Giovanni Gentile: differenze tra le versioni
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{{Nota disambigua}}
{{Carica pubblica
| nome = Giovanni Gentile
| immagine = Giovanni Gentile sgr.jpg
| didascalia = Gentile ai tempi del direttorato alla Scuola Normale di Pisa (1928-36 e 1937-43)
| carica = [[Ministri della pubblica istruzione del Regno d'Italia|Ministro della pubblica istruzione]]
| mandatoinizio = 31 ottobre 1922
| mandatofine = 1º luglio 1924
| predecessore = [[Antonino Anile]]
| successore = [[Alessandro Casati]]
| primoministro = [[Benito Mussolini]]
| titolo di studio = [[Laurea]] in [[
| professione = [[Docente universitario]], [[filosofo]]<!-- docente universitario !-->
| firma =
| partito = [[Partito Nazionale Fascista]]
| carica2 = [[Senato del Regno (Italia)|Senatore del Regno d'Italia]]
| sito2 = {{Senatori Regno}}
| mandatoinizio2 = 5 novembre 1922
| mandatofine2 = 5 agosto 1943
| legislatura2 = [[Senatori della XXVI legislatura del Regno d'Italia|XXVI]]
| gruppo parlamentare2 =
| coalizione2 =
| circoscrizione2 =
| collegio2 =
| incarichi2 = * Membro della Commissione per l'esame dei [[Patti Lateranensi]]
* Membro ordinario della Commissione d'accusa dell'Alta Corte di giustizia
* Membro della Commissione per la verifica dei titoli dei nuovi senatori
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}}
Fu, insieme a [[Benedetto Croce]], uno dei maggiori esponenti del [[
Di formazione [[Liberalismo|liberale]],<ref>[[Ruggero Puletti]], [https://books.google.it/books?newbks=1&newbks_redir=0&hl=it&id=-FpdAAAAMAAJ&dq=Giovanni+%22Gentile%22+%22formazione+liberale%22&focus=searchwithinvolume&q=%22Giovanni+Gentile%22+%22formazione+liberale%22 ''La storia occulta: il pendolo di Foucault di Umberto Eco'', pag. 466], P. Lacaita, 2000.</ref> fu inoltre figura di spicco del [[Storia del fascismo italiano|fascismo italiano]], del quale contribuì a
== Biografia ==
{{citazione|Era un omone che ispirava grande simpatia; con la pancia incontenibile, i bei capelli brizzolati sopra un faccione rosso acceso, di carnale cordialità. Tutto fuorché un filosofo: così mi apparve, benché fossi pieno di entusiasmo per i suoi ''Discorsi di religione'', freschi di lettura. Bonario, familiare (paternalista), mi fece l'impressione di un vigoroso massaro siciliano, che fonda la sua autorità sull'indiscusso ruolo di patriarca. [...]|[[Geno Pampaloni]], ''Fedele alle amicizie'', 1984<ref>Cit. di Geno Pampaloni tratta da Nicola Abbagnano, ''Ricordi di un filosofo'', a cura di Marcello Staglieno, § III, p. 26, Milano, Rizzoli, 1990.</ref>}}
=== Gli studi e la carriera accademica ===
Ottavo di dieci figli, Gentile nasce nel
Dopo la [[laurea]] nel 1897, con massimo dei voti e ottenimento del diritto di pubblicazione della tesi, e un corso di perfezionamento a [[Firenze]], Gentile ottiene una cattedra in filosofia presso il [[convitto nazionale Mario Pagano]] di [[Campobasso]]. Nel 1900 si sposta al liceo Vittorio Emanuele di [[Napoli]]. Nel 1901 sposa Erminia Nudi, conosciuta a
Nel
[[File:Giovanni Gentile.png|upright|left|thumb|Giovanni Gentile nel 1910]]
È stato professore ordinario di
Durante gli studi a [[Pisa]] incontra [[Benedetto Croce]] con cui intratterrà un carteggio continuo dal
Sarà inoltre dal
=== Il primo dopoguerra e l'adesione al fascismo ===
All'inizio della [[prima guerra mondiale]], tra i dubbi del [[neutralismo]], Gentile si schiera a favore dell'[[Interventismo|intervento in guerra]] come conclusione del [[Risorgimento]] italiano. In quel tempo rivelò a sé stesso la passione politica che gli stava dentro e assunse una dimensione che non era più soltanto quella del professore che parla dalla cattedra, ma quella dell'"intellettuale" militante, che si rivela al grande pubblico attraverso i giornali quotidiani.
Nell'immediato dopoguerra partecipa attivamente al dibattito politico e culturale. Nel
Nel
{{citazione|Mi son dovuto persuadere che il [[liberalismo]], com'io l'intendo e come lo intendevano gli uomini della gloriosa [[Destra storica|Destra]] che guidò l'[[Italia]] del [[Risorgimento]], il liberalismo della libertà nella legge e perciò nello Stato forte e nello Stato concepito come una realtà etica, non è oggi rappresentato in Italia dai liberali, che sono più o meno apertamente contro di Lei, ma per l'appunto, da Lei.<ref>{{cita web|url=http://www.lovatti.eu/st/gentile.htm|titolo=Lettera a Mussolini in occasione dell'adesione al partito fascista|data=31 maggio 1923}}</ref>|Da una lettera del 31 maggio [[1923]] rivolta a [[Benito Mussolini]], cit. in G. Gentile, ''La riforma della scuola in Italia'', Firenze, Le Lettere, 1989, pp. 94-95}}
Il 31 ottobre, all'insediamento del regime viene nominato da [[Mussolini]] [[Ministri della pubblica istruzione del Regno d'Italia|ministro della pubblica istruzione]] (
Il 5 novembre
Dopo la crisi Matteotti, date le dimissioni da ministro, Gentile viene chiamato a presiedere la ''Commissione dei Quindici'' per il progetto di riforma dello [[Statuto Albertino]] (poi divenuta ''dei Diciotto'' per la riforma dell'ordinamento giuridico dello Stato).
=== L'impegno per una cultura fascista ===
[[File:Manifesto degl'intellettuali del Fascismo.png|thumb|upright=1.7|Incipit del [[Manifesto degli intellettuali fascisti]]
Gentile resta fascista e nel
In virtù della sua appartenenza organica al regime, Gentile consegue un forte arricchimento in termini economici e già all'inizio degli anni
[[File:Gentile e Mussolini esaminano i primi volumi della Treccani.jpg|thumb|left|Gentile e Benito Mussolini mentre esaminano i primi volumi dell'[[Enciclopedia Italiana]]]]
È il direttore scientifico dell'[[Enciclopedia Italiana]] dell'[[Istituto Treccani]] dal
La collaborazione di antifascisti all'enciclopedia suscita critiche fra le gerarchie, cui Gentile risponde rassicurando Mussolini in una lettera del luglio 1933, in cui scrive fra l'altro che ai non iscritti al partito nazionale fascista «non è dato di inserire di proprio una sola parola nel testo della ''Enciclopedia''», e che «nessun collaboratore, in nessuna materia, ha mano libera; e tutti gli articoli sono soggetti a rigorosa revisione»<ref>Lettera di Giovanni Gentile a Benito Mussolini, 8 luglio 1933, citata in {{Cita|Franzinelli 2021|pp. 153-4.}}</ref>. Tutte le voci dell'enciclopedia che riguardano il fascismo sono sottoposte all'approvazione preventiva di Mussolini<ref>{{Cita|Franzinelli 2021|pp. 154-5.}}</ref>. La voce sulla dottrina del fascismo, la cui prima parte è in realtà scritta da Gentile, viene firmata dal solo Mussolini<ref>{{Cita|Franzinelli 2021|p. 155.}}</ref>. Il dittatore, costantemente informato dell'andamento dei lavori, legge in bozza i lemmi di suo interesse e talora suggerisce modifiche<ref>{{Cita|Franzinelli 2021|p. 158.}}</ref>.▼
▲La collaborazione di antifascisti all'enciclopedia suscita critiche fra le gerarchie, cui Gentile risponde rassicurando Mussolini in una lettera del luglio 1933, in cui scrive fra l'altro che ai non iscritti al
Nel [[1928]] Gentile diventa regio commissario della Scuola Normale Superiore di Pisa, e nel [[1932]] direttore. Nel [[1930]] diventa vicepresidente dell'[[Università Bocconi]]. Nel [[1932]] diventa Socio Nazionale della [[Accademia dei Lincei|Reale Accademia Nazionale dei Lincei]]. Lo stesso anno inaugura l'[[Istituto Italiano di Studi Germanici]], di cui diviene presidente nel [[1934]]. Nel [[1933]] inaugura e diviene presidente dell'[[Istituto italiano per il Medio ed Estremo Oriente]]. Nel [[1934]] inaugura a [[Genova]] l'[[Istituto mazziniano]]. Fu direttore della ''[[Nuova Antologia]]'' e accolse "collaboratori non fascisti" come il socialista [[Rodolfo Mondolfo]]<ref name="autogenerato2" />. Nel [[1937]] diventa regio commissario, nel [[1938]] presidente del [[Centro nazionale di studi manzoniani]] e nel [[1941]] è presidente della [[Domus Galilaeana]] a Pisa.▼
▲Nel
Promosse l'istituzione dell'obbligo del [[Giuramento di fedeltà al fascismo#Il ruolo di Giovanni Gentile|giuramento di fedeltà al fascismo]] da parte dei docenti universitari. Sostenuto pubblicamente già nel 1929 da Gentile che lo definì «una nuova formula di giuramento, in cui gl'insegnanti sarebbero invitati a giurare fedeltà anche al Regime<ref>Giovanni Gentile, ''Fascismo e università'', in "Politica sociale", A. I, n. 4-5, luglio-agosto 1929, pp. 334-5, citato in {{Cita|Franzinelli 2021|p. 113.}}</ref>», nell'ottica di Gentile esso avrebbe dovuto condurre al superamento della divisione, creatasi nel 1925, tra i firmatari del suo [[Manifesto degli intellettuali fascisti]] e coloro che invece avevano aderito al [[Manifesto degli intellettuali antifascisti]], redatto dal suo ex amico e rivale Benedetto Croce. Introdotto nel 1931, questo provvedimento - tipico di un modo d'agire «drasticamente autoritario e repressivo»<ref>{{Cita|De Felice 1974|p. 109}}.</ref> del regime fascista rispetto al mondo della cultura - causò l'allontanamento di alcuni illustri accademici dall'Università italiana e suscitò una diffusa riprovazione nell'opinione pubblica fuori d'Italia.▼
▲Promosse l'istituzione dell'obbligo del [[Giuramento di fedeltà al fascismo#Il ruolo di Giovanni Gentile|giuramento di fedeltà al fascismo]] da parte dei docenti universitari. Sostenuto pubblicamente già nel 1929 da Gentile che lo definì «una nuova formula di giuramento, in cui gl'insegnanti sarebbero invitati a giurare fedeltà anche al Regime<ref>Giovanni Gentile, ''Fascismo e università'', in "Politica sociale", A. I, n. 4-5, luglio-agosto 1929, pp. 334-5, citato in {{Cita|Franzinelli 2021|p. 113
====Rapporti con la cultura cattolica====
Non mancano comunque i dissensi col regime: in particolare il suo influsso all'interno del regime subisce un duro colpo nel
Nel
Degna di nota anche la sua difesa di [[Giordano Bruno]], il filosofo [[eretico]] condannato al [[morte sul rogo|rogo]] dall'[[Inquisizione]] nel
====Rapporti col regime====
Il 21 dicembre 1933, nel corso della giornata inaugurale dell'[[Istituto italiano per il Medio ed Estremo Oriente]] prese posizione contro le teorie razziste che si stavano propagando nella [[Germania nazista]]<ref name=autogenerato3>{{cita|Paolo Simoncelli|p. 207}}.</ref>:
{{citazione|[[Impero romano|Roma]] non ebbe mai un'idea che fosse esclusiva e negatrice… Essa accolse sempre e fuse nel suo seno, idee e forze, costumi e popoli. Così poté attuare il suo programma di fare dell'urbe, l'orbe. La prima e la seconda volta, la Roma antica e la Roma cristiana: volgendosi con accogliente simpatia e pronta e conciliatrice intelligenza a ogni nazione a ogni forma di vivere civile, niente ritenendo alieno da sé che fosse umano. Sono i popoli piccoli e di scarse riserve quelli che si chiudono gelosamente in se stessi in un nazionalismo schivo e sterile|Giovanni Gentile nel discorso inaugurale dell'[[Istituto italiano per il Medio ed Estremo Oriente]] il 21 dicembre 1933<ref name=autogenerato3 />}}▼
▲{{citazione|[[Impero romano|Roma]] non ebbe mai un'idea che fosse esclusiva e negatrice… Essa accolse sempre e fuse nel suo seno, idee e forze, costumi e popoli. Così poté attuare il suo programma di fare dell'urbe, l'orbe. La prima e la seconda volta, la Roma antica e la Roma cristiana: volgendosi con accogliente simpatia e pronta e conciliatrice intelligenza a ogni nazione a ogni forma di vivere civile, niente ritenendo alieno da sé che fosse umano. Sono i popoli piccoli e di scarse riserve quelli che si chiudono gelosamente in se stessi in un nazionalismo schivo e sterile.|Giovanni Gentile nel discorso inaugurale dell'[[Istituto italiano per il Medio ed Estremo Oriente]] il 21 dicembre 1933<ref name=autogenerato3 />}}
Nel [[1936]] ha luogo una polemica contro il nuovo ministro dell'Educazione Nazionale [[Cesare Maria De Vecchi]], che Gentile accusa di «inquinare la cultura nazionale».<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/de-vecchi-cesare-maria_%28Dizionario-Biografico%29/ «De Vecchi, Cesare Maria», Treccani]</ref>▼
▲Nel
Gentile, personalmente, non condivise le [[leggi razziali fasciste|leggi razziali]] del [[1938]], come si evince da un carteggio con [[Benvenuto Donati]] durato per tutto il periodo tra il [[1920]] ed il [[1943]]. Benché sia stato indicato da taluni<ref>[http://www.experiences.it/primopiano/filosofia/primopiano_n2_filosofia.htm ''La scelta di campo di Gentile''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150924004841/http://www.experiences.it/primopiano/filosofia/primopiano_n2_filosofia.htm |data=24 settembre 2015 }}</ref> come uno dei firmatari del [[Manifesto della razza]], si tratta di una diceria, in quanto Gentile non lo firmò mai, come dimostrato dallo studioso [[Paolo Simoncelli]].<ref>{{cita web|url=http://www.opinione.it/cultura/2013/03/30/bertoncini_cultura-30-03.aspx|autore=Marco Bertoncini|titolo=Giovanni Gentile, la razza e le bufale|pubblicazione=l'Opinione|data=30 marzo 2013}}</ref><ref>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/2013/febbraio/19/Gentile_critico_pubblico_antisemitismo_del_co_0_20130219_a7b02436-7a5d-11e2-b3a3-7419af1c9f94.shtml|autore=Paolo Mieli|titolo=Gentile criticò in pubblico l'antisemitismo del regime. Uno sforzo vano}}</ref>▼
▲Gentile, personalmente, non condivise le [[leggi razziali fasciste|leggi razziali]] del
Soprattutto dopo la promulgazione delle leggi razziali in Italia, si susseguirono gli interventi di Gentile a favore di colleghi ebrei come Mondolfo<ref>{{cita|Paolo Simoncelli|p. 43}}.</ref>, [[Gino Arias]]<ref>{{cita|Paolo Simoncelli|p. 40}}.</ref> e [[Arnaldo Momigliano]]<ref>{{cita|Paolo Simoncelli|p. 34}}.</ref>.
In un libro pubblicato nel 2021<ref>{{cita libro|titolo=Il filosofo in camicia nera|autore=Mimmo Franzinelli|editore=Mondadori|anno=2021}}</ref> [[Mimmo Franzinelli]] afferma che l'atteggiamento di Gentile nei confronti delle leggi razziali è oggetto di controversia<ref>{{Cita|Franzinelli 2021|p. 337
Nel 1938 Gentile fu nominato vicepresidente dell'[[Istituto della Enciclopedia italiana]].<ref>[https://patrimonio.archivio.senato.it/inventario/scheda/giovanni-gentile/IT-AFS-034-009429/istituto-della-enciclopedia-italiana-fondata-giovanni-treccani archivio.senato.it].</ref>
In un articolo del gennaio 1942, Gentile tesse le lodi dell'[[Patto tripartito|Asse Roma-Berlino-Tokyo]], scagliandosi contro il «doppio pericolo del comunismo e dell'imperialismo industriale dei falsi democratici senza patria, ebrei o no<ref>Giovanni Gentile, ''Giappone guerriero'', in "Civiltà, rivista trimestrale della Esposizione Universale di Roma", 21 gennaio 1942, poi in ''Politica e cultura'', a cura di H.A. Cavallera, 2° vol., 1991, pp. 182-89; citato in {{Cita|Franzinelli 2021|p. 182}}, nonché in {{cita|Rota 2016}}.</ref>». Secondo lo studioso Giovanni Rota, risulta «difficile interpretare questo articolo come una polemica nei confronti del regime razzista e non è credibile che si volesse, con queste frasi, attaccare
=== Il Discorso agli Italiani ===
[[File:Il discorso agli Italiani del 24 giugno 1943 Giovanni Gentile.jpg|thumb|"Il discorso agli Italiani" del 24 giugno 1943]]
Gli ultimi interventi politici sono rappresentati da due conferenze nel
Nella seconda, molto più importante, tenuta il 24 giugno su proposta di [[Carlo Scorza]]<ref>{{cita|Francesco Perfetti, Assassinio di un filosofo|p. 13}}.</ref>, nuovo segretario nazionale del PNF al [[Campidoglio]] a [[Roma]], dal titolo ''Discorso agli Italiani'', esortò all'unità nazionale, in un momento difficile della guerra. Dopo questi interventi si ritirò a [[Troghi]]<ref>{{Cita web|url=http://books.google.it/books?id=KaHCNhRhCuAC&printsec=frontcover&source=gbs_v2_summary_r&cad=0|titolo="Giovanni Gentile" di Gabriele Turi (p. 501)|editore=Google libri}}</ref> (FI), dove
Gentile considerò questa sua ultima opera il coronamento dei suoi studi speculativi tanto che all'amico [[antifascista]] [[Mario Manlio Rossi]], mostrandogli il manoscritto, scherzando disse: ''"I vostri amici possono uccidermi ora se vogliono. Il mio lavoro nella vita è concluso''"<ref>{{cita|Francesco Perfetti, Assassinio di un filosofo|p. 23}}.</ref>.
La [[Ordine del giorno Grandi|caduta di Mussolini]] il 25 luglio 1943 non preoccupò particolarmente Gentile che intese il tutto come un avvicendamento al governo<ref>{{cita|Francesco Perfetti, Assassinio di un filosofo|p. 24}}.</ref>. Inoltre la nomina nel [[governo Badoglio I|primo governo Badoglio]] di alcuni ministri che precedentemente erano stati suoi collaboratori come [[Domenico Bartolini (politico)|Domenico Bartolini]] e [[Leonardo Severi]] lo confortava<ref name="Francesco Perfetti p. 25">{{cita|Francesco Perfetti, Assassinio di un filosofo|p. 25}}.</ref>. In particolare la vecchia amicizia con il ministro Severi spinse Gentile
Il 4 agosto Severi rispose a Gentile, lanciandogli un duro e inatteso attacco<ref>Luciano Canfora, ''La sentenza. Concetto Marchesi e Giovanni Gentile'', Palermo, Sellerio, 1985, pp. 49-64.</ref>. Travisandone volontariamente i contenuti, evitando però di renderli noti, avvalorò l'idea che Gentile gli si fosse proposto come consigliere, ponendolo quindi in obbligo a respingerne la proposta<ref>{{cita|Francesco Perfetti, Assassinio di un filosofo|p. 26}}.</ref>. Gentile replicò al ministro e rassegnò le dimissioni da direttore della Scuola Normale di Pisa.
=== L'adesione alla Repubblica Sociale Italiana ===
Gentile respinse in un primo tempo la proposta di [[Carlo Alberto Biggini]], che nel frattempo era divenuto ministro, di entrare al Governo, e dopo un incontro avvenuto il 17 novembre
{{Citazione|Venne qui tempo fa un amico ministro a cercarmi, ed io dissi francamente i motivi personali e politici per cui desideravo restare in disparte. Ma egli mi assicurò che io potevo benissimo restare in disparte: ma dovevo fare una visita al mio vecchio amico che desiderava vedermi ed era addolorato di certe manifestazioni recenti, ostili alla mia persona. Negare questa visita non era possibile. Feci comodamente il viaggio con Fortunato. Ebbi il giorno 17 un colloquio di quasi due ore, che fu commoventissimo. Dissi tutto il mio pensiero, feci molte osservazioni, di cui comincio a vedere qualche benefico aspetto. Credo di aver fatto molto bene al paese. Non mi chiese nulla, non mi fece offerta. Il colloquio fu a quattr'occhi. La nomina fu poi combinata col ministro amico e portata qui da me da un Direttore generale. Non accettarla sarebbe stata suprema vigliaccheria e demolizione di tutta la mia vita.|Giovanni Gentile in una lettera indirizzata alla figlia Teresa<ref>Vittorio Vettori, ''Giovanni Gentile'', Editrice Italiana, Roma, marzo 1967, pp. 151-152.</ref>}}
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=== Uccisione da parte dei GAP ===
[[File:L'ingresso nel Duomo di Firenze della salma del filosofo Giovanni Gentile 18 aprile 1944.jpg|thumb|L'ingresso nella [[basilica di Santa Croce]] a [[Firenze]] della salma del filosofo Giovanni Gentile 18 aprile 1944]]▼
{{vedi anche|Uccisione di Giovanni Gentile}}
▲[[File:L'ingresso nel Duomo di Firenze della salma del filosofo Giovanni Gentile 18 aprile 1944.jpg|thumb|L'ingresso nella [[basilica di Santa Croce]] a [[Firenze]] della salma del filosofo Giovanni Gentile, 18 aprile 1944]]
Il 30 marzo 1944, per il suo appoggio dichiarato alla leva per la difesa della RSI, ricevette diverse missive contenenti minacce di morte<ref name=autogenerato1>Renzo Baschera, "Chiese la grazia per molti partigiani ma non riuscì a salvarsi", articolo su "Historia", febbraio 1974, N° 194, p. 135.</ref>. In una in particolare era riportato: "Tu come esponente del neofascismo sei responsabile dell'assassinio dei cinque giovani al mattino del 22 marzo 1944". L'accusa era riferita alla [[Martiri del Campo di Marte|fucilazione di cinque giovani]] renitenti alla leva rastrellati dai militi della RSI il 14 marzo dello stesso anno (fucilazione orchestrata dal maggiore [[Mario Carità]], che detestava Gentile, ricambiato; il filosofo aveva infatti minacciato di denunciare le eccessive violenze del [[banda Carità|suo reparto]] allo stesso Mussolini).<ref>Raffaello Uboldi, ''Vigliacchi perché li uccidete?'', Storia Illustrata nº 200, luglio 1974, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, p. 56: "Gentile, sdegnato, ha minacciato di denunciarlo a Mussolini".</ref> Il governo fascista repubblicano gli offrì quindi una scorta armata<ref name=autogenerato1 /> che però Gentile declinò: "''Non sono così importante, ma poi se hanno delle accuse da muovermi sono sempre disponibile''"<ref name=autogenerato1 />.
[[File:Cappella Machiavelli-Salviati, tomba di giovanni gentile.JPG|thumb|left|Lapide nei pressi della tomba di Giovanni Gentile, [[basilica di Santa Croce]]]]
Considerato in [[resistenza italiana|ambito resistenziale]] come uno dei principali teorici e responsabili del regime fascista, "apologo della repressione" e di "un regime ostaggio di un esercito occupante", fu [[uccisione di Giovanni Gentile|ucciso]] il 15 aprile 1944 sulla soglia della sua residenza di [[Firenze]], la [[villa di Montalto]] al [[Salviatino]], da un gruppo [[partigiani|partigiano]] [[Firenze|fiorentino]] aderente ai [[Gruppi di Azione Patriottica|GAP]] di ispirazione comunista.
Il commando gappista, composto da [[Bruno Fanciullacci]], [[Elio Chianesi]]<ref>{{cita web|url=http://www.anpi.it/donne-e-uomini/664/elio-chianesi|titolo=Elio Chianesi|accesso=25 luglio 2010}}</ref>, [[Giuseppe Martini]] "Paolo", [[Antonio Ignesti]] e la staffetta [[Liliana Benvenuti|Liliana Benvenuti Mattei "Angela"]]
Fu un episodio che divise lo stesso fronte [[antifascismo|antifascista]] e che ancora oggi è al centro di polemiche non sopite, venendo già all'epoca disapprovato dal [[CLN]] toscano con la sola esclusione del Partito Comunista, che rivendicò l'esecuzione
Il 18 aprile fu sepolto, per iniziativa del ministro [[Carlo Alberto Biggini]]<ref>Renzo Baschera, "Chiese la grazia per molti partigiani ma non riuscì a salvarsi", articolo su ''Historia'', febbraio 1974, n° 194, p. 136.</ref> e con decreto di approvazione da parte di Mussolini stesso, nella [[basilica di Santa Croce]] a [[Firenze]], il [[Ugo Foscolo|foscoliano]] ''tempio dell'itale glorie''.
Dopo l'attentato le autorità della RSI — dopo aver sospettato all'inizio lo stesso Mario Carità<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2004/08/12/ecco-le-carte-che-assolvono-archeologo.html ''Ecco le carte che assolvono l'archeologo''].</ref> — promisero mezzo milione di lire in cambio di informazioni sui responsabili, mentre venne disposto l'arresto di cinque docenti, indicati dal capo della provincia [[Raffaele Manganiello]] come i mandanti morali dell'agguato<ref>{{cita|Romano|p. 302}}.</ref>: [[Ranuccio Bianchi Bandinelli]] (che aveva forse approvato l'uccisione), [[Renato Biasutti]], [[Francesco Calasso]], [[Ernesto Codignola]], [[Enrico Greppi (medico)|Enrico Greppi]]; ma gli ultimi due sfuggirono alla cattura<ref>Gabriele Turi, ''Giovanni Gentile'', p. 522.</ref>. Grazie al diretto intervento della famiglia Gentile gli arrestati scamparono alla consueta rappresaglia che i fascisti eseguivano in seguito alle azioni gappiste (meno di due settimane prima, il 3 aprile, a Torino erano stati fucilati cinque prigionieri per l'uccisione del giornalista [[Ather Capelli]]), venendo rimessi in libertà.<ref>Così Gaetano Gentile ricordò nel 1954 il suo intervento presso la prefettura: «Quella sera stessa [del 15 aprile], per desiderio di mia Madre, io mi recai dal capo della Provincia e gli parlai della voce [di rappresaglie] diffusasi in città, esprimendogli la ferma e calda preghiera di mia Madre che quel proposito, se effettivamente esisteva, venisse abbandonato e anzi gli arrestati rilasciati. Dissi anche, naturalmente, come a me sembrasse in fondo superfluo dover esprimere tale preghiera proprio in quella stanza in cui ancora quella mattina la voce di mio Padre si era levata […] a deplorare la tragica inutilità di un metodo, dal quale non poteva seguire che il ripetersi indefinito di una crudele successione di attentati e rappresaglie. Era ovvio poi che, indipendentemente dalla eventuale giustificazione politica o militare di atti simili, nulla del genere poteva aver luogo in occasione della morte di mio Padre, alla quale si doveva da parte del Governo e delle autorità fiorentine questo gesto di rispetto delle sue convinzioni e del suo costante atteggiamento».</ref>
In occasione del decennale della morte, tra il 15 e il 17 aprile 1955, all'interno della basilica fu inaugurato il primo di una serie di convegni di "''studi gentiliani''". Di tanto in tanto si sono levate isolate voci contro la presenza della tomba del "filosofo del fascismo" in Santa Croce, ma senza seguito.<ref>{{Cita web |url=http://www.liberoquotidiano.it/news/regioni/721115/firenze-due-consiglieri-via-tomba-giovanni-gentile-da-santa-croce.html |titolo=Firenze: due consiglieri, via tomba Giovanni Gentile da Santa Croce |accesso=15 novembre 2017 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20171116031411/http://www.liberoquotidiano.it/news/regioni/721115/firenze-due-consiglieri-via-tomba-giovanni-gentile-da-santa-croce.html |dataarchivio=16 novembre 2017 |urlmorto=sì }}</ref>
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È questo per lui il «principio di tutto l'idealismo moderno»,{{citazione|del [[pensiero]] che non presuppone nulla perché [[assoluto]], e crea tutto. Non presuppone neppure il soggetto, come suo antecedente, ma è il [[soggetto (filosofia)|soggetto]], come scoprì [[Cartesio|Descartes]], distruggendo la vecchia distinzione di sostanza e attributo. Non ci sono io, e il mio pensiero, ma [[io (filosofia)|io]] sono il mio pensiero, che non è un essere, e tanto meno qualcosa, ma un processo, ''il'' processo.|G. Gentile, articolo dell'11 dicembre 1913 su ''[[La Voce (periodico)|La Voce]]'' in risposta a B. Croce}}
[[File:Giovanni Gentile.jpg|thumb|Giovanni Gentile nel periodo in cui era
Il Pensiero è dunque attività perenne in cui all'origine non c'è distinzione tra [[soggetto (filosofia)|soggetto]] e [[oggetto (filosofia)|oggetto]]. Gentile avversa pertanto ogni [[dualismo]] e [[Naturalismo (filosofia)|naturalismo]] rivendicando l'unità di natura e spirito ([[monismo]]), cioè di [[spirito (filosofia)|spirito]] e [[materia (filosofia)|materia]], all'interno della [[coscienza (filosofia)|coscienza]] pensante, assieme al primato gnoseologico ed ontologico di questa. La coscienza è vista come sintesi di soggetto e oggetto, sintesi di un atto in cui il primo (il soggetto) pone il secondo ([[autoconcetto]]). Non hanno quindi senso orientamenti solo [[spiritualismo|spiritualisti]] o solo [[materialismo|materialisti]], come non ne ha la divisione netta tra spirito e materia del [[platonismo]], in quanto la realtà è [[Uno (filosofia)|Una]]: qui è evidente l'influsso del [[panteismo]] [[rinascimento|rinascimentale]] e dell'[[immanente|immanentismo]], più che dell'[[hegelismo]].<ref name=fusaro>{{cita web|url=http://www.filosofico.net/gentile105.htm|curatore=[[Diego Fusaro]]|titolo=Giovanni Gentile}}</ref>
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Particolare attenzione è dedicata al tema della soggettività dell'[[arte]] e al suo rapporto colla religione e la filosofia, ovvero l'intera vita dello spirito; se da un lato l'arte è il prodotto di un sentimento soggettivo, dall'altro essa è un atto sintetico che coglie tutti i momenti della vita dello spirito, acquistando dunque alcuni caratteri del discorso razionale.<ref name=fusaro/>
Sviluppando fino in fondo l'hegelismo di [[Bertrando Spaventa]], l'[[attualismo (filosofia)|attualismo]] gentiliano, per il quale ogni realtà esiste solo nell'[[atto (filosofia)|atto]] che la pensa, è stato interpretato come un [[idealismo soggettivo]] (una forma di [[soggettivismo]]), sebbene il suo autore tendesse a respingere tale definizione,<ref>Bruno Minozzi, ''Saggio di una teoria dell'essere come presenza pura'', pag. 114, Il Mulino, 1960.</ref> non essendo quell'atto preceduto né dal soggetto né tantomeno dall'oggetto, bensì coincidente con l'[[Idea]] stessa, e a differenza di Fichte, [[Immanenza|immanente]] all'esperienza proprio perché creatore dell'esperienza.<ref>Gentile cioè contestava a Fichte la [[trascendenza]] dell'[[Io (filosofia)|Io assoluto]] rispetto al non-io, e di restare così in un [[dualismo]] che non viene mai superato dall'[[attualismo (filosofia)|attualità]] del pensiero, ma solo da un agire pratico dilatato all'infinito, fermo alla contrapposizione fra teoria e prassi, per la quale Fichte «s'irretisce in un idealismo soggettivo in cui invano l'Io si sforza di uscire da sé» (Giovanni Gentile, ''Discorsi di religione'', pp. 53-55, Firenze, Sansoni, 1935).</ref><br/>Esso si pone così come sintesi e massimo punto di approdo delle tradizioni [[kantismo|kantiana]] ed [[neohegelismo|hegeliana]], che avevano segnato peraltro la [[filosofia italiana|filosofia risorgimentale]] dell'[[filosofia del XIX secolo|Ottocento]].<ref>{{cita pubblicazione|url=https://cab.unime.it/journals/index.php/PI/article/download/1862/1482|titolo=Le prolusioni di Gentile|autore=Francesca Rizzo|rivista=Il Pensiero Italiano. Rivista di Studi Filosofici|vol=1|anno=2017|numero=2|DOI=10.6092/2532-6864/2017.2.1-25}}</ref>
== Pensiero politico ==
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Il [[fascismo]] non è la sola qualificazione politica che dà della propria filosofia, Gentile infatti vuole essere anche [[liberalismo|liberale]], nonostante sembri respingere quasi ''in toto'' il liberalismo ottocentesco ne ''[[La dottrina del fascismo]]''.<ref name=dot/> Difatti la sua concezione politica riprende la concezione [[pensiero di Hegel|hegeliana]] dello [[Stato etico]], per cui libero non è l'individuo atomisticamente e materialisticamente inteso, ma soltanto lo Stato nel suo processo storico.<ref>{{Cita web|url=http://www.libertates.com/2014/06/26/giovanni-gentile-e-il-liberalismo/|titolo=Giovanni Gentile e il liberalismo|sito=libertates.com|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140913092001/http://www.libertates.com/2014/06/26/giovanni-gentile-e-il-liberalismo/|dataarchivio=13 settembre 2014|autore=Vito de Luca|data=26 giugno 2014}}</ref>
L'individuo può essere libero ed esplicare la sua moralità esclusivamente nelle forme istituzionali dello Stato, come chiarisce nella voce «Fascismo» dell'Enciclopedia italiana.<ref name=enc>Benito Mussolini, Gioacchino Volpe, Giovanni Gentile, ''Fascismo'', Enciclopedia Italiana.</ref> L'individuo può maturare la sua [[libertà]] individuale solo all'interno dello Stato ("libertà nella legge"), cioè unicamente in un contesto istituzionale organizzato. Un esempio di questa concezione si può trovare nella [[Destra storica]], la quale governò i primi anni dell'[[Unità d'Italia]]: impostò un governo [[stato autoritario|autoritario]] (concezione ereditata poi dalla [[Sinistra storica]] di [[Francesco Crispi]]) che riuscì a moderare l'individualità dei singoli, quella che Gentile definisce come la spinta alla disgregazione; questo modello di governo forte è giusto per Gentile, in quanto lo Stato dev'essere [[Stato etico]], definito [[mazzinianesimo|mazzinianamente]] come "educatore".<ref name=dot/> Se Gentile voglia uno
[[File:Giovanni Gentile negli ultimi anni.jpg|thumb|Giovanni Gentile negli ultimi anni]]
Con il [[fascismo]] si può avere vero "liberalismo" in quanto riporta ai valori primigeni del [[Risorgimento]]:<ref name=noce>[[Augusto Del Noce]], ''L'idea del Risorgimento come categoria filosofica in Giovanni Gentile'', in "Giornale Critico della Filosofia Italiana", a. XLVII, Terza serie, vol. XXII, n. 2, aprile-giugno 1968, pp. 163-215.</ref> Gentile dimostra qui un forte approccio storicistico, secondo il quale il fascismo trarrebbe la sua legittimazione dalla storia, sarebbe appunto una fase storica, non un'ideologia politica.<ref name=dot/>
Il Risorgimento non fu solo un'operazione politica, ma un "atto di fede":<ref name=noce /> il campione di suddetto atto di fede fu [[Mazzini]]: anti-[[illuminismo|illuminista]] e [[Romanticismo|romantico]], anti-[[Secondo Impero Francese|francese]], [[spiritualismo|spiritualista]] e nemico dei principi [[materialismo|materialistici]].<ref>[http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=20261 Giovanni Belardelli, ''Il fascismo e Giuseppe Mazzini''].</ref>
Lo Stato [[Giovanni Giolitti|giolittiano]] rappresentò invece, secondo Gentile (concezione che lo divide radicalmente da Croce), un tradimento dei valori risorgimentali: per rompere questo ''status quo'' degenerativo del processo italiano fu necessario il ricorso all'[[Squadrismo|illegalità e alla violenza]] del [[Fasci italiani di combattimento|fascismo movimento]]: una violenza rivoluzionaria, perché portatrice di un nuovo assetto, ma anche statale, perché va a colmare le lacune che vigono nel sistema statale.<ref name=man>Giovanni Gentile, ''Manifesto degli intellettuali fascisti''</ref> Gentile insiste molto sulla novità del fascismo: è un modo nuovo di concepire la nazione, ha una consapevolezza mistica di ciò che sta compiendo.<ref name=man/>
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[[Benito Mussolini]] viene perciò dipinto come un vero eroe idealistico. La missione del fascismo, secondo Gentile, è quella di creare l'[[Uomo nuovo]]: un uomo di fede, spirituale, anti-materialista, volto a grandi imprese.<ref name=man/> Questo nuovo tipo di uomo sarà antitetico al carattere che Giolitti tentò di imprimere alla nazione e che connotava l'Italia come scettica, mediocre e furbastra.<ref name=dot/>
Egli, in quanto ideologo, sostiene che il fascismo si dovesse istituzionalizzare: ciò avverrà nei fatti attraverso l'istituzione del [[Gran Consiglio del Fascismo]].<ref name=dot/> Il [[fascismo]] si deve inoltre far assorbire dall'italianità (e non il contrario): il fine è che nella società non vi siano più contraddizioni, nessuna differenza tra [[cultura italiana]] e [[cultura fascista]].<ref name=man/>
Bisogna arrivare
Il [[corporativismo]] (di cui le estreme realizzazioni saranno la [[democrazia organica]] e la [[socializzazione dell'economia]], progettate nella RSI) permetterà di giungere
▲Bisogna arrivare ad una comunità omogenea e compatta anche in ambito lavorativo: attraverso l'istituzione della corporazione, la quale deve sanare la frattura sindacati-datori di lavoro tramite la [[collaborazione di classe]]; anche qui egli riprende le teorie mazziniane, oltre che il [[distributismo]].<ref name=dot/>
▲Il [[corporativismo]] (di cui le estreme realizzazioni saranno la [[democrazia organica]] e la [[socializzazione dell'economia]], progettate nella RSI) permetterà di giungere ad uno stato di fatto in cui i problemi economici si risolveranno all'interno della corporazione stessa, senza provocare fratture all'interno della società, ed evitando la [[lotta di classe]], grazie alla [[terza via (fascismo)|terza via fascista]].<ref name=dot/>
Negli ultimi anni di vita Gentile sostenne, opponendosi all'ala estrema e intransigente del fascismo, l'idea di una riconciliazione, la più ampia possibile, di tutti gli italiani, sia fascisti
Il gentilismo fu, a ogni modo, una delle principali correnti culturali del regime fascista, assieme al [[fascismo di sinistra]] "[[rivoluzione fascista|rivoluzionario]]" e [[Fascismo intransigente|intransigente]] ([[Curzio Malaparte|Malaparte]], [[Mino Maccari|Maccari]], [[Giuseppe Bottai|Bottai]], [[Filippo Tommaso Marinetti|Marinetti]], [[Roberto Farinacci|Farinacci]]), al [[fascismo clericale]], alla [[mistica fascista]] ([[Niccolò Giani|Giani]], [[Arnaldo Mussolini]]) e al [[neoghibellinismo]] [[religione romana|paganeggiante]] ([[Julius Evola]]).
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== Teorie pedagogiche ==
[[File:Gentile primo piano.jpg|thumb|left|upright=0.7|Primo piano di Giovanni Gentile]]
Gentile riflette a lungo sulla funzione pedagogica e unisce la [[pedagogia]] con la [[filosofia]], avviando una rifondazione in senso idealistico della prima, negandone i nessi con la [[psicologia]] e con l'[[etica]].<ref name="peda">[http://www.tesionline.it/v2/appunto-sub.jsp?p=83&id=525 ''Il pensiero pedagogico di Giovanni Gentile''].</ref>
L'[[educazione]] dev'essere intesa come un [[attualismo (filosofia)|attuarsi]], uno svolgersi dello [[spirito (filosofia)|spirito]] stesso che realizza così la propria autonomia. L'insegnamento è spirito in [[atto (filosofia)|atto]], di cui non si possono fissare le fasi o prescrivere il metodo: «il metodo è il maestro», il quale non deve attenersi ad alcuna [[didattica]] programmata ma affrontare questo compito sulla scorta delle proprie risorse interiori. Programmare la didattica sarebbe come cristallizzare il [[fuoco (elemento)|fuoco]] creatore e diveniente dello spirito che è alla base dell'educazione. Al maestro è richiesta una vasta [[cultura]] e null'altro, il metodo verrà da sé, perché il metodo risiede nella
Il [[dualismo]] scolaro-maestro deve risolversi in [[uno (filosofia)|unità]] attraverso la comune partecipazione alla vita dello spirito che tramite la cultura muove l'educatore verso l'educando e lo riassorbe nell'universalità dell'atto spirituale. «Il maestro è il sacerdote, l'interprete, il ministro dell'[[divinità|essere divino]], dello ''spirito''».<ref name=peda/>
Il maestro incarna lo spirito stesso, l'allievo deve allora entrare in sintonia nell'ascolto col maestro, proprio per partecipare anche lui dell'attuarsi dello spirito, per farsi libero
Questi concetti ispirano la riforma scolastica del
=== La riforma della scuola ===
{{vedi anche|Riforma Gentile}}
[[File:Gentile e Leonardo Severi.jpg|upright=1.5|thumb|Giovanni Gentile con [[Leonardo Severi]] al Ministero della pubblica istruzione]]
Gentile fu ministro della pubblica istruzione e nel
Essa era fortemente [[meritocrazia|meritocratica]] e [[Classismo|censitaria]]; dal punto di vista strutturale Gentile individua l'organizzazione della scuola secondo un ordinamento gerarchico e centralistico. Una scuola di tipo piramidale, cioè pensata e dedicata «ai migliori» e rigidamente suddivisa a livello secondario in un ramo classico-umanistico per i dirigenti e in un ramo professionale per il popolo. I gradi più elevati erano riservati agli alunni più meritevoli, o comunque a quelli appartenenti ai ceti più abbienti.<ref>Si veda anche ne {{cita pubblicazione|titolo=Il fascismo al governo della scuola|url=https://books.google.it/books?id=hZsbAQAAMAAJ&sitesec=buy&source=gbs_atb|rivista=Annali|editore=Istituto Giangiacomo Feltrinelli|volume=1958-1974 (di 15 voll.)|città=Milano|anno=1974|oclc=1588868}}:
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Noi abbiamo troppi ed inutili, quando non son valenti, professionisti, ed abbiamo invece molto bisogno di industriali, di commercianti, di artieri, di minuti professionisti, che portino nella esplicazione delle loro arti e dei loro mestieri quello spirito fine della Nazione che finora li ha spinti a disertare le scuole industriali, commerciali e professionali per seguire la scuola umanistica.|{{cita libro|titolo= Il fascismo al governo della scuola (novembre '22-aprile '24): discorsi e interviste|autore= R.Sandron|curatore= Ferruccio E. Boffi|data= 1924|p=331}} }}</ref>
La riforma si ispira, fra l'altro, al principio pedagogico gentiliano secondo cui non esiste un metodo nell'insegnamento; ogni argomento è metodo a sé stesso, cioè non è una nozione astratta da memorizzare ma [[atto (filosofia)|atto]] di ricerca attiva e creativa.<ref name=rif/> L'insegnante può adoperare delle indicazioni di metodo per preparare le fasi che precedono l'insegnamento.<ref name=rif/> Le [[scienze naturali]] e la matematica furono messe in secondo piano, poiché secondo Gentile erano materie prive di valore [[universale]], che avevano la loro importanza solo a livello professionale. Questa svalutazione, tuttavia, non avvenne nelle [[Università]],<ref>Giuseppe Spadafora, ''Giovanni Gentile: la pedagogia, la scuola: atti del Convegno di pedagogia e altri studi'', Armando Editore, 1997, p. 261.</ref> in quanto luoghi delle formazioni specialistiche; difatti Giovanni Gentile, a differenza di Croce che sosteneva l'assoluta preponderanza sociale delle materie classiche sulla scienza<ref>[http://www.homolaicus.com/teorici/croce/croce.htm Enrico Galavotti, ''La filosofia italiana e il neoidealismo di Croce e Gentile'', Homolaicus].</ref>, pur criticando gli eccessi del positivismo e considerando anch'egli le materie letterarie come superiori, intrattenne anche rapporti, improntati al dialogo, con [[matematici]] e [[fisici]] italiani (come [[Ettore Majorana]], collaboratore di [[Enrico Fermi]] nel gruppo dei "[[ragazzi di via Panisperna]]", che divenne anche amico del figlio [[Giovanni Gentile (fisico)|Giovanni jr.]], coetaneo del Majorana) e cercò di instaurare un confronto costruttivo con la cultura scientifica.<ref name=rif/><ref>[http://www.duepassinelmistero.com/emajor.htm ''Il mistero di Ettore Majorana''].</ref>
L'obbligo scolastico fu innalzato a 14 anni e fu istituita la [[scuola elementare]] da sei ai dieci anni. L'allievo che terminava la scuola elementare aveva la possibilità di scegliere tra i licei [[liceo classico|classico]] e [[liceo scientifico|scientifico]] oppure gli istituti tecnici. Solo i due licei permettevano l'accesso all'università (il secondo solo alle facoltà scientifiche), in questo modo però veniva mantenuta una profonda divisione tra classi sociali (questo vincolo fu rimosso completamente solo nel
Per diminuire l'iscrizione al sovraffollato [[Istituto magistrale]], e per mantenere la separazione tra i sessi nei licei dove prevaleva una maggioranza maschile, fece creare un apposito [[liceo femminile]],<ref name=guglielman>Eleonora Guglielman, ''Dalla scuola per signorine alla scuola delle padrone: il Liceo femminile della riforma Gentile e i suoi precedenti storici'', in ''Da un secolo all'altro. Contributi per una "storia dell'insegnamento della storia"'' (a cura di M. Guspini), Roma, Anicia, 2004, pp. 155-195. Una parte del lavoro è stata in precedenza pubblicata, con alcune varianti, sulla rivista "Scuola e Città" con il titolo ''Il liceo femminile 1923-1928'' (a. LI, n. 10, ottobre 2000, pp. 417-431).</ref> favorendo l'accesso delle donne all'insegnamento, ritenuto particolarmente adatto a loro<ref name=guglielman/>, ma escludendole dall'insegnamento delle materie di
ordinario. Dalla scelta sono escluse le donne». Richiamato in {{Cita|Charnitzky 1996|p. 128
Il varo della riforma fu contrastato da agitazioni studentesche in vari atenei italiani, che furono represse con violenza dagli squadristi e dalle forze dell'ordine<ref>{{Cita|Franzinelli 2021|p. 34
{{Citazione|Al manifestarsi minima agitazione studenti codesta Università, siano vietati comizi e ordinata immediatamente la chiusura.<br>Avvertonsi studenti gravità sanzioni disciplinari cui vanno incontro. Si identifichino promotori agitazione, punendoli subito esemplarmente. Attendo precise informazioni.<ref>Telegramma di Giovanni Gentile al prefetto di Genova, pubblicato dal quotidiano ''La Stampa'', 8 dicembre 1923, e riportato in {{Cita|Franzinelli 2021|p. 34
Il liceo femminile sarà soppresso già nel
Fra gli scopi dichiarati della riforma vi era anche la riduzione della popolazione scolastica delle scuole medie e superiori:
{{Citazione|L'esclusione di un certo numero di alunni dalla scuola pubblica era stato il proposito ben chiaro della nostra riforma (...) Non si deve trovare posto per tutti (...) La riforma tende proprio a questo: a ridurre la popolazione scolastica<ref>Giovanni Gentile, ''La riforma della scuola in Italia'', Milano 1932, p. 281; citata in: {{Cita|Manacorda 1997|p. 81
La riforma Gentile fu sostituita dalla [[riforma Bottai]] del
====L'insegnamento della religione cattolica====
La [[religione]] è insegnata obbligatoriamente a livello primario, introdotta anche per le altre scuole con il Concordato, ma con parere contrario di Gentile. Nella riforma è prevista però la richiesta di esonero, per chi professi altre fedi.<ref>circolare n. 2 del 5 gennaio 1924.</ref>. Gentile riteneva che tutti i cittadini dovessero possedere una concezione religiosa e che la religione da insegnare fosse la religione cattolica in quanto religione dominante in [[Italia]].<ref name=rif/> Nel triennio dell'istruzione classica veniva poi introdotta, in sostituzione, la filosofia, adatta alle classi dominanti e alla futura classe dirigente, ma non alle masse popolari.
== Gentile e la cultura successiva ==
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Con l'uccisione di Gentile — il 15 aprile 1944 — e la fine del regime fascista che egli sino all'ultimo appoggiò, iniziò nei suoi confronti non tanto una forma di ostracismo, quanto di rimozione, attenuatasi però negli ultimi decenni grazie all'opera di studiosi spesso in polemica tra loro.
I suoi seguaci, che nei manuali di filosofia vengono generalmente conteggiati in gran numero, sono stati talora suddivisi in una sinistra e in una destra gentiliana, in analogia agli sviluppi dell'[[hegelismo]]. Il valore e la diffusione della sua eredità culturale, anche presso i suoi critici
Secondo il filosofo cattolico [[Augusto Del Noce]], uno dei suoi principali rivalutatori<ref>Augusto del Noce, ''Giovanni Gentile. Per una interpretazione filosofica della storia contemporanea'', Bologna, il Mulino, 1990.</ref>, Gentile è un pensatore della [[secolarizzazione]] e della risoluzione della [[trascendenza]] in [[filosofia della prassi|prassi]] — in ciò accomunato a Marx —, determinante addirittura per lo stesso [[comunismo]] italiano attraverso la ripresa che ne fece [[Antonio Gramsci]]. Da sottolineare che già sulla rivista ''[[L'Ordine Nuovo]]'', [[Piero Gobetti]] nel 1921 scrive che Gentile «ha veramente formato la nostra cultura filosofica».<ref>Giovanni Bedeschi, ''[http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2014-12-14/il-ritorno-maestro-081419.shtml?uuid=ABwS2bQC Il ritorno del maestro]'', sta in [[Il Sole 24 ore]] Domenica, 14 dicembre 2014.</ref>
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Tanto Gobetti quanto Gramsci presero le loro distanze da Gentile dopo l'adesione di quest'ultimo al fascismo. Poco dopo l'entrata di Gentile nel primo governo Mussolini, Gobetti scrisse:
{{Citazione|Non da oggi noi pensiamo che Gentile appartenga all'altra Italia. All'ora della distinzione tra serietà e retorica ha voluto essere fedele a se stesso. Non saremo noi a pentircene. Da un pezzo pensiamo che la religione dell'attualismo sia una piccola setta che ha rinnegato tutta la serietà dell'insegnamento crociano. [...] Anche i filosofi hanno le loro responsabilità storiche. Non ci stupiremo che Gentile assuma quelle che può<ref>Piero Gobetti, ''Al nostro posto'' (novembre 1922), in ''Scritti politici'', a cura di Paolo Spriano, Einaudi, Torino 1960, p. 419, citato in {{Cita|Bobbio 2008|pp. 190-1
Gramsci nei ''[[Quaderni del carcere]]'' accusò più volte di equivocità, astrattismo e sofisticheria il pensiero di Gentile e dei suoi seguaci, considerandolo una involuzione rispetto alla filosofia di Croce:
{{Citazione|L’idealismo attuale fa coincidere verbalmente ideologia e filosofia (ciò che, in ultima analisi, non è altro che uno degli aspetti dell’unità superficiale postulata da esso fra reale e ideale, fra teoria e pratica ecc.) ciò che rappresenta una degradazione della filosofia tradizionale rispetto all’altezza cui l’aveva portata il Croce con la cosiddetta dialettica dei «distinti». Tale degradazione è visibilissima negli sviluppi (o involuzioni) che l’idealismo attuale mostra nei discepoli del Gentile [...]. L’unità di ideologia e filosofia, quando è affermata in questa forma, crea una nuova forma di sociologismo, né storia né filosofia, cioè, ma un insieme di schemi verbali astratti, sorretti da una fraseologia tediosa e pappagallesca<ref>{{Cita|Gramsci 1975|p. 1355
Secondo [[Gennaro Sasso]]<ref>Gennaro Sasso, ''Le due Italie di Giovanni Gentile'', Bologna, il Mulino, 1998.</ref>, a dover essere rivalutata non è affatto la disastrosa prassi politica di Gentile, la cui «passionale» adesione al [[fascismo]] «fu filosofica, forse, a parole […] ma nelle cose no». Ciò che merita ancora di essere studiato, sostiene Sasso, è invece «la filosofia dell'atto in atto», e tra essa «e il fascismo non c'è, né ci può essere, alcun nesso». Secondo Martin Beckstein, invece, proprio la filosofia di Gentile rappresenta la «fascistizzazione dell'attualismo» e pertanto una «deformazione dell'idealismo».<ref>Martin Beckstein, ''Giovanni Gentile und die 'Faschistisierung' des Aktualismus. Zur Deformation einer idealistischen Philosophie'', in «Acta Universitatis Reginaehradecensis, Humanistica I», 2008, pp. 119-136.</ref> Al di là della sua appartenenza politica, lo storico [[Leo Valiani]] attribuisce comunque a Gentile un notevole spessore filosofico:
{{citazione|Giovanni Gentile fu fascista e pagò con la vita la sua fedeltà al fascismo. Ma fu anche profondo pensatore. Lo riconobbero, nel primo dopoguerra, persino [[Gramsci]] e [[Palmiro Togliatti|Togliatti]].|[[Leo Valiani]], articolo sul ''[[Corriere della Sera]]'' del 12 settembre 1975}}
In termini molto critici nei confronti soprattutto della filosofia politica di Gentile si espresse [[Norberto Bobbio]], il quale riconobbe di aver avuto un «periodo d'infatuazione gentiliana»<ref>{{Cita|Bobbio 2008|p. 191}}.</ref> negli anni 1927-1931, ma affermò di essersi poi progressivamente distaccato dal pensiero e dall'influenza di Gentile, distacco culminato all'epoca dell'adesione di Gentile alla [[
{{Citazione|E ancora oggi non riesco a capire, come un uomo come Gentile, un "filosofo", e per giunta un filosofo che aveva fatto della filosofia il motore della storia, abbia potuto prestare la propria opera di inventore di idee e di costruttore di dottrine per sostenere e difendere una delle concezioni più deliranti dei rapporti tra gli uomini che abbiano mai insanguinato il mondo (non dimentichiamo per carità di patria che dal 1938 erano entrate in vigore anche in Italia le leggi razziali). Riesco a capirlo soltanto, se abbiamo il coraggio di affermare che quella filosofia di cui molte generazioni si erano imbevute era una cattiva filosofia<ref>{{Cita|Bobbio 2008|pp. 192-3
Nello stesso scritto Bobbio afferma che la sua è una critica alla filosofia gentiliana e non a Gentile come persona. «Una condanna morale, o peggio moralistica, dell'uomo Gentile non è mai stata nei miei intendimenti. Sotto quest'aspetto, d'altronde, Gentile è sempre stato rispettato anche dai suoi avversari o da coloro che poi lo sarebbero diventati»<ref>{{Cita|Bobbio 2008|
Per approfondire gli studi sull'opera del filosofo sono nati negli anni '80 l'Istituto di studi gentiliani di Roma, presieduto da Antonio Fede<ref>[http://www.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1992/03/10/Altro/FILOSOFIA-A-FIRENZE-CONVEGNO-STUDI-GENTILIANI_092900.php Filosofia: A Firenze Convegno Studi Gentiliani<!-- Titolo generato automaticamente -->].</ref> e la "Fondazione Giovanni Gentile", la cui sede, dal 1982, è presso la
La filosofia gentiliana è stimata dal filosofo laico [[Emanuele Severino]],<ref>[http://www.barbadillo.it/19064-cultura-filosofia-giovanni-gentile-faziosita-900/ ''Liberiamo la filosofia di Giovanni Gentile dalla faziosità del '900''].</ref><ref>[http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/12/17/emanuele-severino-ecco-perche-la-giovane-italia-sta-andando-in-malora/816682/ ''Emanuele Severino: Ecco perché la giovane Italia sta andando in malora''], da ''[[Il Fatto Quotidiano]].''</ref><ref>[http://archiviostorico.corriere.it/2014/gennaio/06/Gentile_profeta_della_civilta_tecnica_co_0_20140106_34d013dc-76a5-11e3-ba86-3e066fac664b.shtml ''È Gentile il profeta della civiltà tecnica''].</ref><ref>''«I nemici di Giovanni Gentile»'', puntata de ''Il tempo e la storia'', documentario Rai.</ref> che ravvisandovi una condivisione del sostrato filosofico [[tecnica|tecno]]-[[scienza|scientifico]] del nostro tempo la considera «uno dei tratti più decisivi della cultura mondiale»,<ref>[[Emanuele Severino]], dalla quarta di copertina de ''[https://books.google.it/books?id=ZnGgDQAAQBAJ&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false L'attualismo]'', Milano, Giunti, 2014 ISBN 9788845277535.</ref> mentre per [[Nicola Abbagnano]], «Gentile era certamente un romantico, forse l'ultima più vigorosa figura del [[Romanticismo]] europeo».<ref>[[Nicola Abbagnano]], ''Ricordi di un filosofo'', § III, ''Nella Napoli nobilissima'', p. 33, Milano, Rizzoli, 1990.</ref>
Nel
In un testo pubblicato postumo nel 2010 la giornalista e scrittrice fiorentina [[Oriana Fallaci]] criticò aspramente l'uccisione di Gentile<ref>{{cita news|url= http://www.ilgiornale.it/cultura/la_partigiana_fallaci_fa_pezzi_lantifascismo/benedetto_croce-giovanni_gentile-oriana_fallaci/10-05-2010/articolo-id=444180-page=0-comments=5 |titolo= La partigiana Fallaci fa a pezzi l'antifascismo |rivista= Il Giornale |data= 10 maggio 2010 |autore= Marcello Veneziani}} Per maggiori dettagli vedi alla voce [[Uccisione di Giovanni Gentile]].</ref>.
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== Opere ==
=== Di carattere filosofico o generale ===
* ''L'atto del pensare come atto puro'' (
* ''[[La riforma della dialettica hegeliana]]'', Firenze, Sansoni
* ''La filosofia della guerra'' (
* ''[[Teoria generale dello spirito come atto puro]]'', Firenze, Sansoni
* ''I fondamenti della filosofia del diritto'' (
* ''[[Sistema di logica come teoria del conoscere]]'' (
* ''Guerra e fede'' (
* ''Dopo la vittoria'' (
* ''Discorsi di religione'' (
* ''Il modernismo e i rapporti tra religione e filosofia'' (
* ''Frammenti di storia della filosofia'' (
* ''La filosofia dell'arte'' (
* ''Introduzione alla filosofia'' (
* ''[[Genesi e struttura della società]]'' (postumo
* ''L'attualismo'' a cura di V. Cicero e con introduzione di E. Severino, Bompiani, Milano, 2014<ref>Comprende 4 saggi: ''Teoria generale dello spirito come atto puro, Sistema di logica come teoria del conoscere, La filosofia dell'arte, Genesi e struttura della società.''</ref>
=== Di carattere storiografico ===
* ''Delle commedie di Antonfrancesco Grazzini detto il Lasca'' (
* ''Rosmini e Gioberti'' (
* ''La filosofia di Marx'' (
* ''Dal Genovesi al Galluppi'' (
* ''Bernardino Telesio'' (
* ''Studi vichiani'' (
* ''Le origini della filosofia contemporanea in Italia'' (
* ''Il tramonto della cultura siciliana'' (
* ''Giordano Bruno e il pensiero del Rinascimento'' (
* ''Frammenti di estetica e letteratura'' (
* ''La cultura piemontese'' (
* ''Gino Capponi e la cultura toscana del secolo XIX'' (
* ''Studi sul Rinascimento'' (
* ''I profeti del Risorgimento italiano: Mazzini e Gioberti'' (
* ''Bertrando Spaventa'' (
* ''Vincenzo Cuoco: studi e appunti -'' Venezia'','' La Nuova Italia, 1927
* ''[[Manzoni e Leopardi]]'' (
* ''Economia ed etica'' (
=== Di carattere pedagogico ===
* ''L'insegnamento della filosofia nei licei'' (
* ''Scuola e filosofia,'' Palermo'','' Sandron ed. (
* ''[[Sommario di pedagogia come scienza filosofica]]'', Bari, Laterza, 2 volumi (
* ''I problemi della scolastica e il pensiero italiano'' (
* ''Il problema scolastico del dopoguerra'' (
* ''[[La riforma dell'educazione]]'', Bari, Laterza
* ''Educazione e scuola laica'' (
* ''La nuova scuola media'' (
* ''La riforma della scuola in Italia'' (
=== Sul fascismo ===
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*''Dal discorso agli italiani alla morte: 24 giugno 1943-15 aprile 1944'', (a cura di Benedetto Gentile) Firenze, [[Sansoni]], 1951
*''La filosofia del Fascismo'', in ''Italia d'oggi'', Roma, Edizioni "Il libro italiano nel mondo", 1941
*''Ricostruire'', in
== Note ==
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* Gennaro Sasso, ''Le due Italie di Giovanni Gentile'', Bologna, il Mulino, 1998.
* Gennaro Sasso, ''La potenza e l'atto. Due saggi su Giovanni Gentile'', Firenze, La Nuova Italia, 1998.
* Hervé a. Cavallera, ''Giovanni Gentile.
* [[Paolo Mieli]], ''Una rilettura liberale di Giovanni Gentile'', da "''Le storie, la storia''", Milano, [[Rizzoli]], 2004.
* Daniela Coli, ''Giovanni Gentile'', il Mulino, 2004.
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* [[Gabriele Turi]], ''Giovanni Gentile. Una biografia'', Torino, [[UTET]], 2006.
* Hervé A. Cavallera, ''Ethos, Eros e Thanatos in Giovanni Gentile'', Pensa Multimedia, Lecce 2007.
* Hervé A. Cavallera, ''
* [[Marcello Mustè]], ''La filosofia dell'idealismo italiano'', Roma, Carocci, 2008.
* [[Alessandra Tarquini]], ''Il Gentile dei fascisti. Gentiliani e antigentiliani nel regime fascista'', Bologna, il Mulino, 2009.
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=== Altri studi ===
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* {{fr}}
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* {{fr}}
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* {{fr}}
* {{Cita libro|titolo = Preferirei di no. Le storie dei dodici professori che si opposero a Mussolini|autore = Giorgio Boatti|wkautore = Giorgio Boatti|editore = Einaudi|città = Torino|anno = 2010|lingua = it|annooriginale = 2001|ISBN = 978-88-06-20161-6|cid = Boatti 2010}}
* {{Cita libro|titolo = Dal fascismo alla democrazia. I regimi, le ideologie, le figure e le culture politiche|autore = Norberto Bobbio|wkautore = Norberto Bobbio|curatore = Michelangelo Bovero|editore = Baldini & Castoldi|città = Milano|anno = 2008|lingua = it|annooriginale = 1997|ISBN = 978-886073214-9|cid = Bobbio 2008}}
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*Franco Pastore (a cura di) ''Giovanni Gentile: un filosofo scomodo'', [[2019]].
*Glauco Saffi, ''Giovanni Gentile e la rivista "Leonardo" (1903-1907),'' Edda, Roma 2017.
*Corrado Claverini, ''La tradizione filosofica italiana. Quattro paradigmi interpretativi'', Quodlibet,
*{{cita web|lingua=it|autore=Giovanni Rota|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/gli-ebrei-e-le-leggi-razziali-gentile_%28Croce-e-Gentile%29/|titolo=Gentile, gli ebrei e le leggi razziali|data=2016|accesso=22 maggio 2022|cid=Rota 2016}}
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* {{cita web | 1 = http://dfilosofia.uniroma1.it/filosofia/node/5729 | 2 = Sito Fondazione Gentile | accesso = 3 aprile 2014 | dataarchivio = 10 novembre 2013 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20131110213521/http://dfilosofia.uniroma1.it/filosofia/node/5729 | urlmorto = sì }}
* {{cita web | 1 = http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/biografie/giovanni-gentile/22/default.aspx | 2 = Biografia di Giovanni Gentile | accesso = 23 novembre 2017 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20171201134444/http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/biografie/giovanni-gentile/22/default.aspx | dataarchivio = 1º dicembre 2017 | urlmorto = sì }}
{{Box successione
|carica = [[Ministri della pubblica istruzione del Regno d'Italia|Ministro della pubblica istruzione]] del [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]
|immagine = Flag of Italy (1861-1946).svg
|periodo = 30 ottobre
|precedente = [[Antonino Anile]]
|successivo = [[Alessandro Casati]]
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{{Box successione
|carica = [[Direttori della Scuola Normale Superiore di Pisa|Direttore della]] [[Scuola Normale Superiore di Pisa]]
|immagine = SNS.jpg
|periodo =
|precedente = [[Luigi Bianchi]]
|successivo = [[Giovanni D'Achiardi]]
|periodo2 =
|precedente2 = [[Giovanni D'Achiardi]]
|successivo2 = [[Luigi Russo]]
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{{Box successione
|carica = Presidente della [[Reale Accademia d'Italia]]
|immagine =
|periodo =
|precedente = [[Luigi Federzoni]]
|successivo = [[Giotto Dainelli]]
|