Plotino: differenze tra le versioni

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{{Bio
'''Plotino''' ([[204]] – [[270]]), [[filosofia|filosofo]] pagano [[neoplatonico]] con aspetti [[misticismo|mistici]].
|Nome = Plotino
|Cognome =
|PreData = {{lang-grc|Πλωτῖνος|Plōtînos}}
|Sesso = M
|LuogoNascita = Licopoli
|GiornoMeseNascita =
|AnnoNascita = 203
|NoteNascita = /[[205]] circa
|LuogoMorte = Suio
|GiornoMeseMorte =
|AnnoMorte = 270
|Epoca = 200
|Attività = filosofo
|Nazionalità = greco antico
|Immagine = Plotinos.jpg
|Didascalia = Ritratto la cui attribuzione a Plotino è plausibile ma non certa.
}}
 
È considerato uno dei più importanti [[Filosofia greca|filosofi]] dell'antichità, erede di [[Platone]], a volte identificato ''in toto'' col suo pensiero. È considerato il principale creatore del [[neoplatonismo]].
La [[filosofia classica]] (greca e romana) si conclude con questo filosofo, di intelligenza e importanza pari a [[Socrate]], [[Platone]] e [[Aristotele]]. I filosofi concordano nell'assegnare a lui la fine dell'antichità e a collocare nel comtemporaneo [[Sant'Agostino d'Ippona]] l'inizio del [[Medioevo culturale]], restando al [[476]] d.C.la data ufficiale della fine dell'[[impero romano]] con la resa di Odoacre ai [[barbari]] e l'inizio storico del medioevo vero e proprio (basso medioevo).
 
Le informazioni biografiche su di lui provengono per la maggior parte dalla ''Vita di Plotino'', composta dal suo allievo [[Porfirio]] come prefazione alla pubblicazione delle ''[[Enneadi]]'', gli unici scritti di Plotino, che hanno ispirato per secoli [[teologia|teologi]], [[misticismo|mistici]] e metafisici [[Paganesimo|pagani]],<ref>Come, ad esempio, il suo allievo [[Porfirio]], Amelio, [[Giamblico]], [[Teodoro di Asine]], la scuola siriaca e quella di Pergamo, [[Flavio Claudio Giuliano|Giuliano imperatore]], [[Saturnino Secondo Salustio|Salustio]], [[Plutarco di Atene|Plutarco]], Domnino, [[Siriano (filosofo)|Siriano]], [[Proclo]]</ref> [[Cristianesimo|cristiani]], [[ebrei]], [[Islam|musulmani]] e [[Gnosticismo|gnostici]].
Plotino amava definirsi semplicemente un commentatore di Platone; in realtà non è solo il primo dei [[neoplatonismo|neoplatonici]], ma un filosofo sistematico rivalutato da [[Hegel]] per la sua completezza e con molte analogie con quest'ultimo, e comunque forte condizionatore delle teorie dello [[Pseudo Dionigi Areopagita]] che condizionerà tutta l'arte medioevale.
 
Allievo di [[Ammonio Sacca]], Plotino elaborò la dottrina dell'[[emanatismo]] [[monismo|monistico]], un processo necessario ed eterno, non [[creazione (teologia)|creazionistico]], in cui ognuna delle tre [[ipostasi]] genera quella di livello inferiore: [[Uno (filosofia)|Uno]], [[Nous]], e [[Anima]] universale, da cui traggono vita le anime particolari, soggette a cicli di [[reincarnazione]], e confinate nella [[materia (filosofia)|materia]] che è un semplice non-essere.
L'aspetto mistico di cui si parla è l'[[estasi]], il contatto-rapimento con l'Uno che è la famosa conclusione delle Enneadi, la fuga da solo a solo fra l'uomo e Dio. Per Plotino l'esperienza è normale, già provata da [[Platone ]]e da molti filosofi nalla storia successiva (Platone diceva: "è filosofo chi vede l'intero, chi no no").
 
== Biografia ==
Il percorso delle [[Enneadi]] è dalla materia all'Uno in cui avviene l'estasi dell'asceta e il ritorno dell'Uno alla materia. Non è solo un percorso filosofico della mente, un modo di esposizione efficace delle teorie filosofiche, è un percorso dell'essere, un'ascesi di vita che fissa le tappe che ognuno può percorrere per la realizzazione di sè. In ogni uomo vi è una parte trascendente che prende letteralmente il volo in estasi non appena ha visione dell'Uno e il fine ultimo della vita umana resta per gli antichi la visione della verità e la contemplazione di Dio, che "è lì sempre ad aspettarti a braccia aperte, ... se non lo vedi sei tu che gli hai voltato le spalle": le Enneadi aiutano l'uomo che ha girato le spalle all'Uno a rivolgergli lo sguardo, a liberarsi dalle catene e dagli idoli della vita per contemplare la verità nella sua faccia (come dice Platone nel mito della caverna).
L'informazione sul suo luogo di nascita, [[Licopoli]] (in Egitto), si deve alla ''[[Suda (enciclopedia)|Suda]]''.<ref>''Suda'' Π 1811.</ref>
 
[[Porfirio]]<ref name=vita2>Porfirio, ''Vita di Plotino'', 2.</ref> riteneva che Plotino, suo maestro, avesse sessantasei anni quando morì nel [[270|270 d.C.]], nel secondo anno di regno dell'imperatore [[Claudio il Gotico|Claudio II]], il che ci fa presumere che fosse nato intorno al [[204|204 d.C.]]
E le Enneadi sono anche la via seguita dai filosofi neoplatonici che dall'Uno sono stati rapiti per tornarvi,dopo un inevitabile allontanamento.
Plotino nota che vi sono tre ipostasi, coeterne: la ''chora'' o materia platonica di cui è fatto il mondo sensibile e della molteplicità-spazialità indefinita, l'essere -pensiero e l'Uno. [[Aristotele]] e [[Platone]] non distinguevano chiaramente l'Uno dall'essere. Tornando dall'Uno alla ''chora'', nell'estasi e prima ancora ragionando, si vede che l'Uno esce fuori di sè (anche lui in estasi) verosimilmente perchè è ridondante divenendo uno-che-è (ora predicabile e non più ineffabile). L'essere guarda la bellezza, pienezza originaria dell'Uno (che diversamente dall'essere non solo è Tutto, ma è più del Tutto perchè ridondante), e non potendola più raggiungere pensa sè stesso che è il bene, nel circolo essere di pensiero - pensiero dell'essere coincidenza di pensiero ed essere e pensiero di pensiero di cui parlava Aristotele.
L'essere-pensiero è mondo intellegibile che solo con la nostra mente pensante può essere visto, non con i sensi del corpo; l'estasi-divisione dell'Uno arriva fino al mondo sensibile in cui è frantumata l'unità originaria. Le idee dell'essere si fondono qui con la ''chora'', la materia che per Platone è poter essere, via di mezzo fra essere (in quanto fa esistere il mondo sensibile) e non-essere (in quanto non è idea ed è quindi fuori da questo).
il Sensibile è male non solo perchè l'essere è bene, come mostra Platone, e la ''chora'' di cui è fatto il sensibile è, almeno in parte non-essere e quindi male; ma anche perchè questa ''chora'' che non è ben comprensibile ma che e in sè nella sua vuotezza è comunque una, si fonde con le idee creando una molteplicità dispersiva. Nell'essere ogni idea è tutte le altre, la chora è una anch'essa, ma il sensibile che ne è l'unione non è più Uno ma molteplice. Gli enti di questo mondo sono bene in quanto a immagine dell'essere, ma male in quanto non sono gli altri enti e non sono una cosa sola. È paradossale la natura non solo dell'uomo ma di ttutti gli enti come lui: proprietà dell'ente è essere se stesso e non essere gli altri enti, l'altro -da-sè, altrimenti non potremmo parlare di enti ma si parlerebbe solo di ente.
 
Plotino aveva un'innata sfiducia nella materialità (caratteristica comune al Platonismo), ritenendo che i fenomeni e le forme (''eidos'') fossero una pallida immagine o imitazione (''mimesis'') di qualcosa «di più alto e comprensibile» [VI. I] che era «la parte più vera dell'autentico Essere». Questa sfiducia si estendeva al [[Corpo (esoterismo)|corpo]], compreso il proprio; Porfirio riporta che una volta rifiutò di lasciarsi dipingere un ritratto, probabilmente per questo scarso apprezzamento della propria figura.<ref>[[Pietro Prini]], ''Plotino e la fondazione dell'umanesimo interiore'', Vita e Pensiero, 1992, pp. 29-30.</ref> Allo stesso modo, Plotino non parlò mai dei suoi avi, della sua infanzia, e del suo luogo e data di nascita.<ref name=vita2 /> [[Eunapio]] tuttavia riporta che nacque a [[Asyūṭ|Licopoli]], nella provincia romana d'[[Egitto (provincia romana)|Egitto]], ed è possibile che fosse un [[Egitto|egiziano]] [[Ellenismo|ellenizzato]]. Da tutti i resoconti biografici risulta che si mostrò sempre persona di altissime qualità morali e spirituali.
===Il male come diversità===
Il [[male]] esiste allora in senso relativo come il [[non-essere]], ma c'è. Il male di ogni ente, compreso l'uomo, è la diversità non essere gli altri enti; male che resterebbe anche se fossimo tutti uguali, perchè comunque il mio corpo non sarebbe il tuo, io non sarei te pur essendo due copie uguali. La soluzione non è conformismo, ma la fuga dal mondo (che è diversità); la fuga dal mondo che sarà fondamentale nel medioevo, dovuta a guerre e situazioni storiche, trova però qui un contributo fondamentale nell'orientale alla vita monastica o alla solitudine dal mondo di molti posteri.
 
Plotino intraprese lo studio della filosofia a ventisette anni, attorno al [[232]], e a tal fine si recò ad [[Alessandria d'Egitto]]. Qui non fu soddisfatto di nessun insegnante, finché un conoscente gli suggerì di ascoltare le lezioni di [[Ammonio Sacca]]. Dopo aver assistito a una sua lezione, dichiarò all'amico: «È questo l'uomo che cercavo», e cominciò a studiare sotto la guida del suo nuovo maestro. Oltre ad Ammonio, Plotino fu influenzato dalle opere di [[Alessandro di Afrodisia]], di [[Numenio di Apamea]], e da vari [[Stoicismo|stoici]].
''Fuggi il molteplice'' (''Opheleie ta panta''= lett. "fuggi tutte le cose") è il motto del filosofo, come "conosci te stesso" lo era per [[Socrate]]: la fuga dal mondo non vuol dire impoveririsi, ma un arricchirsi ritrovando dentro di noi l'Uno che è il mondo e molto più. Perciò la fuga dal mondo non vuol dire tanto abbandonare ogni bene, che poi si ritrova molto più nell'Uno, ma fuggire il molteplice. È molto vicino all'evangelico impoverirsi per ritrovare Dio, ma il filosofo resta da solo sebbene mostri al mondo la via all'Uno.
 
=== Spedizione in Asia e trasferimento a Roma ===
===Filosofia classica e cristianesimo===
Passò i seguenti undici anni ad Alessandria fin quando, ormai trentottenne, decise di investigare gli insegnamenti filosofici dei [[Persia]]ni e degli [[India]]ni,<ref>''Vita di Plotino'', 3.</ref> in quanto nel pensiero dell'epoca sia i [[gimnosofisti]] [[india]]ni che i [[magi (zoroastrismo)|magi]] [[persia]]ni erano considerati, accanto ai saggi d'Egitto,<ref>«Il prestigio della sapienza esotica, che si sperava di trovare presso gli Egizi, i Babilonesi, e i Persiani, era andato crescendo senza sosta in età imperiale. [...] Gli scritti [[ermetismo (filosofia)|ermetici]], il cui contenuto è pure composto da vari testi filosofici, si presentano come un prodotto egiziano» (A. Dihle, ''I Greci e il mondo antico'', Giunti, Firenze 1997, pagg. 102-103). Lo stesso Plotino riferiva della sapienza raggiunta dai saggi d'Egitto, i quali «non si servivano dei segni delle lettere», «ma disegnavano [[Geroglifici egizi|figure]]», «e ne decoravano i templi per mostrare che il procedimento discorsivo non appartiene al mondo di lassù» (''Enneadi'', V, 8, 5-6, trad. di G. Faggin).</ref> una delle principali fonti della conoscenza sapienziale. Per questo lasciò Alessandria unendosi all'esercito di [[Gordiano III]] che marciava sulla Persia. La campagna militare però fu un fallimento e, alla morte di Gordiano, Plotino si trovò abbandonato in una terra ostile, e fu con grandi difficoltà che riuscì a trovare la via del ritorno verso la sicura [[Antiochia di Siria]].
Inizia nel tempo di Plotino l'intensa attività della [[patristica]] cristiana, nel tentativo di dare alle comunità cristiane una [[filosofia]] e [[teologia]] conciliabili con la [[religione]] e nello stesso tempo all'altezza della filosofia antica. Più di altri filosofi vicino alla nascente teologia cristiana, per Plotino è l'essere che tiene in vita il mondo e ci aspetta: l'Uno vuole questo, ma è anche costretto a farlo e, l'uomo è l'unico essere libero che può tornare all'Uno. Gli altri enti vorrebbero, non bastandogli il poco essere e bene che hanno dentro di se: tutti guardano all'Uno, anche l'essere, e l'uomo che unicamente può arrivarvi gli ha invece voltato le spalle. Gli altri, lottano perchè non hanno le ali per volare: forse anche alcuni uomini, assomigliando le Enneadi a un percorso per inziati.
Ma mentre per [[Sant'Agostino (filosofo)|Sant'Agostino da Ippona]] Dio punisce l'uomo per questo voltaspalle e gli lancia la Croce di Cristo come zattera di salvataggio, in Plotino l'uomo ha le forze per salvarsi. Fa la differenza e la polemica fra i due filosofi, quello che difendeva l'antichità e l'altro il cristianesimo, motore di futuri tentativi di sintesi come quello di [[San Tommaso d'Acquino]].
 
A quarant'anni, durante il regno di [[Filippo l'Arabo]], venne a [[Roma]], dove passò la maggior parte degli anni successivi. Qui creò la sua scuola neoplatonica che attirò un gran numero di studenti. La cerchia più ristretta comprendeva Porfirio, l'[[Civiltà etrusca|etrusco]] [[Amelio Gentiliano|Amelio]], il senatore [[Castrizio Firmo]] e [[Eustochio di Alessandria]], un medico che si dedicò a imparare da Plotino e gli fu accanto fino alla morte. Tra gli altri studenti si ricordano: Zethos, di origine [[arabi|araba]] che morì prima di Plotino, lasciandogli una somma di denaro e un po' di terra; [[Zotico (poeta)|Zotico]], critico e poeta; Paolino, un medico di [[Scitopoli]]; Serapione di Alessandria.<ref>Serapione di Alessandria, secondo quanto riferito da Porfirio, era «un anziano retore, che si era dedicato in seguito alla filosofia, senza riuscire però ad abbandonare le sue cattive abitudini di uomo d'affari e di usuraio» (''Vita di Plotino'', 7, 46-49): non è da confondere quindi con l'omonimo [[Serapione di Alessandria (santo)|santo]].</ref> Aveva altri studenti nel [[Senato romano]] oltre a Castrizio, come [[Marcello Oronzio]], [[Sabinillo]], e [[Rogaziano]]. Tra i suoi studenti si annoveravano anche donne, come Gemina, nella cui casa visse durante la sua residenza a Roma, e la figlia di lei, anch'essa chiamata Gemina; Amficlea, moglie di Aristone figlio di Giamblico (ma non si tratta del filosofo, posteriore a Plotino, che porta lo stesso nome). Plotino era anche in corrispondenza col filosofo [[Cassio Longino (retore)|Cassio Longino]].
{{msg:filosofia}}
 
=== Gli anni successivi ===
A Roma, Plotino si guadagnò anche il rispetto dell'imperatore [[Gallieno]] e di sua moglie [[Cornelia Salonina]]. Plotino tentò di interessare l'imperatore alla ricostruzione di un accampamento abbandonato in [[Campania antica|Campania]] noto come la 'Città dei Filosofi', altrimenti nota come [[Platonopoli]], in quanto gli abitanti avrebbero dovuto vivervi secondo la costituzione scritta nelle ''Leggi'' di [[Platone]]. Tuttavia non riuscì mai a ottenere un sussidio imperiale per ragioni ignote a Porfirio, che riporta l'episodio.
 
[[File:Porphyry.jpg|upright=0.5|thumb|[[Porfirio]], discepolo di Plotino]]
Plotino visse i suoi ultimi giorni in una proprietà nel Basso Lazio, probabilmente situata nei pressi di Suio Terme, le antiche terme [[Vescia (città)|vescine]]<ref>Raffaele Castrichino, ''Plotino a Suio: nella campagna vescina soggiornò e morì il ...'', 1980.</ref>, lasciatagli dall'amico Zethos. Secondo il racconto di Eustochio, che gli fu accanto al momento del trapasso, le sue ultime parole furono: «Sforzatevi di restituire il Divino che c'è in voi stessi al Divino nel Tutto». Eustochio racconta che un serpente strisciò sotto il letto dove giaceva Plotino, e sgusciò via attraverso un buco nel muro; nello stesso istante Plotino morì.
 
Plotino non scrisse nulla fino all'età di 49 anni, per mantenere la promessa, fatta al suo maestro, di non rivelare la sua dottrina per iscritto; in seguito però si convinse a scrivere i saggi che sarebbero diventati le ''[[Enneadi]]'' nel corso di diversi anni, dal [[253|253 d.C.]] circa fino a pochi mesi dalla morte, avvenuta diciassette anni più tardi. [[Porfirio]] precisa che le ''Enneadi'', prima di essere compilate e riordinate da lui stesso, erano un enorme accumulo di note e saggi che Plotino usava nelle sue lezioni e nei dibattiti, più che un vero libro.
 
Plotino non poté rivedere il proprio lavoro a causa di problemi di vista, anche se, secondo Porfirio, i suoi scritti richiedevano sempre una revisione dettagliata: la sua grafia era orrenda, non separava adeguatamente le parole, e gli importava poco delle sottigliezze dell'[[ortografia]]. Non gli piaceva il lavoro editoriale e affidò il compito a Porfirio, che non solo rivide le sue opere, ma le mise nell'ordine con cui ci sono giunte.
 
== Dottrina ==
La dottrina di Plotino nasce dalla constatazione che al vivere è essenziale l'unità.<ref>«Se si può dare di ogni essere la sua definizione, è perché si dice di ciascuno che è uno, e che a ciò deve la sua esistenza» (''Enn.'' V, 3, 15).</ref> Mentre l'artigiano costruisce l'uno a partire dai molti, cioè assemblando più parti tra loro, la natura sembra operare in senso inverso: da un principio semplice fa scaturire il [[molteplicità|molteplice]]. Ad esempio, nell'individuo [[Socrate]] sembra operare un unico principio o ''[[logos]]'', che articolandosi ne determina l'aspetto, come il volto, o il naso camuso; questo non è modellato da uno scultore, ma si sviluppa da sé, in virtù di una forza interiore che è la stessa che fa vivere Socrate. Plotino chiama ''[[Anima del mondo]]'' il principio vitale da cui prendono forma le piante, gli animali, e gli esseri umani. È da questo principio universale che è possibile comprendere i gradi inferiori della [[natura]], non viceversa. La [[vita]], secondo Plotino, non opera assemblando singoli elementi fino ad arrivare agli organismi più evoluti e intelligenti, ma al contrario, l'[[intelligenza]] dev'essere già presente dentro di lei.
 
Ciò evidentemente è possibile perché l'Anima discende a sua volta da una superiore unità in cui immediatamente coesistono quelle forme intelligibili (le [[idea|Idee]] [[Platone|platoniche]]), che per il suo tramite diventano le ragioni [[immanenza|immanenti]] e formanti degli [[organismo|organismi]]. Le Idee devono tuttavia restare in sé [[trascendenza|trascendenti]], espressioni di un medesimo [[Intelletto]] o Pensiero [[autocoscienza|autocosciente]], che pensandosi si rende oggetto a sé stesso. In lui, [[essere]] e [[pensiero]] formano così un ''unicum''. Tale [[identità (filosofia)|identità]] di essere e pensiero è però ancora un'identità di due realtà distinte, benché coincidenti. Secondo Plotino occorre allora ammettere il puro [[Uno (filosofia)|Uno]] al di sopra di questa stessa identità, quale principio ineffabile del Tutto.
 
=== L'Uno ===
L'[[Uno (filosofia)|Uno]] è la prima, totalmente trascendente, ''[[ipostasi]]'',<ref>{{Cita libro|nome=Giovanni|cognome=Reale|titolo=Il pensiero antico|url=https://books.google.nl/books?id=Y9nYrAAtVcEC&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q=%22Uno,%20il%20quale%20%C3%A8%20al%20di%20l%C3%A0%20dell'essere%20e%20al%20di%20l%C3%A0%20dell'intelligenza%20,%20%C3%A8%20l'Uno%20che%20trascende%20la%20stessa%20ous%C3%ADa%20e%20lo%20stesso%20No%C3%BBs%22&f=false|accesso=2025-03-02|data=2001|editore=Vita e Pensiero|lingua=it|p=451|cid=Reale|ISBN=978-88-343-0700-7}}</ref> cioè la prima realtà sussistente. Esso non può contenere alcuna divisione, molteplicità o distinzione; per questo è al di sopra persino di qualsiasi categoria di [[essere]]. Il concetto di "essere" deriva infatti dagli oggetti dell'esperienza umana, ed è un attributo di questi, ma l'infinito [[trascendente]] Uno è al di là di tali oggetti, quindi al di là dei concetti che ne deriviamo.
 
Anche [[Parmenide]], a cui Plotino intende esplicitamente richiamarsi,<ref>«Noi siamo gli esegeti delle teorie di tanto tempo fa, la cui antichità ci è testimoniata dagli scritti di [[Platone]]. Prima di lui anche [[Parmenide]] affermava una simile dottrina quando riduceva all'unità l'essere e l'intelligenza, e negava che l'essere consistesse nelle realtà sensibili. Egli diceva che l'[[essere]] e il [[pensiero]] sono la stessa cosa» (''Enneadi'', V, 1, 8).</ref> aveva individuato nell'unità l'attributo primario dell'[[essere]] (per un'impossibilità [[logica]] di pensarlo diviso). Ma nel rifarsi a lui, Plotino cerca di dare maggiore coerenza e organicità al pensiero di [[Platone]], di cui si considera erede, conservando la nozione di filosofia come ''[[eros (filosofia)|eros]]'' e come ''[[dialettica]]''. Platone aveva posto al principio di tutto non l'Uno, ma una dualità, tentando così di fornire una spiegazione razionale al molteplice. Secondo Plotino invece la dualità è un principio contraddittorio, che egli collocherà piuttosto nell'Intelletto, da lui identificato anche con l'[[essere]] parmenideo. Plotino così pone l'Uno al di sopra dell'Essere a differenza non solo di [[Parmenide]], ma anche di [[Aristotele]] e [[Platone]].
 
L'Uno «non può essere alcuna realtà esistente» e non può essere la mera somma di tutte queste realtà (diversamente dalla dottrina [[Stoicismo|stoica]] che concepiva [[Dio]] immanente al mondo), ma è «prima di tutto ciò che esiste». All'Uno quindi non si possono assegnare attributi. Ad esempio, non gli si possono attribuire [[pensiero|pensieri]] perché il pensiero implica distinzione tra il pensante e l'oggetto pensato. Allo stesso modo, non gli si può attribuire una [[volontà]] cosciente, né attività alcuna.<ref>«Nulla affermando sul suo conto, evitando l'errore di attribuirgli proprietà come se lo riguardassero», l'Uno «si riduce al solo ''"è"'' senza attestare caratteri che in Lui non ci sono» (''Enn.'' V, 5, 13).</ref> Plotino nega implicitamente anche una natura senziente o [[autocoscienza|autocosciente]] per l'Uno.<ref>''Enn.'' IV, 5, 6. In altri punti tuttavia Plotino ammette una sorta di [[autocoscienza]] (''Enn.'' V, 4, 2) o di [[volontà]] (ad esempio in V, 3, 11-13) per spiegare la processione dall'Uno.</ref> Acconsente di chiamarlo "[[Bene (filosofia)|Bene]]", ma con tutte le cautele del caso: {{citazione|L'Uno non può essere una di quelle cose alle quali è anteriore: perciò non potrai chiamarlo Intelligenza. E nemmeno lo chiamerai Bene, se Bene voglia significare una tra le cose. Ma se Bene indica Colui che è prima di tutte le cose, lo si chiami pure così.}}
[[File:Emanation 1.png|thumb|upright=1.1|L'Uno emana le ipostasi «come un'irradiazione, come la luce del Sole splendente intorno ad esso».<ref>Plotino, ''Quinta enneade. Il pensiero come diverso dall'Uno'', BUR Rizzoli, 2000 ISBN 88-17-17318-5.</ref>]]
Talora Plotino lo assimila al [[centro (geometria)|centro]] di una serie di [[cerchi concentrici]] provenienti da una fonte luminosa:<ref>{{Cita|G. Reale|p. 454|Reale|titolo=Il pensiero antico}}</ref> «il Sole ne è un'immagine, poiché esso è come un centro per la luce che si diffonde da esso».<ref>{{Cita libro|cognome=Plotinus|titolo=Enneadi|url=https://books.google.it/books?id=mVoXAQAAIAAJ&q=%22il+Sole+ne+%C3%A8+un'immagine,+poich%C3%A9+esso+%C3%A8+come+un+centro+per+la+luce+che+si+diffonde+da+esso%22&dq=%22il+Sole+ne+%C3%A8+un'immagine,+poich%C3%A9+esso+%C3%A8+come+un+centro+per+la+luce+che+si+diffonde+da+esso%22&hl=it&newbks=1&newbks_redir=0&sa=X&ved=2ahUKEwjMkpSrlYD3AhX1wQIHHUYYCA8Q6AF6BAgCEAI|accesso=2025-03-02|data=1992|editore=Rusconi|lingua=it|p=145|ISBN=978-88-18-22020-9}}</ref> In genere preferisce però paragonare più propriamente l'Uno alla [[Luce (filosofia)|Luce]], che rende meglio l'idea di una sostanza sottilissima priva di sostrato,<ref>{{Cita web|url=https://leandropetrucci.files.wordpress.com/2018/10/plotino-metafira-della-luce.pdf|titolo=La metafora della Luce|editore=Paravia|autore=Leandro Petrucci}}</ref> l'Intelletto al [[Sole (astrologia)|Sole]] che la proietta, e infine l'Anima alla [[Luna (astrologia)|Luna]] che la riceve, come in ''Enneadi'' [V,6,4].<ref>«E, pertanto, si può paragonare l'Uno alla Luce, il termine immediatamente seguace al Sole e il terzo alla Luna che riceve la sua luce dal Sole. L'Anima, voglio dire, ha solo uno spirito di accatto il quale colora di luce semplicemente la sua superficie, allorché essa sia spiritualizzata; lo Spirito, al contrario, lo ha come suo proprio: esso non è tuttavia solamente e puramente luce, ma il suo essere è irradiato di luce fin nella sua intima essenza; ma chi gli somministra la luce è un'altra luce, una pura e semplice luce che offre allo spirito la possibilità di essere quello che è» (Plotino, ''Enneadi'', V, 6, 4, a cura di V. Cilento, Laterza, Bari 1948, vol. 3, p. 82 e segg).</ref>
 
Dell'Uno nulla si può dire, a meno di non cadere in [[principio di non contraddizione|contraddizione]]. L'Uno può essere arguito solo per via negativa, dicendo ciò che esso ''non'' è: quella di Plotino è pertanto una [[teologia negativa]] o [[apofatismo|apofatica]], assimilabile alle religioni orientali come l'[[induismo]], il [[buddhismo]] e il [[taoismo]].
 
«Uno» è anch'esso un termine improprio, usato solo per distinguerlo dai molti. Eppure, come la luce non può essere vista di per sé, ma si rende visibile solo in quanto fa vedere gli oggetti,<ref>{{Cita libro|nome=Thomas Alexander|cognome=Szlezák|wkautore=Thomas Alexander Szlezak|titolo=Platone e Aristotele nella dottrina del Nous di Plotino|url=https://books.google.it/books?id=Dz5vXaaGcGgC&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q=plotino%20paragone%20sole%20luce%20rep%20conoscere%20conosciuto%20auto-conoscenza&f=false|accesso=2025-03-02|data=1997|editore=Vita e Pensiero|lingua=it|p=201, nota 481|citazione=L'atto del vedere infatti «non può essere per sé solo distintamente percepito, in quanto l'occhio è rivolto all'oggetto illuminato; ma se l'occhio non vede nulla al di là di esso, allora vede in un'improvvisa intuizione il solo mezzo luminoso; eppure anche allora lo vede in quanto si appoggia su un altro oggetto; ma se invece fosse solo in se stesso e non poggiasse su un altro oggetto, la percezione non potrebbe coglierlo» (Enn. V, 5, 7). Plotino riprende così il paragone platonico del Bene col Sole (Repubblica 508 d 5), aggiungendo che esso fa conoscere non solo l'oggetto conosciuto, ma insieme anche se stesso|ISBN=978-88-343-0872-1}}</ref> così esso si rivela come condizione del nostro [[pensare]].<ref>{{Cita libro|cognome=Augustin ((saint ;)|wkautore=Agostino d'Ippona|titolo=I soliloqui|url=https://books.google.it/books?id=76TzmJ14RVUC&newbks=1&newbks_redir=0&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q=%22Egli%20%C3%A8%20causa%20non%20soltanto%20dell'essenza,%20ma%20anche%20del%20fatto%20che%20essa%20sia%20vista%22&f=false|accesso=2025-03-02|data=1997|editore=Città Nuova|lingua=it|p=78, nota 3|citazione=«Perciò si diçe che Egli è causa non soltanto dell'essenza, ma anche del fatto che essa sia vista. Come il Sole, il quale, per le cose sensibili, è causa sia dell'esser viste, sia del loro divenire, nonché della vista, [...] così anche la natura del Bene, essendo causa dell'essenza e dell'Intelligenza, [...] non è né gli esseri né l'Intelligenza, ma è la causa per la quale, ad opera della sua luce che si effonde sugli esseri e sull'Intelligenza, è possibile pensare» (Enn. VI, 7, 16, trad. di G. Faggin|ISBN=978-88-311-4725-5}}</ref> Nel risalire a Lui, Plotino ricorre al principio logico secondo cui il "meno perfetto" deve di necessità ''emanare'' dal "più perfetto". Così tutta la realtà discende dall'Uno in [[piani della realtà|stadi]] successivi di sempre minore perfezione.
 
Volendo trovare un perché a questa discesa, si potrebbe immaginare l'Uno come ''[[volontà]]'' che dona all'esterno di sé il risultato della sua natura attributiva (essendo la natura della volontà quella di volere).<ref>''Enn.'' VI, 8, 13. Plotino in proposito parla dell'Uno anche come ''dinamys'': «la potenza di tutte le cose» (''Enn.'' III, 8, 10).</ref> Questo ''donare'' però esula chiaramente da qualunque esigenza [[razionalità|razionale]]; se infatti l'Uno andava ammesso per una necessità della [[logica formale]], poiché non potremmo avere coscienza dei molti senza rapportarli all'uno, una tale necessità viene invece a mancare quando, nel discendere, cerchiamo ragioni che costringano l'Uno a ''uscire da sé'' e generare il [[molteplicità|molteplice]]. Egli infatti è del tutto autosufficiente, essendo "[[causa sui|causa di sé]]".
 
Assegnare ragioni all'Uno è peraltro impossibile, essendo Egli piuttosto la fonte di ogni [[ragione]]: si può dire allora che la ''necessità'' del donare fa parte della sua natura, ma non perché ne abbia bisogno. L'Uno genera in maniera assolutamente disinteressata e involontaria gli stadi a sé inferiori.<ref>«Tutti gli esseri ormai giunti a maturità generano; ma ciò che è sempre perfetto, sempre e in eterno genera; e genera, s'intende, qualcosa di inferiore al proprio essere. [...] Lo Spirito ha la visione di Lui ed ha bisogno di Lui, mentre egli non ha affatto bisogno dello Spirito» (''Enneadi'' V, 36).</ref>
Questi stadi non sono temporalmente isolati, ma si susseguono lungo un processo costante, in un ordine eterno. I filosofi [[neoplatonismo|neoplatonici]] successivi, specialmente [[Giamblico]], aggiunsero centinaia di esseri ed emanazioni intermedie tra l'Uno e l'umanità, mentre il sistema plotiniano rimane relativamente semplice.
 
=== L'Intelletto (''Nous'') ===
La seconda ipostasi è quella dell'[[Intelletto]],<ref>Nelle diverse traduzioni italiane delle ''[[Enneadi]]'' il termine ''noos'' (o νούς, pronunciato ''nùs'') viene reso con "Intelligenza", "Intelletto" e "Spirito". Sulla questione cfr. [[Giovanni Reale|G. Reale]], ''Presentazione'', pp. XIII-XIV, in Plotino, ''Enneadi'', trad. di [[Giuseppe Faggin|G. Faggin]], Milano, Rusconi, 1992.</ref> generato — non creato — per emanazione o [[processione (teologia)|processione]] (''apòrroia''). L'emanazione avviene per una sorta di auto-contemplazione [[estasi|estatica]] dell'Uno: nel contemplarsi, l'Uno si sdoppia in un soggetto contemplante e un oggetto contemplato. Questa autocontemplazione non appartiene propriamente all'Uno, perché in Lui non c'è dualismo alcuno. L'autocontemplazione o [[autocoscienza]] è soltanto la conseguenza del traboccare dell'Uno, che ne rimane al di sopra.
 
Tale autocoscienza, che tra l'altro è ancora piena identità di soggetto e oggetto, è l'Intelletto (o [[Essere]]). In altre parole, l'Intelletto è l'[[estasi]] dell'Uno: estasi vuol dire infatti "uscire da sé". L'Uno esce di sé non per un libero atto di amore, ma per un processo necessario ed eterno, «verosimilmente perché è ridondante» dice Plotino:<ref>Nell'Uno il tutto è maggiore della somma delle parti e quindi in tal senso "ridondante": «L'Uno infatti è perfetto perché nulla cerca, nulla possiede e di nulla ha bisogno, e perciò, diciamo così, trabocca e la sua sovrabbondanza genera un'altra cosa» (''Enneadi'', V, 2, 1).</ref> si tratta come abbiamo visto di una necessità originata dall'Uno stesso, che ne resta comunque superiore.
 
Nell'Intelletto il [[soggetto (filosofia)|Soggetto]], cioè il Pensiero, è identico immediatamente all'[[oggetto (filosofia)|Oggetto]], cioè l'Essere: sono infatti due termini complementari, che non possono logicamente sussistere senza l'altro. Si tratta dell'[[identità (filosofia)|identità]] di essere e pensiero di cui già aveva detto [[Parmenide]]. Plotino però la chiama «Νούς» (''Nùs''), che è il nome dato da [[Aristotele]] al «pensiero di pensiero» (''Nòesis noèseos'' in [[lingua greca antica|greco]]), e prima ancora da [[Anassagora]] all'[[Nous|Intelletto ordinatore]]. ''[[Nòesis]]'' in greco vuol dire [[intuizione]]: l'Intelletto è infatti auto-intuizione, ovvero riflessività. Ma l'originalità di Plotino rispetto ad Aristotele sta nel collocare nell'Intelletto le [[idea|idee]] platoniche: in tal modo, egli sottrae il «pensiero di pensiero» all'apparente astrattezza aristotelica, dandogli un contenuto e rendendolo più articolato. Le idee platoniche costituiscono infatti il ''principium individuationis'', la ragione o ''lògos'' per cui una certa realtà risulta fatta così, e non diversamente.
 
Le idee platoniche non sono per Plotino degli oggetti di pensiero: l'Intelletto non ''pensa'' le idee, piuttosto, le Idee sono tutte identiche all'Intelletto stesso, e sono perciò principalmente [[soggetto (filosofia)|Soggetti]] di pensiero. In altri termini, le idee sono infiniti modi di prospettarsi dell'unico Intelletto. In esso è presente un'alterità solo in potenza; nell'[[Essere]] ogni idea è tutte le altre.
 
Il ''Nous'' è rivolto verso l'Uno, ne guarda la [[bellezza]], la pienezza originaria,<ref>L'Intelletto, «per restare sé stesso, bisogna che guardi a Quello di lassù» (''Enn.'' V, 1, 6).</ref> e non potendola più raggiungere, pensa sé stesso, all'interno di un [[circolo ermeneutico]] soggetto-oggetto, [[pensiero]] - [[essere]]. L'Intelletto non è più Uno, ma è un Uno-molti, poiché ha un'unità solo nella diversità, un'unità nel senso di identità «dell'identico e del diverso» (pensiero ed essere). Grazie a questa distinzione può pensare ed essere pensato senza contraddizione, non è più ineffabile e impredicabile. È la prima forma di [[intuizione]], il livello estremo a cui il nostro pensiero può arrivare. Plotino lo paragona al Sole la cui luce è percepibile grazie alla massa solida che gli fa da base.<ref>''Enn.'' V, 5, 7, 11.</ref>
 
=== L'Anima ===
La terza ipostasi è quella dell'[[Anima]], sorgente della [[vita]], che si fa veicolo dell'Uno nel mondo.<ref>«L'Anima, in virtù della sua unità, trasferisce ad altri esseri l'unità, che, del resto, lei stessa accoglie per averla ricevuta da un altro» (''Enn.'' VI, 9, 1).</ref> L'Anima [[processione (teologia)|procede]] dall'auto-contemplazione dell'Intelletto; è un'unione non più immediata, bensì mediata (dal ''Noùs'') di essere e pensiero. Essa così rende possibile il ragionamento discorsivo-[[dialettica|dialettico]], fungendo da tramite: per un verso è rivolta verso l'Intelletto, per un altro guarda verso il basso, risultando sdoppiata in due parti, una superiore e una inferiore.<ref>''Enn.'' IV 3, 31.</ref> Questo articolarsi dell'Anima ha come riflesso l'articolarsi del [[pensiero]], che può volgersi alla ricerca dell'[[Uno (filosofia)|unità]], e al contempo passare a distinguere e definire il [[molteplicità|molteplice]] allontanandosi dall'astrattezza dell'[[assoluto]]. Come questi due procedimenti sono solo apparentemente antitetici, così anche l'Uno e il molteplice vanno conciliati l'uno con l'altro.
[[File:Intersected triangles.png|thumb|upright=0.8|L'Anima secondo Plotino è strutturata in due parti, una rivolta verso l'alto, l'altra verso la materia in basso, come nel simbolo [[ermetismo (filosofia)|ermetico]] del [[macrocosmo]] che si riflette nel microcosmo umano.]]
L'Anima inferiore, per la sua capacità di unificare in sé il molteplice disperso nell'universo, si fa [[anima del mondo|anima del ''mondo'']]:<ref>''"[[Anima del mondo]]"'' è l'espressione che Plotino riprende fedelmente dal ''[[Timeo (dialogo)|Timeo]]'' di [[Platone]].</ref> quest'ultimo risulta così tutto vivo e intimamente popolato da [[energia|energie]]. Nel vitalizzare il [[cosmo]], l'Anima non opera "deliberando": la sua attività non è progettuale né tantomeno riproducibile pragmaticamente nei suoi passaggi, perché antitetica al [[meccanicismo]] o a un operare artigianale. Si può arguirla solo per via di negazione. Si tratta di un principio [[natura]]le dominato da una volontà cieca o inconscia, che genera involontariamente il molteplice dall'uno. Si potrebbe per certi versi paragonarla all'operare onirico di un artista.
 
Con l'ipostasi dell'Anima, Plotino raccoglie le critiche che [[Aristotele]] aveva mosso al [[platonismo]]; l'Anima consente infatti a Plotino di concepire le [[idea|idee]] non solo come [[trascendenza|trascendenti]], ma anche [[immanenza|immanenti]], in quanto vengono veicolate dall'Anima in ogni elemento del mondo sensibile; egli si avvicina così al concetto aristotelico di ''[[entelechia]]''.
 
L'Anima infatti, sia quella superiore sia quella inferiore, ha una funzione intellettiva che le deriva dal ''Noùs'', rendendo attuale nel tempo la potenza eterna delle idee intelligibili. Queste vengono ridestate tramite la [[Anamnesi (filosofia)|reminiscenza]]; ma rispetto a Platone, Plotino intende sminuire il ricordo cosciente rivalutando invece l'importanza del rammemorare [[inconscio]] o non deliberato, nel quale le Idee sembrano ridestarsi con maggiore vitalità e purezza. Il [[tempo]] stesso, al cui tema viene dedicato un intero trattato della III Enneade, è per Plotino immagine e ricordo dell'[[eternità]]: egli intuisce la [[relatività]] del tempo, come entità priva di sussistenza autonoma. Questo rapporto fra tempo ed eternità sarà poi studiato soprattutto da [[Agostino d'Ippona]] e dai pensatori del [[XX secolo|Novecento]].
 
Dalla grande Anima dell'[[Organismo]] universale prendono quindi forma le singole anime degli esseri viventi.<ref>«Ogni essere che si trova nell'universo, a seconda della sua natura e costituzione, contribuisce alla formazione dell'universo col suo agire e con il suo patire, nella stessa maniera in cui ciascuna parte del singolo animale, in ragione della sua naturale costituzione, coopera con l'organismo nel suo intero, rendendo quel servizio che compete al suo ruolo e alla sua funzione» (''Enn.'' IV, 4, 45).</ref> Ciò che avveniva a livello universale, ossia la duplicità di Anima originaria e Anima del mondo, si ripropone a livello individuale, come sdoppiamento tra un'anima superiore, rimasta a guardare verso l'alto, e una "scesa giù", preposta al governo dell'[[io (filosofia)|io]] terreno. Plotino tiene a sottolineare non solo che l'anima è distinta dal [[Corpo (esoterismo)|corpo]], ma che essa viene ''prima'' del corpo. Questo «prima» va inteso non in senso cronologico, ma nell'ordine dell'essere, cioè in senso [[ontologia|ontologico]]. L'anima modella il proprio corpo per via di un suo offuscamento, in maniera simile all'energia di un [[fuoco]] che spegnendosi si solidifica; è lo svanire della potenza dell'anima che dà luogo a uno spazio in cui essa prende corpo.
La «voglia di appartenersi» che Plotino attribuisce all'anima umana è la volontà-distacco dall'Uno che in un istante immediato diviene essere e pensare un corpo in cui si ritrova [[incarnazione|incarnata]]. Nell'anima umana tuttavia rimane una presenza [[divinità|divina]] e [[trascendente]], quella della sua parte originaria che era prima del corpo, e spinge per tornare all'Uno.
 
=== Il male come diversità ===
Al punto più basso dell'emanazione o [[processione (teologia)|processione]] dall'Uno si trova la [[materia (filosofia)|materia]], che è un semplice non-essere perché non è un'ipostasi. Essa è soltanto il limite estremo della discesa. È il luogo delle illusioni sensibili, delle presenze oscure e maligne.
Le idee dell'essere si fondono qui con la ''chora'', la materia che per [[Platone]] è poter essere, via di mezzo fra essere (in quanto fa esistere il mondo sensibile) e non-essere (in quanto non è idea ed è quindi fuori da questo). A differenza di Platone, però, secondo Plotino la materia non è plasmata deliberatamente da un [[Demiurgo]], ma sottostà ad una necessità cieca.
 
Il [[mondo]] sensibile non è un'ipostasi perché non ha una sua vera consistenza: quanto i [[organi di senso|sensi]] percepiscono infatti è mera apparenza; solo l'invisibile costituisce la vera realtà. La materia dunque non è un male [[assoluto]], ma un male inteso in senso relativo, come semplice mancanza, privazione di [[essere]], così come il [[oscurità|buio]] è solo assenza di luce.
Il [[male]] di ogni ente, compreso l'uomo, è la diversità, il non essere gli altri enti: «Nel mondo intelligibile ogni essere è tutti gli esseri, ma quaggiù ogni cosa non è tutte le cose» dice Plotino. Quaggiù l'unità delle idee che coincidevano tutte nel medesimo Intelletto risulta frantumata; ogni organismo appare distinto dagli altri. Gli enti di questo mondo sono ''bene'' in quanto a immagine dell'essere, ma ''male'' in quanto non sono gli altri enti e non sono la medesima realtà.
 
Anche il [[male]] tuttavia ha una sua ragion d'essere, essendo qualcosa di inevitabile e necessario. È infatti per necessità che l'[[Uno (filosofia)|Uno]] emana il ''Noùs'', il ''[[Intelletto|Noùs]]'' l'Anima, e l'[[Anima]] il [[mondo]] sensibile. A coloro che vorrebbero toglier via il male dal mondo, Plotino risponde citando dal ''[[Teeteto]]'' platonico l'obiezione di [[Socrate]], che «ciò non può avvenire, perché il male esiste necessariamente, essendo necessario un contrario al Bene».<ref>''Enneadi'' I, 8, 6, citazione da [[Platone]], ''[[Teeteto]]'', 176 a.</ref> Plotino attribuisce al male anche una funzione etica: egli vi vede una sorta di espiazione di una colpa originaria.
Da qui si può capire come Plotino esamini il mondo sensibile in modo diverso dagli [[scienza|scienziati]]: costoro studiano solo l'aspetto pratico ed esteriore della [[realtà]], seguendo il prodursi dei [[fenomeno|fenomeni]] secondo una prospettiva sufficiente a sé stessa. Per Plotino invece i fenomeni sono indice di qualcosa di superiore: essi sono un segnale da cogliere, un "nunzio" dell'intelligibile.
 
Per ricomporre l'identità delle idee andata smarrita, la soluzione non è il conformismo (dalla valenza puramente esteriore), ma al contrario la fuga dal mondo (ovvero il differenziarsi); tema e scelta di rilievo nel [[Medioevo]], che fu dovuta in parte a guerre e situazioni storiche, ma trova qui un contributo fondamentale nell'orientare molti posteri alla vita [[Monachesimo|monastica]] o alla solitudine dal mondo.
 
«Fuggi il molteplice» (''Áphele tà pànta'' = lett. ''fuggi tutte le cose'')<ref>''Enn.'' V, 3, 17.</ref> è il motto del filosofo, come «conosci te stesso» lo era per [[Socrate]]: la fuga dal mondo non vuol dire impoverirsi, ma un arricchirsi ritrovando dentro di noi l'Uno che è il mondo e molto più. Perciò la fuga dal mondo non vuol dire tanto abbandonare ogni bene, che poi si ritrova molto più nell'Uno, ma fuggire il molteplice. È molto vicino all'[[vangelo|evangelico]] impoverirsi per ritrovare Dio, ma il filosofo resta da solo sebbene mostri al mondo la via dell'Uno.
 
==== La provvidenza ====
Il [[male]] si comprende meglio alla luce della [[provvidenza]], la cui dottrina plotiniana riveste una notevole importanza teorica e storica. La [[provvidenza]], secondo Plotino, è il segno dell'originarsi dall'alto degli elementi di questo mondo. Essa è il necessario adeguarsi della realtà all'[[Idea]] di cui è immagine.
 
Il termine greco πρόνοια (''prònoia''), con cui si traduce «provvidenza», va inteso non come un provvedere fattivamente a qualcosa, poiché l'intelligibile non si occupa affatto del mondo sensibile. La ''prònoia'' per Plotino è solamente "precedenza" o antecedenza del ''noùs'' rispetto al sensibile. Da ciò deriva che il mondo sia buono.
Plotino non ha la pretesa di spiegare il [[male]], di giustificarlo razionalmente, come farà ad esempio [[Leibniz]]; né vuole sminuirlo, come facevano gli [[stoicismo|stoici]], secondo cui tutto avviene sempre secondo [[ragione]]. Egli rigetta inoltre il [[finalismo]] antropomorfo della [[Bibbia]], anche se nella concezione biblica ([[libro di Giobbe]]) provvidenza non significa che tutto vada sempre per il meglio.
 
Ma la polemica di Plotino è rivolta principalmente contro il [[meccanicismo]], il quale attribuisce al caso la formazione dell'[[universo]], il che è per lui un'assurdità. Se la logica del cosmo fosse accidentale, infatti, sarebbe non solo una logica insensata, ma anche estranea al suo costituirsi. Da questo punto di vista, il meccanicismo non si distingue dalla concezione finalistica di un'[[intelligenza]] che costruisca ''artificialmente'' il mondo dall'esterno, tramite un incontro meccanico di [[atomismo|atomi]]. Che questo incontro avvenga deliberatamente o per puro caso, cioè, si tratterebbe sempre di un meccanismo ''eterònomo'' (ovvero soggetto a leggi esterne, e non a una ragione interiore).
 
Usando per influsso [[stoicismo|stoico]] il termine "''[[Logos]]''" per designare la [[Provvidenza]], Plotino afferma piuttosto che il mondo deriva da un essere superiore che genera in maniera ''autonoma'', «per natura» e non per uno scopo deliberato, un essere simile a sé. Gli inconvenienti del mondo sono dovuti unicamente all'inevitabile dispersione e affievolimento della luce e della bellezza originari, al pari di un raggio di sole che si allontana via via nelle tenebre. Questa idea di provvidenza sarà poi ripresa nel [[Settecento]] da [[Giambattista Vico]].
 
=== L'anima umana e il suo ritorno all'Uno ===
Giunti al punto più basso dell'emanazione ha inizio la risalita o conversione (''[[epistrophé]]''), che soltanto l'[[natura umana|uomo]] è in grado di compiere. Fra tutte le creature viventi, l'uomo è infatti l'unico essere dotato di [[libertà]] capace di invertire la necessità della dispersione, volgendosi alla contemplazione dell'intelligibile. Soltanto l'anima del sapiente però sa compiere questa ascesa: la maggior parte delle anime individuali, incarnate nel [[Corpo (esoterismo)|corpo]], non avverte l'esigenza del ritorno all'unità perché non conosce la meta da raggiungere o perché non è in grado di arrivarci. Si crea così una profonda differenza tra i pochi uomini che riescono a raggiungere la salvezza, e le anime dei sofferenti che restano ciechi alla luce.
[[File:Plotino-circolo.png|thumb|upright=1.3|Il circolo nella filosofia di Plotino: dalla contemplazione all'estasi; dalla processione all'anima umana.]]
Per le poche anime elette si viene a determinare un sistema circolare: l'Anima universale, nata dall'emanazione delle precedenti ipostasi, emana l'anima individuale che ha la possibilità del ritorno. Si tratta di un ciclo che dalla [[processione (teologia)|processione]] risale alla [[contemplazione]]; dalla [[necessità]] alla [[libertà]]: sono due poli complementari, i due aspetti di una realtà sola. Il percorso delle ''[[Enneadi]]'' ricalca tale cammino circolare, descrivendo il passaggio dalla [[materia (filosofia)|materia]] all'[[Uno (filosofia)|Uno]], e il ritorno dell'Uno alla materia. Non è solo un percorso filosofico della mente, un modo di esposizione efficace delle teorie filosofiche, ma è un percorso dell'[[essere]], un'[[ascesi]] di vita che fissa le tappe che ognuno può percorrere per la realizzazione di sé, in maniera simile a un percorso per [[iniziazione|iniziati]].
 
Questa polarità dentro l'unità si riflette anche nell'uomo, nel quale si trovano due opposte forze che confliggono, quelle due parti della nostra [[anima]] distinte e contrapposte che la dividono in una superiore e una inferiore. Secondo Plotino, al momento della [[nascita]] l'anima umana perde coscienza del suo contatto con l'Uno, e l'intera vita del filosofo non è che un ritorno al principio originario. [[Platone]] affermava che l'uomo non cercherebbe con tanta energia qualcosa della cui esistenza non è nemmeno certo; al contrario, la forza con cui cerca la [[bellezza]] originaria è conseguenza del fatto che l'ha vista, e il [[conoscenza|conoscere]] non è altro che un ricordare sempre più quel momento in cui, prima di [[incarnazione|incarnarsi]], aveva la [[verità]] davanti a sé.
 
Ora che l'anima umana si trova esiliata in questo mondo, forse per espiare una [[colpa (filosofia)|colpa]], la parte originaria di sé, quella «non discesa», avverte dunque in maniera più o meno inconsapevole la nostalgia del ritorno. Per ritrovare la via verso l'Uno e trascendere sé stessi, occorre secondo Plotino sprofondare in sé stessi: le [[ipostasi]] dimorano infatti nell'interiorità dell'[[anima]]. Il percorso di [[ascesi]] avviene tramite la [[catarsi]], cioè la purificazione dalle passioni, liberandosi degli affetti terreni, cercando di avvicinarsi all'Uno ricorrendo al metodo della [[teologia negativa]], cioè prendendo coscienza di ciò che non ci appartiene.
 
Come già diceva [[Platone]] nel [[mito della caverna]], occorre liberarsi dalle catene e dagli idoli della vita per arrivare a contemplare la verità. In maniera simile al suo maestro, anche Plotino ricorre spesso a immagini poetiche e suggestive. La catarsi è da lui paragonata all'azione dello [[scultore]], che lavorando su un blocco di marmo elimina tutto il superfluo per trarne fuori la statua;<ref>''Enn.'' I, 6, 9.</ref> è analoga al [[silenzio]] di chi vuole ascoltare la voce che desidera, non disturbata da rumori profani; è come una fuga da una terra straniera per tornare nella patria originaria.
Al culmine delle potenzialità umane si ha l'[[estasi]], vissuta dall'[[asceta]] quando l'anima è rapita in Dio, e si identifica con l'Uno stesso, compenetrandosi in Lui. L'Uno non viene contemplato perché non è un [[oggetto (filosofia)|oggetto]], ma il fondo stesso dell'anima: questa non lo può possedere, viceversa ne viene posseduta.
{{Citazione|Questa è la vita degli Dèi e degli uomini divini e beati: liberazione dalle cose di quaggiù, vita sciolta dai legami corporei, fuga del ''solo verso il Solo''.<ref>Parole riprese dal ''De bono'' di [[Numenio di Apamea]], cit. da [[Eusebio di Cesarea|Eusebio]], ''[[Praeparatio evangelica]]'', XI, 22.</ref>|''Enneadi'', VI, 9, 11, trad. di G. Faggin}}
È opportuno evitare anche di parlare di [[panteismo]] [[Naturalismo (filosofia)|naturalistico]] nel plotinismo,<ref>{{Cita libro|nome=Giovanni|cognome=Reale|titolo=Il pensiero antico|url=https://books.google.nl/books?id=Y9nYrAAtVcEC&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q=emanazionismo%20panteismo%20%22ben%20altro%22&f=false|accesso=2025-03-02|data=2001|editore=Vita e Pensiero|lingua=it|p=454|capitolo=La presenza divina|ISBN=978-88-343-0700-7}}</ref> per il fatto che l'Uno è identico soltanto all'anima individuale, a cui sola è permessa l'estasi. Poiché vivere una tale esperienza è dato però raramente a pochissimi, Plotino raccomanda per lo più di condurre una vita virtuosa, evitando tuttavia ogni [[moralismo]]. L'[[etica]] viene qui intesa [[Aristotele|aristotelicamente]] come ricerca della [[felicità]], consistente nella realizzazione della propria autentica [[essenza (filosofia)|essenza]], che è qualcosa di eterno, ingenerato e imperituro, ma la pratica [[morale]] non ha un valore fine a se stesso:<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Riccardo|cognome=Chiaradonna|data=2019-01-01|titolo=Plotino e l&#39;etica di Aristotele: Teoria, praxis, ragionamento deliberativo|rivista=Êthikê Theôria. Studi sull'Etica Nicomachea in onore di Carlo Natali, a cura di Francesca Masi – Stefano Maso – Cristina Viano, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura|pp=387–402|lingua=en|accesso=2025-03-02|url=https://www.academia.edu/49060090/Plotino_e_letica_di_Aristotele_Teoria_praxis_ragionamento_deliberativo|urlarchivio=http://web.archive.org/web/20220406190008/https://www.academia.edu/49060090/Plotino_e_letica_di_Aristotele_Teoria_praxis_ragionamento_deliberativo|dataarchivio=2022-04-06}}</ref> la [[virtù]] è un semplice "mezzo" di elevazione, di per sé indifferente.<ref>{{Cita libro|nome=Aldo|cognome=Magris|titolo=Invito al pensiero di Plotino|url=https://books.google.it/books?newbks=1&newbks_redir=0&hl=it&id=Bo4zAAAAMAAJ&dq=%22Sotto+questo+aspetto+il+carattere+fondamentalmente+amorale%22&focus=searchwithinvolume&q=%22Sotto+questo+aspetto+il+carattere+fondamentalmente+amorale%22+antiumanistico|accesso=2025-03-02|data=1986|editore=Mursia|lingua=it|p=144|citazione=Sotto questo aspetto il carattere fondamentalmente amorale (in quanto antisoggettivistico, antiumanistico) che in Plotino ha l'ideale del saggio lo apparenta alla concezione gnostica dell'eletto, per il quale i valori etico-politici sono indifferenti|ISBN=978-88-425-9332-4}}</ref> {{citazione|Agli Dèi bisogna farsi simili: non già agli uomini da bene. [...] Non l'essere esenti dal peccato, ma l'essere un Dio è il fine.|''Enneadi'', I, 2, 7-6, trad. a cura del [[Gruppo di Ur]]<ref>{{Cita libro|nome=Gruppo di|cognome=Ur|titolo=Introduzione alla magia|url=https://books.google.it/books?id=JLOnuzXtx2UC&newbks=1&newbks_redir=0&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q=%22Agli%20D%C3%A8i%20bisogna%20farsi%20simili:%20non%20gi%C3%A0%20agli%20uomini%20da%20bene%22&f=false|accesso=2025-03-02|data=1990|editore=Edizioni Mediterranee|lingua=it|p=146|volume=3|ISBN=978-88-272-0960-8}}</ref>}}
Oltre all'[[etica]], un'altra via fondamentale indicata da Plotino consiste nella ricerca [[estetica]] del [[bellezza|bello]]. Quell'unione che il filosofo teorizza, infatti, la vivono in primo luogo (senza rendersene conto del tutto) il [[musica|musico]] e l'[[amore|amante]]. Plotino corregge in parte il giudizio negativo che Platone aveva dato dell'[[arte]]: l'operare dell'artista non deriva dalla semplice imitazione di un'imitazione, ma è ispirato da un'[[idea]] attinta da una visione interiore del bello a lui rivelatasi.<ref>«Davanti allo spettacolo di tutta la bellezza sensibile,… potrà mai esserci qualcuno così ottuso e così privo di trasporto che … non resti pieno di meraviglia, risalendo dalla qualità delle nostre realtà a quella dei loro princìpi? Certo che, se costui non ha capito il nostro mondo, neppure saprà contemplare l'altro» (''Enn.'' II, 9, 16).</ref>
 
Si ripropose però anche in Plotino, per certi versi, lo stesso conflitto platonico per cui la bellezza assoluta non può essere contaminata dalla [[materia (filosofia)|materia]] dell'opera prodotta; fu solo col [[Cristianesimo]] che la materia sarà pienamente riscattata dal giudizio duramente negativo del platonismo. Così anche l'''[[eros (filosofia)|eros]]'' è un fuoco [[mistica|mistico]] inteso platonicamente come amore puramente ascensivo. Analogamente la [[bellezza]], che noi vediamo riflessa nei corpi, ci spinge a cercarne l'origine nel mondo di lassù. Ritorna in proposito la rivalutazione del pensiero [[inconscio|inconsapevole]], perché nel risalire verso l'intelligibile il pensiero [[conscio|cosciente]] e puramente logico non è sufficiente, ma è «come se un [[demone]] ci guidasse».
 
Il percorso di [[ascesi]] rimane comunque sempre guidato dalla [[ragione]], che è il mezzo principale di cui il filosofo si serve nell'ascendere all'Uno. La [[razionalità]] [[dialettica]] è però soltanto uno strumento, che consiste nell'eliminazione e nell'oblio di tutti gli elementi particolari e contingenti della [[molteplicità]]. Scopo della dialettica è in un certo senso quello di eliminare o negare sé stessa, quando nell'estasi non si avrà né pensiero, né azione morale, né atto logico, essendo uno stato in cui la ragione si trova fuori di sé ({{polytonic|ἐξ στάσις}}).
L'[[estasi]] per Plotino non è un dono di Dio (come nel Cristianesimo) ma una possibilità naturale dell'anima, che però non scaturisce da una volontà deliberata: essa sorge da sé, spontaneamente, in un momento fuori della portata del tempo.
 
== L'eredità di Plotino ==
[[File:Sarcofago di plotino.jpg|thumb|Presunto [[sarcofago di Plotino]]]]
La [[filosofia antica|filosofia classica]] (greca e romana) si conclude con questo filosofo, di intelligenza e importanza pari a [[Socrate]], [[Platone]] e [[Aristotele]]. Gli studiosi concordano nell'assegnare a lui la fine dell'antichità e nel collocare nell'opera di [[Agostino d'Ippona]] l'inizio del [[Medioevo]] culturale, restando ferma al [[476]] la data della fine dell'[[Impero romano d'Occidente]] con la resa di [[Romolo Augusto]] ai [[Barbaro|barbari]] di [[Odoacre]].
 
Plotino amava definirsi semplicemente un [[esegesi|commentatore]] di Platone; in realtà non è solo il primo dei [[neoplatonismo|neoplatonici]], ma un filosofo sistematico situato agli antipodi rispetto a [[Hegel]], pur venendo da questi in parte rivalutato, e comunque forte condizionatore delle teorie dello [[Pseudo-Dionigi]] che informerà tutta l'arte medioevale.
 
Plotino è stato in genere un autore poco noto anche perché il suo pensiero veniva spesso identificato con quello di Platone. Il ruolo che egli ha avuto nella storia della filosofia è ancora oggi tutto da riscoprire. A lui si rifecero soprattutto i [[filosofia rinascimentale|filosofi rinascimentali]] e i primi [[idealismo|idealisti]] romantici. La sua influenza è stata determinante perfino in pensatori che a stento ne conobbero il nome, come ad esempio [[Schopenhauer]] che trattando delle ''[[Operette morali]]'' di [[Giacomo Leopardi]] ricorda Plotino come protagonista del ''[[Analisi delle Operette Morali#Dialogo di Plotino e di Porfirio|Dialogo di Plotino e di Porfirio]]'' che dissuade Porfirio dal proposito di [[suicidio|suicidarsi]].<ref>{{cita web|url=http://www.liceomedi-senigallia.it/Members/prcesposto/a.s.2014-2015/4bli-a.s.-2014-2015/indicazioni-per-la-preparazione-in-vista-delle/in-preparazione-alla-verifica-del-26-05/argomenti-da-ripassare/dialogo-di-plotino-e-porfirio|titolo=Dialogo di Plotino e Porfirio|accesso=4 novembre 2020|dataarchivio=23 febbraio 2022|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20220223213309/http://www.liceomedi-senigallia.it/Members/prcesposto/a.s.2014-2015/4bli-a.s.-2014-2015/indicazioni-per-la-preparazione-in-vista-delle/in-preparazione-alla-verifica-del-26-05/argomenti-da-ripassare/dialogo-di-plotino-e-porfirio|urlmorto=sì}}</ref>
 
Nell'ambito dell'[[islamismo]] la corrente mistica del [[sufismo]] s'ispirò al neoplatonismo plotiniano.<ref>[[Giuseppe Faggin]], ''Storia della filosofia'', Principato, Milano, 1983, vol. I, pag. 245-246.</ref>
 
=== Plotino e il pensiero cristiano ===
Incomincia nel tempo di Plotino l'intensa attività della [[patristica]], nel tentativo di dare alle comunità cristiane una [[filosofia]] e una [[teologia]] conciliabili con la [[religione cristiana|religione]], e nello stesso tempo all'altezza della [[filosofia antica]]. Più di altri filosofi vicino alla nascente [[teologia cristiana]], Plotino tuttavia non attribuisce all'Uno una volontà, né un finalismo, a differenza del Dio cristiano.<ref>Nella Trinità cristiana le tre persone divine costituiscono un'assoluta unità sufficiente a se stessa e trascendente; e la creazione del mondo, che è opera diretta del Dio uno e trino, non è necessaria come la generazione e l'emanazione, ma è un atto libero della volontà creatrice. Da queste differenze sostanziali è nata la tematica delle numerose polemiche neoplatonico-cristiane: il grado di immanenza di Dio, il valore [[ontologico]] del mondo sensibile, la possibilità delle relazioni dell'anima con Dio. ("Plotino" in ''Storia della filosofia'' di [[Giuseppe Faggin]], vol.1, pag. 157, Principato editore, Milano, 1983).</ref> Molti suoi temi saranno comunque fatti propri dai padri della Chiesa, e in special modo dalla [[scuola catechetica di Alessandria|scuola alessandrina]]. In ogni caso proprio ad Alessandria molti teologi si erano già appropriati di concetti tipici del [[medioplatonismo]]: lo stesso [[Origene]] aveva frequentato per qualche tempo la scuola di Ammonio Sacca, maestro di Plotino.<ref>Manlio Simonetti, "Introduzione" ad ''Origene: i princìpi'', UTET, 2010, pp. 37-45.</ref><ref>Quanto ai rapporti tra Plotino e Origene si è ipotizzato che il primo avesse frequentato un altro Origene, omonimo del più noto teologo di Alessandria, che sarebbe stato un filosofo neoplatonico contemporaneo di Plotino, e autore di un iniziale tentativo di sintesi tra cristianesimo e pensiero greco che vedeva le tre Persone della [[Trinità cristiana]] corrispondere alle tre ipostasi plotiniane, ma concependo il loro rapporto di processione non più in senso degradante, bensì in un'ottica di parità o [[consustanzialità]] (Claudio Moreschini, ''Storia del pensiero cristiano tardo-antico'', Bompiani, 2013, p. 367).</ref>
 
[[Agostino d'Ippona]], che a lui ampiamente si rifece, riprese in particolare il tema della [[libertà]]:<ref>Charles Boyer, ''Christianisme et néo-platonisme dans la formation de saint Augustin'', G. Beauchesne, Parigi 1920, p. 84 e segg.</ref> per Plotino infatti l'uomo è l'unico essere libero che può tornare all'Uno. Si tratta di una libertà, quella umana, che si scontra con la necessità, alla quale sono invece sottoposti tutti gli altri enti; il [[libero arbitrio]] dell'uomo diventa così foriero di un [[dualismo]] lacerante dovuto alla scelta tra [[Bene (filosofia)|bene]] e [[male]]. Agostino cercherà di approfondire l'aspetto del ''male radicale'', in virtù del quale l'essere umano sembra capace di compiere azioni malvagie per sé stesse, volgendo volontariamente le spalle a Dio. Mentre però per Agostino Dio dona all'uomo la [[Crocifissione di Gesù|croce di Cristo]] mediatore,<ref>Per Agostino infatti Cristo è «mediatore tra Dio e gli uomini» (''Confessioni'', libro VII, 18, 24).</ref> come ancora di salvezza per riscattarlo da questo voltafaccia, per Plotino egli ha le forze per salvarsi.<ref>Cfr. in proposito Régis Jolivet, ''Essai sur les rapports entre la pensée grecque et la pensée chrétienne. Aristote et saint Thomas ou l'idée de création. Plotin et saint Augustin ou le problème du mal'', Vrin, Parigi 1931.</ref> Secondo il teologo cattolico [[Battista Mondin]], il principale tentativo di sintesi fra filosofia classica e cristiana sarà quindi compiuto da [[Tommaso d'Aquino]]<ref>Giovanni Battista Mondin, ''Storia della metafisica'', Volume 2, p. 476, Edizioni Studio Domenicano, 1998</ref>. Una tesi simile è sostenuta da [[William Ralph Inge]], per il quale Tommaso d'Aquino «è più vicino a Plotino di quanto non sia al ''vero'' Aristotele»<ref name="Inge">[[William Ralph Inge|W. R. Inge]], citato in [[Bertrand Russell]], ''Storia della filosofia occidentale'', Londra, George Allen & Unwin Ltd., 1946, p. 286. Lo stesso Inge sottolinea anche come «il platonismo fa parte della struttura vitale della teologia cristiana, con la quale nessun'altra filosofia, oserei dire, può venire a contatto senza contrasti»; a parere dell'autore inglese, quindi, vi è un'«assoluta impossibilità di separare il platonismo dal Cristianesimo, senza mandare in pezzi il Cristianesimo».</ref>.
 
Nel complesso, oltre agli aspetti di somiglianza tra la dottrina cristiana e quella di Plotino, giudicata la più simile al cristianesimo tra quelle antiche, sono stati via via evidenziati da alcuni interpreti anche gli elementi di sostanziale divergenza, dovuti tra l'altro alla contrarietà di Plotino per il cristianesimo, sebbene risulti difficile negare che egli in fondo ne sia stato indirettamente influenzato.<ref>Luigi Pelloux, ''L'assoluto nella dottrina di Plotino'', Vita e Pensiero, 1994, p. 29 e sgg.</ref> Ad esempio secondo lo studioso [[gesuiti|gesuita]] [[Giovanni Magnani]], contrariamente alla concezione monoteistica cristiana, quando Plotino e i neoplatonici parlano di unità divina non intendono escluderne la molteplicità. L'Uno è la fonte dalla quale scaturiscono tutte le altre realtà e che raccoglie il molteplice in sé stesso. Proprio la presenza della molteplicità degli dèi è il segno della potenza divina.<ref>Infatti: «Non restringere la divinità ad un unico essere, farla vedere così molteplice come essa stessa si manifesta, ecco ciò che significa conoscere la potenza della divinità, capace, pur restando quello che è, di creare una molteplicità di dèi che si connettono con essa, esistono per essa e vengono da essa» (Plotino, ''Enneadi'', II, 9, 9).</ref> In conclusione, sempre secondo lo studioso [[gesuiti|gesuita]], sembra evidente che nei pensatori dell'antichità l'unità del divino non contraddica la sua molteplicità, così come l'esistenza di una gerarchia tra gli dèi e la funzione preminente di uno di essi (il Demiurgo di Platone, il Primo Motore di Aristotele,<ref>Aristotele, ''Metafisica'', XII, 8, 1074a, 38</ref> il Sommo Bene di Plotino) non comporta l'identità fra divinità e Dio e non è quindi un monoteismo.<ref>Giovanni Magnani, ''Religione e religioni: dalla monolatria al monoteismo profetico'', p. 163, Editrice Pontificia Università Gregoriana, 2001.</ref>
 
Secondo altri autori invece quello di Plotino può definirsi propriamente come un [[monismo]] [[emanazione|emanazionistico]], che fa derivare tutto l'esistente da un'unica entità che emana tre [[ipostasi]] degradanti, per cui gli stessi dèi traggono la loro divinità da un solo principio, l'Uno, al quale egli assegnava di proposito il termine "Dio".<ref>Sulle tesi a favore dell'emanazionismo in Plotino vedi: René Arnou, ''Il desiderio di Dio nella filosofia di Plotino'', Vita e Pensiero, 1997, p. 127.</ref> Non risulta peraltro che Plotino avversasse l'adesione di alcuni discepoli al cristianesimo,<ref>[[Carl Schmidt]], ''Plotins Stellung zum Gnosticismus und kirchlichen Christentum'', J. C. Hinrichs, Lipsia 1901; E. de Faye, ''Gnostiques et gnosticisme'', Geuthner, Parigi 1925, pp. 467-469.</ref> quanto piuttosto l'insegnamento degli [[gnosticismo|gnostici]], ai quali contestava che la salvezza potesse essere raggiunta intellettualmente, indipendentemente dalla virtù individuale senza la quale «Dio non è che una parola».<ref>''Enneadi'', II, 9, 15, nel trattato «Contro gli gnostici» così definito da Bréhier (in ''Ennéades. Texte établi et traduit par Émile Bréhier'', p. 103, Collection Budé, Les Belles Lettres, Parigi 1924).</ref>
 
=== Psicologia plotiniana ===
{{Citazione|La grande anima sia oggetto d'investigazione di un'altra anima...liberata dall'inganno e da quanto incanta le altre anime, in una condizione di tranquillità. Tranquillo sia non solo il corpo che la circonda e i flussi del corpo, ma anche tutto ciò che le è intorno: tranquilla sia la terra, tranquilli il mare e l'aria, e il cielo stesso taccia. Pensi quindi che l'anima, come venendo da fuori e riversandosi ovunque in questo universo immobile, vi scorra internamente e penetri e illumini ovunque.|Enn. V 1 (10); 2. UTET, Torino 1997, traduzione C. Guidelli}}
 
Protagonista degli scritti del filosofo è indubbiamente l'[[Anima]]. Terza nello schema ontologico delle [[ipostasi]], essa è l'unica dotata di movimento e di passioni ed è plasmatrice dell'[[universo]] materiale. Ad essa è dedicata interamente la IV [[Enneadi|Enneade]] e compare spesso anche nei restanti trattati in qualità di soggetto della [[conoscenza]] e del percorso evolutivo. Essa è spesso simboleggiata dalla dea [[Afrodite]] per indicare la sua [[bellezza]], la sua natura divina e la sua connessione con [[Eros]], di cui è generatrice e compagna (v. Enn. III 5; 50). La maggior parte dei passi più belli e appassionati di Plotino sono riferiti all'[[anima]].
 
Alcuni autori considerano Plotino il precursore della [[psicoanalisi]] e lo scopritore dell'[[inconscio]].<ref>Ad esempio Arthur Drews, ''Plotin und der Untergang der antiken Weltanschauung'', Diederichs, Jena 1907; Schweyzer, ''Bewusst und Unbewusst bei Plotin''.</ref> Con la sua teoria della doppia [[anima]] - anima superiore o non discesa, rivolta all'[[Intelletto]], e anima inferiore o esteriore, rivolta al mondo terreno - il filosofo formulò infatti prime ipotesi sui processi non [[coscienza (psicologia)|coscienti]] dello [[spirito (filosofia)|spirito]], giungendo a definire due forme di pensiero distinto: il pensiero "intellettivo" e intuitivo, collegato alla [[contemplazione]] di [[archetipo|archetipi]], e il pensiero "discorsivo" che spesso coincide con ciò che noi chiamiamo "[[conscio]]".
 
La sua dottrina della doppia anima ha esercitato notevoli influenze su pensatori come [[Ralph Waldo Emerson]], [[Carl Gustav Jung]] e [[Ignacio Matte Blanco]].<ref>[[James Hillman]], ''Plotino, Ficino e Vico, precursori della psicologia junghiana'', trad. di Priscilla Artom, in «Rivista di psicologia analitica», Roma, n. 2, ottobre 1973.</ref>
[[File:Chaos (tarot Etteilla III).jpg|thumb|upright=0.7|[[Cerchi concentrici]] originati dalla conflagrazione del nucleo.]]
=== Raffronto con la cosmogonia moderna ===
Nell'[[emanatismo]] di Plotino, la cui riflessione sull'[[origine dell'universo]] procede da un iniziale discorso logico-razionale, seppure ricompreso in un'esperienza intuitiva situata oltre i limiti dei normali strumenti concettuali, che lo costringe a usare metafore, immagini e analogie, sono state rilevate affinità con la moderna cosmogonia del [[Big Bang]].
 
L'Uno infatti è perfetta unità, semplicità inscindibile che può richiamare l'iniziale "puntino" di energia della teoria del [[Big Bang]]. Plotino parla dell'Uno come potenza assoluta da cui si producono le cose materiali, proprio come per spiegare il «grande Bang» si parla di «energia concentrata», che esplode in miliardi di particelle di materia. L'emanazione è un processo spontaneo, una necessità intrinseca all'Uno, così come l'esplosione del Big Bang che si genera da sé a partire da una "bollicina" di energia, senza intervento di agenti esterni. Plotino descrive poi l'emanazione come una sorta di movimento di sfere concentriche che vanno progressivamente allargandosi, allontanandosi dal centro e generando una realtà infinita, proprio come dal Big Bang si pensa un universo in continua [[espansione dell'universo|espansione]].<ref>Domenico Massaro, ''La Meraviglia delle idee'', volume primo, pag. 406, Torino, Pearson, 2015.</ref>
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
; Traduzioni italiane
* Plotino, ''Dio'', scelta e traduzione delle ''Enneadi'', con introduzione di [[Antonio Banfi]], collana «Libretti di vita», Torino, Paravia, 1925.
* Plotino, ''Le vie del ritorno'', estratti dalle ''Enneadi'', a cura di [[Giuseppe Faggin]], Lanciano, R. Carabba, 1938 (ristampa anastatica 2017).
* Plotino, ''Enneadi'', prima versione integra e commentario critico di Vincenzo Cilento, tre volumi in quattro tomi, Bari, Laterza, 1947-49.
* ''Antologia plotiniana'', a cura di Vincenzo Cilento, Bari, Laterza, 1950.
* {{cita libro|Plotino, ''La presenza divina'' (1962), introduzione e antologia a cura di [[Giuseppe Faggin]], D'Anna editrice, Messina-Firenze, 1971, ISBN 88-8104-436-6|cid=presenza}}
* Plotino, ''Sul bello intelligibile. Sul bello'', a cura di [[Luciano Anceschi]], Mantova, Arcari, 1981.
* Plotino, ''Sul bello intelligibile'', Genova, Il Melangolo, 1989.
* Plotino, ''Enneadi'', testo greco a fronte e traduzione a cura di [[Giuseppe Faggin|G. Faggin]], Milano, Bompiani, 1992.
* Plotino, ''Enneadi. Libro VI, 1-3. Trattati 42-43 sui generi dell'essere'', a cura di [[Margherita Isnardi Parente]], Napoli, Loffredo, 1994.
* Plotino, ''Enneadi'', a cura di Mario Casaglia, Chiara Guidelli, Alessandro Linguiti, e Fausto Moriani, prefazione di [[Francesco Adorno]], collana "Classici della filosofia", Torino, Utet, 1997.
* Plotino, ''Il pensiero come diverso dall'uno. Quinta enneade'', Con testo greco a fronte, a cura di M. Ninci, Milano, BUR Rizzoli, 2000.
* Plotino, ''La felicità e il tempo: Enneadi I 4 - I 5'', introduzione, traduzione e commento di Alessandro Linguiti, Milano, LED, 2000.
* Plotino, ''Enneadi'', testo greco a fronte, presentazione e iconografia plotiniana di [[Giovanni Reale]], collana "[[Il pensiero occidentale]]", Milano, Bompiani, 2000, ISBN 978-88-452-9004-6.
* Plotino, ''Enneadi'', testo greco a fronte, introduzione e commento di G. Reale, traduzione di [[Roberto Radice]], Milano, Mondadori, 2002.
* Plotino, ''Sui numeri, Enneade Libro VI'', a cura di C. Maggi, Napoli, Suor Orsola Benincasa, 2009
* Plotino, ''La bellezza'', a cura di B. S. Zorzi, Milano, Garzanti, 2014
* Plotino, ''Sulla felicità'', a cura di Mauro Bonazzi, Torino, Einaudi, 2016
* Plotino, ''L'immortalità dell'anima'', Genova, Il Nuovo Melangolo, 2017
* Plotino, ''L'immortalità dell'anima'', a cura di Cristina D'Ancona, Pisa, Pisa University Press, 2018
* Plotino, ''La bellezza, l'anima e l'uno'', a cura di D. Susanetti, Milano, Feltrinelli, 2021
 
; Studi
* {{cita pubblicazione|url=http://www.bollettinodarte.beniculturali.it/opencms/multimedia/BollettinoArteIt/documents/1470229920409_05_-_Calza_203.pdf|autore=[[Raissa Calza]]|titolo=Sui ritratti ostiensi del supposto Plotino|editore=La libreria dello stato|pubblicazione=Bollettino d'Arte|numero=III|anno=1953|città=Roma|accesso=1º febbraio 2018|dataarchivio=22 febbraio 2018|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180222045010/http://www.bollettinodarte.beniculturali.it/opencms/multimedia/BollettinoArteIt/documents/1470229920409_05_-_Calza_203.pdf|urlmorto=sì}}
* [[Cleto Carbonara]], ''La filosofia di Plotino'', Ferraro, Napoli 1954.
* Riccardo Chiaradonna, ''Sostanza Movimento Analogia. Plotino critico di Aristotele'', Bibliopolis, Napoli 2002.
* Riccardo Chiaradonna, ''Plotino'', Carocci, Roma 2009.
* Vincenzo Cilento, ''Saggi su Plotino'', Mursia, Milano 1973.
* [[Giuseppe Faggin]], ''Plotino'', Asram Vidya, Roma 1993.
* Franco Ferrari, ''La collocazione dell'anima e la questione dell'esistenza di Idee di individui in Plotino'', Rivista di Storia della filosofia, n. 53, 1998, pp.&nbsp;629–653.
* Giovanni Filoramo, ''L'illuminazione in Plotino e nella gnosi'', Mursia, Milano 1990.
* Maria Luisa Gatti, ''«Theoria» e filosofia. Interpretazioni della dottrina di Plotino sulla contemplazione a partire dagli anni Cinquanta del Novecento'', Milano: EduCatt, 2012.
* [[Pierre Hadot]], ''Plotino o la semplicità dello sguardo'', trad. di Monica Guerra, Torino, Einaudi 1999.
* [[Margherita Isnardi Parente]], ''Introduzione a Plotino'', Laterza, Roma-Bari 2002.
* Aldo Magris, ''Plotino e l'India'', Mursia, Milano 1990.
* Vittorio Mathieu, ''Come leggere Plotino'', Bompiani, Milano 2004.
* Luigi Pelloux, ''[https://books.google.it/books?id=ebHFOokYDQoC&printsec=frontcover&source=gbs_navlinks_s#v=onepage&q&f=false L'assoluto nella dottrina di Plotino]'', Vita e Pensiero, Milano 1994. ISBN 88-343-0560-4.
* Mario Piantelli, ''L'India e Plotino'', Mursia, Milano 1990.
* [[Pietro Prini]], ''Plotino e la fondazione dell'umanesimo interiore'', Vita e Pensiero, Milano 1993.
* Thomas A. Szlezák, ''Platone e Aristotele nella dottrina del Nous di Plotino'', traduzione di Alessandro Trotta, Vita e pensiero, Milano 1997. ISBN 88-343-0872-7
* Alessandro Trotta, ''Il problema del tempo in Plotino'', Vita e pensiero, Milano 1997 ISBN 88-343-0876-X
* Roberto Radice ( a cura di), ''Plotino'', RCS Mediagoup - Corriere Della Sera, Collana Grandangolo, 2014
* Christian Vassallo, ''La dimensione estetica nel pensiero di Plotino. Proposte per una nuova lettura dei trattati "Sul bello" e "Sul bello intelligibile"'', Giannini, Napoli 2009.
* [[Marcello Veneziani]], ''Vita natural durante: autobiografia di Plotino'', Marsilio, Venezia 2001.
 
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
* {{Collegamenti esterni}}
* {{cita web|url=https://plato.stanford.edu/entries/ammonius/|titolo=Ammonius|autore=David Blank|sito=Stanford Encyclopedia of Philosophy|lingua=en}}
* {{cita web|url=http://rdufour.free.fr/BibPlotin/Plotin-Biblio.html|titolo=Bibliographie plotinienne|autore=Richard Dufour|lingua=fr}}
* {{cita web|url=http://www.swif.uniba.it/lei/filosofi/autori/|titolo=plotino-scheda.htm|sito=SWIF Università di Bari|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070513173918/http://www.swif.uniba.it/lei/filosofi/autori/}}
* {{cita web|url=http://www.emsf.rai.it/gadamer/interviste/07_plotino/plotino.htm|titolo=Un saggio di Gadamer|accesso=7 giugno 2007|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070613003839/http://www.emsf.rai.it/gadamer/interviste/07_plotino/plotino.htm|urlmorto=sì}}
* {{cita web|url=http://www.humanus.it/Plotino/plotino.htm|titolo=Le Enneadi|lingua=gr|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130625055209/http://www.humanus.it/Plotino/plotino.htm}}
* {{cita web|url=http://www.ilgiardinodeipensieri.eu/testi/plotino1.html|titolo=Enneade 1,6 Sulla bellezza|accesso=15 maggio 2010|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090418025752/http://www.ilgiardinodeipensieri.eu/testi/plotino1.html|urlmorto=sì}}
* {{cita web|url=http://www.filosofia.rai.it/articoli/riccardo-chiaradonna-plotino/16060/default.aspx|titolo=Plotino|autore=Riccardo Chiaradonna|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20180202145421/http://www.filosofia.rai.it/articoli/riccardo-chiaradonna-plotino/16060/default.aspx|urlmorto=sì}}sul portale RAI Filosofia
* {{cita web|url=http://www.ccel.org/ccel/plotinus/enneads.toc.html|titolo=The Enneads|lingua=en}}
* {{cita web|url=http://www.sacred-texts.com/cla/plotenn/enn001.htm|titolo=Life of Plotin|autore=Porfirio|lingua=en}}
 
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