Ravarino: differenze tra le versioni

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'''Ravarino''' (''Ravarèin'' in [[dialetto modenese]]) è un [[Comune (Italia)|comune italiano]] di {{Popolazione|ITA}} abitanti<ref name="template divisione amministrativa-abitanti" /> della [[provincia di Modena]] in [[Emilia-Romagna]], situato a nord-est del capoluogo nelle campagne che si estendono fino all'argine destro del fiume Panaro. Fa parte dell'[[Unione dei comuni del Sorbara|Unione del Sorbara]].<ref>{{Cita web|url=https://www.unionedelsorbara.mo.it/|titolo=Regione Emilia-Romagna. Unione Comuni del Sorbara|data=2025-07-2}}</ref>
 
Si tratta del primo comune modenese in linea d’aria appena dopo la provincia di Bologna, a pochi6 chilometri da [[Crevalcore]] (da cui dista 6 km), ovvero l’ultimo comune della Pianura ovest della [[città metropolitana di Bologna]].
 
== Toponimo ==
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“Difficile è descrivere le memorie storiche di Ravarino e del suo territorio, non essendo in esso accaduti fatti memorabili o di qualche risonanza, non essendovi più edifici antichi, essendo fortemente lacunosa la documentazione scritta”<ref>{{Cita libro|autore=Bruno Lodi|titolo=Ravarino e Ravarinesi : (memorie storiche del Comune di Ravarino)|data=1969|anno=riedizione 2016|editore=Artestampa|città=Modena|p=9|ISBN=978-88-6462-434-1|SBN=UBO4216323}}</ref>
Il territorio di Ravarino reca tracce archeologiche che testimoniano insediamenti umani fin dall'[[preistoria|età preistorica]], più significativi in [[Storia romana|età romana]], quando vennero bonificate gran parte delle paludi esistenti. Di particolare interesse storico è un cippo romano di età augustea ed il quadrilatero di Castel Crescente.<ref>Lodi, 2016, pp. 13-16: il cippo è una stele funeraria del I secolo a.C. ritrovata presso un'abitazione ed oggi nell'Antiquarium comunale. La trascrizione riporta: Q. ABURI // V S. Q. F. (Quinto Aburio figlio di Quinto). Il quadrilatero era un tipico “castrum” di cui sono rimasti cocci in terracotta che recano il nome di “CRESC.”, da cui il toponimo Castel Crescente </ref>
[[File:Cippo o stele di Ravarino.jpg|thumb|Cippo o stele Ravarino dedicata a Quinto Aburio e databile al I secolo a.C. conservata presso l'Antiquarium comunale di Ravarino]]
 
=== Periodo medievale ===
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Il primo documento scritto in cui compare ufficialmente il nome di Ravarino è una [[pergamena]] dell'[[abbazia di Nonantola]] datata 27 marzo [[1002]]. Nel documento l'abate Rodolfo affitta ad un tale ''Albrico del fu Gisone da Sala'', terreni “et in loco Ravarino” per un canone annuo di “quattro denari lucchesi buoni e spendibili”<ref>{{Cita web|url=https://www.sagreeborghi.it/scheda-turistica?s=PWdUTw==|titolo=RAVARINO|sito=Copyrights © 2018 Sagre & Borghi|accesso=25 giugno 2025}}</ref><ref>Lodi, 2016, p. 20, sulla base degli studi condotti già da Girolamo Tiraboschi e Giuseppe Spinelli. Lo stesso Lodi afferma che la principale fonte di notizie sul territorio è data dai documenti dell’archivio abbaziale di Nonantola, ma gravemente lacunosi e nell’archivio comunale di Ravarino i primi documenti datano al secolo XVIII essendo andato a fuoco in quel periodo il palazzo del Pretorio</ref>
 
Fino al [[secolo XIII]] il toponimo Ravarino si mescola assieme a quelli di "Borgo Franco" e, soprattutto, "Orto Vecchio", con il quale ultimo Ravarino risulta costituito in Comune insieme a Castel Crescente, come da diversi atti dell'[[Archivio di Stato di Modena|Antico Memoriale Notarile di Modena]]. “Ortovecchio”, derivato da “Curte vecla” doveva essere una località a settentrione del Panaro meridionale, citata anche in un documento di Nonantola datato 21 febbraio 1030, nel quale l’abate Rodolfo concede in affitto a Pietro della fu Giselberga e ad altri, fra altri appezzamenti: ''una pecia de terra cum frascariom, que rejacet in loco qui vocatur Orto veclo. Coerit ei in circuitu da mane tenente Joannes presbiter qui vocatur de basilica de Curte vecla, cum suis consortis, da meridie flumen quod vocatur Panario'', ecc. <ref>Lodi, 2016, p. 18: “un appezzamento di terra [di 12 iuguri] situata in località Orto Vecchio e circondato a est da terreni del prete Giovanni della chiesa della Corte Vecchia … da mezzogiorno del fiume Panaro”</ref>
 
Il toponimo Ortovecchio o Orto Vecchi comparirà fino all’anno 1511, in cui viene citato per l'ultima volta in un contratto nel quale il conte Gianfilippo Sertorio si dichiara “Rector ecclesiae S. Johannis de Orto veteri de Ravarino”.<ref>Lodi, 2016, p. 20 : il prof. Lodi ammette che la questione rimane controversa e propende per non identificare esattamente Orto Vecchio con l’attuale Ravarino</ref><ref name="Lodi-49-51">{{cita|Lodi|p. 49-51: Che Ravarino non coincida con Borgofranco e con Castel Crescente lo troviamo nei documenti. Un primo documento del 1468 che dice "...Castellum et terra Castri Crescentis et locus seu terra Burgi Franchi alias vulgariter appellata Ravarini" ovvero: "il castello e la terra di Castel Crescente è il luogo ovvero la terra di Borgofranco altrimenti chiamata volgarmente Ravarino", ma in altri documenti della fine del 1400 vengono menzionati ben distintamente i tre nome "Ravarino", "Castel Crescente" e Borgofranco" (..."de jurisdictione Castri Crescentis, Burgi Franchi et Ravarini")}}.</ref>
 
Il 21 settembre [[1310]], in un periodo di continui e gravi guerre tra Modena e Bologna, l'assemblea popolare si riunisce e decreta la sottomissione di Ravarino al Comune di Bologna, la cui giurisdizione però risulta già cessata nel [[1316]]. Il 23 aprile [[1333]] il territorio comunale viene dichiarato [[feudo]] nobile, con il nome di Contea di Borgo Franco e di Castel Crescente, e re [[Giovanni I di Boemia]], reggente l'[[Sacro romano impero|impero]] per il figlio [[Carlo IV di Lussemburgo|Carlo lV]] lo conferisce al suo medico personale, il famoso modenese [[Pietro Della Rocca]]. Nel documento imperiale abbiamo infatti la dicitura “locum qui dicitur Castel Crescente et locum qui dicitur Burgos Francus positos in territorio mutinensi … et cum fondo aque Panarii a loco videlicet dicto Volta Salara et per valles usque in fudum canalis Navigli” ovvero “il luogo che è detto Castel Crescente e il luogo che è detto Borgo Franco posti nel territorio modenese … e col fondo dell’acqua del Panaro dal luogo cioè detto Volta Salara e per il letto fino alla foce del canale Naviglio”. Tale avvenimento da contributo alla formazione della situazione topografica ravarinese ovvero della deviazione del fiume Panaro “voltato a Solara”. <ref> Lodi, 2016, pp. 41-46, sulla base anche di Mario Serafini, “Memorie di Ravarino”, 1923</ref>
 
=== Signoria dei Rangoni ===
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Le testimonianze documentarie degli anni tra 1500 e 1600 raccontano di una situazione difficile in continua apprensione per furti, saccheggi e rapine da parte delle soldatesche dei territori confinanti, come nonantolani e soprattutto bolognesi a cui si aggiungeva la durezza dei Rangoni tanto che in un documento datato 1602 i rappresentanti del comune di Ravarino chiedono ai Rangoni stessi “la correzione di alcune gride che imponevano condizioni ritenute troppo gravi ed i conti concedono quanto richiesto, ripubblicandone varie con relative correzioni”<ref name="Lodi-67">{{cita|Lodi, 2016|p. 67. Il prof. Lodi lo definisce testualmente un “clima manzoniano” (p. 70)}}</ref>
 
Ma sotto il loro governo il territorio è anche caratterizzato dalla costruzione di numerosi palazzi e chiese, tra le quali si segnala il santuario e chiesa parrocchiale di [[Stuffione]]. Di particolare interesse è stato il Castello o Palazzo Rangoni già esistente nel 1445 ed andato completamente distrutto nella guerra del 1643 ed immortalato nella pala d'altare un tempo all'oratorio di San Rocco. <ref name="Lodi-73">{{cita|Lodi, 2016|p. 73}}</ref>
 
Da segnalare che sono ascrivibili all'anno [[1565]] i primi documenti dell'archivio parrocchiale. Il primo parroco "Rector ecclesiae S. Joannis de Orto veteri de Raverino" fu don [[Ercole Vaccari]] (1550-1624), ravarinese. Vaccari fu poi arciprete di Nonantola, e nel 1619 nominato vescovo di [[Rossano Calabro|Rossano calabro]]. Istituito cardinale, morì recandosi a Roma prima di ricevere la sacra porpora sotto [[Papa Urbano VIII|Urbano VIII]].<ref name="Lodi-60">{{cita|Lodi, 2016|p. 60}}</ref><ref>Gaetano Montagnani, Storia dell'augusta badia di S. Silvestro di Nonantola, 1838, p. 78</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.catholic-hierarchy.org/bishop/bvaccarie.html|titolo=Arcivescovo Ercole Vaccari †|sito=La gerarchia della Chiesa cattolica. Informazioni attuali e storiche sui suoi vescovi e diocesi|accesso=5 luglio 2025}}</ref><ref>{{Cita libro|curatore=R. Deputazione di Storia patria per le provincie modenesi (nel primo centenario della morte di Girolamo Tiraboschi)|titolo=Corrispondenza fra Girolamo Tiraboschi L.S. Parenti e A.P. Ansaloni, in "Atti e memorie della R. Deputazione di storia patria per le provincie modenesi", serie IV, vol. 5|anno=1894|editore=Vincenzi e Nipoti|città=Modena|p=289|url_capitolo=https://books.google.it/books?id=pdOCx_LDS-wC&pg=PA289&dq=ercole+vaccari+rossano&hl=it&newbks=1&newbks_redir=0&sa=X&ved=2ahUKEwiz4-Tk0KqOAxVm_rsIHRntOB0Q6AF6BAgFEAM#v=onepage&q=ercole%20vaccari%20rossano&f=false}}</ref>
 
=== Pestilenza del 1630 ===
Nel [[1630]] Ravarino fu colpita dalla celebre [[Peste del 1630]] (di manzoniana memoria). Dai registri parrocchiali risultano decedute oltre 300 persone (un quarto della popolazione). In quella occasione i rappresentanti della comunità decisero di far edificare un oratorio dedicato a San Rocco, in gran parte sovvenzionato dal nobile ed erudito [[Fortunato Cavazzoni Pederzini]], che ivi volle essere sepolto.<ref name="ReferenceA">{{Cita libro|autore=Giovanni Serra|curatore=Ordine dei medici della provincia di Modena|titolo=La peste dell'anno 1630 nel Ducato di Modena|anno=1960|editore=Società tipografica editrice modenese|città=Modena}}</ref><ref name="ReferenceB">{{Cita libro|autore=Bruno Lodi|titolo=Al nostar Sa Roch : la peste a Ravarino|anno=1989|editore=Comune|città=Ravarino|SBN=UBO0081225}}</ref><ref>{{Cita libro|titolo=Opuscoli religiosi, letterarj e morali, serie 2., tomo 4.|data=2 luglio 2025|anno=1864|editore=Tipografia Soliani|città=Modena|pp=393-395|citazione="Le sue spoglie mortali riposano nella nativa sua villa di Ravarino, nell'Oratorio di San Rocco ove sono le sue tombe di famiglia"|SBN=RAV0204725}}</ref> Il morbo sconvolse profondamente la vita cittadina tanto che si tornò alla normalità solo due anni dopo, nel 1632.<ref>Lodi, 2016, p. 73. Lodi cita a sua volta una lettera del feudatario conte Gherardo Rangoni indirizzata al Sig. Codebò: “… La mia solita fiera di Ravarino [quella di S. Martino] fu sospesa per il contagio, ne sentirei danno hora che le cose sono ridate Dio grazia in buon stato…”</ref>
 
Con la pestilenza è probabile sia nato il cimitero nuovo, sulla strada omonima, ad ovest per chi proviene dalla Provincia di Bologna. Il morbo sconvolse profondamente la vita cittadina tanto che si tornò alla normalità solo due anni dopo, nel 1632.<ref>Lodi, 2016, p. 73. Lodi cita a sua volta una lettera del feudatario conte Gherardo Rangoni indirizzata al Sig. Codebò: “… La mia solita fiera di Ravarino [quella di S. Martino] fu sospesa per il contagio, ne sentirei danno hora che le cose sono ridate Dio grazia in buon stato…”</ref>
 
=== Guerra di Castro ===
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== Monumenti e luoghi d'interesse ==
=== Architetture religiose ===
Sul territorio di Ravarino sono esistite diverse chiese. La prima, dedicata a S. Damiano è nominata in un Sinodo Nonantolano del 1101 ed oggi scomparsa, mentre una seconda della di "Abrenunzio" ed anch'essa scomparsa, era in località a sud-est di Stuffione, così come diversi oratori, uno tra cui dedicato a Santa Giustina. La diocesi di pertinenza è l' [[Arcidiocesi di Modena-Nonantola]], in particolare la zona pastorale della Bassa, Vicariato di Nonantola-Campogalliano-Soliera.<ref>{{Cita web|url=https://www.chiesamodenanonantola.it/wd-annuario-enti/parrocchia-s-giovanni-battista-ravarino-414/|titolo=PARROCCHIA “S. GIOVANNI BATTISTA” RAVARINO|accesso=7 luglio 2025}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.parrocchiaravarino.eu/|titolo=Parrocchia di Ravarino Rami Stuffione|accesso=7 luglio 2025}}</ref>
 
 
 
'''Chiesa di San Giovanni Battista (Ravarino)'''
 
[[File:Chiesa Ravarino (MO) - chiesa di San Giovanni Battista.jpg|thumb|Chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista (Ravarino)]]
[[File:Ravarino angolo campanile, lapide e san Rocco.jpg|thumb|Campanile della chiesa parrocchiale di Ravarino, con lapide a Guido Rangoni e l'oratorio di San Rocco]]
 
Nel 1199 appare quale Rettoria sotto la congregazione della “Pieve di Santa Maria di Bodruncio o Abrenunzio” ed era dedicata dapprima ai [[Cosma e Damiano|Santi Cosma e Damiano]], poi a [[Giovanni Battista|San Giovanni Battista]]. Di certo diviene l'unica chiesa di riferimento del territorio dalla metà del '400 con la soppressione della Pieve.<ref>{{Cita|Lodi, 2016|p. 31-45}}</ref><ref>{{Cita|Lodi, 1995|p. 183}}</ref> Orientata canonicamente da ovest ad est è testimoniata anche durante la pestilenza del 1630 con annesso cimitero. La chiesa è raffigurata infatti in un disegno eseguito nel 1688 dal perito Pellegrino Malagoli insieme al maestoso campanile.  Nel piazzale posto davanti alla chiesa si tenevano le pubbliche adunanze, come quella del 21 settembre 1310 nella quale gli Amministratori Comunali dettero Ravarino a Bologna.
 
Da segnalare la balconata con organo e un [[fonte battesimale]] in marmo datato 1464, così come dello stesso secolo sono le murature esterne e l’originaria torre campanaria a pianta quadrangolare. Il campaniele, sormontato da una cuspide conica di schietta ispirazione ravennate che ne attestava la grande antichità, venne a crollare nel 1710 ma fu ricostruito nel 1862 sulle antiche fondamenta in simpatico stile campagnolo con accentuata e caratteristica atmosfera spirituale a spese dell’allora parroco don Costanzo Accorsi, protonario apostolico, lungo il lato sinistro (l’ubicazione primitiva era dietro l’abside). Vi è tutt’oratuttora visibile una lapide in commemorazione della ricostruzione<ref>{{Cita|Lodi, 2016|p. 90}}</ref>. Dal 1960 ha subito devastanti interventi che l’hanno deturpata. Gli interni riportano le decorazioni del pittore ravarinese Silvestro Bergamini. La pala dell'altare maggiore raffigura San Giovanni Battista nel deserto è di [[Giovanni Giaroli]] per volere del marchese Luigi Rangoni<ref>{{Cita web|url=https://cicloviadelsole.it/home/territorio/ravarino/chiesa-di-s-giovanni-battista/|titolo=Chiesa di S. Giovanni Battista|curatore=Ciclovia del Sole|accesso=25 giugno 2025}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=Quirino Bigi|titolo=Notizie di Antonio Allegri di Antonio Bartolotti suo maestro e di altri pittori ed artisti correggiesi|anno=1873|editore=Tip. di C. Vincenzi|città=Modena|p=227|SBN=RMR0016060}}</ref>
 
===== Oratorio di San Rocco nuovo (Ravarino) =====
[[File:Oratorio S. Rocco Ravarino.jpg|thumb|Oratorio S. Rocco Ravarino]]
ErettoIn sullarealtà stradaun Maestraprimo nelOratorio di San Rocco fu eretto attorno al vecchio cimitero degli appestati nella primavera del 1631, come ex-voto per la fine della peste<ref>{{Cita libro|autore=Bruno Lodi|altri=presentazione di Gabriella Guandalini|titolo=Al nostar Sa Roch : la peste a Ravarino|anno=1989|editore=Comune|città=Ravarino|p=93|citazione=Nella primavera del 1631, connon appena si calmò il contributofurore della famigliapandemia [[Cavazzonie potè esservi a disposizione maggior quantità di mano d'opera, il Consiglio Comunale di Ravarino chiese al Vicario della Diocesi di Nonantola licenza di poter adempiere il voto fatto l'anno precedente, cioè di erigere un Oratorio in onore di San Rocco nel cimitero della peste, licenza concessa loro il 20 maggio dello stesso 1631}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=Bruno Lodi|titolo=Indagine conoscitiva sulla gestino de l'Oratorio di San Rocco in Ravarino|anno=1986|editore=s.e. (stampato in proprio)|città=s.l.|pp=5-Pederzini6|Cavazzonicitazione=Dalla Pederzini]via San Rocco si entrava in quel cimitero tramite un portone sostenuto da due colonne [...] il 22 luglio 1760 il Vicario generale monsignor Domenico Antonio Baccarini lo trovò in pessimo stato e comandò che si riedificasse l'Oratorio.}}</ref>. L'edificio, posto a metà circa dell'attuale "Via San Rocco", cadde in disuso nel 1721. edVe attualmentene èfu edificato un secondo, nel 1760, questa volta sulla Strada Maestra, ben visibile ancora oggi ma attualmente chiuso al pubblico<ref>{{Cita|Lodi, 2016|p. Anche72-73|citazione=Lodi percita la documentazione presso l'Archivio storico del Comune di Ravarino, rispettivamente il Libro dei conti e il Libro degli Atti civili dal 1710 al 1754, p. 77 "per la riedificazione di S. Rocco"}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=Bruno Lodi|titolo=Indagine conoscitiva sulla gestione de l'Oratorio di San Rocco in Ravarino|anno=1986|editore=s.e. (stampato in proprio)|città=s.l.|p=7|citazione=L'Oratorio di San Rocco Nuovo, edificio a pianta rettangolare, unica navata, tetto a campana, facciata che guarda a mezzogiorno sulla via Maestra di Ravarino}}</ref>. Fu soggetto a restauro per il quale vi intervenne la famiglia Cavazzoni Pederzini, devotissima alla chiesa stessa, come testimonia una lapide posta dagli eredi di Antonio Pederzini nel 1815. Vi fu sepolto anche il celebre Fortunato Cavazzoni Pederzini. All'interno si conservava una prestigiosa [[Pala d'altare|pala d’altare]] di autore ignoto che raffigura la Madonna del Rosario in compagnia dei santi Rocco e Sebastiano che proteggono il paese di Ravarino con ancora visibili le mura, i torrioni e il palazzo Rangoni. La pala, recentemente restaurata, attualmente è in Municipio.<ref>{{Cita|Lodi, 2016|p. 74}}</ref><ref>{{cita web |url= https://catalogo.beniculturali.it/detail/ArchitecturalOrLandscapeHeritage/0800257537|titolo= Catalogo generale dei Beni culturali, Oratorio di San Rocco Ravarino |accesso= 27 giugno 2025}}</ref><ref>{{cita web |url= https://dati.beniculturali.it/lodview-arco/resource/ArchitecturalOrLandscapeHeritage/0800257537.html|titolo= Oratorio di San Rocco, Ravarino (MO) |accesso= 27 giugno 2025}}</ref><ref>{{cita web |url= https://nl.outdooractive.com/nl/poi/province-of-modena/comune-di-ravarino/54756904/|titolo= Outdooractive. Comune di Ravarino|accesso= 27 giugno 2025}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.tourer.it/scheda?oratorio-di-san-rocco-ravarino|titolo=Oratorio di San Rocco, Ravarino|editore=Piano Cultura e Turismo del MiBACT, Segretariato regionale per l'Emilia-Romagna|accesso=2 luglio 2025}}</ref><ref>{{Cita libro|autorename=Bruno"ReferenceB" Lodi|titolo=Al nostar Sa Roch : la peste a Ravarino|anno=1989|editore=Comune|città=Ravarino|SBN=UBO0081225}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=Giovanni Serra|curatore=a cura dell' Ordine dei medici della provincia di Modena|titolo=La peste dell'anno 1630 nel Ducato di Modena|anno=1960|editore=Società tipografica editrice modenese|città=Modena}}</ref>
 
===== Oratorio della Beata Vergine di Fatima (Ravarino) =====
Si tratta di un oratorio sussidiario sorto attorno agli anni ’60.
 
===== Chiesa di San Martino in Cozzano (Ravarino) =====
Andata completamente distrutta durante l’assedio di Nonantola del 20 luglio 1643, è ricordata da [[Girolamo Tiraboschi]] in “Storia dell’Augusta badia di San Silvestro di Nonantola” del 1784. Quello che oggi rimane è un pilastro sormontato da una croce che si trova nei pressi della fontana della località Ca’ Rossa <ref>{{Cita|Lodi, 2016|p. 78 su riferimento di G. Tiraboschi, Storia dell’Augusta badia di San Silvestro di Nonantola, 1784, p. 284}}</ref>
 
=== Architetture civili ===
 
===== Municipio o Palazzo comunale =====
[[File:Comune o Municipio di Ravarino.jpg|thumb|Sede del Comune di Ravarino]]
Il primitivo palazzo comunale venne completamente raso al suolo durante la guerra di Castro nel 1643. Oggi quel poco che resta della parte delle fondamenta del vecchio palazzo comunale si possono oggi vedere nel tratto di parco che unisce Via Roma a Via Borgo Franco. Successivamente (1730) la sede comunale venne posta al “Canaletto”, in una casa vicino al canale che costeggia il paese sul lato sud e poco distante dal mulino, vicino al “ponte dei Serafini” , Dopo l’unità d’Italia la sede comunale fu dapprima ospitata provvisoriamente nella casa del signor Guandalini Pederzini Achille e poi in quella che è l’attuale sede, edificata agli inizi degli anni '30 ed inaugurata nel [[1934]]<ref>{{Cita|Lodi, 2016|p. 95}}</ref>.
 
Il Comune conserva i cimeli di pregio del territorio, come una vasta collezione di strumenti di artigianato locale, al secondo piano il Fondo librario “Cavazzoni Pederzini” e l’archivio storico, mentre al terzo piano è l’l{{'}}''Antiquarium'' dedicato al maestro Bruno Lodi (1921-2021)<ref>{{Cita web|autore=Chiara Pignatti|url=https://www.gazzettadimodena.it/modena/cronaca/2021/05/11/news/morto-bruno-lodi-storico-e-maestro-1.40262543|titolo=Morto Bruno Lodi storico e maestro|editore=Gazzetta di Modena|citazione=Classe 1921, era conosciuto con l’appellativo “Maestro” grazie ai decenni d’insegnamento presso la scuola elementare Michelangelo Buonarroti. Un’altra ragione all’origine del soprannome è la passione infinita per la storia, da cui era nata un’intensa attività sia di ricercatore sia di scrittore. Le sue opere costituiscono il nucleo principale per la ricostruzione storica del territorio ravarinese.|accesso=28 giugno 2025}}</ref> con svariati reperti archeologici.<ref>{{Cita web|url=https://cultura.gov.it/luogo/mostra-storico-didattica-permanente-di-ravarino|titolo=Mostra storico didattica permanente di Ravarino|editore=Ministero della Cultura|citazione=La mostra storico-didattica permanente consegue all'attività di ricerca programmata dal Comune e dal consiglio di interclasse delle scuole locali ed eseguita dal Gruppo comunale per la ricerca antropostorica, dagli alunni delle scuole e dalle loro famiglie, con la collaborazione di tutti i cittadini. Dalle prime mostre allestite nel 1978 e nel 1980 ha preso corpo l'esposizione permanente di materiali paleontologici e archeologici di età romana e medioevale. Si tratta di frammenti di suppellettili, vasi, oggetti in metallo, lucerne, che consentono di ricostruire alcuni aspetti della vita quotidiana delle popolazioni antiche per una prevalente fruizione didattica.|accesso=5 luglio 2025|dataarchivio=2020-04-14}}</ref>
 
All’interno del complesso ha sede anche la Scuola Secondaria I grado di Ravarino.
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Maestoso complesso di abitato della prima metà dell’800 che sorge sulla riva destra del fiume Panaro, in quella che veniva definita “la riviera”, un’elegantissima successione di ville gentilizie un tempo raggiungibili per via fluviale. Composto da quattro edifici distinti: villa padronale, l’ex casa colonica, la serra e l’oratorio. Lesionata dal sisma del maggio 2012 è tuttora in restauro.<ref name="Palazzo di Donna Clarina | Ciclovia del sole" /><ref name="Ravarino - VisitModena" />
 
===== Il Palazzo di Donna Clarina =====
Oggi abitazione privata, è la tipica corte chiusa sul lato orientale opposto al fiume [[Panaro]] con palazzo padronale al centro e fabbriche ai lati dove in passato si trovavano scuderie ed abitazioni della servitù. Nel 1612 era chiamato “Palatio del Conte Claudio Rangoni Vescovo di Reggio”, dal quale lo ereditò, nel 1621, il fratello Conte Gherardo Rangoni, feudatario di Ravarino. Da qui l'altro suo nome “Palazzo del Vescovo”. Dal 1663 diventa il “Casino del Conte Lotario”. Nel 1700 passa in eredità a Donna Clarina Rangoni (della medesima famiglia), che vi abitò fino alla morte avvenuta nel 1744, che fu poetessa, faceva parte dell'Accademia degli Arcadi e andò in sposa a Giambattista Castellano, ciambellano e consigliere dell'imperatore [[Leopoldo I d'Asburgo]], già commissario con pieni poteri amministratore del Ducato di Mantova. Particolarmente pittoresca è la torre (sec. XVI) che s’innalza alla sinistra del caseggiato.<ref name="Palazzo di Donna Clarina | Ciclovia del sole">{{Cita web|url=https://cicloviadelsole.it/home/territorio/ravarino/palazzo-di-donna-clarina-3/|titolo=Palazzo di Donna Clarina|editore=Ciclovia del Sole|accesso=25 giugno 2025}}</ref><ref name="Ravarino - VisitModena">{{Cita web|url=https://www.visitmodena.it/it/scopri-modena/scopri-il-territorio/ravarino#:~:text=Ravarino%20%C3%A8%20una%20cittadina%20della,per%20stabilire%20il%20proprio%20castrum.|titolo=Ravarino - VisitModena|editore=Sito Ufficiale di Informazione Turistica di Modena|accesso=25 giugno 2025}}</ref><ref>{{Cita web|autore=Rolando Bussi|url=https://www.gazzettadimodena.it/tempo-libero/2017/03/16/news/ravarino-storie-e-volti-della-terra-dei-rangoni-1.15029587|titolo=Ravarino, storie e volti della terra dei Rangoni|editore=Gazzetta di Modena|accesso=25 giugno 2025|dataarchivio=16 marzo 2017}}</ref>
 
===== Lastra ai fucilati del 16 Agosto a Ravarino =====
In Piazza oggi denominata "Martiri della Libertà", n. 99, è una lapide in marmo bianco che ricorda le vittime di una terribile rappresaglia nazi-fascista. Il 16 agosto 1944, un funzionario fascista si ferì accidentalmente al piede con un colpo della propria rivoltella e denunciò di essere stato vittima di un tradimento. L’episodio avvenne nello stesso giorno in cui altri partigiani uccisero il console della Milizia della RSI [[Filiberto Nannini]]. I fascisti della zona reagirono coinvolgendo la [[Brigate nere|Brigata Nera]] di Crevalcore. Ci fu un rastrellamento nel piccolo borgo di Case Nuove. Tutti i maschi (una ventina di uomini) del borgo furono portati nella piazza centrale di Ravarino, e cinque di loro scelti a caso, dopo un processo sommario, finirono davanti al plotone d'esecuzione: Belisle Borsari, Mario Morselli, Elio Barbieri, Giuseppe Benatti e il giovane diciottenne Lauro "Achille" Bertelli. Sotto alla lapide è una piccola targa con una poesia di [[Kriton Athanasulis]], sulla lapide i nomi dei caduti.<ref>{{Cita web|url=https://www.straginazifasciste.it/wp-content/uploads/schede/Ravarino_16_agosto_1944.pdf|titolo=Episodio di Ravarino, 16.08.1944|curatore=Daniel Degli Esposti|accesso=25 giugno 2025}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://memorialedigitale.it/cippi/lastra-ai-fucilati-del-16-agosto-a-ravarino/|titolo=Lastra ai fucilati del 16 Agosto a Ravarino|editore=ANPI|accesso=28 giugno 2025}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.pietredellamemoria.it/pietre/lapide-a-mario-morselli-belisle-borsari-elio-barbieri-giuseppe-benatti-lauro-bertelli-ravarino/|titolo=Lapide a Mario Morselli, Belisle Borsari, Elio Barbieri, Giuseppe Benatti, Lauro Bertelli – Ravarino|editore=Pietre della Memoria. Il segno della storia.|accesso=28 giugno 2025}}</ref><ref>{{Cita|Lodi, 2016|p. 119-121: Anche secondo lo storico Bruno Lodi i militi della Brigata Nera di Crevalcore effettuano questa rappresaglia per vendicare un attentato subito dal vicereggente del Partito Fascista Repubblicano di Ravarino}}</ref>
 
===== Monumento ai Paracadutisti d'Italia in memoria dell'[[operazione Herring]] =====
Il 2 giugno 2017 è stato inaugurato a Ravarino il monumento ai Paracadutisti d'Italia in memoria dell'operazione Herring, nella quale fu coinvolto anche Ravarino<ref>{{Cita web|url=https://www.modenatoday.it/attualita/festa-repubblica-ravarino-2-giugno-2025.html|titolo=Festa della Repubblica, a Ravarino celebrati gli 80 anni dall’Operazione Herring|editore=© ModenaToday|accesso=2 luglio 2025}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.pietredellamemoria.it/pietre/monumento-ai-paracadutisti-ditalia-ravarino|titolo=Monumento ai Paracadutisti d’Italia – Ravarino|editore=Pietre della Memoria. Il segno della storia.|accesso=2 luglio 2025}}</ref>
 
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* 1º maggio: [[Calendimaggio]], festa in tema medievale
* 8 settembre: sagra del santuario della Beata Vergine delle Grazie di Stuffione.
* mese di marzo: "Non TemiAMO la Matematica”, rassegna che promuove la cultura scientifica attraverso incontri pubblici e conferenze divulgative a cui hanno partecipato personalità come [[Piergiorgio Odifreddi]] e [[Bruno D'Amore]] (nel 2025 è stata la 13. edizione) <ref>{{Cita web|url=https://www.modenatoday.it/eventi/cultura/torna-non-temiamo-la-matematica-la-rassegna-che-promuove-la-cultura-scientifica.html|titolo=Torna “Non TemiAMO la Matematica” la rassegna che promuove la cultura scientifica|editore=© ModenaToday|accesso=28 giugno 2025}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.sulpanaro.net/2025/02/a-ravarino-ce-non-temiamo-la-matematica-dall1-al-22-marzo/|titolo=A Ravarino c’è “Non temiamo la matematica” dall’1 al 22 marzo|curatore=Redazione "Sul Panaro"|accesso=2 luglio 2025}}</ref>
 
== Cultura ==
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Scuola Primaria "Michelangelo Buonarroti"
 
Scuola Secondaria di 1°grado "Tina Anselmi"
Istituto Comprensivo 2 I.C. Ravarino
 
==== Teatri ====
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* {{cita libro|titolo=Ravarino in cartolina|autore=Giorgio Fava|editore=Il Fiorino|città=Modena|anno=2021|isbn=978-88-7549-896-2|SBN=MOD1733206}}
* {{cita libro|titolo=Ravarino e Ravarinesi : (memorie storiche del Comune di Ravarino)|autore=Bruno Lodi|editore=Artestampa|città=Modena|anno=2016|isbn=978-88-6462-434-1|cid=Lodi, 2016}}
* {{cita libro|titolo=Etnografia. Itinerari storici nella Emilia Centrale: L'uomo e l'ambiente, itinerari ravarinesi |autore=Bruno Lodi|editore=Comune di Ravarino|città=Ravarino|anno=1995|SBN=UBO098000}}
* {{cita libro|titolo=Il territorio (2 volumi). Itinerari storici nella Emilia Centrale|autore=Bruno Lodi|editore=Nuovagrafica|città=Carpi|anno=1995|SBN=MOD1384817}}
* {{cita libro|titolo=Del ponte tra Solara e Stuffione|autore=Bruno Lodi|editore=Alices graf|città=Ravarino|anno=1990|SBN=CFI0219461}}
* {{cita libro|titolo=Parrocchia di Ravarino : notizie storiche|autore=Boguslaw Kulesza ; presentazione: Riccardo Fangarezzi|editore=Centro Studi Storici Nonantolani|città=Nonantola|anno=2015|isbn=978-88-6462-373-3|SBN=MOD1653814}}
* {{cita libro|titolo=Al nostar Sa Roch : la peste a Ravarino|autore=Bruno Lodi ; presentazione: Gabriella Guandalini|editore=Comune di Ravarino|città=Ravarino|anno=1989|SBN=UBO0081225}}