Italo Balbo: differenze tra le versioni
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| immagine = Italio Balbo in the mountains (cropped).jpg
| didascalia =
|carica = [[Ministri dell'aeronautica del Regno d'Italia|Ministro dell'aeronautica del Regno d'Italia]]▼
| mandatoinizio =
| mandatofine =
| predecessore = [[
| successore = [[
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|primoministro = [[Benito Mussolini]]▼
▲|carica2 = [[Governatori generali della Libia italiana|Governatore della Libia italiana]]
▲|mandatoinizio2 = 1° gennaio [[1934]]
▲|mandatofine2 = 28 giugno [[1940]]
| predecessore2 = Benito Mussolini <small>(''ad interim'')</small>
| successore2 =
| carica3 = [[Sottosegretario di Stato]] al [[Ministero dell'aeronautica]]
| mandatoinizio3 = 6 novembre
| mandatofine3 = 12 settemnbre
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| successore3 = [[Raffaello Riccardi]]
| carica4 = [[Sottosegretario di Stato]] al [[Ministero dell'
| mandatoinizio4 = 31 ottobre
| mandatofine4 = 6 novembre
|predecessore4 = [[Giovanni Floriano Banelli]]▼
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▲| predecessore4 = [[Giovanni Floriano Banelli]]
|carica5 = [[Camera dei deputati del Regno d'Italia|Deputato del Regno d'Italia]]▼
| successore4 = [[Tommaso Bisi]]
|mandatoinizio5 = 31 ottobre [[1922]]▼
▲| carica5 = [[
|mandatofine5 = 28 giugno [[1940]]▼
|legislatura5 = [[XXVII legislatura del Regno d'Italia|XXVII]], [[XXVIII legislatura del Regno d'Italia|XXVIII]], [[XXIX legislatura del Regno d'Italia|XXIX]]▼
|gruppo parlamentare5 = [[Partito Nazionale Fascista|PNF]]▼
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|mandatoinizio6 = 19 gennaio [[1939]]▼
| circoscrizione5 = Roma
|mandatofine6 = 28 giugno [[1940]]▼
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▲|gruppo parlamentare6 = Membri del Gran Consiglio del Fascismo
▲|collegio6 = Roma
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| partito = [[Partito Repubblicano Italiano]]<small><br/>(1912-1920)</small> <br> [[Partito Nazionale Fascista]]<small><br/>(1920-1940)</small>▼
▲| partito = [[Partito Repubblicano Italiano|PRI]] <small
| titolo di studio = Diploma in scienze politiche e sociali
| professione = Militare
|
▲| sito5 = {{Deputati Regno}}
}}
{{militare
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|Religione = [[Chiesa cattolica|cattolica]]
|Nazione_servita = {{Bandiera|ITA 1861-1946}} [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]
|Forza_armata = {{simbolo|Flag of Italy (1860).svg|21}} [[Regio Esercito]]<br />[[File:Flag of the Blackshirts.svg|21px]] [[Squadre d'azione]]<br />[[File:Flag of the Blackshirts.svg|21px]] [[Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale|MVSN]]<br />{{simbolo|Lesser coat of arms of the Kingdom of Italy (1929-1943).svg|21}} [[Regia Aeronautica]]
|Arma =
|Corpo = [[Alpini]]<br />Armi aeronautiche
|Specialità = [[Arditi]]<br />[[Pilota militare|Pilota di caccia]]
|Unità = Battaglione Alpini "Val Fella"<br />Battaglione Alpini "Pieve di Cadore"
|Reparto =
|Anni_di_servizio = 1915 - 1918, 1928 - 1940
|Grado = [[Maresciallo dell'aria (Italia)|Maresciallo dell'aria]]
|Ferite =
|Comandanti = [[Luigi Cadorna]]<br />[[Armando Diaz]] <br />[[Benito Mussolini]]
|Guerre = [[Prima guerra mondiale]]<br />[[Guerra d'Etiopia]]<br />[[Seconda guerra mondiale]]
|Campagne = [[Fronte italiano (1915-1918)|Fronte italiano]]<br />[[Campagna del Nordafrica]]
|Battaglie = [[Battaglie dell'Isonzo]]<br />[[Battaglia di Caporetto]]<br />[[Seconda battaglia del monte Grappa]]<br />[[Battaglia di Vittorio Veneto]]
|Comandante_di = [[Regia Aeronautica]]<br />[[Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale#Comandanti generali della Milizia|Comandante generale della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale]]
|Decorazioni =
|Studi_militari =
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}}
Iscritto al [[Partito Nazionale Fascista]] dal 1920<ref>Mario Missori, ''Gerarchie e statuti del PNF'', Bonacci, Roma, 1986,
Allo scoppio della [[seconda guerra mondiale]] organizzò voli di guerra per catturare alcuni veicoli del [[Regno Unito]], e proprio durante il ritorno da uno di questi voli, il 28 giugno 1940, fu abbattuto per errore dalla [[Arma contraerea|contraerea]] italiana sopra [[Tobruch]].
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== Biografia ==
=== La formazione ===
[[File:Italo Balbo 18 anni.png|miniatura|sinistra|
I suoi genitori furono Camillo Balbo e Malvina Zuffi, entrambi maestri elementari. Il padre era di origini [[piemonte]]si, mentre la madre era [[Romagna|romagnola]] (la sua famiglia era originaria di [[Lugo (Italia)|Lugo]]). Italo fu il quarto di cinque figli: Maria, [[Fausto Balbo|Fausto]] (nato nel 1885 e morto di malattia nel 1912, padre di [[Lino Balbo|Lino]]), Edmondo ed Egle.<ref>{{Cita|Rochat 1986|p. 4}}.</ref>
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Iscritto alle elementari a 5 anni, gli fu fatta saltare la classe quinta e poté iscriversi al ginnasio a soli 9 anni. Questa iscrizione, secondo la fonte citata, avvenne troppo presto e la sua giovane età gli fece incontrare molte difficoltà nella scuola media, tanto che dopo una serie di bocciature i genitori lo iscrissero, nel 1913, in un istituto di [[San Marino]].<ref group=nota>Indubbiamente troppo giovane, si apprestò ad una esperienza che si rivelò particolarmente difficile, costellata da una serie di pesanti insuccessi e di bocciature che....{{cita|A.Guarnieri|p. 25}}.</ref> Qui tentò di finire gli studi, ma non riuscì a ottenere il diploma liceale.<ref name="cita-A-Guarnieri-p25"/>
A Ferrara, in quegli anni, si fronteggiavano una classe contadina organizzata e animata da idee [[socialismo|socialiste]] da una parte, e un gruppo di proprietari terrieri su posizioni
Balbo intanto, prima dello scoppio della [[prima guerra mondiale]], era maggiormente interessato a partecipare alle discussioni tra [[Monarchia|monarchici]] e [[repubblica]]ni che si tenevano spesso al caffè Mozzi<ref>Oggi è il "caffè Europa".</ref>. Le sue posizioni politiche si avvicinarono per un certo periodo alle idee repubblicane e mazziniane, con inclinazione verso movimenti rivoluzionari di ispirazione sindacale. <ref group=nota>...pochi sono gli elementi certi, tra questi spicca [...] la condivisione, in età giovanile, delle idee mazziniane anche se [...] per un certo periodo si trovò vicino al sindacalismo rivoluzionario.{{cita|A.Guarnieri|p. 25}}.</ref> Tra gli articoli pubblicati in quel periodo, quello pubblicato sulla "Raffica" a difesa dell'amico giornalista e scrittore [[Romualdo Rossi]] il quale fondò la rivista "la Diana".
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A marzo del 1919 iniziò a studiare a [[Firenze]] presso l'Istituto di scienze sociali "[[Cesare Alfieri di Sostegno|Cesare Alfieri]]"<ref>{{Cita web|url=https://www.sba.unifi.it/p776.html|titolo=Carlo Alfieri di Sostegno e la Scuola di Scienze sociali di Firenze}}</ref>. Ancora studente si iscrisse all'Associazione Arditi, e cominciò l'attività giornalistica come direttore del settimanale militare ''[[L'Alpino]]'', da lui fondato con Aldo Lomasti ed Enrico Villa<ref name="bert73">{{Cita|Bertoldi 1994|p. 73}}.</ref> , fino al dicembre del 1919. Si diplomó all'Istituto "Cesare Alfieri"<ref group="nota">Nei suoi testi biografici Balbo viene indicato come "laureato". In realtà il titolo rilasciato dalla Scuola di scienze sociali da lui frequentata era il diploma, che veniva equiparato alla laurea in giurisprudenza esclusivamente in casi particolari (non il suo). Solo con la riforma Gentile dell'istruzione superiore, a partire dal 1923, l'Istituto – con alcune significative modifiche del suo Statuto attuate nel 1925 – entrerà in un ambito universitario rendendo possibile ottenere sia il diploma (corso triennale) che la laurea (corso quadriennale).
(rif.{{Cita pubblicazione|autore=Sandro Rogari|anno=2004|titolo=Il "Cesare Alfieri" da Istituto a Facoltà di Scienze Politiche|rivista=L’Università degli Studi di Firenze 1924-2004|città=Firenze|numero=|pp=
Nel frattempo [[Olao Gaggioli]], pure lui reduce della grande guerra, fondò a Ferrara il [[Partito Politico Futurista|Fascio futurista]] cittadino, non lontano, nel suo primo programma, dalle richieste socialiste. Gaggioli, probabilmente sostenuto in questo da [[Filippo Tommaso Marinetti|Marinetti]], inviò la richiesta di adesione del gruppo di Ferrara ai [[Fasci italiani di combattimento]] che si stavano riunendo a [[Milano]] in piazza San Sepolcro per volontà di [[Benito Mussolini|Mussolini]].<ref>{{Cita|A.Guarnieri|p. 14}}.</ref>
Le elezioni politiche del
Fu in quel clima che Balbo, terminati gli studi, tornò nella sua città natale ove, messosi alla ricerca di un impiego, gli fu offerta la segreteria del fascio ferrarese. Olao Gaggioli infatti si era dimesso per protesta (poco prima di uno [[Eccidio del Castello Estense (1920)|scontro]] fra militanti socialisti e fascisti presso il castello Estense), adducendo a motivazione che ormai gli agrari, i cattolici ed i liberali avevano snaturato il movimento, trasformandolo in un'organizzazione reazionaria finalizzata a mantenere la situazione di fatto, andando contro le richieste dei braccianti e dei proletari.<ref>{{Cita|A.Guarnieri|p. 16}}.</ref>
=== Il matrimonio e l'adesione alla massoneria ===
Intanto, nell'inverno del 1919 Balbo era stato presentato alla contessina Emanuela Florio (1901-1980), di [[San Daniele del Friuli]], con la quale nel 1924, alla morte del conte Florio, si sposò. Fin quando rimase in vita infatti, il conte Florio si oppose fermamente al matrimonio, nonostante gli incarichi di sempre maggiore prestigio che Balbo andava ricoprendo. Dal matrimonio nacquero tre figli (Giuliana nel 1926, Valeria nel 1928 e Paolo nel 1930).<ref>{{Cita|Bertoldi 1994|pp.
Anni dopo, ormai [[governatore della Libia]], Balbo ebbe come amante l'attrice di teatro modenese [[Laura Adani]], conosciuta durante una ''tournée'' nella [[Colonia (diritto internazionale)|colonia]] italiana.<ref>{{Cita|Bertoldi 1994|p. 142}}.</ref>
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[[File:Balbo Albini e Radaelli a Venezia 1921.jpg|miniatura|Balbo con la sua [[squadra d'azione]] a Venezia nel 1921 davanti alla [[Basilica di San Marco]] porta il cappello nero dei [[repubblicanesimo|repubblicani]]. Nella foto insieme a [[Ippolito Radaelli]] e [[Umberto Albini (politico)|Umberto Albini]]]]
Nel 1920, venticinquenne, Balbo aderì ai [[Fasci italiani di combattimento]]. Essendo stato [[Partito Repubblicano Italiano|repubblicano]], chiese al partito se potesse restarne ugualmente un iscritto, ma ricevuta una risposta negativa si accordò con i fascisti di Ferrara per uno stipendio mensile di {{formatnum:1500}} lire (pagato dai proprietari terrieri) e diventando segretario politico al posto di Gaggioli. Ottenne anche la promessa di un posto come ispettore di banca una volta conclusa la ''battaglia'' fascista.<ref>{{Cita|Bertoldi 1994|pp.
Il gruppo di Balbo, in parte finanziato dai proprietari terrieri locali<ref>{{cita|Franzinelli 2004|p. 69}}: «I Fasci di combattimento schierati contro leghe rosse e leghe bianche sollecitarono i finanziamenti privati, giustificati coi benefici arrecati dall'intervento repressivo delle squadre d'azione. Si istituì una tassazione parallela, col versamento regolare di somme commisurate all'estensione delle tenute».</ref><ref>{{cita|Carocci 1994|p. 17}}: «Nel 1921, mentre gli industriali puntavano non tanto sul fascismo quanto su Giolitti, gli agrari delle regioni settentrionali e i grandi proprietari di quelle centrali aderivano o appoggiavano in modo più univoco il fascismo».</ref>,
Conquistò con i suoi uomini il [[Castello Estense]] di Ferrara obbligando il [[prefetto]] a finanziare alcune misure contro la [[disoccupazione]], ma l'apice dello squadrismo di Balbo venne raggiunto il 26 e 27 luglio 1922 con l'occupazione di [[Ravenna]]. Il 26 luglio i socialisti e i repubblicani locali avevano proclamato uno sciopero generale. Sin dal primo mattino scoppiarono degli scontri in Borgo San Biagio, uno dei quartieri popolari di Ravenna. Rimase ucciso Giovanni Balestrazzi, capo del sindacato autonomo fascista. Gli scontri tra le opposte fazioni si fecero sempre più violenti. La forza pubblica, che fino ad allora si era tenuta in disparte, aprì il fuoco, lasciando sul terreno nove morti e una trentina di feriti, in prevalenza militanti repubblicani e socialisti<ref>{{Cita libro|autore=Mimmo Franzinelli|titolo=Squadristi. Protagonisti e tecniche della violenza fascista, 1919-1922|editore=Mondadori|città=Milano|anno=2003|isbn=88-04-51233-4}}</ref>.
Italo Balbo, chiamato da Ferrara dagli squadristi locali, giunse prima di sera a Ravenna e fece convergere sul capoluogo romagnolo migliaia di camicie nere. Dopo aver ottenuto una tregua con i repubblicani, la mattina del 27 luglio i fascisti si scontrarono duramente con socialisti, comunisti e anarchici, prevalendo. Nel tardo pomeriggio del 27 luglio i fascisti incendiarono l'Hotel Byron, sede delle cooperative socialiste. Poi, sotto la guida di Balbo, le camicie nere imbastirono quella che Mussolini chiamò una «colonna di fuoco», cioè una colonna di autocarri, messi a disposizione dietro minaccia dalla [[questura]], che il 29 luglio distrusse e incendiò numerose "case rosse" nelle province di Forlì e Ravenna.
Nel tentativo di arginare le violenze squadriste, il Prefetto emanò un ordine con cui vietava il porto del [[manganello]]. Balbo armò i suoi uomini di [[stoccafisso|stoccafissi]] i quali, picchiati con energia sulla testa degli avversari, vi producevano gli stessi effetti; i "randelli" di fortuna facevano poi da piatto forte di grandi mangiate conviviali cui talvolta venivano invitate anche le stesse vittime.<ref>{{Cita libro|autore=Indro Montanelli|autore2=Mario Cervi|titolo=L'Italia in Camicia Nera (1919 - 3 gennaio 1925)|editore=RCS Libri S.p.A.|p=89}}</ref><ref>{{Cita web|url = http://archiviostorico.gazzetta.it/1998/novembre/25/Italo_Balbo_imprese_degli_idrovolanti_ga_0_9811257886.shtml?refresh_ce-cp|titolo =Italo Balbo e le imprese degli idrovolanti da Orbetello a Chicago La mitica epopea delle ali d'Italia |autore =Aronne Anghileri |sito =gazzetta.it |editore = [[La Gazzetta dello Sport]]|data =25 novembre 1998 |cid =A.Anghileri |citazione =Ras di Ferrara, aveva guidato squadre di bravacci in camicia nera, li aveva convinti a non usare i manganelli proibiti dal prefetto, sostituendoli con lo stoccafisso |accesso = 8 aprile 2018}}</ref>
Nel maggio 1922 divenne membro della Direzione nazionale del PNF.
Nell'agosto del 1922 avvennero i [[Fatti di Parma]]: dopo l'occupazione militare di gran parte della città dell'[[Emilia]], conseguente al cosiddetto [[sciopero legalitario]] di inizio mese, circa diecimila uomini di fede fascista provenienti dalle province limitrofe tentarono la presa della città, in cui si trovavano asserragliati gli [[Arditi del Popolo]] e le [[formazioni di difesa proletaria]]. Il 5 agosto il governo proclamò lo [[stato d'assedio]] militare in diverse provincie del nord fra cui Parma<ref>{{Cita|Palazzino 2002|p. 75}}.</ref>. Il 6 agosto, Balbo, resosi conto dell'impossibilità di conquistare la città senza scontrarsi con l'esercito (su consiglio anche del capo della polizia locale, Lodomez.<ref>{{Cita|Francescangeli 2000|pp.
[[File:1923mussolini.jpg|miniatura|Balbo (a sinistra) a fianco di [[Benito Mussolini]] in una foto del 1923.]]
=== Quadrumviro ===
Balbo venne designato da Mussolini [[Quadrumvirato#Fascismo|quadrumviro]] per prendere parte alla [[marcia su Roma]], e lo incaricò di scegliere gli altri due ([[Michele Bianchi]] era già stato scelto
Sempre nel 1922 iniziò a formare, in città, un gruppo ristretto di collaboratori fidati, tra i quali l'amico Renzo Ravenna. Questi venne candidato alle elezioni amministrative che si tennero alla fine di quello stesso anno, dove fu eletto assessore.<ref>{{Cita|Pavan 2006|pp.
=== Al governo ===
Dall'11 gennaio 1923 Balbo fu membro del [[Gran consiglio del fascismo]]. Il 1º febbraio 1923 fu nominato comandante generale della [[Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale]] (vice di De Bono)
Nel 1923 intanto Balbo fondò a Ferrara il ''[[Corriere Padano]]''<ref name=bernguar175/> con i soldi ricevuti in dote dalla moglie Emanuela, affidato poi alla direzione di [[Nello Quilici]].<ref>{{Cita|Bertoldi 1994|p. 197}}.</ref>
In occasione della preparazione della [[Lista Nazionale]] per le [[Elezioni politiche in Italia del 1924|elezioni del maggio 1924]], con cui fu eletto [[deputato]] alla Camera, si scontrò con [[Olao Gaggioli]], fondatore del Fascio di Ferrara e convinto che Balbo, iscritto con lo stipendio fisso pagato dagli agrari, fosse un intruso.
Sempre nel 1924 venne accusato di essere il mandante dell'omicidio del parroco antifascista don [[Giovanni Minzoni]] ad [[Argenta]], avvenuto per mano di due squadristi facenti capo alle sue milizie: il caso venne archiviato alcuni mesi dopo, per essere poi riaperto - sotto la pressione della stampa, a seguito del [[Giacomo Matteotti|delitto Matteotti]] - nel 1925, risolvendosi con l'assoluzione di tutti gli imputati.<ref>{{Cita|Tagliaferri 1993|p. 284}}.</ref> Nonostante l'assoluzione, l’omicidio del parroco antifascista Don Minzoni è emblematico del clima di violenza politica promosso dalle squadre fasciste; la gestione del processo fu condizionata dall'influenza del regime sulle istituzioni giudiziarie.
Il 21 novembre
Balbo intanto, a Ferrara, continuò ad operare in modo da avere persone di sua fiducia e rappresentative nelle posizioni di potere. L'amico Ravenna, da sempre estraneo ad ogni atto di squadrismo, fortemente nazionalista, ebreo ma con una visione laica della sua fede fu invitato ad iscriversi al PNF, e successivamente, alla fine del 1924, nominato Segretario Federale Ferrarese del PNF.<ref>{{Cita|Pavan 2006|pp.
Il 31 ottobre 1925 entrò nel [[governo Mussolini]] come [[Sottosegretario di Stato#Italia|sottosegretario]] all'economia nazionale, e con lui si trasferì a Roma anche Ravenna. Rimase in carica sino al 6 novembre 1926.<ref>http://storia.camera.it/deputato/italo-balbo-18960606/governi#nav</ref>
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[[File:Bundesarchiv Bild 102-00450, Graf Aldrovandi und Italo Balbo.jpg|miniatura|Italo Balbo, al centro in divisa, nel 1930 assieme allo staff della [[crociera aerea transatlantica Italia-Brasile]].]]
Balbo conseguì il brevetto da pilota nel 1927<ref>{{Cita|Rocca 1993|p. 21}}.</ref> e diede una sede stabile al ministero facendo costruire un nuovo palazzo con criteri architettonici [[Razionalismo italiano|razionalisti]]. Il 29 giugno 1927 rappresentò l'Italia all'esibizione aerea di [[Hendon]] (Inghilterra). Decollò la mattina del 28 giugno dall'[[Aeroporto di Centocelle]] ai comandi di un [[Fiat R.22]] con il Capitano Ezio Guerra alla guida di una pattuglia dell'Aeronautica. Fece scalo al pomeriggio all'[[Aeroporto di Parigi-Le Bourget]] e arrivò all'[[Aeroporto di Croydon]] (a sud di [[Londra]]) nel pomeriggio del 29 a causa del maltempo. Al rientro la pattuglia fece scalo all'[[Aeroporto di Berlino-Tempelhof]]. <br/>
Balbo avviò la fondazione della ''Città dell'aria'' a [[Guidonia Montecelio|Guidonia]] con un moderno centro di ricerca [[aeronautica]] dove lavorarono [[Gaetano Arturo Crocco]], [[Luigi Crocco]], [[Antonio Ferri]] e [[Luigi Broglio]]. Inoltre fece nascere un centro studi per coordinare e promuovere lo sviluppo aeronautico, affidandone il comando ad [[Alessandro Guidoni]].<ref>[https://www.treccani.it/enciclopedia/alessandro-guidoni_%28Dizionario-Biografico%29/ GUIDONI, Alessandro, su treccani.it]</ref><ref>{{Cita|Mauro Canali 2011}}.</ref> Balbo fece nascere anche il [[Reparto Sperimentale Alta Velocità]], a [[Desenzano del Garda]], dove prima sorgeva l'idroscalo privato di [[Gabriele D'Annunzio]]. Il direttore, tenente colonnello [[Mario Bernasconi]], ebbe a disposizione ogni tipo di struttura e materiale per consegnare all'Italia l'ambita [[Coppa Schneider]].<ref>{{Cita|Rocca 1993|pp.
=== Le trasvolate ===
[[File:Photo Italo Balbo 1930 - Touring Club Italiano 11.2898.jpg|thumb|Italo Balbo nel 1930]]
Le crociere aeree, organizzate anche come strumenti di propaganda del regime fascista, furono presentate come successi tecnico-militari, contribuendo a costruire il culto della personalità attorno a Balbo.
Fu un successo la [[crociera aerea del Mediterraneo occidentale]] (25 maggio-2 giugno 1928) da lui organizzata insieme al decisivo aiuto del trasvolatore [[Francesco de Pinedo]] che venne promosso sottocapo di stato maggiore della Regia Aeronautica.<ref>{{Cita|Rocca 1993|pp. 37-38}}.</ref>▼
▲
La successiva [[crociera aerea del Mediterraneo orientale]] (5-19 giugno 1929) fu presieduta sempre da Balbo, ma il generale De Pinedo venne incluso come semplice pilota di uno degli aerei della formazione, in quanto la direzione tecnica del volo andò al colonnello [[Aldo Pellegrini]], capo del gabinetto di Balbo. Il 20 aprile 1929 intanto fu rieletto deputato alla Camera per il PNF.
Quasi due mesi dopo, il 12 agosto, Balbo sfruttò le voci che giravano su De Pinedo e gli chiese conto dei fondi a lui destinati per compiere il raid atlantico del 1927.<ref>{{Cita|Rocca 1993|pp.
Il 12 settembre 1929, a soli trentatré anni, Italo Balbo, che era stato promosso [[generale di squadra aerea]], fu nominato [[ministro]] dell'Aeronautica, carica tenuta fino ad allora
Balbo guidò poi due [[crociera aerea|crociere aeree]] transatlantiche in formazione, inframezzate, nel 1932, da una proposta avanzata a Mussolini circa l'istituzione di un unico ministero per la difesa, sostenuto dalla quadruplicazione delle somme destinate alla marina e all'aeronautica. Alla guida del nuovo ministero sarebbe dovuto andare lo stesso Balbo ma, benché alcuni capi militari vedessero di buon occhio l'iniziativa, le rivalità tra le forze armate e, soprattutto, la gelosia
[[File:Getúlio Vargas e Italo Balbo - 1931.jpg|miniatura|Balbo con il [[Presidenti del Brasile|presidente
Per un'altra fonte il nuovo dicastero sarebbe spettato a Mussolini, mentre Balbo progettava di ridefinire i compiti del capo di stato maggiore generale e di prendere possesso di tale carica<ref name="rocca5758">{{Cita|Rocca 1993|pp.
Gli idrovolanti partirono infine per la [[crociera aerea transatlantica Italia-Brasile]] da Orbetello il 17 dicembre 1930, guidati personalmente da Balbo e dal suo secondo pilota [[Stefano Cagna]], alla volta di [[Rio de Janeiro]], dove arrivarono, non senza lutti e incidenti, il 15 gennaio 1931.<ref>{{Cita|Rocca 1993|pp.
La seconda crociera atlantica, la [[crociera aerea del Decennale]], venne organizzata per celebrare il decennale della [[Regia Aeronautica]]<ref>{{Cita|L'Aviazione - grande enciclopedia illustrata 1983|p. 211 - Vol. VII}}.</ref> in occasione della [[Expo 1933|Century of Progress]], [[esposizione universale]] che si tenne a [[Chicago]] tra il 1933 e il 1934. [[File:Time-Balbo.jpg|verticale|sinistra|miniatura|Balbo sulla copertina di ''[[Time]]'' del 26 giugno 1933.<ref>{{Cita web|url=http://www.time.com/time/covers/0,16641,19330626,00.html|titolo=General Italo Balbo - June 26, 1933|sito=time.com|lingua=en|accesso=19 maggio 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130528174658/http://www.time.com/time/covers/0,16641,19330626,00.html|urlmorto=sì}}</ref>]] Dal 1º luglio al 12 agosto del 1933 Balbo guidò la trasvolata di venticinque<ref name="Decennale">Dei venticinque idrovolanti [[Savoia-Marchetti S.55|S.55X]] partiti da Orbetello, l'I-DINI rimase incidentato all'arrivo della prima tappa, durante l'[[ammaraggio]] nel porto di [[Amsterdam]] causando la perdita di un membro dell'equipaggio. Quindi dei venticinque partenti solo ventiquattro completarono la duplice trasvolata. L'unico altro incidente occorso fu il 9 agosto, quando durante il decollo da Porta Delgada per la penultima tappa, s'incidentò l'I-RANI. Il pilota [[Enrico Squaglia]] rimase ferito a morte. Cfr. (tra gli altri) {{Cita|Taylor 1996|}}.</ref> idrovolanti [[Savoia-Marchetti S.55|S.55X]]<ref>La "X" della versione si riferisce appunto al "Decennale"; cfr. {{Cita|L'Aviazione - grande enciclopedia illustrata 1983|vol. VII, p. 212}}.</ref> partiti da Orbetello verso il [[Canada]] e con destinazione finale gli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]].
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[[File:Balbo Column (468600957).jpg|verticale|miniatura|Monumento a Balbo a [[Chicago]]. La colonna romana, proveniente da [[Ostia (Roma)|Ostia]], era un dono dell'Italia fascista per il monumento.<ref name=chicagohistory />]]
La traversata di andata approdò in [[Islanda]], proseguendo poi verso le coste del [[Labrador (penisola)|Labrador]]. Il governatore dell'[[Illinois]], il sindaco e la città di [[Chicago]] riservarono ai trasvolatori un'accoglienza trionfale. Venne annunciato che la giornata del 15 luglio era stata proclamata "Italo Balbo's day" e che la settima strada, in prossimità del [[lago Michigan]], sarebbe stata rinominata "Balbo Avenue".<ref>{{Cita|Guerri 2013|p. 355}}.</ref> La decisione di intitolare una strada di Chicago a un gerarca fascista, per niente controversa in un periodo di grande popolarità internazionale per Balbo e nel quale i rapporti tra il regime e gli Stati Uniti erano distesi, viene contestata decenni dopo.<ref>{{Cita web|url=https://www.huffingtonpost.com/2011/07/07/balbo-drive-renaming-ital_n_892645.html|lingua=en|accesso=1º febbraio 2019 |titolo= Balbo Drive Renaming: Italian Groups Oppose A Change, Academics Push New Ideas |data= 7 luglio 2011 }}</ref> Già nell'immediato dopoguerra vi furono obiezioni: l'antifascista [[Alberto Tarchiani]], ambasciatore italiano a Washington, ne chiese conto al sindaco di Chicago, il quale rispose: "Perché, Balbo non ha trasvolato l'Atlantico?"<ref>{{Cita|Guerri 2013|p. 356}}.</ref> Tra le varie manifestazioni di entusiasmo per l'impresa, particolarmente curiosa fu la nomina a capo indiano da parte dei [[Sioux]] presenti all'Esposizione di Chicago con il nome di "Capo Aquila Volante".<ref name="chicagohistory">[http://www.encyclopedia.chicagohistory.org/pages/11277.html Chief Blackhorn and Italo Balbo, 1933], da chicagohistory.org.</ref><ref>{{Cita|Guerri 2013|pp.
Tali onorificenze, sebbene oggi controverse, furono concesse in un contesto internazionale dove la natura autoritaria del fascismo non era ancora universalmente condannata. Il successo propagandistico di Balbo all’estero contribuì a rafforzare il consenso interno al regime.
Di ritorno in Italia, il 13 agosto 1933 venne promosso [[Maresciallo dell'aria (Italia)|Maresciallo dell'aria]].<ref>{{Cita web|url=http://archivio.camera.it/patrimonio/archivio_della_camera_regia_1848_1943/are01o/documento/CD0000004843|titolo=Conversione in legge del r.d.l. 13 agosto 1933, n. 998, relativo alla nomina a Maresciallo dell'aria del generale Balbo Italo|sito=archivio.camera.it|accesso=17 maggio 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150405213424/http://archivio.camera.it/patrimonio/archivio_della_camera_regia_1848_1943/are01o/documento/CD0000004843|urlmorto=sì}}</ref> Dopo questo episodio il termine "[[Balbo (aeronautica)|Balbo]]" divenne di uso comune per descrivere una qualsiasi numerosa formazione di aeroplani. Meno noto è che negli Stati Uniti il termine "balbo" sia utilizzato anche per indicare il pizzo lungo con baffi.<ref>{{Cita web|url=http://www.beards.org/balbo.php|titolo=balbo|sito=baerds.org|lingua=en|accesso=19 maggio 2013}}</ref>
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[[File:Italo Balbo portrait.jpg|thumb|Italo Balbo in uniforme da Maresciallo dell'aria]]
Al di là di queste imprese, Balbo dispiegò grande energia nell'imporre disciplina e rigore alla Regia Aeronautica sin da quando ne era segretario, accantonando gli aspetti romantici ed individualistici dell'aviazione pionieristica ed indirizzandola piuttosto a formare una forza armata coesa e disciplinata. I voli transoceanici in formazione furono un esempio di tale indirizzo: non più imprese individuali, ma di gruppo e minuziosamente programmate e studiate.<ref>{{Cita|Rocca 1993|p. 36}}.</ref> Così facendo però diede troppo peso agli eventi spettacolari, inducendo l'aviazione a dare troppa attenzione ai primati sportivi, senza ricadute positive sugli aerei usati per il normale servizio.<ref>{{Cita|Mack Smith 1992|pp.
Balbo si avvalse di queste due linee di pensiero per raggiungere «l'unità organica della difesa dell'aria, e la necessità che sia esclusivamente affidata all'armata aerea, nella quale viene riunito tutto il complesso delle forze [...] disponibili», senza tuttavia dare all'aeronautica «una vera e propria dottrina di guerra fissata in canoni rigidi e immutabili» che, comunque, non era in grado di
=== In Libia ===
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Raggiunta un'enorme popolarità e considerato politicamente come un insidioso rivale di Mussolini (pesò anche la proposta di riforma dei ministeri delle forze armate)<ref name=rocca5758/>, il regime impose che il nome di Balbo non comparisse più di una volta al mese sui quotidiani<ref>{{Cita libro|autore=John Gunther|titolo=Inside Europe|anno=1937|url=https://archive.org/details/insideeurope0000gunt|editore=Harper & Brothers|pp=[https://archive.org/details/insideeurope0000gunt/page/259 259]-260}}</ref> e fu probabilmente per queste motivazioni che Balbo venne promosso governatore<ref>Quando gli era stata comunicata la nomina a governatore della colonia, Balbo aveva compreso che non si trattava esattamente di una promozione: sarebbe stato più appropriato definirla un esilio. Cfr. {{Cita web|url=http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntata.aspx?id=68|titolo=La storia siamo noi - Italo Balbo, lo squadrista trasvolatore|sito=lastoriasiamonoi.rai.it|accesso=19 maggio 2013|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20111020055251/http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntata.aspx?id=68}}</ref><ref>{{Cita|Petacco 2002|p. 13}}.</ref> della [[Tripolitania italiana]], della [[Cirenaica italiana]] e del [[Fezzan]] che, sotto il suo patronato, si fusero nel 1934 in un'unica colonia: la [[Libia italiana|Libia]], procedendo poi a una nuova organizzazione territoriale su province.
Balbo ricevette la lettera in cui gli si comunicavano i nuovi compiti il 5 novembre 1933, rispose con un «Mio grande capo, sempre agli ordini!» e il 7 si recò da Mussolini per la consueta visita di congedo<ref>{{Cita|Rocca 1993|pp.
In questa nuova veste il generale Valle scrisse un rapporto segreto in cui dimostrò che Balbo aveva falsificato le cifre sull'effettiva consistenza numerica degli aeroplani, salvo essere accusato dal suo successore, [[Francesco Pricolo]], di aver fatto la stessa cosa.<ref>{{Cita|Mack Smith 1992|pp.
[[File:Balbo arrivo in LIbia genn 1934.jpg|thumb|left|upright=1.1|L'arrivo di Italo Balbo a Tripoli quale Governatore della Libia, il 16 gennaio 1934]] [[File:Balbo festeggiam Libia genn 1934.jpg|thumb|left|upright=1.1|Festeggiamento in onore di Italo Balbo nuovo Governatore della Libia. Tripoli, gennaio 1934]]
Il 16 gennaio 1934 sbarcò a Tripoli e lanciò un proclama: «Assumo da oggi, in nome di Sua Maestà, il governo. I miei tre predecessori, [[Giuseppe Volpi|Volpi]], [[Emilio De Bono|De Bono]], [[Pietro Badoglio|Badoglio]], hanno compiuto grandi opere. Mi propongo di seguire le loro orme». Balbo, in accordo con il piano di Mussolini,<ref name="smith141">{{Cita|Mack Smith 1992|p. 141}}.</ref> dette un fortissimo impulso alla colonizzazione italiana della Libia, organizzando l'afflusso di decine di migliaia di
Nel 1937 Balbo si fece promotore presso
Anche il turismo venne curato con la istituzione dell'[[ETAL]], Ente turistico alberghiero della Libia, il quale gestiva alberghi, linee di autobus di gran turismo, spettacoli teatrali e musicali nel [[Teatro di Sabratha|teatro romano di Sabratha]], il Gran Premio automobilistico della [[Mellaha]] (detto internazionalmente "[[Gran Premio di Tripoli|Tripoli Grand Prix]]" e disputato dal 1925 al 1940), una località entro le oasi tripoline e altre iniziative.
Vennero avviati progetti di opere pubbliche e sviluppo della rete stradale (ma non di quella ferroviaria)<ref>{{Cita|Bocca 1997|p. 177}}.</ref> realizzando, oltre ai {{M|1822|u=km}} della litoranea che segue il Mediterraneo per centinaia di chilometri e che in suo onore si chiamò [[via Balbia]], {{M|1600|u=km}} di strade asfaltate, {{M|454|u=km}} di [[Massicciata|massicciate]] e {{M|2830|u=km}} di piste nel deserto<ref>{{Cita|Bertoldi 1994|pp.
Grave fu però la mancanza di infrastrutture in grado di far operare le forze armate sue due fronti: i porti erano insufficienti mentre altri, come quello di Tripoli, erano poco difesi; la frontiera ovest era «praticamente aperta» (parole dello stesso Balbo) mentre quella est insicura e poco presidiata. Balbo era cosciente di tutto questo, tanto che si lamentò con Mussolini per la carenza o l'obsolescenza delle apparecchiature militari di sua disponibilità<ref>{{Cita|Bocca 1997|pp.
=== IV centenario ariostesco del 1933 a Ferrara ===
Per volontà sua e dell'amico [[Renzo Ravenna]] venne organizzata a Ferrara una mostra per celebrare il [[IV centenario ariostesco del 1933 a Ferrara|IV centenario ariostesco]]<ref>{{YouTube|id=ayacRMBNa6Q|titolo=Nelle celebrazioni ferraresi di Ludovico Ariosto l'Italia rivendica con rinnovato titolo le glorie spirituali del rinascimento che diedero luce e lezione al mondo|produttore=[[Istituto Luce Cinecittà]]|data=maggio 1933|accesso=28 settembre 2020}}</ref><ref>{{YouTube|id=dBl828gxw0I|titolo=Ferrara. Alla presenza di S.M. il Re si è chiusa la celebrazione del IV Centenario Ariostesco|produttore=[[Istituto Luce Cinecittà]]|data=ottobre 1933|accesso=28 settembre 2020}}</ref>. Nella preparazione dell'evento vennero coinvolti [[Nino Barbantini]] e [[Adolfo Venturi (storico dell'arte)|Adolfo Venturi]], oltre al responsabile delle Belle Arti [[Arduino Colasanti]]. Collaborò anche [[Nello Quilici]], allora direttore del [[Corriere Padano]]. L'esposizione ebbe risonanza nazionale e un successo notevole per l'epoca. L'[[Istituto Luce]] realizzò alcune riprese e fu visitata da oltre settantamila visitatori, tra i quali i [[Principe di Piemonte|Principi di Piemonte]] e [[Vittorio Emanuele III di Savoia]]. Non fu presente alle celebrazioni invece [[Benito Mussolini]].<ref>{{cita|Antonella Guarnieri|pp.
Tra i siti scelti per ospitare i vari eventi vi furono: [[palazzo dei Diamanti]], le [[Mura di Ferrara|Mura degli Angeli]], il [[Castello Estense]], il [[Palazzo Costabili|palazzo di Ludovico il Moro]], [[Casa Romei]], il [[Ex chiesa di San Romano (Ferrara)|chiostro di San Romano]] e l'isola Bianca sul [[Po]].<ref>{{Cita web|url=http://www.fe.camcom.it/servizi/pubblicazioni/gli-ultimi-numeri-de-la-pianura/2016-n.-1-la-pianura|titolo=L'attualità dell'Ariosto ricordando «L'ottava d'oro|sito=fe.camcom.it|accesso=28 settembre 2020}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.bibliotecadiviasenato.it/images/BVS/BibliotecadiviaSenato_201607.pdf|titolo=laBiblioteca di via Senato - Milano|sito=bibliotecadiviasenato.it|formato=pdf|accesso=28 settembre 2020|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20201205222113/http://www.bibliotecadiviasenato.it/images/BVS/BibliotecadiviaSenato_201607.pdf|urlmorto=sì}}</ref>
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=== In dissenso con Mussolini ===
[[File:Italo Balbo a Cortina d'Ampezzo.jpg|thumb|Italo Balbo davanti al rifugio Luzzatti (oggi [[Rifugio Alfonso Vandelli]]) a [[Cortina d'Ampezzo]] nell'estate 1937.]]
Italo Balbo fu il meno servile dei gerarchi.<ref name="bocca176">{{Cita|Bocca 1997|p. 176}}.</ref> Dopo l'[[occupazione tedesca della Cecoslovacchia]], il 21 marzo 1939 Balbo, a Roma, accusò gli altri membri del Gran Consiglio del Fascismo di lustrare «le scarpe alla Germania», unico a criticare la scelta
Il suo dissenso nei confronti
In particolare, riguardo al comportamento di Italo Balbo dinanzi alla promulgazione fascista delle [[leggi razziali fasciste|leggi razziali]] (1938), nella sua documentata biografia di Italo Balbo lo storico Giorgio Rochat si è cosi espresso: «La comunità ebraica ferrarese, che nel 1938 contava quasi settecento aderenti, era una delle più anziane e meglio inserite di tutta Italia. Chi oggi cerca di definire se Balbo e il fascismo ferrarese fossero filosemiti o antisemiti, dimentica che a Ferrara il problema non si poneva, perché gli ebrei non erano discriminati ma giustamente considerati cittadini a pieno titolo; e infatti furono in grande maggioranza ferventi fascisti e l'avvocato [[Renzo Ravenna]], amico e collaboratore di Balbo, fu [[Podestà (fascismo)|podestà]] di Ferrara dal 1926 al 1938 senza che ciò suscitasse problema alcuno. L'otto luglio del 1936 il generale [[Riccardo Moizo]], comandante generale dell'arma dei Carabinieri, scriveva, in risposta a una sollecitazione del ministero degli interni: ''Da riservate indagini è risultato che in Ferrara domiciliano circa ottocento ebrei, molti dei quali occupano importanti cariche pubbliche. Tutti gli ebrei, in genere, sono elementi attivi, diligenti e parsimoniosi, ciò che spiega come non pochi abbiano potuto raggiungere buone posizioni sociali ed economiche ed occupare posti direttivi. Essi, in linea politica, non hanno mai dato luogo a rilievi, né consta che abbiano comunque commesso abusi o parzialità; si distinguono anzi per attaccamento al regno e alle istituzioni nazionali''. [...]<br/>
[Balbo] fece quanto era in suo potere per arrestare la campagna antisemita, pur senza arrivare a prendere posizione in pubblico, come non era consentito a un alto gerarca; e nella riunione del Gran Consiglio del sei ottobre 1938, che varò un articolato programma di discriminazioni contro gli ebrei, si batté contro il progetto [...] e tentò con qualche successo di attenuarne la portata. Questa battaglia non giunse fino a una rottura politica: Balbo ostentò ripetutamente la sua amicizia con Renzo Ravenna e altri ebrei cacciati dalle loro cariche, ma rimase amico fraterno di [[Nello Quilici]] e, pur adoperandosi per favorire singole persone, non si oppose all'introduzione a Ferrara della legislazione antisemita in tutta la sua estensione».
Assieme a Ciano, disse che Hitler aveva violato il [[Patto d'Acciaio]] firmando il [[patto Molotov-Ribbentrop|patto con Stalin]] nell'agosto 1939, e si schierò fermamente e apertamente a favore della neutralità in una futura guerra<ref>{{Cita|Mack Smith 1992|p. 241}}.</ref><ref name="bert80">{{Cita|Bertoldi 1994|p. 80}}.</ref> e, anche quando questa scoppiò il 1º settembre seguente, Balbo, il 7 dicembre durante una riunione del Gran Consiglio, mise sul tavolo la possibilità di un'alleanza con il Regno Unito e la Francia.<ref>{{Cita|Mack Smith 1992|p. 249}}.</ref> Raccolse l'invito della principessa [[Maria José del Belgio|Maria José]] a dissuadere insieme ad [[Amedeo di Savoia-Aosta (1898-1942)|Amedeo di Savoia-Aosta]] Mussolini dall'entrare in guerra<ref name="bert80" />, ma
=== L'entrata in guerra ===
[[File:Italo Balbo e Graziani in Libia.jpg|miniatura|sinistra|verticale|
Nelle sue direttive del 31 marzo 1940 [[Benito Mussolini]] aveva delineato in termini generali la strategia globale che avrebbe dovuto essere seguita dalle forze armate italiane nel caso sempre più probabile di una entrata in guerra a fianco del [[Terzo Reich]] contro la [[Francia]] e la [[Gran Bretagna]]. Riguardo al [[Teatro del Mediterraneo della seconda guerra mondiale|teatro bellico nordafricano]]
Le forze italiane in Libia del maresciallo Balbo apparivano sulla carta adeguate al teatro bellico coloniale; dalla fine degli [[Anni 1930|anni trenta]] erano state inviate una serie di unità di fanteria destinate in realtà prevalentemente a compiti difensivi.<ref>{{Cita|Rochat 2005|pp.
Consapevole da tempo dell'inferiorità delle truppe a sua disposizione in caso di guerra Balbo aveva, in tempo di pace, sperimentato la creazione di nuclei specializzati per sopperire all'inadeguatezza di mezzi italiani dando origine alle [[Compagnie auto-avio sahariane]] (queste ultime comporranno poi una parte del [[Raggruppamento sahariano "Maletti"|Raggruppamento Maletti]]) equivalenti dei più noti ''[[Desert Rats]]'' con lo scopo di compiere ricognizioni a lungo raggio o veloci incursioni (agevolate dalla loro completa motorizzazione, eccezione notevole per l'esercito italiano di quel contesto) e molto ben coordinate con i reparti di aviazione assegnatagli in modo permanente.
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Per sopperire, in minima parte, alla mancanza di mobilità delle proprie truppe, dovuta alle caratteristiche di un territorio che comunque avrebbe dovuto essere idealmente difeso da forze in grado di intervenire e spostarsi celermente, Balbo creò, coadiuvato dal fidato collaboratore [[Stefano Cagna]], nell'aeroporto di [[Castel Benito]] il primo battaglione paracadutistico del [[Regio Esercito]], denominato [[Battaglione paracadutisti libico "Fanti dell'aria"|Battaglione Fanti dell'aria]], agli ordini di [[Goffredo Tonini]], che più tardi avrebbe dato origine alla [[Brigata paracadutisti "Folgore"|Folgore]].
Le forze britanniche presenti sul confine egiziano all'inizio della guerra dipendevano dal Comando del [[Medio Oriente]] del generale [[Archibald Wavell]] ed erano molto meno numerose, due divisioni con 36.000 soldati in totale, ma, essendo completamente motorizzate e fornite di mezzi corazzati e meccanizzati idonei alla veloce guerra nel deserto, erano molto più mobili e si dimostrarono subito pericolose per i presidi fissi italiani. Il maresciallo Balbo rilevò la superiorità tattica e tecnica dei britannici e la segnalò al maresciallo [[Pietro Badoglio]]; tuttavia nonostante questi avvertimenti, il Comando Supremo a Roma ordinò il 28 giugno 1940 al governatore di raggruppare tutte le forze disponibili sul confine libico-egiziano ed invadere l'Egitto.<ref>{{Cita|Bauer 1971|Vol. II, pp. 274-275.}}</ref><ref>{{cita|Montanelli, Cervi 2011|p. 13 e 19-20}}; {{Cita|Bocca 1997|pp.
Fin dai primi giorni di guerra le [[autoblindo]] britanniche causarono diversi problemi agli italiani e l'eliminazione di queste divenne importante. Balbo catturò la prima autoblindo il 21 giugno 1940 a Bir el Gobi: avvistato il mezzo in volo col suo S.M.79, il governatore scese immediatamente a terra mentre il secondo pilota Ottavio Frailich ridecollò subito circuitando con aria minacciosa sopra l'autoblindo, poi catturato dalle truppe di terra coordinate da Balbo.<ref>{{Cita|Molteni 2012|pp.
[[File:Profilo Italo Balbo.jpg|miniatura|Italo Balbo in divisa da aviatore.]]
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Il 28 giugno 1940 si levò in volo da [[Derna (Libia)|Derna]] per raggiungere il campo d'aviazione "T.2" dell'[[Aeroporto di Tobruch]]<ref name="molteni9">{{Cita|Molteni 2012|p. 9}}.</ref> con due trimotori [[Savoia-Marchetti S.M.79|S.M.79]], uno pilotato da lui stesso (che però non aveva il codice radio I-MANU; questo codice era in realtà di un S.75 assegnato in precedenza al Governatore della Libia come aereo personale con la sigla I-MANU, dal nome della moglie Emanuela)<ref>{{Cita|Bertoldi 1994|p. 196}}.</ref> e uno dal generale [[Felice Porro]], comandante della 5ª Squadra aerea. Da Tobruch i due aerei avrebbero poi compiuto un'incursione per cercare di catturare alcune autoblindo nemiche.<ref name=molteni9/> L'equipaggio era costituito da Italo Balbo, pilota, dal maggiore Ottavio Frailich, secondo pilota, dal capitano motorista Gino Cappannini e dal maresciallo marconista [[Giuseppe Berti (militare)|Giuseppe Berti]]. Frailich, Cappannini e Berti erano tutti "atlantici" che avevano già volato con Balbo nella Crociera del Decennale. All'equipaggio vero e proprio si aggiunsero il maggiore Claudio Brunelli (direttore generale dell'ETAL di Tripoli), i tenenti Francesco detto 'Cino' Florio e [[Lino Balbo]] (rispettivamente cognato e nipote di Italo Balbo), il console generale della Milizia onorevole Enrico Caretti (segretario federale del [[PNF]] di Tripoli), e il capitano di complemento [[Nello Quilici]], direttore del ''[[Corriere Padano]]'' e padre di [[Folco Quilici]].
Giunti in vista di Tobruch verso le 17:30 i piloti videro alte colonne di fumo dovute a un attacco britannico effettuato con bombardieri [[Bristol Blenheim]],<ref name=molteni9/> e Balbo ordinò di atterrare per verificare la situazione.<ref name="bocca183">{{Cita|Bocca 1997|p. 183}}.</ref> Prossimo all'atterraggio senza aver tuttavia avvisato prima la base, ed essendoci stata una tempesta di [[Scirocco|Ghibli]],<ref>{{cita news|autore=[[Aldo Cazzullo]]|url=https://www.corriere.it/cronache/23_novembre_06/corrado-augias-intervista-94d93374-7c0f-11ee-8eea-
Il 29 giugno Mussolini dichiarò: «un bell'alpino, un grande aviatore, un autentico rivoluzionario. Il solo che sarebbe stato capace di uccidermi».<ref name="bert81">{{Cita|Bertoldi 1994|p. 81}}.</ref><ref>{{Cita|Volta 1973|p. 35}}.</ref> Badoglio, che era con lui ad [[Alpignano]] quando apprese della notizia, disse che
{{Citazione|Il giorno 28, volando sul cielo di Tobruch, durante un'azione di bombardamento nemica, l'apparecchio pilotato da Italo Balbo è precipitato in fiamme. Italo Balbo e i componenti dell'equipaggio sono periti. Le bandiere delle Forze Armate d'Italia s'inchinano in segno di omaggio e di alto onore alla memoria di Italo Balbo, volontario alpino della guerra mondiale, Quadrumviro della Rivoluzione, trasvolatore dell'Oceano, Maresciallo dell'Aria, caduto al posto di combattimento.}}
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Nel 2006 Quilici fu contattato da Aldo Massa, un guardiamarina che il giorno dell'abbattimento dell'aereo di Balbo era di vedetta nell'unico edificio in cemento armato del porto, un bunker dotato di ampia feritoia. Grazie alle testimonianze di Massa e di altri, Quilici segnalò la presenza di un sottomarino all'ancora nella rada di Tobruch e, sebbene nessun rapporto ufficiale facesse riferimento alla sua presenza in Libia, lo identificò nel sommergibile posamine italiano ''[[Marcantonio Bragadin (sommergibile)|Marcantonio Bragadin]]'', proveniente da [[Napoli]]. Fonti giornalistiche<ref>{{Cita web|autore=Antonio Carioti|url=http://archiviostorico.corriere.it/2006/febbraio/13/sommergibile_abbatte_aereo_Balbo_co_9_060213067.shtml|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20121110031800/http://archiviostorico.corriere.it/2006/febbraio/13/sommergibile_abbatte_aereo_Balbo_co_9_060213067.shtml|titolo=Un sommergibile abbatté l'aereo di Balbo|editore=[[Corriere della Sera]]|data=13 febbraio 2006|accesso=19 maggio 2013|urlmorto=sì}}</ref> ipotizzarono che dalla sua torretta fu sparata la raffica che abbatté l'aereo di Balbo, che si schiantò e bruciò a lungo nella notte, rendendo quasi irriconoscibili i corpi<ref name=quilici/>. Nella confusione che seguì l'abbattimento il ''Bragadin'' ripartì dal porto libico la sera stessa.
Ad ogni modo, [[Arrigo Petacco]] aveva pubblicato nel 1997 la relazione
== Opere ==
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|immagine = Doppelabzeichen Brillanten.jpg
}}
== Nella cultura di massa ==
* Nella serie [[M - Il figlio del secolo (miniserie televisiva)|''M - Il figlio del secolo'']], è interpretato da [[Lorenzo Zurzolo]].
== Note ==
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* {{cita libro|autore=Mimmo Franzinelli| titolo=Squadristi. Protagonisti e tecniche della violenza fascista. 1919-1922|città=Milano|editore=Mondadori|anno=2004|isbn=88-04-52934-2|cid=Franzinelli 2004}}
* {{cita libro|autore=Giorgio Giorgerini|titolo=La guerra italiana sul mare: la marina tra vittoria e sconfitta, 1940-1943|città=Milano|editore=Mondadori|anno=2000|isbn=no|cid=Giorgerini 2000}}
* {{cita libro|autore=Giordano Bruno Guerri
* {{cita libro|autore=Giordano Bruno Guerri|titolo=Italo Balbo|anno=2013|editore=Bompiani|città=Milano|isbn=978-88-452-7466-4|cid=Guerri 2013}}
* {{cita libro|autore=Mirko Molteni|titolo=L'aviazione italiana 1940-1945 - Azioni belliche e scelte operative|editore=Odoya|città=Bologna|anno=2012|isbn=978-88-6288-144-9|cid=Molteni 2012}}
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* {{cita libro|autore=Claudio G. Segrè|titolo=Italo Balbo. Una vita fascista|città=Bologna|editore=Il Mulino|anno=2000|isbn=0-520-91069-9|cid=Segrè 2000}}
* {{cita libro|autore=Maurizio Tagliaferri|titolo=L'Unità Cattolica. Studio di una mentalità|editore=Pontificia Università Gregoriana|città=Roma|anno=1993|isbn=88-7652-665-X|cid=Tagliaferri 1993}}
* {{cita libro|autore=Attilio Tamaro|titolo=Venti anni di storia
* {{cita libro|autore=Blaine Taylor|titolo=Fascist eagle: Italy's air marshal Italo Balbo|lingua=
* {{cita libro|autore=Sandro Volta|titolo=I grandi nomi del XX secolo|volume=Vol. 3 - I gerarchi di Mussolini|editore=Istituto Geografico De Agostini|anno=1973|isbn=no|cid=Volta 1973}}
* {{cita libro|autore-capitolo=Mauro Canali|capitolo=Guidonia e il regime fascista. Una 'città nuova' dagli anni del consenso alla guerra|titolo=Innamorarsi del futuro|città=Ancona|anno=2007}}
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|carica = Sottosegretario del Ministero dell'Aeronautica
|immagine = Flag of Italy (1861-1946).svg
|periodo = 6 novembre
|precedente = [[Alberto Bonzani]]
|successivo = [[Raffaello Riccardi]]
|