Roberto Farinacci: differenze tra le versioni

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{{Carica pubblica
| nome = Roberto Farinacci
| immagine = Roberto Farinacci 19401930.jpg
| didascalia = Roberto Farinacci nel 1940[[1930]] a Cremona con l'uniforme dadel Luogotenente Generale della [[MVSN]]PNF
| carica = [[DeputatoPartito Nazionale Fascista#Segretari|Segretario del RegnoPartito Nazionale d'ItaliaFascista]]
| mandatoinizio = 15 febbraio 1925
| mandatofine = 30 marzo 1926
|predecessore3 predecessore = [[Alessandro Melchiori]]
|legislatura = [[XXVI legislatura del Regno d'Italia|XXVI]]-[[XXVII legislatura del Regno d'Italia|XXVII]]-[[XXVIII legislatura del Regno d'Italia|XXVIII]]-[[XXIX legislatura del Regno d'Italia|XXIX]]-[[XXX legislatura del Regno d'Italia|XXX del Regno d'Italia]]
|successore3 successore = [[Augusto Turati]]
|gruppo parlamentare =
| partito = [[Partito Socialista Riformista Italiano]]<small><br />(fino al 1914-1919)<br /small> <br> [[Fasci italiani di combattimento|Fasci Italiani di Combattimento]]<small><br />(1919-1921)<br /small> <br> [[Partito Nazionale Fascista]]<small><br />(1921-1943)<br /small> <br> [[Partito Fascista Repubblicano]]<small><br />(1943-1945)</small>
|coalizione =
| titolo di studio = laureaLaurea in [[giurisprudenza]] (acquistata)
|circoscrizione =
| alma mater = [[Università di Modena]]
|collegio =
| professione = [[giornalista]]Giornalista
|tipo nomina =
|legislatura2 carica2 = [[XXX legislaturaDeputato del Regno d'Italia|XXX]]
|incarichi =
| mandatoinizio2 = 11 giugno [[1921]]
|sito = {{Deputati Regno}}
| mandatofine2 = 25 gennaio [[1924]]
|partito = [[Partito Socialista Italiano]]<br />(fino al 1919)<br />[[Fasci italiani di combattimento|Fasci Italiani di Combattimento]]<br />(1919-1921)<br />[[Partito Nazionale Fascista]]<br />(1921-1943)<br />[[Partito Fascista Repubblicano]]<br />(1943-1945)
|mandatoinizio3 = 24 maggio [[1924]]
|titolo di studio = laurea in [[giurisprudenza]] (acquistata)
|mandatofine3 = 21 gennaio [[1929]]
|alma mater = [[Università di Modena]]
|mandatoinizio4 = 20 aprile [[1929]]
|professione = [[giornalista]]
|mandatofine4 = 19 gennaio [[1934]]
|firma =
|mandatoinizio5 = 28 aprile [[1934]]
|carica2 = [[Camera dei Fasci e delle Corporazioni|Consigliere nazionale del Regno d'Italia]]
|mandatofine5 = 2 marzo [[1939]]
|mandatoinizio2 =
|collegio2 = [[Collegio unico]]
|mandatofine2 =
|collegio3 = [[Collegio unico]]
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{{militare
|Nome = Roberto Farinacci
|Immagine = Roberto Farinacci 19301940.jpg
|Didascalia = Roberto Farinacci nel [[1930]] a Cremona con l'uniforme delda Luogotenente generale della MVSN nel PNF1940
|Nato_a = [[Isernia]]
|Data_di_nascita = 16 ottobre [[1892]]
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|Cause_della_morte = [[fucilazione]]
|Religione = Nessuna ([[Ateismo|ateo]])<ref>Renzo De Felice, '' Mussolini, il fascista '', Einaudi, 1965, vol. II, p. 543</ref>
|Nazione_servita = {{Bandiera|ITA 1861-1946}}<br/>{{bandiera|ITA}} [[RepubblicaRegno Socialed'Italia (1861-1946)|Regno Italianad'Italia]]
|Forza_armata = [[File:Flag of Italy (1860).svg|21px]] [[Regio Esercito]]<br/> [[File:Flag of the Blackshirts.svg|21px]] [[MVSN]]<br/> [[File:Lesser coat of arms of the Kingdom of Italy (1929-1943).svg|21px]] [[Regia Aeronautica]]
|Unità = 3º Reggimento telegrafisti
|Anni_di_servizio = [[1916]] - [[1917]]/[[; 1936]]
|Grado = [[Tenente]]<br />[[Caporale]]<br />[[Tenente generale|Luogotenente generale]]
|Guerre = [[Prima guerra mondiale]]<br/>[[Guerra d'Etiopia]]<br/>[[Seconda guerra mondiale]]
|Campagne = [[Fronte italiano (1915-1918)|Fronte italiano]]<br/>[[Campagna d'Italia (1943-1945)|Campagna d'Italia]]
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La battaglia interventista nel cremonese, sostenuta unicamente da una parte dei socialisti riformisti, ebbe scarsa eco e il 24 novembre 1914 un comizio [[interventismo di sinistra|interventista]] fu disperso dai neutralisti guidati dai cattolici e dagli stessi socialisti<ref>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 16}}.</ref>. Analogo risultato si ebbe il 14 maggio [[1915]], quando un corteo interventista venne nuovamente disperso dai socialisti<ref name=autogenerato8>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 17}}.</ref>. Dal settimanale ''La Squilla'' Farinacci accusò di "connubio" i socialisti e i cattolici di [[Guido Miglioli]]<ref name=autogenerato8 />: quest'ultimo, che all'epoca guidava le leghe bianche della provincia, divenne in breve tempo uno dei suoi principali avversari<ref name=autogenerato16 /><ref name=autogenerato7 /><ref name=autogenerato31>{{cita|Franzinelli|p. 214}}.</ref> e nel [[1919]] aderì poi [[Partito Popolare Italiano (1919)|Partito Popolare Italiano]].
 
Il 6 dicembre 1915 Farinacci fu iniziato alla [[massoneria]] nella [[loggia]] ''Quinto Curzio'' di Cremona, aderente all'obbedienza del [[Grande Oriente d'Italia]] di [[Palazzo Giustiniani (Roma)|Palazzo Giustiniani]] (matricola n. 48.057)<ref>Rosario F. Esposito, ''La Massoneria e l'Italia. Dal 1800 ai nostri giorni'', Roma, Edizioni Paoline, Roma, 1976, pagp. 386</ref><ref>[[Aldo Alessandro Mola]], ''Storia della Massoneria in Italia dal 1717 al 2018'', Firenze-Milano, Bompiani-Giunti, 2018, p. 486.</ref><ref>{{cita libro|autore= Luca Irwin Fragale| titolo= La Massoneria nel Parlamento. Primo novecento e Fascismo| anno= 2021| editore= Morlacchi Editore|ppp=441}}</ref>, dopo che l'accettazione della sua domanda aveva portato ad una piccola scissione interna<ref>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 10:"dopo non pochi contrasti all'interno della "Quinto Curzio", che portarono anche ad una piccola scissione"}}.</ref>. Venne poi espulso per indegnità, {{Cn|anche in virtù di una presunta ed inaccettabile relazione omosessuale con [[Giorgio Rea]]}}, un ricco nobile pugliese piuttosto noto negli ambienti satirici napoletani, poiché dedito al travestimento ed incline ad assumere i panni della versione femminile dei principali uomini politici del tempo, a volte attirando a sèattirandosi molte critiche, tra cui quella storica di [[Francesco Saverio Nitti]].<ref>“,Giovanni Cacini. ''I gerarchi fascisti'', Giovanni CeciniBologna, Newton, Bologna, pagp. 85</ref>. Poco dopo aderì all'obbedienza della [[Gran Loggia d'Italia degli Alam|Gran Loggia di Piazza del Gesù]]<ref>[[Peter Tompkins]], ''Dalle carte segrete del Duce'', Milano, Marco Tropea, Milano, 2001, pagpa
. 51.</ref><ref>{{cita libro|autore= Luca Irwin Fragale| titolo= La Massoneria nel Parlamento. Primo novecento e Fascismo| anno= 2021| editore= Morlacchi Editore|ppp=442}}</ref>, dalla quale fu espulso nel 1916 per indegnità, "in seguito ad un poco elegante tentativo di esonero dal servizio di leva"<ref>{{cita libro|autore= Luca Irwin Fragale| titolo= La Massoneria nel Parlamento. Primo novecento e Fascismo| anno= 2021| editore= Morlacchi Editore|ppp=443}}</ref>.
 
Allo scoppio della guerra fu esonerato dal servizio militare poiché le ferrovie non intendevano sguarnire il personale e anche le sue continue richieste di partire volontario per il fronte furono respinte<ref name=autogenerato7 /><ref>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 18:..aveva cercato sin dall'inizio di arruolarsi, ma ne venne impedito dal decreto ministeriale che vietava agli impiegati dello Stato (in quanto già in congedo illimitato) il volontario arruolamento}}.</ref><ref name="autogenerato152">{{cita|Giordano Bruno Guerri|p. 112}}.</ref><ref>{{cita|Silvio Bertoldi|p. 41:Farinacci presentò la domanda di volontario, questa domanda non fu accettata perché come ferroviere egli venne ritenuto indispensabile al servizio che svolgeva}}.</ref>. Le difficoltà ad arruolarsi gli attirarono l'ilarità degli avversari politici come il ''[[Becco giallo]]'', che in una vignetta satirica lo salutò come il "pluridecorato di guerra". Solo nel [[1916]] riuscì a farsi assegnare come volontario<ref name=autogenerato31 /><ref>{{cita|Silvio Bertoldi|pp. 41-42: Riuscì ad andare al fronte, venne smobilitato nel 1917 per rimandarlo ai suoi treni}}.</ref><ref>Roberto Festorazzi, ''Farinacci. L'antiduce'', Roma, Il Minotauro, 2004</ref> al fronte, nel [[Arma delle trasmissioni|3º Reggimento Genio Telegrafisti]]<ref name=autogenerato6>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 18}}.</ref> dove restò un anno, venendo decorato con una [[Croce al merito di guerra|croce di guerra]] e ottenendo la promozione sul campo a [[caporale]]<ref name=autogenerato7 /><ref name=autogenerato6 />. Nel marzo [[1917]], a causa di una legge che richiamava in servizio il personale delle Ferrovie, tornò a fare il capostazione a Cremona.<ref name=autogenerato7 /><ref>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 18: Le ferrovie, non potendo rischiare problemi alle linee, richiamarono l'anno successivo i dipendenti, sì che anche Farinacci lasciò il reparto e tornò al lavoro a Malagnino di Cremona}}.</ref>
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[[File:Roberto Farinacci con Mussolini a convegno agrario.jpg|miniatura|Roberto Farinacci con [[Benito Mussolini|Mussolini]] a un convegno agrario a [[Cremona]]]]
 
Vicino a [[Benito Mussolini|Mussolini]], come esponente dell'"''Unione socialista italiana''"<ref>{{cita|Giordano Bruno Guerri|p. 68}}.</ref>, nel marzo [[1919]] prese parte alla [[fondazione dei Fasci italiani di combattimento]]<ref name=autogenerato16 /><ref name=autogenerato31 /><ref>{{cita|Guido Gerosa|pp. 48–4948-49}}.</ref> e l'11 aprile [[1919]], con un gruppo di [[arditi]], fondò il [[Fasci italiani di combattimento|Fascio di Combattimento]] di [[Cremona]]<ref name="autogenerato372">{{cita|Guido Gerosa|p. 49}}.</ref>.
 
Il 5 gennaio [[1920]], il vecchio battagliero foglio socialista ''La Squilla'', di cui nel frattempo Farinacci era divenuto direttore, cambiò nome in ''La Voce del Popolo Sovrano'' e cambiò area di riferimento rivolgendosi alle "forze della nazione equilibrate e sane"<ref name="autogenerato372"/> e il neocostituito [[Sindacalismo fascista|sindacato fascista]] dei ferrovieri di Cremona, controllato da Farinacci, ottenne alte adesioni tanto che già nel gennaio [[1920]] fu in grado di far fallire i primi scioperi nella provincia<ref name="autogenerato372"/>. Il 5 settembre [[1920]] al teatro Politeama Verdi di Cremona Mussolini indisse il congresso regionale dei Fasci di combattimento come segno di apprezzamento per l'attività svolta da Farinacci<ref>{{cita|Guido Gerosa|p. 49: Gerosa riporta correttamente i fatti ma erroneamente indica come data il 5 dicembre}}.</ref><ref>{{cita|Roberto Vivarelli vol.III|pp. 88–8988-89}}.</ref>.
 
Alla manifestazione partecipò lo stesso Mussolini che giunse in città dopo un viaggio avventuroso dovendo eludere i picchetti degli scioperanti<ref name="autogenerato372"/>. Sempre il 5 settembre a Cremona, vi fu una manifestazione pro-Russia con tremila socialisti<ref>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 39: Già domenica 5 settembre, durante il comizio socialista pro-Russia (erano presenti in città almeno 3mila manifestanti, e Lazzari aveva tenuto il comizio di chiusura, esortando "il proletariato a tenersi pronto per l'imminente cozzo finale")...}}</ref> e una contromanifestazione con 800 fascisti<ref>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 39: secondo la Prefettutura alla manifestazione fascista presero parte circa 800 persone}}.</ref> che giunsero allo scontro. La sera del giorno seguente in piazza Roma, si verificò uno scontro armato dove si registrarono due morti, il fascista Vittorio Podestà e il reduce Luciano Priori (cinque i feriti). Secondo la Questura l'aggressione "''era da imputare agli affiliati del Psi''"<ref name=autogenerato14>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 39}}.</ref> e Farinacci avrebbe dovuto essere il bersaglio<ref name=autogenerato14 />. Farinacci e Sigfrido Priori, fratello dell'ucciso furono trattenuti in stato di arresto per alcuni giorni<ref>[[Giorgio Alberto Chiurco]], Storia della rivoluzione fascista 1919.1920, volume II Anno 1920, Vallecchi Editore, Firenze, 1929, pag 115</ref> e ad essi si aggiunsero altri socialisti i giorni seguenti<ref name=autogenerato14 />. Ai funerali di Podestà e Priori parteciparono circa 10.000 persone<ref>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 40}}.</ref>.
 
=== La breve stagione parlamentare ===
Alle [[Elezioni politiche in Italia del 1921|elezioni politiche italiane del 1921]] fu eletto alla [[Camera dei deputati del Regno d'Italia|Camera dei deputati]] nei [[Blocchi Nazionali]] insieme ad altri trentaquattro fascisti<ref name="autogenerato372"/>. La stampa satirica lo definì "Onorevole tettoia", perché nel 1917 venne esonerato dal Regio Esercito e rimandato al suo posto di lavoro (come gli altri ferrovieri), che lascerà nel 1921. Intanto riprese gli studi e: riuscì a conseguire in breve tempo la licenza liceale grazie a sessioni di esami apposite per reduci di guerra<ref name="autogenerato152"/><ref name="autogenerato372"/> e si iscrisse alla [[Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia|facoltà di giurisprudenza di Modena]]<ref name="autogenerato152" />. Accantonata, per opportunità politica, la tesi di laurea che aveva scritto<ref>{{cita|Franzinelli|pp. 214–215214-215}}.</ref>, si laureò in [[Giurisprudenzagiurisprudenza]] il 28 dicembre [[1923]] con una tesi titolata "''Le obbligazioni naturali dal punto di vista della filosofia del diritto e del diritto civile''", acquistata da un altro studente<ref>{{cita|Silvio Bertoldi|p. 42: "Presentò la tesi all'Università di Modena, discutendo "Le obbligazioni naturali dal punto di vista della filosofia del diritto e del diritto civile". Si scoprì nel 1930 che aveva comprato tale lavoro da un tale Stefano Marenghi, di Cremona, il quale se ne era servito a sua volta per laurearsi a Torino nel 1921"}}.</ref>.
 
Alla prima seduta della Camera il 13 giugno Farinacci prese parte all'aggressione contro il deputato comunista [[Francesco Misiano]], particolarmente inviso ai fascisti per aver [[diserzione|disertato]] la chiamata alle armi ed essere fuggito all'estero. Farinacci gli strappò la pistola che portava sotto la giacca e la consegnò a [[Giovanni Giolitti]], il quale però argomentò: "''Non posso prenderla, non ho il porto d'armi''"<ref name="autogenerato372"/>.
Operò, insieme ad [[Achille Starace]] per una massiccia campagna di [[propaganda]] nel [[Trentino-Alto Adige]] (infatti ebbero un ruolo fondamentale nella [[Domenica di sangue (1921)|Domenica di sangue]]). L'anno seguente però la sua elezione fu invalidata, insieme a quella di [[Dino Grandi|Grandi]] e [[Giuseppe Bottai|Bottai]], poiché al momento dell'elezione essi erano sotto l'età minima di trent'anni<ref name="autogenerato372"/><ref>{{cita|Giordano Bruno Guerri|p. 85}}.</ref>. Dal suo giornale ''Cremona Nuova'', fondato proprio nel [[1922]], minacciò gli avversari politici che ne avevano provocato l'allontanamento dal Parlamento: "''Voi mi cacciate da quest'aula, ma io vi caccerò dalle piazze d'Italia!''"<ref name="autogenerato372"/>.
 
=== Il Ras di Cremona ===
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[[File:Squadra d'azione di Cremona Farinacci al centro.jpg|miniatura|[[Squadrismo|Squadra d'azione]] di Cremona, Farinacci al centro]]
 
Nonostante l'interesse che i Fasci riscossero presso le organizzazioni agrarie, Farinacci operò in modo che lo [[squadrismo]] almeno inizialmente non ne apparisse mai come il braccio armato<ref>{{cita|Roberto Vivarelli vol.III|p. 156: se anche gli agrari avevano seguito con ovvia simpatia lo sviluppo dei Fasci, Farinacci non aveva permesso che questi si presentassero come il braccio armato delle associazioni agrarie}}.</ref> criticando invece il Fascio di Padova troppo vicino alle posizioni agrarie<ref name=autogenerato30>{{cita|Roberto Vivarelli vol.III|p. 156}}.</ref>. Pur perdurando l'ostilità nei confronti di [[Guido Miglioli]] che guidava le leghe bianche, almeno per tutta la prima metà del 1921, le [[squadrismo|squadre d'azione]] non parteciparono agli scontri con i leghisti cattolici che erano concentrati presso [[Soresina]]<ref name=autogenerato30 />. Farinacci infatti preferì occuparsi principalmente della diffusione capillare dei Fasci in tutti i centri<ref name=autogenerato30 />. Al 31 maggio [[1921]] risultavano attivi 16 Fasci con circa cinquemila iscritti<ref name=autogenerato30 />.
 
Secondo Farinacci, la "caratteristica predominante" delle azioni squadriste era la rappresaglia, secondo il seguente schema tipico: "''uccisione proditoria di un fascista, rappresaglia dei fascisti, funerali solenni del caduto, conflitto durante i funerali, nuove rappresaglie''"<ref name=autogenerato24>{{cita|Franzinelli|p. 76}}.</ref>. In realtà, il più delle volte la pretesa provocazione che gli squadristi adducevano a motivo delle loro violenze era un mero pretesto, e appariva chiaro che la reazione squadrista non era affatto proporzionata all'offesa<ref>{{cita|Franzinelli|p. 75: "La violenza si scatenava immancabilmente dopo una provocazione: percosse a un fascista isolato, fischi al passaggio delle camicie nere, sventolio di vessilli rossi, canti proletari... Se in talune situazioni, effettivamente, militanti della sinistra trascesero contro avversari politici in condizione di minorità, nella maggioranza dei casi il comportamento degli squadristi attualizzava l'apologo del lupo e dell'agnello, oltre a prevedere un'evidente sproporzione tra azione e reazione: gli insulti attiravano le revolverate, un'aggressione isolata determinava la distruzione della Camera del lavoro e il sequestro dei capilega".}}</ref>.
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Per esempio a [[Rivarolo del Re ed Uniti|Rivarolo]] l'8 aprile 1921 membri delle leghe rosse distrussero i vigneti (tagliandone le [[Vitis vinifera|viti]]) dei proprietari simpatizzanti del movimento fascista; la notte stessa le squadre d'azione occuparono la sede della cooperativa rossa, la incendiarono, sequestrarono un impiegato della cooperativa e (utilizzando le liste degli iscritti colà rinvenute) lo costrinsero a guidarli nelle abitazioni dei dirigenti; poi devastarono tali abitazioni e percossero tutte le persone che vi trovarono<ref name=autogenerato24 />. Lo stesso Farinacci riconobbe che la denuncia delle violenze squadriste da parte socialista era giustificata: "''Certo, gli eccessi dei fascisti furono molti e molto dolorosi; e noi possiamo accettare per vera anche la fosca amplificazione che delle spedizioni punitive fu fatta dai capi del partito socialista ufficiale''"<ref>{{cita|Franzinelli|p. 77}}.</ref>.
 
Intanto il [[patto di pacificazione]] a Roma, sottoscritto da fascisti e socialisti ai primi di agosto fu contestato da Farinacci che lo definì "''un oltraggio alla memoria dei nostri morti''" e dal quel momento assunse la ''leadership'' dello squadrismo più intransigente<ref name="autogenerato152"/><ref name=autogenerato9 /> e dal vecchio settimanale fondò un nuovo quotidiano ''"Cremona nuova"''<ref name="autogenerato152"/>, unendosi a coloro che contestavano la stessa firma apposta da Mussolini.
Gli agguerriti leghisti bianchi di Miglioli che avevano il proprio feudo a [[Soresina]] il 10 marzo [[1922]] stipularono un'intesa con i ben più tiepidi massimalisti socialisti della provincia<ref>{{cita|Roberto Vivarelli vol.III|pp. 404–405}}.</ref> con l'obiettivo di "''difendere e riconquistare i diritti dei lavoratori organizzati''"<ref name=autogenerato2>{{cita|Roberto Vivarelli vol.III|p. 405}}.</ref>. Una delle prime azioni della nuova intesa fu quella di celebrare la festività del 1º maggio. Farinacci, conosciuto a questo punto anche come il ''[[Ras (titolo)|ras]]'' di [[Cremona]] ne impedì lo svolgimento in diverse località e a Cremona pretese di poter parlare dal palco organizzato dalle due leghe unite così le forze dell'ordine per evitare disordini preferirono spostare la manifestazione al 7 maggio<ref name=autogenerato9>{{cita|Guido Gerosa|p. 50}}.</ref>. La celebrazione riuscì soltanto a [[Soresina]] e a Crema, in quest'ultima località il corteo si snodò fin davanti alla chiesa nello sventolio di [[Bandiera rossa|bandiere rosse]] associate a quelle bianche<ref name=autogenerato2 />. La fusione tra le due leghe rimase un fatto isolato e fu vista però con molto disagio dal [[Partito Popolare Italiano (1919)|Partito Popolare]] e dal [[Partito Socialista Italiano]]<ref name=autogenerato12>{{cita|Roberto Vivarelli vol.III|p. 406}}.</ref>.
{{quote|Tu minacci di abbandonarci se non ti seguiamo, tu affermi che noi siamo tuoi figli ma dimentichi che moltissimi di noi abbiamo [''sic!''] raggiunto i 21 anni e quindi emancipati nel giudicare|Roberto Farinacci, ''A proposito di pace'', [[L'Assalto (periodico)|L'Assalto]], 13 agosto 1921, p. 2}}
 
Gli agguerriti leghisti bianchi di Miglioli che avevano il proprio feudo a [[Soresina]] il 10 marzo [[1922]] stipularono un'intesa con i ben più tiepidi massimalisti socialisti della provincia<ref>{{cita|Roberto Vivarelli vol.III|pp. 404–405404-405}}.</ref> con l'obiettivo di "''difendere e riconquistare i diritti dei lavoratori organizzati''"<ref name=autogenerato2>{{cita|Roberto Vivarelli vol.III|p. 405}}.</ref>. Una delle prime azioni della nuova intesa fu quella di celebrare la festività del 1º maggio. Farinacci, conosciuto a questo punto anche come il ''[[Ras (titolo)|ras]]'' di [[Cremona]] ne impedì lo svolgimento in diverse località e a Cremona pretese di poter parlare dal palco organizzato dalle due leghe unite così le forze dell'ordine per evitare disordini preferirono spostare la manifestazione al 7 maggio<ref name=autogenerato9>{{cita|Guido Gerosa|p. 50}}.</ref>. La celebrazione riuscì soltanto a [[Soresina]] e a Crema, in quest'ultima località il corteo si snodò fin davanti alla chiesa nello sventolio di [[Bandiera rossa|bandiere rosse]] associate a quelle bianche<ref name=autogenerato2 />. La fusione tra le due leghe rimase un fatto isolato e fu vista però con molto disagio dal [[Partito Popolare Italiano (1919)|Partito Popolare]] e dal [[Partito Socialista Italiano]]<ref name=autogenerato12>{{cita|Roberto Vivarelli vol.III|p. 406}}.</ref>.
Farinacci nello scontro con le leghe fu facilitato anche dalle imposte fiscali che molte amministrazioni socialiste introducevano in modo spesso vessatorio nei confronti del contado<ref>{{cita|Roberto Vivarelli vol.III|p. 406:Nel contado il piano fascista fu facilitato dal modo spesso arbitrario e intenzionalmente persecutorio, con il quale molte amministrazioni comunali applicavano le imposte}}.</ref>. Contro queste, nella primavera 1922, indisse uno sciopero che secondo le relazioni di Pubblica Sicurezza ottenne un certo successo<ref name=autogenerato12 />. Le squadre d'azione, che nel 1922 si erano nel frattempo alleate con gli agrari, dato anche l'alto numero di adesioni, erano avvantaggiate nel favorire i propri tesserati. Infatti, fortemente indebolite le altre organizzazioni sindacali, solo i sindacati fascisti erano in grado di garantire la pace sociale<ref name=autogenerato12 />. Nel frattempo al maggio 1922 il numero dei Fasci era salito a 107, mentre i tesserati erano oltre trentunomila<ref name=autogenerato12 />.
 
Farinacci nello scontro con le leghe fu facilitato anche dalle imposte fiscali che molte amministrazioni socialiste introducevano in modo spesso vessatorio nei confronti del contado<ref>{{cita|Roberto Vivarelli vol.III|p. 406:Nel contado il piano fascista fu facilitato dal modo spesso arbitrario e intenzionalmente persecutorio, con il quale molte amministrazioni comunali applicavano le imposte}}.</ref>. Contro queste, nella primavera 1922, indisse uno sciopero che secondo le relazioni di Pubblica Sicurezza ottenne un certo successo<ref name=autogenerato12 />. Le squadre d'azione, che nel 1922 si erano nel frattempo alleate con gli agrari, dato anche l'alto numero di adesioni, erano avvantaggiate nel favorire i propri tesserati. Infatti, fortementeFortemente indebolite le altre organizzazioni sindacali, solo i sindacati fascisti erano in grado di garantire la pace sociale<ref name=autogenerato12 />. Nel frattempo al maggio 1922 il numero dei Fasci era salito a 107, mentre i tesserati erano oltre trentunomila<ref name=autogenerato12 />.
Secondo una relazione dell'Ispettore Generale di Pubblica Sicurezza Paolo Di Tarsia, datata 28 maggio 1922, sotto la guida di Farinacci il fascio della provincia di Cremona, "''organizzazione che ora sta trasmodando per la sua violenza''", era divenuto "''espressione e difensore''" della locale Associazione dei datori di lavoro (l'associazione degli agrari e dei proprietari fondiari, che aveva preso il posto della disciolta Federazione agraria); secondo voci, riportate come affidabili da Di Tarsia, in quel periodo l'on. Farinacci (eletto deputato) riceveva finanziamenti dagli agrari; comunque, per la direzione e la redazione del periodico "Cremona Nuova", Farinacci riscuoteva dall'Associazione dei datori di lavoro un compenso di 15.000 lire annue; nel suo rapporto, l'ispettore Di Tarsia conclude al riguardo che "''il fascio è, se non perfettamente al servizio dei proprietari, certamente da essi sostenuto''"<ref>La relazione di Di Tarsia è citata in [[Renzo De Felice]], ''Mussolini il fascista. I. La conquista del potere 1921-1925'', Einaudi, Torino 1966, pag. 252.</ref>.
 
Secondo una relazione dell'Ispettore Generale di Pubblica Sicurezza Paolo Di Tarsia, datata 28 maggio 1922, sotto la guida di Farinacci il fascio della provincia di Cremona, "''organizzazione che ora sta trasmodando per la sua violenza''", era divenuto "''espressione e difensore''" della locale Associazione dei datori di lavororetribuzione (l'associazione degli agrari e dei proprietari fondiari, che aveva preso il posto della disciolta Federazione agraria); secondo voci, riportate come affidabili da Di Tarsia, in quel periodo l'on. Farinacci (eletto deputato) riceveva finanziamenti dagli agrari; comunque, per la direzione e la redazione del periodico "Cremona Nuova", Farinacci riscuoteva dall'Associazione dei datori di lavoro un compenso di 15.000 lire annue; nel suo rapporto, l'ispettore Di Tarsia conclude al riguardo che "''il fascio è, se non perfettamente al servizio dei proprietari, certamente da essi sostenuto''"<ref>La relazione di Di Tarsia è citata in [[Renzo De Felice]], ''Mussolini il fascista. I. La conquista del potere 1921-1925'', Einaudi, Torino 1966, pag. 252.</ref>.
 
==== Lo scontro con le amministrazioni socialiste ====
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Non avendo ottenuto risposta, il 6 luglio [[1922]] le squadre d'azione, composte da circa un migliaio di squadristi<ref name=autogenerato26 />, occuparono la città: le forze dell'ordine, che pur avevano ordine di reprimere i moti altresì avevano esplicito divieto di ricorrere alle armi da fuoco e furono impossibilitate a reagire<ref name=autogenerato26 />. La camera del lavoro fu facilmente occupata, così come il [[Municipio (edificio)|Municipio]] e alcune abitazioni private come quella di [[Guido Miglioli]] che fu distrutta<ref name=autogenerato26 />. Farinacci si autoproclamò sindaco<ref name="autogenerato152"/> facendo issare sul balcone il gagliardetto fascista<ref name=autogenerato9 />. L'occupazione della città durò fino al 18 luglio quando gli squadristi, dietro un espresso ordine di Mussolini, si ritirarono<ref name=autogenerato36>{{cita|Roberto Vivarelli vol.III|p. 408}}.</ref>. L'amministrazione comunale fu commissariata dal prefetto<ref name=autogenerato31 /><ref name=autogenerato36 />. Nel giro di una settimana tutti gli amministratori pubblici della provincia di Cremona, sia socialisti, sia popolari decisero di dimettersi<ref name=autogenerato36 /><ref>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 85: ""In seguito ai fatti di Cremona, la federazione del Psi decise le dimissioni di massa di tutte le amministrazioni socialiste ancora in carica (35, ma pure le amministrazioni popolari avrebbero fatto altrettanto), paralizzando di fatto la vita politica locale}}.</ref>. Questa scelta dei socialisti e dei popolari nella [[provincia di Cremona]] fece guadagnare consensi al fascismo e fece poi fallire lo [[sciopero legalitario]] proclamato alcuni mesi dopo<ref>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 85: In tale situazione lo sciopero generale legalitario indetto dall'Alleanza del Lavoro non trovò possibilità alcuna di riuscita, anzi il solo annuncio servì ancor più a guadagnare al fascismo settori sociali che non ritenevano più i partiti costituzionali idonei a garantire la governabilità del paese}}.</ref>.
 
Sempre alla guida delle squadre d'azione<ref name="autogenerato152"/>, il 3 e il 4 agosto [[1922]] le squadre di Farinacci presero parte a Milano all'occupazione di [[Palazzo Marino]] da cui fu cacciata l'amministrazione socialista e poi alla [[Fatti di Parma|fallita azione a Parma]]<ref name=autogenerato9 />. Intanto il [[patto di pacificazione]] a Roma, sottoscritto da fascisti e socialisti ai primi di agosto fu contestato da Farinacci che lo definì "''un oltraggio alla memoria dei nostri morti''" e dal quel momento assunse la leadership dello squadrismo più intransigente<ref name="autogenerato152"/><ref name=autogenerato9 /> e dal vecchio settimanale fondò un nuovo quotidiano ''"Cremona nuova"''<ref name="autogenerato152"/>.
Gli assalti contro le cooperative rosse, nonostante che Mussolini ricercasse più moderazione, continuarono<ref>{{cita|Giordano Bruno Guerri|pp. 112–113112-113}}.</ref> e le stesse forze dell'ordine in data 16 settembre lo avessero ufficialmente diffidato dal contestare i deputati Garibotti e Miglioli<ref>Giorgio Alberto Chiurco, Storia della Rivoluzione Fascista 1919-1922 Volume IV Anno 1922 parte I pag 327</ref>.
 
Il 3 ottobre [[1922]] Farinacci, con le proprie squadre si spostò a Trento dove assunse il comando di tutti gli squadristi che erano confluiti laggiù per pretendere le dimissioni del commissario civile [[Luigi Credaro]] che era accusato di scarso impegno nella difesa della minoranza italiana in [[Provincia autonoma di Bolzano|Alto Adige]]<ref>{{cita|Roberto Vivarelli vol.III|p. 456}}.</ref>. Credaro, anche su consiglio delle autorità militari, si dimise il 5 ottobre<ref>{{cita|Roberto Vivarelli vol.III|pp. 456–457456-457}}.</ref>. Il 17 ottobre [[1922]] il governo italiano soppresse la figura del commissario civile e al suo posto fu nominato un prefetto con giurisdizione anche sull'Alto Adige<ref>{{cita|Roberto Vivarelli vol.III|p. 458}}.</ref>
 
==== La presa di Cremona ====
La notte tra il 27 ottobre e 28 ottobre [[1922]], ancora prima che iniziasse ufficialmente la [[Marcia su Roma]], le squadre cremonesi di Farinacci si mossero per occupare i punti strategici della città<ref name=autogenerato16 /><ref name=autogenerato31 /><ref name="autogenerato21">{{cita|Guido Gerosa|p. 51}}.</ref>. Davanti alla Prefettura, durante l'assalto gli squadristi furono accolti a fucilate dal palazzo, ma Farinacci ordinò di non retrocedere e di non rispondere al fuoco: "''Fermi, non sparate, sono colpi a salve''"<ref name=autogenerato4>{{cita|Luigi Cazzadori|p. 29}}.</ref> ma lo squadrista Antonio Vicini, fondatore del Fascio di Vicomoscano (Casalmaggiore), che era al suo fianco cadde colpito a morte<ref name=autogenerato21 /><ref>''I caduti dimenticati 1919-1924'c, Novantico Editore Ritter, pagp. 69 per i dati biografici di Antonio Vicini</ref><ref>{{cita|Luigi Cazzadori|p. 29: "Noi dobbiamo conquistare la Prefettura. I fascisti urtano contro la forza pubblica, tentano di salire via Bissolati con una lunga scala a pioli, invano. Dall'interno del Palazzo viene gettata dai nostri una corda in via Bissolati. Cattadori vi si arrampica per primo. Improvvisamente due squilli di tromba e una scarica di moschetteria. Silenzio ansioso e sinistro! Mi getto in avanti, grido: Fermi, non sparate, sono colpi a salve! E Vicino, colpito a morte, mi afferra una gamba cadendo e mormora: "No onorevole, tirano a palla e diritto""}}.</ref>. Vi fu una decina di caduti tra gli squadristi<ref name=autogenerato31 /><ref name=autogenerato4 />.
 
L'assalto fu rinnovato il giorno seguente e gli squadristi penetrarono nella Prefettura. Farinacci raggiunse l'ufficio del colonnello Petrini, comandante del locale presidio, che gli comunicò l'intenzione di rassegnare le dimissioni. Dal balcone del palazzo Farinacci proclamò la vittoria<ref name="autogenerato21" /><ref>{{cita|Luigi Cazzadori|p. 33}}.</ref> e il colonnello Petrini, gli consegnò ufficialmente la città<ref name="autogenerato21" />.
 
Nelle giornate tra il 27 e il 31 ottobre in tutt'Italia i fascisti caduti furono complessivamente trenta di cui 10 nella provincia di Cremona<ref>{{cita|Roberto Vivarelli vol.III|p. 475}}.</ref><ref>''I caduti dimenticati 1919-1924'', Novantico Editore Ritter, paggpp. 65-70, Abele Casnici, Andrea Bassi, nella frazione di S. Giovanni in Croce e Pietro Terreni, Ferdinando Cattadori, Rinaldo Fedeli, Giuseppe Maddidini, Giuseppe Bongiovanni, Antonio Vicini, Giovanni Fantarelli, Pietro Garevini nell'assalto alla prefettura di Cremona</ref>. Lo squadrismo, del resto, ben si addiceva al carattere sanguigno di Farinacci, che pur essendo indubbiamente portato per la politica, la interpretava con accenti di fisicità che sollecitavano il lato violento del [[regime (politica)|regime]]. Non soddisfatto del fascismo al potere, numerosi furono i suoi richiami ad una "''seconda ondata''" rivoluzionaria<ref name="autogenerato21" /><ref name="autogenerato39">{{cita|Giordano Bruno Guerri|p. 101}}.</ref> che avrebbe dovuto spazzare immediatamente i residui dello Stato liberale<ref name="autogenerato1">{{cita|Giordano Bruno Guerri|p. 113}}.</ref>. Questo atteggiamento lo portò alla critica degli stessi personaggi simbolo del partito, come [[Gabriele D'Annunzio]], che a suo avviso avevano imborghesito il regime fascista. Il poeta gli rispose dandogli del "goffo turiferario"<ref name="autogenerato21" />.
Le prese di posizione di Farinacci, che marcavano una netta distanza da Mussolini<ref name="autogenerato1" />, lo resero inviso al Duce, che lo allontanò dal [[Gran consiglio del fascismo|Gran Consiglio del Fascismo]] e; Farinacci si dimise da console generale della [[Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale|Milizia volontaria per la sicurezza nazionale]]<ref name="autogenerato10">{{cita|Silvio Bertoldi|p. 45}}.</ref>.
 
In effetti, con l'intento di istituzionalizzarle e di porle sotto stretto controllo dal 1º febbraio [[1923]] nella Milizia erano confluite tutte le [[squadrismo|squadre d'azione]]. Farinacci aveva iniziato a guidare la corrente più intransigente chiamata anche dei "''terribilisti''"<ref name="autogenerato21" />. Il [[quattuorviri|quadrumviro]] [[Emilio De Bono]] e il [[Podestà (fascismo)|podestà]] di [[Casalmaggiore]], [[Giancarlo Lanciani Rocca]], lo avvertirono che rischiava l'accusa di "ammutinamento" e il deferimento al tribunale<ref name="autogenerato21" /><ref name="autogenerato10" />.
 
Lo storico [[Giordano Bruno Guerri]] distingue le due anime del fascismo,: quella di sinistra che solitamente faceva capo ai leader dello [[squadrismo]], che voleva portare a termine la "''[[Rivoluzione fascista]]''"<ref name="autogenerato39" /> e l'anima di destra che invece puntava ad un ristabilimento dell'ordine secondo i dettami conservatori<ref name="autogenerato39" />.
 
=== La segreteria nazionale ===
Farinacci fu eletto nuovamente il 6 aprile [[1924]] nelle [[Elezioni politiche in Italia del 1924|elezioni politiche italiane del 1924]] nella [[Lista Nazionale]]<ref name=autogenerato19>{{cita|Franzinelli|p. 215}}.</ref>. Il 30 maggio, all'apertura della Camera, fu tra i parlamentari che più volte interruppero il discorso di [[Giacomo Matteotti]]<ref name=autogenerato27>{{cita|Guido Gerosa|p. 52}}.</ref> nel corso del quale accusò i fascisti di aver vinto le elezioni con brogli elettorali. Nel periodo in cui Matteotti sparì e ancora nulla si sapeva sulla sua reale fine fu tra coloro che maggiormente sostennero Mussolini<ref name=autogenerato10 /><ref name=autogenerato27 />. Farinacci, nel momento in cui Mussolini si sentiva perso, passò al contrattacco contro l'opposizione<ref name=autogenerato19 /> che ne richiedeva le dimissioni come più tardi rievocò:
{{Citazione|Solo, dico, ti ripeto, solo, ero al tuo fianco in quelle indimenticabili giornate di palazzo Chigi, quando io, per alleviare la pressione avversaria su di te, incominciai a strepitare contro tutto e contro tutti, sì da riuscire nell'intento: quello di attirare su di me tutti gli odi e tutte le minacce. I pavidi, i senza fede e gli opportunisti del fascismo si schierarono contro di me; essi furono allora vinti .|Roberto Farinacci in una lettera inviata a Mussolini dell'8 luglio [[1926]]<ref name=autogenerato27 />}}
 
Quando verso settembre la situazione iniziò a stabilizzarsi e Mussolini sentì di aver ripreso le redini invitò Farinacci a moderare i discorsi: "''Devi agitare non un ulivo, ma un'intera foresta di ulivi''"<ref name=autogenerato27 />. Per Farinacci, auspicante una nuova ondata rivoluzionaria<ref name=autogenerato19 />, però la sfida con le opposizioni aventiniane andava chiusa "''se non è sufficiente la scopa, si adoperi la mitragliatrice''"<ref name=autogenerato1 /> e appoggiò il 31 dicembre i trentatré consoli della [[Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale|MVSN]] che incontrarono Mussolini garantendo la propria fedeltà, ma reclamando una svolta politica. Fu la vittoria dell'estremismo farinacciano, infatti il 3 gennaio [[1925]] Mussolini in Parlamento si assunse la responsabilità morale dell'omicidio Matteotti e varò le cosiddette [[leggi fascistissime]], con cui avviò il nuovo Regime.
 
Il 12 gennaio Farinacci fu nominato segretario nazionale del [[Partito Nazionale Fascista]] e la scelta, soddisfacendo gli estremisti<ref name=autogenerato1 />, pose un freno all'assalto alle cariche che era avvenuto negli anni precedenti<ref name=autogenerato40>{{cita|Guido Gerosa|p. 53}}.</ref>: «non la “seconda ondata” era andata al potere con Farinacci, quanto l’avversione alla “seconda ondata” aveva indotto Mussolini a designare Farinacci, cui i provinciali imputarono la colpa d’aver fatto il gioco del “Duce”»<ref>PAOLOPaolo NELLONelo, ''Il Pnf e i gerarchi nell’analisi di De Felice'', in RENZORenzo DEDe FELICE.Felice, LA''La STORIAstoria COMEcome RICERCA.ricerca'', ATTIAtti DELdel CONVEGNOconvegno, Firenze, 25 maggio 2016.</ref>.
{{Approfondimento
|allineamento = sinstrasinistra
|larghezza = 300px
|titolo = Intransigenza e ''rassismo''
|contenuto = Farinacci, prototipo del ''ras'' provinciale sostenitore della ''seconda ondata'', divenne la figura di riferimento del fascismo "intransigente" e, dopo la sua segreteria del PNF, venne ad assumere in qualche modo un ruolo di opposizione interna al regime, ruolo che riuscì negli anni a mantenere (grazie al suo prestigio personale), nonostante i ripetuti tentativi da parte di Mussolini di liquidarlo politicamente e anche di ottenere la sua espulsione dal partito<ref>[[Renzo De Felice]], ''Mussolini il fascista. II. L'organizzazione dello Stato fascista 1925-1929'', EinaudiTorino, TorinoEinaudi, 1968, pagp. 65.</ref>. Tuttavia, né Farinacci né l'intransigentismo fascista tentarono mai di portare la loro opposizione alle sue logiche conseguenze, vale a dire mai cercarono di impossessarsi del potere, scalzandone Mussolini.
 
Ciò avvenne per vari motivi: perché l'intransigentismo fascista riscuoteva scarso consenso nel paese (scarsissimo nell'esercito); perché si trattava di una componente poco coesa, che Mussolini riuscì sempre a dividere, cooptando nel regime individui e gruppi; perché gli "intransigenti" erano dotati perlopiù di scarso carattere, avevano idee politicamente piuttosto confuse e, al dunque, posti di fronte al rischio di perdere quel poco di potere che il regime comunque assicurava loro (soprattutto a livello locale), si tiravano indietro<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista. II. L'organizzazione dello Stato fascista 1925-1929'', Torino, Einaudi, Torino 1968, paggpp. 67-868.</ref>. Tutto ciò permise al Duce, dopo il 1925, di estromettere Farinacci dalla segreteria del partito e di procedere inoltre, negli anni successivi, ad una graduale epurazione, emarginando ed espellendo dal partito i più vivaci fra i quadri e gli iscritti "intransigenti"<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista. II. L'organizzazione dello Stato fascista 1925-1929'', EinaudiTorino, TorinoEinaudi, 1968, paggpp. 68-969.</ref>.
}}
Nel frattempo il suo giornale ''Cremona OggiNuova'' cambiò nome diventando ''Il Regime Fascista'', l'unico giornale fascista insieme a ''[[Il Popolo d'Italia]]'', e spesso in dissenso, a raggiungere la tiratura nazionale<ref name="autogenerato19" /><ref name="autogenerato40" /><ref>{{Cita libro|nome=Giuseppe|cognome=Azzoni|titolo=Fascismo a Cremona e nella sua provincia 1922 - 1945|edizione=2|anno=2013|editore=ANPI Cremona|città=Cremona}}</ref>. Ebbe inoltre la direzione della [[Cassa di Risparmio Lombarda]]; in un affare di concessioni pubbliche riguardante le terme di [[Salsomaggiore Terme|Salsomaggiore]] favorì una cordata di suoi amici, ottenendone in cambio sostanziosi emolumenti<ref name="autogenerato19" />.
 
La strategia di Mussolini dopo la marcia su Roma prevedeva, fra l'altro, l'eliminazione di ogni margine di autonomia politica del Partito Nazionale Fascista, vale a dire che Mussolini intendeva sottoporre totalmente alle sue direttive il PNF<ref>[[Emilio Gentile]], ''Fascismo. Storia e interpretazione'', Laterza, Roma-Bari, Laterza, 2011 (sesta edizione), pagp. 18.</ref>. Su questo punto si ebbe, durante la segreteria di Farinacci, il principale motivo di contrasto fra lui e Mussolini; Farinacci avrebbe voluto, infatti, porre la figura del segretario del partito sullo stesso livello d'importanza politica del capo del governo, mantenendo il partito autonomo rispetto al governo e alimentando così una situazione di dualismo di potere tra Farinacci e Mussolini, situazione che era ovviamente inammissibile per quest'ultimo<ref>Emilio Gentile, ''Fascismo. Storia e interpretazione'', Laterza, Roma-Bari, Laterza, 2011 (sesta edizione), pagp. 19.</ref>.
 
Il 30 agosto [[1925]], Farinacci, accompagnato da [[Italo Balbo]], si recò a [[Forlì]] per compiere un gesto di grande importanza propagandistica: la fondazione di [[Predappio|Predappio Nuova]], allo scopo di celebrare il luogo natale di Benito Mussolini. Tutto questo non sanava una contrapposizione che sempre avrebbe diviso Farinacci dal suo Duce, che egli riconosceva come capo, stimava e amava, ma cui rimproverava (anche pubblicamente, e non solo per propaganda) di essere eccessivamente liberale e morbido, costantemente ponendoglisi in controscena nel produrre proposte "più decise" ogni volta che Mussolini gli pareva poco incisivo.
[[File:Cerimonia di fondazione di Predappio Nuova.jpg|miniatura|Roberto Farinacci alla cerimonia di fondazione di [[Predappio|Predappio Nuova]]]]
 
L'inizio dell'irreversibile declino politico di Farinacci si ebbe all'indomani dell'eccidio di antifascisti che fu perpetrato in [[Toscana]] dagli squadristi nei giorni fra il 3 e il 5 ottobre 1925, espressione di ciò che [[Renzo De Felice|Renzo de Felice]] definì "bestiale violenza del fascismo toscano (che confermò il suo triste primato di più feroce tra quelli della penisola)"<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista. II. L'organizzazione dello Stato fascista 1925-1929'', EinaudiTorino, TorinoEinaudi, 1968, paggp. 130.</ref>. Preoccupato per l'eco negativa che questi tragici fatti stavano suscitando nell'opinione pubblica italiana e internazionale, Mussolini, nella riunione del Gran Consiglio del fascismo del 5 ottobre 1925, fece approvare un ordine del giorno riservato, che disponeva fra l'altro "lo scioglimento immediato di qualsiasi formazione squadristica" e l'espulsione dal partito di chiunque non ottemperasse a tale ordine<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista. II. L'organizzazione dello Stato fascista 1925-1929'', Torino, Einaudi, Torino 1968, paggpp. 133-4134.</ref>. Di fronte alla riluttanza di Farinacci a far applicare questo ordine del giorno (che segnava per lui una grave sconfitta politica), Mussolini inviò a Farinacci stesso, il 13 ottobre 1925, un durissimo telegramma, nel quale, dopo aver riaffermato il proprio potere assoluto e la natura autocratica del suo regime, Mussolini accusava tra le righe Farinacci di proteggere dei criminali in seno al partito:
 
{{Citazione|Non ammetto squadre di nessuna specie e non ammetto che si revochi in dubbio esistenza ordine giorno Gran Consiglio che non fu votato perché i miei ordini non si votano, si accettano e si eseguiscono senza chiacchiere aut riserve perché [[Gran Consiglio del Fascismo|Gran Consiglio]] non è parlamentino e nel Gran Consiglio non si è mai - dico mai - proceduto a votazioni di sorta. [...] Mio ordine è preciso tutte le formazioni squadristiche a cominciare dai corsari neri del troppo loquace Castelli saranno sciolte a qualunque costo dico a qualunque costo. È gran tempo di fare la separazione necessaria: i fascisti coi fascisti; i delinquenti coi delinquenti; i profittatori coi profittatori e soprattutto bisogna praticare intransigenza morale dico morale.|Benito Mussolini<ref>Il testo del telegramma di Mussolini è riportato in: Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista. II. L'organizzazione dello Stato fascista 1925-1929'', EinaudiTorino, TorinoEinaudi, 1968, pagp. 65.</ref>}}
 
Farinacci già aveva assunto la difesa del famigerato [[Amerigo Dumini]]<ref>[[Piero Gobetti]], ''Matteotti - Roberto Farinacci in difesa di Dumini'', prefaceprefazione bydi Ruggero Jacobbi, Libreria dell'800, Roma, 1944.</ref>, al quale scrisse che assumendo "la carica di segretario del partito mi impegnai di [[Giacomo Matteotti|smatteottizzare]] l'Italia e di tenere in mano il partito fino a processo finito"<ref>[[Archivio di Stato di Roma]], [http://ricerca.archiviodistatoroma.beniculturali.it/dm_0/asRomaxDamsHist9111/allegati//IT/ASROMA/AS9111/0003340/IT.ASROMA.AS9111.0003340.0001.pdf Corte d'assise speciale, Procedimento penale contro Amerigo Dumini e altri per l'omicidio dell'on. Giacomo Matteotti (secondo processo), volume 84, num. 76-59 (lettera di Farinacci a Dumini), f. 72].</ref>.
Nel marzo 1926, al [[Delitto_Matteotti#I_processi_farsa_durante_il_regime|processo di Chieti agli assassini di Matteotti]], benché Mussolini non volesse che venisse dato ampio risalto<ref name=autogenerato40 />, il ras di Cremona utilizzò il suo ruolo di avvocato difensore per rendere "politico" il caso giudiziario, dichiarando sin dall'arrivo in città: "''Il processo non si farà al regime, si farà alle opposizioni''"<ref name=autogenerato32>{{cita|Guido Gerosa|p. 54}}.</ref>. Gli assassini di Matteotti, in effetti, furono condannati a pene lievi ma già il [[30 marzo]] [[1926]] - una settimana dopo la pronuncia della sentenza - Farinacci era stato costretto a rassegnare le dimissioni<ref name=autogenerato32 />, sostituito da [[Augusto Turati]].
 
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==== L'antisemitismo di Farinacci ====
Durante la [[guerra civile spagnola|guerra di Spagna]], dove aveva avuto un confronto diretto con i tedeschi e l'ideologia [[nazionalsocialismo|nazionalsocialista]], aderì in parte alle teorie razziste tanto che rientrato in [[Italia]] entrò in contatto con [[Giovanni Preziosi]] e la sua rivista ''La vita italiana''<ref name=autogenerato3 /> con la quale a breve, con l'articolo "Matrimonio d'amore", formalizzò un'unione con ''Il Regime Fascista''<ref>{{cita|Romano Canosa|p. 144}}.</ref>. Farinacci rilevò come le battaglie sostenute dai due fogli fossero sempre state le stesse e nelle sue intenzioni il giornale di Preziosi si sarebbe trasformato in una rivista esclusivamente politica di approfondimento destinata ad un ristretto numero di lettori<ref>{{cita|Romano Canosa|pp. 144–145144-145}}.</ref>. Posizioni antisemite si erano già rilevate su ''Il Regime Fascista'' a partire dal 1934, per la prima volta su un importante quotidiano nazionale<ref>{{cita|Romano Canosa|p. 150}}.</ref>. L'arresto avvenuto l'11 marzo [[1934]] di alcuni ebrei italiani che dalla [[Svizzera]] stavano rientrando in Italia con "stampati e libelli antifascisti" provocò, a partire dal 30 marzo<ref>{{cita|Romano Canosa|p. 151}}.</ref>, una dura campagna stampa che presentò tutti gli ebrei come elementi "non nazionali"<ref>Gallina Fanny Levin, «L’antisémitisme dans la presse italienne à l’époque du fascisme. Étude comparée du Popolo d’Italia, du Corriere della Sera et de L’Italia», Revue d’Histoire de la Shoah, 2016/1 (N° 204), pp. 85-103 e nota 11.</ref>.
 
L'evento creò una frattura fra gli stessi cittadini ebrei italiani dei quali alcuni, come il presidente della comunità milanese, presero posizione contro gli arrestati ribadendo la propria fedeltà all'Italia<ref>{{cita|Romano Canosa|pp. 152–153152-153}}.</ref>. Negli anni successivi in Italia la polemica antiebraica si attenuò<ref>{{cita|Romano Canosa|p. 157}}.</ref> per ritornare sporadicamente come il 12 settembre [[1936]] quando un corsivista anonimo del quotidiano di Farinacci fece proprie le teorie antisemite di [[Joseph Goebbels]] esposte al congresso nazista di [[Norimberga]] in cui indicava trecento esponenti dell'[[Unione Sovietica]] come di origine ebraica<ref>{{cita|Romano Canosa|p. 158}}.</ref>. Nel [[1938]] su ''Il Regime Fascista'' ricominciò una intensa campagna antisemita e Farinacci stesso prese posizione contro la situazione politica di [[Trieste]], città in cui i cittadini di religione ebraica erano numerosi e spesso ricoprivano incarichi di potere<ref>{{cita|Romano Canosa|pp. 196–197196-197}}.</ref>.
 
''[[Il Piccolo]]'' di Trieste, diretto da [[Rino Alessi]], prese le difese degli ebrei sostenendo che la città rappresentava un caso speciale in cui costoro avevano sempre ricoperto posizioni di prestigio<ref>{{cita|Romano Canosa|p. 197}}.</ref>. L'adesione alle teorie razziali tedesche da parte di Farinacci inizialmente non fu totale,. neiNei tedeschi lui vide principalmente gli apportatori di una nuova ideologia più pura da contrapporre al fascismo italiano ormai imborghesito<ref>{{cita|Giordano Bruno Guerri|p. 114:Diventò poi il gerarca più filonazista e razzista (continuando a tenersi una fedelissima segretaria ebrea), quello che vedeva in Hitler un modello che Mussolini non avrebbe mai potuto raggiungere.}}</ref><ref>{{cita|Silvio Bertoldi|p. 48:Forse, pensava che Hitler possedesse tutto ciò che mancava al suo collega italiano}}.</ref> e il razzismo fosse il pegno da pagare<ref>{{cita|Guido Gerosa|p. 55: Quello farinacciano diventa il solo fascismo italiano che si tinga di hitlerismo: logica esasperazione, fino agli ultimi corollari, della sua antitesi ventennale a Mussolini}}.</ref>. Ciononostante continuò a tenere al proprio fianco la sua segretaria Jole Foà che era [[ebrei|ebrea]]<ref name=autogenerato34 /><ref name="autogenerato13">{{cita|Guido Gerosa|p. 56}}.</ref>; successivamente, però, la donna venne licenziata proprio in quanto ebrea e, nel dicembre del 1943, arrestata; detenuta in varie località, nell’aprile del 1944 venne deportata ad [[Auschwitz]]; morì prigioniera dei nazisti il 21 gennaio 1945<ref>Cfr. la scheda sul sito del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea: {{cita web|lingua=|autore=|url=http://digital-library.cdec.it/cdec-web/persone/detail/person-2766/foa-jole.html|titolo=Foa, Jole|data=|accesso=15 ottobre 2019|cid=|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20191015092103/http://digital-library.cdec.it/cdec-web/persone/detail/person-2766/foa-jole.html|urlmorto=sì}}</ref>.
 
La sottoscrizione del [[Patto d'Acciaio]] nel maggio [[1939]] rappresentò una vittoria per la corrente farinacciana, il cui leader era ormai soprannominato "Il tedesco"<ref name="autogenerato13" />.
 
L'introduzione delle [[leggi razziali fasciste]] nel [[1938]] fu seguita con interesse dal "Regime fascista"<ref>{{cita|Guido Gerosa|pp. 213–214213-214}}.</ref> e nel novembre dello stesso anno, presso l'[[Istituto di Cultura fascista]] di Milano, Farinacci prese parte ad una conferenza relativa ai rapporti tra Chiesa cattolica ed ebrei tenuta insieme all'[[arcivescovo]] [[Alfredo Ildefonso Schuster|Schuster]]. L'alto prelato, trattando della tradizione cattolica e rifacendosi all'apostolo [[Paolo di Tarso|Paolo]], aveva sottolineato che tutti i popoli discendenti dallo stesso Dio avrebbero dovuto riconoscersi come fratelli<ref name=autogenerato35>{{cita|Romano Canosa|p. 215}}.</ref>.
Farinacci, prendendo spunto dalle parole dell'arcivescovo, sostenne che erano stati proprio gli ebrei a volersi sottrarre dalla comune fratellanza e li definì quindi come una razza "inconfondibile e inassimilabile"<ref name=autogenerato35 />.
 
Nei mesi successivi Farinacci assunse un atteggiamento fortemente polemico nei confronti delle gerarchie ecclesiastiche, richiamandosi all'antisemitismo storico della Chiesa per sottolineare come la politica razzista del Fascismo non facesse altro che proseguire nella stessa tradizione e soprattutto ammonendo la Chiesa a non interferire in questioni politiche, in relazione al progressivo avvicinamento del Partito Fascista alla Germania hitleriana<ref>{{cita|Enzo Collotti|pp. 98–9998-99}}.</ref>. Secondo alcuni, Mussolini avrebbe deciso di sfruttare queste aperture di Farinacci per affidargli i ruoli impopolari dell'introduzione delle [[leggi razziali fasciste]] nel [[1938]]. Secondo altri Farinacci, che era stato tra i firmatari del ''[[Leggi razziali fasciste#Il "Manifesto della Razza"|Manifesto della razza]]'', avrebbe premuto per potersene occupare, convinto della loro opportunità politica.
 
=== La guerra ===
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Probabilmente i [[Germania nazista|tedeschi]], prima di insediare Mussolini alla guida della [[Repubblica Sociale Italiana]], pensarono a Farinacci come capo dello [[Stato fantoccio]] di [[Salò]], salvo poi scartarlo<ref>{{cita|Guido Gerosa|p. 58}}.</ref>; Farinacci non ricoprì alcun incarico all'interno della RSI<ref name=autogenerato34 /><ref name=autogenerato28 />, e ritornò al proprio giornale a Cremona, dove riprese ad attaccare i propri avversari<ref name=autogenerato25 /> e a difendere senza esitazione<ref>{{cita|Luigi Ganapini|p. 106}}.</ref> la causa della [[Germania nazista]]<ref name=autogenerato18 />. Confidando quasi fino all'ultimo nella vittoria finale, sulla sua testata diede ampio spazio a teorie relative ad una rimonta militare tedesca attraverso il ricorso alle [[Arma segreta|armi segrete]]<ref>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 455}}.</ref>.
 
Il 29 settembre [[1943]], con l'articolo ''Eccomi di ritorno'' pubblicato sul ''Regime fascista'', si ripresentò nelle consuete vesti di esponente dell'estremismo fascista in cui accusò l'[[antifascismo]] di persecuzioni "''inumane verso i fascisti''" e denunciando l'omicidio di [[Ettore Muti]]<ref>{{cita|Luigi Ganapini|pp. 191–192191-192}}.</ref>. In previsione del [[congresso di Verona (1943)|congresso di Verona]] il suo programma politico si ispirò ad un ritorno al [[Fascismo intransigente|fascismo delle origini]]<ref>{{cita|Luigi Ganapini|p. 192}}.</ref>. Nel corso della fase istruttoria del [[processo di Verona]] Farinacci fu indicato da Galeazzo Ciano come testimone a favore della difesa, ma la sua testimonianza non fu ammessa<ref>{{cita|Metello Casati|p. 48}}.</ref>.
 
Per tutta la durata della Repubblica Sociale la [[Guerra civile in Italia (1943-1945)|situazione a Cremona rimase tranquilla]]<ref>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 456}}.</ref> e Farinacci non subì alcun attentato partigiano, anche se dagli stessi fu spesso additato come un nemico da colpire<ref name=autogenerato20>{{cita|Luigi Cazzadori|p. 71}}.</ref>, essendo chiaro che, pur non avendo alcuna influenza sul [[governo della Repubblica Sociale Italiana|governo di Mussolini]], non avrebbe mai rinnegato il fascismo<ref name=autogenerato20 />. Esperto giornalista, favorì la nascita del giornale ''Crociata Italica'' di don [[Tullio Calcagno]], che fu stampato nella stessa tipografia del ''Regime Fascista''<ref>{{cita|Luigi Ganapini|p. 213}}.</ref><ref name=autogenerato29>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 453}}.</ref> ed arrivò alla tiratura record di centocinquantamila copie<ref name=autogenerato29 />.
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==== La fucilazione ====
[[File:Farinacci fucilazione.jpg|thumb|La fucilazione di Farinacci.]]
Il 25 aprile [[1945]] il vecchio avversario [[Guido Miglioli]] volle incontrarlo per convincerlo ad arrendersi<ref>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 458}}.</ref>, ma Farinacci si rifiutò: "''Non siamo ancora alla fine''"<ref name=autogenerato33>{{cita|Guido Gerosa|p. 59}}.</ref>. In seguito allo sfaldarsi della RSI per l'avanzata degli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]], e quando già gruppi di insorti muovevano alla liberazione di Cremona, Farinacci lasciò la città il mattino del 26 aprile diretto in [[Ridotto Alpino Repubblicano|Valtellina]]<ref name=autogenerato33 /><ref name=autogenerato23>{{cita|Giordano Bruno Guerri|p. 115}}.</ref><ref>{{cita|Luigi Cazzadori|p. 71: "Ubbidendo agli ordini ricevuti dal governo di Mussolini di ritirarsi a [[Como]] e poi in Valtellina, egli uscì da Cremona con una colonna"}}.</ref><ref>{{cita|Silvio Bertoldi|p. 48: Voleva dirigersi verso il fantomatico "ridotto della Valtellina"}}.</ref> insieme a un manipolo di fedeli, ma giunto nei pressi di [[Bergamo]] decise di staccarsi dalla colonna per recarsi a [[Oreno]], insieme alla marchesa Maria Carolina Vidoni Soranzo in [[Medici del Vascello]]<ref name=autogenerato33 />, segretaria dei Fasci femminili<ref name=autogenerato18 />. Il cambio di percorso fu fatale, poiché a [[Brivio|Beverate]] la macchina fu investita dal fuoco di una pattuglia partigiana e Farinacci fu catturato<ref name=autogenerato22>{{cita|Guido Gerosa|p. 59: "Il suo ultimo grido fu Viva l'Italia"}}.</ref><ref>{{cita|Silvio Bertoldi|p. 48: "Viaggiarono abbastanza tranquilli fin quasi Bergamo, poi Farinacci ordinò di staccarsi dalla colonna e di dirigersi a Oreno, dove aveva una villa la sorella della marchesa, sposata a un Gallarati Scotti. È difficile dirsi se avesse intenzione di nascondersi, oppure se avesse in mente di mostrarsi gentile con la signora, a costo di gravi rischi. La diversione gli fu fatale. A [[Beverate]] un [[partigiano]] sparò sulla vettura che non si era fermata all'alt. La macchina si schiantò contro un albero"}}. L'autista rimase ucciso sul colpo mentre la marchesa morì alcuni giorni dopo, a causa delle ferite riportate.</ref>. Il giorno dopo, il 28 aprile, Farinacci fu sommariamente processato in una sala del Comune di [[Vimercate]]<ref name=autogenerato22 /><ref>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 459: basandosi su alquanto generiche imputazioni (persino di complicità nel delitto Matteotti...), condannò Farinacci, in appena un'ora di dibattimento e in un clima di feroce ostilità}}.</ref><ref>{{cita|Silvio Bertoldi|p. 48: Lo processarono nella sala del Consiglio comunale. L'atto d'accusa era giuridicamente approssimativo, umanamente irreprensibile."}}.</ref>, in cui anche alcuni colpi di [[fucile]] furono esplosi in aria<ref name=autogenerato33 />. Farinacci tentò una difesa: "''Portatemi a Cremona. Là vi diranno che ho fatto del bene e che bisogna liberarmi''"<ref name=autogenerato33 /> e contestò ogni singola accusa<ref name=autogenerato18 />. I giudici esitarono nel pronunciare la condanna a morte<ref name=autogenerato33 />; infatti i rappresentanti della [[Democrazia Cristiana]] e del [[Partito Liberale Italiano]] propendevano per consegnarlo agli Alleati<ref>{{cita|Silvio Bertoldi|p. 48:}}.</ref><ref name=autogenerato5>{{cita|Luigi Cazzadori|p. 72}}.</ref>, mentre ebbero un peso decisivo i rappresentanti del [[Partito Comunista Italiano]] e del [[Partito Socialista Italiano#Nascita_del_Partito_Socialista_Italiano_di_Unità_Proletaria|Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria]]<ref>{{cita|Silvio Bertoldi|p. 48: "I socialisti e i comunisti spingevano per la fucilazione"}}.</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.centrostudigentili.it/storiainmartesana/pdf/numero11/Perego,%20Giorgio%20[Le%20ultime%20ore%20di%20Farinacci].pdf|titolo=Storia in Martesana, Giorgio Perego: Le Ultime ore di Farinacci, pag 11}}</ref>.
 
{{Citazione|Farinacci, il cui arresto era già stato annunciato nel nostro numero di ieri, è stato giustiziato. La sua cattura è avvenuta a Rovagnate, in provincia di Como, ad opera della Brigata “Adda”. Al momento dell’arresto egli si trovava su una automobile militare germanica, in compagnia di un maresciallo tedesco e di due donne. Farinacci venne accompagnato con la stessa macchina al Comando della Brigata “Adda” a Vimercate. Qui, alla presenza dei familiari dei giovani patrioti assassinati recentemente ad Arcore e di tutta la popolazione accorsa, è stato fatto un sommario processo che si chiudeva con la condanna a morte. La fucilazione è avvenuta alle ore 9.20 di ieri, nella piazza del Comune di Vimercate|''[[Avanti!]]'' 29 aprile 1945}}
Dall{{'}}''[[Avanti!]]'' del 29 aprile 1945:
 
“''Farinacci, il cui arresto era già stato annunciato nel nostro numero di ieri, è stato''
 
''giustiziato. La sua cattura è avvenuta a Rovagnate, in provincia di Como, ad opera della''
 
''Brigata “Adda”. Al momento dell’arresto egli si trovava su una automobile militare''
 
''germanica, in compagnia di un maresciallo tedesco e di due donne. Farinacci venne''
 
''accompagnato con la stessa macchina al Comando della Brigata “Adda” a Vimercate. Qui,''
 
''alla presenza dei familiari dei giovani patrioti assassinati recentemente ad Arcore e di tutta''
 
''la popolazione accorsa, è stato fatto un sommario processo che si chiudeva con la condanna''
 
''a morte. La fucilazione è avvenuta alle ore 9.20 di ieri, nella piazza del Comune di''
 
''Vimercate''”.<ref>{{Cita web|url=https://centrostudigentili.it/storiainmartesana/pdf/numero11/Perego,%20Giorgio%20[Le%20ultime%20ore%20di%20Farinacci].pdf|titolo=Storia in Martesana, Giorgio Perego: Le Ultime ore di Farinacci, pag 11}}</ref>
 
Portato nella piazza principale di Vimercate<ref name=autogenerato5 />, rifiutò di farsi bendare<ref>http://www.casadellaculturamelzo.it/storiainmartesana/pdf/numero11/Perego,%20Giorgio%20[Le%20ultime%20ore%20di%20Farinacci].pdf</ref> e pretese di essere fucilato al [[torace|petto]] come i militari<ref name=autogenerato18 />, ma ciò non gli venne concesso. Nonostante fosse stato posto fronte al muro Farinacci riuscì a divincolarsi e a girarsi, così i partigiani spararono in aria<ref name=autogenerato33 />; alla seconda scarica riuscì nuovamente a girarsi, venendo colpito al petto<ref>{{cita|Silvio Bertoldi|p. 48: Non volle essere bendato e chiese di che gli sparassero al petto, secondo la tradizione militare. Glielo rifiutarono, facendolo voltare di spalle a furia di schiaffi. Lui tentò di girarsi e i partigiani allora tirarono in aria, dandogli così l'agghiacciante prodromo dell'esecuzione vera. Alla seconda scarica, lo colpirono: eppure Farinacci era riuscito a torcersi e prese i colpi nel torace. C'è chi assicura che abbia gridato :"Viva l'Italia"."}}.</ref>: prima di morire le sue ultime parole furono "''Viva l'Italia''"<ref name=autogenerato23 /><ref name=autogenerato22 /><ref>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 459: Soltanto un guizzo, pochi secondi prima della scarica dei fucili partigiani, gli permise di tentare di voltarsi di petto, alzare il saluto romano e inneggiare all'Italia.}}</ref>.
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Farinacci fu sepolto inizialmente a Vimercate e solo nel [[1956]] la famiglia ottenne di farne trasferire le spoglie nella [[tomba]] di famiglia a Cremona, nel [[Cimitero]] Civico. Il 10 maggio [[2011]] sulla sua tomba si suicidò suo nipote Pietro Ercole Mola<ref>[http://www.corriere.it/cronache/11_maggio_10/farinacci-suicidio-tomba-cremona_e5af5702-7afa-11e0-be08-e42815e8b082.shtml] Il nipote di Farinacci suicida
sulla tomba del nonno gerarca fascista</ref><ref>[http://www.ilgiornale.it/news/cremona-si-toglie-vita-nipote-farinacci-si-suicidato-sopra.html Cremona, si toglie la vita il nipote di Farinacci Si è suicidato sopra la tomba del nonno - IlGiornale.it<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref><ref>{{Cita web |url=http://www.fanpage.it/suicida-sulla-tomba-del-nonno-gerarca-fascista-muore-il-nipote-di-farinacci/ |titolo=Suicida sulla tomba del nonno gerarca fascista: muore il nipote di Farinacci {{!}} Fanpage<!-- Titolo generato automaticamente --> |accesso=11 maggio 2011 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110513230843/http://www.fanpage.it/suicida-sulla-tomba-del-nonno-gerarca-fascista-muore-il-nipote-di-farinacci/ |urlmorto=sì }}</ref>, molto noto in città per il suo lavoro al [[pronto soccorso]] dell'ospedale civile di [[Cremona]].
 
== Nella cultura di massa ==
* Nella serie tv del 2024 ''[[La lunga notte - La caduta del Duce]]'' Roberto Farinacci è interpretato da [[Pietro Bontempo]].
* Nella miniserie ''[[M - Il figlio del secolo (miniserie televisiva)|M - Il figlio del secolo]],'' uscita nel 2025, ad interpretarlo è Gabriele Falsetta.
 
== Onorificenze ==