Arte sasanide: differenze tra le versioni

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L'arte sasanide fu altamente sviluppata, resa possibile dalla ricchezza della committenza imperiale e dalla posizione della Persia a metà strada tra l'[[Impero romano]] a ovest e l'[[Impero cinese]] a est, un crocevia cioè di scambi materiali e culturali. Taluni valori artistici sasanidi poterono così diffondersi oltre l'areale geopolitico persiano, raggiungendo l'[[Estremo Oriente]] e l'[[Oceano Atlantico|Atlantico]], contribuendo in maniera determinante allo sviluppo dell'[[Arte medievale|arte medievale europea]] quanto asiatica.<ref name=":5" />
 
I resti più apprezzabili dell'arte sasanide ce ne testimoniano l'architettura, la scultura, soprattutto rupestre, la metallurgia e la pittura. I rilievi in ​​pietrapietra erano probabilmente di gran lunga superati in numero da quelli interni in gesso, di cui sono sopravvissuti solo frammenti. Gli [[Ortostato|ortostati]] sono meno numerosi rispetto all'[[arte partica]] con l'importante eccezione del [[Colosso di Sapore I]] (r. 240-272), scolpito da una [[stalagmite]] in una grotta,<ref name=":3">{{Iranica|https://www.iranicaonline.org/articles/shapur-i-ii-great-statue/|ŠĀPUR I: The Great Statue|anno=2012|autore=G.R. Garosi|cid=Garosi 2012}}</ref> e non mancano riferimenti letterari ad altre statue colossali di re, oggi perdute. Anche la tradizione partica di decorare gli edifici con stucchi modellati continuò, includendo anche grandi scene figurative.<ref name=":0" /><ref name=":1">{{Iranica|http://www.iranicaonline.org/articles/bisapur-town|Bīšāpūr|autore= Edward J. Keall|anno=1989}}</ref>
 
L'arte sasanide raffigura scene di corte e cavalleresche, di notevole grandiosità stilistica, che riflettono la vita sontuosa e l'ostentazione della corte sasanide, come riportato dagli ambasciatori bizantini. Le immagini dei sovrani dominano molte delle opere sopravvissute, sebbene nessuna sia paragonabile al Colosso di Sapore I. Scene di caccia e di battaglia godevano di particolare popolarità, così come di danzatrici e intrattenitrici in abiti succinti. Sebbene l'arte partica preferisse la visione frontale, le rappresentazioni narrative dell'arte sasanide presentano spesso figure mostrate di profilo o di tre quarti, con le viste frontali meno frequenti.<ref name=":0" />
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Quella operata dai Sasanidi fu una ''[[renovatio imperii|renovatio]]'' dell'[[Impero achemenide]] (550-330 a.C.) svanito per opera della [[Campagna persiana di Alessandro Magno|conquista di Alessandro Magno]]. Pertanto, l'arte sasanide nacque anzitutto come ripresa dei [[Arte achemenide|modelli artistici achemenidi]] in controtendenza all'arte ellenizzata dei Parti che pur aveva già reinterpretato l'[[arte ellenistica]] non adottandola in maniera sistemica ma solo formale.<ref name=":4">{{Iranica|https://www.iranicaonline.org/articles/art-in-iran-iv-parthian/|ART IN IRAN iv. PARTHIAN Art|autore=S. B. Downey|anno=1986}}</ref> La restaurazione artistica iranica dei Sasanidi fu facilitata dal luogo d'origine della dinastia fondata da [[Ardashir I]] (r. 224-241), la [[Fars (provincia)|provincia di Fars]], a suo tempo madrepatria degli stessi Achemenidi e quindi ricca di lasciti plastici dell'antica Persia, anzitutto la scultura rupestre. Nel tentativo di riportare in vita quel glorioso passato, la dinastia fondata da Ardashir I (r. 224-241) non si limitò a compiere delle semplici imitazioni delle opere che furono, ma cercarono di incoraggiare un'arte che dimostrasse un grande carattere e degli aspetti unici, anticipando per certi versi i tratti salienti dell'arte islamica. Per tutto il dominio sasanide, si inaugurarono spesso stili che si proponevano come innovatori e allo stesso tempo custodi delle forme e degli atavici usi della Persia, che nel periodo islamico raggiunsero le sponde del Mediterraneo.<ref name=":5" /><ref>{{cita libro|lingua=mr|autore=Parviz Marzban|titolo=Kholaseh Tarikhe Honar|editore=Elmiv Farhangi|anno=2001|ISBN=964-445-177-5|p=36}}</ref>
 
[[File:Sasanian Empire 621 A.D.jpg|miniatura|L'impero sasanide al suo apice (621):<ref name=":38" /><br/>{{Legend|#FF7F50|Impero sasanide}} {{Legend|#FF9966|Occupazioni temporanee durante la [[guerra romano-persiana del 602-628]]}}]]
 
In termini artistici, la parentesi sasanide coincise con uno degli archi temporali durante i quali la [[Cultura dell'Iran|civiltà iraniana]] poté maggiormente fiorire, ritrovando un livello di prosperità e sicurezza che era scomparsa con la caduta degli Achemenidi. Gran parte di quella che in seguito divenne nota come cultura musulmana, inclusa l'architettura e la scrittura, attinsero da questa rinnovata cultura persiana. Al suo apice, l'impero sasanide estesa la propria influenza artistica ben oltre i propri confini politici, facendo breccia nella produzione artistica dell'[[Asia centrale]] e della Cina, dell'impero bizantino e persino del [[Merovingi|regno merovingio]] (457-751) in [[Francia]].
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* ''Bay Shapur'' ([[Bishapur]], presso l'attuale [[Kazerun]]) – Fondata da Sapore I (r. 241-270) per i Romani deportati da [[Antiochia di Siria|Antiochia]], questa città ha una pianta ortogonale a scacchiera, similare a quelle greco-romane, poi ripresa nella pianta di successive città sasanidi quali [[Jundishapur]] o Ivan-i Karkkah. I quartieri sono riservati agli edifici ufficiali (edifici cerimoniali, amministrativi, culturali) e un grande palazzo si trova a est. La città giocava un ruolo importante nel sistema difensivo limitaneo nell'impero, ben protetta da una fortezza e da un fiume, ma ciò non le impedì di distinguersi anche per l'intensa attività intellettuale e scientifica.<ref name=":1" />
 
* [[Susa (città antica)|Susa]], città iranica d'antichissima fondazione, già capitale del [[protostoria|proto-storico]] [[Regno di Elam]] (3200-1127 a.C.)<ref>{{Iranica|https://www.iranicaonline.org/articles/susa-ii-history-during-the-elamite-period/|SUSA ii. HISTORY DURING THE ELAMITE PERIOD|anno=2008|autore=François Vallat|cid=Vallat 2008}}</ref> fu anzitutto distrutta da Ardashir I (r. 224-241) perché fedele al [[re dei Parti]] [[Artabano IV]] (r. 216-224) ed immediatamente ricostruita per la sua posizione strategica lungo la via che collega l'[[Altopiano iranico]] al [[Golfo Persico]]. La città, limitrofa alla capitale di Ctesifonte,<ref name=":12" /> fu anche residenza temporanea del Re. Una seconda riedificazione si dovette a Sapore II che ribattezzò la città ''Eran Kurreh Shapur'' (it. "Gloria dell'Iran [eretta da]] Sapore").<ref>{{cita|Frye 1983|p. 136}}.</ref><ref>{{Iranica|https://www.iranicaonline.org/articles/susa-v/|SUSA v. THE SASANIAN PERIOD|anno=2005|autore=G. Gropp|cid=Gropp 2005}}</ref>
 
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{{vedi anche|Architettura sasanide}}
 
[[File:Firuz_abad_iwan.jpg|miniatura|Ruderi del dell{{'}}''iwan'' del del dell{{'}}''[[Palazzo di Ardashir|Atash-kadeh]]'' di Ardashir I (r. 224-241) a Firuzabad.]]
 
L'architettura sasanide riutilizza le forme di quella achemenide, ben note ai committenti perché ben testimoniate nella loro madrepatria, il Fars,<ref name="ReferenceA" /> Furono comunque introdotte innovative caratteristiche, anzitutto le volte monumentali e le cupole di pietra e mattoni. Il materiale utilizzato era invece quello tradizionale iranico ([[Mattone|mattoni cotti]] e [[Mattone di fango|mattoni crudi]], [[Malta (materiale)|malta]] di macerie e [[Gesso (materiale)|gesso]]; rarissimo e riconducibile a maestranze romano-bizantine, coatte o remunerate, il ricorso alla [[Concio (architettura)|pietra tagliata]])<ref name="duff">{{cita|Huff 1986|}}.</ref> e la maggior parte del bagaglio tecnico equivalente a quello partico (fondamentale il ricorso agli ''iwan'') o bizantino (si veda per esempio il riutilizzo di [[Capitello|capitelli]] in pietra).
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I due palazzi sasanidi più antichi sono anche i meglio conservati. Il ''[[Dezh Dokhtar]]'' (it. "Castello della Fanciulla"), su un altopiano roccioso che domina la pianura dell'allora neo-fondata città-tonda di Firuzabad,<ref name=":10" /> fu il castello-palazzo di Ardashir I (r. 224-241), fondatore della dinastia, al tempo della sua guerra con i Parti per il dominio sulla Persia.<ref name=":13" /> Entro il perimetro fortificato, la residenza vera e propria occupa il crinale più alto dello sperone, orientato sull'asse est-ovest, ampliato artificialmente con tre livelli di terrazze. L'accesso dal castello avveniva tramite un atrio che conteneva ovviamente aree per i nuovi arrivati ​​ee le guardie, nonché tramite una rampa di scale che conduceva al cortile inferiore con una cisterna nell'angolo sud-ovest. Si susseguivano poi un cortile inferiore, un cortile intermedio con una tribuna e ampie stanze laterali e la terrazza superiore con la residenza principesca, organizzata intorno ad un ''iwan'' affiancato da un'alta sala cupolata di 14 [[Metro quadrato|mq]] su cui gravitavano le stanze inferiori, organizzati su più piani di sale rettangolari oblunghe con pareti esterne curve e corridoi.<ref>{{Iranica|https://www.iranicaonline.org/articles/qala-ye-doktar/|QALʿA-YE DOḴTAR|anno=2006|autore=Dietrich Huff|cid=}}</ref> I difetti costruttivi del ''Dezh Dokhtar'' (mura non sufficientemente spesse, aperture troppo ampie, fondamenta non solide), indussero Ardashir, dopo l'incoronazione, ad erigere un secondo palazzo, l<nowiki>'</nowiki>''[[Palazzo di Ardashir|Atash-kadeh]]'', meno audace nella sua costruzione, eretto in un contesto politico diverso: il re, sicuro del suo trono, desiderava un palazzo più degno della sua funzione. Facendo tesoro del primo tentativo, i costruttori raddoppiarono lo spessore delle mura, innalzarono la cupola e scavarono porte molto più strette. Il palazzo ha quasi lo stesso insieme di stanze della residenza del ''Dezh Dokhtar'' ma include un cortile interno con una vasca su cui si apre un ''iwan'' e tre stanze a cupola al posto di una stanza centrale. Un'altra novità consiste in un palco di presentazione per il sovrano, situato in una stanza cupolata alta 5 m.
 
Molti edifici ridotti a macerie sono interpretati come palazzi sasanidi in ragione della presenza di un ''iwan'' affiancato ad una grande sala rettangolare (cupolata o meno): a Ctesifonte, nella città-santuario di [[Takht-e Soleyman]] ([[Azerbaigian|Azerbaijan]])<ref name=":11">{{Iranica|https://www.iranicaonline.org/articles/takt-e-solayman/|TAḴT-E SOLAYMĀN|autore=Dietrich Huff|anno=2002}}</ref> o a [[Qasr-e Shirin]]. Il ''[[Taq-i Kisra]]'' di Ctesifonte, attribuito a [[Cosroe I|Cosroe]] (r. 531-579), è probabilmente l'edificio sasanide più iconico e noto al mondo.<ref>{{Iranica|https://www.iranicaonline.org/articles/ayvan-e-kesra-palace-of-kosrow-at-ctesiphon/|AYVĀN-E KESRĀ|anno=1987|autore=E.J. Keall|cid=}}</ref><ref>{{cita|Christensen 1936|pp. 386, 389ff., 504ff}}.</ref>
 
==== Architettura religiosa ====
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[[File:Tour_nagsh-e-rostam_iran.jpg|miniatura|sinistra|Il [[Cubo di Zoroastro]] a [[Naqsh-e Rostam]], probabilmente un [[Tempio del Fuoco]].]]
 
L'edificio templare precipuo dello zoroastrismo, il Tempio del Fuoco (pal. ''ātashkadeātaškada''),<ref name=":132">{{cita|Daryaee 2009|p. 44}}.</ref><ref name=":102">{{Iranica|https://www.iranicaonline.org/articles/ataskada-new-persian-house-of-fire-mid/|ĀTAŠKADA|autore=[[Mary Boyce]]|anno=1987}}</ref> s'identifica dalla presenza di un altare o di una base per l'altare e dalla sua posizione chiusa. Questo altare è sempre situato in un luogo ben preciso, isolato dal mondo esterno, a causa della ricerca della purezza, pertanto le tettoie aperte sono escluse. PremessoData ciò,appunto nonal esistevaperiodo una formasasanide, definitiva perdurante il tempioquale sasanide.lo MoltiZoroastrismo deidivenne templi[[Religione superstitidi prendonoStato|religione ladi formastato]],<ref>{{cita|Daryaee del2009|pp. ''čahārṭāq'' (lett45-51}}.</ref> "quattroil archi"),ricorso unaa costruzionestrutture quadrata,permanenti apertaper sul'adorazione ognidel latofuoco: datempli undestinati grandead arcoospitare iun cuifuoco quattroperpetuo, pilastrisimbolo angolaridella sostengonoluce una cupoladivina, chel'accesso potevanei averequali ancheera unprivilegio utilizzodella noncasta religioso:sacerdotale ad([[Lingua esempio,pahlavi|pal]]. se''asronan'') simentre trovasseroi sufedeli, un terreno elevato e non fossero dotati di corridoiodall'esterno, potrebbero forse servire comedovevano segnali ma l'assenzaaccontentarsi di fontiadorare suil questofuoco argomentoda nonuna facilitadelle la ricercaaperture.<ref name>{{Iranica|https://www.iranicaonline.org/articles/atas-fire/|ĀTAŠ|autore="duff"[[Mary Boyce]]|anno=1987}}</ref><ref name=":40142">{{Iranica|https://www.iranicaonline.org/articles/cahartaq/class-system-iii|ČAHĀRṬĀQClass system iii. In the Parthian and Sasanian Periods|autore=DietrichMansour HuffShaki|anno=1992|volume=V, e Bernardfasc. O'Kane6|annopp=1990652-658}}</ref><ref name=":152">{{cita|Daryaee 2009|pp. 43-47}}.</ref>
 
Molti di questi templi presero la forma del ''čahārṭāq'' (lett. "quattro archi"), un'[[Architettura|unità architettonica]] [[Poligono equilatero|equilatera]] costituita da quattro [[Arco (architettura)|archi]] o brevi [[Volta a botte|volte a botte]] tra quattro [[Pilastro|pilastri angolari]], con una [[cupola]] su [[Pennacchio (architettura)|pennacchi]] sopra il quadrato centrale; questo quadrato e le [[Campata|campate laterali]] sotto gli archi o le volte a botte costituiscono insieme una stanza con [[pianta cruciforme]] i cui accessi erano dotati di porte e strutture secondarie (ambulacri ed altro).<ref name=":40">{{Iranica|https://www.iranicaonline.org/articles/cahartaq/|ČAHĀRṬĀQ|autore=Dietrich Huff e Bernard O'Kane|anno=1990|cid=Huff e O'Kane 1990}}</ref>
Conosciamo oggi una cinquantina di ''čahārṭāq'': misurano generalmente 8-10 m di lato e possono essere isolati o integrati in un gruppo di edifici. Le varianti sono numerose: può esserci un corridoio su tre o quattro lati, un ''iwan'', una stanza perpendicolare, edifici adiacenti, ecc. In generale, l'orientamento dell'edificio verso i punti cardinali avviene tramite gli angoli ma a volte anche tramite i lati, come a Tureng Tepe, o è assente, come nei ''čahārṭāq'' a Taq-e Suleiman.<ref name=":40" />
 
Conosciamo oggi una cinquantina di ''čahārṭāq''.<ref>{{Cita libro|Klaus|Schippmann|Die iranischen Feuerheiligtümer|1971|Berlino e New York||lingua=de|cid=Schippmann 1971}}</ref><ref>{{cita libro|lingua=de|Dietrich|Huff|Das Imamzadeh Sayyid Husein und E. Herzfelds Theorie über den sasanidischen Feuertempel|1982|||pp=197-212|cid=Huff 1982|rivista=Stud. Ir.|numero=11}}</ref> Misurano generalmente 8-10 m di lato e possono essere sia unità isolate sia circondati da deambulatorio, tutti in varie permutazioni: ad esempio, quelli scavati nel santuario del Qal-e Kaferan sul Monte Khajen,<ref>{{Iranica|https://www.iranicaonline.org/articles/kuh-e-khvaja/|KUH-E ḴᵛĀJA|autore=Soroor Ghanimati|anno=2015}}</ref><ref>{{cita|Herzfeld 1935|pp. 58ff}}.</ref><ref>{{cita|Herzfeld 1941|pp. 301ff}}.</ref><ref>{{cita|Gullini 1964|pp. 34ff}}.</ref> nel santuario di [[Takht-e Soleyman]]<ref name=":112">{{Iranica|https://www.iranicaonline.org/articles/takt-e-solayman/|TAḴT-E SOLAYMĀN|autore=Dietrich Huff|anno=2002}}</ref><ref name=":82">{{cita|Pope 1965|pp. 74-75}}.</ref> e nel Qaḷʿeh-i Yazdigird<ref>{{cita libro|lingua=en|Edward J.|Keall|Qaḷʿeh-i Yazdigird. An Overview of the Monumental Archi­tecture|1982|||pp=51-72|rivista=Iran|numero=20}}</ref> (tutti con ambulacri e stanze aggiuntive) o quello rinvenuto nell'importante [[Sito archeologico|sito]] iraniano di [[Tureng Tepe]]<ref>{{Cita libro|lingua=fr|Rémy|Boucharlat|Fouilles de Tureng Tepe I|1987|Parigi||pp=51 e segg|}}</ref> (un semplice cubo chiuso, forse con una stanza d'ingresso o un riparo). In generale, l'orientamento dell'edificio verso i punti cardinali avviene tramite gli angoli ma a volte anche tramite i lati, come a Tureng Tepe, o è assente, come nei ''čahārṭāq'' a Taq-e Soleyman.<ref name=":40" />
Nel seguito riportiamo i ''čahārṭāq'' d'uso templare più noti e studiati:<ref name=":40" />
 
Il primo esempio di ''čahārṭāq'' sasanide ufficialmente utilizzato come tempio del fuoco, il Taq-e Nisim, fu eretto a Firuzabad da Ardashir I (r. 224-241) per celebrare la sua vittoria sui Parti:<ref>{{cita libro|lingua=en|G.|Widengren|Atti del convegno internazionale sul tema: La Persia nel Medioevo (Roma, 31 marzo—5 aprile 1970)|1971|Roma|Accademia Nazionale dei Lincei|pp=711-784|volume=160|capitolo=The Establish­ment of the Sassanian Dynasty in the Light of New Evidence}}</ref> è un blocco cubico in pietra tagliata chiuso con quattro porte assiali che conducevano alle stanze annesse o ''iwan''.<ref>{{cita pubblicazione|autore=Dietrich Huff|autore2=Philippe Gignoux|anno=1978|titolo=Ausgrabungen auf Qaḷʿa-ye Dukhtar bei Firuzabad 1976|rivista=AMI|volume=11|pp=117-150|lingua=de}}</ref> A Takht-e Soleyman, invece, sono stati rinvenuti due ''čahārṭāq'': il più grande, circondato da un muro, con una cupola di 8 metri di diametro, attribuito alla committenza di [[Cosroe I]] (r. 531-579), e il c.d. "''[[Adur Gushnasp]]''",<ref>{{Iranica|https://www.iranicaonline.org/articles/adur-gusnasp-an-atas-bahram-see-atas-that-is-a-zoroastrian-sacred-fire-of-the-highest-grade-held-to-be-one-of-/|ĀDUR GUŠNASP|autore=Mary Boyce|anno=1983}}</ref> uno dei "Tre Fuochi di Bahram",<ref name=":143">{{Iranica|https://iranicaonline.org/articles/class-system-iii|Class system iii. In the Parthian and Sasanian Periods|autore=Mansour Shaki|anno=1992|volume=V, fasc. 6|pp=652-658}}</ref><ref name=":153">{{cita|Daryaee 2009|pp. 43-47}}.</ref> che divenne meta di pellegrinaggio zoroastriani dai tempi di [[Cosroe II]] (r. 590-628). La sua pianta, particolarmente confusa, differisce da quella degli altri templi, probabilmente in ragione della sua duplice funzione di edificio d'uso regale e luogo di pellegrinaggio, contenendo due [[Altare del fuoco|altari del fuoco]] (uno pubblico e uno accessibile solo dal limitrofo palazzo reale e quindi, presumibilmente, d'esclusivo uso regale).<ref name=":113">{{Iranica|https://www.iranicaonline.org/articles/takt-e-solayman/|TAḴT-E SOLAYMĀN|autore=Dietrich Huff|anno=2002}}</ref><ref name=":83">{{cita|Pope 1965|pp. 74-75}}.</ref><ref>{{cita libro|Fabrizio|Sinisi|{{cita|Genito 2005|}}|2005|||capitolo=Takht-i sulaiman}}</ref><ref group="N">Circa la funzione sacerdotale della [[Sovrani sasanidi|famiglia reale sasanide]] ed il suo ruolo nella gestione della [[Zoroastrismo|religiosità zoroastriana nazionale]] si veda {{cita|Daryaee 2009|pp. 69-81}}.</ref>L'ultimo tempio del fuoco sasanide noto fu costruito da Cosroe II a Qasr-e Shirin e si componeva invece di una semplice stanza quadrata''.''
* a Taq-e Nisim, vicino Firuzabad, si trova il più antico ''čahārṭāq'' conosciuto, probabilmente un tempio del fuoco sotto Ardashir I (r. 224-241). Questo blocco cubico chiuso aveva quattro porte assiali che conducevano alle stanze annesse o ''iwan''.<ref>{{cita pubblicazione|autore=Dietrich Huff|titolo=Ausgrabungen auf Qaḷʿa-ye Dukhtar bei Firuzabad 1976|anno=1978|rivista=AMI|volume=11|pp=117-150|autore2=Philippe Gignoux|lingua=de}}</ref>
* a Taq-e Soleyman ci sono due templi ''čahārṭāq'', uno per Cosroe I (r. 531-579), il più grande, circondato da un muro, con una cupola di 8 metri di diametro, e l'''Atur Gushnasp'', uno dei "Tre Fuochi di Bahram", che è stato luogo di pellegrinaggio fin da Cosroe II (r. 590-628). La sua pianta, particolarmente confusa, differisce da quella degli altri templi, probabilmente a causa della sua duplice funzione di sito reale e luogo di pellegrinaggio. Contiene due altari, uno dei quali è accessibile solo dal palazzo ed era forse riservato al re o fungeva da tempio inferiore.<ref name=":11">{{Iranica|https://www.iranicaonline.org/articles/takt-e-solayman/|TAḴT-E SOLAYMĀN|autore=Dietrich Huff|anno=2002}}</ref>
l ''Chāhār Qapu'' di Qasr-e Shirin è l'ultimo tempio del fuoco del periodo sasanide, appartenente al programma edilizio del palazzo a terrazze di Cosroe II, e si compone di semplice stanza quadrata, non di un ''čahārṭāq.''
 
==== Architettura funeraria e commemorativa ====
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[[File:Bazz fortress.jpg|miniatura|Il [[castello di Babak]] ([[Arasbaran]]), esempio sasanide di architettura militare iranica integrata all'orografia del paesaggio.<ref name=":16">{{cita|Farrokh, Karamian e Karamian 2021|p. 125}}.</ref>]]
 
Anche l'uso dei materiali da costruzione riflette peculiarità indigene molto forti. Nelle zone aride dell'Altopiano e nella pianura del [[Khūzestān|Khuzestan]] adiacente all'Alluvio, prevaleva il [[Mattone di fango|mattone essiccato]] o [[cotto]], mentre nelle regioni montuose era consueto l'uso della pietra, almeno per le [[Fondazione (edilizia)|fondamenta]], sebbene anche lì le parti superiori delle mura difensive siano spesso in mattoni crudi sin dalla Preistoria. Il [[terrapieno]] in senso stretto era del tutto assente<ref group="N">Il [[terrapieno]] comparve in [[Iran]] per diretta influenza europea non prima del [[XVIII secolo]] – {{cita libro|lingua=de|autore=Wolfram Kleiss|titolo=Europäische Befestigungsar­chitekturBefestigungsarchitektur in Iran|anno=1980|p=167|volume=13|rivista=AMI}}</ref> ed era parimenti sconosciuto l'uso del legname in combinazione con pietra e terra, principalmente a causa della scarsità dello stesso, pratica invece di tradizione addirittura paleolitica nelle fortificazioni europee (pensiamo al "''[[murus gallicus]]''"). Anche nelle regioni caspiche ricche di legname di [[Gilan|Gīlān]] e [[Mazandaran|Māzandarān]] mancano prove archeologiche di strutture difensive in legno e terra.<ref name=":15" /><ref name=":52" />
 
== Arti decorative ==
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{{vedi anche|Ceramica islamica dal sito di Susa}}
 
La ceramica sasanide è ancora materia da approfondire e non facilmente distinguibile da quella partica. La principale fonte di materiale proviene ad oggi dagli scavi di Susa, la cui produzione locale, molto influenzata da quella mesopotamica, proseguì ancora nel III-IV secolo sulla falsariga della ceramica partica,<ref>{{cita libro|autore= E. Haerinck|titolo=La céramique en Iran pendant la période parthe (ca. 250 av. J.C. à ca. 225 après J.C.). Typologie, chronologie et distribution|anno=1983|editore=Gand|collana=Iranica Antiqua Supplé­mentSupplément 2|lingua=fr}}</ref> introducendo novità formali solo nel VI-VII secolo, quando la c.d. "giara panciuta sasanide" (piriforme, con corpo snello e collo stretto segnato alla base da una sporgenza)<ref>{{cita libro|autore= R.J. Forbes | titolo= Studies in ancient technology | volume= IV | anno= 1964 | editore= Brill | lingua= en | url= https://books.google.com/books?id=ua83AAAAIAAJ&dq=Susa+ceramics+are+made+of+clay+paste&pg=PA162 | edizione= 2| p= 162}}</ref> soppiantò la giara cilindrica partica.<ref name=":29" /> Per le decorazioni si distingue parimenti il passaggio da uno stile partico di pezzi al naturale, raramente incisi e smaltati in ''ratio'' 1:3 (di bianco, giallo, blu e verde) a un aumento delle incisioni, all'apparire della lavorazione a [[barbottina]] "a nido d'ape" ed a lavorazioni di [[Vetrina (ceramica)|vetrina]] con uno [[smalto]] alcalino, color turchese o blu scuro molto più accesi delle cromie partiche,<ref>{{cita libro|lingua=en|autore=Christina M. Henshaw | titolo= Early Islamic Ceramics and Glazes|url=https://discovery.ucl.ac.uk/id/eprint/19688/1/19688.pdf|id=Tesi di dottorato}}</ref> ed il ricorso a sfaccettature concave/circolari.<ref name=":29" /><ref name=":7" /> Il persistere di uno stile partico, povero quanto a decorazioni e caratterizzato da pezzi di forme grossolane, si evince nelle satrapie occidentali e settentrionali. Le satrapie orientali manifestano tendenze ceramiche centro-asiatiche non prima del VI secolo e solo nelle satrapie più meridionali si riscontra quanto meno la presenza di ceramica incisa.<ref name=":29" /><ref>{{cita|Harper 1978|pp. 21-22 e 24}}.</ref>
 
=== Gioielleria ===
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Anche l'organizzazione dell'architettura riflette l'influenza sasanide:<ref name=":26" />
* il "''shāhār taqčahārṭāq''" sasanide influenza direttamente l<nowiki>'</nowiki>''[[Imamzadeh]]'' islamico, con conseguenti difficoltà d'identificazione;
* la [[torre del silenzio]] zoroastriana, come anticipato, è manifestazione di un mondo iranico ormai musulmano che ancora pratica i rituali mazdeisti. L'edifico influenzò le torri funerarie iranico musulmane come la celebre [[Torre di Gonbad-e Kavus]];<ref>{{cita libro|lingua=en|nome=Melanie|cognome=Michailidis|curatore=Tomasz Gacek|curatore2=Jadwiga Pstrusińska|titolo=Proceedings of the Ninth Conference of the European Society for Central Asian Studies|anno=2009|editore=Cambridge Scholars Publishing|pp=248-249 e 254-256|capitolo=Empty Graves: The Tomb Towers of Northern Iran|ISBN=978-1443815024}}</ref>
* la combinazione di grandi stanze ufficiali e di alloggi si ritrova quindi tra i [[Safavidi]], nei palazzi del piacere di Isfahan come il [[Palazzo Ali Qapu]], il ''Chehel Sutun'' e il ''[[Hasht Behesht]]''.
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* {{cita libro|lingua=en|autore=Matthew P. Canepa|capitolo=Topographies of Power, Theorizing the Visual, Spatial and Ritual Contexts of Rock Reliefs in Ancient Iran|curatore=Ömür Harmanşah|titolo=Of Rocks and Water: An Archaeology of Place|anno=2014|url=https://books.google.com/books?id=ol3dCQAAQBAJ&pg=PA53|cid=Canepa 2014}}
* {{cita libro|lingua=en|curatore=John Curtis|curatore2=N. Tallis|titolo= Forgotten Empire: The World of Ancient Persia|editore= University of California Press|anno= 2005|ISBN=0-520-24731-0|cid=Curtis e Tallis 2005}}
* {{cita libro|lingua=de|autore=[[Kurt Erdmann]]|titolo=Die Kunst Irans: Zur Zeit der Sasaniden|annooriginale=1943|città=Berlino|editore=Florian Kupferberg|edizione=2|editore=Kupferberg Verlag|città=Magonza|anno=1969|cid=Erdmann 1969}}
* {{cita libro|lingua=en|autore=Richard Ettinghausen|titolo=From Byzantium to Sasanian Iran and the Islamic World|anno=1972|cid= Ettinghausen 1972}}
* {{cita libro|lingua=en|autore=Ronald W. Ferrier|titolo=The Arts of Persia|editore=Yale University Press|anno=1989|url=https://books.google.com/books?id=G2Qkf0h2Pj4C&pg=PA27|ISBN =0300039875|cid=Ferrier 1989}}
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=== Consultazione ===
* {{cita libro|lingua=en|nome=Averil Cameron|coautori=John Bryan Ward-Perkins [e] Michael Whitby|titolo=Late Antiquity: Empire and Successors, AD 425-600|editore=Cambridge University Press|anno=2000|url=http://books.google.com/?id=Qf8mrHjfZRoC|cid=Cameron, Ward-Perkins e Whitby 2000|ISBN=978-0-521-32591-2}}
* {{cita libro|Touraj|Daryaee|Sasanian Persia: The Rise and Fall of an Empire|2009|Londra|I.B. Tauris|isbn=978-1-85043-898-4|lingua=en|url=https://almuslih.org/wp-content/uploads/Library/Daryaee,%20T%20-%20Sasanian%20Persia.pdf|cid=Daryaee 2009}}
* {{cita libro|lingua=en|autore=[[Will Durant]]||The Age of Faith: The Story of Civilization|2011||Simon & Schuster|url=https://books.google.it/books?id=cusRoE1OJvEC&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false|titolo=The Age of Faith: The Story of Civilization|volume=4|editore=Simon & Schuster|anno=2011|ISBN=978-14-51-64761-7|lingua=en|cid=Durant 2011}}
* {{cita libro|lingua=en|curatore=Ehsan Yarshater|titolo=The Cambridge History of Iran. Vol. 3: The Seleucid, Parthian and Sasanid Periods, Part 1|anno=1983|editore=Cambridge University Press|ISBN= 978-0-521-200-929|cid=Yarshater 1983}}
** {{cita libro|lingua=en|autore=[[Richard N. Frye]]|capitolo=The political history of Iran under the Sasanians|titolo={{cita|Yarshater 1983|pp. 116-180}}|anno=1983| url=https://archive.org/details/Frye1983SasaniansCHI03|cid=Frye 1983}}