Roberto Farinacci: differenze tra le versioni
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{{Carica pubblica
| nome = Roberto Farinacci
| immagine = Roberto Farinacci
| didascalia = Roberto Farinacci nel
| carica = [[
| mandatoinizio = 15 febbraio 1925
| mandatofine = 30 marzo 1926
| predecessore = [[Alessandro Melchiori]]
| successore = [[Augusto Turati]]
| partito = [[Partito Socialista Riformista Italiano]]<small><br/>(1914-1919)</small> <br> [[Fasci italiani di combattimento]]<small><br/>(1919-1921)</small> <br> [[Partito Nazionale Fascista]]<small><br/>(1921-1943)</small> <br> [[Partito Fascista Repubblicano]]<small><br/>(1943-1945)</small>
| titolo di studio = Laurea in giurisprudenza
| alma mater = [[Università di Modena]]
| professione = Giornalista
| carica2 = [[Deputato del Regno d'Italia]]
| mandatoinizio2 = 11 giugno [[1921]]
| mandatofine2 = 25 gennaio [[1924]]
|mandatoinizio3 = 24 maggio [[1924]]
|mandatofine3 = 21 gennaio [[1929]]
|mandatoinizio4 = 20 aprile [[1929]]
|mandatofine4 = 19 gennaio [[1934]]
|mandatoinizio5 = 28 aprile [[1934]]
|mandatofine5 = 2 marzo [[1939]]
|collegio2 = [[Collegio unico]]
|collegio3 = [[Collegio unico]]
|collegio4 = [[Collegio unico]]
|collegio5 = [[Collegio unico]]
| legislatura2 = [[XXVI legislatura del Regno d'Italia|XXVI]]
|legislatura3 = [[XXVII legislatura del Regno d'Italia|XXVII]]
|legislatura4 = [[XXVIII legislatura del Regno d'Italia|XXVIII]]
|legislatura5 = [[XXIX legislatura del Regno d'Italia|XXIX]]
|carica6 = [[Camera dei fasci e delle corporazioni|Consigliere nazionale del Regno d'Italia]]
|
|
|legislatura6 = [[XXX legislatura del Regno d'Italia|XXX]]
|gruppo parlamentare6 = Membri del Gran Consiglio del Fascismo
|
|
| sito2 = {{Deputati Regno}}
}}
{{militare
|Nome = Roberto Farinacci
|Immagine =
|Didascalia =
|Nato_a = [[Isernia]]
|Data_di_nascita = 16 ottobre [[1892]]
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|Cause_della_morte = [[fucilazione]]
|Religione = Nessuna ([[Ateismo|ateo]])<ref>Renzo De Felice, '' Mussolini, il fascista '', Einaudi, 1965, vol. II, p. 543</ref>
|Nazione_servita = {{Bandiera|ITA 1861-1946
|Forza_armata = [[File:Flag of Italy (1860).svg|21px]] [[Regio Esercito]]<br/> [[File:Flag of the Blackshirts.svg|21px]] [[MVSN]]<br/> [[File:Lesser coat of arms of the Kingdom of Italy (1929-1943).svg|21px]] [[Regia Aeronautica]]
|Unità = 3º Reggimento telegrafisti
|Anni_di_servizio =
|Grado = [[Tenente]]<br />[[Caporale]]<br />[[Tenente generale|Luogotenente generale]]
|Guerre = [[Prima guerra mondiale]]<br/>[[Guerra d'Etiopia]]<br/>[[Seconda guerra mondiale]]
|Campagne = [[Fronte italiano (1915-1918)|Fronte italiano]]<br/>[[Campagna d'Italia (1943-1945)|Campagna d'Italia]]
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La battaglia interventista nel cremonese, sostenuta unicamente da una parte dei socialisti riformisti, ebbe scarsa eco e il 24 novembre 1914 un comizio [[interventismo di sinistra|interventista]] fu disperso dai neutralisti guidati dai cattolici e dagli stessi socialisti<ref>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 16}}.</ref>. Analogo risultato si ebbe il 14 maggio [[1915]], quando un corteo interventista venne nuovamente disperso dai socialisti<ref name=autogenerato8>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 17}}.</ref>. Dal settimanale ''La Squilla'' Farinacci accusò di "connubio" i socialisti e i cattolici di [[Guido Miglioli]]<ref name=autogenerato8 />: quest'ultimo, che all'epoca guidava le leghe bianche della provincia, divenne in breve tempo uno dei suoi principali avversari<ref name=autogenerato16 /><ref name=autogenerato7 /><ref name=autogenerato31>{{cita|Franzinelli|p. 214}}.</ref> e nel [[1919]] aderì poi [[Partito Popolare Italiano (1919)|Partito Popolare Italiano]].
Il 6 dicembre 1915 Farinacci fu iniziato alla [[massoneria]] nella [[loggia]] ''Quinto Curzio'' di Cremona, aderente all'obbedienza del [[Grande Oriente d'Italia]] di [[Palazzo Giustiniani (Roma)|Palazzo Giustiniani]] (matricola n. 48.057)<ref>Rosario F. Esposito, ''La Massoneria e l'Italia. Dal 1800 ai nostri giorni'', Roma, Edizioni Paoline
. 51.</ref><ref>{{cita libro|autore= Luca Irwin Fragale| titolo= La Massoneria nel Parlamento. Primo novecento e Fascismo| anno= 2021| editore= Morlacchi Editore| Allo scoppio della guerra fu esonerato dal servizio militare poiché le ferrovie non intendevano sguarnire il personale e anche le sue continue richieste di partire volontario per il fronte furono respinte<ref name=autogenerato7 /><ref>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 18:..aveva cercato sin dall'inizio di arruolarsi, ma ne venne impedito dal decreto ministeriale che vietava agli impiegati dello Stato (in quanto già in congedo illimitato) il volontario arruolamento}}.</ref><ref name="autogenerato152">{{cita|Giordano Bruno Guerri|p. 112}}.</ref><ref>{{cita|Silvio Bertoldi|p. 41:Farinacci presentò la domanda di volontario, questa domanda non fu accettata perché come ferroviere egli venne ritenuto indispensabile al servizio che svolgeva}}.</ref>. Le difficoltà ad arruolarsi gli attirarono l'ilarità degli avversari politici come il ''[[Becco giallo]]'', che in una vignetta satirica lo salutò come il "pluridecorato di guerra". Solo nel [[1916]] riuscì a farsi assegnare come volontario<ref name=autogenerato31 /><ref>{{cita|Silvio Bertoldi|pp. 41-42: Riuscì ad andare al fronte, venne smobilitato nel 1917 per rimandarlo ai suoi treni}}.</ref><ref>Roberto Festorazzi, ''Farinacci. L'antiduce'', Roma, Il Minotauro, 2004</ref> al fronte, nel [[Arma delle trasmissioni|3º Reggimento Genio Telegrafisti]]<ref name=autogenerato6>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 18}}.</ref> dove restò un anno, venendo decorato con una [[Croce al merito di guerra|croce di guerra]] e ottenendo la promozione sul campo a [[caporale]]<ref name=autogenerato7 /><ref name=autogenerato6 />. Nel marzo [[1917]], a causa di una legge che richiamava in servizio il personale delle Ferrovie, tornò a fare il capostazione a Cremona.<ref name=autogenerato7 /><ref>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 18: Le ferrovie, non potendo rischiare problemi alle linee, richiamarono l'anno successivo i dipendenti, sì che anche Farinacci lasciò il reparto e tornò al lavoro a Malagnino di Cremona}}.</ref>
Intanto i circoli socialisti autonomi cui Farinacci aveva aderito, caratterizzatisi per le posizioni interventiste e creati dalla precedente dirigenza socialista composta dal professore [[Alessandro Groppali]] e dal pastore metodista [[Paolo Pantaleo]], e che nel cremonese erano stati soppiantati dalla [[Socialismo rivoluzionario|corrente rivoluzionaria]]<ref>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 10}}.</ref>, erano diventati diciassette in tutta la provincia, rimanendo largamente minoritari<ref>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 19}}.</ref>. Alla fine della guerra iniziò a collaborare con ''[[Il Popolo d'Italia]]'' di [[Benito Mussolini]] come corrispondente da Cremona. Successivamente abbandonò il gruppo socialista di Bissolati, figura di politico che ancora anni dopo Farinacci definirà "anima nobile di apostolo, non di politico"<ref>{{cita|Silvio Bertoldi|p. 41:"Il suo ispiratore ideale, il suo modello, era Leonida Bissolati, che Mussolini aveva fatto espellere dal partito [socialista], un mite, un idealista. Farinacci non lo rinnegherà nemmeno quando giungerà ai fastigi della carriera fascista"}}.</ref>.
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[[File:Roberto Farinacci con Mussolini a convegno agrario.jpg|miniatura|Roberto Farinacci con [[Benito Mussolini|Mussolini]] a un convegno agrario a [[Cremona]]]]
Vicino a [[Benito Mussolini|Mussolini]], come esponente dell'"''Unione socialista italiana''"<ref>{{cita|Giordano Bruno Guerri|p. 68}}.</ref>, nel marzo [[1919]] prese parte alla [[fondazione dei Fasci italiani di combattimento]]<ref name=autogenerato16 /><ref name=autogenerato31 /><ref>{{cita|Guido Gerosa|pp.
Il 5 gennaio [[1920]], il vecchio battagliero foglio socialista ''La Squilla'', di cui nel frattempo Farinacci era divenuto direttore, cambiò nome in ''La Voce del Popolo Sovrano'' e cambiò area di riferimento rivolgendosi alle "forze della nazione equilibrate e sane"<ref name="autogenerato372"/> e il neocostituito [[Sindacalismo fascista|sindacato fascista]] dei ferrovieri di Cremona, controllato da Farinacci, ottenne alte adesioni tanto che già nel gennaio [[1920]] fu in grado di far fallire i primi scioperi nella provincia<ref name="autogenerato372"/>. Il 5 settembre [[1920]] al teatro Politeama Verdi di Cremona Mussolini indisse il congresso regionale dei Fasci di combattimento come segno di apprezzamento per l'attività svolta da Farinacci<ref>{{cita|Guido Gerosa|p. 49: Gerosa riporta correttamente i fatti ma erroneamente indica come data il 5 dicembre}}.</ref><ref>{{cita|Roberto Vivarelli vol.III|pp.
Alla manifestazione partecipò lo stesso Mussolini che giunse in città dopo un viaggio avventuroso dovendo eludere i picchetti degli scioperanti<ref name="autogenerato372"/>. Sempre il 5 settembre a Cremona, vi fu una manifestazione pro-Russia con tremila socialisti<ref>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 39: Già domenica 5 settembre, durante il comizio socialista pro-Russia (erano presenti in città almeno 3mila manifestanti, e Lazzari aveva tenuto il comizio di chiusura, esortando "il proletariato a tenersi pronto per l'imminente cozzo finale")...}}</ref> e una contromanifestazione con 800 fascisti<ref>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 39: secondo la Prefettutura alla manifestazione fascista presero parte circa 800 persone}}.</ref> che giunsero allo scontro. La sera del giorno seguente in piazza Roma, si verificò uno scontro armato dove si registrarono due morti, il fascista Vittorio Podestà e il reduce Luciano Priori (cinque i feriti). Secondo la Questura l'aggressione "''era da imputare agli affiliati del Psi''"<ref name=autogenerato14>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 39}}.</ref> e Farinacci avrebbe dovuto essere il bersaglio<ref name=autogenerato14 />. Farinacci e Sigfrido Priori, fratello dell'ucciso furono trattenuti in stato di arresto per alcuni giorni<ref>[[Giorgio Alberto Chiurco]], Storia della rivoluzione fascista 1919.1920, volume II Anno 1920, Vallecchi Editore, Firenze, 1929, pag 115</ref> e ad essi si aggiunsero altri socialisti i giorni seguenti<ref name=autogenerato14 />. Ai funerali di Podestà e Priori parteciparono circa 10.000 persone<ref>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 40}}.</ref>.
=== La breve stagione parlamentare ===
Alle [[Elezioni politiche in Italia del 1921|elezioni politiche italiane del 1921]] fu eletto alla [[Camera dei deputati del Regno d'Italia|Camera dei deputati]] nei [[Blocchi Nazionali]] insieme ad altri trentaquattro fascisti<ref name="autogenerato372"/>. La stampa satirica lo definì "Onorevole tettoia", perché nel 1917 venne esonerato dal Regio Esercito e rimandato al suo posto di lavoro (come gli altri ferrovieri), che lascerà nel 1921. Intanto riprese gli studi
Alla prima seduta della Camera il 13 giugno Farinacci prese parte all'aggressione contro il deputato comunista [[Francesco Misiano]], particolarmente inviso ai fascisti per aver [[diserzione|disertato]] la chiamata alle armi ed essere fuggito all'estero. Farinacci gli strappò la pistola che portava sotto la giacca e la consegnò a [[Giovanni Giolitti]], il quale però argomentò: "''Non posso prenderla, non ho il porto d'armi''"<ref name="autogenerato372"/>.
Operò, insieme ad [[Achille Starace]] per una massiccia campagna di [[propaganda]] nel [[Trentino-Alto Adige]] (
=== Il Ras di Cremona ===
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[[File:Squadra d'azione di Cremona Farinacci al centro.jpg|miniatura|[[Squadrismo|Squadra d'azione]] di Cremona, Farinacci al centro]]
Nonostante l'interesse che i Fasci riscossero presso le organizzazioni agrarie, Farinacci operò in modo che lo [[squadrismo]] almeno inizialmente non ne apparisse mai come il braccio armato<ref>{{cita|Roberto Vivarelli vol.III|p. 156: se anche gli agrari avevano seguito con ovvia simpatia lo sviluppo dei Fasci, Farinacci non aveva permesso che questi si presentassero come il braccio armato delle associazioni agrarie}}.</ref> criticando invece il Fascio di Padova troppo vicino alle posizioni agrarie<ref name=autogenerato30>{{cita|Roberto Vivarelli vol.III|p. 156}}.</ref>. Pur perdurando l'ostilità nei confronti di [[Guido Miglioli]] che guidava le leghe bianche, almeno per tutta la prima metà del 1921, le [[squadrismo|squadre d'azione]] non parteciparono agli scontri con i leghisti cattolici che erano concentrati presso [[Soresina]]<ref name=autogenerato30 />. Farinacci
Secondo Farinacci, la "caratteristica predominante" delle azioni squadriste era la rappresaglia, secondo il seguente schema tipico: "''uccisione proditoria di un fascista, rappresaglia dei fascisti, funerali solenni del caduto, conflitto durante i funerali, nuove rappresaglie''"<ref name=autogenerato24>{{cita|Franzinelli|p. 76}}.</ref>. In realtà, il più delle volte la pretesa provocazione che gli squadristi adducevano a motivo delle loro violenze era un mero pretesto, e appariva chiaro che la reazione squadrista non era affatto proporzionata all'offesa<ref>{{cita|Franzinelli|p. 75: "La violenza si scatenava immancabilmente dopo una provocazione: percosse a un fascista isolato, fischi al passaggio delle camicie nere, sventolio di vessilli rossi, canti proletari... Se in talune situazioni, effettivamente, militanti della sinistra trascesero contro avversari politici in condizione di minorità, nella maggioranza dei casi il comportamento degli squadristi attualizzava l'apologo del lupo e dell'agnello, oltre a prevedere un'evidente sproporzione tra azione e reazione: gli insulti attiravano le revolverate, un'aggressione isolata determinava la distruzione della Camera del lavoro e il sequestro dei capilega".}}</ref>.
Per esempio a [[Rivarolo del Re ed Uniti|Rivarolo]] l'8 aprile
Intanto il [[patto di pacificazione]] a Roma, sottoscritto da fascisti e socialisti ai primi di agosto fu contestato da Farinacci che lo definì "''un oltraggio alla memoria dei nostri morti''" e dal quel momento assunse la ''leadership'' dello squadrismo più intransigente<ref name="autogenerato152"/><ref name=autogenerato9 /> e dal vecchio settimanale fondò un nuovo quotidiano ''"Cremona nuova"''<ref name="autogenerato152"/>, unendosi a coloro che contestavano la stessa firma apposta da Mussolini.
{{quote|Tu minacci di abbandonarci se non ti seguiamo, tu affermi che noi siamo tuoi figli ma dimentichi che moltissimi di noi abbiamo [''sic!''] raggiunto i 21 anni e quindi emancipati nel giudicare|Roberto Farinacci, ''A proposito di pace'', [[L'Assalto (periodico)|L'Assalto]], 13 agosto 1921, p. 2}}
Gli agguerriti leghisti bianchi di Miglioli che avevano il proprio feudo a [[Soresina]] il 10 marzo [[1922]] stipularono un'intesa con i ben più tiepidi massimalisti socialisti della provincia<ref>{{cita|Roberto Vivarelli vol.III|pp. 404-405}}.</ref> con l'obiettivo di "''difendere e riconquistare i diritti dei lavoratori organizzati''"<ref name=autogenerato2>{{cita|Roberto Vivarelli vol.III|p. 405}}.</ref>. Una delle prime azioni della nuova intesa fu quella di celebrare la festività del 1º maggio. Farinacci, conosciuto a questo punto anche come il ''[[Ras (titolo)|ras]]'' di [[Cremona]] ne impedì lo svolgimento in diverse località e a Cremona pretese di poter parlare dal palco organizzato dalle due leghe unite così le forze dell'ordine per evitare disordini preferirono spostare la manifestazione al 7 maggio<ref name=autogenerato9>{{cita|Guido Gerosa|p. 50}}.</ref>. La celebrazione riuscì soltanto a [[Soresina]] e a Crema, in quest'ultima località il corteo si snodò fin davanti alla chiesa nello sventolio di [[Bandiera rossa|bandiere rosse]] associate a quelle bianche<ref name=autogenerato2 />. La fusione tra le due leghe rimase un fatto isolato e fu vista però con molto disagio dal [[Partito Popolare Italiano (1919)|Partito Popolare]] e dal [[Partito Socialista Italiano]]<ref name=autogenerato12>{{cita|Roberto Vivarelli vol.III|p. 406}}.</ref>.
Farinacci nello scontro con le leghe fu facilitato anche dalle imposte fiscali che molte amministrazioni socialiste introducevano in modo spesso vessatorio nei confronti del contado<ref>{{cita|Roberto Vivarelli vol.III|p. 406:Nel contado il piano fascista fu facilitato dal modo spesso arbitrario e intenzionalmente persecutorio, con il quale molte amministrazioni comunali applicavano le imposte}}.</ref>. Contro queste, nella primavera 1922, indisse uno sciopero che secondo le relazioni di Pubblica Sicurezza ottenne un certo successo<ref name=autogenerato12 />. Le squadre d'azione, che nel 1922 si erano nel frattempo alleate con gli agrari, dato anche l'alto numero di adesioni, erano avvantaggiate nel favorire i propri tesserati. Fortemente indebolite le altre organizzazioni sindacali, solo i sindacati fascisti erano in grado di garantire la pace sociale<ref name=autogenerato12 />. Nel frattempo al maggio 1922 il numero dei Fasci era salito a 107, mentre i tesserati erano oltre trentunomila<ref name=autogenerato12 />.
Secondo una relazione dell'Ispettore Generale di Pubblica Sicurezza Paolo Di Tarsia, datata 28 maggio 1922, sotto la guida di Farinacci il fascio della provincia di Cremona, "''organizzazione che ora sta trasmodando per la sua violenza''", era divenuto "''espressione e difensore''" della locale Associazione dei datori di retribuzione (l'associazione degli agrari e dei proprietari fondiari, che aveva preso il posto della disciolta Federazione agraria); secondo voci, riportate come affidabili da Di Tarsia, in quel periodo l'on. Farinacci (eletto deputato) riceveva finanziamenti dagli agrari; comunque, per la direzione e la redazione del periodico "Cremona Nuova", Farinacci riscuoteva dall'Associazione dei datori di lavoro un compenso di 15.000 lire annue; nel suo rapporto, l'ispettore Di Tarsia conclude al riguardo che "''il fascio è, se non perfettamente al servizio dei proprietari, certamente da essi sostenuto''"<ref>La relazione di Di Tarsia è citata in [[Renzo De Felice]], ''Mussolini il fascista. I. La conquista del potere 1921-1925'', Einaudi, Torino 1966, pag. 252.</ref>.
==== Lo scontro con le amministrazioni socialiste ====
Ottenuto il controllo delle campagne Farinacci si rivolse alle città e il primo obiettivo divennero le amministrazioni socialiste, in particolare [[Cremona]] dove i socialisti avevano un'ampia maggioranza. L'attacco all'amministrazione socialista di Cremona fu preceduto da intimidazioni ai rappresentanti politici i quali erano così impossibilitati a svolgere le proprie funzioni e disertavano quindi l'aula<ref name=autogenerato26>{{cita|Roberto Vivarelli vol.III|p. 407}}.</ref>. Il 3 luglio [[1922]], constatata l'assenza del [[Sindaci di Cremona|pro-sindaco]]
Non avendo ottenuto risposta, il 6 luglio [[1922]] le squadre d'azione, composte da circa un migliaio di squadristi<ref name=autogenerato26 />, occuparono la città: le forze dell'ordine, che pur avevano ordine di reprimere i moti altresì avevano esplicito divieto di ricorrere alle armi da fuoco e furono impossibilitate a reagire<ref name=autogenerato26 />. La camera del lavoro fu facilmente occupata, così come il [[Municipio (edificio)|Municipio]] e alcune abitazioni private come quella di [[Guido Miglioli]] che fu distrutta<ref name=autogenerato26 />. Farinacci si autoproclamò sindaco<ref name="autogenerato152"/> facendo issare sul balcone il gagliardetto fascista<ref name=autogenerato9 />. L'occupazione della città durò fino al 18 luglio quando gli squadristi, dietro un espresso ordine di Mussolini, si ritirarono<ref name=autogenerato36>{{cita|Roberto Vivarelli vol.III|p. 408}}.</ref>. L'amministrazione comunale fu commissariata dal prefetto<ref name=autogenerato31 /><ref name=autogenerato36 />. Nel giro di una settimana tutti gli amministratori pubblici della provincia di Cremona, sia socialisti, sia popolari decisero di dimettersi<ref name=autogenerato36 /><ref>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 85: ""In seguito ai fatti di Cremona, la federazione del Psi decise le dimissioni di massa di tutte le amministrazioni socialiste ancora in carica (35, ma pure le amministrazioni popolari avrebbero fatto altrettanto), paralizzando di fatto la vita politica locale}}.</ref>. Questa scelta dei socialisti e dei popolari nella [[provincia di Cremona]] fece guadagnare consensi al fascismo e fece poi fallire lo [[sciopero legalitario]] proclamato alcuni mesi dopo<ref>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 85: In tale situazione lo sciopero generale legalitario indetto dall'Alleanza del Lavoro non trovò possibilità alcuna di riuscita, anzi il solo annuncio servì ancor più a guadagnare al fascismo settori sociali che non ritenevano più i partiti costituzionali idonei a garantire la governabilità del paese}}.</ref>.
Sempre alla guida delle squadre d'azione<ref name="autogenerato152"/>, il 3 e il 4 agosto [[1922]] le squadre di Farinacci presero parte a Milano all'occupazione di [[Palazzo Marino]] da cui fu cacciata l'amministrazione socialista e poi alla [[Fatti di Parma|fallita azione a Parma]]<ref name=autogenerato9 />.
Gli assalti contro le cooperative rosse, nonostante che Mussolini ricercasse più moderazione, continuarono<ref>{{cita|Giordano Bruno Guerri|pp. Il 3 ottobre [[1922]] Farinacci, con le proprie squadre si spostò a Trento dove assunse il comando di tutti gli squadristi che erano confluiti laggiù per pretendere le dimissioni del commissario civile [[Luigi Credaro]] che era accusato di scarso impegno nella difesa della minoranza italiana in [[Provincia autonoma di Bolzano|Alto Adige]]<ref>{{cita|Roberto Vivarelli vol.III|p. 456}}.</ref>. Credaro, anche su consiglio delle autorità militari, si dimise il 5 ottobre<ref>{{cita|Roberto Vivarelli vol.III|pp.
==== La presa di Cremona ====
La notte tra il 27 ottobre e 28 ottobre [[1922]], ancora prima che iniziasse ufficialmente la [[Marcia su Roma]], le squadre cremonesi di Farinacci si mossero per occupare i punti strategici della città<ref name=autogenerato16 /><ref name=autogenerato31 /><ref name="autogenerato21">{{cita|Guido Gerosa|p. 51}}.</ref>. Davanti alla Prefettura, durante l'assalto gli squadristi furono accolti a fucilate dal palazzo, ma Farinacci ordinò di non retrocedere e di non rispondere al fuoco: "''Fermi, non sparate, sono colpi a salve''"<ref name=autogenerato4>{{cita|Luigi Cazzadori|p. 29}}.</ref> ma lo squadrista Antonio Vicini, fondatore del Fascio di Vicomoscano (Casalmaggiore), che era al suo fianco cadde colpito a morte<ref name=autogenerato21 /><ref>''I caduti dimenticati 1919-1924'c, Novantico Editore Ritter,
L'assalto fu rinnovato il giorno seguente e gli squadristi penetrarono nella Prefettura. Farinacci raggiunse l'ufficio del colonnello Petrini, comandante del locale presidio, che gli comunicò l'intenzione di rassegnare le dimissioni. Dal balcone del palazzo Farinacci proclamò la vittoria<ref name="autogenerato21" /><ref>{{cita|Luigi Cazzadori|p. 33}}.</ref> e il colonnello Petrini, gli consegnò ufficialmente la città<ref name="autogenerato21" />.
Nelle giornate tra il 27 e il 31 ottobre in tutt'Italia i fascisti caduti furono complessivamente trenta di cui 10 nella provincia di Cremona<ref>{{cita|Roberto Vivarelli vol.III|p. 475}}.</ref><ref>''I caduti dimenticati 1919-1924'', Novantico Editore Ritter,
Le prese di posizione di Farinacci, che marcavano una netta distanza da Mussolini<ref name="autogenerato1" />, lo resero inviso al Duce, che lo allontanò dal [[Gran consiglio del fascismo|Gran Consiglio del Fascismo]]
In effetti, con l'intento di istituzionalizzarle e di porle sotto stretto controllo dal 1º febbraio [[1923]] nella Milizia erano confluite tutte le [[squadrismo|squadre d'azione]]. Farinacci aveva iniziato a guidare la corrente più intransigente chiamata anche dei "''terribilisti''"<ref name="autogenerato21" />. Il [[quattuorviri|quadrumviro]] [[Emilio De Bono]] e il [[Podestà (fascismo)|podestà]] di [[Casalmaggiore]], [[Giancarlo Lanciani Rocca]], lo avvertirono che rischiava l'accusa di "ammutinamento" e il deferimento al tribunale<ref name="autogenerato21" /><ref name="autogenerato10" />.
Lo storico [[Giordano Bruno Guerri]] distingue le due anime del fascismo
=== La segreteria nazionale ===
Farinacci fu eletto nuovamente il 6 aprile [[1924]] nelle [[Elezioni politiche in Italia del 1924|elezioni politiche italiane del 1924]] nella [[Lista Nazionale]]<ref name=autogenerato19>{{cita|Franzinelli|p. 215}}.</ref>. Il 30 maggio, all'apertura della Camera, fu tra i parlamentari che più volte interruppero il discorso di [[Giacomo Matteotti]]<ref name=autogenerato27>{{cita|Guido Gerosa|p. 52}}.</ref> nel corso del quale accusò i fascisti di aver vinto le elezioni con brogli elettorali. Nel periodo in cui Matteotti sparì e ancora nulla si sapeva sulla sua reale fine fu tra coloro che maggiormente sostennero Mussolini<ref name=autogenerato10 /><ref name=autogenerato27 />. Farinacci, nel momento in cui Mussolini si sentiva perso, passò al contrattacco contro l'opposizione<ref name=autogenerato19 /> che ne richiedeva le dimissioni come più tardi rievocò:
{{Citazione|Solo, dico, ti ripeto, solo, ero al tuo fianco in quelle indimenticabili giornate di palazzo Chigi, quando io, per alleviare la pressione avversaria su di te, incominciai a strepitare contro tutto e contro tutti, sì da riuscire nell'intento: quello di attirare su di me tutti gli odi e tutte le minacce. I pavidi, i senza fede e gli opportunisti del fascismo si schierarono contro di me; essi furono allora vinti .|Roberto Farinacci in una lettera inviata a Mussolini dell'8 luglio [[1926]]<ref name=autogenerato27 />}}
Quando verso settembre la situazione iniziò a stabilizzarsi e Mussolini sentì di aver ripreso le redini invitò Farinacci a moderare i discorsi: "''Devi agitare non un ulivo, ma un'intera foresta di ulivi''"<ref name=autogenerato27 />. Per Farinacci, auspicante una nuova ondata rivoluzionaria<ref name=autogenerato19 />, però la sfida con le opposizioni aventiniane andava chiusa "''se non è sufficiente la scopa, si adoperi la mitragliatrice''"<ref name=autogenerato1 /> e appoggiò il 31 dicembre i trentatré consoli della [[Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale|MVSN]] che incontrarono Mussolini garantendo la propria fedeltà, ma reclamando una svolta politica. Fu la vittoria dell'estremismo farinacciano,
Il 12 gennaio Farinacci fu nominato segretario nazionale del [[Partito Nazionale Fascista]] e la scelta, soddisfacendo gli estremisti<ref name=autogenerato1 />, pose un freno all'assalto alle cariche che era avvenuto negli anni precedenti<ref name=autogenerato40>{{cita|Guido Gerosa|p. 53}}.</ref>: «non la “seconda ondata” era andata al potere con Farinacci, quanto l’avversione alla “seconda ondata” aveva indotto Mussolini a designare Farinacci, cui i provinciali imputarono la colpa d’aver fatto il gioco del “Duce”»<ref>
{{Approfondimento
|allineamento =
|larghezza = 300px
|titolo = Intransigenza e ''rassismo''
|contenuto = Farinacci, prototipo del ''ras'' provinciale sostenitore della ''seconda ondata'', divenne la figura di riferimento del fascismo "intransigente" e, dopo la sua segreteria del PNF, venne ad assumere in qualche modo un ruolo di opposizione interna al regime, ruolo che riuscì negli anni a mantenere (grazie al suo prestigio personale), nonostante i ripetuti tentativi da parte di Mussolini di liquidarlo politicamente e anche di ottenere la sua espulsione dal partito<ref>[[Renzo De Felice]], ''Mussolini il fascista. II. L'organizzazione dello Stato fascista 1925-1929'',
Ciò avvenne per vari motivi: perché l'intransigentismo fascista riscuoteva scarso consenso nel paese (scarsissimo nell'esercito); perché si trattava di una componente poco coesa, che Mussolini riuscì sempre a dividere, cooptando nel regime individui e gruppi; perché gli "intransigenti" erano dotati perlopiù di scarso carattere, avevano idee politicamente piuttosto confuse e, al dunque, posti di fronte al rischio di perdere quel poco di potere che il regime comunque assicurava loro (soprattutto a livello locale), si tiravano indietro<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista. II. L'organizzazione dello Stato fascista 1925-1929'', Torino, Einaudi,
}}
Nel frattempo il suo giornale ''Cremona
La strategia di Mussolini dopo la marcia su Roma prevedeva, fra l'altro, l'eliminazione di ogni margine di autonomia politica del Partito Nazionale Fascista, vale a dire che Mussolini intendeva sottoporre totalmente alle sue direttive il PNF<ref>[[Emilio Gentile]], ''Fascismo. Storia e interpretazione''
Il 30 agosto [[1925]], Farinacci, accompagnato da [[Italo Balbo]], si recò a [[Forlì]] per compiere un gesto di grande importanza propagandistica: la fondazione di [[Predappio|Predappio Nuova]], allo scopo di celebrare il luogo natale di Benito Mussolini. Tutto questo non sanava una contrapposizione che sempre avrebbe diviso Farinacci dal suo Duce, che egli riconosceva come capo, stimava e amava, ma cui rimproverava (anche pubblicamente, e non solo per propaganda) di essere eccessivamente liberale e morbido, costantemente ponendoglisi in controscena nel produrre proposte "più decise" ogni volta che Mussolini gli pareva poco incisivo.
[[File:Cerimonia di fondazione di Predappio Nuova.jpg|miniatura|Roberto Farinacci alla cerimonia di fondazione di [[Predappio|Predappio Nuova]]]]
L'inizio dell'irreversibile declino politico di Farinacci si ebbe all'indomani dell'eccidio di antifascisti che fu perpetrato in [[Toscana]] dagli squadristi nei giorni fra il 3 e il 5 ottobre 1925, espressione di ciò che [[Renzo De Felice|Renzo de Felice]] definì "bestiale violenza del fascismo toscano (che confermò il suo triste primato di più feroce tra quelli della penisola)"<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista. II. L'organizzazione dello Stato fascista 1925-1929'',
{{Citazione|Non ammetto squadre di nessuna specie e non ammetto che si revochi in dubbio esistenza ordine giorno Gran Consiglio che non fu votato perché i miei ordini non si votano, si accettano e si eseguiscono senza chiacchiere aut riserve perché [[Gran Consiglio del Fascismo|Gran Consiglio]] non è parlamentino e nel Gran Consiglio non si è mai - dico mai - proceduto a votazioni di sorta. [...] Mio ordine è preciso tutte le formazioni squadristiche a cominciare dai corsari neri del troppo loquace Castelli saranno sciolte a qualunque costo dico a qualunque costo. È gran tempo di fare la separazione necessaria: i fascisti coi fascisti; i delinquenti coi delinquenti; i profittatori coi profittatori e soprattutto bisogna praticare intransigenza morale dico morale.|Benito Mussolini<ref>Il testo del telegramma di Mussolini è riportato in: Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista. II. L'organizzazione dello Stato fascista 1925-1929'',
Farinacci già aveva assunto la difesa del famigerato [[Amerigo Dumini]]<ref>[[Piero Gobetti]], ''Matteotti - Roberto Farinacci in difesa di Dumini'', prefazione di Ruggero Jacobbi, Libreria dell'800, Roma, 1944.</ref>, al quale scrisse che assumendo "la carica di segretario del partito mi impegnai di [[Giacomo Matteotti|smatteottizzare]] l'Italia e di tenere in mano il partito fino a processo finito"<ref>[[Archivio di Stato di Roma]], [http://ricerca.archiviodistatoroma.beniculturali.it/dm_0/asRomaxDamsHist9111/allegati//IT/ASROMA/AS9111/0003340/IT.ASROMA.AS9111.0003340.0001.pdf Corte d'assise speciale, Procedimento penale contro Amerigo Dumini e altri per l'omicidio dell'on. Giacomo Matteotti (secondo processo), volume 84, num. 76-59 (lettera di Farinacci a Dumini), f. 72].</ref>.
Nel marzo 1926, al [[Delitto_Matteotti#I_processi_farsa_durante_il_regime|processo di Chieti agli assassini di Matteotti]], benché Mussolini non volesse che venisse dato ampio risalto<ref name=autogenerato40 />, il ras di Cremona utilizzò il suo ruolo di avvocato difensore per rendere "politico" il caso giudiziario, dichiarando sin dall'arrivo in città: "''Il processo non si farà al regime, si farà alle opposizioni''"<ref name=autogenerato32>{{cita|Guido Gerosa|p. 54}}.</ref>. Gli assassini di Matteotti, in effetti, furono condannati a pene lievi ma già il [[30 marzo]] [[1926]] - una settimana dopo la pronuncia della sentenza - Farinacci era stato costretto a rassegnare le dimissioni<ref name=autogenerato32 />, sostituito da [[Augusto Turati]].
=== Il ritorno a Cremona ===
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[[File:Farinacci a cremona colonia fluviale.gif|miniatura|Farinacci in visita all'omonima colonia fluviale (oggi Parco al Po "Colonie Padane")]]
Gli articoli sul giornale gli alienarono le simpatie degli altri gerarchi e provocarono non poche tensioni<ref name=autogenerato34 />. Le sue posizioni anticlericali<ref name=autogenerato32 /> crearono anche alcuni intoppi nel lavoro diplomatico che il regime andava intessendo con la [[Chiesa cattolica]] per l'elaborazione del [[Concordato]] che sarebbe stato poi sottoscritto nel [[1929]]. Il suo giornale fu successivamente di tanto in tanto oggetto di [[censura|censure]], sequestri, ammonimenti. E forse anche per gli attacchi ad [[Arnaldo Mussolini]], fratello del Duce, del quale insinuò senza prove che avesse ottenuto finanziamenti occulti per ''Il Popolo d'Italia''<ref>Farinacci perseguita Mussolini su due fronti: i ''report'' dettagliati sulle malversazioni della cricca meneghina e la ''Tangentopoli Nera'': ''Fascismo ladrone: la guerra dei gerarchi per le mazzette'', [[Il Fatto Quotidiano]], 18 ottobre 2016.</ref>.
==== Lo scandalo Belloni ====
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=== Il ritorno in politica ===
[[File:Rappresentanza PNF capodanno 1935.jpg|miniatura|sinistra|Rappresentanza [[Partito Nazionale Fascista|PNF]] capodanno 1935, Farinacci sulla destra]]
Sul giornale ''Il Regime Fascista'' Farinacci e il suo clan criticavano [[Augusto Turati]] raccogliendo una serie di testimonianze scritte di uomini e donne prezzolati, che denunciavano presunti vizi e stravaganze sessuali dell'ormai ex segretario, numero uno de ''[[La Stampa]]''.<ref>Mario Guarino, ''I Soldi dei Vinti'', Luigi Pellegrini Editore, pag. 143.</ref>.
Con la nomina a segretario nazionale del PNF di [[Achille Starace]] Farinacci terminò la propria opposizione a Mussolini dedicandosi esclusivamente all'attività forense e allo sport come la [[scherma]] e le [[Mille Miglia]]<ref name=autogenerato32 />. Con la [[battaglia del grano]] Cremona fu una delle province italiane ad ottenere i migliori risultati<ref name=autogenerato32 />. Curiosamente in questo periodo Farinacci si caratterizzò per la propria opposizione al [[Nazionalsocialismo]] di [[Adolf Hitler]] che di lì a poco assunse in Germania il potere<ref name=autogenerato32 />. Nel gennaio [[1935]] Mussolini decise di riportare Farinacci nella politica e lo reintegrò nel [[Gran consiglio del fascismo|Gran Consiglio del Fascismo]]<ref name=autogenerato32 />. Le scelte culturali di Roberto Farinacci, a partire dal 1934 s'indirizzano alla valorizzazione, dalle colonne del quotidiano da lui diretto, del razzismo e del cosiddetto ''tradizionalismo integrale'' del quale si era fatto banditore, dopo la pubblicazione del suo ''Rivolta contro il mondo moderno'' (1934), Julius Evola: è a lui -il quale aveva espresso la propria chiara presa di posizione in favore della politica razzista del Nazionalsocialismo, sin dal 1933- che Farinacci affida, su ''Regime Fascista'', la cura della pagina, a cadenza quindicinale, ''Diorama Filosofico'', ove, nel corso di circa un decennio, compariranno firme di spicco del panorama intellettuale italiano e straniero, tra le quali quelle di René Guénon, Lidio Cipriani, Giulio Cogni, Gonzague de Reynold e Paul Valéry.
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==== L'antisemitismo di Farinacci ====
Durante la [[guerra civile spagnola|guerra di Spagna]], dove aveva avuto un confronto diretto con i tedeschi e l'ideologia [[nazionalsocialismo|nazionalsocialista]], aderì in parte alle teorie razziste tanto che rientrato in [[Italia]] entrò in contatto con [[Giovanni Preziosi]] e la sua rivista ''La vita italiana''<ref name=autogenerato3 /> con la quale a breve, con l'articolo "Matrimonio d'amore", formalizzò un'unione con ''Il Regime Fascista''<ref>{{cita|Romano Canosa|p. 144}}.</ref>. Farinacci rilevò come le battaglie sostenute dai due fogli fossero sempre state le stesse e nelle sue intenzioni il giornale di Preziosi si sarebbe trasformato in una rivista esclusivamente politica di approfondimento destinata ad un ristretto numero di lettori<ref>{{cita|Romano Canosa|pp.
L'evento creò una frattura fra gli stessi cittadini ebrei italiani dei quali alcuni, come il presidente della comunità milanese, presero posizione contro gli arrestati ribadendo la propria fedeltà all'Italia<ref>{{cita|Romano Canosa|pp.
''[[Il Piccolo]]'' di Trieste, diretto da [[Rino Alessi]], prese le difese degli ebrei sostenendo che la città rappresentava un caso speciale in cui costoro avevano sempre ricoperto posizioni di prestigio<ref>{{cita|Romano Canosa|p. 197}}.</ref>. L'adesione alle teorie razziali tedesche da parte di Farinacci inizialmente non fu totale
La sottoscrizione del [[Patto d'Acciaio]] nel maggio [[1939]] rappresentò una vittoria per la corrente farinacciana, il cui leader era ormai soprannominato "Il tedesco"<ref name="autogenerato13" />.
L'introduzione delle [[leggi razziali fasciste]] nel [[1938]] fu seguita con interesse dal "Regime fascista"<ref>{{cita|Guido Gerosa|pp.
Farinacci, prendendo spunto dalle parole dell'arcivescovo, sostenne che erano stati proprio gli ebrei a volersi sottrarre dalla comune fratellanza e li definì quindi come una razza "inconfondibile e inassimilabile"<ref name=autogenerato35 />.
Nei mesi successivi Farinacci assunse un atteggiamento fortemente polemico nei confronti delle gerarchie ecclesiastiche, richiamandosi all'antisemitismo storico della Chiesa per sottolineare come la politica razzista del Fascismo non facesse altro che proseguire nella stessa tradizione e soprattutto ammonendo la Chiesa a non interferire in questioni politiche, in relazione al progressivo avvicinamento del Partito Fascista alla Germania hitleriana<ref>{{cita|Enzo Collotti|pp.
=== La guerra ===
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Probabilmente i [[Germania nazista|tedeschi]], prima di insediare Mussolini alla guida della [[Repubblica Sociale Italiana]], pensarono a Farinacci come capo dello [[Stato fantoccio]] di [[Salò]], salvo poi scartarlo<ref>{{cita|Guido Gerosa|p. 58}}.</ref>; Farinacci non ricoprì alcun incarico all'interno della RSI<ref name=autogenerato34 /><ref name=autogenerato28 />, e ritornò al proprio giornale a Cremona, dove riprese ad attaccare i propri avversari<ref name=autogenerato25 /> e a difendere senza esitazione<ref>{{cita|Luigi Ganapini|p. 106}}.</ref> la causa della [[Germania nazista]]<ref name=autogenerato18 />. Confidando quasi fino all'ultimo nella vittoria finale, sulla sua testata diede ampio spazio a teorie relative ad una rimonta militare tedesca attraverso il ricorso alle [[Arma segreta|armi segrete]]<ref>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 455}}.</ref>.
Il 29 settembre [[1943]], con l'articolo ''Eccomi di ritorno'' pubblicato sul ''Regime fascista'', si ripresentò nelle consuete vesti di esponente dell'estremismo fascista in cui accusò l'[[antifascismo]] di persecuzioni "''inumane verso i fascisti''" e denunciando l'omicidio di [[Ettore Muti]]<ref>{{cita|Luigi Ganapini|pp.
Per tutta la durata della Repubblica Sociale la [[Guerra civile in Italia (1943-1945)|situazione a Cremona rimase tranquilla]]<ref>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 456}}.</ref> e Farinacci non subì alcun attentato partigiano, anche se dagli stessi fu spesso additato come un nemico da colpire<ref name=autogenerato20>{{cita|Luigi Cazzadori|p. 71}}.</ref>, essendo chiaro che, pur non avendo alcuna influenza sul [[governo della Repubblica Sociale Italiana|governo di Mussolini]], non avrebbe mai rinnegato il fascismo<ref name=autogenerato20 />. Esperto giornalista, favorì la nascita del giornale ''Crociata Italica'' di don [[Tullio Calcagno]], che fu stampato nella stessa tipografia del ''Regime Fascista''<ref>{{cita|Luigi Ganapini|p. 213}}.</ref><ref name=autogenerato29>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 453}}.</ref> ed arrivò alla tiratura record di centocinquantamila copie<ref name=autogenerato29 />.
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==== La fucilazione ====
[[File:Farinacci fucilazione.jpg|thumb|La fucilazione di Farinacci.]]
Il 25 aprile [[1945]] il vecchio avversario [[Guido Miglioli]] volle incontrarlo per convincerlo ad arrendersi<ref>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 458}}.</ref>, ma Farinacci si rifiutò: "''Non siamo ancora alla fine''"<ref name=autogenerato33>{{cita|Guido Gerosa|p. 59}}.</ref>. In seguito allo sfaldarsi della RSI per l'avanzata degli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]], e quando già gruppi di insorti muovevano alla liberazione di Cremona, Farinacci lasciò la città il mattino del 26 aprile diretto in [[Ridotto Alpino Repubblicano|Valtellina]]<ref name=autogenerato33 /><ref name=autogenerato23>{{cita|Giordano Bruno Guerri|p. 115}}.</ref><ref>{{cita|Luigi Cazzadori|p. 71: "Ubbidendo agli ordini ricevuti dal governo di Mussolini di ritirarsi a [[Como]] e poi in Valtellina, egli uscì da Cremona con una colonna"}}.</ref><ref>{{cita|Silvio Bertoldi|p. 48: Voleva dirigersi verso il fantomatico "ridotto della Valtellina"}}.</ref> insieme a un manipolo di fedeli, ma giunto nei pressi di [[Bergamo]] decise di staccarsi dalla colonna per recarsi a [[Oreno]], insieme alla marchesa Maria Carolina Vidoni Soranzo in [[Medici del Vascello]]<ref name=autogenerato33 />, segretaria dei Fasci femminili<ref name=autogenerato18 />. Il cambio di percorso fu fatale, poiché a [[Brivio|Beverate]] la macchina fu investita dal fuoco di una pattuglia partigiana e Farinacci fu catturato<ref name=autogenerato22>{{cita|Guido Gerosa|p. 59: "Il suo ultimo grido fu Viva l'Italia"}}.</ref><ref>{{cita|Silvio Bertoldi|p. 48: "Viaggiarono abbastanza tranquilli fin quasi Bergamo, poi Farinacci ordinò di staccarsi dalla colonna e di dirigersi a Oreno, dove aveva una villa la sorella della marchesa, sposata a un Gallarati Scotti. È difficile dirsi se avesse intenzione di nascondersi, oppure se avesse in mente di mostrarsi gentile con la signora, a costo di gravi rischi. La diversione gli fu fatale. A [[Beverate]] un [[partigiano]] sparò sulla vettura che non si era fermata all'alt. La macchina si schiantò contro un albero"}}. L'autista rimase ucciso sul colpo mentre la marchesa morì alcuni giorni dopo, a causa delle ferite riportate.</ref>. Il giorno dopo, il 28 aprile, Farinacci fu sommariamente processato in una sala del Comune di [[Vimercate]]<ref name=autogenerato22 /><ref>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 459: basandosi su alquanto generiche imputazioni (persino di complicità nel delitto Matteotti...), condannò Farinacci, in appena un'ora di dibattimento e in un clima di feroce ostilità}}.</ref><ref>{{cita|Silvio Bertoldi|p. 48: Lo processarono nella sala del Consiglio comunale. L'atto d'accusa era giuridicamente approssimativo, umanamente irreprensibile."}}.</ref>, in cui anche alcuni colpi di [[fucile]] furono esplosi in aria<ref name=autogenerato33 />. Farinacci tentò una difesa: "''Portatemi a Cremona. Là vi diranno che ho fatto del bene e che bisogna liberarmi''"<ref name=autogenerato33 /> e contestò ogni singola accusa<ref name=autogenerato18 />. I giudici esitarono nel pronunciare la condanna a morte<ref name=autogenerato33 />; i rappresentanti della [[Democrazia Cristiana]] e del [[Partito Liberale Italiano]] propendevano per consegnarlo agli Alleati<ref>{{cita|Silvio Bertoldi|p. 48:}}.</ref><ref name=autogenerato5>{{cita|Luigi Cazzadori|p. 72}}.</ref>, mentre ebbero un peso decisivo i rappresentanti del [[Partito Comunista Italiano]] e del [[Partito Socialista Italiano#Nascita_del_Partito_Socialista_Italiano_di_Unità_Proletaria|Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria]]<ref>{{cita|Silvio Bertoldi|p. 48: "I socialisti e i comunisti spingevano per la fucilazione"}}.</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.centrostudigentili.it/storiainmartesana/pdf/numero11/Perego,%20Giorgio%20[Le%20ultime%20ore%20di%20Farinacci].pdf|titolo=Storia in Martesana, Giorgio Perego: Le Ultime ore di Farinacci, pag 11}}</ref>.
{{Citazione|Farinacci, il cui arresto era già stato annunciato nel nostro numero di ieri, è stato giustiziato. La sua cattura è avvenuta a Rovagnate, in provincia di Como, ad opera della Brigata “Adda”. Al momento dell’arresto egli si trovava su una automobile militare germanica, in compagnia di un maresciallo tedesco e di due donne. Farinacci venne accompagnato con la stessa macchina al Comando della Brigata “Adda” a Vimercate. Qui, alla presenza dei familiari dei giovani patrioti assassinati recentemente ad Arcore e di tutta la popolazione accorsa, è stato fatto un sommario processo che si chiudeva con la condanna a morte. La fucilazione è avvenuta alle ore 9.20 di ieri, nella piazza del Comune di Vimercate|''[[Avanti!]]'' 29 aprile 1945}}
Portato nella piazza principale di Vimercate<ref name=autogenerato5 />, rifiutò di farsi bendare<ref>http://www.casadellaculturamelzo.it/storiainmartesana/pdf/numero11/Perego,%20Giorgio%20[Le%20ultime%20ore%20di%20Farinacci].pdf</ref> e pretese di essere fucilato al [[torace|petto]] come i militari<ref name=autogenerato18 />, ma ciò non gli venne concesso. Nonostante fosse stato posto fronte al muro Farinacci riuscì a divincolarsi e a girarsi, così i partigiani spararono in aria<ref name=autogenerato33 />; alla seconda scarica riuscì nuovamente a girarsi, venendo colpito al petto<ref>{{cita|Silvio Bertoldi|p. 48: Non volle essere bendato e chiese di che gli sparassero al petto, secondo la tradizione militare. Glielo rifiutarono, facendolo voltare di spalle a furia di schiaffi. Lui tentò di girarsi e i partigiani allora tirarono in aria, dandogli così l'agghiacciante prodromo dell'esecuzione vera. Alla seconda scarica, lo colpirono: eppure Farinacci era riuscito a torcersi e prese i colpi nel torace. C'è chi assicura che abbia gridato :"Viva l'Italia"."}}.</ref>: prima di morire le sue ultime parole furono "''Viva l'Italia''"<ref name=autogenerato23 /><ref name=autogenerato22 /><ref>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 459: Soltanto un guizzo, pochi secondi prima della scarica dei fucili partigiani, gli permise di tentare di voltarsi di petto, alzare il saluto romano e inneggiare all'Italia.}}</ref>.
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Farinacci fu sepolto inizialmente a Vimercate e solo nel [[1956]] la famiglia ottenne di farne trasferire le spoglie nella [[tomba]] di famiglia a Cremona, nel [[Cimitero]] Civico. Il 10 maggio [[2011]] sulla sua tomba si suicidò suo nipote Pietro Ercole Mola<ref>[http://www.corriere.it/cronache/11_maggio_10/farinacci-suicidio-tomba-cremona_e5af5702-7afa-11e0-be08-e42815e8b082.shtml] Il nipote di Farinacci suicida
sulla tomba del nonno gerarca fascista</ref><ref>[http://www.ilgiornale.it/news/cremona-si-toglie-vita-nipote-farinacci-si-suicidato-sopra.html Cremona, si toglie la vita il nipote di Farinacci Si è suicidato sopra la tomba del nonno - IlGiornale.it<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><ref>{{Cita web |url=http://www.fanpage.it/suicida-sulla-tomba-del-nonno-gerarca-fascista-muore-il-nipote-di-farinacci/ |titolo=Suicida sulla tomba del nonno gerarca fascista: muore il nipote di Farinacci {{!}} Fanpage<!-- Titolo generato automaticamente --> |accesso=11 maggio 2011 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110513230843/http://www.fanpage.it/suicida-sulla-tomba-del-nonno-gerarca-fascista-muore-il-nipote-di-farinacci/ |urlmorto=sì }}</ref>, molto noto in città per il suo lavoro al [[pronto soccorso]] dell'ospedale civile di [[Cremona]].
== Nella cultura di massa ==
* Nella serie tv del 2024 ''[[La lunga notte - La caduta del Duce]]'' Roberto Farinacci
* Nella miniserie ''[[M - Il figlio del secolo (miniserie televisiva)|M - Il figlio del secolo]],'' uscita nel 2025, ad interpretarlo è Gabriele Falsetta.
== Onorificenze ==
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