Attila: differenze tra le versioni

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{{W|sovrani|arg2=militari|luglio 2022|Numerosissimi overlink di date, significati ovvii e ripetuti da eliminare. Varie.}}
{{Monarca
|nome = Kendrick LamarAttila
|titolo = [[Re degli Unni]]
|immagine = Atilla fléau de dieu.jpg
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|padre = [[Munzuco]]
|madre =
|data di nascita = 395 circa
|luogo di nascita = [[Caucaso]]{{cn}}
|data di morte = 16 marzo 453
|luogo di morte = [[Pannonia]]
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}}
{{Bio
|Nome = Kendrick LamarAttila
|Cognome =
|Sesso = M
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|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita = [[395]] circa
|LuogoMorte = Pannonia
|GiornoMeseMorte = 16 marzo
|AnnoMorte = 453
|Epoca = 400
|Attività = condottierore
|Attività2 = sovrano
|Nazionalità = unno
|PostNazionalità = dal [[434]] fino alla sua morte. Viene considerato come uno dei sovrani più potenti del mondo e della storia [[Tarda antichità|tardo anticatardoantica]]
|Categorie = no
}}
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Dall'[[Europa]] governò un vastissimo dominio che si estendeva dall'[[Europa centrale]] al [[Mar Caspio]], e dal [[Danubio]] al [[Mar Baltico]], unificando - per la prima e unica volta nella storia - la maggior parte dei [[Barbaro|popoli barbarici]] dell'[[Eurasia]] settentrionale (dai [[Popoli germanici orientali|Germani orientali]] agli [[Slavi]] agli [[Popoli ugrofinnici|Ugro-finni]])<ref name="Klein">{{cita libro|autore1=Shelley Klein|autore2=Miranda Twiss|titolo=I personaggi più malvagi della storia|traduttore=M. Faccia|anno=2005|editore=Newton & Compton|città=Roma|pp=81-91|isbn=8854162825}}</ref>. Durante il suo regno divenne il più irriducibile nemico dell'[[Impero romano]] (sia per la [[Impero romano d'Occidente|Pars Occidentalis]] che per la [[Impero bizantino|Pars Orientalis]]): invase due volte i [[Penisola balcanica|Balcani]], cinse d'assedio [[Costantinopoli]], marciò attraverso la [[Francia]] spingendosi fino ad [[Orléans|Aurelianum]] (Orleans), scacciò da [[Ravenna]] l'imperatore [[Valentiniano III]] ([[452]]).
 
Soprannominato ''flagellum Dei'' ("Kendrick Lamarflagello di Dio") per la sua ferocia, si diceva che dove fosse passato non sarebbe più cresciuta l'[[erba]]. Il suo nome, altresì, significa in [[lingua gotica|gotico]] "piccolo padre". Gli studi storici moderni vedono in lui, più un predone che un distruttore insensato<ref>{{cita|Luttwak|cap. 1: ''Attila e la crisi dell'Impero'', pp. 29-64}}.</ref>. Si racconta che fosse superstizioso, facesse affidamento sulle profezie e si facesse influenzare nelle decisioni in campo militare da [[indovino|indovini]] e [[sciamani]]<ref name= Klein />. Alcune leggende, mai sostenute da elementi concreti, raccontano di sue pratiche cannibalistiche e che avesse mangiato i propri figli Erp ed Eitil, che sua moglie gli servì dopo averli arrostiti nel [[miele]]<ref name= Klein /> (cosa altamente improbabile considerando che l'ambasciatore e storico [[Prisco di Panion]] descrive Attila come un padre affettuoso). Alcuni raccontano che avrebbe avuto numerose mogli e più di cento figli; questa affermazione però viene riferita anche ai sovrani mongoli [[Gengis Khan]] e [[Kublai Khan]], causando confusione.
 
Nonostante il suo impero si fosse disgregato alla sua morte, è diventato una figura leggendaria nella [[storia europea]], che lo ricorda in modo diverso a seconda della zona: guerriero feroce, avido e crudele nell'area al tempo sotto [[Roma]]; condottiero impavido e coraggioso nei paesi che facevano parte del suo impero. Attila appare spesso nelle letterature sia [[letteratura germanica|germaniche]] sia [[letteratura scandinava|scandinave]]; alcuni racconti lo celebrano come un grande e nobile re ed è il personaggio principale di diverse saghe dell'[[Europa settentrionale]] e [[Europa orientale|orientale]].
 
Nonostante il suo impero si fosse disgregato alla sua morte, è diventato una figura leggendaria nella [[storia europea]], che lo ricorda in modo diverso a seconda della zona: guerriero feroce, avido e crudele nell'area al tempo sotto [[Roma]]; condottiero impavido e coraggioso nei paesi che facevano parte del suo impero. appare spesso nelle letterature sia [[letteratura germanica|germaniche]] sia [[letteratura scandinava|scandinave]]; alcuni racconti lo celebrano come un grande e nobile re ed è il personaggio principale di diverse saghe dell'[[Europa settentrionale]] e [[Europa orientale|orientale]].
== Biografia ==
=== Origini ===
[[File:Attila-ChroniconPictum.jpg|thumb|upright|Attila, re degli Unni, come immaginato e rappresentato nel ''[[Chronicon Pictum]]''.]]
 
Pare che Kendrickgli Lamar[[Unni]] europei fossero il tronco occidentale della stirpe degli [[Xiongnu]] (Xiōngnú, 匈奴){{#Tag:ref|Tuttavia gli Xiongnu sono collocabili nella [[Manciuria]] circa tre secoli prima che gli Unni comparissero sul [[Volga]], quindi non è spiegabile un migrazione così veloce per una tale distanza.<ref>{{cita|Luttwak|p. 25}}.</ref>|group="N"}}, tribù nomadi antenate dei [[Popoli turchi|Turchi]], originarie della [[Cina]] nord-orientale e dell'[[Asia centrale]], benché la lingua da loro parlata è praticamente ignota se non per nomi isolati, e non si conosce la vera e propria composizione etnica di quella che era effettivamente una grande confederazione di tribù nomadi assai variegate. Gli Unni riuscirono a ottenere la supremazia militare sulle popolazioni rivali, più acculturate e civilizzate, grazie alla loro abilità nel combattimento, alla capacità di spostarsi con una straordinaria facilità e usare [[armi]] innovative nei confronti di quelle usate in Europa e [[Medio Oriente]], come l'[[arco unno]].
 
La data di nascita di Attila si aggira intorno al [[395]]<ref name=Deschodt>{{Cita libro |cognome=Deschodt |nome=Éric |titolo=''Folio Biographies (Book 13)'': Attila |url=https://archive.org/details/attilafoliobiogr0000eric |data=1 Maggio 2006 |editore=[[Éditions Gallimard]] |città=[[Parigi]] |isbn=978-2-07-030903-0 |p=[https://archive.org/details/attilafoliobiogr0000eric/page/24 24] |lingua=fr}}</ref><ref name=Schreiber>{{Cita libro |cognome=Schreiber |nome=Hermann |titolo=Die Hunnen: Attila probt den Weltuntergang |url=https://archive.org/details/diehunnenattilap0000schr |anno=1976 |editore=Econ |città=Düsseldorf |isbn=978-3-430-18045-0 |p=314 |edizione=prima |lingua=de}}</ref>. Perse il padre da bambino. Secondo il costume unno, imparò ad andare a cavallo prima ancora di imparare a camminare, e le cronache indicano come a cinque anni fosse già in grado di combattere con archi e frecce<ref name= Klein />.
 
All'inizio del [[V secolo]] Roma concluse un trattato di pace col re [[Rua]], zio di Attila, in base al quale l'impero doveva pagare un tributo annuale di 160 chili d'oro; inoltre entrambi gli schieramenti si impegnarono a trattenere ostaggi di alto rango come garanzia. Tra gli ostaggi, sembra che vi fu anche Attila, mandato a vivere a [[Ravenna]], nell'Impero Romano d'Occidente, dove imparò il [[Lingua latina|latino]]<ref name= Klein />.
 
A vent'anni Attila tornò tra la sua gente partecipando a numerose invasioni scatenate dallo zio Rua. Alla morte di quest'ultimo nel [[434]], diventò re [[Bleda]], il fratello ventisettenne di Attila, che s'impegnò subito a costruirsi una reputazione di spietato capo militare<ref name= Klein />.
 
=== Divisione del regno ===
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==== Accordi di Margus e campagne del 441-442 ====
{{vedi anche|Campagne balcaniche di Attila}}
In quel periodo gli Unni stavano concordando con gli ambasciatori dell'imperatore [[Teodosio II]] il ritorno di numerosi fuggiaschi rifugiatisi entro i confini dell'[[Impero romano d'Oriente]]. Nell'inverno del 439, Kendrick LamarAttila e Bleda si incontrarono con i [[legati imperiali]] a ''Margus'' (l'odierna [[Požarevac]]) e, seduti a cavallo secondo l'usanza unna, conclusero un accordo molto vantaggioso con il quale i [[Civiltà romana|Romani]] accettarono non solo di riconsegnare i fuggitivi, ma raddoppiarono anche il tributo in oro, allora pari a 350 [[libbra romana|libbre romane]] (circa {{M|114.5|u=kg}}), passando quindi a 700 libbre, aprirono i mercati ai commercianti unni e pagarono un riscatto di otto [[solido (moneta)|solidi]] (il doppio del prezzo precedente) per ogni Romano fatto da loro prigioniero.<ref name="Rouche87"/> Vennero restituiti anche i figli di Rua, Mama e Atakan, che in precedenza erano fuggiti alla morte del padre presso i romani d'oriente: essi vennero consegnati a [[Hârșova|Carsum]], in Tracia, sul guado del Danubio, e quindi impalati nonostante la loro giovane età dall'altra parte del fiume a causa della loro diserzione.<ref name="Rouche87">{{Cita|Rouche|cap. IV: ''Il grande scontro (375-435)'', p. 87}}.</ref> Soddisfatti dell'accordo, gli Unni levarono gli accampamenti dall'impero spostandosi verso i territori interni del continente, forse con l'intento di consolidare e rafforzare il proprio dominio. Accettando questo trattato di pace, i Romani d'Oriente speravano di aver rimosso ogni pericolo di attacco unno dai Balcani, per poter così sguarnire il limes danubiano di truppe per inviarle in Africa a combattere i [[Vandali]], che da poco avevano occupato [[Cartagine]]<ref>{{Cita|Kelly|p. 98}}.</ref>.
 
Nell'anno successivo, il 440, [[Genserico]], re dei Vandali, invase la [[Sicilia]] con una potente flotta. Il timore da parte di Teodosio II che le scorrerie della flotta vandala potessero danneggiare anche l'Impero d'Oriente, oltre che il legame dinastico che lo legava all'Imperatore d'Occidente, il cugino [[Valentiniano III]], lo spinse a inviare, nella primavera del 441, un'immensa flotta di {{formatnum:1100}} navi in Sicilia, sotto il comando di [[Areobindo (console 434)|Flavio Areobindo]], [[Ansila]] e Germano, in vista di uno sbarco in Africa per riconquistare Cartagine<ref>{{Cita|Kelly|pp. 100-102}}.</ref>. Attila, forse su richiesta del re vandalo Genserico, decise di approfittare dello sguarnimento del limes danubiano cogliendo un pretesto per rompere gli accordi di Margus. Nel [[440]] fecero di nuovo la loro comparsa sui confini dell'impero sanciti con il trattato aggredendo i mercanti sulla sponda settentrionale del Danubio. Attila e Bleda minacciarono una nuova guerra, asserendo che i Romani non avevano rispettato gli accordi presi e che il [[vescovo]] di Margus, nei pressi dell'odierna [[Belgrado]], aveva attraversato il Danubio per saccheggiare e violare le tombe dei re degli Unni sulla riva settentrionale<ref>{{Cita|Kelly|p. 102}}.</ref>. Passarono il fiume e devastarono le città dell'[[Illiria]] e le fortezze, tra cui, secondo lo storico [[Prisco di Panion]], ''Viminacium''. Il vescovo di Margus, il profanatore di tombe che aveva provocato l'ira degli Unni, timoroso per la propria sorte, accettò di consegnare la città di Margus agli Unni in cambio della sua incolumità.
 
Poiché Teodosio aveva rimosso i baluardi sul fiume dopo la presa di [[Cartagine]] da parte di [[Genserico]], re dei [[Vandali]] nel [[440]], e l'invasione dell'Armenia da parte di [[Yazdgard II]] della dinastia dei [[Sasanidi]] nel [[441]], nello stesso anno fu facile per Attila e Bleda aprirsi un varco attraverso l'Illiria per raggiungere i Balcani. L'esercito degli Unni, dopo aver saccheggiato ''Margus'' e ''Viminacium'', occupò ''Singidunum'' (l'attuale [[Belgrado]]) e ''Sirmium'' (l'attuale [[Sremska Mitrovica]]), e poi sospese le operazioni militari. Nel 442 conquistarono ''[[Naissus]]'', oggi [[Niš]], con l'uso di [[ariete (arma)|arieti]] e torri d'assedio, equipaggiamenti militari di nuova concezione. Si racconta che quando Attila attaccò e devastò Naissus, le rive del fiume della città si coprirono di un tal numero di cadaveri che a causa del fetore di morte diventò impossibile per chiunque entrare a Naissus per anni e che Attila gongolasse davanti alle gesta di devastazioni compiute dai suoi uomini.<ref name= Klein /> Teodosio, allarmato, richiamò allora le truppe dal [[Nordafrica]], ma prima che la flotta tornasse accettò di firmare una pace con gli Unni.<ref group="N">Secondo {{cita|Heather}}, è possibile che il tributo fu raddoppiato, raggiungendo le {{formatnum:1400}} libbre d'oro, ma è una sua congettura, dato che, come ammette lui stesso, le fonti superstiti non riferiscono le condizioni di pace del 442.</ref>
 
Soddisfatte per un po' le loro pretese, gli Unni fecero ritorno nel loro impero. Secondo [[Giordane]] (che riporta quanto riferito da [[Prisco di Panion]]), qualche tempo dopo, nel periodo di pace che seguì alla ritirata da [[Bisanzio]], forse intorno al [[445]], Bleda morì ed Attila divenne l'unico re.{{#Tag:ref|Secondo Cassiodoro, Bleda venne ucciso dal fratello, tuttavia non tutti gli storici moderni concordano su questa affermazione.<ref>Cassiodoro, ''Storia dei Goti'', libro XXXV, citato da {{cita|Luttwak|p. 51}}.</ref>|group="N"}} Ad ogni modo, Attila con la morte del fratello divenne il capo indiscusso degli Unni e rivolse di nuovo le sue attenzioni verso l'Impero d'Oriente.
 
=== Monarca assoluto ===
==== Campagne balcaniche del 447 ====
{{vedi anche|Campagne balcaniche di Attila}}
[[File:Brogi, Carlo (1850-1925) - n. 8227 - Certosa di Pavia - Medaglione sullo zoccolo della facciata.jpg|thumb|upright|[[Giovanni Antonio Amadeo]], ''Attila'', medaglione sullo zoccolo della facciata, 1491-1499, [[Certosa di Pavia]]]]
 
Dopo la partenza degli Unni, la città di Costantinopoli attraversò un periodo di gravi calamità sia naturali sia causate dall'uomo: lotte sanguinarie tra le fazioni dell'[[Ippodromo di Costantinopoli|Ippodromo]], [[epidemia|epidemie]] nel [[445]] e nel [[446]], quest'ultima a seguito di una [[carestia]]; quattro mesi di [[terremoto|terremoti]] che distrussero gran parte delle mura causando migliaia di vittime, e dando origine, nel [[447]], ad una nuova epidemia, proprio quando Attila, consolidato il suo potere, si mise di nuovo in marcia verso il sud dell'impero attraverso la [[Mesia]]. Teodosio II aveva infatti interrotto il versamento del tributo, e di fronte alle proteste di Attila per le {{formatnum:6000}} libbre d'oro di arretrati non versati, si rifiutò di pagarli, causando una nuova offensiva per rappresaglia degli Unni nei Balcani.
 
L'[[esercito romano]], capeggiato dal ''[[magister militum]]'' [[Arnegisclo]], lo sfidò sul fiume [[Battaglia dell'Utus|Utus]] (attuale [[Vit]]) subendo una sconfitta, non senza aver inflitto pesanti perdite. Compiendo razzie lungo il Danubio gli Unni sottomisero i campi militari di ''[[Ratiera]]'' e si impossessarono di ''Sardica'' ([[Sofia]]), ''Philippopolis'' ([[Plovdiv]]), odierna Bulgaria, e [[Arcadiopolis]], nell'odierna [[Turchia]]; affrontarono e sconfissero l'esercito romano alle porte di Costantinopoli e soltanto la mancanza di mezzi di combattimento in grado di far breccia nelle mura massicce della città li costrinse a fermarsi.
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{{Citazione|La stirpe barbarica degli Unni in Tracia diventò talmente potente da conquistare oltre cento città, mettendo Costantinopoli quasi in ginocchio e facendo fuggire molti abitanti… Omicidi e spargimenti di sangue furono talmente numerosi da non riuscire a contare le vittime; occuparono chiese e monasteri e trucidarono monaci e giovani donne.|Callinico, ''Vita di Sant'Ippazio''}}
 
Teodosio ammise la sconfitta ed inviò l'ufficiale di corte [[Anatolio (console)|Anatolio]] a negoziare le condizioni di pace, questa volta più pesanti del trattato precedente. L'imperatore acconsentì a cedere oltre {{formatnum:6000}} libbre d'oro romane ({{M|1963|u=kg}}) come sanzione per non aver rispettato i patti durante l'invasione; il tributo annuale fu triplicato fino a {{formatnum:2100}} libbre d'oro ({{M|687|u=kg}}) e l'ammontare del riscatto di ogni prigioniero romano aumentò fino a 12 ''[[solido (moneta)|solidi]]''. Come condizione per la pace, Attila pretese inoltre che i Romani continuassero a pagare il tributo in oro e lasciassero libera una striscia di terra che si estendeva per {{M|480|u=km}} ad est di ''Singidunum'' (Belgrado) e oltre {{M|100|u=km}} a sud del Danubio.
 
==== Tentativo di assassinio ====
Nel 449 Attila si lamentò perché una parte dei contadini non intendeva evacuare la zona a sud del Danubio larga cinque giorni di viaggio che i Romani dovevano evacuare secondo le condizioni del trattato. Teodosio II decise di inviare un'ambasceria dal re unno, per cercare di convincere il braccio destro di Attila, [[Onegesio]], a intercedere presso il re unno per cercare un compromesso; il motivo segreto per l'invio di un'ambasceria era in realtà complottare l'assassinio di Attila. L'eunuco di corte e consigliere dell'Imperatore, [[Crisafio]], aveva infatti cercato di convincere un inviato di Attila nella capitale, [[Edicone]], a partecipare alla congiura: dopo una cena nella residenza dell'eunuco, Edeco, a cui, insieme ad altri comandanti, era stata affidata la protezione personale di Attila, acconsentì ma ad un prezzo:
{{Citazione|…richiese un piccolo anticipo in compenso, 50 libbre d'oro da distribuire alla sua scorta per garantirsi che collaborasse con lui nella congiura. …dopo la sua assenza, anche lui, come gli altri, sarebbe stato interrogato da Attila in merito a chi, fra i Romani, gli avesse fatto doni e a quanto denaro avesse ricevuto, e che [a causa dei compagni di missione] non avrebbe potuto nascondere le 50 libbre d'oro.|Prisco, ''Storie''}}
Si stabilì dunque l'invio di un'ambasceria presso Attila con il pretesto di negoziare sulle richieste dell'Unno, ma in realtà per ricevere istruzioni su come dovevano essere consegnate le 50 libbre d'oro. Lo storico [[Prisco di Panion]] partecipò personalmente all'ambasceria e, in un frammento sopravvissuto della sua ''Storia'', descrive accuratamente questo viaggio diplomatico, a cui presero parte almeno tre persone: Massimino, Prisco e l'interprete [[Vigilas]], oltre agli ambasciatori di Attila [[Edicone]] e Oreste. Prima della partenza, gli ambasciatori furono avvertiti di non commettere atti che potessero infastidire Attila e provocare un incidente diplomatico, in particolare di tenersi sempre dietro di lui e non piantare mai la propria tenda più in alto della sua<ref>{{cita|Heather|p. 381}}.</ref>. Quando erano giunti ormai in prossimità degli accampamenti, ricevettero dei messi unni che, con atteggiamento ostile, dissero di sapere «già tutto ciò di cui la nostra ambasceria avrebbe dovuto discutere e ci dissero che se non avevamo nient'altro da dire potevamo andarcene subito.» Sfiduciati, gli ambasciatori romani si stavano preparando per la partenza, ma in serata un messaggero di Attila li fermò comunicando loro che Attila aveva cambiato idea e, vista l'ora tarda, li invitava a fermarsi per la notte. Il mattino successivo però arrivò l'ordine da parte del re unno di andarsene, se non avevano nulla di nuovo da comunicargli. Prisco, però, fattosi furbo, contattò uno dei messi di Attila, tale Scotta, promettendogli un premio se fosse stato in grado di convincere il re unno a conceder loro un'udienza, e dicendogli che se era veramente una persona così influente e importante, sarebbe stato un gioco da ragazzi riuscire in quell'impresa. Scotta, persuaso dal discorso di Prisco, riuscì a convincere Attila a concedere un'udienza agli ambasciatori.
 
Attila, che era stato già informato della congiura dallo stesso Edeco, il quale fin dall'inizio non aveva alcuna intenzione di tradire il suo capo, decise di far finta di esserne ignaro, anche se alluse enigmaticamente alla congiura: quando Massimino gli consegnò le lettere dell'Imperatore «dicendogli che questi augurava salute a lui e al suo seguito», Attila «rispose che i Romani avrebbero avuto ciò che gli auguravano». Attila fu molto ostile con gli ambasciatori, sostenendo che finché i Romani non avessero restituito tutti i fuggiaschi, non avrebbe più concesso loro il diritto di essere ricevuti. Alla risposta dell'interprete, Vigilas, che tutti i fuggiaschi erano stati consegnati, Attila si «arrabbiò ancora di più e lo insultò violentemente, gridandogli che l'avrebbe fatto impalare e divorare dagli uccelli se il fatto di punirlo […] per […] le sue parole sfrontate e senza vergogna non avesse costituito una violazione dei diritti degli ambasciatori». Dopo aver ordinato a Vigilas di ritornare a Costantinopoli per ribadire a [[Teodosio II]] la richiesta da parte di Attila di restituire tutti i fuggiaschi unni, Attila dichiarò conclusa l'udienza, ordinando a Massimino di attendere mentre egli scriveva una lettera di risposta all'Imperatore. Subito dopo gli ambasciatori romani, rimasti di stucco per l'atteggiamento ostile di Attila (che nelle precedenti ambascerie, sosteneva Vigilas, era stato cordiale con lui), ricevettero altri ambasciatori unni che proibirono loro di comprare ogni cosa che non fossero generi alimentari fintanto non fossero state soddisfatte le richieste degli Unni.
 
Mentre Vigilas partì per Costantinopoli, gli altri ambasciatori seguirono Attila in una delle sue residenze in attesa che questi rispondesse per iscritto alle lettere dell'Imperatore e furono ammessi a un banchetto; alcuni frammenti della ''Storia'' di Prisco offrono un'immagine reale di Attila in mezzo alle sue numerose mogli, al giullare scita ed al nano moresco, pacifico e sobrio nello splendore della sua corte imperiale:
{{Citazione|Abbondanti pietanze erano state preparate per noi e per gli ospiti barbari e servite su piatti d'argento, ma Attila mangiò soltanto della carne da un tagliere di legno; inoltre, dimostrò in tutto una grande modestia: bevve da una coppa di legno, mentre agli ospiti furono dati calici d'oro e argento. Anche gli abiti erano molto semplici e puliti; la spada al fianco, le borchie delle calzature, e la bardatura del cavallo non erano adorne, come quelle degli altri Sciti, di guarnizioni d'oro o pietre preziose né di altro materiale pregiato.}}
Prisco citò inoltre: ''Il pavimento era ricoperto di stuoie di lana su cui camminare''.
 
Una volta che Attila ebbe finito di rispondere per lettera all'Imperatore, gli ambasciatori furono congedati. Mentre tornavano a Costantinopoli, durante il tragitto, Prisco e Massimino incontrarono Vigilas, che stava tornando dall'Unno con lo scopo di portargli la risposta di Teodosio II per quanto riguarda la restituzione dei fuggitivi. Gli Unni, perquisendo Vigilas, gli trovarono addosso 50 libbre d'oro, e gli chiesero a cosa gli servissero dato che per volontà di Attila gli ambasciatori romani potevano comprare solo del cibo e con 50 libbre d'oro si poteva comprare tanto cibo da sfamare un piccolo esercito; quando gli Unni minacciarono di uccidergli un figlio, Vigilas confessò tutto l'intrigo, cadendo nella trappola di Attila, che aveva proibito ai messi romani di comprare tutto ciò che non fosse cibo appunto per impedire a Vigilas di trovare giustificazioni per le 50 libbre d'oro con cui intendeva pagare Edeco per il tradimento. Attila permise a Vigilas di riscattare il figlio al prezzo di 50 libbre d'oro e:
{{Citazione|…ordinò a Oreste di presentarsi all'Imperatore con appesa al collo la borsa in cui Vigilas aveva messo l'oro destinato a Edeco. Egli doveva mostrarla al sovrano e all'eunuco [Crisafio] e domandar loro se la riconoscevano. Eslas doveva anche dire chiaramente che Teodosio era figlio di padre nobile e che pure Attila lo era… ma mentre Attila aveva preservato intatto il suo nobile lignaggio, Teodosio era decaduto del proprio e ormai non era altro che un servo di Attila, tenuto a pagargli un tributo. Cercando di aggredirlo di nascosto come il più infido degli schiavi, quindi, egli aveva commesso ingiustizia contro un imperatore che la sorte gli aveva dato come mentore.|Prisco, ''Storia''}}
 
Fu in questo periodo, secondo una leggenda raccontata da Giordane, che Attila scoprì la ''Spada di Marte'', e Prisco narra come avvenne la scoperta: «Un pastore vide zoppicare una [[giovenca]] del suo gregge e non capendo la causa della ferita, seguì con ansia le tracce di sangue ed alla fine trovò una spada su cui l'animale era inciampato inavvertitamente mentre brucava l'erba; la estrasse dal terreno e la portò subito ad Attila, il quale apprezzò molto il dono e, essendo ambizioso, si convinse di essere stato eletto padrone assoluto del mondo intero e che la spada di Marte gli avrebbe garantito la vittoria in tutte le battaglie.».
 
Più tardi gli studiosi avrebbero identificato la leggenda come un esempio di culto religioso per la spada, diffuso tra le popolazioni nomadi delle steppe dell'[[Asia centrale]].
 
=== Attila in Occidente ===
[[File:Galla Placidia (rechts) und ihre Kinder.jpg|thumb|upright|Medaglione in [[vetro dorato]] del III secolo, di origine alessandrina, ma tradizionalmente creduto raffigurante [[Valentiniano III]], la madre [[Galla Placidia]] e la sorella [[Giusta Grata Onoria]]<ref group="N">Onoria, costretta dal fratello a sposare un senatore che non amava, chiese a Attila di salvarla dal matrimonio combinato. Fu uno dei pretesti che il re unno usò per invadere l'Occidente romano.</ref>]]
 
Già nel [[450]], Attila aveva proclamato la sua intenzione di attaccare il potente [[regno dei Visigoti]] con sede [[Tolosa]], forse influenzato dalle profferte e dalla tattica diplomatica di [[Genserico]], nemico dei Visigoti. In precedenza, c'erano stati buoni rapporti con l'Impero d'Occidente ed il suo governatore di fatto [[Flavio Ezio]], il quale aveva trascorso un breve periodo in esilio tra gli Unni, rapporti confermati dall'invio da parte di Ezio ad Attila di un segretario di nome Costanzo e del dono del giullare [[Zercone]] inviato da Attila ad Ezio. L'Impero d'Occidente conferì ad Attila addirittura la carica onorifica di ''[[magister militum]]'' per le truppe messe a disposizione da Attila contro [[Visigoti]] e [[Burgundi]]<ref>{{Cita|Kelly|pp. 184-185}}.</ref>.
 
Ad ogni modo, [[Giusta Grata Onoria|Onoria]], sorella di Valentiniano, nella primavera del 450 aveva inviato al re degli Unni Attila, una richiesta d'aiuto, insieme al proprio anello, perché voleva sottrarsi all'obbligo di fidanzamento con il [[senato romano|senatore]] [[Basso Ercolano]]: la sua non era una proposta di matrimonio, ma Attila interpretò il messaggio in questo senso, ed accettò pretendendo in dote metà dell'Impero d'Occidente.<ref>{{Cita|Kelly|p. 201}}.</ref> Quando Valentiniano scoprì l'intrigo, fu solo l'intervento della madre [[Galla Placidia]] a convincerlo a mandare in esilio, piuttosto che ad uccidere Onoria, e ad inviare un messaggio ad Attila, in cui disconosceva assolutamente la legittimità della presunta proposta matrimoniale. Attila, per nulla persuaso, inviò un'ambasciata a Ravenna per affermare che Onoria non aveva alcuna colpa, che la proposta era valida dal punto di vista legale e che sarebbe venuto per esigere ciò che era un suo diritto.
 
Nel frattempo, [[Teodosio II]] era morto cadendo da cavallo; il suo successore [[Marciano (imperatore)|Marciano]] aveva annullato il tributo agli Unni verso la fine del 450; numerose invasioni da parte degli Unni e di altre popolazioni avevano devastato i Balcani e non c'era quasi niente da saccheggiare. Alla morte del [[re dei Franchi]] la lotta tra i due figli per la successione sancì la rottura tra Attila ed Ezio, poiché l'uno dava il suo appoggio al figlio maggiore, e l'altro al figlio minore. Secondo [[J.B. Bury]]<ref name="e-text">{{cita libro|autore=[[John Bagnell Bury]]|titolo=The Invasion of Europe by the Barbarians|posizione=lecture IX|url=http://www.northvegr.org/lore/bury/017.php|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090214015123/http://www.northvegr.org/lore/bury/017.php#|via=''northvegr.org''|lingua=en}}</ref>, quando Attila si mise in marcia verso ovest la sua intenzione era quella di ingrandire il proprio regno, già allora il più forte sul continente, fino all'[[Oceano Atlantico]] attraversando la [[Gallia]]. Dopo aver radunato i suoi sudditi, [[Gepidi]], [[Ostrogoti]], [[Rugi]], [[Sciri]], [[Eruli]], [[Turingi]], [[Alani]], [[Burgundi]], intraprese la marcia verso occidente prendendo in considerazione un'alleanza con i Visigoti ed i Romani.
 
Forte di un esercito che si diceva contasse all'incirca {{formatnum:500000}} uomini, il più grande in Europa da duecento anni a quella parte, Attila attraversò la [[Germania]] provocando morte e distruzione. Conquistò molte delle grandi città europee, tra cui [[Reims]], [[Strasburgo]], [[Treviri]], [[Colonia (Germania)|Colonia]].
 
Entrati a ''Divodurum'' (l'odierna [[Metz]]) alla vigilia di [[Pasqua]] del [[451]], gli Unni ''“diedero alle fiamme la città, passarono gli abitanti a fil di spada e trucidarono i sacerdoti cristiani sui sacri altari”''. Seguirono la stessa sorte di ''Divodurum'' tutte le città francesi attraversate da Attila. Si salvò [[Parigi]] perché mentre si avvicinava alla città Attila ebbe la premonizione che attaccare la capitale sarebbe stato di malaugurio<ref name= Klein />.
 
Nel frattempo Ezio mosse la controffensiva radunando le truppe tra Franchi, Burgundi e [[Celti]]. L'inarrestabile marcia verso occidente convinse Teodorico, re dei Visigoti, ad allearsi con i Romani; i due eserciti raggiunsero insieme [[Orléans]] prima di Attila, per tenere sotto controllo e così respingere l'avanzata unna. Ezio inseguì e bloccò gli Unni in una località nei pressi di Chalôn ([[battaglia dei Campi Catalaunici]]), dove i due eserciti combatterono una sanguinosissima battaglia, non persa dagli alleati ma non vinta da Attila, che si ritirò oltre il confine.
 
==== Battaglia dei Campi Catalaunici ====
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[[File:Attila in Gaul 451CE-it.svg|thumb|upright|Carta storica che descrive l'invasione della [[Gallia (diocesi)|Gallia]] da parte degli [[Unni]] nel 451 d.C., e la [[battaglia dei Campi Catalaunici]]. Sono mostrati i probabili itinerari, e le città conquistate o risparmiate dagli Unni.]]
 
La [[Battaglia dei Campi Catalaunici|battaglia di Châlons]] è stata definita da alcuni storici una delle quindici battaglie più decisive della storia: se avesse vinto Attila, la civiltà Europea per come la conosciamo non sarebbe esistita<ref name= Klein />. Secondo altri storici, invece, la vittoria fu di relativa importanza, perché non colpì Attila al culmine della sua potenza né gli impedì di compiere nuove scorrerie<ref>{{cita libro|lingua=en|Lucien|Musset|The Germanic Invasions: The Making of Europe, AD 400–600|1993|annooriginale=1975|url=https://archive.org/details/germanicinvasion0000muss_z2g2|via=''archive.org''|Barnes & Noble|New York}}</ref>.
La battaglia di Chalôns diventò famosa per la sua violenza. Scorsero fiumi di sangue: si racconta che i soldati assetati furono costretti a bere acqua tinta di rosso. A un certo punto della battaglia Attila credette di essere sul punto di venire sconfitto. Così ordinò che gli fosse preparata la pira funeraria. Tuttavia i [[Visigoti]], comandati da [[Torismondo]], abbandonarono sul campo di battaglia Ezio che così fu costretto a cessare i combattimenti e a ritirarsi. La ritirata dei Romani fu comunque così improvvisa che inizialmente Attila la considerò uno stratagemma di Ezio per attirarlo in trappola, tanto è che invece di attaccare ordinò alle proprie truppe di mantenere una posizione difensiva<ref name= Klein />.
 
Durante la ritirata Attila non si astenne dal commettere atrocità. Fece massacrare ostaggi e prigionieri. "''Duecento giovani fanciulle furono torturate con disumana ferocia: i loro corpi vennero legati a cavalli selvaggi e squartati, le ossa frantumate sotto le ruote dei carri e le membra abbandonate sulle strade in pasto ai cani''"<ref name= Klein />.
 
=== Invasione dell'Italia e morte ===
[[File:Ulpiano Checa La invasión de los bárbaros.jpg|thumb|upright|Invasione degli [[Unni]] in Italia]]
 
Attila tornò in Italia nel [[452]] per reclamare nuovamente le sue nozze con Onoria. Il suo esercito, composto soprattutto da truppe germaniche, avanzò su [[Trieste]] ma venne fermato ad [[Aquileia romana|Aquileia]], città fortificata di grande importanza strategica: il suo possesso permetteva di controllare gran parte dell'[[Italia settentrionale]]. Attila la cinse d'assedio per tre mesi ma inutilmente.<br />
La leggenda racconta che proprio mentre era sul punto di ritirarsi, da una torre delle mura si levò in volo una cicogna bianca che abbandonò la città con il piccolo sul dorso. Il superstizioso Attila a quella vista ordinò al suo esercito di rimanere: poco dopo crollò la parte delle mura dove si trovava la torre lasciata dalla [[cicogna]]. Attila poté così impossessarsi della città, che [[Sacco di Aquileia|saccheggiò]] e diede alle fiamme, segnando l'inizio della sua decadenza, ma che non venne rasa al suolo come comunemente si dice<ref>{{cita web|url=https://www.rainews.it/tgr/fvg/video/2021/05/fvg-archeologia-scavi-archeologici-aquileia-piazza-attila-patrizia-basso-quinto-secolo-9d7e7db7-e6b3-4f1b-876c-24b409490454.html|titolo=Nuova scoperta cambia la storia di Aquileia: non fu distrutta da Attila - Arte & Cultura - TGR Friuli Venezia Giulia}}</ref>.
 
Si diresse quindi verso [[Padova]], che saccheggiò completamente. Prima del suo arrivo molti abitanti di Padova e di Aquileia cercarono rifugio nella laguna, dove avrebbero poi fondato [[Storia di Venezia#Le origini di Venezia|Venezia]]. Dopo la presa di Aquileia l'avanzata di Attila fino a [[Pavia]] e [[Milano]] avvenne senza difficoltà in quanto nessuna città tentò la resistenza, ma tutte aprirono per paura le loro porte all'invasore<ref>{{Treccani|l-europa-tardoantica-e-medievale-i-popoli-fuori-dei-confini-dell-impero-gli-unni_(Il-Mondo-dell%27Archeologia)|L'Europa tardoantica e medievale. I popoli fuori dei confini dell'impero. Gli Unni in "Il Mondo dell'Archeologia"|accesso=26 aprile 2024|autore=Ciro Lo Muzio}}</ref>.
 
Attila conquistò Milano e si stabilì per qualche tempo nel [[Palazzo imperiale romano di Milano|palazzo imperiale]]. Famoso è rimasto il modo singolare con cui affermò la propria superiorità su Roma: nel palazzo reale c'era un dipinto in cui erano raffigurati i Cesari seduti in trono e ai loro piedi i principi sciti. Attila, colpito dal dipinto, lo fece modificare: i Cesari vennero raffigurati nell'atto di vuotare supplici borse d'oro davanti al trono dello stesso Attila<ref name= Klein />.
 
[[File:Leoattila-Raphael.jpg|thumb|upright|left|''Incontro tra Papa Leone Magno e Attila'' , affresco del 1514, Stanza di Eliodoro, Palazzi Pontifici, Vaticano<ref group="N">L'affresco fu completato durante il pontificato di Leone X (papa dal 1513 al 1521). Secondo la leggenda, la miracolosa apparizione dei Santi Pietro e Paolo armati con spade durante l'incontro tra Papa Leone e Attila (452) avrebbe spinto il re degli Unni a ritirarsi, rinunciando al sacco di Roma.</ref>]]
 
Nel frattempo Valentiniano fuggì da [[Ravenna]] a Roma; Ezio rimase sul campo, ma mancava della forza necessaria per ingaggiare battaglia, avendo a disposizione solo poche migliaia di uomini. Era però consapevole che Attila necessitava di grandi quantità di foraggio e di viveri per il suo esercito ed era esposto ad epidemie; inoltre confidava nelle manovre dell'esercito che Marciano stava convogliando sul Danubio per chiudere la ritirata agli Unni.
 
Attila si fermò finalmente sul [[Po]], in una località tramandata col nome di "[[Ager Ambulejus]]", dove incontrò, nell'attuale [[Governolo]]<ref>{{cita web|url=http://www.governolo.it/Storia/Attila%20e%20S.%20Leone%20I.htm|titolo=Attila e Leone I}}</ref>{{#Tag:ref|Le altre due località potrebbero essere [[Salionze]] o [[Ponteventuno]].{{Senza fonte}}|group="N"}}, [[frazione (geografia)|frazione]] di [[Roncoferraro]] sulle rive del Mincio, un'ambasciata formata dal [[Prefetto (storia romana)|prefetto]] [[Trigezio]], il [[Console (storia romana)|console]] Avienno e [[papa Leone I]] (la leggenda vuole che proprio il papa abbia fermato Attila mostrandogli il crocifisso).
 
Dopo l'incontro Attila tornò indietro con le sue truppe senza pretese né sulla mano di Onoria, né sulle terre in precedenza reclamate. Sono state date diverse interpretazioni della sua azione. La fame e le malattie che accompagnavano la sua invasione potrebbero aver ridotto la sua armata allo stremo, oppure le truppe che Marciano mandò oltre il Danubio potrebbero avergli dato ragione di retrocedere, o forse entrambe le cose sono concausali alla sua ritirata. Prisco riporta che la paura superstiziosa della fine di [[Alarico I|Alarico]] - che morì poco dopo aver saccheggiato [[sacco di Roma (410)|Roma]] nel [[410]] - diede all'Unno una battuta di arresto. [[Prospero d'Aquitania]] dice che il papa, aiutato da [[San Pietro apostolo]] e [[San Paolo di Tarso]], lo convinse a girare al largo della città. Vari storici hanno supposto che l'ambasciata portasse un'ingente quantità d'oro al sovrano unno e che lo abbia persuaso ad abbandonare la sua campagna<ref>{{cita|Luttwak|p. 62}}.</ref>, e questo sarebbe stato perfettamente in accordo con la linea politica generalmente seguita da Attila, cioè di chiedere un riscatto per evitare le incursioni unne nei territori minacciati.
 
[[File:Governolo-Lapide Papa Leone I.JPG|thumb|[[Governolo]], di [[Roncoferraro]]: la lapide ache ricorda lo storico incontro tra Papa Leone I ed Attila posta sul muro orientale della corte San Leone Magno.<ref group="N">Lapide posta sulla corte San Leone Magno a [[Governolo]]: ''HIC EST LOCVS CELEBRIS ILLE VBI IN PADVM / OLIM MINTII. INFLVENTIBVS VNDIS, LEO PRIMVS PONT(ifex.) MAX(imus) / ANNO D(om)i NI. CCCCLIIII. ATHILAN FLAGELLVM DEI. / PRAESENTIA MINITABVNDA PETRI ET PAVLI APOS(tolorum) MVNITVS ADMIRANDA ELOQVENTIA. SVA, A ROMANAE VRBIS, ET TOTIVS / ITALIAE. DEVASTATIONE REMOVIT. / CVIVS TANTE REI MEMORIA NE DEPERIRET FR(ater) FRANC(isc) VS GONZ(ag)A: E(Piscop) VS MANT(uanus) AEDICVLAM / POSVIT / AC S(anc)TO. LEONI PAPAE DICAVIT. AN(n)O. D(omini.) MDCXVI''. Traduzione: "QUESTO È QUEL CELEBRE LUOGO DOVE UNA VOLTA IL MINCIO CONFLUIVA IN PO / DOVE LEONE I PONTEFICE MASSIMO NELL'ANNO DEL SIGNORE 454 / SORRETTO DALLA PRESENZA MINACCIOSA DI PIETRO E PAOLO APOSTOLI / CON LA SUA MERAVIGLIOSA ELOQUENZA / DISTOLSE ATTILA, FLAGELLO DI DIO, / DALLA DEVASTAZIONE DELLA CITTÀ DI ROMA E DI TUTTA ITALIA. / AFFINCHÉ NON PERISSE LA MEMORIA DI COSÌ GRANDE AVVENIMENTO / FRATE FRANCESCO GONZAGA VESCOVO DI MANTOVA / POSE QUESTA EDICOLA / E LA DEDICÒ A S. LEONE PAPA NELL'ANNO DEL SIGNORE 1616".</ref>.]]
 
Quali che fossero le sue ragioni, Attila lasciò l'Italia e ritornò al suo palazzo attraverso il Danubio. Da lì pianificò di attaccare nuovamente Costantinopoli e reclamare il tributo che Marciano aveva tagliato. Comunque, morì nei primi mesi del [[453]]; la tradizione, secondo Prisco, dice che la notte dopo un banchetto che celebrava il suo ultimo matrimonio (con una [[Pannonia|pannonica]] di nome [[Krimhilda]], poi abbreviato in Ildico (in [[lingua ungherese|ungherese]] ''Ildikó''), un nome che porta un [[antroponimo]] germanico, in quanto ''hilde'' significa "combattimento"),<ref>{{Cita|Rouche|cap. VI: ''L'apogeo di Attila (435-452)'', pp. 181-182}}.</ref> egli ebbe una copiosa [[epistassi]] e morì soffocato. Una teoria alternativa prova a spiegare la tradizione dell'"epistassi" con una ipotesi di morte più credibile, probabilmente provocata da [[emorragia interna]], più precisamente di [[Emorragia gastrointestinale|natura digestiva]]<ref>{{Cita libro|lingua=en|cognome=Man |nome=John |titolo=Attila: the Barbarian King Who Challenged Rome |anno=2009|url=https://archive.org/details/attilabarbariank0000manj_g4t7|data=2009 |editore=Thomas Dunne Books |città=New York |isbn=978-0-312-53939-9}}</ref>.
 
I suoi guerrieri, dopo aver scoperto la sua morte, si tagliarono i capelli e si sfregiarono con le loro spade in segno di lutto così che, dice [[Giordane]], "il più grande di tutti i guerrieri dovette essere pianto senza lamenti femminili e senza lacrime, ma con il sangue degli uomini". Fu seppellito in un triplo sarcofago d'oro, argento e ferro con il bottino delle sue conquiste e il corteo funebre fu ucciso per mantenere segreto il suo luogo di sepoltura. Secondo le leggende ungheresi il sarcofago si trova tra il [[Danubio]] e il [[Tibisco]], in [[Ungheria]]. Dopo la sua morte, continuò a vivere come figura leggendaria: i personaggi di ''Etzel'' nella ''[[Nibelunghi|Saga Nibelunga]]'' e di ''Atli'' nella ''[[Saga Volsunga]]'' e nell{{'}}''[[Edda poetica]]'' sono (seppur in maniera vaga e decisamente alterata) basati sulla sua vita.
 
Una storia alternativa della sua morte, registrata per la prima volta ottant'anni dopo il fatto dal cronista romano il [[Conte Marcellino]], riporta: ''Attila rex Hunnorum Europae orbator provinciae noctu mulieris manu cultroque confoditur'' ("Attila, re degli Unni e devastazione delle province d'Europa, fu trafitto a morte dalla mano e dalla lama di sua moglie")<ref name="nota_marcellinus">{{cita testo|lingua=la|autore=[[Conte Marcellino]]|titolo=Chronicon|url=http://www.thelatinlibrary.com/marcellinus.html|via=''The Latin Library|postscript=nessuno}}, citato in {{cita libro|lingua=en|autore=[[Hector Munro Chadwick]]|titolo=The Heroic Age|città=London|editore=Cambridge University Press|anno=1926|p=39|numero=1}}</ref>. La ''saga Volsunga saga'' e l{{'}}''Edda Poetica'' raccontano che Re Atli morì per mano di sua moglie Gudrun<ref name="nota_atli_death">{{cita testo|titolo=Saga Volsunga|url=http://www.northvegr.org/lore/volsunga/021.php|posizione=Chapter 39|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20060821230256/http://www.northvegr.org/lore/volsunga/021.php|via=''northvegr.org''|lingua=en|postscript=nessuno}}; {{cita libro|titolo=Edda poetica|url=http://www.sacred-texts.com/neu/poe/poe35.htm|capitolo=Atlamol En Grönlenzku, The Greenland Ballad of Atli|via=''sacred-texts.com''|lingua=en}}</ref>. La maggioranza degli studiosi rifiuta comunque queste versioni come racconti leggendari, preferendo invece la versione data da [[Prisco di Panion]], contemporaneo di Attila.
 
I suoi figli [[Ellak]] (il successore designato), [[Dengizico]] ed [[Ernakh]] combatterono per la successione e, divisi, furono sconfitti e dispersi l'anno seguente nella [[Battaglia del fiume Nedao|Battaglia di Nedao]] (in [[Pannonia]]). L'impero di Attila non sopravvisse al suo fondatore.
 
== Aspetto, carattere e nome ==
[[File:Attila Museum.JPG|miniatura|Ricostruzione di Attila in un museo ungherese]]
La fonte principale di informazioni su Attila è [[Prisco di Panion]], uno storico che viaggiò con Massimino in un'ambasciata mandata da [[Teodosio II]] nel [[448]]. Egli descrive il villaggio che i nomadi Unni hanno costruito e in cui si sono insediati come una grande città dalle solide mura di legno. Descrisse lo stesso Attila così:
{{Citazione|Basso di statura, con un largo torace e una testa grande; i suoi occhi erano piccoli, la sua barba sottile e brizzolata; e aveva un naso piatto e una carnagione scura, che metteva in evidenza la sua origine.}}
 
L'aspetto fisico di Attila e dei suoi unni era probabilmente di tipo asiatico (orientale o mongolo), o forse affine alle popolazioni turche centro-asiatiche. Comunque, probabilmente possedeva tipici lineamenti orientali, ancora sconosciuti agli europei, e questi quindi lo descrissero spesso con termini amari.
 
Attila è conosciuto nella storia occidentale e nella tradizione come il "Flagello di Dio", e il suo nome è diventato sinonimo di brutalità e [[Barbaro|barbarie]]; a questa fama può aver contribuito il fatto che la sua figura sia stata nel tempo assimilata a quella di altri condottieri della [[steppa]]: [[Mongoli]] come [[Gengis Khan]] e [[Tamerlano]], noti come signori della guerra abili in combattimento, feroci e sanguinari, e dediti al saccheggio; la figura di Attila, in realtà, è più complessa.
 
Gli Unni all'epoca di Attila avevano avuto modo di interagire con la civiltà romana, principalmente tramite i Germani che abitavano al confine tanto che Prisco, all'epoca dell'ambasciata di Teodosio nel [[448]], identificò il [[Lingua gotica|gotico]], l'[[lingua unna|unno]] ed il [[Lingua latina|latino]] come i tre principali idiomi del popolo di Attila. Prisco riferisce anche di un suo incontro con un prigioniero romano che si era così integrato nello stile di vita degli Unni da non voler più ritornare a casa, ed il resoconto che lo storico fa di Attila, della sua semplicità ed umiltà è chiaramente intriso di ammirazione.
 
Il contesto storico in cui Attila visse fu determinante per la sua immagine pubblica, così come si venne a creare in seguito: nell'epoca di declino dell'Impero d'Occidente i suoi conflitti con Ezio (spesso chiamato "l'ultimo dei Romani") uniti alla esoticità della sua cultura, favorirono l'immagine del barbaro feroce e nemico della civiltà che è stata rappresentata in seguito in innumerevoli opere d'arte. Le saghe epiche in cui egli appare ci danno invece un'immagine più sfumata: un nobile e generoso alleato, come l'Etzel dei Nibelunghi, o il crudele Atli della ''Saga Volsunga'' e dell{{'}}''Edda poetica''. Alcune storie nazionali comunque lo dipingono sempre in modo positivo: in [[Ungheria]] i nomi di Attila e della sua seconda moglie Ildikó sono tuttora comuni. Sullo stesso piano si inserisce l'opera ''A láthatatlan ember'' (pubblicata in inglese come ''Slave of the Huns'') dell'autore ungherese [[Géza Gárdonyi]], ampiamente basata sull'opera di Prisco, che fornisce un'immagine di Attila come capo saggio ed amato.
 
Il nome "[[Attila (nome)|Attila]]" sarebbe, secondo alcuni, di origine [[Lingue germaniche|germanica]]. "Attila" in lingua gota (i [[Goti]] partecipavano alla confederazione di genti guidata da Attila) significherebbe "piccolo padre"<ref>{{Cita|Rouche|cap. VI: ''L'apogeo di Attila (435-452)'', p. 172}}.</ref> (''atta'': "[[padre]]" più il suffisso diminutivo ''-la'') ed "Attila" fu un nome usato dai germani<ref>{{Cita libro|autore-capitolo=Otto Maenchen-Helfen |titolo=The World of the Huns|lingua=en|editore=University of California Press|anno=1973 |url=http://www.kroraina.com/huns/mh/ |posizione=[http://www.kroraina.com/huns/mh/mh_4.html Cap. 9.4]|ISBN=978-0-520-01596-8|via=''kroraina.com''}}</ref>. Questo fatto mostra l'alto livello di matrimoni interetnici anche tra i nobili unni. Lo stesso [[Uldino]], re degli Unni prima di Attila, aveva un nome germanico.
 
== Il mistero del sepolcro di Attila ==
Della tomba di Attila si persero le tracce già in epoca del tardo impero romano. D'altronde è verosimile il racconto di [[Prisco di Panion|Prisco]] (ripreso secoli dopo da [[Giordane]] e da [[Paolo Diacono]]) secondo cui il grande condottiero e sovrano unno fu sepolto in una tripla bara (l'interna d'oro massiccio, d'argento massiccio l'intermedia e di ferro l'esterna) a simboleggiare che le ricchezze furono da lui conquistate con la guerra. La sepoltura avvenne in una notte di [[novilunio]], facilmente quella di giovedì 26 marzo, in una [[radura]] (o in una [[brughiera]]) immersa nella bruma, non in un tumulo, come consuetudine di quel popolo, ma in una semplice fossa, di cui non sarebbe rimasta traccia visibile già una settimana dopo, anche a causa della tradizione dei nomadi uralo-altaici di calpestare più volte il terreno di sepoltura con la cavalleria allo scopo di compattare il terreno e di favorire la ricrescita del manto erboso.
 
Verosimile è pure il fatto che la fossa fosse stata scavata dagli schiavi, così come la deposizione del cadavere e del corredo funebre di favoloso valore sarebbe stata opera loro e che le quattro guardie, incaricate di sorvegliare il buon esito del funerale, avrebbero al termine eliminato questi scomodi testimoni e sarebbero esse stesse state epurate al loro rientro alla reggia, appunto perché fosse mantenuto il segreto totale circa l'ubicazione della sepoltura. Prisco -al proposito- scrive che "... Un silenzio di morte avvolse allo stesso tempo la salma deposta e coloro che la deposero..."
 
Il sepolcro sarebbe prossimo ad un importante corso d'acqua, come nella tradizione religiosa unna (Prisco attestò che il corso del fiume venne deviato sulla sepoltura). Secondo Silvia Blason Scarel<ref name=Blason >{{Cita libro |autore=Silvia Blason Scarel e Gruppo Archeologico Aquileiese |titolo=Attila e gli Unni|anno=1995 |pp=194-195 |ISBN=88-7062-874-4}}</ref> alcuni fiumi potrebbero essere quelli indicati da Prisco ove riposa tuttora il corpo di Attila. Meno probabile di tutte le localizzazioni è quella che vede l'alto [[Isonzo]] presso [[Tolmino]], nell'attuale [[Slovenia]] Occidentale. Più probabili risultano essere il medio [[Tibisco]], in [[Ungheria]], perché non lontano Attila aveva eretto la sua capitale, e la confluenza tra i fiumi [[Mura (fiume)|Mura]] e [[Drava]], nella [[Croazia]] orientale, che, seppur lontano dalla reggia di Attila e prossima al confine dell'[[Impero romano d'Occidente]], potrebbe appunto esser stata scelta per la sua lontananza.
 
Il folklore<ref name=Blason /> sloveno s'è impadronito – col trascorrere dei secoli – della leggenda della tomba di Attila, tanto che si narra che, ogni notte, lo spettro del re Unno - nel cuore della notte - con le sembianze da demonio - arriva e sosta nei pressi del suo sepolcro e si mette a disseppellire le monete del suo tesoro ed a contarle per accertarsi che la sua tomba non sia stata violata e che il tesoro sia rimasto integro. Nell'estate del [[1959]] gli archeologi ungheresi scoprirono una ricca sepoltura unna presso il Tibisco ed i giornali di mezzo mondo riportarono la scoperta della tomba di Attila. L'esame al [[radiocarbonio]], però, escludeva la veridicità di quanto affermato a mezzo stampa, essendo la tomba in questione databile intorno al 415 d.C., cioè di quasi quarant'anni precedente alla data della morte del "Flagello di Dio". Più recentemente - nel 2023 - nel sud - est della [[Romania]], vicino alla città di [[Mizil]], è stata trovata una tomba ricca di un guerriero con il suo cavallo, armi e oggetti preziosi<ref>https://www.lastampa.it/viaggi/mondo/2023/01/16/news/ritrovata_in_romania_quella_che_potrebbe_essere_la_tomba_di_attila_il_flagello_di_dio-12555116/</ref>. La tomba risale al V secolo d.C., periodo in cui la regione era sotto il controllo degli Unni. Alcuni archeologi hanno ipotizzato che questa tomba potesse essere quella di Attila, il re degli Unni, data la ricchezza degli oggetti e il periodo storico. Ciò nonostante, non ci sono prove concrete che colleghino tale ritrovamento alla tomba del re degli Unni, nel senso che non ci sono prove definitive che colleghino questa tomba specifica ad Attila, e gli studiosi sono cauti nel trarre conclusioni affrettate.
 
== Luoghi e memorie legate ad Attila ==
{{Senza fonte|Attila è ancora oggi celebrato come una persona di rilievo in molti paesi d'Europa come l'[[Ungheria]], la [[Turchia]], l'[[Islanda]] e la [[Scandinavia]], dove vengono ancora oggi nominati neonati e strade alla memoria del grande capo barbarico.}}
 
Luoghi legati ad Attila:
* [[Budapest]], [[Óbuda]], "Castello di Attila" (l'"Etzelen Bürge" del ciclo dei [[Nibelunghi]], detto anche "Ecilburg"), resti<ref>Cfr. p. 54 in {{cita testo |autore=Jenö Szücs |lingua=fr|titolo=Sur le concept de nation reflexions sur la théorie politique médiévale|pubblicazione=Actes de la recherche en sciences sociales |volume=64 |anno=1986 |numero=1 |pp=51-62 |url=http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/arss_03355322_1986_num_64_1_2337?_Prescripts_Search_tabs1=standard |data=20 aprile 2009}}</ref>.
* Una leggenda attribuisce ad Attila la creazione del colle posto al centro della città di [[Udine]], fatto costruire dai suoi soldati per ammirare l'incendio di [[Aquileia]].
* Gli è stato dedicato un [[asteroide]], [[1489 Attila|1489]] <ref>{{Cita testo|lingua=en|url=https://minorplanetcenter.net/iau/ECS/MPCArchive/1980/MPC_19800201.pdf|titolo=M.P.C. 5182 del 1º febbraio 1980}}</ref>.
 
== Nella cultura di massa ==
{{Organizzare|[[WP:CULTURA]], [[WP:CURIOSITÀ]]|biografie|novembre 2023}}
=== Attila nella letteratura ===
[[File:Attila ábrázolás Wilhelm Dilich Ungarische Chronica.jpg|thumb|upright|Rappresentazione del [[XVII secolo]] di re degli [[Unni]]Attila]]
* L'opera più nota in cui compare come personaggio è il ''[[La canzone dei Nibelunghi|Nibelungenlied]]'' ("il Canto dei Nibelunghi"), in cui è chiamato Etzel (la sua figura si fonde con quella del generale Romano [[Flavio Ezio|Ezio]]), ed in cui diventa il secondo marito di [[Gudrun (mitologia)|Crimilde]], che lo sfrutta per vendicare l'uccisione del primo marito [[Sigfrido]]. In un banchetto-tranello, gli Unni di Attila uccideranno tutti i [[Burgundi]].
* Nella letteratura scandinava Attila è presente nel poema epico norreno ''La ballata di Hloth e Anatyr'', in cui è indicato come Hotli e nella più ampia ''Saga di Hervoir'', in cui sono riproposte le nozze con Gudrun (o Crimilde)<ref>{{cita|Luttwak|p. 31}}.</ref>. Attila è figura importante anche nei carmi eroici che concludono l{{'}}''[[Edda poetica]]''.
* In molti testi medievali relativi a [[sant'Orsola]], non solo agiografici, è Attila il capo unno che fa uccidere la principessa e le sue compagne a Colonia <ref>{{cita libro|autore1=Vera Schauber|autore2=Hanns Michael Schindler|titolo=Santi e patroni nel corso dell'anno|città=Città del Vaticano|editore=Libreria Editrice Vaticana|traduttore=F. Ricci|p=548|isbn=9788820924126}}</ref>. Oggi però si ritiene che l'eccidio sia avvenuto nel 385, ad opera di altri Unni, vissuti quindi prima di Attila.
* Nel ''[[Dracula (romanzo)|Dracula]]'' di [[Bram Stoker]], il [[Vlad III di Valacchia|personaggio principale]], durante un dialogo con [[Jonathan Harker]] afferma di essere un discendente di Attila.
* La figura di Attila è anche al centro del romanzo storico ''Attila The Hun'' dello scrittore tedesco [[Louis de Wohl]], pubblicato in italiano con il titolo ''Attila. La tempesta dall'Oriente''.
* In Italia è incentrato su Attila un poema di [[Rocco degli Ariminesi]].
* Egli appare nel canto XII dell{{'}}''[[Inferno (Divina Commedia)|Inferno dantesco]]'', tra i violenti contro il prossimo, come esempio di tiranno che danneggia uomini e beni: «Quell'Attila che fu flagello in terra».
* Vanno ricordati due testi teatrali incentrati sulla figura del condottiero unno: ''Attila, Re degli Unni'' (1667) di [[Pierre Corneille]] e ''Attila'' (1808) di [[Zacharias Werner]].
* Anche le saghe slave citano Attila. In particolare, molto spesso la sua figura è presente nell'epopea slovena. Le leggende sostengono tra l'altro che praticasse il cannibalismo e che avesse mangiato i propri figli Erp ed Eitil, che sua moglie gli servì dopo averli arrostiti nel miele la fatale notte in cui morì. Il folklore sloveno s'è impadronito anche della leggenda della tomba di Attila, tanto che si narra che, ogni notte, lo spettro del re unno, con le sembianze da demonio, arrivi e sosti nei pressi del suo sepolcro e si metta a disseppellire le monete del suo tesoro ed a contarle per accertarsi che la sua tomba non sia stata violata e che il tesoro sia rimasto integro<ref>{{Cita libro|autore1=Monika Kropej|autore2=Andrej Pleterski|autore3=Vlado Nartnik|titolo=Supernatural beings from Slovenian myth and folktales|serie=Studia mythologica Slavica – Supplementa|numero=Supplementum 6|editore=Ed. Založba ZRC/ZRC Publshiing, ZRC SAZU |città=Ljubljana |anno=2012 |ISBN=978-961-254-428-7}}</ref>.
 
=== Attila nella cinematografia ===
[[File:Attila il flagello di Dio (1954) Anthony Quinn 10.png|thumb|left|upright=1.1|Il re barbaro interpretato da [[Anthony Quinn]] nel film del 1954.]]
* ''[[Attila (film 1918)|Attila]]'' - film del [[1918]] diretto da [[Febo Mari]].
* - film del [[1954]] diretto da [[Pietro Francisci]], con [[Anthony Quinn]] (nel ruolo di ), [[Ettore Manni]] e [[Sophia Loren]].
* ''[[IlAttila re(film dei barbari1954)|Attila]]'' - film del [[1954]] diretto da Douglas Sirk, con [[JeffPietro ChandlerFrancisci]], econ [[JackAnthony PalanceQuinn]] (nel ruolo di Attila), [[Ettore Manni]] e [[Sophia Loren]].
* ''[[Il re dei barbari]]'' - film del 1954 diretto da Douglas Sirk, con [[Jeff Chandler]] e [[Jack Palance]] (nel ruolo di Attila).
* ''[[La tecnica e il rito]]'' - film del 1971 diretto da [[Miklós Jancsó]], con Jozsef Madaras, Adalberto Maria Merli, [[Brizio Montinaro]], Sergio Enria.
* ''[[Attila flagello di Dio|flagello di Dio]]'' - film parodistico del [[1982]] diretto da [[Castellano e Pipolo]] con [[Diego Abatantuono]].
* ''[[Una notte al museo]]'' - film fantastico del [[2006]], dove Attila (interpretato dall'attore [[Patrick Gallagher]]) tenta di uccidere il protagonista Larry Daley.
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=== Attila nella musica ===
* ''[[Attila (opera)|Attila]]'' - [[opera lirica]] di [[Giuseppe Verdi]] (libretto di [[Temistocle Solera]], poi rivisto da [[Francesco Maria Piave]], basato sull'omonimo testo teatrale di Zacharias Werner).
* ''[[Lilly (album)|Attila e la stella]]'' - brano di [[Antonello Venditti]] dall'album ''[[Lilly (album)|Lilly]]'' del [[1975]].
* ''[[Attila (album)|Attila]]'' - album di [[Mina (cantante)|Mina]] del [[1979]].
* ''[[Attila (gruppo musicale)|Attila]]'' - gruppo musicale.
* Il 12 ottobre 2010 i [[Pooh]] hanno presentato il loro nuovo album ''[[Dove comincia il sole]]''. In particolare la canzone ''L'aquila e il falco'' sottolinea molti riferimenti al personaggio di Attila, nonostante il suo nome non sia mai espressamente pronunciato. La canzone tratta principalmente del rapporto tra Attila e la Morte; Lei, una donna bellissima nel cui corpo "non c'è sangue", Lui, il "flagello di Dio", che non vuole abbandonare la vita. La canzone termina con la decisione della Morte di concedergli altro tempo, conscia che all'ultimo assalto sarà Lei ad avere la meglio.
 
=== Attila nei videogiochi ===
* Appare innanzitutto in ''[[Age of Empires II: The Conquerors|The Conquerors]]'', espansione dello strategico in tempo reale ''[[Age of Empires]]'', e più di preciso nella campagna unna.
* Appare inoltre nello strategico misto ''[[Total War: Attila|Total War:]]'' .
* È anche il leader della civiltà unna in ''[[Civilization V: Gods and Kings]]''.
* È, anche se trasformato in donna, un servant in ''[[Fate/Grand Order]]'' e ''[[Fate/Extella]]'' (e anche in altri giochi del franchise ''[[Fate/EXTRA|Fate]]'').
* Appare in ''[[Dante's Inferno (videogioco 2010)|Dante's inferno]]'', vicino al fiume [[Flegetonte]].
 
=== Attila in televisione ===
* Nella localizzazione italiana della serie animata ''[[The Super Mario Bros. Super Show!]]'' del 1989, il personaggio di [[Bowser]] viene chiamato Re Attila.
* ''[[Attila, l'unno|, l'unno]]'' - miniserie televisiva del 2001, diretta da [[Dick Lowry]], con [[Powers Boothe]], [[Tim Curry]], [[Simmone Jade Mackinnon]], [[Gerard Butler]], Reg Rogers. L'opera vede lo scontro fra due mondi e due uomini che li hanno rappresentati, incarnandone lo spirito e i supremi valori: Attila re degli Unni e il generale romano [[Flavio Ezio]].
 
=== Attila nel giornalismo ===
*Il 15 settembre 2022, su una pubblicazione di ''[[Sky TG24]]'', viene definito <<probabilmente il più feroce barbaro mai esistito>>.<ref>{{cita web|url=https://tg24.sky.it/mondo/approfondimenti/giornata-mondiale-democrazia-dittature|titolo=Giornata mondiale Democrazia, da Pol Pot a Hitler: le 7 peggiori dittature della Storia|data=15 settembre 2022|accesso=14 settembre 2024}}</ref>
 
== Note ==
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== Bibliografia ==
* {{Cita libro |autore=Mauro Calzolari |titolo=Papa Leone e Attila al Mincio |editore=Editoriale Sometti|città=Mantova |anno=2013 |ISBN=978-88-7495-467-4}}
* {{Cita libro |autore=Peter Heather |titolo=La caduta dell'Impero romano |url=https://archive.org/details/lacadutadellimpe0000heat |editore=Garzanti|città=Milano |anno=2006|traduttore=Stefania Cherchi|isbn=9788811694021|cid=Heather}}
* {{Cita libro|autore=Christopher Kelly|titolo=Attila e la caduta di Roma|traduttore=Luna Orlando|città=Milano|editore=Bruno Mondadori|anno=2009|annooriginale=2008|isbn=978-88-6159-363-3|cid=Kelly}}
* {{Cita libro |autore=[[Edward Luttwak|Edward N. Luttwak]]|titolooriginale=The Grand Strategy of the Byzantyne Empire| |url=https://archive.org/details/lagrandestrategi0000lutt|traduttore=Domenico Giusti ed Enzo Peru|titolo=La grande strategia dell'Impero Bizantino|editore=RCS Libri |città=Milano |anno=2009 |ISBN=978-88-17-03741-9|via=''archive.org''|cid=Luttwak}}