Giuseppe Calò: differenze tra le versioni

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|GiornoMeseNascita = 30 settembre
|AnnoNascita = 1931
|LuogoMorte =
|GiornoMeseMorte =
|AnnoMorte =
|Epoca = 1900
|Epoca2 = 2000
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== Biografia ==
Nato e cresciuto a [[Palermo]], è nipote di [[Paolo Calò]], storico [[Portiere (calcio)|portiere]] del [[Palermo Football Club|Palermo Calcio]] (accusato da [[Tommaso Buscetta]] di essere anche lui mafioso)<ref name=":5">{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/12/02/buscetta-pippo-calo-mafioso-pentiti.html|titolo=BUSCETTA A PIPPO CALO' 'MAFIOSO, PENTITI' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=2 dicembre 1994|lingua=it|accesso=5 dicembre 2022}}</ref>. Ha lavorato come commesso in un negozio di vendita di tessuti e in seguito lavorò anche come macellaio e barista. All'età di diciotto anni, Calò si segnalò per aver inseguito e ferito a colpi di [[pistola]] l'assassino del padre, Francesco Scaletta, per il quale finì in carcere per la prima volta<ref name=":0">{{Cita web|lingua=it|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/10/06/dieci-anni-di-onorata-latitanza-per-il.html|titolo=DIECI ANNI DI ONORATA LATITANZA PER IL CAPO-FAMIGLIA PIPPO CALO' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=6 ottobre 1984|accesso=23 novembre 2022}}</ref>. Scaletta venne poi crivellato di colpi in un successivo agguato, probabilmente per mano di [[Gerlando Alberti]] e Salvatore Filippone, figlio del boss Gaetano<ref name=":82">{{Cita web|url=https://archivio.unita.news/assets/main/1957/04/04/page_002.pdf|titolo=Rievocato in Assise a Palermo il delitto del "Piccolo moka"|editore=L'Unità|data=4 aprile 1957}}</ref>. Per queste sue peculiarità, all'età di 23 anni, Calò venne affiliato nella ''[[Famiglia (mafia)|famiglia]]'' [[Cosa nostra|mafiosa]] di [[Porta Nuova (Palermo)|Porta Nuova]], prestando giuramento tra le mani di [[Tommaso Buscetta]], e iniziò numerose attività in imprese legali come rappresentante di tessuti a [[Palermo]], aprì un bar e si occupò di un distributore di benzina (rilevato con un socio, Salvatore Maggiolini, cui cedette l'attività con un ricavato di 6 milioni delle vecchie lire). Calò ebbe un figlio [[Disabilità|disabile]] morto in giovane età<ref name=":0">{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/10/06/dieci-anni-di-onorata-latitanza-per-il.html|titolo=DIECI ANNI DI ONORATA LATITANZA PER IL CAPO-FAMIGLIA PIPPO CALO' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=6 ottobre 1984|lingua=it|accesso=23 novembre 2022}}</ref>.
 
=== AttivitàCarriera criminale ===
Nel 1963 venne scelto come nuovo capo della ''[[Famiglia (mafia)|famiglia]]'' di [[Porta Nuova (Palermo)|Porta Nuova]] in seguito alla morte per vecchiaia del boss Gaetano Filippone. Sempre nello stesso anno, venne denunciato per [[associazione a delinquere]] insieme a [[Gerlando Alberti]] e altri mafiosi<ref name=":0" />. In questo periodo Calò divenne il principale fiancheggiatore del ''boss'' [[Luciano Liggio]] e del suo vice [[Salvatore Riina]]: secondo le concordi testimonianze di [[Tommaso Buscetta]] e [[Leonardo Vitale]], l'omicidio del procuratore [[Pietro Scaglione]] venne eseguito dagli stessi Liggio e Riina nel quartiere Danisinni, territorio della ''[[cosca]]'' di Calò, che fornì anche i suoi uomini per il sequestro del costruttore [[Luciano Cassina]] ordinato da Riina<ref name=":1">{{cita web|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/10/03/leggio-spacco-in-due-cosa-nostra.html|titolo=E LEGGIO SPACCO' IN DUE COSA NOSTRA - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=3 ottobre 1984|lingua=it|accesso=}}</ref>. Arrestato per il sequestro Cassina, Calò fu rilasciato in libertà provvisoria dopo soli venti giorni di detenzione e nel 1973 fu accusato da [[Leonardo Vitale]] (definito "''il [[Joe Valachi]] di [[Altarello (Palermo)|Altarello]]''") di diversi reati (dall'[[omicidio]] alle [[Estorsione|estorsioni]]), costringendolo a darsi alla latitanza.<ref name=":0" />
 
Nel 1974, quando venne ricostruita la cosiddetta "[[Commissione interprovinciale|Commissione]]", Calò entrò a farne parte come capo del [[Mandamento (cosa nostra)|mandamento]] di [[Porta Nuova (Palermo)|Porta Nuova]], che comprendeva le [[Famiglia (mafia)|famiglie]] di [[Borgo Vecchio (Palermo)|Borgo Vecchio]], Palermo centro e [[Porta Nuova (Palermo)|Porta Nuova]].<ref name=":1" />
 
Secondo le indagini, a metà degli [[Anni 1970|anni '70]] Calò rafforzò i rapporti con figure storiche della [[Camorra|Camorra napoletana]], come [[Lorenzo Nuvoletta]], allora uno dei più potenti capi di tutta la [[Campania]] e [[Clan Lubrano-Ligato|Vincenzo Lubrano]], fedelissimo di Nuvoletta.<ref>{{Cita web|url=https://www.stylo24.it/casalesi-nuvoletta-mafia-roma/|titolo=Il padrino chiamato Salamandra e il giudice scomodo da fermare|autore=Redazione|sito=Stylo24 - Ultime Notizie su Napoli e la Campania|data=2018-11-01|lingua=it|accesso=2023-09-14}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://internapoli.it/9506-morto-il-boss-amico-di-riina/|titolo=Morto il boss amico di Riina|autore=Redazione Internapoli|sito=Internapoli.it|data=2007-09-03|lingua=it|accesso=2023-09-14}}</ref>
 
Secondo la testimonianza di [[Giovanni Brusca]], Calò era molto amico di [[Stefano Bontate]] e di [[Salvatore Inzerillo]], ma se ne distaccò nel 1980, quando uccisero il Procuratore della Repubblica [[Gaetano Costa]] nel suo territorio senza il suo permesso<ref name=":2" />. Quindi si avvicinò ai [[Clan dei Corleonesi|Corleonesi]] di [[Salvatore Riina|Totò Riina]] e cercò di convincere Buscetta a passare dalla loro parte ma con scarso successo.<ref name=":1" />
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Colpito da un mandato di cattura firmato dal giudice [[Giovanni Falcone]] a seguito delle rivelazioni dei pentiti [[Tommaso Buscetta|Buscetta]] e [[Salvatore Contorno|Contorno]], Calò organizzò il 23 dicembre 1984 l'esplosione di una bomba sul treno [[Napoli]]-[[Milano]] con 16 morti e 267 feriti (la cosiddetta [[Strage del Rapido 904]] o ''strage di Natale''), per deviare l'attenzione dell'[[opinione pubblica]] dalle dichiarazioni dei due pentiti.<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/01/14/in-aula-un-pentito-conferma-fu.html|titolo=E IN AULA UN PENTITO CONFERMA 'FU CALO' A ORDINARE LA STRAGE' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=14 gennaio 1989|lingua=it|accesso=23 novembre 2022}}</ref><ref name="ReferenceC">{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2005/01/04/sulmona-un-altro-suicidio-in-cella.html?ref=search|titolo=Sulmona, un altro suicidio in cella - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=4 gennaio 2005|lingua=it|accesso=}}</ref><ref>https://www.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/2005/01/03/Cronaca/Nera/SULMONA-SUICIDA-IN-CARCERE-GUIDO-CERCOLA-CONDANNATO-PER-STRAGE-904_114031.php</ref><ref>https://www.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/2005/01/03/Cronaca/SULMONA-SUICIDA-IN-CARCERE-GUIDO-CERCOLA-CONDANNATO-PER-STRAGE-904-2_121304.php</ref><ref>https://www.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/2005/01/03/Cronaca/Nera/SULMONA-CHI-ERA-GUIDO-CERCOLA-IL-BRACCIO-DESTRO-DI-PIPPO-CALOSCHEDA_152734.php</ref><ref>https://www.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/2005/01/03/Cronaca/Nera/SULMONA-CHI-ERA-GUIDO-CERCOLA-IL-BRACCIO-DESTRO-DI-PIPPO-CALOSCHEDA-2_152737.php</ref><ref>{{Cita web|url=https://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/2005/01/03/Cronaca/Nera/SULMONA-CHI-ERA-GUIDO-CERCOLA-IL-BRACCIO-DESTRO-DI-PIPPO-CALOSCHEDA-2_152737.php|titolo=SULMONA: CHI ERA GUIDO CERCOLA, IL BRACCIO DESTRO DI PIPPO CALO'/SCHEDA (2)|sito=www1.adnkronos.com|accesso=7 dicembre 2022}}</ref>
 
=== L'arrestoArresto e condanna ===
Il 30 marzo 1985, dopo dodici anni di latitanza, Calò fu arrestato dagli uomini della [[Squadra mobile]] di [[Roma]] mentre rincasava nel suo appartamento in viale Tito Livio, in zona [[Balduina]], in compagnia dei mafiosi [[Antonino Rotolo]] e Lorenzo Di Gesù<ref name=":9">{{cita news|url = http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/03/31/riciclava-soldi-delle-cosche-sulla-mafia-sa.html|titolo = Riciclava soldi delle cosche. Sulla mafia sa più di Buscetta|nome = Franco|cognome = Recanatesi|giornale = la Repubblica|giorno = 31|mese = marzo|anno = 1985|accesso = 13 febbraio 2018}}</ref><ref name=":4">{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/04/02/calo-stava-per-fuggire-da-roma-una.html|titolo=CALO' STAVA PER FUGGIRE DA ROMA UNA 'TALPA' L'AVEVA AVVERTITO? - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=2 aprile 1985|lingua=it|accesso=26 novembre 2022}}</ref>. Nel corso delle perquisizioni, furono sequestrati 380 milioni di lire in contanti, gioielli e quadri di [[Renato Guttuso]] e [[Pompeo Batoni|Girolamo Batoni]]<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/06/11/calo-ambasciatore-dei-corleonesi.html|titolo=CALO', L''AMBASCIATORE' DEI CORLEONESI A ROMA - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=11 giugno 1993|lingua=it|accesso=3 dicembre 2022}}</ref><ref name=":9" />. L'11 maggio la [[polizia]] perquisì anche un edificio rustico presso [[Poggio San Lorenzo]], in provincia di [[Rieti]], acquistato da Calò attraverso il suo [[prestanome]] Guido Cercola: furono trovati alcuni chili di [[eroina]], un apparato ricetrasmittente, delle batterie, alcuni apparecchi radio, antenne, cavi, armi e diversi tipi di esplosivo, risultati compatibili con quelli utilizzati nella [[strage del Rapido 904]].<ref>{{cita news|url = http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/05/12/la-centrale-dell-eroina-in-una-villa.html|titolo = La 'centrale' dell'eroina in una villa di Don Calò|giorno = 12|mese = maggio|anno = 1985|nome = Claudio|cognome = Gerino|giornale = la Repubblica|accesso = 13 febbraio 2018}}</ref>
 
=== Il carcere e la dissociazione ===
Nell'ottobre 1993, Calò, nel corso di un'audizione dinanzi alla [[Commissione stragi]] presieduta da [[Libero Gualtieri]], si proclamò estraneo alla [[strage del Rapido 904]] e affermò di essere interessato alla riapertura del processo, lasciando balenare l’intenzione di voler fare delle dichiarazioni "''importanti''": lanciò infatti ambigui messaggi affermando con linguaggio criptico che [[Piero Luigi Vigna|Pier Luigi Vigna]] – il pm della Procura di [[Firenze]] che lo fece condannare – "''«è stato cattivo''"» e che "''«la mafia non c'entra con quella strage: traete voi le conseguenze e chiedetevi chi ha fatto scappare Schaudinn'' (l'artificiere della strage n.d.r.)"».<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/10/22/calo-le-bombe-la-mafia.html|titolo=CALO': 'LE BOMBE? LA MAFIA NON C'ENTRA' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=22 ottobre 1993|lingua=it|accesso=29 novembre 2022}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/10/30/messaggio-di-morte-di-calo-rafforzata-la.html|titolo=MESSAGGIO DI MORTE DI CALO' RAFFORZATA LA SCORTA A VIGNA - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=30 ottobre 1993|lingua=it|accesso=29 novembre 2022}}</ref>.
 
Nel settembre 2001, in una lettera inviata alla [[corte d'assise d'appello]] di [[Caltanissetta]] durante il processo d'appello ''Borsellino-ter'', Calò ammise per la prima volta di aver fatto parte di [[Cosa nostra]], comunicando la scelta di dissociarsi dall'organizzazione mafiosa, pur senza accusare nessuno.<ref>{{Cita web|url=https://www.repubblica.it/online/cronaca/pippocalo/pippocalo/pippocalo.html|titolo=la Repubblica/cronaca: Il cassiere di Cosa Nostra 'Mi dissocio ma non mi pento'|sito=repubblica.it|data=25 settembre 2001|lingua=it|accesso=31 dicembre 2021}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/09/25/calo-il-primo-dei-dissociati.html|titolo=Calò, il primo dei 'dissociati' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=25 settembre 2001|lingua=it|accesso=24 novembre 2022}}</ref><ref name=":7">{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2004/01/25/calo-riina-volle-le-stragi-un-pazzo.html|titolo=Calò: 'Riina volle le stragi è un pazzo, andava ucciso' - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|data=25 gennaio 2004|lingua=it|accesso=23 novembre 2022}}</ref>
 
Nel 2004, durante un'udienza del processo-stralcio per le [[Strage di Capaci|stragi di Capaci]] e [[Strage di via D'Amelio|via d'Amelio]], fu molto duro il confronto con il collaboratore di giustizia [[Salvatore Cancemi]], il quale lo accusò di aver partecipato allo strangolamento dei due figli di [[Tommaso Buscetta]], Antonio e Benedetto, scomparsi nel 1982 e mai più ritrovati. Al contrario, Calò rispose aaccusò Cancemi che luidi non eraessere stato capace di fermare Riina quando ordinò le stragi poiché "''«era stato un pazzo e meritava di essereandava ucciso''"».<ref name=":7" />
 
== Casi giudiziari ==
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=== Il caso Calvi ===
{{Vedi anche|Roberto Calvi}}
Nel 1997 Calò e altri quattro (il faccendiere [[Flavio Carboni]], la sua ex fidanzata Manuela Kleinszig e l'ex affarista della [[Banda della Magliana]] [[Ernesto Diotallevi]] e [[Silvano Vittor]]) coinvolti nell'omicidio di [[Roberto Calvi]] furono indagati e il loro processo, iniziato nell'ottobre 2005, si concluse nel giugno 2007 con l'assoluzione degli imputati per «insufficienza di prove» da parte della Corte d'Assise<ref name=repubblica/>. Il caso si chiuse nel 2016 con l'archiviazione dell'indagine-stralcio presso la Procura di [[Roma]] sui mandanti dell'omicidio che vedeva indagati una decina di persone, tra cui [[Licio Gelli]], ex capo della [[P2|Loggia P2]]<ref name=repubblica>[http://www.repubblica.it/2007/06/sezioni/cronaca/sentenza-calvi/sentenza-calvi/sentenza-calvi.html Processo Calvi, la sentenza dopo 25 anni, assolti Pippo Calò e gli altri imputati], articolo de "la Repubblica" del 6 giugno 2007</ref>.
 
=== Il caso Pecorelli ===
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*Nel 1998 Calò fu assolto per l'omicidio del giudice [[Antonino Scopelliti]] insieme ai ''boss'' [[Salvatore Riina]], [[Francesco Madonia]], [[Giuseppe Giacomo Gambino]], [[Giuseppe Lucchese]], [[Bernardo Brusca]], [[Salvatore Montalto]], [[Salvatore Buscemi]], [[Nenè Geraci]] e [[Pietro Aglieri]]<ref>https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/04/29/delitto-scopelliti-tutti-assolti.html?ref=search</ref>, che annullò la sentenza di primo grado che invece li condannava all'ergastolo<ref>https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/05/12/processo-scopelliti-dieci-ergastoli.html?ref=search</ref>.
 
==Nella cultura popolare==
==Influenza culturale==
*Nel film ''[[I giudici - Excellent Cadavers]]'' (1999), diretto da [[Ricky Tognazzi]] sulla figura del giudice [[Giovanni Falcone]], il cassiere della mafia Calò è interpretato da [[Eugenio Marinelli]].
*Ha ispirato il personaggio di ''Zio Carlo'' nel libro [[Romanzo criminale (romanzo)|''Romanzo criminale'']], scritto nel 2002 da [[Giancarlo De Cataldo]] e riferito alle vicende realmente avvenute della [[Banda della Magliana]]. Dal libro è stato tratto il film del 2005 ''[[Romanzo criminale (film)|Romanzo criminale]]'', diretto da [[Michele Placido]], nel quale Zio Carlo è interpretato da [[Gigi Angelillo]], e, nel 2008, il regista [[Stefano Sollima]] realizza la [[serie televisiva]] ''[[Romanzo criminale - La serie|Romanzo criminale]]'', dove i panni del personaggio sono vestiti da [[Adriano Chiaramida]].
*Nel film ''[[Il traditore (film 2019)|Il traditore]]'' (2019), diretto da [[Marco Bellocchio]] sulla figura di [[Tommaso Buscetta]], Pippo Calò è interpretato da [[Fabrizio Ferracane]].