Italo Balbo: differenze tra le versioni

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| mandatoinizio = 1º gennaio 1934
| mandatofine = 28 giugno 1940
| predecessore = [[Pietro Badoglio]]<ref>[[Tripolitania italiana|Tripolitania]]</ref><br />[[Rodolfo Graziani]]<ref>[[Cirenaica italiana|Cirenaica]]</ref>
| successore = [[Rodolfo Graziani]]
| carica2 = [[Ministri dell'aeronautica del Regno d'Italia|Ministro dell'aeronautica]]
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| mandatofine2 = 6 novembre 1933
| primoministro2 = [[Benito Mussolini]]
| predecessore2 = Benito Mussolini <small>(''ad interim'')</small>
| successore2 = Benito Mussolini <small>(''ad interim'')</small>
| carica3 = [[Sottosegretario di Stato]] al [[Ministero dell'aeronautica]]
| mandatoinizio3 = 6 novembre 1926
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| legislatura6 = [[XXVII legislatura del Regno d'Italia|XXVII]], [[XXVIII legislatura del Regno d'Italia|XXVIII]], [[XXIX legislatura del Regno d'Italia|XXIX]]
| gruppo parlamentare6 = [[Partito Nazionale Fascista]]
| partito = [[Partito Repubblicano Italiano|PRI]] <small>(1912-1920)</small><br />[[Partito Nazionale Fascista|PNF]] <small>(1920-1940)</small>
| titolo di studio = Diploma in scienze politiche e sociali
| professione = Militare
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|Religione = [[Chiesa cattolica|cattolica]]
|Nazione_servita = {{Bandiera|ITA 1861-1946}} [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]
|Forza_armata = {{simbolo|Flag of Italy (1860).svg|21}} [[Regio Esercito]]<br />[[File:Flag of the Blackshirts.svg|21px]] [[Squadre d'azione]]<br />[[File:Flag of the Blackshirts.svg|21px]] [[Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale|MVSN]]<br />{{simbolo|Lesser coat of arms of the Kingdom of Italy (1929-1943).svg|21}} [[Regia Aeronautica]]
|Arma =
|Corpo = [[Alpini]]<br />Armi aeronautiche
|Specialità = [[Arditi]]<br />[[Pilota militare|Pilota di caccia]]
|Unità = Battaglione Alpini "Val Fella"<br />Battaglione Alpini "Pieve di Cadore"
|Reparto =
|Anni_di_servizio = 1915 - 1918, 1928 - 1940
|Grado = [[Maresciallo dell'aria (Italia)|Maresciallo dell'aria]]
|Ferite =
|Comandanti = [[Luigi Cadorna]]<br />[[Armando Diaz]] <br />[[Benito Mussolini]]
|Guerre = [[Prima guerra mondiale]]<br />[[Guerra d'Etiopia]]<br />[[Seconda guerra mondiale]]
|Campagne = [[Fronte italiano (1915-1918)|Fronte italiano]]<br />[[Campagna del Nordafrica]]
|Battaglie = [[Battaglie dell'Isonzo]]<br />[[Battaglia di Caporetto]]<br />[[Seconda battaglia del monte Grappa]]<br />[[Battaglia di Vittorio Veneto]]
|Comandante_di = [[Regia Aeronautica]]<br />[[Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale#Comandanti generali della Milizia|Comandante generale della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale]]
|Decorazioni =
|Studi_militari =
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Nel frattempo [[Olao Gaggioli]], pure lui reduce della grande guerra, fondò a Ferrara il [[Partito Politico Futurista|Fascio futurista]] cittadino, non lontano, nel suo primo programma, dalle richieste socialiste. Gaggioli, probabilmente sostenuto in questo da [[Filippo Tommaso Marinetti|Marinetti]], inviò la richiesta di adesione del gruppo di Ferrara ai [[Fasci italiani di combattimento]] che si stavano riunendo a [[Milano]] in piazza San Sepolcro per volontà di [[Benito Mussolini|Mussolini]].<ref>{{Cita|A.Guarnieri|p. 14}}.</ref>
 
Le elezioni politiche del [[1919]] furono un successo per il [[Partito Socialista Italiano|Partito Socialista]] in [[Italia]], dando origine a quello che poi fu chiamato [[Biennio rosso in Italia|biennio rosso]]. Sia a [[Bologna]] che a Ferrara la vittoria socialista alle elezioni amministrative, e le ondate di scioperi e occupazioni che l'accompagnarono, destarono la preoccupazione della [[borghesia]] industriale e dei proprietari terrieri, che cominciarono ad appoggiare le azioni [[Squadrismo|squadriste]] contro gli scioperanti e i simpatizzanti socialisti<ref>Gaetano Salvemini, ''Le origini del fascismo in Italia. Lezioni di Harvard'', a cura di [[Roberto Vivarelli]], Feltrinelli, Milano 1979 (quarta edizione), pagg. 309-10. Il testo di Salvemini risale al 1943.</ref><ref>{{cita web|titolo=Il biennio "rosso"|url=http://www.storiaxxisecolo.it/fascismo/fascismo1b.htm |sito=storiaXXIsecolo.it|accesso=11 agosto 2019}}</ref> del nascente movimento fascista. Esso, infatti, aveva iniziato a perdere l'iniziale spirito ''futurista''<ref>{{Cita|A.Guarnieri|p. 15}}.</ref> a favore di un'ideologia più conservatrice.
 
Fu in quel clima che Balbo, terminati gli studi, tornò nella sua città natale ove, messosi alla ricerca di un impiego, gli fu offerta la segreteria del fascio ferrarese. Olao Gaggioli infatti si era dimesso per protesta (poco prima di uno [[Eccidio del Castello Estense (1920)|scontro]] fra militanti socialisti e fascisti presso il castello Estense), adducendo a motivazione che ormai gli agrari, i cattolici ed i liberali avevano snaturato il movimento, trasformandolo in un'organizzazione reazionaria finalizzata a mantenere la situazione di fatto, andando contro le richieste dei braccianti e dei proletari.<ref>{{Cita|A.Guarnieri|p. 16}}.</ref>
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Sempre nel 1924 venne accusato di essere il mandante dell'omicidio del parroco antifascista don [[Giovanni Minzoni]] ad [[Argenta]], avvenuto per mano di due squadristi facenti capo alle sue milizie: il caso venne archiviato alcuni mesi dopo, per essere poi riaperto - sotto la pressione della stampa, a seguito del [[Giacomo Matteotti|delitto Matteotti]] - nel 1925, risolvendosi con l'assoluzione di tutti gli imputati.<ref>{{Cita|Tagliaferri 1993|p. 284}}.</ref> Nonostante l'assoluzione, l’omicidio del parroco antifascista Don Minzoni è emblematico del clima di violenza politica promosso dalle squadre fasciste; la gestione del processo fu condizionata dall'influenza del regime sulle istituzioni giudiziarie.
 
Il 21 novembre [[1924]] Balbo fu costretto a dimettersi dalla carica di comandante della [[MVSN|Milizia]] a seguito delle documentate rivelazioni de ''[[La Voce Repubblicana]]'' circa ordini da lui impartiti di bastonature di antifascisti e pressioni sulla magistratura<ref>{{Cita|Candeloro 2002|p. 91}}.</ref>, perdendo la successiva causa per diffamazione da lui intentata al quotidiano.<ref>Nel 1947 la Corte di Assise di Ferrara istruì un nuovo processo sull'omicidio di don Minzoni, che si concluse con la condanna per omicidio preterintenzionale di due imputati senza che fosse provata una responsabilità diretta di Balbo.</ref>
Balbo intanto, a Ferrara, continuò ad operare in modo da avere persone di sua fiducia e rappresentative nelle posizioni di potere. L'amico Ravenna, da sempre estraneo ad ogni atto di squadrismo, fortemente nazionalista, ebreo ma con una visione laica della sua fede fu invitato ad iscriversi al PNF, e successivamente, alla fine del 1924, nominato Segretario Federale Ferrarese del PNF.<ref>{{Cita|Pavan 2006|pp. 44–45}}.</ref>
 
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Al di là di queste imprese, Balbo dispiegò grande energia nell'imporre disciplina e rigore alla Regia Aeronautica sin da quando ne era segretario, accantonando gli aspetti romantici ed individualistici dell'aviazione pionieristica ed indirizzandola piuttosto a formare una forza armata coesa e disciplinata. I voli transoceanici in formazione furono un esempio di tale indirizzo: non più imprese individuali, ma di gruppo e minuziosamente programmate e studiate.<ref>{{Cita|Rocca 1993|p. 36}}.</ref> Così facendo però diede troppo peso agli eventi spettacolari, inducendo l'aviazione a dare troppa attenzione ai primati sportivi, senza ricadute positive sugli aerei usati per il normale servizio.<ref>{{Cita|Mack Smith 1992|pp. 222–223}}.</ref> Il prestigio accumulato dall'aviazione durante il ministero di Balbo, comunque, diede alle autorità italiane l'impressione di avere una forza aerea di prim'ordine.<ref>{{Cita|Mack Smith 1992|p. 223}}.</ref> È da rilevare che se Balbo avallò le idee di [[Giulio Douhet]] sull'aviazione strategica, nel contempo sostenne fattivamente la costituzione dello Stormo d'assalto sotto il comando di [[Amedeo Mecozzi]], incoraggiando lo sviluppo dell'aviazione tattica.
 
Balbo si avvalse di queste due linee di pensiero per raggiungere «l'unità organica della difesa dell'aria, e la necessità che sia esclusivamente affidata all'armata aerea, nella quale viene riunito tutto il complesso delle forze [...] disponibili», senza tuttavia dare all'aeronautica «una vera e propria dottrina di guerra fissata in canoni rigidi e immutabili» che, comunque, non era in grado di imporreiimporre ai capi dell'esercito e della marina, nonché agli industriali desiderosi di aggiudicarsi il più alto numero di commesse per allargare il già eterogeneo parco velivoli.<ref>{{Cita|Rocca 1993|pp. 24–25}}.</ref> È proprio per questo attaccamento alla guerra aerea indipendente che Balbo non affidò mai alcun incarico a Douhet e trasferì, nel 1937, il neo-promosso generale Mecozzi nella lontana Somalia.<ref>{{Cita|Rocca 1993|pp. 25–26}}.</ref> Si oppose alla concessione di bombardieri alla [[Regia Marina]]<ref>{{Cita|Rocca 1993|p. 24}}.</ref> e alla realizzazione di navi [[portaerei]], che riteneva avrebbero sottratto fondi e materiale alla Regia Aeronautica riducendo anche l'indipendenza della neonata arma aerea. La mancata realizzazione di portaerei influì negativamente sulle operazioni della Regia Marina nel secondo conflitto mondiale (vedasi [[battaglia di Capo Matapan]]), ma sarebbe un errore attribuirne la responsabilità alla sola opposizione di Balbo, vista la posizione conservatrice dei vertici della Regia Marina.<ref>{{Cita|Santoni 1987|}}.</ref><ref>{{cita|Giorgerini 2000|}}; {{Cita|Segrè 2000|}}.</ref>
 
=== In Libia ===
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Balbo ricevette la lettera in cui gli si comunicavano i nuovi compiti il 5 novembre 1933, rispose con un «Mio grande capo, sempre agli ordini!» e il 7 si recò da Mussolini per la consueta visita di congedo<ref>{{Cita|Rocca 1993|pp. 58–59}}.</ref>. Il ministero dell'aviazione ritornò nelle mani di Mussolini, che dimissionò anche [[Raffaello Riccardi]] da sottosegretario, mentre il generale [[Giuseppe Valle]] rimase [[Capo di stato maggiore dell'Aeronautica Militare|capo di stato maggiore]] e assunse anche l'incarico di Sottosegretario.
 
In questa nuova veste il generale Valle scrisse un rapporto segreto in cui dimostrò che Balbo aveva falsificato le cifre sull'effettiva consistenza numerica degli aeroplani, salvo essere accusato dal suo successore, [[Francesco Pricolo]], di aver fatto la stessa cosa.<ref>{{Cita|Mack Smith 1992|pp. 223–224}}.</ref> Data l'attitudine dei capi fascisti di mettersi in cattiva luce l'un l'altro agli occhi di Mussolini, le dichiarazioni di Valle sono da prendere con cautela: Balbo, nei fatti, fu certamente più energico e miglior organizzatore della maggior parte dei suoi colleghi.<ref name=smith224/> In ogni caso anche Mussolini, pochi giorni dopo averlo licenziato, lo informò che la cifra di {{formatnum:3125}} aeroplani in forza alla Regia Aeronautica da lui fornita era esagerata. Balbo dovette scusarsi chiarendo che aveva incluso nei conteggi anche gli aerei da addestramento, da turismo e addirittura quelli in produzione. Il vero numero degli aerei efficienti al combattimento era, secondo Balbo, 1.765{{formatnum:1765}}. Mussolini capì che la politica dei raid oltreoceano e dei primati, peraltro da lui sostenuta, aveva distolto l'attenzione dall'efficienza bellica dell'Arma azzurra.<ref>{{Cita|Rocca 1993|p. 59}}.</ref>
[[File:Balbo arrivo in LIbia genn 1934.jpg|thumb|left|upright=1.1|L'arrivo di Italo Balbo a Tripoli quale Governatore della Libia, il 16 gennaio 1934]] [[File:Balbo festeggiam Libia genn 1934.jpg|thumb|left|upright=1.1|Festeggiamento in onore di Italo Balbo nuovo Governatore della Libia. Tripoli, gennaio 1934]]
Il 16 gennaio 1934 sbarcò a Tripoli e lanciò un proclama: «Assumo da oggi, in nome di Sua Maestà, il governo. I miei tre predecessori, [[Giuseppe Volpi|Volpi]], [[Emilio De Bono|De Bono]], [[Pietro Badoglio|Badoglio]], hanno compiuto grandi opere. Mi propongo di seguire le loro orme». Balbo, in accordo con il piano di Mussolini,<ref name="smith141">{{Cita|Mack Smith 1992|p. 141}}.</ref> dette un fortissimo impulso alla colonizzazione italiana della Libia, organizzando l'afflusso di decine di migliaia di italiani e seguendo una politica di integrazione e pacificazione con le popolazioni [[musulmani|musulmane]] affermando che, diversamente dalle popolazioni dell'[[Africa Orientale Italiana|Africa orientale]], quelle libiche avevano un'antica tradizione di civiltà e che col tempo, grazie alla loro intelligenza e alle loro tradizioni, si sarebbero portate al di sopra del livello coloniale.<ref>{{Cita|Mack Smith 1992|pp. 142–143}}.</ref> Proprio in senso di questo proposito per prima cosa, una volta giunto in Libia, Balbo fece immediatamente chiudere (contro il volere di Mussolini) cinque campi di concentramento italiani creati contro le popolazioni locali. Ampliò la superficie del territorio nazionalizzato a {{formatnum:1250000}} acri e promosse la politica coloniale fascista che, pur prevedendo investimenti nelle infrastrutture, comportò l'esproprio di terre, la deportazione di popolazioni locali e la repressione sistematica di ogni resistenza alla dominazione italiana; in [[Cirenaica]] per rinsaldare la [[Riconquista della Cirenaica|sconfitta dei Senussi]], vennero confiscate le proprietà delle tribù e la loro struttura sociale distrutta, deportandone i membri per farne una riserva di manodopera a basso costo.<ref>{{Cita|Mack Smith 1992|pp. 141–142}}.</ref>
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Italo Balbo fu il meno servile dei gerarchi.<ref name="bocca176">{{Cita|Bocca 1997|p. 176}}.</ref> Dopo l'[[occupazione tedesca della Cecoslovacchia]], il 21 marzo 1939 Balbo, a Roma, accusò gli altri membri del Gran Consiglio del Fascismo di lustrare «le scarpe alla Germania», unico a criticare la scelta di Mussolini di rimanere vicino alla Germania di [[Adolf Hitler]].<ref>{{Cita|Mack Smith 1992|pp. 179–180}}.</ref> In seguito espresse ripetutamente malcontento e preoccupazione per l'alleanza militare con la Germania (opinione condivisa peraltro nelle fasi iniziali anche dal ministro degli esteri [[Galeazzo Ciano]], da [[Emilio De Bono]] e da [[Dino Grandi]]) e per la politica seguita da Mussolini sia sul piano interno che sul piano internazionale<ref>{{Cita web|url=http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntata.aspx?id=166|titolo=La storia siamo noi - Gli eroi del primo aprile|sito=lastoriasiamonoi.rai.it|accesso=19 maggio 2013|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110722051744/http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntata.aspx?id=166}}</ref>. Egli si era mostrato segretamente contrario anche all'intervento italiano nella [[guerra civile spagnola]] a sostegno di [[Francisco Franco]], convinto che le forze armate italiane avessero bisogno di tempo e denaro per riorganizzarsi dopo la [[guerra d'Etiopia]].<ref>{{Cita|Mack Smith 1992|p. 123}}.</ref>
 
Il suo dissenso nei confronti di Mussolini si era sempre più acuito<ref>In occasione del discorso della Corona a [[Montecitorio]] nel [[1939]], fu - con [[Giuseppe Bottai|Bottai]] e [[Emilio De Bono|De Bono]] - tra coloro che (in violazione dell'ordine di Starace, che senatori e consiglieri nazionali partecipassero alla cerimonia ostentando sulle uniformi solo le decorazioni fasciste) si presentarono esibendo le insegne degli ordini cavallereschi monarchici, inducendo così i consiglieri meno servili a non spogliarsi di sciarpe, distintivi e insegne sabaude: [[Luigi Federzoni]], ''L'Italia di ieri per la storia di domani'', Milano, Mondadori, 1967, pp. 236-238.</ref> a partire dal 1938, quando, in più occasioni, manifestò a Mussolini la sua contrarietà alla promulgazione delle [[leggi razziali fasciste|leggi razziali]]. Balbo proveniva da Ferrara, città sede di un'antica e rappresentativa comunità ebraica, aveva amici ebrei, con i quali restò in relazione rifiutando l'ostracismo ufficiale; in Libia evitò agli ebrei locali l'estensione delle leggi razziali.<ref name=bocca176/> Nel suo periodo di governatore della Libia entrò però in vigore a Tripoli un'ordinanza commissariale che costringeva i negozianti ebrei di alcune parti della città a tenere aperte le loro attività anche il [[Shabbat|sabato]], pena il ritiro della licenza e la [[fustigazione]].<ref>{{Cita libro|autore=Michele Sarfatti|titolo=Gli ebrei nell'Italia fascista: vicende, identità, persecuzione|url=https://archive.org/details/gliebreinellital0000sarf|anno=2000|editore=Einaudi|p=[https://archive.org/details/gliebreinellital0000sarf/page/113 113]}}</ref>
 
In particolare, riguardo al comportamento di Italo Balbo dinanzi alla promulgazione fascista delle [[leggi razziali fasciste|leggi razziali]] (1938), nella sua documentata biografia di Italo Balbo lo storico Giorgio Rochat si è cosi espresso: «La comunità ebraica ferrarese, che nel 1938 contava quasi settecento aderenti, era una delle più anziane e meglio inserite di tutta Italia. Chi oggi cerca di definire se Balbo e il fascismo ferrarese fossero filosemiti o antisemiti, dimentica che a Ferrara il problema non si poneva, perché gli ebrei non erano discriminati ma giustamente considerati cittadini a pieno titolo; e infatti furono in grande maggioranza ferventi fascisti e l'avvocato [[Renzo Ravenna]], amico e collaboratore di Balbo, fu [[Podestà (fascismo)|podestà]] di Ferrara dal 1926 al 1938 senza che ciò suscitasse problema alcuno. L'otto luglio del 1936 il generale [[Riccardo Moizo]], comandante generale dell'arma dei Carabinieri, scriveva, in risposta a una sollecitazione del ministero degli interni: ''Da riservate indagini è risultato che in Ferrara domiciliano circa ottocento ebrei, molti dei quali occupano importanti cariche pubbliche. Tutti gli ebrei, in genere, sono elementi attivi, diligenti e parsimoniosi, ciò che spiega come non pochi abbiano potuto raggiungere buone posizioni sociali ed economiche ed occupare posti direttivi. Essi, in linea politica, non hanno mai dato luogo a rilievi, né consta che abbiano comunque commesso abusi o parzialità; si distinguono anzi per attaccamento al regno e alle istituzioni nazionali''. [...]<br/>
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|immagine = Doppelabzeichen Brillanten.jpg
}}
 
== Nella cultura di massa ==
 
* Nella serie [[M - Il figlio del secolo (miniserie televisiva)|''M - Il figlio del secolo'']], è interpretato da [[Lorenzo Zurzolo]].
 
== Note ==
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* {{cita libro|autore=Maurizio Tagliaferri|titolo=L'Unità Cattolica. Studio di una mentalità|editore=Pontificia Università Gregoriana|città=Roma|anno=1993|isbn=88-7652-665-X|cid=Tagliaferri 1993}}
* {{cita libro|autore=Attilio Tamaro|titolo=Venti anni di storia|editore=Editrice Tiber|città=Roma|anno=1953|isbn=no|cid=Tamaro 1953}}
* {{cita libro|autore=Blaine Taylor|titolo=Fascist eagle: Italy's air marshal Italo Balbo|lingua=ingleseen|editore=Pictorial Histories Pub. Co|città=Missoula, Montana|anno=1996|isbn=1-57510-012-6 |cid=Taylor 1996}}
* {{cita libro|autore=Sandro Volta|titolo=I grandi nomi del XX secolo|volume=Vol. 3 - I gerarchi di Mussolini|editore=Istituto Geografico De Agostini|anno=1973|isbn=no|cid=Volta 1973}}
* {{cita libro|autore-capitolo=Mauro Canali|capitolo=Guidonia e il regime fascista. Una 'città nuova' dagli anni del consenso alla guerra|titolo=Innamorarsi del futuro|città=Ancona|anno=2007}}
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|carica = Sottosegretario del Ministero dell'Aeronautica
|immagine = Flag of Italy (1861-1946).svg
|periodo = 6 novembre [[1926]] - 12 settembre [[1929]]
|precedente = [[Alberto Bonzani]]
|successivo = [[Raffaello Riccardi]]