Uniting for consensus: differenze tra le versioni
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|membri = {{ARG}}<br/>{{CAN}}<br/>{{COL}}<br/>{{KOR}}<br/>{{CRI}}<br/>{{Bandiera|ITA}}[[Italia]]<br/>{{Bandiera|MLT}}[[Malta]]<br/>{{MEX}}<br/>{{PAK}}<br/>{{SMR}}<br/>{{ESP}}<br/>{{TUR}}
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'''Uniting for Consensus (UfC)''' è un gruppo costituito a [[New York]] nel 2005 per promuovere la riforma del [[Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite|Consiglio di sicurezza]] dell'[[Organizzazione delle Nazioni Unite|ONU]] attraverso l'aumento dei seggi elettivi non permanenti. Il gruppo è coordinato dall'Italia
==Storia==▼
▲==Storia==
Il gruppo UfC è stato ideato e lanciato dal Rappresentante Permanente dell'[[Italia]] all'ONU Amb. [[Marcello Spatafora]]. In particolare il termine “Uniting for Consensus” – ispirato dal consigliere politico di Spadafora Massimo Marotti - venne utilizzato per la prima volta nell’ambito di un position paper sulla riforma del Consiglio di Sicurezza presentato dall’Italia a nome del Coffee Club nel febbraio 2005.
I membri del gruppo Uniting For Consensus sono:
*[[Argentina]]
*[[Canada]]
*[[Colombia]]
*[[Corea del Sud]]
*[[Costa Rica]]
*[[Italia]]
*[[Malta]]
*[[Messico]]
*[[Pakistan]]
*[[San Marino]]
*[[Spagna]]
*[[Turchia]]
== La riforma del Consiglio di Sicurezza ==
Dalla sua creazione nel 1945, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è stato sottoposto solo una volta a una riforma; a seguito dell’entrata in vigore degli emendamenti alla Carta delle Nazioni Unite previsti dalla risoluzione n. 1991
Tenuto conto della forte crescita dei paesi membri dell’ONU (che avevano raggiunto il numero di 193, rispetto ai 117 nel 1963) e dell’opportunità di riequilibrare la rappresentanza dei vari gruppi regionali in seno al Consiglio di Sicurezza, nel 1993 l’Assemblea Generale istituì, tramite la risoluzione 48/26
== Il
L’Italia - su iniziativa del Rappresentante Permanente, Amb. Francesco Paolo Fulci - assieme a Pakistan, Messico ed Egitto, allineati sul netto rifiuto dell’aumento del numero di seggi permanenti del Consiglio di Sicurezza e sulla volontà di favorire, invece, l’ampliamento dei seggi elettivi, fondò nel 1995 il gruppo informale conosciuto come “Coffee Club” (dall’espressione “Let’s have a cup of coffee, first”, con cui l’Amb. Fulci aprì i lavori). Ai fondatori iniziali si aggiunsero altri Paesi, tra cui Argentina, Canada, Repubblica di Corea, Spagna e Turchia ed in breve tempo il gruppo arrivò a comprendere circa 50 Paesi dell’Asia, Africa ed America Latina. La tesi del “Coffee Club” era che l’aumento dei membri permanenti avrebbe ulteriormente accentuato la disparità fra i Paesi membri e comportato l’estensione di una serie di privilegi con un “effetto a cascata” sulla ''governance'' del sistema onusiano<ref>{{Cita libro|
== I primi tentativi di riforma ==
Nel 1997, una prima proposta che ipotizzava un aumento dei seggi permanenti fallì, anche grazie all’opposizione di un gruppo di Paesi membri contrari ad un allargamento dei membri permanenti<ref>{{Cita libro|
Anche la dichiarazione solenne adottata dal Summit del Millennio del 6-8 settembre 2000 si limitò a impegnare genericamente la comunità internazionale a “intensificare i suoi sforzi per conseguire una riforma onnicomprensiva (Comprehensive) del Consiglio di Sicurezza in tutti i suoi aspetti”<ref>{{Cita libro|
Nel 2003, il Segretario Generale Kofi Annan incaricò un apposito panel di alto presieduto dall’ex primo ministro thailandese Panyarachun livello (“High Level Panel on Threats, Challenges and Change”) di affrontare il tema di una riforma complessiva delle Nazioni Unite. Il gruppo elaborò una serie di proposte, ma non riuscì ad accordarsi su una soluzione unanime per quanto riguardava l’ampliamento del Consiglio di Sicurezza<ref>{{Cita web|url=
In vista di tale scadenza, l’Italia presentò - a nome del Coffee Club - un position paper nel cui ambito venne utilizzato per la prima volta il termine “Uniting for Consensus”. Alla prima riunione del Gruppo, tenuta al Roosevelt Hotel di New York l'11 aprile 2005, su invito dell'Italia e degli ambasciatori di altri stati parteciparono rappresentanti di 119 Paesi. In quell'anno 12 membri del core group UfC presentarono un progetto di risoluzione per la riforma del Consiglio di Sicurezza, in concorrenza con i progetti presentati rispettivamente dal [[G4 (diplomazia)|''G4'']] (composto da Germania, Giappone, Brasile e India) e dal Gruppo dei paesi africani.
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Alla vigilia del Vertice del Millennio, queste erano pertanto le posizioni avanzate dai tre principali gruppi:
1.
2.
3. Il gruppo Uniting for Consensus aveva l'obiettivo dichiarato di raggiungere il più ampio consenso possibile per ogni riforma della Carta dell'Onu, e proponeva un allargamento del CdS a 25 membri finalizzato a creare seggi per i gruppi regionali sottorappresentati<ref>{{Cita libro|titolo=Giuseppe Nesi, La riforma del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite tra politica e diritto, in Pietro Gargiulo, Ivan Ingravallo, Pierfrancesco Rossi (a cura di), L’ONU nei nuovi assetti sistemici internazionali: le riforme necessarie. Pace e sicurezza internazionali, sviluppo sostenibile, tutela dei diritti umani, Napoli, Editoriale Scientifica, 2023 (Quaderni “La Comunità Internazionale”, n. 27), pp. 19-34. ISBN 979-12-5976-720-2.}}</ref>. In particolare, la bozza di risoluzione presentata proponeva di aggiungere agli attuali 5 permanenti 20 membri non permanenti, con mandato biennale, di cui 6 all'Africa, 4 all'America Latina e i Caraibi, 3 all'Europa occidentale, 2 all'Europa orientale. I seggi elettivi sarebbero stati resi rinnovabili per ulteriori mandati, a discrezione degli stessi gruppi regionali. Veniva inoltre proposto un miglioramento dei metodi di lavoro del Consiglio di Sicurezza al fine di limitare l’utilizzo del veto, garantire maggior trasparenza, coordinamento tra il Consiglio di sicurezza e l’Assemblea Generale e maggior coinvolgimento di altri Paesi non membri<ref>{{Cita libro|titolo=Bozza di risoluzione A/59/L68, firmata da Argentina, Canada, Colombia, Costa Rica, Italia, Malta, Messico, Pakistan, Repubblica di Corea, San Marino, Spagna e Turchia, Microsoft Word - 0543476e.doc
In mancanza di un accordo, il Vertice si concluse con una nuova dichiarazione generica sulla necessità di una riforma tesa a rendere il CdS “maggiormente rappresentativo, efficiente e trasparente”. Le cause del fallimento del tentativo di riforma sono principalmente da ricondurre al contrasto fra i Paesi africani che reclamavano per loro un seggio permanente ([[Egitto]], [[Nigeria]], [[Sudafrica]]) e gli altri Stati del continente, nonché alle tensioni USA-Germania dovute all'[[invasione dell'Iraq]] del 2003.
== I negoziati intergovernativi di New York sulla riforma del Consiglio di sicurezza ==
Nel febbraio 2009 (in conformità con la decisione 62/577 adottata dall'AG nel settembre 2008<ref>{{Cita web|url=https://www.securitycouncilreport.org/atf/cf/%7B65BFCF9B-6D27-4E9C-8CD3-CF6E4FF96FF9%7D/Decision%2062_557.pdf|titolo= Question of equitable representation on and increase in the membership of the Security Council and related matters}}</ref>) sono cominciati a New York i negoziati intergovernativi
Nella nuova proposta presentata il 20 aprile 2009 dal Rappresentante Permanente dell’Italia presso l'ONU, Amb. [[Giulio Terzi di Sant'Agata]] l'opposizione all'allargamento del numero dei membri permanenti venne spiegata principalmente con l'inopportunità di mantenere l'istituto del ''veto'', nato nel dopoguerra ma insensato dopo la fine della [[guerra fredda]]. Consci del carattere irrealistico della proposta di eliminare il veto (più realizzabile la restrizione dell'ambito di applicazione dello stesso o il vincolo del suo utilizzo a un obbligo di motivazione), i Paesi UfC
In vista del settantesimo anniversario della creazione dell’ONU nel 2015, ci fu un nuovo impulso nel processo di riforma. A gennaio di quell’anno, il gruppo UfC pubblicò un nuovo documento, intitolato “UN Security Council reform is possible. Uniting for Consensus is committed to this approach. Compromise to achieve broad-based consensus is needed”
Nonostante tali sforzi, in mancanza di un accordo complessivo, nel settembre
== Presentazione formale del nuovo modello UfC ==
Da ultimo, nell’ambito della 78
Quanto al potere di veto, il gruppo UfC lo ritiene uno “strumento anacronistico” e causa principale di molti blocchi in Consiglio di Sicurezza. Tuttavia, riconoscendo le complessità legate alla modifica della Carta delle Nazioni Unite, che richiede il consenso dei P-5, l’UfC sostiene misure per limitarne l’utilizzo in circostanze specifiche, come nel caso di atrocità di massa e crimini di guerra. La proposta del gruppo UfC pone infine attenzione alla revisione dei metodi di lavoro del Consiglio di Sicurezza e al rafforzamento dei rapporti tra tale organismo e l'Assemblea Generale, avanzando vari suggerimenti a tale proposito<ref>{{Cita web|
▲Quanto al potere di veto, il gruppo UfC lo ritiene uno “strumento anacronistico” e causa principale di molti blocchi in Consiglio di Sicurezza. Tuttavia, riconoscendo le complessità legate alla modifica della Carta delle Nazioni Unite, che richiede il consenso dei P-5, l’UfC sostiene misure per limitarne l’utilizzo in circostanze specifiche, come nel caso di atrocità di massa e crimini di guerra. La proposta del gruppo UfC pone infine attenzione alla revisione dei metodi di lavoro del Consiglio di Sicurezza e al rafforzamento dei rapporti tra tale organismo e l'Assemblea Generale, avanzando vari suggerimenti a tale proposito<ref>{{Cita web|url=Nicoletta Pirozzi, Grasping the nettle of UN Security Council: the Uniting for Consensu proposal, https://www.iai.it/sites/default/files/2023_pirozzi_grasping-the-nettle.pdf|titolo=}}</ref>.
== Note ==
==Voci correlate==
* [[ONU]]
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==Collegamenti esterni==
*{{cita web|url=http://www.un.org/News/Press/docs/2005/ga10371.doc.htm|titolo=Proposta di riforma presentata all'Assemblea Generale}}
*{{cita web|url=https://italyun.esteri.it/rappresentanza_onu/it/comunicazione/archivio-news/unscforall.html
{{portale|Nazioni Unite}}
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