Collecchio: differenze tra le versioni

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|Partito = [[lista civica]] di [[centro-sinistra]] Collecchio insieme
|Data elezione = 27-5-2019
|Data rielezione = 9-6-2024
|Mandato = 1
|Data istituzione =
|Altitudine =
|Sottodivisioni = [[Gaiano]], [[Lemignano]], [[Madregolo]], [[Ozzano Taro]], [[Pontescodogna]], [[San Martino Sinzano]]<ref>[http://incomune.interno.it/statuti/statuti/collecchio.pdf Comune di Collecchio - Statuto].</ref>
|Abitanti = 14803
|Note abitanti = {{Istat|034|9|2024}}
|Aggiornamento abitanti = 31-3-2024
|Sottodivisioni = Gaiano, [[Lemignano]], [[Madregolo]], [[Ozzano Taro]], [[Pontescodogna]], [[San Martino Sinzano]]<ref>[http://incomune.interno.it/statuti/statuti/collecchio.pdf Comune di Collecchio - Statuto].</ref>
|Divisioni confinanti = [[Fornovo di Taro]], [[Medesano]], [[Noceto]], [[Parma]], [[Sala Baganza]]
|Zona sismica = 3
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}}
 
'''CollecchioCollécchio''' (''Colècc<nowiki>'</nowiki>'' in [[dialetto parmigiano]]<ref>{{cita|Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani|p. 219.}}.</ref><ref>{{cita|Capacchi|ppp. 895.}}.</ref>) è un [[Comune (Italia)|comune italiano]] di {{formatnum:14803Popolazione|ITA}} abitanti<ref name="template divisione amministrativa-abitanti" /> della [[provincia di Parma]] in [[Emilia-Romagna]]. Fa parte dell'[[Unione Pedemontana Parmense]], di cui è il capoluogo.
 
== Geografia fisica ==
Collecchio sorge sulla riva destra del [[Taro (fiume)|fiume Taro]], a una decina di chilometri a sud-ovest di [[Parma]], cui è collegato attraverso la [[strada statale 62 della Cisa]] e la [[Ferrovia Pontremolese|linea ferroviaria Parma-La Spezia]].<ref name="Marcheselli 104">{{cita|Marcheselli|p. 104.}}.</ref>
 
Il territorio comunale è quasi totalmente pianeggiante, a eccezione della zona collinare su cui si trova una porzione del centro di Collecchio, sviluppata attorno alla [[Pieve di San Prospero (Collecchio)|pieve di San Prospero]]. Dal margine sud-ovest dell'abitato si sviluppa il [[parco naturale regionale dei Boschi di Carrega]], che prosegue nell'adiacente comune di [[Sala Baganza]].<ref name="Marcheselli 104"/>
 
== Origini del nome ==
La località era nota in epoca [[Alto Medioevo|altomedievale]] col toponimo in [[lingua latina]] ''Colliculum'', ossia "piccolo colle", in riferimento al rilievo su cui sorse il centro abitato.<ref name="Marcheselli 104"/>
 
== Storia ==
Le più antiche tracce umane rinvenute nella zona risalgono al [[Paleolitico]], ma i primi insediamenti sorsero probabilmente durante l'[[età del bronzo]], quando i [[Terramaricoli]] edificarono due villaggi palafitticoli<ref name="Marcheselli 10">{{cita|Marcheselli|p. 10}}.</ref><ref name="Dall'Aglio 392">{{cita|Dall'Aglio|p. 392}}.</ref> al Torrazzo di [[Madregolo]] e sul Poggio di Collecchio.<ref>{{cita web|url=http://www.museidelcibo.it/page.asp?IDCategoria=315&IDSezione=1232|titolo=Collecchio e la sua terra|accesso=22 gennaio 2017|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170202023832/http://www.museidelcibo.it/page.asp?IDCategoria=315&IDSezione=1232|dataarchivio=2 febbraio 2017}}</ref>
 
In epoca [[storia romana|romana]] si sviluppò, forse nella zona del Poggio, il centro di ''Sustrina'' o ''Sustizia'',<ref name="Marcheselli 10"/><ref name="Dall'Aglio 392"/> importante per la collocazione lungo la prosecuzione della [[via Clodia Nova|Viavia Aemilia Scauri]] che, passando per ''[[Fornovo di Taro|Forum Novum]]'', univa Parma a [[Luni]];<ref>{{cita web|url=http://www.viadelvoltosanto.it/index.php/La_storia|titolo=La storia|accesso=22 gennaio 2017}}</ref> l'insediamento, rivale della vicina città di Parma, fu raso al suolo nel 27 a.C. per volere dell'[[Imperatore romano|imperatore]] [[Ottaviano Augusto]].<ref name="Marcheselli 10"/><ref name="Dall'Aglio 392"/>
 
Dopo la [[caduta dell'Impero romano d'Occidente]], nella zona i [[Longobardi]] fondarono alcuni piccoli centri abitati, come testimoniato dal rinvenimento di alcune sepolture.<ref name="Marcheselli 104"/>
 
Già in epoca [[Alto Medioevo|altomedievale]] la vicinanza con la [[via Francigena]], percorsa dai [[pellegrinaggio|pellegrini]] diretti dal [[Nord Europa]] alla città di [[Roma]], favorì l'edificazione della [[Chiesa di San Martino (Collecchio, Madregolo)|pieve di San Martino]] a ''[[Madregolo|Mecritulus]]'' e di [[Pieve di San Prospero (Collecchio)|quella di San Prospero]] a ''Colliculum'' (col significato di "piccolo colle"), oltre alla costruzione di numerosi [[xenodochio|xenodochi]] per viandanti.<ref name="Marcheselli 104"/>
 
Tuttavia, il primo documento<ref group="N">Si tratta di una pergamena conservata all'[[Archivio di Stato di Parma]]. Vedi {{cita web|url=http://www.urbanistica.unipr.it/?option=com_content&task=view&id=146|titolo=Nuova città di Collecchio|accesso=22 gennaio 2017}}</ref> che attesti l'esistenza di un nucleo abitato risale al 929, quando il territorio dipendeva direttamente dall'[[vescovo di Parma|autorità episcopale di Parma]].<ref>{{cita web|url=http://www.urbanistica.unipr.it/?option=com_content&task=view&id=146|titolo=Nuova città di Collecchio|accesso=22 gennaio 2017}}</ref>
 
Il 5 aprile 989 l'[[imperatore del Sacro Romano Impero]] [[Ottone III di Sassonia]] confermò i diritti su ''Coliclo'' e su numerose altre terre del [[provincia di Parma|Parmense]] al vescovo Sigefredo II, che nel 995 donò al [[capitolo della Cattedrale di Parma]] la ''curte'' collecchiese, insieme a molte altre.<ref name="Dall'Aglio 392"/><ref>{{cita|Affò, 1792|p. 370}}.</ref>
 
La località fu menzionata anche nel 1028, nell'atto di vendita di numerose terre del Parmense da parte di Ildegarda, figlia di Oddone il Salico, alla [[Chiesa di San Pietro (Parma, capoluogo)|chiesa di San Pietro]] di [[Parma]], e nel 1068, nella donazione di un cospicuo numero di beni effettuata da Itta al capitolo della Cattedrale di Parma.<ref name="Dall'Aglio 392"/>
 
Fu forse costruito nell'[[XI secolo]] il castello di Collecchio, che, più che un maniero nel senso del termine, era probabilmente un palazzo comitale fortificato; l'edificio, sui cui resti sarebbe sorta nel [[XVI secolo]] la [[villa Paveri Fontana]],<ref name="Marcheselli 10"/> fu menzionato in un documento del 1073, in cui il vescovo Everardo confermò alla badessa Berta del [[monastero di San Paolo (Parma)|monastero di San Paolo]] la proprietà di alcuni beni nella corte di Collecchio.<ref name="Dall'Aglio 392"/><ref>{{cita|Affò, 1793|p. 93}}.</ref>
 
Nel 1195 l'[[imperatore del Sacro Romano Impero]] [[Enrico VI di Svevia]] confermò al vescovo [[Obizzo Fieschi]] il possesso del feudo e lo stesso fece [[Ottone IV di Brunswick]] nel 1210; tuttavia, anche il Comune di Parma vantava diritti sul luogo e un accordo fu raggiunto solo nel 1221,<ref name="Marcheselli 10"/><ref>{{cita|Dall'Aglio|pp. 392-393}}.</ref><ref name="Capacchi 258">{{cita|Capacchi|p. 258}}.</ref> in seguito all'intervento del [[papa Onorio III]], che assegnò al vescovo di Parma il potere su Collecchio, [[Colorno]], [[Poviglio]], [[Gualtieri]], [[Montecchio Emilia|Montecchio]], [[Castrignano (Langhirano)|Castrignano]], [[Corniglio]], [[Rigosa]], [[Vallisnera]], [[Berceto]], [[Terenzo]], Pietrabalza, [[Pietramogolana]], [[Corniana]] e [[Bardone]].<ref>{{cita|Affò, 1793|p. 102}}.</ref>
 
Nel 1303 i [[Rossi di Parma|Rossi]], da tempo proprietari di numerose terre nella zona di Collecchio, si rifugiarono in seguito alla loro cacciata da Parma nel loro [[castello di Mancapane (Collecchio)|castello di Mancapane]], posto sul Poggio. Nel 1305 le truppe parmigiane conquistarono il maniero, ma presto i Rossi contrattaccarono e ripresero possesso della fortificazione, con l'intenzione di spingersi a [[Montechiarugolo]] in aiuto di Giovannino Sanvitale. Tuttavia, [[Giberto III da Correggio]] intuì le loro intenzioni e si mosse rapidamente verso Collecchio, ove attaccò il castello, che, durante gli aspri scontri, fu distrutto, con pesanti conseguenze anche sul vicino borgo collecchiese.<ref name="Marcheselli 10"/><ref name="Capacchi 258"/><ref name="Dall'Aglio 393">{{cita|Dall'Aglio|p. 393}}.</ref>
Tuttavia, il primo documento<ref>pergamena conservata all'[[Archivio di Stato di Parma]]</ref> che attesti l'esistenza di un nucleo abitato risale al [[929]], quando il territorio dipendeva direttamente dall'[[vescovo di Parma|autorità episcopale di Parma]];<ref>{{cita web|url=http://www.urbanistica.unipr.it/?option=com_content&task=view&id=146|titolo=Nuova città di Collecchio|accesso=22 gennaio 2017}}</ref> nel [[995]] il vescovo Sigefredo II donò al [[Capitolo della Cattedrale di Parma]] la ''curte'' di "Coliclo", insieme a numerose altre del [[provincia di Parma|Parmense]].<ref>{{cita|Affò, 1792|p. 370.}}</ref>
 
Sorte analoga toccò nel 1325 al castello vescovile, che fu attaccato e raso al suolo dalle truppe dei [[Pallavicino]] alleate del [[signore di Milano]] [[Azzone Visconti]]; nel 1335 i parmigiani lo ricostruirono, ma l'anno successivo gli [[Scaligeri]] lo assaltarono e lo distrussero nuovamente.<ref name="Marcheselli 10"/><ref name="Capacchi 258"/><ref name="Dall'Aglio 393"/>
Fu forse costruito nell'[[XI secolo]] il castello di Collecchio, che, più che un maniero nel senso del termine, era probabilmente un palazzo comitale fortificato; l'edificio, che sorgeva sul luogo dell'odierna [[villa Paveri Fontana]],<ref name="Marcheselli 10"/> fu menzionato in un documento del 1073, in cui il vescovo Everardo confermò alla badessa Berta del [[monastero di San Paolo (Parma)|monastero di San Paolo]] la proprietà di alcuni beni nella corte di Collecchio.<ref>{{cita|Affò, 1793|p. 93.}}</ref>
 
Il borgo di Collecchio, dipendente dal Comune di Parma, subì nel 1417 le scorrerie di [[Alberico II da Barbiano]]; per questo gli abitanti nel 1428 edificarono una bastia difensiva, ma il podestà di Parma Rolando Lampugnani la fece demolire per evitare che potesse cadere in mani nemiche.<ref name="Marcheselli 10"/><ref name="Capacchi 258"/><ref name="Dall'Aglio 393"/> Nel 1449 la località fu interessata ancora da scontri tra [[Jacopo Piccinino]], che, alleato dai parmigiani, si asserragliò a Collecchio, e [[Pier Maria II de' Rossi]], che, alleato di [[Francesco Sforza]], si stanziò nel [[castello di Felino]].<ref name="Marcheselli 11">{{cita|Marcheselli|p. 11}}.</ref>
Nel 1195 l'[[imperatore del Sacro Romano Impero]] [[Enrico VI di Svevia]] confermò al vescovo [[Obizzo Fieschi]] il possesso del feudo; tuttavia, anche il Comune di Parma vantava diritti sul luogo e un accordo fu raggiunto solo nel 1221,<ref name="Marcheselli 10"/> in seguito all'intervento del [[papa Onorio III]], che assegnò al vescovo di Parma il potere su Collecchio, [[Colorno]], [[Poviglio]], [[Gualtieri]], [[Montecchio Emilia|Montecchio]], [[Castrignano (Langhirano)|Castrignano]], [[Corniglio]], [[Rigosa]], [[Vallisnera]], [[Berceto]], [[Terenzo]], Pietrabalza, [[Pietramogolana]], [[Corniana]] e [[Bardone]].<ref>{{cita|Affò, 1793|p. 102.}}</ref>
 
Tornato nelle mani dei parmigiani, nel 1513 il feudo, insieme a quelli di [[Talignano]] e Piantonia, fu conquistato dalla contessa di [[Sala Baganza]] Beatrice Da Correggio, vedova di Niccolò Maria Quirico Sanvitale, suscitando proteste da parte degli abitanti e del Comune di Parma; dopo la morte della nobildonna nel 1520, nel 1522 il figlio Girolamo fu costretto a restituire le terre occupate ai legittimi proprietari e Collecchio rientrò sotto il controllo del Comune di Parma.<ref name="Dall'Aglio 393"/><ref name="Marcheselli 11"/><ref name="Dall'Aglio 393"/><ref>{{cita|GuidaPiù|p. 7}}.</ref><ref>{{cita|Capacchi|p. 240}}.</ref>
Nel 1303 i [[Rossi di Parma|Rossi]], da tempo proprietari di numerose terre nella zona di Collecchio, si rifugiarono in seguito alla loro cacciata da Parma nel loro [[castello di Mancapane (Collecchio)|castello di Mancapane]], che probabilmente sorgeva sul Poggio; due anni dopo [[Giberto III da Correggio]] attaccò il maniero; durante gli aspri scontri, l'edificio fu distrutto, ma anche l'adiacente borgo di Collecchio fu devastato.<ref name="Marcheselli 10"/>
 
Nei decenni seguenti i marchesi Prati, poi [[Dalla Rosa Prati]], iniziarono ad acquistare terre ed edifici a Collecchio, ove nel 1574 fecero costruire, sui resti del palazzo comitale, la loro villa estiva; si occuparono anche, in nome dei [[Farnese]], di incarichi amministrativi sia in città che nel borgo.<ref>{{cita|Marcheselli|p. 107}}.</ref> Nel 1777 furono insigniti da parte del [[duchi di Parma|duca]] [[Ferdinando I di Parma|Ferdinando di Borbone]] dei diritti feudali su Collecchio, [[Collecchiello]] e Madregolo, che mantennero fino alla loro abolizione sancita da [[Napoleone]] nel 1805.<ref name="Marcheselli 11"/><ref name="Dall'Aglio 393"/>
Sorte analoga toccò nel 1325 al castello vescovile, che fu attaccato e raso al suolo dalle truppe dei [[Pallavicino]] alleate del [[signore di Milano]] [[Azzone Visconti]]; nel 1335 i parmigiani lo ricostruirono, ma l'anno successivo gli [[Scaligeri]] lo assaltarono e lo distrussero nuovamente.<ref name="Marcheselli 10"/>
 
L'anno seguente Collecchio divenne sede di Comune (o ''mairie''), comprendente anche le frazioni di Collecchiello, Madregolo e [[Corte di Giarola|Giarola]].<ref name="Marcheselli 108">{{cita|Marcheselli|p. 108}}.</ref> [[San Martino Sinzano]], comune autonomo istituito per decreto napoleonico, fu annesso nel 1866, perdendo parte del territorio a vantaggio dei comuni limitrofi di Parma e [[San Pancrazio Parmense]].<ref>{{Cita web|url=http://www.elesh.it/storiacomuni/storia_comune.asp?istat=034808|titolo=Storia dei Comuni|accesso=23 gennaio 2017}}</ref> [[Gaiano]] e Oppiano, appartenenti a Sala Baganza, furono aggregate nel 1869,<ref>{{cita web|url=https://www.comune.collecchio.pr.it/servizi/Menu/dinamica.aspx?idSezione=18144&idArea=18150&idCat=60536&ID=60626&TipoElemento=categoria|titolo=Gaiano|accesso=8 giugno 2025}}</ref> mentre [[Ozzano Taro]], appartenente a Fornovo di Taro, fu unita solo nel 1894.<ref name="Marcheselli 108"/><ref name="Dall'Aglio 393"/><ref>{{cita web|url=http://www.elesh.it/storiacomuni/storia_comune.asp?istat=034009|titolo=Storia dei Comuni|accesso=9 giugno 2025}}</ref>
Il borgo di Collecchio, dipendente dal Comune di Parma, subì nel 1417 le scorrerie di [[Alberico II da Barbiano]]; per questo gli abitanti nel 1428 edificarono una bastia difensiva, ma il podestà di Parma Rolando Lampugnani la fece demolire per evitare che potesse cadere in mani nemiche.<ref name="Marcheselli 10"/> Nel 1449 la località fu interessata ancora da scontri tra [[Jacopo Piccinino]], che, alleato dai parmigiani, si asserragliò a Collecchio, e [[Pier Maria II de' Rossi]], che, alleato di [[Francesco Sforza]], si stanziò nel [[castello di Felino]].<ref name="Marcheselli 11">{{cita|Marcheselli|p. 11.}}</ref>
 
Durante la [[seconda guerra mondiale]], nel 1944 Collecchio subì in più occasioni le incursioni degli aerei [[Alleati della seconda guerra mondiale|alleati]], che causarono molteplici vittime; oltre al centro abitato, nel mese di luglio di quell'anno fu colpita la polveriera che sorgeva nei pressi di [[Pontescodogna]].<ref>{{Cita web|url=http://www.istitutostoricoparma.it/occupazione_militare/bombardamenti.html|titolo=I bombardamenti|accesso=23 gennaio 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160406131234/http://www.istitutostoricoparma.it/occupazione_militare/bombardamenti.html|urlmorto=sì}}</ref> Il paese fu liberato il 27 aprile 1945 grazie all'azione dei soldati dell'esercito brasiliano.<ref>{{Cita web|url=http://www.parmadaily.it/82115/I_Brasiliani_liberano_Collecchio/|titolo=I Brasiliani liberano Collecchio|accesso=23 gennaio 2017}}</ref>
Tornato nelle mani dei parmigiani, il feudo nel 1513 fu occupato dalla contessa [[Sanvitale]] di [[Sala Baganza]],<ref>{{cita|GuidaPiù|p. 7.}}</ref> ma nel 1522 il conte Girolamo lo rivendette al Comune di Parma.<ref name="Marcheselli 11"/>
 
===Simboli===
Nei decenni seguenti i marchesi Prati, poi [[Dalla Rosa Prati]], iniziarono ad acquistare terre ed edifici a Collecchio, ove nel 1574 fecero costruire, sui resti del palazzo comitale, la loro villa estiva; si occuparono anche, in nome dei [[Farnese]], di incarichi amministrativi sia in città che nel borgo.<ref>{{cita|Marcheselli|p. 107.}}</ref> Nel 1777 furono insigniti da parte del [[duchi di Parma|duca]] [[Ferdinando I di Parma|Ferdinando di Borbone]] dei diritti feudali su Collecchio, Collecchiello e Madregolo, che mantennero fino alla loro abolizione sancita da [[Napoleone]] nel 1805.<ref name="Marcheselli 11"/>
[[File:Collecchio-Stemma.png|thumb|upright=0.5|left|Stemma comunale]]
[[File:Collecchio-Gonfalone.png|thumb|upright=0.5|Gonfalone comunale]]
Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con DPR del 23 settembre 1970.<ref>{{Cita web|url=http://dati.acs.beniculturali.it/comuni/comuni.printDetail.html?3746|titolo=Collecchio|accesso=22 luglio 2025|sito=Archivio Centrale dello Stato}}</ref>
 
==== Stemma ====
L'anno seguente Collecchio divenne sede di Comune (o ''mairie''), comprendente anche le frazioni di Collecchiello, Madregolo e [[Corte di Giarola|Giarola]]; Gaiano, appartenente a Sala Baganza, e Ozzano Taro, appartenente a Fornovo di Taro, furono aggregate dopo l'[[Unità d'Italia]];<ref>{{cita|Marcheselli|p. 108.}}</ref> [[San Martino Sinzano]], comune autonomo istituito per decreto napoleonico, fu annesso nel 1866, perdendo parte del territorio a vantaggio dei comuni limitrofi di Parma e [[San Pancrazio Parmense]].<ref>{{Cita web|url=http://www.elesh.it/storiacomuni/storia_comune.asp?istat=034808|titolo=Storia dei Comuni|accesso=23 gennaio 2017}}</ref>
{{citazione|[[Campo di cielo|Di cielo]] a tre colli di verde uscenti dal fianco sinistro dello scudo limitanti uno specchio d'acqua al naturale; ad un'[[ombra di sole]] nascente dal fianco destro dello scudo che è attraversato, in punta, dalla scritta "COLLICULUM". Nel cantone sinistro del capo tre stelle d'oro ordinate in fascia. Ornamenti esteriori da Comune.|Statuto comunale<ref name="Statuto">{{Cita web|url=https://dait.interno.gov.it/documenti/statuti/statuto-comune-pr-collecchio.pdf|titolo=Statuto|accesso=22 luglio 2025}}</ref>}}
 
==== Gonfalone ====
Durante la [[seconda guerra mondiale]], nel 1944 Collecchio subì in più occasioni le incursioni degli aerei [[Alleati della seconda guerra mondiale|alleati]], che causarono molteplici vittime; oltre al centro abitato, nel mese di luglio di quell'anno fu colpita la polveriera che sorgeva nei pressi di [[Pontescodogna]].<ref>{{Cita web|url=http://www.istitutostoricoparma.it/occupazione_militare/bombardamenti.html|titolo=I bombardamenti|accesso=23 gennaio 2017|dataarchivio=6 aprile 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160406131234/http://www.istitutostoricoparma.it/occupazione_militare/bombardamenti.html|urlmorto=sì}}</ref> Il paese fu liberato il 27 aprile 1945 grazie all'azione dei soldati dell'esercito brasiliano.<ref>{{Cita web|url=http://www.parmadaily.it/82115/I_Brasiliani_liberano_Collecchio/|titolo=I Brasiliani liberano Collecchio|accesso=23 gennaio 2017}}</ref>
{{citazione|Drappo d'azzurro, riccamente ornato di ricami d'argento e caricato dello stemma sopra descritto con la iscrizione centrata in argento: Comune di Collecchio. Le parti di metallo ed i cordoni saranno argentati. L'asta verticale sarà ricoperta di velluto del colore del drappo con bullette argentate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stemma del Comune e sul gambo inciso il nome. Cravatta e nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati d'argento.|Statuto comunale<ref name="Statuto"/>}}
 
== Monumenti e luoghi d'interesse ==
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[[File:Pieve di San Prospero (Collecchio) - facciata 2 2019-06-12.jpg|thumb|left|Facciata della pieve di San Prospero]]
[[File:Pieve di San Prospero (Collecchio) - navata centrale 2019-06-12.jpg|thumb|Navata centrale della pieve di San Prospero]]
Edificata originariamente in stile [[architettura romanica|romanico lombardo]] verso la fine dell'[[XI secolo]], la pieve, posta lungo la [[Via Francigena]], fu ampliata nel [[XIII secolo]] e parzialmente modificata nel [[XV secolo|XV]], nel [[XVI secolo|XVI]] e nel [[XVIII secolo|XVIII]]; nel [[XX secolo]] fu avviata una serie di lavori finalizzata a ripristinare l'aspetto romanico lombardo della chiesa, che comportarono nel 1912 la demolizione delle cappelle laterali cinquecentesche, nel 1922 l'edificazione della torre campanaria e nel 1935 la ricostruzione della facciata;. dellDell'edificio originario restano le absidi laterali e i pilastri con capitelli della navata centrale, mentre della ristrutturazione duecentesca rimangono l'abside rettangolare nel mezzo, la torre-tiburio, il portale d'ingresso e l'impianto basilicale a tre navate, coperte da quattrocentesche [[volte a crociera]]; all'interno sono inoltre conservati la calcarea fonte battesimale romanica e un marmoreo bassorilievo raffigurante il ''Battesimo di Cristo'', in stile [[Arte bizantina|bizantino]], entrambi risalenti al XIII secolo.<ref>{{cita web|url=http://www.romanico-emiliaromagna.com/index.php/it/monumenti/item/77-pieve-di-san-prospero.html|editore=romanico-emiliaromagna.com|titolo=Pieve di San Prospero|accesso=2 maggio 2016|dataarchivio=7 maggio 2016|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160507154916/http://www.romanico-emiliaromagna.com/index.php/it/monumenti/item/77-pieve-di-san-prospero.html|urlmorto=sì}}</ref>
 
==== Chiesa di San Martino a Madregolo ====
{{Vedi anche|Chiesa di San Martino (Collecchio, Madregolo)}}
[[File:Chiesa di San Martino (Madregolo, Collecchio) - facciata 2019-06-25.jpg|thumb|left|Facciata della chiesa di San Martino a Madregolo]]
[[File:Chiesa di San Martino (Madregolo, Collecchio) - abside e lato sud 2019-06-25.jpg|thumb|Abside e lato sud della chiesa di San Martino a Madregolo]]
Edificata probabilmente nel [[XII secolo]], dopo la distruzione della pieve di Garfagnana a causa di una rovinosa piena del fiume Taro, la chiesa [[architettura romanica|romanica]] di [[Madregolo]] fu quasi completamente ricostruita in stile [[architettura barocca|barocco]] nel 1636, riutilizzando parte dei materiali dell'antico edificio;. ilIl tempio conserva, murati negli spigoli del campanile, quattro capitelli raffiguranti gli ''Evangelisti'', risalenti al XII secolo; all'interno sono inoltre presenti vari dipinti seicenteschi, settecenteschi e ottocenteschi, tra cui la [[pala d'altare|pala]] rappresentante ''San Martino e il povero''.<ref>{{cita|Fallini, Calidoni, Rapetti, Ughetti|pp. 132-134.}}.</ref><ref>{{Chieseitaliane|55499|Chiesa di San Martino <Madregolo, Collecchio>|1º febbraio 2018}}</ref>
 
==== Chiesa di San NicomedeVitale a Lemignano ====
{{vedi anche|Chiesa di San NicomedeVitale (Collecchio)}}
[[File:Chiesa di San NicomedeVitale (GiarolaLemignano, Collecchio) - facciata e lato nordsud 2019-06-1225.jpg|thumb|Chiesa di San NicomedeVitale a Lemignano]]
Menzionata per la prima volta nel 995, l'antica cappella di [[Lemignano]] fu abbattuta e ricostruita tra il 1837 e il 1838 in forme [[architettura neoclassica|neoclassiche]] e infine fu restaurata intorno al 1960. La chiesa è internamente decorata con [[paraste]] [[ordine dorico|doriche]], [[fregi]] e affreschi sulle [[volte a botte]] della navata, delle quattro cappelle e del presbiterio absidato.<ref>{{Chieseitaliane|55504|Chiesa di San Vitale <Lemignano, Collecchio>|12 novembre 2020}}</ref>
Edificata originariamente in stile [[Architettura romanica|romanico]] all'interno della [[Corte di Giarola|corte rurale medievale di Giarola]], all'epoca appartenente al [[Monastero di San Paolo (Parma)|monastero di San Paolo]] di [[Parma]], la chiesa fu menzionata per la prima volta in una [[bolla pontificia]] del 1187; modificata nel 1760 in stile [[architettura neoclassica|neoclassico]], fu quasi completamente distrutta dai bombardamenti [[alleati della seconda guerra mondiale]]; ricostruita nel 1950 nelle originarie forme romaniche, fu restaurata nel 2014; il luogo di culto conserva della struttura originaria parte dei muri esterni, decorati con un motivo ad [[archetti pensili]] in cotto; all'interno ospita alcune opere di pregio risalenti al [[XVII secolo|XVII]] e [[XVIII secolo]].<ref name="Un antico centro di trasformazione agro-alimentare">{{cita web|autore=Ubaldo Del Sante|url=http://storage.aicod.it/portale/museidelcibo/file/SedeMuseo.doc|sito=storage.aicod.it|titolo=Un antico centro di trasformazione agro-alimentare - Breve storia della Corte di Giarola, del suo caseificio e della sua fabbrica di conserve|accesso=29 gennaio 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170202044813/http://storage.aicod.it/portale/museidelcibo/file/SedeMuseo.doc|dataarchivio=2 febbraio 2017|urlmorto=sì}}</ref>
 
==== Chiesa di San Martino a San Martino Sinzano ====
{{vedi anche|Chiesa di San Martino (Collecchio, San Martino Sinzano)}}
[[File:Chiesa di San Martino (San Martino Sinzano, Collecchio) - facciata e lato sud 2019-06-25.jpg|thumb|left|Chiesa di San Martino a San Martino Sinzano]]
Edificata originariamente entro il [[XIII secolo]], la chiesa di [[San Martino Sinzano]] divenne sede parrocchiale soltanto alla fine del [[XV secolo|XV]]; completamente ricostruita in stile [[architettura barocca|barocco]] nel 1753, fu successivamente restaurata nel 1959, nel 1983 e nel 2003;. alAl suo interno conserva due antichi dipinti di pregio, raffiguranti il ''Sacro Cuore'', realizzato da [[Domenico Muzzi]], e l'''Adorazione dei pastori''.<ref>{{cita|GuidaPiù|p. 8.}}.</ref><ref>{{Chieseitaliane|55500|Chiesa di San Martino <San Martino Sinzano, Collecchio>|1º febbraio 2018}}</ref>
 
==== Chiesa di San VitaleNicomede a Giarola ====
{{vedi anche|Chiesa di San Vitale (Collecchio)Nicomede}}
[[File:Chiesa di San VitaleNicomede (LemignanoGiarola, Collecchio) - facciata e lato sudnord 2019-06-2512.jpg|thumb|Chiesa di San VitaleNicomede a Giarola]]
Edificata originariamente in stile [[Architettura romanica|romanico]] all'interno della [[Corte di Giarola|corte rurale medievale di Giarola]], all'epoca appartenente al [[Monastero di San Paolo (Parma)|monastero di San Paolo]] di [[Parma]], la chiesa fu menzionata per la prima volta in una donazione del 1045;<ref>{{cita|Dall'Aglio|pp. 532-533}}.</ref> modificata nel 1760 in stile [[architettura neoclassica|neoclassico]], fu quasi completamente distrutta dai bombardamenti [[alleati della seconda guerra mondiale]]; ricostruita nel 1950 nelle originarie forme romaniche, fu restaurata nel 2014. Il luogo di culto conserva della struttura originaria parte dei muri esterni, decorati con un motivo ad [[archetti pensili]] in cotto; all'interno ospita alcune opere di pregio risalenti al [[XVII secolo|XVII]] e [[XVIII secolo]].<ref name="Un antico centro di trasformazione agro-alimentare">{{cita web|autore=Ubaldo Del Sante|url=http://storage.aicod.it/portale/museidelcibo/file/SedeMuseo.doc|sito=storage.aicod.it|titolo=Un antico centro di trasformazione agro-alimentare - Breve storia della Corte di Giarola, del suo caseificio e della sua fabbrica di conserve|accesso=29 gennaio 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170202044813/http://storage.aicod.it/portale/museidelcibo/file/SedeMuseo.doc|dataarchivio=2 febbraio 2017|urlmorto=sì}}</ref>
Menzionata per la prima volta nel 995, l'antica cappella di [[Lemignano]] fu abbattuta e ricostruita tra il 1837 e il 1838 in forme [[architettura neoclassica|neoclassiche]]; restaurata intorno al 1960, la chiesa è internamente decorata con [[paraste]] [[ordine dorico|doriche]], [[fregi]] e affreschi sulle [[volte a botte]] della navata, delle quattro cappelle e del presbiterio absidato.<ref>{{Chieseitaliane|55504|Chiesa di San Vitale <Lemignano, Collecchio>|12 novembre 2020}}</ref>
 
==== Chiesa della Purificazione di Maria Vergine a Oppiano ====
{{vedi anche|Chiesa della Purificazione di Maria Vergine (Collecchio)}}
[[File:Chiesa della Purificazione di Maria Vergine (Oppiano, Collecchio) - facciata e lato sud 2023-03-27.jpg|thumb|left|Chiesa della Purificazione di Maria Vergine a Oppiano]]
Menzionata per la prima volta nell'[[XI secolo]], la cappella [[architettura romanica|romanica]] di [[Gaiano|Oppiano]], affiancata da un monastero gestito dai [[benedettini]] dell'[[abbazia di Chaise-Dieu]], fu affidata nel [[XVI secolo]] ai frati dell'[[abbazia di San Giovanni Evangelista]] di [[Parma]], che trasformarono in [[grancia]] la proprietà; distrutta da una rovinosa piena del Taro nella seconda metà del secolo, la chiesa fu ricostruita in forme [[architettura barocca|barocche]] tra il 1754 e il 1762, su progetto dell'architetto Domenico Manfredi; divenuta succursale della moderna chiesa di Gaiano completata nel 1970, fu esternamente restaurata tra il 2004 e il 2008. Il tempio, caratterizzato dalla semplice [[facciata a salienti]] intonacata, è internamente ornato con [[lesene]] e affiancato da tre cappelle per lato; il presbiterio accoglie l'[[altare maggiore]] ligneo del 1762 e uno stendardo risalente agli inizi del [[XVIII secolo]].<ref>{{cita|Dall'Aglio|pp. 713-714.}}</ref><ref name="Cirillo, Godi">{{cita|Cirillo, Godi|p. 328}}.</ref><ref>{{Chiese italiane|55498|Chiesa della Purificazione di Maria Vergine "Gaiano, Collecchio"|3 giugno 2025|stampa=sì}}</ref>
 
==== Chiesa di San Pietro a Ozzano Taro ====
{{Vedi anche|Chiesa di San Pietro (Collecchio)}}
[[File:Chiesa di San Pietro (Ozzano Taro, Collecchio) - facciata e lato sud 2022-05-16.jpg|thumb|left|Chiesa di San Pietro a Ozzano Taro]]
Menzionata per la prima volta nel 1141, la chiesa di [[Ozzano Taro]] fu completamente ricostruita in stile [[architettura barocca|barocco]] tra il 1750 e il 1756; restaurata a più riprese, fu ristrutturata internamente nel 1964;. ilIl luogo di culto conserva alcune opere di pregio, tra cui i dipinti raffiguranti la ''Madonna col Bambino e santi'' e il ''Battesimo di Gesù'', risalenti al [[XVII secolo]], e la ''Madonna dell'Umiltà'', realizzata nel XVIII secolo.<ref>{{Chieseitaliane|55502|Chiesa di San Pietro Apostolo <Ozzano Taro, Collecchio>|2 febbraio 2018}}</ref>
 
=== Architetture militari ===
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{{Vedi anche|Villa Paveri Fontana}}
[[File:Collecchio Arco del Bargello.JPG|thumb|left|Arco del Bargello, ingresso di villa Paveri Fontana]]
Edificata nel 1574 sui resti del "castello di Collecchio", la villa [[architettura rinascimentale|rinascimentale]], residenza estiva del marchese di Collecchio Marcello Prati il seniore, fu probabilmente progettata dall'architetto [[Giovanni Boscoli]], che si occupò anche del restauro dell'arco del Bargello d'accesso al parco; modificata nel 1631 con la sopraelevazione della torretta, nel 1687 e nel 1703 fu internamente decorata per volere dei marchesi [[Dalla Rosa Prati]] con scenografici affreschi dai fratelli [[Ferdinando Galli da Bibbiena|Ferdinando]] e [[Francesco Galli da Bibbiena]], che ricostruirono anche la facciata in stile [[architettura barocca|barocco]] e progettarono la monumentale fontana dei Tritoni posta al centro del cortile d'ingresso; ereditata alla fine del [[XIX secolo]] dai marchesi Paveri Fontana, l'ampia tenuta, trasmessa nel [[XX secolo]] ai conti Santucci Fontanelli, comprende inoltre l'antica corte a fianco della villa, con l'ex oratorio seicentesco intitolato alla [[Vera Croce|Croce]], dal 1976 sede della corale Collecchiese "Mario Dellapina"; accanto all'arco trionfale d'accesso sorge infine l'oratorio della Madonna di Loreto, costruito intorno al 1709 per volere della marchesa Fiorita Bajardi Prati.<ref>{{cita|Gambara|pp. 301-308}}.</ref><ref>{{cita|Marcheselli|pp. 96-98}}.</ref><ref name="Cirillo, Godi 326">{{cita|Cirillo, Godi|p. 326}}.</ref>
 
==== Villa Soragna ====
{{Vedi anche|Villa Soragna}}
[[File:Villa Soragna (Collecchio) - facciata e lato sud 1 2019-06-25.jpg|thumb|Villa Soragna]]
Edificata nellein forme [[architettura neoclassica|neoclassiche]] dalla famiglia Tarchioni agli inizi del [[XIX secolo]], la villa, alienata nel 1900 al marchese Guido Maria Meli Lupi di Soragna, fu ristrutturata in stile [[liberty]] probabilmente dall'architetto [[Antonio Citterio (architetto)|Antonio Citterio]]; acquistata nel 1972 dal Comune di Collecchio, fu dapprima adibita a scuola elementare e, dopo un accuratocompleto restauro effettuato nel 1997, a sede del centro culturale "Villa Soragna", della biblioteca comunale e di parte degli uffici comunali. Caratterizzata esternamente dall'elegantedal loggiato d'ingresso a sud e dall'alta torre panoramicaadiacente, la struttura presenta al suo interno unaun pregevole salasalone interamente affrescataaffrescato, oggi destinatadestinato a stanza di lettura, oltre a vari ambienti utilizzati per esposizioni temporanee. Il vasto parco, intitolato all'antifascista Fortunato Nevicati, è aperto al pubblico e ospita un bar, spazi attrezzati e recinti per animali da cortile, oltre a una colonia di conigli nani in libertà.<ref>{{cita|Gambara|pp. 320-321}}.</ref><ref>{{cita web|url=http://bbcc.ibc.regione.emilia-romagna.it/pater/loadcard.do?id_card=197008&force=1|sito=bbcc.ibc.regione.emilia-romagna.it|titolo=Parco Comunale Nevicati - Collecchio|accesso=18 aprile 2016}}</ref>
 
==== Villa Ranza ====
Costruita nel [[XVII secolo]] dai conti Bondani, la villa fu acquistata agli inizi del [[XIX secolo]] dal conte Francesco Caimi; rivenduta nel 1809 al sacerdote Antonio Malpeli, che nel 1846 la fece decorare internamente a due studenti dell'[[Accademia di belle arti di Parma]], fu ereditata nel 1872 dal fratello Giuseppe, il quale la trasmise prima al figlio Alfredo, indi al congiunto Giuseppe e infine al nipote Alfredo Ranza e a sua sorella. Sviluppata su una pianta rettangolare, la struttura, elevata su due livelli principali fuori terra oltre al sottotetto, presenta una simmetrica facciata intonacata, caratterizzata dalla presenza di un'alta base a [[scarpa (architettura)|scarpa]] e di un balcone centrale al primo piano. All'interno l'androne passante è ornato con affreschi settecenteschi raffiguranti dodici [[telamoni]] in [[chiaroscuro]], intervallati da scene campestri caricaturali eseguite nel 1846 da Luigi Castiglioni e F. Cornazzani; sui lati estremi, i due portali d'ingresso sono affiancati dalle finte statue del [[XVIII secolo]] rappresentanti la ''Giovinezza'', la ''Vecchiaia'', ''Diogene'' e la ''Fortuna''; la [[volta a botte]] è dipinta sul contorno con una fascia ad [[archetti pensili]] a [[sesto acuto]], mentre sulla sommità sono presenti le raffigurazioni settecentesche delle divinità dell{{'}}''Aurora'' e della ''Notte''. Sui fianchi si aprono altri due ambienti ornati con affreschi ottocenteschi: l'ex cappella, dipinta in sommità con una serie di nicchie contenenti le statue di santi e personaggi biblici, e una sala, decorata con due grandi pannelli raffiguranti la ''Battaglia di Wagram'' e la ''Battaglia di Austerlitz''.<ref>{{cita|Gambara|pp. 297-299}}.</ref><ref name="Cirillo, Godi 326"/>
 
==== Villa Maria Luigia ====
Costruita sul Poggio tra il 1821 e il 1825 per volere del marchese Ercole Bergonzi, gran ciambellano di corte, la villa [[architettura neoclassica|neoclassica]] ospitò in più occasioni la [[duchi di Parma|duchessa]] [[Maria Luigia]] e i suoi figli [[Albertina di Montenuovo|Albertina]] e [[Guglielmo Alberto di Montenuovo|Guglielmo di Montenuovo]]; acquistata nel 1845 da Enrico Parasacchi, nel 1867 fu alienata dalla figlia a Giuseppe, Luigi e Domenico Baduini, dai quali passò nel 1895 ai due figli di quest'ultimo; ereditata nel 1946 da Luigi Alessandri, alcuni anni dopo fu trasformata in ristorante da Eugenio Ceci, mentre parte dal parco fu lottizzata per l'edificazione di una serie di abitazioni. La struttura, estesa su una pianta a T sul margine del rilievo collinare, presenta una simmetrica facciata a sud elevata su due livelli principali fuori terra scanditi da una fascia marcapiano, oltre agli scantinati; uno scalone a due rampe contrapposte conduce al portale centrale d'ingresso, delimitato da una cornice; all'interno, quattro sale presentano decorazioni ottocentesche sulle [[volta (architettura)|volte]]. Il parco, sviluppato in gran parte sul pendio, è accessibile attraverso due viali d'ingresso; il cancello a est, affacciato su via Circonvallazione Chiesa, è delimitato da due bassi edifici neoclassici, uno dei quali è affiancato da una torretta [[architettura neogotica|neogotica]]; il giardino, riccamente piantumato con alberi d'alto fusto, accoglie nella porzione pianeggiante a meridione della villa una fontana a pianta ellittica, con un delfino marmoreo al centro.<ref>{{cita|Gambara|pp. 310-313}}.</ref><ref>{{cita web|url=https://www.touringclub.it/destinazioni/collecchio/mangiare/109353-villa-maria-luigia|titolo=Villa Maria Luigia|accesso=28 maggio 2025}}</ref>
 
==== Villa Carra ====
Costruita nel [[XVII secolo]] probabilmente per volere dei marchesi Bergonzi, la villa fu ereditata nel 1877 da Virginia Bettoli, governante dell'ultimo marchese Enrico; passata al figlio Cornelio nel 1933, fu alienata nel 1945 a Edvige Carra, che rivendette a [[Calisto Tanzi]] gran parte dei terreni circostanti, ove fu edificato uno stabilimento della [[Parmalat]]. La struttura, sviluppata su una pianta rettangolare, presenta una semplice e simmetrica facciata intonacata, elevata su due livelli fuori terra; nel mezzo, preceduto da una breve scalinata centrale, è collocato il portale d'ingresso, sul luogo dell'originario porticato d'accesso a tre arcate a [[tutto sesto]]; all'interno l'androne, coperto da una [[volta (architettura)|volta]], conduce all'alto salone, chiuso superiormente da un soffitto a [[cassettoni]] lignei.<ref>{{cita|Gambara|pp. 309-310}}.</ref>
 
==== Villa del Ferlaro ====
{{vedi anche|Villa del Ferlaro}}
[[File:Villa del Ferlaro del principe Carrega.jpg|thumb|left|La villa del Ferlaro in una cartolina d'epoca]]
Costruita nei pressi di [[Sala Baganza]] sul luogo di un preesistente casino di caccia tra il 1828 e il 1831, la villa [[architettura neoclassica|neoclassica]], commissionata all'architetto [[Paolo Gazola]] dalla [[duchi di Parma|duchessa di Parma]] [[Maria Luigia]] quale residenza estiva dei due figli [[Albertina di Montenuovo|Albertina]] e [[Guglielmo Alberto di Montenuovo|Guglielmo di Montenuovo]], fu contestualmente arricchita di un grande [[giardino all'inglese]] progettato da Carlo Barvitius, che la collegò al vicino [[Casino dei Boschi]] attraverso un viale di cedri; donata nel 1835 alla Camera ducale di [[Parma]], l'[[Parco naturale regionale dei Boschi di Carrega|immensa tenuta]] passò nel 1847 ai duchi [[Borbone di Parma|Borbone]] e, dopo l'[[Unità d'Italia]], ai [[Casa Savoia|Savoia]], che nel 1870 la cedettero in gran parte all'ingegner [[Severino Grattoni]]; alienata nel 1881 ai principi Carrega di Lucedio, fu successivamente frazionata tra gli eredi; acquistata nel [[secondo dopoguerra]] dall'imprenditore Renzo Salvarani, la villa del Ferlaro, circondata da un parco di 18 ettari, fu nuovamente rivenduta verso il 1980; completamente restaurata e adibita a sede per cerimonie, sfilate o manifestazioni, fu nuovamente messa in vendita nel 2016.<ref>{{cita web|url=http://www.ilparcopiubello.it/index.php/park/dettaglio/721|titolo=Villa del Ferlaro|accesso=3 febbraio 2017}}</ref><ref>{{cita web|url=http://bbcc.ibc.regione.emilia-romagna.it/pater/loadcard.do?id_card=196996|sito=bbcc.ibc.regione.emilia-romagna.it|titolo=Descrizione|accesso=3 febbraio 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180410202101/http://bbcc.ibc.regione.emilia-romagna.it/pater/loadcard.do?id_card=196996|dataarchivio=10 aprile 2018|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{cita news|autore=Maria Chiara Perri|url=http://parma.repubblica.it/cronaca/2016/06/09/foto/da_maria_luigia_all_agenzia_immobiliare_in_vendita_la_villa_del_ferlaro_a_collecchio-141675809/1/#1|titolo=Da Maria Luigia all'agenzia immobiliare: in vendita la Villa del Ferlaro a Collecchio|pubblicazione=parma.repubblica.it|data=9 giugno 2016|accesso=3 febbraio 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20160616211044/http://parma.repubblica.it/cronaca/2016/06/09/foto/da_maria_luigia_all_agenzia_immobiliare_in_vendita_la_villa_del_ferlaro_a_collecchio-141675809/1/#1|dataarchivio=16 giugno 2016|urlmorto=sì}}</ref>
 
==== Villa Bertozzi a Collecchiello ====
{{Vedi anche|Villa Bertozzi}}
Edificata a Collecchiello nel 1818 per volere del marchese Ludovico Bergonzi, la villa [[architettura neoclassica|neoclassica]], progettata secondo la tradizione dall'architetto Paolo Gazola o più probabilmente dall'architetto Gaetano Canevari, fu acquistata successivamente dai conti Anguissola Scotti e nel [[XX secolo]] dagli imprenditori [[Amilcare Bertozzi|Bertozzi]]; nota anche come Villa Madonna degli Angeli, la grandiosa costruzione, sviluppata simmetricamente su tre corpi collegati da gallerie e caratterizzata dall'imponente [[pronao]] su due livelli coronato da [[frontone]], sorge all'interno di un [[parco all'inglese]] di 30&nbsp;000&nbsp;m²; al suo interno contiene vari saloni decorati con stucchi e affreschi, tra cui la sala da pranzo ellittica con colonnato [[ordine corinzio|corinzio]].<ref>{{cita|GuidaPiù|p. 9.}}</ref><ref>{{cita|Marcheselli|p. 113.}}</ref><ref>{{cita web|url=https://www.informacibo.it/formaggio/bertozzi.htm|titolo=Da leader nella commercializzazione del Parmigiano a leader nel controllo dell'intera filiera produttiva|accesso=21 gennaio 2017|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170202000518/https://www.informacibo.it/formaggio/bertozzi.htm|dataarchivio=2 febbraio 2017}}</ref><ref>{{cita web|url=http://almater.it/nuova-sede-operativa-di-parma-si-comincia/|sito=almater.it|titolo=Nuova sede operativa di Parma…si comincia!|accesso=21 gennaio 2017}}</ref>
[[File:Villa Bertozzi (Collecchiello, Collecchio) - facciata 2 2025-03-31.jpg|thumb|Villa Bertozzi a Collecchiello]]
Edificata a [[Collecchiello]] tra il 1818 e il 1822 per volere del marchese Ludovico Bergonzi sul luogo di un antico fabbricato eretto forse dai conti Carissimi in epoca remota, la villa [[architettura neoclassica|neoclassica]] fu progettata secondo la tradizione dall'architetto [[Paolo Gazola]] o più probabilmente dall'architetto Gaetano Canevari; acquistata nel 1862 dall'imprenditore Agostino Campolonghi, alcuni anni dopo la sua morte il figlio Guido la rivendette all'industriale Arturo Magni, che la dotò di un impianto idrico ed elettrico all'avanguardia; alienata nel 1902 al conte Giovanni Anguissola Scotti, nel 1965 fu comprata dall'industriale [[Amilcare Bertozzi]], che la fece ristrutturare dall'architetto [[Lorenzo Mongiardino]]. La struttura, nota anche come villa Madonna degli Angeli, si sviluppa simmetricamente su tre corpi collegati da due ali ed è caratterizzata dalla monumentale facciata, al cui centro si apre un portico retto da colonne, su cui si imposta un loggiato a sostegno del [[frontone]] triangolare di coronamento; all'interno il salone a doppia altezza dà accesso alla sala da pranzo, circondata da un colonnato [[ordine corinzio|corinzio]] a pianta ellittica e coronata da una [[cupola]]; intorno si estende il grande [[parco all'inglese]], contenente, tra la boscaglia a ovest, un laghetto con grotta e imbarcadero.<ref>{{cita|Gambara|pp. 313-316}}.</ref><ref>{{cita|Cirillo, Godi|p. 327}}.</ref><ref>{{cita|GuidaPiù|p. 9}}.</ref><ref>{{cita|Marcheselli|p. 113}}.</ref><ref>{{cita web|url=https://www.informacibo.it/formaggio/bertozzi.htm|titolo=Da leader nella commercializzazione del Parmigiano a leader nel controllo dell'intera filiera produttiva|accesso=21 gennaio 2017|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170202000518/https://www.informacibo.it/formaggio/bertozzi.htm|dataarchivio=2 febbraio 2017}}</ref><ref>{{cita web|url=http://almater.it/nuova-sede-operativa-di-parma-si-comincia/|sito=almater.it|titolo=Nuova sede operativa di Parma…si comincia!|accesso=21 gennaio 2017}}</ref><ref>{{cita web|url=https://www.tourer.it/scheda?villa-bertozzi-loc-collecchiello-collecchio|titolo=Villa Bertozzi|accesso=24 aprile 2025}}</ref>
 
==== Corte di Giarola ====
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[[File:Corte di Giarola (Collecchio) - cortile d'ingresso 2019-06-12.jpg|thumb|left|Cortile d'ingresso della corte di Giarola]]
[[File:Corte di Giarola (Collecchio) - ali ovest e nord 2019-06-12.jpg|thumb|Ali ovest e nord della corte di Giarola]]
Costruita originariamente tra l'[[VIII secolo|VIII]] e il [[IX secolo]] quale presidio fortificato per volere della casata del nobile [[Franchi|franco]] Ingo, la struttura fu donatamenzionata per la prima volta nel 1034 in un rogito; donata nel 1045 dai discendenti di Ingo al [[Monastero di San Paolo (Parma)|monastero di San Paolo]] di [[Parma]], chefu latrasformata dalle trasformòmonache in una [[corte rurale]] indipendente, dotata di abitazioni, stalle, caseificio, mulino e [[chiesa di San Nicomede|chiesa romanica interna]]; modificata e ampliata a più riprese nei secoli successivi, fu confiscata nel 1811 dal governo [[Napoleone|napoleonico]] e affittata a imprenditori agricoli; acquistata alla fine del [[XIX secolo]] dalla famiglia Montagna, fu adibita a fabbrica di conserva e caseificio con annesso allevamento di suini; danneggiata dai bombardamenti degli aerei [[Alleati della seconda guerra mondiale|alleati]] del 1945, che distrussero quasi completamente la chiesa di San Nicomede, fu in parte alienata nel 1957 all'imprenditore Ercole Azzali; caduta in degrado dopo la cessazione dell'attività industriale, nel 1998 fu comprata dall'[[Parco fluviale regionale del Taro|Ente Parco Fluviale Regionale del Taro]], poi Ente di Gestione per i Parchi e la Biodiversità Emilia Occidentale, che ne avviò i lavori di ristrutturazione adibendone una parte a propria sede; al suo interno il grande edificio ospita inoltre il [[Museo del pomodoro]], il [[Museo della pasta]], il Museo del Parco del Taro, il Teatro alla Corte, due sale convegni e un ristorante.<ref>{{cita|Dall'Aglio|p. 532}}.</ref><ref name="Un antico centro di trasformazione agro-alimentare"/><ref>{{cita web|url=https://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:qjBN4gvO4fIJ:ambiente.regione.emilia-romagna.it/parchi-natura2000/aree-protette/immagini-aapp/foto-parchi/taro/storia_giarola.pdf/at_download/file/storia_giarola.pdf+&cd=1&hl=it&ct=clnk&gl=it|sito=webcache.googleusercontent.com|titolo=La Storia della Corte di Giarola di Collecchio|accesso=29 gennaio 2017|urlmorto=sì}}</ref><ref>{{cita web|url=http://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:oQyBqK3asmQJ:ambiente.regione.emilia-romagna.it/it/parchi-natura2000/aree-protette/immagini-aapp/foto-parchi/taro/storia_giarola.pdf/%40%40download@@download/file/storia_giarola.pdf+&cd=2&hl=it&ct=clnk&gl=it|titolo=La Storia della Corte di Giarola di Collecchio|accesso=26 gennaio 2017}}</ref>
 
=== Aree naturali ===
==== Parco naturale regionale dei Boschi di Carrega ====
{{Vedi anche|Parco naturale regionale dei Boschi di Carrega}}
[[File:CasinoDeiBoschi.jpg|thumb|Il [[Casino dei Boschi]] al centro del parco regionale dei Boschi di Carrega]]
Istituito nel 1982 per bloccare la lottizzazione della vastissima tenuta del [[Casino dei Boschi]] trasformata nel 1832 in [[giardino all'inglese]] dal giardiniere Carlo Barvitius per volere della duchessa [[Maria Luigia]], il parco regionale si estende su una superficie di 2600 ettari sui primi rilievi [[Appennino parmense|appenninici]] tra i territori comunali di Sala Baganza e Collecchio. Al centro, in prossimità della villa neoclassica, raggiungibile attraverso un viale rettilineo, il giardino monumentale presenta ampi prati alternati a boscaglie di alberi secolari; di fronte alla "Prolunga" e al "Casinetto" lo spazio è solcato da un vialetto, delimitato da ordinate siepi di [[Buxus sempervirens|bosso]]. Il resto dell'ampio parco è caratterizzato dalla presenza di fitte boscaglie di alberature spontanee, che si mescolano alle piante monumentali scelte dal Barvitius; qua e là i boschi lasciano spazio ad ampie radure e ad alcuni laghetti artificiali, tra cui il lago delle Ninfee, il lago Svizzera e il lago delle Navette. Non lontano dalla villa, la faggeta di [[Maria Amalia d'Asburgo-Lorena|Maria Amalia]] conserva l'omonima grotta tardo settecentesca voluta dalla Duchessa, originariamente arricchita da vasche e giochi d'acqua. Una serie di sentieri e di strade ad andamento rettilineo e curvilineo attraversa il parco, mentre ai suoi margini sono presenti due ampi parcheggi, uno in via del Conventino verso Collecchio e l'altro in via Case Nuove verso Sala Baganza.<ref>{{cita web|url=http://bbcc.ibc.regione.emilia-romagna.it/pater/loadcard.do?id_card=196996|sito=bbcc.ibc.regione.emilia-romagna.it|titolo=Giardino monumentale del Casino dei Boschi - Sala Baganza|accesso=27 settembre 2025|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180410202101/http://bbcc.ibc.regione.emilia-romagna.it/pater/loadcard.do?id_card=196996}}</ref><ref>{{cita web|url=https://ambiente.regione.emilia-romagna.it/it/parchi-natura2000/aree-protette/parchi/boca|titolo=Parco regionale Boschi di Carrega|accesso=27 settembre 2025}}</ref><ref>{{cita web|url=https://www.parmakids.it/i-boschi-di-carrega-un-polmone-verde-a-due-passi-dalla-citta/|titolo="I boschi di Carrega": un polmone verde a due passi dalla città|accesso=27 settembre 2025}}</ref>
 
==== Parco fluviale regionale del Taro ====
{{Vedi anche|Parco fluviale regionale del Taro}}
Istituito nel 1988, il parco si estende lungo il corso del [[Taro (fiume)|fiume Taro]] tra il [[ponte sul Taro]] della [[Strada statale 9 Via Emilia|via Emilia]] e il centro abitato di [[Fornovo di Taro]], su una lunghezza di circa 20&nbsp;km, suddivisa tra i comuni di [[Parma]], Collecchio e Fornovo di Taro sulla sponda destra, [[Medesano]] e [[Noceto]] su quella sinistra. L'area è caratterizzata dall'alternanza tra boschi, praterie, terreni coltivati e alcuni stabilimenti industriali, tra cui [[frantoi]] per l'estrazione della [[ghiaia]] dal corso d'acqua. Il parco è popolato da numerosi uccelli, alcuni stanziali, altri di passaggio durante le [[migrazioni]].<ref>{{cita web|url=https://ambiente.regione.emilia-romagna.it/it/parchi-natura2000/aree-protette/parchi/taro|titolo=Parco regionale Taro|accesso=27 settembre 2025}}</ref>
 
== Società ==
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{{Demografia/Collecchio}}
=== Etnie e minoranze straniere ===
Al 31 dicembre 2023 gli stranieri residenti erano {{formatnum:1694}}, pari all'11,21% della popolazione.<ref>{{cita web|titolo=Bilancio demografico popolazione straniera|url=https://demo.istat.it/app/?i=P03&l=it}}</ref>
 
== Cultura ==
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{{vedi anche|Museo del pomodoro}}
[[File:Museo del Pomodoro - Collecchio (PR) - Esterno.jpg|thumb|left|Ala ovest della Corte di Giarola con l'ingresso del Museo del pomodoro]]
Collocato al piano terreno dell'ala ovest della [[Corte di Giarola]], il percorso espositivo è suddiviso in sette sezioni dedicate alla storia del processo di lavorazione del [[solanum lycopersicum|pomodoro]].<ref>{{cita|Villa|p. 71.}}.</ref>
 
==== Museo della pasta ====
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==== Museo Ettore Guatelli ====
{{vedi anche|Museo Ettore Guatelli}}
[[File:L'aia del Museo, GuatelliMuseo -Ettore lattineGuatelli (PR).jpg|thumb|Interni del Museo Ettore Guatelli]]
Collocato all'interno del podere Bellafoglia di [[Ozzano Taro]], il museo espone una ricchissima collezione di oggetti di uso quotidiano utilizzati dalle famiglie contadine del [[provincia di Parma|Parmense]] fino agli inizi del [[XX secolo]].<ref>{{cita web|url=http://www.museoguatelli.it/museo-del-quotidiano/|titolo=Il Museo del quotidiano|accesso=30 gennaio 2017|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170202071123/http://www.museoguatelli.it/museo-del-quotidiano/|dataarchivio=2 febbraio 2017|urlmorto=sì}}</ref>
 
== Economia ==
Il comune divenne sede già alla fine del [[XIX secolo]] di numerose industrie appartenenti al settore agro-alimentare, favorite dalla creazione della [[ferrovia Pontremolese]], attiva tra Parma e Collecchio dal 1882; mentre molte delle più piccole furono successivamente chiuse, sono ancora presenti nel territorio, oltre ad altre di dimensioni più modeste, la [[Parmalat]] e la Rodolfi Mansueto S.p.A.<ref>{{cita|Marcheselli|p. 116.}}.</ref>
 
=== Letteratura ===
Presso la [[stazione di Collecchio]] è ambientato il [[racconto]] [[noir]] ''[[Racconti neri (raccolta di racconti)#Un treno per l'inferno|Un treno per l'inferno]]'' di [[Giorgio Scerbanenco]].<ref>{{cita news|autore=Universi|url=http://www.gazzettadiparma.it/news/provincia/66535/La-chiesa-di-Guardasone-sempre-piu.html|titolo="Un treno per l'inferno": la redazione di Universi commenta il racconto di Scerbanenco|pubblicazione=www.gazzettadiparma.it|data=20 febbraio 2020|accesso=22 luglio 2025}}</ref>
 
=== Cinema ===
A Collecchio, presso [[Villa Paveri Fontana]], sono state girate all'inizio degli anni Sessanta alcune scene del film ''[[La parmigiana]]'' di [[Antonio Pietrangeli]].<ref>{{Cita web|titolo=La parmigiana (1963) - IMDb|accesso=9 ottobre 2021|url=http://www.imdb.com/title/tt0122207/locations}}</ref>
 
La frazione di [[Ozzano Taro]] ha ospitato alcune delle scene del film ''[[Fai bei sogni (film)|Fai bei sogni]]'' di [[Marco Bellocchio]]. Il regista piacentino ha deciso di ambientare nelle colline ozzanesi (nello specifico presso l'azienda vinicola Monte delle Vigne) la sequenza della festa di Elisa ([[Bérénice Bejo]]).<ref>{{Cita web|titolo=Fai bei sogni|accesso=22 luglio 2025|url=https://www.italyformovies.it/film-serie-tv-games/detail/6856/fai-bei-sogni}}</ref>
 
=== Musica ===
Sulle rive del Lago della Svizzera nei [[Parco naturale regionale dei Boschi di Carrega|Boschi di Carrega]] è stato girato il videoclip musicale di ''Persi nel telefono'', canzone del gruppo indipendente italiano [[Tre Allegri Ragazzi Morti|Tre allegri ragazzi morti]] (alla quale ha anche partecipato [[Jovanotti]]). Il video è stato realizzato dal regista parmense [[Stefano Poletti]] con una particolare strumentazione che permette di catturare a 360° tutta la scena ripresa.<ref>{{YouTube|autore=|La Tempesta|titolo=Tre allegri ragazzi morti - Persi nel telefono (Official 360° Music Video)|lingua=it-IT|accesso=9 ottobre 2021|url=https://www.youtube.com/watch?v=WwRvfI3xLfE}}</ref>
 
== Infrastrutture e trasporti ==
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=== Sindaci eletti direttamente dai cittadini ===
[[File:Collecchio-Gonfalone.png|thumb|100px|Il gonfalone comunale]]
{{ComuniAmminPrecTitolo}}
{{ComuniAmminPrec |Nome = Alfredo Peri |Inizio = 24 aprile 1995 |Fine = 14 giugno 1999 |Partito = [[Partito Democratico della Sinistra]]-[[Democratici di Sinistra]] |Note =<ref name=interno />}}
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A Collecchio si svolgono annualmente due prove per ciclisti della categoria Elite/Under-23, la [[Coppa Collecchio]] (prima edizione nel 1929) e il [[Trofeo Edil C]] (prima edizione nel 1997), entrambe organizzate dal G.S. Virtus Collecchio.<ref>{{cita web|url=http://www.gsvirtuscollecchio.com/|titolo=G.S. Virtus Collecchio|accesso=15 gennaio 2023}}</ref>
 
== Nella cultura di massaNote ==
=== Esplicative ===
<references group=N/>
 
=== LetteraturaBibliografiche ===
Presso la [[stazione di Collecchio]] è ambientato il [[racconto]] [[noir]] '''[[Racconti neri (raccolta di racconti)#Un treno per l'inferno|Un treno per l'inferno]]''' di [[Giorgio Scerbanenco]].
 
=== Cinema ===
A Collecchio, presso [[Villa Paveri Fontana]], sono state girate all'inizio degli anni Sessanta alcune scene del film ''[[La parmigiana]]'' di [[Antonio Pietrangeli]].<ref>{{Cita pubblicazione|titolo=La parmigiana (1963) - IMDb|accesso=2021-10-09|url=http://www.imdb.com/title/tt0122207/locations}}</ref>
 
La frazione di [[Ozzano Taro]] ha ospitato alcune delle scene del film [[Fai bei sogni (film)|''Fai bei sogni'']] di [[Marco Bellocchio]]. Il regista piacentino ha deciso di ambientare nelle colline ozzanesi (nello specifico presso l'azienda vinicola Monte delle Vigne) la sequenza della festa di Elisa ([[Bérénice Bejo]]).<ref>{{Cita web|url=https://www.davinotti.com/forum/___location-verificate/fai-bei-sogni-2016/50039506|accesso=2021-10-09}}</ref>
 
=== Musica ===
Sulle rive del Lago della Svizzera nei [[Parco naturale regionale dei Boschi di Carrega|Boschi di Carrega]] è stato girato il videoclip musicale di ''Persi nel telefono'', canzone del gruppo indipendente italiano [[Tre Allegri Ragazzi Morti|Tre allegri ragazzi morti]] (alla quale ha anche partecipato [[Jovanotti]]). Il video è stato realizzato dal regista parmense [[Stefano Poletti]] con una particolare strumentazione che permette di catturare a 360° tutta la scena ripresa.<ref>{{Cita pubblicazione|titolo=Tre allegri ragazzi morti - Persi nel telefono (Official 360° Music Video)|lingua=it-IT|accesso=2021-10-09|url=https://www.youtube.com/watch?v=WwRvfI3xLfE}}</ref>
 
== Note ==
<references/>
 
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* {{cita libro|autore=Mario Calidoni, Maria Cristina Basteri, Gianluca Bottazzi, Caterina Rapetti, Sauro Rossi|titolo=Castelli e borghi. Alla ricerca dei luoghi del Medioevo a Parma e nel suo territori|città=Parma|editore=MUP Editore|anno=2009|ISBN=978-88-7847-241-9|cid=Calidoni, Basteri, Bottazzi, Rapetti, Rossi}}
* {{cita libro|autore=[[Guglielmo Capacchi]]|titolo=Dizionario Italiano-Parmigiano|volume=Tomo II M-Z|editore=Artegrafica Silva|città=Parma|cid=Capacchi}}
* {{cita libro|autore=Giuseppe Cirillo, Giovanni Godi|titolo=Guida artistica del Parmense|volume=II volume|città=Parma|anno=1986|editore=Artegrafica Silva|cid=Cirillo, Godi}}
* {{cita libro|autore=Italo Dall'Aglio|titolo=La Diocesi di Parma|volume=I Volume|città=Parma|anno=1966|editore=Scuola Tipografica Benedettina|cid=Dall'Aglio}}
* {{cita libro|autore=[[Lodovico Gambara]]|titolo=Le ville Parmensi|città=Parma|anno=1966|editore=La Nazionale Tipografia|cid=Gambara}}
* {{cita libro|autore=[[Tiziano Marcheselli]]|titolo=Collecchio di una volta|città=Parma|anno=2008|editore=Gazzetta di Parma Editore|cid=Marcheselli}}
* {{cita pubblicazione|nome=Mariagrazia Villa|titolo=Il Museo del Pomodoro|rivista=Parma economica|editore=Camera di Commercio di Parma|città=Parma|numero=1|anno=2010|cid=Villa}}