Giuseppe Parini: differenze tra le versioni
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|Nome = Giuseppe
|Cognome = Parini
|PostCognomeVirgola = nato '''Giuseppe Parino'''<ref name = "Nicol1">{{Cita|Nicoletti|p. 25}}.</ref>
|Sesso = M
|LuogoNascita = Bosisio
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Nel [[1752]], sempre grazie alla modesta rendita della prozia, il giovane [[chierico]] pubblicò una prima raccolta di [[rima|rime]], ''Alcune poesie di Ripano Eupilino''<ref>{{Cita|Nicoletti|p. 26}}. Per quanto riguarda il titolo, è doveroso precisare che Ripano è l'anagramma di Parino, il vero cognome che poi preferì cambiare più avanti, mentre Eupili è il nome latino del [[lago di Pusiano]]: Parino da Eupili.</ref>, sotto forma di novantaquattro componimenti di carattere sacro, profano, [[Poesia lirica|amoroso]], [[poesia bucolica|pastorale]] e [[Satira|satirico]], che risentono della sua prima formazione culturale e soprattutto dello spirito [[Francesco Berni|bernesco]]. Da questi versi semplici e non encomiastici, emerge l'immagine di un giovane ancora [[società (sociologia)|socialmente]] e [[Pensiero|intellettualmente]] isolato, che non conosce i dibattiti dell'ambiente [[Lombardia|lombardo]] ma che è ancora rivolto all'ambito dell'[[Accademia dell'Arcadia]] e del classicismo [[XVI secolo|cinquecentesco]]. Sempre in questo periodo scrisse, per i Trasformati, una polemica letteraria contro i ''Pregiudizi delle umane lettere'' (1756) del padre [[Alessandro Bandiera]] con il titolo ''Due lettere intorno al libro intitolato "I pregiudizi delle umane lettere"'' e nel 1760 una nuova polemica letteraria contro i "Dialoghi della lingua toscana" del padre barnabita [[Onofrio Branda]].
Intanto in casa Serbelloni il Parini osservava la vita della [[nobiltà]] in tutti i suoi aspetti ed ebbe così modo di assorbire e rielaborare alcune nuove idee che arrivavano dalla [[Francia]] di [[Voltaire]], [[Montesquieu]], [[Jean-Jacques Rousseau|Rousseau]], [[Étienne Bonnot de Condillac|Condillac]] e dell{{'}}''[[Encyclopédie]]'', che influenzarono gli scritti di questo periodo, al quale risalgono, tra gli altri, il ''[[Dialogo sopra la nobiltà]]'' (1757), le [[Ode|odi]] ''La vita rustica'' (che sarà pubblicata solamente nel 1790 nelle ''Rime degli
Secondo quanto riportato dalle fonti storiche, Parini fu iniziato nella Loggia massonica milanese "L'Oriente" nel 1759, all'età di circa 30 anni. Parini non fece mai segreto della sua appartenenza alla Massoneria, e anzi, nella sua opera letteraria più celebre, il poemetto "Il Giorno" pubblicato nel 1763, vi sono alcuni riferimenti simbolici alla Massoneria. Amico personale di [[Paola Litta]], insieme alla classe riformatrice di Milano, frequentò il prestigioso salotto letterario collegato alla loggia "La Concordia", affiliata all'Oriente lombardo.<ref>{{cita libro|url=https://books.google.it/books?id=J5pDEAAAQBAJ&pg=PT76|pagina=76|titolo=Storia pettegola di Milano|autore=[[Paolo Melissi]]|anno=2021|editore=[[Newton Compton|Newton Compton Editori]]|ISBN=9788822752697}}</ref>
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Nel marzo del [[1763]], incoraggiato dagli amici del gruppo dell'Accademia e dal conte [[Carlo Giuseppe di Firmian|Firmian]], pubblicò, anonimo, presso lo stampatore milanese Agnelli, ''Il Mattino'' (prima parte del poemetto chiamato appunto ''[[Il Giorno (Parini)|Il Giorno]]''), che fu accolto favorevolmente dalla critica e soprattutto dal [[Giuseppe Baretti|Baretti]] che, nel primo numero della rivista ''[[Frusta letteraria|La frusta letteraria]]'', uscito il 1º ottobre [[1763]], dedicò una critica positiva all'opera. Nel [[1765]] uscì, ancora anonimo, il secondo poemetto, ''Il Mezzogiorno'', che ottenne parimenti dai critici un giudizio positivo, tranne che da [[Pietro Verri]] su ''[[Il Caffè (Milano)|Il Caffè]]''.
I due poemetti, con la satira della nobiltà decaduta e corrotta, richiamarono l'attenzione sul Parini e nel [[1766]] il ministro [[Guillaume du Tillot|du Tillot]] lo chiamò per ricoprire la cattedra di eloquenza presso l'[[Università degli Studi di Parma|Università di Parma]], cattedra che egli rifiutò nella speranza di poterne ottenere una a Milano. Nel [[1768]] la fama acquisita gli procurò la protezione del governo di [[Maria Teresa d'Austria]], che era rappresentato in Lombardia dal conte [[Carlo Giuseppe di Firmian]], il quale, intuendo le sue potenzialità poetiche, lo nominò nel [[1768]] poeta ufficiale del [[Teatro
Nello stesso anno il conte gli affidò la direzione della «Gazzetta di Milano», organo ufficiale del governo austriaco, e nel [[1769]] la cattedra di [[Retorica|eloquenza]] e [[belle arti]] presso le [[Scuole Palatine]], cattedra che conservò fino al [[1773]], con il titolo di "Principi generali di belle lettere applicati alle belle arti", anche quando quelle scuole si trasformarono nel Regio Ginnasio di [[Brera (Milano)|Brera]].
[[File:8784 Milano - Via Brera - Casa natale Cesare Beccaria - Giuseppe Parini - Foto G. Dall'Orto - 14-Apr-2007.jpg|min|Medaglione di Giuseppe Parini sulla casa di [[Cesare Beccaria]] a Milano]]Tra il [[1770]] e il [[1771]], Parini scrisse il testo delle
Nel 1771 tradusse, in collaborazione con alcuni "Accademici trasformati" tra cui il [[Pietro Verri|Verri]], una parte del poemetto ''La Colombiade'', pubblicato da [[Anne Marie Du Boccage]]. Nel [[1774]] fece parte di una commissione istituita per proporre un piano di riforma delle scuole inferiori e dei libri di testo e intanto si dedicò alla composizione de ''[[Il giorno (Parini)|Il giorno]]'' e delle ''Odi''. Nel [[1776]] gli venne concessa una pensione annua dal [[papa Pio VI]] e fu nominato ordinario della Società patriottica istituita da Maria Teresa per l'incremento dell'agricoltura.
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== La satira ==
La satira di Parini è collegata alla storia dell'arte e ad Orazio, li interpretò entrambi, nel caso di Orazio perché ne fece delle traduzioni, anzi, è stato scritto che, ad esempio, mentre il «[[Vincenzo Monti|Monti]] tradusse da tutti, Parini da uno solo, da Orazio; (...) Ma più che da tutti tradusse dai pittori, che era certo per lui (...) il miglior mezzo per trovar l'eccitamento al comporre, (...). Di qui il suo grande amore per [[Giorgio Vasari|Vasari]] (...). E tra le sue prose vi sono i ''Soggetti e appunti per le pitture decorative''» e il ''Discorso sopra le caricature''.<ref>{{cita pubblicazione |nome=[[Giuseppe De Robertis]]|titolo=Il segno del Parini |rivista= Saggi con una noterella|editore=Felice Le Monnier |città= Firenze|volume= |numero= |anno= 1953|pp= 35
== Critica ==
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* ''[[Il giorno (Parini)|Il giorno]]''
* ''[[Odi (Parini)|Odi]]''
* manoscritto ambrosiano III,4
=== Opere teatrali ===
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== Bibliografia ==
* [[Ettore Bonora]], ''Parini e altro settecento'', Milano, Feltrinelli, 1982
* [[Ettore Bonora]], ''Parini Giuseppe'', in ''Dizionario critico della Letteratura italiana'' diretto da
* {{Cita libro|curatore=[[Giulio Ferroni]]|collana=Storia della Letteratura Italiana|volume=8|cid=Ferroni|SBN=IEI0252594|Giulio|Ferroni|La letteratura dell'Illuminismo (1690-1789)|2006|Mondadori|Milano|etalcuratori=s}}
* {{Cita libro|autore=Giuseppe Nicoletti|titolo=PARINI, Giuseppe|url=http://www.treccani.it/enciclopedia/giuseppe-parini_%28Dizionario-Biografico%29/|accesso=27 luglio 2017|collana=Dizionario Biografico degli Italiani|anno=2014|editore=Istituto della Enciclopedia Italiana|città=Roma|volume=81|cid=Nicoletti, DBI|SBN=RMG0296237}}
* {{Cita libro|autore=Giuseppe Nicoletti|titolo=Parini|anno=2015|editore=Salerno Editrice|città=Roma|cid=Nicoletti|ISBN=978-88-8402-958-4}}
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