti" non derivano dall'italiano, bensì dal latino; per usare un'immagine forse un po' abusata, ma di immediata evidenza, non sono "figli" dell'italiano, ma suoi "fratelli", che a esso si sono riavvicinati dopo un periodo piuttosto lungo di allontanamento e frammentazione (all'incirca fra la caduta dell'impero romano e il XIV-XV secolo). È improprio, quindi, parlare di "dialetti italiani" (come fa, ad esempio, un inserto del pur ottimo Vocabolario Zingarelli), essendo preferibile l'espressione "dialetti italo-romanzi" o "dialetti d'Italia", usata, non a caso, da Giovan Battista Pellegrini per denominare la nostra prima carta linguistica elaborata a livello scientifico, la Carta dei Dialetti d'Italia (CDI; Pellegrini, 1977). In sintesi, la lingua italiana fa parte del gruppo italo-romanzo, ma non si identifica con esso.}}</ref><ref name=":02" /><ref name=":6">{{Cita libro|autore=Michele Loporcaro|titolo=Profilo linguistico dei dialetti italiani|anno=2009|editore=Laterza|città=Bari|pp=4-5|citazione=I dialetti italiani sono dunque varietà italo-romanze indipendenti o, in altre parole, dialetti romanzi primari, categoria che si oppone a quella di dialetti secondari. Sono dialetti primari dell’italiano quelle varietà che con esso stanno in rapporto di subordinazione sociolinguistica e condividono con esso una medesima origine (latina). Dialetti secondari di una data lingua si dicono invece quei dialetti insorti dalla differenziazione geografica di tale lingua anziché di una lingua madre comune.}}</ref> e che non hanno raggiunto una standardizzazione<ref name="EU">{{Cita pubblicazione|titolo=Linguistic and cultural diversity – Minority and minoritised languages as part of European linguisti and cultural diversity|autore=Paul Visesott|editore=European Parliament - Policy Department for Citizens' Rights and Constitutional Affairs|città=Bruxelles|anno=2023|p=17|url=https://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/STUD/2023/751273/IPOL_STU(2023)751273_EN.pdf|formato=PDF|accesso=22 febbraio 2025}}</ref>; per questo sono altresì denominati ''lingue sorelle dell'italiano''<ref name=":02">{{Cita pubblicazione|autore=Silvia Ballarè|titolo=La negazione di frase: formule e funzioni - Studi di caso nel dominio italoromanzo|url=https://aisberg.unibg.it/retrieve/handle/10446/128635/272373/TDUnibg_Ballar%C3%A8-Silvia.pdf|citazione=Si ha bilinguismo, infatti, a causa dalla compresenza di italiano e dialetti che, come noto, appartengono a sistemi linguistici distinti. Seguendo la terminologia di Coseriu (1980), i dialetti italoromanzi sono dei dialetti primari rispetto all’italiano: si tratta infatti di lingue sorelle e coeve dell’italiano che, rispetto ad esso, hanno seguito un percorso parallelo; sebbene strettamente imparentate con l’italiano, sono individuabili per distanziazione (Abstand in Kloss 1967) poiché presentano differenze strutturali a tutti i livelli di analisi della lingua (v. ad es. Maiden e Parry 1997).}}</ref><ref name=":5">{{Cita pubblicazione|autore=Cristina Lavinio|titolo=Dimensioni della variazione: la regionalità dell’italiano|rivista=Le tendenze dell’italiano contemporaneo rivisitate|editore=Società Linguistica Italiana|curatore=Bruno Moretti, Aline Kunz, Silvia Natale, Etna Krakenberger|url=https://www.societadilinguisticaitaliana.net/wp-content/uploads/2019/08/024_Lavinio_Atti_SLI_LII_Berna.pdf|citazione=Gli italiani regionali sono però varietà rispetto alle quali neanche le persone colte hanno un’idea ben chiara, e quando se ne parla, anche nei media, li si confonde con i dialetti italiani 'tout court' (cioè con quelli che in Italia chiamiamo dialetti, ma che sono in realtà lingue sorelle dell’italiano a base toscana)}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|autore=Massimo Cerruti|data=2016|titolo=L'italianizzazione dei dialetti italiani: una rassegna|rivista=Quaderns d'Italià|numero=21|p=64|url=https://ddd.uab.cat/pub/qdi/qdi_a2016n21/qdi_a2016v21p63.pdf|citazione=Il contatto tra italiano e dialetto rappresenta, com’è noto, un caso di contatto tra sistemi linguistici diversi. I vari dialetti italiani parlati oggi sono infatti sistemi separati e indipendenti dall’italiano. Sono varietà sorelle del dialetto dal quale si è sviluppata la lingua standard; costituiscono ciascuno la prosecuzione di un volgare romanzo coevo del fiorentino, e hanno perciò una propria storia autonoma, parallela a quella del dialetto poi promosso a standard.}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=Michele Loporcaro|wkautore=Michele Loporcaro|titolo=Manuale di linguistica italiana|url=https://www.degruyter.com/document/doi/10.1515/9783110360851-014/html|anno=2013|editore=Sergio Lubello|capitolo=12. L'Italia dialettale|citazione=Il presente capitolo tratteggia la distribuzione areale e, a grandi linee, le principali caratteristiche strutturali dei dialetti italo-romanzi. Questi fanno parte del più ampio dominio romanzo e vanno considerati a tutti gli effetti – sul piano linguistico – come lingue sorelle delle altre varietà neolatine cui ha arriso maggior fortuna in termini socio-politico-culturali, a cominciare dall’italiano standard su base fiorentina.}}</ref><ref name="Miola">{{Cita web|url=https://www.linguisticamente.org/che-differenza-ce-tra-lingua-e-dialetto/|titolo=Che differenza c’è tra lingua e dialetto?|autore=Emanuele Miola (Alma Mater Studiorum – Università di Bologna)|data=14 luglio 2020|citazione=Per lingue regionali si intenderà lingue parlate in una certa area, che non corrisponde a un’intera nazione, ma che non necessariamente coincide con una regione amministrativa. Val la pena di aggiungere che le lingue regionali parlate in Italia (e i loro dialetti) discendono direttamente dal latino e non sono quindi delle modificazioni o corruzioni dell’italiano, ma piuttosto delle lingue ‘sorelle’ dell’italiano.}}</ref>, anche in virtù della distanza che li separa da esso<ref>{{Cita libro|autore=Lorenzo Renzi, Alvise Andreose |titolo=Manuale di linguistica e filologia romanza|anno=2003|editore=Il Mulino|città=Bologna|p=50}}</ref>.<br />
Vanno perciò distinti dagli [[Italiano regionale|italiani regionali]], cioè le varietà locali della lingua italiana, da cui derivano, e che costituiscono dei ''dialetti romanzi secondari''<ref name=":4" /><ref name=":6" /><ref name=":5" /> (questa distinzione è operata anche ricorrendo alle espressioni "dialetti d’Italia" per i dialetti romanzi primari e "dialetti italiani" per i secondari).<ref>{{Cita libro|titolo=Dialetto, dialetti e italiano|autore=Grazia Marcato|editore=Il Mulino|città=Bologna|anno=2003|p=20}}</ref><ref name="Soria">{{Cita libro|titolo=Policy and Planning for Endangered Languages|autore=VVAA|autore-capitolo=Claudia Soria|editore=Cambridge University Press|città=Cambridge|anno=2015|lingua=en|capitolo=Assessing the effect of official recognition on the vitality of endangered languages: a case study from Italy|pp=125-126}}</ref><ref name="CNR" />
Pertanto, i dialetti italo-romanzi sono da considerarsi varietà linguistiche allo stesso titolo di [[Lingua francese|francese]], [[Lingua portoghese|portoghese]] o [[Lingua romena|romeno]]<ref>{{Cita libro|titolo=Lingue e dialetti d'Italia|autore=Francesco Avolio|editore=Carocci Editore|città=Roma|anno=2009|capitolo=I sistemi dell'italo-romanzo|p=15|citazione=I "dialetti" sono varietà linguistiche romanze o neolatine allo stesso titolo di lingue come il francese, il portoghese o il rumeno, tant'è che sono stati inseriti da oltre un secolo in programmi e progetti di ricerca di rilievo internazionale, come dizionari etimologici e atlanti linguistici. La differenza fra una "lingua" e un "dialetto" non deve ricercarsi dunque nelle loro "radici", ma in altri ordini di fatti.}}</ref>, dunque vere e proprie lingue secondo principi puramente linguistici.<ref name="CNR" />
 
Soprattutto quando formano dei ''[[Dialetto#Cluster dialettali e linguistici|cluster]]'', le varietà romanze d’Italia possono essere citate anche come ''[[Lingua regionale|lingue regionali]]''<ref name="endangered" /><ref name="Colu">{{Cita web|url=https://www.academia.edu/2255948/Language_planning_for_Italian_regional_languages_dialects_|titolo=Language planning for italian regional languages ("dialects")|autore=Paolo Coluzzi| pubblicazione=Language Problems and Language Planning|editore=John Benjamins Pusblishing Company|data=2008|accesso=22 febbraio 2025}}</ref>, cioè lingue storiche non riconosciute dallo Stato<ref name="CBS">{{Cita libro|titolo=Contested languages. The hidden multilingualism of Europe|autore=AAVV|autore-capitolo=Paolo Coluzzi, Lissander Brasca, Simona Scuri|curatore=Marco Tamburelli, Mauro Tosco|editore=John Benjamins Publishing Company|anno=2021|lingua=en|capitolo=Revitalising contested languages: The case of Lombard|urlcapitolo=https://www.researchgate.net/publication/348518962_Chapter_9_Revitalising_contested_languages_The_case_of_Lombard|accesso=22 febbraio 2025}}</ref>, diffuse in un territorio inferiore a quello statale ma non sempre coincidente con i confini amministrativi regionali<ref name="Miola" /> e che dopo l’unificazione nazionale sono state declassate all’uso in contesti informali, sebbene in precedenza parlate anche da dotti e aristocratici<ref>{{Cita testo|lingua=en|autore=Arturo Tosi|titolo=The Language Situation in Italy|pubblicazione=Current Issues in Language Planning|data=22 dicembre 2008|p=259}}</ref> (alcune avevano goduto di ufficialità nei regni preunitari.<ref>{{Cita libro|titolo=Policy and Planning for Endangered Languages|autore=VVAA|autore-capitolo=Claudia Soria|editore=Cambridge University Press|città=Cambridge|anno=2015|lingua=en|capitolo=Assessing the effect of official recognition on the vitality of endangered languages: a case study from Italy|p=124}}</ref>)
 
Un’altra possibile definizione è quella di ''lingue contestate''<ref name="CBS" />; con questa espressione ci si riferisce a lingue minoritarie in pericolo di estinzione, come tali registrate nei cataloghi specialistici internazionali, spesso non riconosciute dalla legislazione nazionale<ref name="Screti">{{Cita pubblicazione|titolo=Contested languages in the Italian contemporary press: an analysis of language ideology|autore=Francesco Screti|rivista=Journal of Multilingual & Multicultural Development|editore=Taylor & Francis Online|data=13 marzo 2024|lingua=en|url=https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/01434632.2024.2317965#abstract|accesso=22 febbraio 2025}}</ref> e percepite come di scarso prestigio sociale e culturale, oltre ad essere frequentemente chiamate ''dialetti''<ref name="CBS" /><ref name="Wells">{{Cita pubblicazione|titolo=State recognition for 'contested languages': a comparative study of Sardinian and Asturian, 1992-2010|autore=Naomi Wells|editore=Springer Nature|data=24 luglio 2018|lingua=en|url=https://link.springer.com/article/10.1007/s10993-018-9482-6|accesso=22 febbraio 2025}}</ref>. Ne sono un esempio lingue prive di ufficialità istituzionale come il lombardo, al quale generalmente i linguisti italiani negano l’attribuzione di uno status<ref>{{Cita pubblicazione|titolo=A matter of strength: language policy, attitudes, and linguistic dominance in three bilingual communities|autore=Lissander Brasca, Marco Tamburelli, Ianto Gruffydd, Florian Breit|rivista=Journal of Multilingual & Multicultural Development|editore=Taylor & Francis Online|data=10 novembre 2024|lingua=en|url=https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/01434632.2024.2408448?src#abstract |accesso=22 febbraio 2025}}</ref>, il piemontese<ref>{{Cita libro|titolo=Contested languages. The hidden multilingualism of Europe|autore=AAVV|autore-capitolo=Claudia Soria, Nicole Dołowy-Rybińska|curatore=Marco Tamburelli, Mauro Tosco|editore=John Benjamins Publishing Company|anno=2021|lingua=en|url=https://benjamins.com/catalog/wlp.8.07dol}}</ref> il napoletano e il siciliano<ref name="Screti" />, ma anche il sardo che, pur godendo di riconoscimento statale e regionale, vede la propria standardizzazione messa in discussione dagli stessi parlanti.<ref name="Wells" />
 
In Italia la posizione accademica tradizionale riconosce dunque alle varietà italo-romanze un’autonomia dall’italiano su basi storiche e linguistiche, ma la nega dal punto di vista socio-politico in base alla prospettiva della lingua tetto, secondo la quale un idioma parte di un [[Continuum dialettale|continuum]] viene elevato a livello sociale per mezzo di standardizzazione e pianificazione linguistica; allo stesso tempo, gli specialisti del paese si conformano alla convenzionale politica linguistica dello Stato, che esclude dai contesti di prestigio le varietà diverse dall'italiano standard.<ref name="Soria" />
<br />Per quanto sia corretta la denominazione di “dialetti”, è maggiormente opportuno utilizzarla in riferimento alle lingue “virtuali” (cioè ai "cluster dialettali") a cui appartengono, così come il [[Dialetto provenzale|provenzale]], ad esempio, può essere considerato un dialetto dell'occitano<ref name="endangered" />.
 
Va notato che la categoria "dialetti italiani", come gruppo omogeneo che racchiude le lingue italo-romanze, ha poca rilevanza da un punto di vista strettamente [[linguistica|linguistico]], data la grande differenza che può sussistere tra un dialetto e l'altro<ref>{{Cita | Posner 2004 | p. 200}}.</ref>; tuttavia, la dicitura [[dialetto milanese]], [[dialetto napoletano]], ecc. non è scorretta, data la diffusa accezione del termine in Italia nel senso sociolinguistico di "lingua sociolinguisticamente subordinata a quella nazionale"<ref>{{Cita | Loporcaro 2009 | pp. 3-8}}.</ref> o "lingua contrapposta a quella nazionale"<ref>{{Cita | Marcato 2002 | p. 20}}.</ref>.
 
=== Lingue retoromanze ===
Questo gruppo linguistico, identificato nel suo insieme per la prima volta da [[Graziadio Isaia Ascoli]], fu per molto tempo considerato un sottogruppo del [[Lingue italoromanze|gruppo italoromanzo]]; attualmente, però, è generalmente considerato un sistema autonomo nell'ambito delle lingue romanze<ref name="ref_A">Rainer Schlosser, ''Le Lingue Romanze'', edizioni Il Mulino</ref>, come osservato già da Tullio De Mauro nel 1963<ref name=DeMau>Tullio De Mauro, ''Storia linguistica dell'Italia unita'' - Laterza - prima edizione 1963, pp. 25-26</ref> e da Sergio Salvi nel 1973<ref name=Sal>Sergio Salvi, ''Le Nazioni Proibite'', Editore Vallecchi, Firenze 1973, pag. 341</ref>. Ciò è stato successivamente riconosciuto dal legislatore italiano con la legge 482/99.
Le lingue riconosciute del gruppo sono il [[lingua ladina|ladino]] e il [[lingua friulana|friulano]] (vi appartiene anche il [[Lingua romancia|romancio]] del [[Cantone dei Grigioni]], in [[Svizzera]]).
 
La '''[[lingua friulana]]''' è parlata nelle province di [[Gorizia]], [[Pordenone]], [[Udine]] e in alcuni comuni di quella di [[Venezia]]. Oltre alla tutela statale, è riconosciuta ufficialmente dalla Regione autonoma Friuli Venezia Giulia quale "lingua della comunità regionale".
 
La '''[[lingua ladina]]''' è parlata nell'area dolomitica ([[Ladinia]]). È lingua coufficiale nella provincia autonoma di Bolzano, ha riconoscimento nella provincia autonoma di Trento e ne è stata recentemente introdotta la tutela anche nei comuni ladini della provincia di Belluno. Varie influenze linguistiche ladine sono presenti anche nel [[Dialetto noneso|nones]], parlato in [[Val di Non]] nella provincia autonoma di Trento, tanto che alcuni linguisti considerano questa parlata appartenente al gruppo linguistico ladino.
 
=== Lingue settentrionali ===
Altrimenti dette "altoitaliane". Nella prima metà del Novecento i gruppi galloitalico e veneto erano considerati romanzi orientali<ref>Enciclopedia Treccani, vol XIX, pag.927</ref>, ora sono generalmente considerati [[Lingue romanze occidentali|romanzi occidentali]]<ref>Gerhard Rohlfs, ''Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti'' (Torino ed. Einaudi, vol. I, 1966)</ref><ref>Gerhard Rohlfs, ''Studi e ricerche su lingua e dialetti d'Italia'', ed. Sansoni, 1997</ref>.
È stata ipotizzata l'esistenza di una [[Koinè padana|koiné lombardo-veneta]], una lingua comune che nel Medioevo sarebbe arrivata ad un certo grado di assestamento, prima di retrocedere di fronte al toscano; con il quale, pare, competesse per il ruolo di lingua letteraria<ref>"Koiné in Italia dalle Origini al Cinquecento" – Atti del Convegno di Milano e Pavia, 25-26 settembre 1987 – a cura di Glauco Sanga – Pierluigi Lubrina Editore – Bergamo 1990
</ref>.
 
Tra i tratti linguistici identificati come comuni nel diasistema italoromanzo [[Wilhelm Meyer-Lübke|Meyer-Lübke]] indica il passaggio da "cl" a "chi"; ma questo, come fa notare lo stesso Tagliavini, è valido solo per toscano e centromeridionale, mentre le lingue settentrionali palatizzano (cioè passano a "ci"), anche davanti ad "a".
 
==== Gruppo galloitalico ====
Il '''[[Lingue gallo-italiche|gruppo galloitalico]]''' presenta affinità con le lingue romanze occidentali ma per alcuni tratti, condivisi con le lingue Italo-romanze, se ne discosta: nel gallo-italico e nel [[Lingua veneta|veneto]] è assente il plurale sigmatico, cioè terminante in -s (il plurale è vocalico al femminile, mentre al maschile è vocalico o adesinenziale), sono assenti le&nbsp;s come desinenze verbali (eccetto nel piemontese occidentale nella seconda persona singolare dei verbi ausiliari e del futuro), sono pressoché assenti le "s" come desinenze pronominali ed i nessi consonantici sono semplificati (ad esempio piassa per piazza, mentre le lingue neolatine occidentali ed in misura minore le lingue neolatine orientali balcanoromanze mantengono i nessi consonantici).
 
Caratteristiche [[Lingue galloromanze|Gallo-romanze]] presenti negli idiomi gallo-italici sono l'indebolimento delle [[Sillaba|sillabe atone]] (fortissimo soprattutto nell'[[Lingua emiliana|emiliano]]), la sonorizzazione delle consonanti occlusive intervocaliche e la riduzione delle [[Geminazione consonantica|geminate]] nella stessa posizione ([[lenizione]]), la caduta in molti casi delle consonanti finali e la presenza in molte varianti di fonemi vocalici anteriori arrotondati (/y, ø/, in passato dette "vocali turbate"). Vari linguisti hanno messo in relazione la similarità con gli idiomi gallo-romanzi con il comune [[sostrato (linguistica)|sostrato]] storico [[celti]]co, questa ipotesi è ancora materia di discussione e alcuni linguisti attribuiscono l'indebolimento sillabico e i fonemi /y, ø/ ad un'evoluzione locale indipendente.
Altre caratteristiche proprie di questo sistema sono la risoluzione palatale del gruppo cl-, gl- &nbsp; e, per alcuni autori, il mantenimento di ca- e ga- (caratteristica tipica dell'italoromanzo); altri autori, e fra questi il Pellegrini, sostengono che però anticamente vi fosse palatalizzazione di ca- e ga-, tratto questo rapidamente retrocesso ed infine, per influenza toscana, andato perduto<ref>G.B. Pellegrini, Il cisalpino e l'italoromanzo</ref>.
 
All'interno del gruppo gallo-italico possiamo riconoscere, grazie a più o meno rilevanti omogeneità linguistiche, sistemi più ristretti e distinti fra loro: [[Lingua ligure|ligure]], [[Lingua piemontese|piemontese]], [[Lingua lombarda|lombardo]], [[Lingua emiliana|emiliano]], [[Lingua romagnola|romagnolo]], [[Dialetto gallo-piceno|galloitalico marchigiano]]<ref>Il gallo-italico marchigiano (o "gallo-piceno", o "marchigiano settentrionale") è parlato in tutta la provincia di Pesaro-Urbino, nella parte settentrionale di quella di Ancona (zona di Senigallia) e nell'area del [[Monte Conero|Cònero]]. Tale idioma, pur correlato alle altre lingue galliche italiane, è indipendente rispetto ad esse:
 
* AA. VV. ''Conoscere l'Italia, vol. Marche'' (pag. 64), Istituto Geografico De Agostini – Novara – 1982; ''Le Regioni d'Italia'', Vol. X Collezione diretta da Roberto Almagià, Pubblicazione sotto gli auspici del Comitato Nazionale per la celebrazione del centenario dell'Unità d'Italia, 1961;
* Flavio Parrino, capitolo sui dialetti nella ''Guida d'Italia – volume Marche'' del Touring Club Italiano;
* Saverio Carpentieri, Angelo Pagliardini, Barbara Tasser, Lew Zybatow, ''Italia e "Italie": identità di un paese al plurale'', Peter Lang, 2010 (p. 45). ISBN 978-3-631598542.</ref>, [[Dialetti galloitalici di Sicilia|galloitalico di Sicilia]], [[Dialetti galloitalici di Basilicata|galloitalico di Basilicata]].
 
==== Gruppo veneto ====
Il '''[[lingua veneta|veneto]]''' presenta generalmente meno innovazioni dal latino, rispetto ai dialetti galloitalici: non ha l'indebolimento delle sillabe atone e anche le vocali finali reggono abbastanza bene, fuorché dopo [[Sonante|sonorante]]. Le varianti principali sono il veneto centrale o meridionale ([[Padova]], [[Vicenza]], [[Rovigo]]), il [[Dialetto veneziano|veneto lagunare]] ([[Laguna di Venezia]]), il [[Veneto Orientale|veneto orientale]] ([[Trieste]], [[Venezia Giulia]], [[Istria]] e [[Fiume (Croazia)|Fiume]]), il veneto occidentale (Verona, Trento) che ha alcuni caratteri in comune con le parlate orobiche e lombarde, il veneto centro-settentrionale (Treviso), il veneto settentrionale (Belluno), il veneto dalmata ([[Dalmazia]]) e i dialetti di valle e pedemontani, come il feltrino.
La caratteristica più vistosa è la struttura sillabica che non tollera [[geminate]] in nessuna posizione.
 
=== Toscano ===
Il '''toscano''' è costituito dalle [[Dialetto toscano|varietà toscane]] e da quelle più o meno affini parlate in [[Corsica]] e nella [[Sardegna]] settentrionale. Nonostante non sia una lingua appartenente alla [[Romania (area linguistica)|Romània]] occidentale, presenta molti caratteri tipici della zona altoitaliana<ref>Maurizio Dardano, ''Nuovo Manualetto di Linguistica Italiana'', Bologna, Zanichelli, 2005</ref>. L'italiano letterario è da considerarsi un'altra variante (sebbene molto influenzata da altri idiomi italoromanzi) del dialetto toscano. Il còrso settentrionale o di Cismonte e, in particolare, quello parlato nella regione storica del [[Capo Corso]], è affine al toscano occidentale, dal quale però si differenzia per alcune forme lessicali e le finali in /u/.
 
Il [[Lingua gallurese|gallurese]], parlato nel nord-est della [[Sardegna]], presenta notevoli influenze della [[lingua sarda]] a livello di morfologia e sintassi, ma è strettamente imparentato col còrso meridionale o di Pumonte, nello specifico con quello [[sartene]]se che si presenta praticamente identico nell'[[arcipelago di La Maddalena]]. Il [[Lingua sassarese|sassarese]] condivide un'origine simile al còrso, ma è distinta da quest'ultimo: è patrimonio delle popolazioni mercantili di differente origine (sarde, còrse, toscane e liguri) che nel [[XII secolo]] diedero impulso alla neonata città di [[Sassari]], creando un dialetto mercantile che nel corso dei secoli si è esteso a diverse città limitrofe (tutta la costa del [[Golfo dell'Asinara]] da [[Stintino]] a [[Sorso]]), subendo inevitabilmente una profonda influenza da parte del sardo logudorese, dal [[lingua catalana|catalano]] e dallo [[lingua spagnola|spagnolo]]. Il [[Dialetto castellanese|castellanese]] si parla solo nel comune di [[Castelsardo]], e una sua variante nei comuni vicini. È una varietà di transizione tra il [[Lingua gallurese|gallurese]] e il [[Lingua sassarese|sassarese.]]Ha una base morfologica di origine [[Lingua corsa|corsa]] mentre la sintassi è condivisa col [[Lingua sarda|sardo]].
 
Lungo il crinale appenninico tra la [[Toscana]] e l'[[Emilia]] ([[Sambuca Pistoiese]], [[Fiumalbo]], [[Garfagnana]] e altre località) le persone più anziane usano ancora delle parlate di transizione tra il sistema toscano e il sistema gallo-italico dette parlate '''gallo-toscane'''. Tali parlate sono di grandissimo interesse per i linguisti perché formano un sistema linguistico di transizione sia tra la [[Romania (area linguistica)|Romània]] orientale e quella occidentale, sia tra le parlate altoitaliane e quelle toscane e mediane.
 
=== Lingue e dialetti centrali ===
Appartengono al gruppo delle lingue centrali tutti i dialetti parlati in gran parte del [[Lazio]] (ad esclusione delle regioni più [[Lazio meridionale|meridionali]], dove i dialetti appartengono al [[Dialetti italiani meridionali|gruppo meridionale intermedio]]), in [[Umbria]], le aree più meridionali della [[provincia di Grosseto]] (in [[Toscana]]), e nelle [[provincia di Ancona|province di Ancona]], [[provincia di Macerata|Macerata]] e [[provincia di Fermo|Fermo]] nelle [[Marche]].
 
==== Gruppo mediano ====
Il '''[[Dialetti italiani mediani|gruppo italiano mediano]]''' è quello di più difficile classificazione. Infatti le parlate si sono influenzate tra di loro in maniera considerevole e non lineare. Si distinguono i seguenti idiomi o sottogruppi:
 
* [[Dialetti umbri]], di difficile sistematizzazione perché completamente privi di ''koiné''. I dialetti dell'[[Umbria]], tutti appartenenti al gruppo mediano, vengono generalmente catalogati per area geografica anche se, all'interno di una stessa area, le differenze, non solo lessicali, sono spesso notevoli.
* [[Dialetti marchigiani#Dialetti marchigiani centrali|Dialetti marchigiani centrali]]; nelle [[Marche]] la frammentazione dialettale è ancor più accentuata che in Umbria. In regione sono infatti diffuse parlate riconducibili a tutti e tre i principali gruppi in cui si divide, sotto il profilo dialettale, l'Italia. Al gruppo mediano appartengono i [[dialetti marchigiani centrali]], (parte della [[provincia di Ancona]]<ref>Più nel dettaglio, sono esclusi il circondario di [[Senigallia]] e l'area dell'[[Dialetti marchigiani#Isola linguistica gallica del Cònero|isola linguistica gallica del Cònero]]</ref>, [[provincia di Macerata]] e [[provincia di Fermo]]). Gli altri dialetti marchigiani appartengono ad altri gruppi: a quello [[Lingue gallo-italiche|gallo-italico]] appartiene il [[Dialetto gallo-piceno|dialetto gallo-italico marchigiano]] ([[provincia di Pesaro e Urbino]] e parte della [[provincia di Ancona]]<ref>Più nel dettaglio, il gallico marchigiano è parlato nel circondario di Senigallia e nell'[[Dialetti marchigiani#Isola linguistica gallica del Cònero|isola linguistica gallica del Cònero]]</ref>), al gruppo [[Dialetti italiani meridionali|italiano meridionale]] appartiene il [[Dialetti marchigiani#Dialetti marchigiani meridionali|marchigiano meridionale]] ([[provincia di Ascoli Piceno]]).
* [[Dialetti della Tuscia viterbese]] con elementi di influsso del dialetto della Toscana meridionale e quelli mediani veri e propri. Questi dialetti, pur essendo molto simili tra di loro, presentano alcune classificazioni interne.
* [[Dialetto sabino|Cicolano-aquilano-reatino]] che presenta alcune influenze dei dialetti del gruppo meridionale.
* [[Dialetto laziale centro-settentrionale]], anch'esso influenzato da alcuni dialetti di tipo meridionale.
 
I gruppi toscano e mediano sono comunque gruppi abbastanza conservativi: nel còrso non esiste nessun tipo di indebolimento consonantico, nel toscano e in parte dei dialetti umbri e marchigiani c'è la [[Gorgia toscana|gorgia]], altrove una [[lenizione]] non fonologica. Comune è la realizzazione [[Consonante fricativa|fricativa]] delle [[affricate mediopalatali]] e nelle zone meridionali i raddoppiamenti di /b dZ/ semplici intervocalici.
 
==== Romanesco ====
Il [[dialetto romanesco]]{{Senza fonte|, diffuso prevalentemente nella città di Roma ed dintorni,}} risulta aver subito una considerevole influenza da parte del [[Dialetto toscano|toscano]] diffusa in molti ambienti capitolini (legati in particolare alla [[Curia romana|Curia]]) nel [[XVI secolo]] e [[XVII secolo]]; è quindi molto diverso dall'antico dialetto di [[Roma]], che era invece «sottoposto a influenze meridionali e orientali»<ref>[[Giacomo Devoto]], ''Storia della Lingua di Roma'', Bologna, Cappelli, 1969 (ristampa dell'ed. del 1944), pag. 366</ref>. {{Senza fonte|Per questa ragione, molti linguisti tendono a considerare tale dialetto indipendente e separato dai restanti [[dialetti mediani]].}}
 
=== Lingue meridionali ===
==== Gruppo meridionale ====
{{Vedi anche|Dialetti italiani meridionali|Lingua napoletana}}
 
Il '''[[Dialetti italiani meridionali|gruppo italiano meridionale]]''', o alto-meridionale, è caratterizzato dall'indebolimento delle vocali non accentate (atone) e la loro riduzione alla vocale indistinta (rappresentata dai linguisti come ə o talvolta come ë). A nord della linea Circeo-Sora-Avezzano-L'Aquila-Accumoli-fiume Aso, le vocali atone sono pronunciate chiaramente; a sud di questa linea già si presenta il suono ə, che si ritrova poi fino ai confini meridionali con le aree in cui i dialetti sono classificati come meridionali estremi, ossia alla linea Cetraro-Bisignano-Melissa.
 
==== Gruppo meridionale estremo ====
<!-- LA CARTA DEI DIALETTI DEL PELLEGRINI LO CHIAMA GRUPPO MERIDIONALE ESTREMO! WIKIPEDIA NON È UN POSTO DOVE SI CREANO NOMI, CIÒ CHE STA SUCCEDENDO DA ANNI SU WIKIPEDIA, CHE NON DOVREBBE ACCETTARE RICERCHE ORIGINALI MA È USATA PER MODIFICARE I NOMI PER MOTIVI CAMPANILISTICI È ABBASTANZA SCANDALOSO -->
{{Vedi anche|Dialetti italiani meridionali estremi|Lingua siciliana}}
 
Il '''[[Dialetti italiani meridionali estremi|gruppo meridionale estremo]]''' comprende il [[Lingua siciliana|siciliano]], il [[Dialetti calabresi|calabrese centro-meridionale]] ed il [[Dialetto salentino|salentino]].
 
La caratteristica fonetica che accomuna i dialetti del gruppo siciliano è l'esito delle vocali finali che presenta una costante territoriale fortemente caratterizzata e assente nelle altre lingue e dialetti italiani:
 
* da -A finale latina > ''-a''
* da -E, -I finali latine > ''-i''
* da -O, -Ọ finali preromanze > ''-u''
* da -LL- latina o altra > ''-ḍḍ-'' (trascritto nella letteratura come ḍḍ, dd, ddh, o ddr). In alcune zone della Calabria però, dal suono di una singola d, o una j (letta come semivocale i oppure come la j francese a seconda delle località).
 
Assenza totale delle mute e dello [[scevà]].
 
È inoltre caratteristica principale e singolarità di molte varianti (ma non tutte), la presenza dei fonemi ''tr'', ''str'', e ''dd'', i quali possiedono un suono retroflesso probabilmente derivante da un sostrato linguistico probabilmente pre-indeuropeo. Il siciliano non è attualmente riconosciuto come lingua a livello nazionale.
 
=== Lingua sarda ===
{{Vedi anche|Lingua sarda|Lingua sarda logudorese|Lingua sarda campidanese}}
 
La '''[[lingua sarda]]''' è costituita da un continuum di dialetti interni reciprocamente comprensibili e solitamente ricompresi in due norme ortografiche: quella [[Lingua sarda logudorese|logudorese]], nella zona centro-settentrionale, e quella [[Lingua sarda campidanese|campidanese]], in quella centro-meridionale.
 
Attualmente la lingua sarda è co-ufficiale (insieme all'italiano) nella Regione Autonoma della [[Sardegna]] ed è ufficialmente riconosciuta dalla Repubblica come una delle dodici minoranze linguistiche storicamente parlate nel suo territorio. Nel periodo corrente, il sardo è una [[lingua in pericolo|lingua in pericolo di estinzione]], minacciata dal processo di [[deriva linguistica]] verso l'italiano ufficialmente avviato nel VIII secolo e ora in stadio piuttosto avanzato.
 
Si caratterizza in quanto estremamente conservativa, tanto da essere considerata la lingua che nei secoli si sia meno discostata dal latino. Si ritiene che il gruppo sardo sia da considerarsi autonomo nell'ambito delle [[lingue romanze]]<ref name="ref_A" />, come evidenziato già da De Mauro e Salvi<ref name=DeMau /><ref name=Sal />, e si ipotizza che costituisca l'unico esponente ancora in vita di in un [[Lingue romanze meridionali|sistema linguistico romanzo "meridionale"]]<ref>«Sardinian is the only surviving Southern Romance language which was also spoken in former times on the island of Corsica and the Roman province of North Africa.» {{Cita libro|autore=Georgina Ashworth|titolo=World Minorities|url=https://archive.org/details/worldminorities0000unse|volume=2|p={{cita testo|url=https://archive.org/details/worldminorities0000unse/page/109|titolo=109}}|anno=1977|editore=Quartermaine House}}</ref>, insieme agli ormai estinti dialetti [[Corsica|corsi]] cronologicamente precedenti alla toscanizzazione dell'isola e all'altrettanto estinta [[Lingua romanza d'Africa|parlata latina dell'Africa settentrionale]] che, fino all'[[Conquista omayyade del Nordafrica|invasione araba]], coesistette col [[lingua berbera|berbero]] e il [[lingua punica|punico]].
 
=== Lingua catalana ===
{{Vedi anche|Lingua catalana|Dialetto algherese}}
Il [[Lingua catalana|catalano]] è parlato, in una [[Dialetto algherese|varietà locale]], ad [[Alghero]], limitatamente al centro storico. La città, di fondazione [[Repubblica di Genova|genovese]], è diventata catalanofona nel 1350, dopo la conquista [[Corona d'Aragona|aragonese]]. Nonostante l'influenza del sardo, dello spagnolo e dell'italiano e la presenza di tratti arcaizzanti, l'algherese è ascritto al gruppo dialettale orientale del catalano (in virtù di certe peculiarità, è discussa anche l'ipotesi di una lingua autonoma di matrice catalana).<ref>{{Cita web|url=https://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/articoli/scritto_e_parlato/Toso9.html|titolo=Lingue sotto il tetto d’Italia. Le minoranze alloglotte da Bolzano a Carloforte – 9. Il catalano di Alghero|autore=Marco Caria|sito=Treccani.it|editore=Istituto della Enciclopedia Italiana|accesso=10 ottobre 2024}}</ref><ref>{{Cita libro|titolo=Le minoranze linguistiche in Italia|autore=Fiorenzo Toso|editore=Il Mulino|città=Bologna|anno=2008|capitolo=Colonie linguistiche|pp=147-149}}</ref>
 
=== Lingua francese ===
In [[Valle d'Aosta]] e in alcune valli [[piemonte]]si il francese è lingua di cultura accanto all’italiano. In Valle d’Aosta esso soppiantò il latino negli usi scritti ecclesiastici e amministrativi dal XV secolo e il suo impiego nei documenti ufficiali fu decretato intorno al 1561; nelle [[valli valdesi]] fu scelto per i testi religiosi dopo la [[Riforma protestante]] al posto dell’occitano e la stessa sostituzione avvenne anche nelle valli [[Val di Susa|Susa]], [[Val Chisone|Chisone]] e [[Val Varaita|Varaita]] a causa dell’aggregazione al [[Delfinato]] (1343-1713)<ref name=magtrec>{{Cita web|url=https://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/articoli/scritto_e_parlato/Toso2.html|titolo=Lingue sotto il tetto d’Italia. Le minoranze alloglotte da Bolzano a Carloforte – 9. Il francese e il francoprovenzale|autore=Matteo Rivoira|sito=Treccani.it|editore=Istituto della Enciclopedia Italiana|accesso=19 febbraio 2025}}</ref><ref name=Toso>{{Cita libro|titolo=Le minoranze linguistiche in Italia|autore=Fiorenzo Toso|editore=Il Mulino|città=Bologna|anno=2008|capitolo=Lingue delle minoranze nazionali|pp=72-77}}</ref>. Pur non essendo mai stato la prima lingua di socializzazione ed entrato in crisi nel XX secolo, il francese è generalmente appreso a scuola o in contesti esterni all’ambiente domestisco, tranne per un certo numero di famiglie nell’alta [[Val Pellice]] per le quali è lingua materna<ref name=magtrec /><ref name=Toso />.
 
== Lingue non romanze ==
=== Idiomi albanesi ===
{{Vedi anche|Arbëreshë|Arberia|Lingua arbëreshe}}
[[File:Albanian dialects.svg|miniatura|Diffusione della lingua albanese.]]
 
 
Varietà della [[lingua albanese]] (''arbërishtja'') sono parlate storicamente da meno di cinquanta comunità distribuite in [[Campania]], [[Puglia]], [[Basilicata]], [[Molise]], [[Calabria]] e [[Sicilia]]; non è più albanofona invece la comunità albanese di [[Villa Badessa]] (comune di [[Rosciano]], [[provincia di Pescara]]), analogamente a diverse altre del Mezzogiorno. Dette varietà, che tra di esse presentano un grado variabile di [[mutua intelligibilità]], sono riconducibili al [[Lingua albanese tosca|tosco]], il quale è simile alla koinè letteraria d’[[Albania]]. Pertanto, non esistono grandi difficoltà di reciproca comprensione tra i parlanti dell’[[Arberia]] e quelli dell’altra sponda [[Mare Adriatico|adriatica]]. Gli albanofoni discendono dai militari chiamati da [[Alfonso V d’Aragona]] nel Regno di Napoli nel XV secolo, dagli esuli in fuga dalla dominazione [[Impero ottomano|ottomana]] in patria e da quelli giunti con le ondate migratorie proseguite fino al XVIII secolo. Si stima che i parlanti siano 100.000 circa.<ref>{{Cita libro|titolo=Le minoranze linguistiche in Italia|autore=Fiorenzo Toso|editore=Il Mulino|città=Bologna|anno=2008|capitolo=Colonie linguistiche|pp=149-153}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/articoli/scritto_e_parlato/Toso11.html|titolo=Lingue sotto il tetto d’Italia. Le minoranze alloglotte da Bolzano a Carloforte – 11. La minoranza linguistica italo-albanese (arbëreshe)|autore=Monica Genesin, Joachim Matzinger|sito=Treccani.it|editore=Istituto della Enciclopedia Italiana|accesso=10 ottobre 2024}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/albanesi-d-italia_(Enciclopedia-Italiana)/|titolo=Albanesi d’Italia|autore=Nino Cortese|sito=Treccani.it|editore=Istituto della Enciclopedia Italiana|accesso=10 ottobre 2024}}</ref><ref>{{cita web|url=https://www.ethnologue.com/language/aae/***EDITION***|autore=Ethnologue|titolo=Albanian, Arbëreshë|accesso=29 luglio 2013}}</ref>
 
=== Idiomi germanici ===
[[File:Zimbern.png|miniatura|Distribuzione delle [[Cimbri (minoranza linguistica)|comunità cimbre]]; quelle con il puntino arancione sono tuttora esistenti.]]
 
Oltre alla [[provincia autonoma di Bolzano]], nei cui comuni vige il [[bilinguismo]] italiano-tedesco, in tutto il [[Triveneto]] sussistono alcune isole linguistiche germanofone, sparse nelle regioni prealpine e alpine.
 
La [[lingua cimbra]] è un idioma di tipo [[lingua bavarese|bavarese]], portato da un gruppo di migranti tedeschi che nel medioevo colonizzarono le zone al confine tra le provincie di [[provincia autonoma di Trento|Trento]], [[provincia di Verona|Verona]] ([[Tredici Comuni]]) e [[provincia di Vicenza|Vicenza]] ([[Altopiano dei Sette Comuni|Sette Comuni]]). Incalzato dai dialetti della [[lingua veneta]], il cimbro è entrato in crisi già secoli fa e attualmente è parlato soltanto da poche centinaia di persone. La comunità più vivace è quella di [[Luserna]] (''Lusern'', TN), mentre sono ridotti a poche decine i parlanti di [[Giazza]] (''Ljetzan'', VR) e [[Roana]] (''Robaan'', VI). Praticamente scomparsa l'isola cimbra del [[Cansiglio]] (provincie di [[provincia di Belluno|Belluno]] e [[provincia di Treviso|Treviso]]), fondata all'inizio dell'Ottocento da un gruppo di roanesi.
 
La [[lingua mochena]] è ancora parlata nei villaggi della [[Valle dei Mocheni|Val Fersina]] (collaterale alla [[Valsugana]]) e ha origini affini al cimbro, ovvero deriva da uno stanziamento di coloni tedeschi in epoca antica.
 
Isole germanofone si trovano anche in [[Carnia]] ([[Sauris]], ''Zahre'', [[Timau]], ''Tischlbong'' e [[Sappada]], ''Plodn'') e hanno un'origine simile alle precedenti. Infine, il tedesco è diffuso su buona parte della [[Val Canale]] (''Kanaltal''), al confine con l'[[Austria]].
 
In [[Piemonte]] e [[Valle d'Aosta]], al gruppo tedesco (precisamente [[Tedesco alemanno|alemanno]]) appartengono le parlate [[walser]] presenti in alcuni comuni e imparentate con quelle del vicino cantone svizzero del [[Canton Vallese|Vallese]].
 
=== Idiomi greci ===
{{Vedi anche|Grecia salentina|Dialetto greco-calabro|Dialetto grico|Greci di Messina}}
 
In alcuni centri dell'Italia meridionale esistono isole linguistiche dove si parla [[lingua greca|greco]]. In particolare le comunità grecofone o grecaniche sono presenti in [[Salento]] ed in [[Calabria]].
 
Nel gennaio [[2012]] il Comune e la [[Provincia di Messina]] riconoscono ufficialmente la lingua greca moderna e grecanica di Calabria<ref>{{Cita web |url=http://www.provincia.messina.it/repository/albo-pretorio/allegati/2012/Docs3047/44-C-2012.pdf |titolo=Delimitazione ambito territoriale tutela delle minoranze linguistiche ai sensi della L. 482 del 15/12/1999 |accesso=1º novembre 2012 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130903123845/http://www.provincia.messina.it/repository/albo-pretorio/allegati/2012/Docs3047/44-C-2012.pdf |urlmorto=sì }}</ref>.
 
=== Idiomi indo-arii ===
{{Vedi anche|Rom (popolo)|Sinti|Lingua romaní}}
 
Il [[lingua romaní|romaní]] è parlato dai [[sinti]] e dai [[rom (popolo)|rom]] d'Italia in diverse forme dialettali influenzate dalle lingue dei paesi attraversati in passato, nonché dalle parlate regionali italiane con cui esse sono in contatto. Nell'[[Italia insulare]] il romaní è riscontrabile residualmente nei [[gergo|gerghi]] dei [[camminanti]] siciliani e dei calderari ambulanti sardi<ref>{{Cita web|url=https://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/articoli/scritto_e_parlato/Toso15.html|titolo=Lingue sotto il tetto d'Italia. Le minoranze alloglotte da Bolzano a Carloforte - 15. Il romanès, la lingua dei sinti e dei rom|autore=Massimo Aresu|sito=Treccani.it|editore=Istituto della Enciclopedia Italiana|data=11 luglio 2019|accesso=18 novembre 2021}}</ref>.
 
=== Idiomi slavi ===
{{Vedi anche|Lingua slovena in Italia|Dialetto resiano|Lingua croata molisana}}
 
In [[Friuli-Venezia Giulia]] esiste una comunità che parla lo [[Lingua slovena|sloveno]] in tutta la fascia confinaria delle province di [[Provincia di Trieste|Trieste]], [[Provincia di Gorizia|Gorizia]] e [[Provincia di Udine|Udine]]. In provincia di Udine esiste inoltre la comunità slovena nella Val di [[Resia]], parlante, secondo alcuni studiosi, una variante dialettale distinta dello sloveno: il [[Dialetto resiano|resiano]]. Il dialetto resiano, molto simile ai dialetti sloveni della vicina [[Carinzia]] (Austria), è ritenuto a livello internazionale {{Senza fonte|}}<ref>Le minoranze slovene del Friuli – Enciclopedia Treccani http://www.treccani.it/enciclopedia/comunita-slovena_(Enciclopedia-dell'Italiano)/ 2 Le minoranze slovene del Friuli - ''2.1 Generalità - Appartengono alla provincia di Udine le comunità della Val Resia, delle Valli del Torre e del Natisone (che costituiscono il territorio della cosiddetta Benecia), nonché, separate da queste, più ad ovest, le comunità della Val Canale. Fatta eccezione per quelli della Val Canale (§ 2.5), si tratta di dialetti parlati sul versante occidentale delle Alpi Giulie, per la maggior parte circondati dall’area linguistica romanza, a contatto con la quale hanno vissuto per secoli.''</ref><ref>Per la scienza internazionale il resiano è sloveno - https://bardo-lusevera-news.blogspot.com/2017/06/per-la-scienza-internazionale-il.html</ref><ref>''(…) Un linguista colla parola sloveno vuole soltanto indicare quali siano le relazioni di consanguineità tra i vari dialetti parlati nella zona delle Alpi orientali. È ovvio che il resiano non è un dialetto romanzo o tedesco, nonostante i numerosi prestiti lessicali, ma un dialetto appartenente al gruppo di lingue slave. Tra quelle slave il più grande numero di concordanze di fenomeni linguistici lo troviamo con lo sloveno (….) Se di questo fatto linguistico, accettato {{sic|unanimamente}} (…) Per trovare dialetti sloveni con legami più stretti col resiano, bisogna cercare verso nord (...) '' - '''Sangiorgini, Resiani e Sloveni di HAN STEENWIJK''' http://147.162.119.1:8081/resianica/ita/resslov.do.'''Johannes Jacobus (Han) Steenwijk'''
''dal 2001 a oggi, 2019, è responsabile della Cattedra di Lingua e letteratura slovena dell'Università di Padova, come professore associato. Dal 2013 a oggi insegna anche Lingua serba e croata come supplente'' https://didattica.unipd.it/off/docente/5B018C4704458BAA2A577A15558200A6</ref>, un dialetto della lingua slovena e il comune di Resia si è dichiarato, ai sensi della L. 482/99, di lingua slovena, ottenendo annualmente i fondi per la tutela come "minoranza linguistica slovena".
 
In [[Molise]] in alcuni centri esistono ancora comunità parlanti il ([[Lingua croata molisana|"na-našu"]]), antico dialetto slavo originario dell'entroterra dalmata, che discendono dagli slavi che arrivarono in Italia tra il XV-XVI secolo per sfuggire all'avanzata [[Impero ottomano|ottomana]] nei Balcani e si stanziarono nei paesi di [[Acquaviva Collecroce]] (''Kruč''), [[San Felice del Molise]] (''Sti Filić'') e [[Montemitro]] (''Mundimitar'') nell'attuale [[provincia di Campobasso]]; {{Senza fonte|la lingua viene parlata da poco più di duemila persone}}. Questi profughi e i loro discendenti venivano e vengono chiamati con la denominazione antica di [[Schiavoni]] (dal latino ''Sclaveni'' ovvero Slavi, da cui deriva anche ''sclavus'' ovvero schiavo), nome che è rimasto anche nella toponomastica del territorio.
 
== Pregiudizi linguistici ==
{{P|Capitolo affetto da ripetizioni ridondanti sia del concetto sulla stigmatizzazione delle lingue locali e sia della loro rivalutazione, con generalizzazioni non contestualizzate nelle aree e nel tempo storico. Neppure è chiara l'autorevolezza come fonte a cui riferirsi di un intervento a favore di una proposta politica ad un convegno ad hoc organizzato da una forza politica chiaramente senza revisione peer to peer del testo presentato |linguistica|marzo 2024}}
{{Vedi anche|Dialetto}}
Dopo l’unificazione nazionale è emerso in Italia un fenomeno di contrasto e stigmatizzazione delle lingue locali, giudicate come destabilizzanti e dannose; il prestigio dell’italiano scritto, e da allora anche parlato, dalle élite culturali e politiche ha così fatto cambiare le abitudini linguistiche della popolazione, sebbene le lingue locali non siano state vietate<ref>{{Cita web|autore=Gianna Marcato|url= https://www.treccani.it/enciclopedia/vitalita-e-varieta-dei-dialetti_%28L%27Italia-e-le-sue-Regioni%29/ |titolo=Vitalità e varietà dei dialetti|sito=Treccani.it|editore=Istituto della Enciclopedia Italiana|data=2015|accesso=}}</ref><ref name="Colu"/>. Tuttavia, nelle scuole esse sono sempre state schernite e disapprovate a favore dell'italiano che in passato[quando] era per molti bambini una lingua del tutto straniera e difficilmente comprensibile (nella scuola elementare di inizio Novecento l’italiano era insegnato ma non ancora praticato, dato che nella vita quotidiana la comunicazione si svolgeva attraverso gli idiomi locali); da qui l'erronea convinzione che i "dialetti" fossero una corruzione della lingua nazionale, peraltro insegnata malamente da maestri che ne avevano una scarsa conoscenza e che così tolleravano, magari inavvertitamente, deviazioni dalla norma teorica<ref name="trecc-marcato">{{Cita web
|url =https://www.treccani.it/enciclopedia/vitalita-e-varieta-dei-dialetti_(L%27Italia-e-le-sue-Regioni)|titolo=Vitalità e varietà dei dialetti|autore=Gianna Marcato|sito=Treccani.it|editore=Istituto dell’Enciclopedia Italiana|accesso=24 febbraio 2025}}</ref><ref>{{Cita libro|titolo=Storia linguistica dell’Italia unita|autore=Tullio De Mauro|editore=Editori Laterza|città=Bari|anno=1976|annooriginale=1960|volume=I|edizione=4|capitolo=Nuove condizioni linguistiche|p=93|citazione=Nella scuola elementare, insomma, la lingua comune ancora all’inizio del secolo continuava a essere in genere una realtà lontana, staccata dalla vita quotidiana che trovava espressione nel dialetto, una lingua che si insegnava ma non si praticava}}</ref><ref name="avolio" /> (ispezioni ministeriali effettuate negli anni postunitari evidenziarono casi di grave inadeguatezza da parte di insegnanti che sfioravano l’analfabetismo e che in classe si esprimevano nel proprio idioma locale)<ref>{{Cita libro|titolo=Introduzione alla dialettologia italiana|autore=Corrado Grassi, Alberto A. Sobrero, Tullio Telmon|editore=Editori Laterza|città=Bari|anno=2003|edizione=5|capitolo=Latino, italiano, dialetti|p=26|citazione=A partire dall’Unità d’Italia la scuola avrebbe dovuto svolgere una funzione fondamentale nel dare una lingua comune agli italiani. In realtà essa non fu assolutamente in grado di assolvere tale compito: era poco frequentata (la legge Casati del 1859 prevedeva l’obbligatorietà delle scuole elementari, ma le cifre dell’evasione scolastica furono subito imponenti, rasentando in alcune province meridionali il 100%) e versava in condizioni disastrose; per restare ai problemi della lingua, le ispezioni ministeriali rilevarono la grave impreparazione degli insegnanti, spesso ai limiti dell’analfabetismo, al punto che la maggior parte di loro parlava in dialetto a scuola e incontrava difficoltà nella scrittura }}</ref>. Così si fece strada anche l’accostamento di essi alla mancanza di istruzione, alla povertà linguistica e ad una bassa condizione socio-economica<ref>{{Cita testo|lingua=en|autore=Federica Guerini|titolo=Language policy and ideology in Italy|data=25 giugno 2011|url=https://www.academia.edu/16864106/Language_policy_and_ideology_in_Italy|p=119|citazione= Italo-Romance dialects came to be associated with lack of education, linguistic deprivation and low socio-economic status, thereby instilling feelings of linguistic insecurity (Labov 1966) and inferiority in those who could not master a spoken variety of Italian.|accesso=24 febbraio 2025}}</ref> e in quanto reputati codici devianti e inferiori, anche i loro parlanti furono giudicati nello stesso modo<ref name="mari" />.
 
Pregiudizi e opinioni denigratorie sul valore delle varietà locali, levatesi dal mondo della cultura, sono stati assecondati da politiche che svalutavano e non rispettavano i patrimoni linguistici italiani, in particolare durante il [[fascismo]]<ref>{{Cita testo|autore=Nicola Cardia|titolo=Il neopurismo e la politica linguistica del fascismo|pubblicazione=Écho des Études Romanes|editore=Jihočeská Univerzita v Českých Budějovicích|città=České Budějovice|data=giugno 2008|url=https://www.eer.cz/pdfs/eer/2008/01/04.pdf|accesso=1 settembre 2025}}</ref>, che addirittura attuò una persecuzione delle minoranze alloglotte<ref>{{Cita libro|titolo=Lingue d'Europa|autore=Fiorenzo Toso|editore=Baldini Castoldi Dalai Editore|città=Milano|anno=2006|capitolo=L'Italia|p=64|citazione=La politica nei confronti dei patrimoni linguistici e delle culture minoritarie fu improntata, in generale, ad un atteggiamento di sottostima e di non rispetto, che, se nei confronti dei dialetti italiani e collegati assecondava pregiudizi eruditi e concezioni comunque detrattive del loro significato culturale, per quello che riguarda le minoranze alloglotte divenne col tempo una vera e propria repressione culturale, soprattutto negli anni del fascismo.}}</ref><ref>{{Cita web|autore=Alberto Raffaelli|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/lingua-del-fascismo_(Enciclopedia-dell%27Italiano)|titolo=Lingua del fascismo|sito=Treccani.it|editore=Istituto della Enciclopedia Italiana|data=2010|accesso=1 settembre 2025}}</ref>, in quanto, soprattutto a partire dagli anni trenta, il regime iniziò a vedere nelle varietà locali una minaccia all’unità culturale e linguistica del paese
<ref name="avolio">{{Cita libro|titolo=Lingue e dialetti d’Italia|autore=Francesco Avolio|editore=Carocci|città=Roma|anno=2009|capitolo=Tra lingua e dialetto|pp=86-87|citazione=Il rapporto tra dialetti e scuola, o se si preferisce, fra culture regionali e didattica è sempre stato molto difficile e controverso. Fin dagli anni successivi all’Unità, infatti, malgrado gli interventi di personalità come Manzoni e Ascoli, tendenze efficacemente definite “dialettofobe” sono riuscite ad avere la meglio nell’elaborazione e nella stesura i linee programmatiche e disposizioni ministeriali. Così è stato, per esempio con i programmi scolastici per le elementari del 1905, del 1934 e del 1955 e con quelli della nuova scuola media unica del 1963, che hanno infatti ignorato pressoché del tutto il patrimonio linguistico e culturale dell’alunno, vedendo nei dialetti quasi solo un’inevitabile fonte di errori di pronuncia, quando non oggetto di scherno e derisione. Poche, anche se meritorie, le eccezioni, fra cui l’iniziativa del ministro Paolo Boselli […] nel 1890 […] e, soprattutto i nuovi programmi della scuola elementare del 1923 inclusi nella riforma di Giovanni Gentile, che si debbono all’illustre pedagogo Giuseppe Lombardo Radice. […] Dopo il drastico giro di vite imposto negli anni trenta dal secondo fascismo, per il quale il folklore […] e i dialetti erano ormai divenuti una minaccia per quel valore assoluto rappresentato dall’unità culturale e linguistica della nazione, un vero e decisivo cambiamento si sarebbe potuto registrare soltanto nel 1979, con i nuovi programmi della scuola media, anche grazie all’influsso delle Dieci tesi per l’educazione linguistica democratica, formulate nel 1975 da un gruppo di linguisti e pedagogisti riuniti nel GISCEL […]. In questi programmi i dialetti sono ormai divenuti una «varietà idiomatica da accettare a pieno titolo tra le altre varietà che compongono il quadro multiforme della realtà sociolinguistica italiana d’oggi». Ma le difficoltà, dopo oltre un secolo d’inerzia, non potevano certo finire di colpo, come testimoniano i vivaci dibattiti e gli ottimi contributi di insegnanti e linguisti pubblicati fino ad oggi in varie sedi, fra cui, in primo luogo, la Rivista Italiana di Dialettologia e gli atti di alcuni convegni organizzati annualmente dal GISCEL}}</ref> e un possibile incoraggiamento di istanze [[Autonomismo|autonomiste]]<ref name="d'agostino">{{Cita libro|titolo=Sociolinguistica dell’Italia contemporanea|autore=Mari D’Agostino|editore=Il Mulino|città=Bologna|anno=2007| capitolo=Immagini di un recente passato. Dinamiche linguistiche e dinamiche sociali|p=37}}</ref>. Eppure, inizialmente, la riforma fascista dell’istruzione varata nel 1923 dal ministro [[Giovanni Gentile]], i cui programmi didattici furono redatti da [[Giuseppe Lombardo Radice]], mise da parte l’atteggiamento antidialettale predominante nella scuola, ponendosi l’obiettivo di sconfiggere l’analfabetismo partendo dal retroterra linguistico dell’alunno prima di approdare alla lingua nazionale (secondo il metodo «dal dialetto alla lingua»)<ref name="d'agostino"/><ref name="avolio" />. Fu invece dai programmi scolastici del 1934 («programmi Ercole») che i “dialetti” tornarono ad essere considerati solo fonte di errori, da sanzionare, come era stato in quelli del 1905 e come sarà in quelli del 1955<ref name="avolio" /><ref name="d'agostino" />.
 
Dunque la scuola, anche dopo il regime, fu teatro di un’aspra battaglia contro tali idiomi, giudicati come il principale ostacolo nell'apprendimento di un italiano corretto e basato su modelli letterari, che fu usato come strumento di selezione sociale per un secolo dopo l’unificazione del paese: questa generale “dialettofobia” istituzionale perdurò fin oltre la metà del XX secolo (simbolicamente viene da alcuni indicata la data del 1962/1963, anno dell’istituzione della scuola media unica, seppure in essa si siano verificati anche successivamente atteggiamenti “antidialettali”)<ref>{{Cita testo|lingua=en|autore=Arturo Tosi|titolo=The Language Situation in Italy|pubblicazione=Current Issues in Language Planning|data=22 dicembre 2008|url=https://www.tandfonline.com/doi/abs/10.1080/14664200408668259|pp=277-290|citazione=The commitment shown by the school authorities to impose the ‘good’ models of the literary language led to such radical stigmatisation of the local dialects (called malerba dialettale or ‘dialectal weeds’), that for the first 100 years the mastery of the national language in schools was used as an instrument of social selection. […] The situation changed in the 1960s when attendance of the lower secondary school (three years in addition to primary level) became compulsory, and when this middle school became comprehensive with the reform scuola media unica in 1963.|accesso=24 febbraio 2025}}</ref><ref name="trecc-marcato" /><ref name="mari" />. Un ulteriore cambiamento di prospettiva, in positivo, si ebbe con i nuovi programmi della scuola media del 1979<ref name="avolio" />.
I pregiudizi linguistici risultano però ancora radicati in zone in cui le varietà locali sono maggiormente vitali, inoltre, un’inchiesta condotta nelle scuole da [[Giovanni Ruffino]] tra Secondo e Terzo millennio, tra alunni di 8-11 anni di tutta Italia, ha rilevato la sopravvivenza di forti preconcetti che associano i dialetti a rozzezza, volgarità e delinquenza<ref name="mari">{{Cita libro|titolo=Sociolinguistica dell’Italia contemporanea|autore=Mari D’Agostino|editore=Il Mulino|città=Bologna|anno=2007| capitolo=I problemi linguistici come problemi sociali|pp=209-212|citazione=Su un piano apparentemente opposto, ma che a ben vedere rivela la stessa incapacità di guardare a lingua e dialetto come idiomi di pari dignità, ma con funzioni comunicative differenti, è il pregiudizio antidialettale che persiste in alcune realtà scolastiche della penisola. Si veda, ad esempio, questa notizia battuta dalle agenzie di stampa il 6 gennaio del 2005: “Chi non parla in lingua italiana viene multato. Dieci centesimi di ammenda possono servire ad abituarsi a fare a meno del dialetto anche durante le conversazioni tra amici. L’esperimento viene fatto nella prima B della scuola media statale «Settembrini» di Pontelatone, nel Casertano. Finora, come riferisce il quotidiano «Il Mattino», in cassa è finito poco più di un euro. La cifra, appena diventerà un po’ più consistente, sarà investita nell’acquisto di bibite e dolciumi che verranno distribuiti tra tutti i ragazzi. Tesoriera è un’alunna della stessa scuola che diligentemente registra tutte le entrate. Ad accertare le infrazioni sono gli stessi compagni che si controllano a vicenda”. Nella stessa direzione vanno alcune delle testimonianze raccolte da Giovanni Ruffino [2006]. Lo studioso ha chiesto ad un ampio numero di bambini e bambine di scuole italiane sparsi un po’ ovunque nella penisola di indicare la differenza fra lingua e dialetto. In alcuni dei testi prodotti continuano ad emergere prepotentemente i pregiudizi e gli stereotipi antidialettali: […]. Già da questi pochi esempi si possono individuare alcune delle immagini negative del dialetto più ricorrenti: il dialetto è rozzo e volgare, mentre l’italiano è un linguaggio «da signore»; il dialetto è parlato dai «vandali» e dai «delinquenti»; con il dialetto si dicono le cose «scurrili», ecc. Vediamo riflesso nelle parole dei bambini il pregiudizio che ha caratterizzato la scuola italiana. Il dialetto è stato infatti visto frequentemente come l’ostacolo principale all’apprendimento dell’italiano, come una deviazione dalla norma corretta, come una lingua inferiore, e di conseguenza deviante e inferiore è stato considerato chi lo parla}}</ref><ref name="trecc-marcato" />.
La politica "antidialettale" della scuola italiana, l'influenza dei mezzi di comunicazione e il parere - talvolta apertamente ostile - di {{chiarire|alcuni autorevoli intellettuali}} sono all'origine di una connotazione negativa degli idiomi locali, frequentemente derisi anche in televisione, dei quali l'opinione pubblica ha un'immagine sfavorevole, burlesca e distorta, vedendo in essi "dialetti" culturalmente inferiori e idonei solo a dare un senso di spontaneità al parlato o a suscitare ilarità<ref>{{Cita libro|titolo=Profilo linguistico dell'Emilia-Romagna|autore=Fabio Foresti|editore=Editori Laterza|città=Bari|anno=2010|p=68|citazione=Di certo la connotazione sociale del dialetto, l'idea che ne possiede la pubblica opinione, appare negativa, si tende a considerarlo una sottolingua, valida al più per fare battute e come veicolo di naturalezza. Pesano - come sappiamo - la costante politica antidialettale della scuola, il ruolo dei mezzi di comunicazione, che ne restituiscono in prevalenza un'immagine deformata e buffonesca, ma sono altrettanto influenti i giudizi che di volta in volta ne hanno dato veri e propri numi tutelari nella nostra intellettualità}}</ref>, se non addirittura un insieme di parole prevalentemente scurrili e inadeguate<ref>{{Cita web|url=https://www.treccani.it/magazine/chiasmo/lettere_e_arti/Parole/1_sns_parole.html|titolo=«Lasciateci parlare!» Il dialetto tra caos, tabù, pregiudizi e parole proibite|autore=Rebecca Bardi|sito=Treccani.it|editore=[[Istituto dell'Enciclopedia Italiana]]|data=3 gennaio 2020|citazione=Tuttavia, è storicamente veritiero affermare che proprio questo «caos» e questa mobilità del lessico − soprattutto dialettale, occorre precisare, che possiede come si sa di notevoli specializzazioni tematiche − hanno causato non pochi scompensi a livello sociale: una conseguenza, ben tangibile ancora oggi, è il pregiudizio per cui al dialetto appartengono per la maggior parte parole sconce e inappropriate, giudicate troppo “sanguigne” e che come tali devono essere soppresse. Parole proibite, insomma.|accesso=7 marzo 2023}}</ref><ref>{{Cita testo|lingua=en|autore=Arturo Tosi|titolo=The Language Situation in Italy|pubblicazione=Current Issues in Language Planning|data=22 dicembre 2008 |url =https://www.tandfonline.com/doi/abs/10.1080/14664200408668259|p=279|citazione=Everywhere the dialects lost ground, not only because they were perceived as outdated in a modern industrial society (significantly they were frequently ridiculed on TV) but also because parents tried to provide children with a strong basis in the national language, before they would be required to use it at school.|accesso=24 febbraio 2025}}</ref>.
 
Invece, dal punto di vista della [[linguistica]], la discriminazione dei cosiddetti "dialetti" è ingiustificata, così come la presunzione di superiorità di alcune [[Varietà (linguistica)|varietà]] rispetto ad altre.<ref name="Guida">{{Cita libro|titolo=Guida allo studio dei dialetti|autore=Gianna Marcato|editore=Clep|città=Padova|anno=20211|pp-11-12 }}</ref> Poiché per la [[linguistica]] tutti i "dialetti" e le "[[Lingua (linguistica)|lingue]]" sono insiemi sistematici di segni e regole ordinati e funzionanti analogamente, secondo alcuni studiosi la distinzione avviene esclusivamente a livello politico: ricorrendo al termine "lingua", molte culture fanno riferimento all'esistenza di un sistema riconosciuto dalle istituzioni, codificato e con a disposizione testi letterari e/o ufficiali scritti in quella lingua: è questo il caso del [[Lingua sarda|sardo]] e del [[Lingua friulana|friulano]], che hanno anche ottenuto il riconoscimento statale di [[Minoranze linguistiche d'Italia|minoranze linguistiche]] per i propri parlanti<ref name="Guida" />.
È infatti la politica ad attribuire lo status di "lingua" agli idiomi di chi dispone di mezzi di pressione per farsi riconoscere come comunità etnico-linguistica. Una volta ottenuta tale condizione, e relativi finanziamenti, anche gli idiomi minoritari possono venire dotati di quegli strumenti caratterizzanti le lingue statali (standardizzazione, grammatiche, dizionari, insegnamento scolastico, editoria, uso amministrativo ecc.). Sono appunto questi strumenti la conseguenza, e non la causa, dell’ufficialità di una "lingua".<ref>{{Cita testo|autore=Roberto Bolognesi, Matteo Incerti|titolo=Le lingue parlate nel territorio dello Stato italiano|pubblicazione=Eleaml.org|data=1999|url=https://www.eleaml.org/sud/stampa/lingue_ue.html|accesso=22 febbraio 2022}}</ref>. La mancata assegnazione politica dello statuto di ''lingue'' e la scarsa importanza attribuita al patrimonio linguistico italo-romanzo possono essere in parte spiegate come una difesa dell’unità nazionale in un paese di relativamente recente istituzione<ref name>{{Cita libro|titolo=Policy and Planning for Endangered Languages|autore=VVAA|autore-capitolo=Claudia Soria|editore=Cambridge University Press|città=Cambridge|anno=2015|lingua=en|capitolo=Assessing the effect of official recognition on the vitality of endangered languages: a case study from Italy|pp=127-128}}</ref>; l’[[Accademia della Crusca]], che considera i ''dialetti'' quali ''lingue'' sul piano strutturale, teme invece che la loro possibile espansione in contesti ufficiali possa mettere in crisi l’italiano, il quale già soffre la concorrenza dell’[[Lingua inglese|inglese]]<ref>{{Cita web|autore=Paolo D’Achille|url=https://accademiadellacrusca.it/it/contenuti/la-xxi-giornata-europea-delle-lingue-26-settembre-2022-unoccasione-per-riflettere-sullinvadenza-dell/26976|titolo=La XXI Giornata uropea delle lingue (26 settembre 2022). Un’occasione per riflettere sull’invadenza dell’inglese|sito=Accademiadellacrusca.it|editore=Accademia della Crusca|data=27 settembre 2022|accesso=22 febbraio 2022}}</ref>.
 
A prescindere dal loro riconoscimento politico, la maggioranza dei dialetti italo-romanzi non è comunque costituita da corruzioni, deviazioni o alterazioni della lingua nazionale di base toscana<ref>''Manuale di linguistica e filologia romanza'', Lorenzo Renzi e Alvise Andreose, Il Mulino, Bologna, 2003, pag. 50</ref>, inoltre essi hanno [[grammatica]], [[lessico]] e spesso [[letteratura]]. La stessa [[lingua italiana]] è la forma standardizzata di uno di essi<ref name="endangered" />, derivando dal [[dialetto toscano]] letterario di base fiorentina del [[XIV secolo]], che dal [[XVI secolo]] venne progressivamente impiegato come modello linguistico esemplare<ref name="marc">Carla Marcato, ''Dialetto, dialetti e italiano'', Il Mulino, Bologna, 2002, pag. 20</ref>.
 
Per quanto l’uso del termine ''dialetto'', seppur deliberatamente ambiguo, tra i linguisti accademici sia appropriato e giustificato, è la complessità dei suoi vari significati a renderlo oscuro ai non specialisti, cosicché esso si è caricato di pregiudizi e di una connotazione negativa nel linguaggio comune, sui media e nella società in generale.<ref name="Soria" /><ref>{{Cita pubblicazione|titolo=Language Varieties of Italy: Technology Challenges and Opportunities|autore=Alan Ramponi|rivista =Transactions of the Association for Computational Linguistics|volume=12|data=9 gennaio 2024|lingua=en|url=https://direct.mit.edu/tacl/article/doi/10.1162/tacl_a_00631/119058/Language-Varieties-of-Italy-Technology-Challenges|accesso=22 febbraio 2022}}</ref><ref name="EU" /><ref name="Guida" />
 
=== Valore culturale dei dialetti in Italia ===
[[File:Les dialectes en Italie (Musée M9, Mestre, Vénétie).jpg|miniatura|destra|Tavolo interattivo sui dialetti in Italia ([[Museo M9]], Mestre)]]
 
Secondo Tullio De Mauro, il plurilinguismo "italiano più dialetti o una delle tredici lingue di minoranza" (egli vi includeva anche il [[Lingua romaní|romaní]], poi escluso dall'art. 2 della L. 482/1999 perché privo dell'elemento della "territorialità") gioca un ruolo positivo in quanto «i ragazzi che parlano costantemente e solo italiano hanno punteggi meno brillanti di ragazzi che hanno anche qualche rapporto con la realtà dialettale»<ref>Tullio De Mauro, ''Distanze linguistiche e svantaggio scolastico'': «L’Italia d’oggi continua a essere solcata da cospicue differenze di lingua tra coloro che praticano abitualmente il solo italiano o, accanto all’italiano, anche un dialetto (o una delle tredici lingue di minoranza) (...). L’aspetto più interessante, coincidente con risultati ottenuti in altre parti del mondo, è che la presenza del dialetto in famiglia non è di per sé correlata a bassi punteggi. Lo è se è una presenza esclusiva, ma i dati fanno vedere che una componente dialettale accanto all’italiano non disturba e addirittura sembra giocare un ruolo positivo: ragazzi che parlano costantemente e solo italiano hanno punteggi meno brillanti di ragazzi che hanno anche qualche rapporto con la realtà dialettale. Assai più che l’idioma parlato a casa, altri fattori incidono sui livelli di comprensione di testi(…)» (tratto da: Adriano Colombo, Werther Romani (a cura di), ''“È la lingua che ci fa uguali”. Lo svantaggio linguistico: problemi di definizione e di intervento'', Quaderni del Giscel, La Nuova Italia, Firenze 1996, pp. 13-24) http://giscel.it/wp-content/uploads/2018/04/Tullio-De-Mauro-Distanze-linguistiche-e-svantaggio-scolastico.pdf</ref>.
 
Forti di una radicata tradizione verbale ma anche letteraria, le varietà italo-romanze non riconosciute in [[Italia]] sono servite nel tempo da spunto per la realizzazione di molti lavori teatrali entrati poi stabilmente nel repertorio di uno specifico genere chiamato [[teatro dialettale]].
 
Negli ultimi decenni del Novecento, contemporaneamente alla scomparsa degli idiomi locali nel parlato, è stata riscontrata una loro ripresa nella poesia, che testimonia l’assenza di complessi d’inferiorità nei confronti dell’italiano letterario illustre e una crescita del loro prestigio culturale; le varietà impiegate sono anche quelle più periferiche e di piccoli centri in alternativa al monolinguismo e a una lingua nazionale ritenuta ormai logora<ref>{{Cita web|autore=Luigi M. Cesaretti Salvi|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/letteratura-dialettale_(Enciclopedia-Italiana) |titolo=Letteratura dialettale|sito=Treccani.it |editore=Istituto della Enciclopedia Italiana|data=2006|accesso=16 aprile 2025}}</ref><ref>{{Cita web|autore=Nicola De Blasi|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/usi-letterari-del-dialetto_(Enciclopedia-dell%27Italiano)/|titolo=Usi letterari del dialetto|sito=Treccani.it |editore=Istituto della Enciclopedia Italiana|data=2010|accesso=16 aprile 2025}}</ref>.
<br />Negli anni novanta del XX secolo si è delineata infatti una nuova maturità linguistica, che consentiva l’alternanza e la mescolanza di “dialetto” e italiano: ciò si è rivelato particolarmente nella musica leggera giovanile (specialmente [[Rapping|rap]] e [[reggae]]), ma anche la pubblicità ha visto un significativo incremento del ricorso alle lingue locali nei messaggi<ref>{{Cita pubblicazione|titolo=Per un'analisi della situazione sociolinguistica dell'Italia contemporanea. Italiano, dialetti e altre lingue|autore= Francesco de Renzo|rivista=Italica|volume=85|numero=1|editore=University of Illinois Press|città=Champaign|anno=2008|pp=44-62|url=https://www.jstor.org/stable/40505777|accesso=16 aprile 2025}}</ref>. Come confermato da un successivo studio di Paola Bonucci (2003), dopo questi primi tentativi la tendenza si è poi rafforzata nel decennio successivo addirittura per la promozione di prodotti non legati ad alcuna caratteristica di regionalità<ref name="sociolinguistica">{{Cita libro|titolo=Sociolinguistica dell’Italia contemporanea|autore=Mari D’Agostino|editore=Il Mulino|città=Bologna|anno=2007|capitolo =Nuovi utenti, nuovi usi e nuove forme|pp=180-185}}</ref>.
<br />Sulla base di dati Istat raccolti nel 1995, 2000 e 2006 [[Gaetano Berruto]] ha segnalato l’emergere di quelle che egli stesso ha definito «nuova dialettalità» o «risorgenze dialettali», cioè la ricorrenza di formulazioni nelle varietà locali in vari ambiti: oltre appunto alla pubblicità e alla musica giovanile, gli sms, le lingue esposte (insegne di attività, graffiti ecc.), la stampa e i media audiovisivi locali, le conversazioni confidenziali e la comunicazione mediata dal computer (siti web, forum, chat, e-mail ecc.). Il linguista, alle soglie del Terzo millennio, ravvisava un riposizionamento delle varietà locali, non più considerate come sinonimi d’ignoranza o ostacolo alla promozione sociale, una volta “italianizzato” linguisticamente il paese, ma come una possibilità in più nel repertorio comunicativo; ciò ha interessato in particolare i giovani, compresi quelli cresciuti senza “dialetto”, connotati come parlanti evanescenti o parlanti semiattivi, ovvero privi di una piena competenza della propria varietà<ref name="sociolinguistica" /><ref name="trecc-marcato" />.
<br />Tra XX e XXI secolo si sono manifestate attenzioni regionaliste, soprattutto da parte dell’allora [[Lega Nord]], per l’insegnamento delle lingue locali nelle scuole, ambigue per quanto riguarda metodi e obiettivi<ref>{{Cita web|autore=Nicola De Blasi|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/scuola-e-lingua_(Enciclopedia-dell'Italiano)/|titolo=Scuola e lingua|sito=Treccani.it |editore=Istituto della Enciclopedia Italiana|data=2011|accesso=16 aprile 2025}}</ref>.
<br />Dagli anni 2000, con l’uso dei “dialetti” accolto nella comunicazione pubblica stilisticamente vivace, come è accaduto nella strategia di marketing di aziende grandi e piccole, si è assistito al sempre più frequente ricorso di questo rinnovato strumento linguistico tra le tifoserie [[ultras]] per quanto riguarda la scrittura degli striscioni, che restano prevalentemente in italiano, per diffondere a livello nazionale la propria identità locale<ref>{{Cita web|autore=Francesco Montuori|url=https://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/speciali/Ultras/S_Montuori.html|titolo=Perché gli ultrà non scrivono (quasi mai) in dialetto|sito=Treccani.it|editore=Istituto della Enciclopedia Italiana|data=5 novembre 2024|accesso=16 aprile 2025}}</ref>.
 
== Situazione giuridica ==
=== Legislazione statale ===
==== Lingua ufficiale ====
{{Vedi anche|Lingua italiana}}
 
Nella [[Italia|Repubblica Italiana]] la [[lingua ufficiale]] è l'[[lingua italiana|italiano]]. Oltre alla [[consuetudine]], il riconoscimento si può ricavare indirettamente dal fatto che la Costituzione è redatta solo in italiano, mentre un riconoscimento espresso si trova nello statuto del [[Trentino-Alto Adige]], che è una [[legge costituzionale]] della Repubblica:
 
{{Citazione|[...] la lingua [...] italiana [...] è la lingua ufficiale dello Stato.|Statuto Speciale per il [[Trentino-Alto Adige]], Art. 99}}
 
Ulteriori riconoscimenti sono presenti nell'articolo 122 del [[codice di procedura civile]], nell'articolo 109 del [[codice di procedura penale]], e nell'articolo 1 della legge 482/1999.
 
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{{Citazione|In tutto il processo è prescritto l'uso della lingua italiana.|[[Codice di procedura civile]], Art. 122}}
{{Colonne spezza}}
{{Citazione|Gli atti del procedimento penale sono compiuti in lingua italiana.|[[Codice di procedura penale]], Art. 109 (169-3; 63, 201 att.)}}
{{Colonne spezza}}
{{Citazione|La lingua ufficiale della Repubblica è l'italiano.|Legge 482/1999, Art. 1 Comma 1}}
{{Colonne fine}}
 
==== Minoranze linguistiche ====
{{Vedi anche|Legislazione italiana a tutela delle minoranze linguistiche}}
La [[Costituzione della Repubblica Italiana|Costituzione]] prevede all'articolo 6<ref>''"La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche"''</ref> la tutela delle minoranze linguistiche, che ne riconosce i diritti linguistici. Per due minoranze in particolare delle dodici, la tutela della lingua e della cultura sono esplicitate negli statuti di autonomia del [[Trentino-Alto Adige]] e della [[Valle d'Aosta]].
 
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{{Citazione|La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche.|[[Costituzione della Repubblica Italiana]], Art. 6}}
{{Colonne spezza}}
{{Citazione|Nella regione la [[lingua tedesca]] è parificata a quella italiana [...].|Statuto di Autonomia della Regione [[Trentino-Alto Adige]], Art. 99}}
{{Colonne spezza}}
{{Citazione|Nella Valle d'Aosta la [[lingua francese]] è parificata a quella italiana.|Statuto della [[Valle d'Aosta]], Art. 38}}
{{Colonne fine}}
[[File:Minoranze linguistiche it.svg|upright=1.4|miniatura|Comunità riconosciute come minoranze linguistiche storiche dalla legislazione statale nella Repubblica Italiana<ref>{{Cita web |url=http://www.minoranze-linguistiche-scuola.it/carta-generale/ |titolo=Lingue di minoranza e scuola, Carta Generale. Ministero della Pubblica Istruzione |accesso=25 agosto 2016 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20171010152621/http://www.minoranze-linguistiche-scuola.it/carta-generale/ |urlmorto=sì }}</ref>.]]
In seguito a un assai travagliato processo normativo<ref name="Fachin">{{cita web|url=http://www.patriaindipendente.it/persone-e-luoghi/servizi/articolo-6-lingue-tutelare/|titolo=Schiavi Fachin, Silvana. ''Articolo 6, Lingue da tutelare''}}</ref>, la Legge 15 dicembre 1999, n. 482 ''(Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche)'' ha infine dato applicazione all'Art. 6 della [[Costituzione della Repubblica Italiana|Costituzione]], riconoscendo la tutela della lingua e della cultura di dodici popolazioni autoctone storicamente parlanti idiomi diversi dall'[[Lingua italiana|italiano]] (oltre ad avere altre caratteristiche che le distinguono) e elencate in due gruppi di sei: nel primo [[lingua albanese|albanesi]], [[lingua catalana|catalane]], [[lingua tedesca|germaniche]], [[lingua greca|greche]], [[lingua slovena|slovene]] e [[lingua croata|croate]], nel secondo [[lingua francese|francesi]], [[Lingua francoprovenzale|francoprovenzali]], [[Lingua friulana|friulane]], [[lingua ladina|ladine]], [[Lingua occitana|occitane]] e [[lingua sarda|sarde]]<ref>[[s:L. 15 Dicembre 1999, n. 482 - Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche|Legge 482/1999]] su Wikisource</ref><ref>{{cita web|url=http://www.camera.it/parlam/leggi/99482l.htm|titolo=Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche|citazione=In attuazione dell'articolo 6 della Costituzione e in armonia con i princípi generali stabiliti dagli organismi europei e internazionali, la Repubblica tutela la lingua e la cultura delle popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate e di quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino, l'occitano e il sardo|accesso=22 novembre 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150512051856/http://www.camera.it/parlam/leggi/99482l.htm|urlmorto=sì}}</ref>. La Repubblica ha inoltre firmato e ratificato nel [[1997]] la [[Convenzione-quadro per la protezione delle minoranze nazionali]], e ha firmato la [[Carta europea delle lingue regionali o minoritarie]] il 27 giugno del [[2000]], ma non l'ha ratificata per cui non trova applicazione nel territorio della Repubblica.
 
Nella quotidianità non tutte le dodici lingue riconosciute a livello nazionale godono della stessa considerazione<ref name="Fachin" />: ad esempio, l'[[Agenzia delle entrate|Agenzia delle Entrate]] mette a disposizione il [[modello 730]] e le relative istruzioni, oltre che in [[lingua italiana|italiano]], solo in [[lingua tedesca|tedesco]] e in [[lingua slovena|sloveno]]. I siti governativi e parlamentari non hanno una versione, nemmeno ridotta, in queste lingue, salvo rare eccezioni come la versione in [[lingua francese|francese]] del sito della [[Camera dei deputati (Italia)|Camera dei deputati]]<ref>{{cita web|url= http://fr.camera.it/|titolo= Chambre des députés}}</ref>. Pur essendo vietato discriminare tra le dodici minoranze linguistiche che hanno pari diritti linguistici e costituzionali, solo tre di queste (minoranza francese della [[Valle d'Aosta]]; minoranza germanofona della [[Provincia autonoma di Bolzano|provincia di Bolzano]]; [[sloveni in Italia|minoranza slovena]] della [[provincia di Trieste]]) godono di una maggiore tutela, grazie a trattati internazionali stipulati prima della approvazione della L. 482/1999 e ratificati dal Parlamento italiano, avendo scuole pubbliche statali in cui la lingua curriculare è quella propria della minoranza, nonché un canale televisivo nella sola lingua della minoranza.
 
=== Legislazione regionale ===
Diverse [[Regioni d'Italia|regioni italiane]] hanno prodotto nel corso degli anni ulteriori [[legge regionale|leggi regionali]] a riconoscimento e tutela di vari idiomi, fra cui in ordine cronologico:
 
* la regione [[Piemonte]] con la L.R. 26/1990<ref>{{cita testo|url=http://arianna.consiglioregionale.piemonte.it/base/leggi/l1990026.html|titolo=Consiglio Regionale del Piemonte - Legge regionale 10 aprile 1990, n. 26.}}. ''1. La Regione Piemonte [...] tutela e valorizza l'originale patrimonio linguistico del Piemonte e ne promuove la conoscenza.''</ref>, integrata dalla L.R. 37/1997<ref>{{cita testo|url=http://arianna.consiglioregionale.piemonte.it/base/leggi/l1997037.html|titolo=Consiglio Regionale del Piemonte - Legge regionale 17 giugno 1997, n. 37.}}</ref>, e con la legge statutaria del 7 marzo 2005<ref>{{cita web|url=http://arianna.consiglioregionale.piemonte.it/Statuto.html|titolo=Consiglio Regionale del Piemonte - Legge regionale statutaria 4 marzo 2005, n. 1.|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140121214940/http://arianna.consiglioregionale.piemonte.it/Statuto.html}} ''4. La Regione tutela e promuove l'originale patrimonio linguistico della comunità piemontese, nonché quello delle minoranze occitana, franco-provenzale e walser.''</ref>, [[lingua piemontese|piemontese]], [[lingua occitana|occitano]], [[Lingua francoprovenzale|franco provenzale]] e [[Lingua walser|walser]]; la successiva L.r. nr. 11 del 7 aprile 2009 della regione Piemonte (che supera tutte le precedenti leggi Piemonte in materia) è stata dichiarata parzialmente incostituzionale dalla Consulta e l'idioma piemontese può essere solo valorizzato sul piano culturale<ref>http://www.minoranzelinguistiche.provincia.tn.it/binary/pat_minoranze_2011/normativa_regioni/LR_11_2009_Regione_Piemonte.1375436491.pdf</ref> mentre l'occitano, il franco-provenzale e il walser hanno anche tutela linguistica essendo tutelati dalla L. 482/99.
* la regione [[Friuli-Venezia Giulia]] con la L.R. 15/1996<ref>{{cita testo|url=http://lexview-int.regione.fvg.it/fontinormative/xml/xmlLex.aspx?anno=1996&legge=15&ID=tit1&lista=1&fx=|titolo=Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia - Legge regionale 22 marzo 1996, n. 15}}</ref> e L.R. 29/2007<ref>http://lexview-int.regione.fvg.it/fontinormative/xml/xmlLex.aspx?anno=2007&legge=29&ART=000&AG1=00&AG2=00&fx=lex</ref> il [[Lingua friulana|friulano]], con la legge statale 38/2001<ref>Legge 23 febbraio 2001 n. 38 - http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:2001;38</ref> e la L.r. 26/2007<ref>Legge regionale 16 novembre 2007, n. 26 ''Norme regionali per la tutela della minoranza linguistica slovena'' http://lexview-int.regione.fvg.it/fontinormative/xml/xmlLex.aspx?anno=2007&legge=26&ART=000&AG1=00&AG2=</ref> lo [[Lingua slovena|sloveno]], con la L.R. 20/2009 il [[Lingua tedesca|tedesco]]<ref>Legge regionale 20 novembre 2009, n. 20 - Norme di tutela e promozione delle minoranze di lingua tedesca del Friuli Venezia Giulia. http://lexview-int.regione.fvg.it/fontinormative/xml/xmllex.aspx?anno=2009&legge=20</ref> e infine con la L.R. 5/2010 la "valorizzazione dei [[Dialetto veneto coloniale|dialetti di origine veneta]] parlati nella regione Friuli Venezia Giulia"<ref>http://lexview-int.regione.fvg.it/fontinormative/xml/XmlLex.aspx?anno=2010&legge=5 -
Legge regionale 17 febbraio 2010, n. 5 -
Valorizzazione dei dialetti di origine veneta parlati nella regione Friuli Venezia Giulia.
Art. 1
(Principi e finalità)
1. In attuazione dell'articolo 9 della Costituzione e in armonia con i principi internazionali di rispetto delle diversità culturali e linguistiche, la Regione valorizza i dialetti di origine veneta individuati all'articolo 2, quali patrimonio tradizionale della comunità regionale e strumento di dialogo nelle aree frontaliere e nelle comunità dei corregionali all'estero.
2. Le attività di valorizzazione previste dalla presente legge sono dirette a conservare la ricchezza culturale presente nel territorio regionale e nelle comunità dei corregionali all'estero, e renderla fruibile anche alle future generazioni, sviluppando l'identità culturale e favorendo l'utilizzo del dialetto nella vita sociale</ref>;
* la regione [[Sardegna]] assume l'identità culturale e linguistica del popolo sardo come bene primario da valorizzare (L.R. 26/1997<ref name="sardegna">{{cita web|url=http://www.regione.sardegna.it/j/v/86?v=9&c=72&file=1997026|titolo=Legge Regionale 15 ottobre 1997, n. 26|editore=Regione autonoma della Sardegna – Regione Autònoma de Sardigna|accesso=11 gennaio 2019|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210226213750/http://www.regione.sardegna.it/j/v/86?v=9&c=72&file=1997026|urlmorto=sì}}</ref>, L.R. 22/18<ref name="sardegna2">{{cita web|url=http://www.regione.sardegna.it/j/v/2604?s=374982&v=2&c=93175&t=1&anno=|titolo=Legge Regionale 3 Luglio 2018, n. 22|editore=Regione autonoma della Sardegna – Regione Autònoma de Sardigna}}</ref>), in conformità ai principi della pari dignità e del pluralismo linguistico sanciti dalla Costituzione e dagli atti internazionali in materia, con particolare riguardo nei confronti della [[Carta europea delle lingue regionali o minoritarie]] e della [[Convenzione-quadro per la protezione delle minoranze nazionali]]<ref name="sardegna" />. Pertanto la Regione riconosce i quattro idiomi autoctoni dell'isola ([[lingua sarda]], [[Dialetto algherese|catalano di Alghero]], [[Lingua gallurese|gallurese]], [[Lingua sassarese|sassarese]]), nonché il [[dialetto tabarchino|ligure tabarchino]]<ref>[http://www.ald-monaco.org/uploads/pages/Langues_Dialectales_de_l_Aire_Latine/Alcuni_episodi_di_applicazione_delle_norme_di_tutela_della_minoranze_linguistiche_in_Italia_Ladinia_XXXII_2008.pdf] «Nel caso del tabarchino le contraddizioni e i paradossi della 482 appaiono con tutta evidenza se si considera che questa varietà, che la legislazione nazionale ignora completamente, è correttamente riconosciuta come lingua minoritaria in base alla legislazione regionale sarda (L.R. 26/1997), fatto che costituisce di per sé non soltanto un assurdo giuridico, ma anche una grave discriminazione nei confronti dei due comuni che, unici in tutta la Sardegna, non sono in linea di principio ammessi a fruire dei benefici della 482 poiché vi si parla, a differenza di quelli sardofoni e di quello catalanofono, una lingua esclusa dall'elencazione presente nell'art. 2 della legge», Fiorenzo Toso, ''Alcuni episodi di applicazione delle norme di tutela delle minoranze linguistiche in Italia'', 2008, p. 77.</ref>, "patrimonio immateriale della Regione" e garantisce la tutela linguistica alla minoranza sarda e a quella catalana di Alghero<ref name="sardegna" /><ref>Legge regionale 3 luglio 2018 n. 22
- Art. 2 -
Oggetto, finalità e ambito di applicazione
1. La lingua sarda, il catalano di Alghero e il gallurese, sassarese e tabarchino, costituiscono parte del patrimonio immateriale della Regione, che adotta ogni misura utile alla loro tutela, valorizzazione, promozione e diffusione.
2. La presente legge disciplina le competenze della Regione in materia di politica linguistica. In particolare, essa contiene:
a) le misure di tutela, promozione e valorizzazione della lingua sarda e del catalano di Alghero;
b) le misure di promozione e valorizzazione del sassarese, gallurese e tabarchino;</ref>.
* la regione [[Veneto]] con la L.R. 8/2007<ref>{{Cita web |url=http://www.consiglioveneto.it/crvportal/leggi/2007/07lr0008.html |titolo=Legge regionale 13 aprile 2007, n. 8 |accesso=30 marzo 2013 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130325111511/http://www.consiglioveneto.it/crvportal/leggi/2007/07lr0008.html |urlmorto=sì }}</ref> il [[Lingua veneta|veneto]]; la legge regione Veneto 13 dicembre 2016 nr. 28 (applicazione della convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali) è stata dichiarata interamente incostituzionale con la Sentenza della Consulta nr. 81/2018.<ref>Sentenza n. 81 del 20 marzo 2018 della Corte costituzionale italiana - https://www.cortecostituzionale.it/actionSchedaPronuncia.do?anno=2018&numero=81</ref>
* la regione [[Sicilia]]na con la L.R. 9/2011<ref>{{cita testo|url=http://www.gurs.regione.sicilia.it/Gazzette/g11-24/g11-24.pdf|titolo=Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana - Anno 65° - Numero 24}}</ref> il [[lingua siciliana|siciliano]]<ref>''«La popolazione dei centri di dialetto gallo-italico della Sicilia si calcola in circa 60.000 abitanti, ma non esistono statistiche sulla vitalità delle singole parlate rispetto al contesto generale dei dialetti siciliani. Per quanto riguarda le iniziative istituzionali di tutela, malgrado le ricorrenti iniziative di amministratori e rappresentanti locali, né la legislazione isolana né quella nazionale (legge 482/1999) hanno mai preso in considerazione forme concrete di valorizzazione della specificità delle parlate altoitaliane della Sicilia, che pure rientrano a pieno titolo, come il tabarchino della Sardegna, nella categoria delle isole linguistiche e delle alloglossie»''. Fiorenzo Toso, Gallo-italica, comunità, Enciclopedia dell'Italiano (2010), Treccani.</ref>;
* la regione [[Puglia]] con la L.R. 5/2012<ref>{{Cita web |url=http://www.regione.puglia.it/index.php?page=burp&opz=getfile&file=1.htm&anno=xliii&num=45 |titolo=Legge regionale Puglia n.5/2012 |accesso=30 marzo 2013 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150424021843/http://www.regione.puglia.it/index.php?page=burp&opz=getfile&file=1.htm&anno=xliii&num=45 |urlmorto=sì }}</ref> il [[Minoranza linguistica greca d'Italia|greco salentino]], [[Lingua arbëreshe|arbëreshë]] e [[Lingua francoprovenzale|francoprovenzale]].
* la regione [[Lombardia]] con la L.R. 25/2016 la [[lingua lombarda]]<ref>''Legge Regionale 7 ottobre 2016, n. 25''
''1. Ai fini della presente legge, la Regione promuove la rivitalizzazione, la valorizzazione e la diffusione di tutte le varietà locali della lingua lombarda, in quanto significative espressioni del patrimonio culturale immateriale, attraverso:''
''a) lo svolgimento di attività e incontri finalizzati a diffonderne la conoscenza e l'uso;''
''b) la creazione artistica;''
''c) la diffusione di libri e pubblicazioni, l'organizzazione di specifiche sezioni nelle biblioteche pubbliche di enti locali o di interesse locale;''
''d) programmi editoriali e radiotelevisivi;''
''e) indagini e ricerche sui toponimi.''
''2. La Regione valorizza e promuove tutte le forme di espressione artistica del patrimonio storico linguistico quali il teatro tradizionale e moderno in lingua lombarda, la musica popolare lombarda, il teatro di marionette e burattini, la poesia, la prosa letteraria e il cinema.''
''3. La Regione promuove, anche in collaborazione con le università della Lombardia, gli istituti di ricerca, gli enti del sistema regionale e altri qualificati soggetti culturali pubblici e privati, la ricerca scientifica sul patrimonio linguistico storico della Lombardia, incentivando in particolare:''
''a) tutte le attività necessarie a favorire la diffusione della lingua lombarda nella comunicazione contemporanea, anche attraverso l'inserimento di neologismi lessicali, l'armonizzazione e la codifica di un sistema di trascrizione;''
''b) l'attività di archiviazione e digitalizzazione;''
''c) la realizzazione, anche mediante concorsi e borse di studio, di opere e testi letterari, tecnici e scientifici, nonché la traduzione di testi in lingua lombarda e la loro diffusione in formato digitale.»''</ref>.
 
Tutti gli idiomi diversi dalle lingue parlate dalle "minoranze linguistiche storiche" riconosciute e tutelate ai sensi dell'art. 6 della Costituzione italiana, elencate nell'art. 2 della legge 482/99, possono essere esclusivamente ''valorizzati sul solo piano culturale'' ai sensi dell'art. 9 della Costituzione italiana, quale ''patrimonio culturale immateriale regionale''.<ref>Sentenza Corte costituzionale italiana nr.170 del 2010 e Sentenza nr.81 del 2018</ref>
 
== Atlante ==
<gallery>
File:Lingue nord Italia.png |Mappa delle lingue del nord d'Italia mostrante i singoli comuni.
File:Lingue nel Sud Italia.jpg |Mappa delle lingue del sud Italia mostrante i singoli comuni.
File:Dialetti e lingue in Italia.png|Quadro complessivo delle Lingue e Gruppi dialettali in Italia, prossimo al livello comunale.
File:Linguistic_map_of_Italy.png|Mappa delle lingue e isole linguistiche in Italia.
File:Dialetti Italia 1939.png|Dialetti in Italia nel 1939 secondo [[Clemente Merlo|Merlo]] e [[Carlo Tagliavini|Tagliavini]].
File:Italy - Forms of Dialect.jpg|Illustrazione dei principali gruppi linguistici in Italia.
File:Carta dialetti italiani Pietropaolo.jpg|Aree di diffusione dei gruppi dialettali di Italia e di zone limitrofe, che tiene conto sia delle aree di transizione sia di quelle mistilingui.
File:Minoranze linguistiche it.svg|Minoranze etnico-linguistiche ufficialmente riconosciute.
File:Use of regional languages.png|Distribuzione percentuale del bilinguismo in famiglia nelle regioni italiane (inchiesta Doxa del 1982 e dati di Coveri del 1984).
File:Frequency of Dialect Use in Italy (2015).svg|Odierna frequenza d'uso delle lingue e dei dialetti d'Italia (dati ISTAT, 2015).
</gallery>
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
=== Classificazione proposta dall'UNESCO ===
* ''Lexikon der Romanistischen Linguistik'', Tübingen 1989.
 
=== Classificazione proposta dal SIL international ===
* [[Ethnologue]]: ''Languages of the World'', 15th Edition, edited by Raymond G. Gordon, Jr., [[SIL International]], 2005.
 
=== Classificazione proposta nelle università italiane ===
* Ilaria Bonomi, Andrea Masini, Silvia Morgana, Mario Piotti, ''Elementi di Linguistica italiana'', edizioni Carocci 2006.
* {{Cita libro | titolo=Arbëreshë: cultura e civiltà di un popolo | curatore=P. Bruni | anno=2004 | cid=Cultura e civiltà di un popolo}}
* [[Arrigo Castellani]], ''Saggi di linguistica e filologia italiana e romanza'', Roma, Salerno editrice, 1980.
* [[Arrigo Castellani]], ''Grammatica storica della lingua italiana'', Bologna, Il Mulino, 2000.
* [[Manlio Cortelazzo]], Carla Marcato, ''Dizionario etimologico dei dialetti italiani'', Torino, UTET, 1992.
* Paolo d'Achille, ''Breve grammatica storica dell'italiano'', Roma, Carocci, 2001.
* [[Maurizio Dardano]], ''Nuovo manualetto di linguistica italiana'', Bologna, Editore Zanichelli, 2005.
* [[Maurizio Dardano]], Gianluca Frenguelli (a cura di), ''La sintassi dell'italiano antico, atti del convegno internazionale di studi (Università di "Roma tre", 18-21 settembre 2002)'', Roma, Aracne, 2004.
* [[Tullio De Mauro]], ''Storia linguistica dell'Italia Unita'', Biblioteca universale Laterza 1983.
* Corrado Grassi, Alberto Sobrero, [[Tullio Telmon]], ''Introduzione alla dialettologia italiana'', Roma-Bari, Laterza, 2003.
* Karl Jaberg, Jakob Jud, ''Atlante linguistico ed etnografico dell'Italia e della Svizzera Italiana'', Milano, Unicopli, 1987.
* {{Cita libro | autore=Loporcaro, Michele | wkautore=Michele Loporcaro | titolo=Profilo linguistico dei dialetti italiani | anno=2009 | editore=Editori Laterza | città=Roma-Bari | edizione=Nuova edizione |isbn=978-88-593-0006-9 | cid=Loporcaro 2009}}
* {{Cita libro | autore=Marcato, Carla | titolo=Dialetto, Dialetti e Italiano | città=Bologna | editore=Il Mulino | anno=2002 | cid=Marcato 2002}}
* [[Lorenzo Renzi (linguista)|Lorenzo Renzi]], Alvise Andreose, ''Manuale di linguistica e filologia romanza'', Bologna, Il Mulino, 2003 (prima edizione); 2015 nuova edizione aggiornata e riveduta.
* Giuseppe Patota, ''Lineamenti di grammatica storica dell'italiano'', Bologna, Il Mulino, 2002.
* {{Cita libro | autore=Posner, Rebecca | anno=2004 | titolo=The Romance Languages | città=Cambridge | editore=Cambridge University Press | cid=Posner 2004}}
* {{Cita libro | autore=Schlosser, Rainer | titolo=Le Lingue Romanze | città=Bologna | editore=Il Mulino | anno=2005 | cid=Schlosser 2005}}
* {{Cita libro | autore1=Sobrero, Alberto A. | autore2=Miglietta, A. | titolo=Introduzione alla linguistica italiana | città=Bari | editore=Laterza | anno=2006 | cid=Sobrero e Miglietta 2006}}
* [[Gerhard Rohlfs (filologo)|Gerhard Rohlfs]], ''Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti'', Torino, Einaudi, 1970.
* {{Cita libro | autore=Tagliavini, Carlo | wkautore=Carlo Tagliavini | titolo=Le origini delle lingue neolatine | città=Bologna | editore=Pàtron | anno=1972 | cid=Tagliavini 1972}}
* Alberto Zamboni, ''I dialetti e le loro origini'', in ''ItaDial'' (periodico specialistico), Bologna, Clueb.
 
=== Quarta classificazione proposta ===
* Geoffrey Hull, "La lingua padanese: Corollario dell’unità dei dialetti reto-cisalpini". Etnie: Scienze politica e cultura dei popoli minoritari, 13 (1987), pp.&nbsp;50–53; 14 (1988), pp.&nbsp;66–70.
* Geoffrey Hull, ''The Linguistic Unity of Northern Italy and Rhaetia: Historical Grammar of the Padanian Language'', 2 volumi. Sydney: Beta Crucis, 2017.
* Pierre Bec, ''Manuel pratique de philologie romane'' (II, 472), Editions Picard, 1971.
* G.B. Pellegrini, ''Il cisalpino ed il retoromanzo'', 1993.
* G.B. Pellegrini, ''Delle varie accezioni ed estensioni di "ladino"''.
 
=== Altre opere ===
* Maurizio Tani, ''La legislazione regionale in Italia in materia di tutela linguistica dal 1975 ad oggi'', in ''LIDI-Lingue e Idiomi d'Italia'' (Lecce), I/1 (2006), pp.&nbsp;115–158 {{cita testo|url=https://www.academia.edu/1142809|titolo=*/La_legislazione_regionale_in_Italia_in_materia_di_tutela_linguistica_dal_1975_ad_oggi Accademia.edu: La legislazione regionale in Italia in materia di tutela linguistica dal 1975 ad oggi}}
*{{cita libro|Carla|Marcato|Dialetto, dialetti e italiano|2007|il Mulino|Bologna|edizione=Nuova edizione|isbn=978-88-15-11424-2|cid=Marcato, 2007}}
*{{cita libro|Michele|Loporcaro|wkautore=Michele Loporcaro|Profilo linguistico dei dialetti italiani|2013|Editori Laterza|Roma-Bari|edizione=Nuova edizione|isbn=978-88-593-0006-9|cid=Loporcaro, 2013}}
*{{cita libro|Daniele|Bonamore|Lingue minoritarie Lingue nazionali Lingue ufficiali nella Legge 482/1999|2008|Editore Franco Angeli|Milano}}
*{{cita libro|Sergio| Salvi|Le lingue tagliate - Storia delle minoranze linguistiche in Italia|1975|Rizzoli Editore|Milano}}
*{{cita libro|Tullio| De Mauro|Storia linguistica dell'Italia unita|Laterza |ed=1|annooriginale=1963}}
*Gaetano Berruto, Massimo Cerruti, ''La linguistica. Un corso introduttivo'', Utet, Torino, 2017
*Fiorenzo Toso, ''Lingue d'Europa. La pluralità linguistica dei paesi europei fra passato e presente'', Baldini Castoldi Dalai, Milano, 2006
*Alberto Varvaro, ''Linguistica romanza. Corso introduttivo'', Liguori Editore, Napoli, 2001
*Carla Marcato, ''Guida allo studio dei dialetti'', Clep, Padova, 2011
*Mari D'Agostino, ''Sociologia dell'Italia contemporanea'', Il Mulino, Bologna, 2007
*{{cita libro|autore=Francesco Avolio|titolo=Lingue e dialetti d'Italia|editore=Carocci|città=Roma|anno=2015|annooriginale=2009|edizione=4ª ristampa|urlcapitolo=|pp=|isbn=978-88-430-5203-5|url=|cid=Avolio 2015}}
 
== Voci correlate ==
* [[Italiano regionale]]
* [[Geografia linguistica]]
* [[Legislazione italiana a tutela delle minoranze linguistiche]]
* [[Bilinguismo amministrativo in Italia]]
* [[Segnaletica bilingue]]
 
== Altri progetti ==
{{interprogetto|preposizione=sulle}}
 
== Collegamenti esterni ==
* Karl Jaberg, Jakob Jud, ''Sprach- und Sachatlas Italiens und der Südschweiz'' (AIS) ({{cita testo|url=http://www3.pd.istc.cnr.it/navigais-web/|titolo=NavigAIS-web|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20161211234046/http://www3.pd.istc.cnr.it/navigais-web/ }} Versione online navigabile)
* {{cita testo|url=http://www.italica.rai.it/principali/lingua/bruni/mappe/flash/regionalok.htm|titolo=Carta dei Dialetti d'Italia|accesso=12 gennaio 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070607083506/http://www.italica.rai.it/|urlmorto=sì}}di [[Giovan Battista Pellegrini]] (Pisa, Pacini editore 1977), da
* ''{{cita testo|url=http://patrimonilinguistici.it/risorse-utili/lista-delle-lingue-parlate-in-italia/|titolo=Lista delle lingue parlate in Italia}}'', Patrimonilinguistici.it.
 
{{Dialetti d'Italia}}
{{Emigrazione italiana}}
{{Portale|Italia|linguistica}}
 
[[Categoria:Lingue d'Italia| ]]